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Autore: Sophja99    13/02/2017    5 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lìf e Lìfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanità ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciò ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
È in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha già perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non è solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo venti

Pratica


Silye non si era mai pienamente resa conto di quanto casa sua fosse tutta a un tratto diventata piccola e affollata. Prima l'aveva sempre considerata l'abitazione perfetta per lei: nascosta, minuscola, ma molto comoda. L'arrivo di Vidar, tuttavia, aveva scombinato tutta la sua vita, a partire dalle cose più piccole e insignificanti, come, appunto, la sua casa, che ora rivelava tutte le scomodità del vivere in due in una sola stanza. Erano costretti a stabilire dei turni quando qualcuno doveva lavarsi, spogliarsi e cambiarsi e, in generale, doveva convivere ogni giorno con un uomo impossibile.

Non sapeva proprio in che altro modo descrivere Vidar, se non come un uomo impossibile, incomprensibile. Un momento prima era sarcastico e spocchioso, quello dopo mite e comprensivo. Certe volte pensava che Vidar l'avrebbe fatta diventare pazza per questi suoi strani atteggiamenti. E poi, come se non bastasse, vi era anche l'argomento passato, divenuto quasi un tabù. Di qualunque cosa stessero parlando, quando arrivavano a toccare quel tema, lui si azzittiva improvvisamente, tagliando ogni contatto con lei, per poi riacquistare il suo consueto comportamento da antipatico.

Silye si lasciò andare ad uno sbuffo esasperato e quasi teatrale, invogliata dal fatto che finalmente era sola e poteva dare libero sfogo alla tensione accumulata. Si accucciò a terra ed appoggiò il libro sul suolo, davanti a sé. Lo aprì e iniziò a sfogliare pagine a caso, alla ricerca di qualcosa che potesse tentare di fare tra le arti delle völve che venivano descritte.

Pensò che fosse meglio iniziare con un esercizio semplice, che non la fiaccasse subito, privandola di tutte le sue energie.


Le völve hanno un legame speciale con la natura: hanno il potere di darle o ricevere da essa energia. Con la sola forza della mente può creare un contatto con qualsiasi elemento naturale, a partire dalla più piccola foglia o fiore, fino ad arrivare ad intere montagne. Gran parte del potere delle maghe è racchiuso proprio nel potente rapporto con la natura e con il mondo circostante.


Questo era tutto ciò che era scritto sul libro riguardo la natura e il suo legame con le völve. Le sembrava strano che fosse stato scritto così poco su quell'argomento; forse perché davano per scontato che lei sarebbe riuscita anche da sola a rafforzare questo contatto. Di certo, l'avevano sopravvalutata. Per un secondo venne dominata da un impeto di rabbia: le avevano affidato quell'enorme compito, di cui a lei poco importava, come se le avessere offerto un frutto, anziché la salvezza di Midgardr, senza preoccuparsi delle conseguenze di questo. Le avevano lasciato solo un misero libro, come se qualche pagina le avrebbe dato l'intera conoscenza del mondo precedente e delle sue facoltà. La verità, tuttavia, era che poteva leggere quanto voleva, ma non sarebbe mai riuscita a comprendere fino in fondo chi ci viveva e come, perché ormai faceva parte di una realtà del tutto nuova e lontana da lei.

Strinse nella mano una foglia secca, fino a farla a pezzi, per calmarsi; quindi, fece ricadere i resti e ripose di nuovo la sua attenzione sul libro. Se le völve l'avessero vista, avrebbero sicuramente disapprovato il suo comportamento, ma non le importava affatto il giudizio di burbere anziane morte da secoli. “Eppure, le burbere anziane hanno ancora una grande influenza su di me, sfortunatamente” pensò.

Talvolta si sentiva in trappola, chiusa in una vita e un destino che altri avevano fabbricato per lei, ma che Silye non desiderava. Quando ripensava ad anni prima, quando Arild era ancora vivo e le visioni non erano un problema, un groppo in gola la assaliva, impedendole di parlare. Socchiuse gli occhi e toccò il terreno davanti a lei. Le mani sfiorarono l'erba e le foglie cadute dagli alberi durante gli ultimi mesi autunnali, per poi affondare nella terra umida e leggermente fangosa perché la neve dei giorni prima non si era ancora completamente sciolta. Come il palmo delle mani toccò il suolo, sentì uno strano calore diramarsi dalle mani lungo il braccio. Stupita, aprì di scatto gli occhi per vedere cosa stesse accadendo, ma, quando si guardò le braccia, queste tornarono fredde e non sembrava esserci più traccia di quello che aveva sentito solo pochi istanti prima. Sollevò le mani da terra e pulì lo sporco dal colore nero e marroncino sull'abito sotto al mantello, brontolando frasi tipo «Dove diavolo sbaglio?»

Questo stupido libro non dice nient'altro sul come stabilire un contatto con le piante” disse tra sé, esasperata. “Ma tu pensa: sto iniziando davvero a parlare come una völva. Ci manca che ora mi metto a parlare con gli alberi e allora sarà davvero il colmo. Aspetta: l'ho già fatto.”

Mentre era impegnata a sbuffare e formulare questi pensieri, si accorse di sentire all'improvviso un'aroma di lavanda, che stonava con l'ambiente freddo, poiché quella pianta poteva crescere solo nelle terre più a sud di Midgardr, dove il clima era più mite e permetteva la coltivazione. Quell'odore poteva provenire solo dal sapone con cui Vidar doveva essersi lavato. «Mi sembra che tu sia riuscita a concludere poco e niente.»

Stavolta Silye non si stupì del suo arrivo, avvertito dall'odore, soprattutto perché oramai si era abituata alle sue repentine comparse, dovute alla sua capacità di sopraggiungere senza farsi minimamente sentire. «I miei progressi non ti devono interessare» ribatté la ragazza. «In fondo, ciò che conta per te è il risultato, no?»

«Esattamente» Vidar le venne davanti e si sedette a terra, proprio di fronte a Silye. «Ed è per questo che terrò d'occhio i tuoi miglioramenti, se questi effettivamente ci saranno.»

Silye lo guardò accigliata. «Come mai hai finito così presto di farti il bagno? Credevo che avresti passato molto più tempo ad osservarti e vantarti. Non fai altro tutto il giorno.»

Lui le rivolse un'occhiata un poco infastidita. «Almeno io mi lavo» affermò con lentezza, per ribadire bene il concetto e pronunciare chiaramente ogni singola parola.

La ragazza assunse un tono falsamente offeso, mettendoci impegno e teatralità. «Mi stai dicendo che puzzo? Oh, mi sento profondamente oltragiata per questa insolente affermazione, ma anche dispiaciuta perché devi convivere ogni giorno con il mio tanfo!»

«Sì, d'accordo...» ribatté l'altro, stufo della presa in giro della ragazza. «Allora vuoi metterti al lavoro?»

«Con piacere, pur di non parlare con te» Silye si ricompose e riprese da dove si era interrotta.

   
 
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