Soči tace sotto la neve e il Mar Nero è velluto agl'occhi di Natal'ja.
James le stringe un polso – tatua lividi freschi sulla pelle, in
un'intimità violenta ch'è, in fondo, tutto ciò che conoscono.
Il tempo è poco, la loro vita messa in pausa.
«L'avresti mai detto?» Natal'ja s'appoggia alla sua spalla; le
placche si muovono a farle da cuscino «Il mare ha lo stesso suono
del mio nome.»
James ci pensa. Nel pronunciarlo per la prima volta, la sua voce è
una novità tutta da scoprire, uno zampillo d'acqua ghiacciata nella
sera nera di Soči.
«Nat?»
Lo stesso suono: quello del folle battito d'un cuore risalito in
gola. |