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Alec aveva già fatto visita a due gruppi di elfi, uno ad
Atlanta e uno a Savannah, poi aveva deciso di riavvicinarsi a Durham
con la scusa di cercare ancora la strega sirena, anche se
l’aveva già trovata e sapeva benissimo chi era. Se
n’era addirittura innamorato, ma cercò di non
pensarci.
Era ormai arrivato nella zona di Carolina Beach, a Wilmington, quando
sentì una strana agitazione dentro di lui, e si
fermò, cercando di calmarsi. Ma l’agitazione
aumentò, e venne accompagnata da uno strano bruciore al
petto. Iniziò a tossire senza motivo, a sputare acqua, e poi
vide un’immagine nella sua mente: Alyssa
sott’acqua, che si agitava e lottava con tutta se stessa
contro delle sirene che la forzavano a restare giù. Poi
d’un tratto sparì tutto contemporaneamente: niente
più immagini, niente più sintomi, solo il vuoto
assoluto.
Non ci pensò due volte: iniziò a correre a
velocità soprannaturale verso dove lo portava
l’istinto, sperando non fosse troppo tardi.
Alyssa era immobile sott’acqua. Richelle teneva Damon a
galla, immobilizzato dal suo incantesimo, che non riusciva a trattenere
le lacrime, sentendosi impotente più che mai. Le altre
quattro sirene erano tornate in superficie, e si guardavano
l’un l’altra in cerca di risposte.
«Richelle, sono passati più di dieci secondi,
dovrebbe già essersi trasformata.» disse
preoccupata Nerissa, mentre la figlia si stringeva al suo braccio
preoccupata per la ragazza.
«Aspettiamo ancora. Deve diventare una sirena.»
disse solennemente la rossa.
«Se dovesse morire, sappi che tu farai la stessa fine, ma in
modo molto più atroce, e ci penserò io
stesso.» ringhiò Damon alla rossa.
«Ce la farà.» disse ancora la strega
sirena, più per convincere se stessa che per rassicurare il
vampiro.
Passarono altri secondi, ma Alyssa non si mosse, e anche Naya si
unì all’abbraccio di Maryel e sua madre,
suscitando il panico nel vampiro.
«Tirala fuori! Subito! Mi hai sentito?! MUOVITI!»
cominciò ad urlare alla strega sirena, senza trattenere le
lacrime, ma la rossa non l’ascoltò.
«Richelle, non possiamo rischiare ancora.» disse
Nerissa, e vedendo che la strega sirena non cedeva si immerse, seguita
dalle altre, ma la rossa le immobilizzò sott’acqua
con lo stesso incantesimo usato sul vampiro.
«Ce la deve fare.» disse col volto spiritato
Richelle, e Damon rabbrividì, con la consapevolezza che ora
era tutto nelle mani della strega sirena, e probabilmente avrebbe
lasciato morire Alyssa piuttosto che smentirsi. Non avrebbe mai potuto
immaginare di sentirsi così, pieno di rabbia, impotenza e
disperazione, e giurò a se stesso che se non si fosse
salvata, avrebbe fatto fuori Richelle, in un modo o
nell’altro, ma di certo riservandole una morte lenta e
dolorosa.
Il tempo sembrava non passare mai, quando d’un tratto
tutt’attorno al suo corpo e quello della strega sirena si
formò del ghiaccio, congelando anche il viso della rossa in
una smorfia di stupore e di stizza. Passò qualche secondo, e
si ritrovò davanti Alec, che nuotando li aveva raggiunti. Il
vampiro restò sbigottito, non capendo come l’elfo
potesse sapere che erano proprio lì e che erano in pericolo,
e il suo sguardo andò verso dov’era Alyssa. Lo
vide immergersi, e quando tornò in superficie
l’aveva con sé, e il suo sguardo diceva tutto. Se
Damon fosse stato un umano, probabilmente sarebbe morto di crepacuore:
la ragazza sembrava morta, bianca come uno straccio, con le labbra
violacee, e l’elfo sembrava affaticato, segno che il corpo
era diventato pesante. Probabilmente era troppo tardi perché
si salvasse, e il vampiro si lasciò andare allo sconforto,
mentre Alec portava il più velocemente possibile Alyssa
sulla riva.
Alec era arrivato senza nemmeno accorgersene sulla spiaggia di Fort
Fisher. Era deserto, ma sulla sabbia c’erano dei vestiti.
Guardò in mare, e vide due teste: una dai capelli lunghi e
rossi, e l’altra dai capelli corti e neri, probabilmente un
uomo. Si tuffò in acqua, e avvicinandosi riuscì a
capire chi erano: Damon e la strega sirena di cui gli avevano mostrato
le abilità gli altri elfi. Così
sfruttò i suoi poteri, e fece congelare l’acqua
intorno a loro, per poi farlo estendere al viso della strega sirena per
evitare che usasse la sua magia. Quando li raggiunse, Damon lo
guardò sbigottito, poi rivolse lo sguardo ad un punto
preciso nell’acqua. Alec seguì il suo sguardo,
s’immerse in direzione di esso, e cercò Alyssa.
Vide le quattro sirene immobilizzate, e poco più in
là una sagoma che giaceva sul fondale. Nuotò
più veloce che poteva, prese il corpo ormai inerte della
ragazza e lo portò in superficie. Era molto pesante,
bianchissima e con le labbra violacee. Tutti brutti segni.
Guardò per un attimo il vampiro, ed anche lui era talmente
sconvolto, vedendola, che gli occhi sembravano uscirgli dalle orbite.
Ancora non riusciva a capire bene cosa fosse successo, ma non era il
momento di fare domande. Bisognava agire, prima che fosse troppo tardi.
Utilizzando i suoi poteri creò una piccola onda, che
portò velocemente lui e Alyssa vicino alla riva, poi
uscì dall’acqua con la ragazza in braccio e
l’adagiò sulla sabbia, iniziando con la
respirazione bocca a bocca senza perdere tempo. Terminò le
respirazioni bocca a bocca, ma Alyssa ancora non dava segni di ripresa,
così cominciò il massaggio cardiaco.
«Non lasciarmi, Principessa.» mormorò
sofferente mentre le faceva i massaggi, ma la ragazza ancora non dava
segni.
Ripetè ancora una volta la sequenza, utilizzando anche la
sua magia stavolta, e quando ricominciò con i massaggi la
ragazza iniziò a tossire, e lui la fece voltare di lato per
farle sputare l’acqua che aveva nelle vie respiratorie.
L’elfo fece un sospiro di sollievo e sorrise, mentre lei
continuava a tossire e sputare acqua finché non
riuscì a respirare, e solo allora si guardò
attorno. Fu sorpresa di vedere lui, aspettandosi forse Damon al suo
posto, ma poi lo abbracciò, e lui la strinse forte a
sé, mentre entrambi tremavano per l’agitazione e
il terrore che avevano provato.
«Cos’è successo?» chiese dopo
un po’ Alyssa, e Alec guardò in mare, dove Damon
era ancora freezato con la strega sirena, senza sapere cosa dire.
«Non lo so sinceramente. Ho solo sentito che eri in pericolo,
e sono corso d’istinto qui, ho freezato Damon e la strega
sirena, e ti ho tirato fuori di lì. Stai bene ora, ed
è tutto ciò che conta.» le disse
l’elfo, dandole un bacio sulla fronte.
«Damon…» disse lei, cercando di guardare
verso il mare, e l’elfo la precedette: «Ora
penserò anche a lui, prima voglio assicurarmi che tu stia
bene davvero».
La ragazza appoggiò la testa al suo petto, e
annuì appena, stringendosi a lui.
Quando Alec ebbe la certezza che Alyssa aveva ricominciato a respirare
con ritmo regolare e senza problemi, con i suoi poteri
modellò la sabbia sotto di lei come se fosse una sdraio, poi
tutt’attorno fece spuntare delle fiammelle che la tenevano al
caldo e le asciugavano pian piano i vestiti, e si rialzò con
l’intenzione di tornare in acqua per scongelare Damon.
«Grazie, Alec.» gli disse lei, con gli occhi
lucidi, e lui si limitò ad accennare un sorriso, prima di
voltarsi e rituffarsi.
Damon cercò di calmarsi, per poi affinare l’udito
e cercare di capire se Alec era riuscito a salvare Alyssa. Lo
sentì parlare, e capì che lei si era risvegliata.
Fu invaso dal sollievo, ma quando sentì la voce della sua
ragazza cercarlo dicendo il suo nome, il suo cuore divampò
di calore, tanto che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio da cui era
circondato tutto il suo corpo, se non fosse stato magico. Poi
sentì Alec dirle che avrebbe pensato anche a lui, dopo
essersi assicurato che lei stesse bene davvero, e non poté
essere più d’accordo. Nonostante le divergenze,
alla fine erano più simili di ciò che volessero
ammettere a se stessi.
Attese tranquillamente l’arrivo dell’elfo, ora che
sapeva che la sua Piccola era salva, e quando se lo trovò
davanti lo ringraziò per aver salvato Alyssa.
«Aspetta a ringraziarmi, non ho ancora capito cosa
c’entri tu in tutto questo. Potrei anche farti fuori per
quello che le è successo se ti ritenessi
responsabile.» disse l’elfo, per poi toccarlo ed
entrare nella sua mente. Vide tutto ciò che era successo, e
gli raggelò la linfa nel vedere cosa avevano patito
entrambi: lei per essere stata praticamente quasi uccisa con quella
lunga e terribile agonia, e lui per aver assistito a tutto
ciò senza poter fare niente.
«Andiamocene subito da qui.» disse
l’elfo, scongelando solo Damon, ed entrambi ritornarono a
riva, dove Alyssa accolse il vampiro con un lungo abbraccio.
«Andiamo, Piccola.» le disse iniziando a camminare
verso Alec, che era già arrivato a metà spiaggia.
«Come? E le sirene? Che fine hanno fatto le altre
quattro?» chiese la ragazza, senza smuoversi di un millimetro.
«Non voglio più saperne nulla.» rispose
freddo lui.
«Cosa diavolo è successo mentre non ero
cosciente?» chiese ancora la ragazza, ma il vampiro non le
volle rispondere.
«Me lo dici tu?» urlò
all’elfo, che fece finta di guardare da un’altra
parte.
«Ok.» disse solo Alyssa, visibilmente irritata, e
baciò appassionatamente Damon cercando di entrargli nella
mente, ma lui faceva resistenza, e non ci riuscì, indebolita
da ciò che era successo.
«Come vuoi.» disse stizzita al vampiro, e raggiunse
Alec.
«Per favore. È giusto che io sappia.»
gli disse prendendogli la mano.
«No, è meglio che tu non sappia,
invece.» rispose lui.
Alyssa lo guardò come per dirgli «Non farmi
ricorrere ad altri metodi per scoprirlo» ma lui non fece una
piega.
Lei si voltò verso Damon, e iniziò a camminare,
ma a differenza di ciò che pensavano i due lo
sorpassò, ed entrò di nuovo in acqua. Il vampiro
incrociò le braccia in segno di sfida, e l’elfo lo
riprese: «Ma che fai?! La lasci rientrare in acqua
così dopo quello che è successo?! È
ancora debole!».
«Lasciala fare, è solo una provocazione,
tornerà indietro subito.» gli disse sottovoce, in
modo che solo lui riuscisse a sentire, con i suoi sensi sovrannaturali.
Ma Alyssa non si fermò, e quando l’acqua le
arrivò alle spalle Alec le fu davanti in un istante, e sotto
lo sguardo di Damon la baciò appassionatamente, facendole
vedere ciò che era successo, e ciò che avevano
provato entrambi.
«Ti ucciderò per questo, Elfo, anche se
l’hai salvata tu!» urlò il vampiro,
ancora a braccia incrociate sulla spiaggia, e Alec non capì
se scherzava o meno. Ma probabilmente diceva sul serio.
«Colpa tua!» gli urlò lui di rimando, e
poi disse ad Alyssa: «Vuoi ancora che la liberi?».
La ragazza ci pensò un po’ su, poi gli disse:
«Voglio sapere cos’è successo,
perché non mi sono trasformata, e perché
è stata tanto ostinata.» e l’elfo, dopo
aver sospirato, si tuffò in mare verso le sirene.
Alyssa si voltò verso Damon, e lo vide arrabbiato come non
mai.
«Ho bisogno di sapere.» disse con un tono
tranquillo, sapendo che la poteva sentire anche da quella distanza, ma
lui scosse la testa senza aggiungere altro. Poi si tese
d’improvviso, e quando la ragazza si voltò verso
il mare aperto capì perché: le sirene stavano
tornando a riva con la loro velocità da sirene, pari alla
velocità sovrannaturale degli elfi e dei vampiri.
Alyssa uscì velocemente dall’acqua, e le attese
sulla riva. Derya e Nerissa uscirono dall’acqua completamente
nude, e corsero a prendere i vestiti loro e delle loro figlie, poi si
misero in modo da coprirle dalla visuale di Damon, le fecero uscire e
diedero loro i vestiti, mentre Richelle uscì con molta
nonchalance e tranquillità, e con molta calma si
vestì. Alec arrivò a riva quando loro avevano
già finito di rivestirsi.
«Perché sei stata tanto ostinata nel volermi fare
trasformare, facendomi rischiare di morire?» chiese Alyssa a
Richelle, con un tono velato di rabbia e delusione.
La rossa abbassò lo sguardo, poi la guardò:
«Pensavo l’avresti capito. Sono l’unica
così, che io sappia. Volevo più che mai qualcun
altro come me».
«Lo capisco, ma io non mi sarei mai spinta così in
là. Non avrei mai messo a repentaglio la vita di qualcuno
per motivi puramente egoistici.» rispose la ragazza, poi
chiese ancora: «Come mai non sono riuscita a
trasformarmi?».
«Non lo so. Sono pochi i motivi per cui gli esseri umani col
gene sirenico non si trasformano in sirene. E l’unico modo
per scoprire il motivo è fare degli accertamenti medici, per
escludere malattie gravi, croniche o altro…»
rispose la strega sirena, visibilmente dispiaciuta.
Damon e Alyssa non si aspettavano affatto una risposta del genere. Lui
spazzò via l’arrabbiatura che aveva, la raggiunse,
l’abbracciò, e cercò di non farla
andare in panico: «Tranquilla, Piccola, chiamo subito
Meredith e le chiedo cosa può fare per noi, vedrai che ti
controllerà da cima a fondo, e io sarò con
te».
«Se non avete altro da dire forse è meglio che
torniate alla vostra solita vita.» disse serio Alec alle
sirene, che lo guardarono storto.
«Sono stranamente d’accordo con lui.»
aggiunse Damon, poi ragionandoci su continuò: «Vi
siamo grati per l’aiuto, nonostante ciò che
è successo, ma è il momento di
dividersi».
«Due uomini come voi non sanno parlare semplicemente chiaro?
Avete paura che cercherò ancora di trasformarla,
è palese. Ma state tranquilli, vi darò un
passaggio al loft e poi tornerò a Los Angeles con loro. In
fondo è da tanto che non le vedo, e mi farà
piacere passare qualche giorno in loro compagnia. L’unica
cosa che vi chiedo, è di farmi sapere cosa
c’è che non va. Potrei esservi utile.»
disse Richelle ad Alec e Damon, poi creò un’altro
arco di fiori, e tutte le sirene vi passarono attraverso. Alyssa e il
vampiro erano vicini a passare l’arco, ma lei si
voltò e vide che l’elfo era rimasto fermo
dov’era.
«Tu non vieni?» gli chiese, senza pensare a
ciò che avrebbe potuto risponderle.
«Anche se ti ho salvata e ti ho baciata per mostrarti
cos’era successo, non ho cambiato idea. Va bene
così.» disse serio, scatenando molti dubbi nel
vampiro, che strinse ancor di più la ragazza, facendole
capire che era ora di andare. I due passarono l’arco, ma
Richelle aspettò prima di raggiungerli.
«Quindi sei tu l’Alec della barriera?»
chiese all’elfo, ancora fermo lì.
«Sì, perché?» rispose lui con
tono di sfida.
«Sei di discendenza reale?» chiese curiosa la rossa.
Lui aggrottò lo sguardo, non capendo il senso della domanda,
e rispose con un semplice «No».
La strega sirena fece un sospiro di sollievo, poi si fece seria:
«Anche se lo sai già, stalle lontano, per il bene
di entrambi. O finirete male, soprattutto con tutto quello che sta
succedendo coi tuoi simili. Ah, un’ultima cosa: io non ho
visto te, e tu non hai visto me, chiaro?» terminò,
facendogli l’occhiolino.
«Come fai tu a sapere di quel che sta succedendo?»
chiese sorpreso lui.
Lei fece una smorfia sagace e prima di passare nell’arco gli
disse teatralmente: «So molto più di quel che
immagini».
«Oh, Damon, finalmente! L’hai trovata la pittura
rossa?» disse Alyssa raggiungendo il vampiro in garage, dove
stava scaricando col fratello buste e buste di spesa dalla macchina di
Elena. Stefan l’aveva chiesta in prestito per andare col
fratello, dato che era la più spaziosa, e lei aveva
accettato, a patto la guidasse lui.
«Sì, Piccola, anche se ancora non ho capito che ci
devi fare. Come ti senti?» chiese apprensivo il vampiro. Dopo
ciò che era successo con le sirene, lui e la ragazza erano
stati per un paio di giorni a Mystic Falls, dove Meredith aveva
controllato Alyssa dalla testa ai piedi senza venirne a capo. La
ragazza infatti era clinicamente sana, ma aveva continuato ad avere
problemi di stomaco e di stanchezza. La dottoressa li aveva
rassicurati, dicendo loro che probabilmente era dovuto allo stress, e
forse anche il suo lato magico ne risentiva.
Avevano spiegato tutto a Richelle, ma anche lei non ne veniva a capo.
Era sicura che l’unico motivo per cui una sirena non si
trasformava fosse per questioni di salute molto gravi, non aveva mai
sentito parlare di problemi da stress, e il dubbio che ci fosse
qualcosa di insolito nella ragazza non la fece stare con le mani in
mano. Aveva detto ai due che avrebbe trovato la vera causa, e sembrava
determinata.
«Bene, a parte la solita nausea. La potresti portare
nell’open space?» rispose Alyssa, che ormai viveva
con il malessere da quasi 20 giorni. Era arrivata alla conclusione che
finché mangiava frutta e verdura aveva solo nausea, ma se
s’azzardava a mangiare altro non lo teneva, il suo corpo lo
rigettava come fosse veleno. Aveva perso diversi chili nei primi 10
giorni, ma poi li aveva ripresi, e ora era addirittura aumentata un
po’ rispetto a prima.
«Dei tuoi hai saputo qualcosa?» chiese Damon,
mentre portava la pittura nell’open space, seguito da lei, e
l’apriva.
«Sì, sono a New York. Tra mezz’ora parte
l’altro aereo, quindi tra due ore dovremmo essere
all’aeroporto per prenderli. Devo fare velocemente questo
incantesimo e poi andarmi a preparare.» rispose la ragazza,
senza nascondere l’ansia, e il vampiro la
rassicurò: «Vedrai che quando arriveranno saranno
talmente stanchi che non faranno caso a nulla. Forse non vorranno
nemmeno venire qui, ma andranno direttamente a riposare in
albergo».
«Tu non sei agitato?» chiese la ragazza, mentre si
tirava su le maniche apprestandosi a fare l’incantesimo.
«Sono eccitato, è diverso. Non vedo
l’ora di incontrare le meravigliose persone che hanno dato
vita alla mia straordinaria ragazza.» rispose lui,
sorridendole, e lei ricambiò il sorriso, poi attese di
vederla all’opera.
Alyssa iniziò a biascicare delle parole che Damon non
comprendeva, e non gli sembravano in latino, poi mise le mani a
mezz’aria, esattamente sopra la latta di pittura, e sotto lo
sguardo strabiliato del vampiro questa iniziò a volteggiare
nell’aria, come se non ci fosse più
gravità. La ragazza mosse le mani come a voler trasportare
la pittura per tutte le mura dell’open space, e
così fu: si era infatti formato un fiume di pittura rossa
tutt’attorno, come fosse una greca, poi una luce dorata lo
coprì, e quando svanì la pittura era fissata sul
muro, e si leggevano delle scritte in una lingua antica, che stavolta
lui riconobbe.
«Ma sono rune!» disse stupito, e la ragazza
annuì: «Vuol dire “comportati da
umano”, così quando ci saranno i miei non ci
saranno rischi che vi scoprano, almeno qua dentro. Anche se in
realtà siamo noi che dovremmo scoprire cosa sono loro, ma
non so se lo voglio ancora sapere».
«Devi fare ciò che ti senti.» le disse
Damon, e l’abbracciò forte a sé.
Un’ora e mezza dopo Damon ed Alyssa erano pronti per andare
in aeroporto, ma non avevano fatto i conti con Elena, che stava
litigando con Stefan.
«Ti avevo detto che potevi guidarla solo tu!»
urlò la vampira, ma lui le rispose con calma:
«Amore, se i parenti di Alyssa sono già in tre,
con noi diventiamo sei, come facciamo? Ne mettiamo uno nel cofano? Vado
da solo con Alyssa e lascio mio fratello a casa? Spiegami».
«Che usino un’altra macchina!»
continuò lei, e lui ancora riusciva a mantenere la calma:
«Hanno due valigie e un bagaglio a mano ciascuno, dove pensi
li potrebbero mettere nelle altre auto?».
«Non è un problema mio se si sono portati dietro
mezza casa e lei pretende in prestito una macchina, la mia
poi.» rispose secca Elena, e lui perse la pazienza.
«Bene, visto che a te importa così poco della tua
futura cognata ma per me non è così,
andrò assieme a loro e useremo due auto, senza toccare la
tua, così ne useremo una per quelli che saranno anche i
nostri futuri parenti e una per le valigie.» rispose Stefan,
alzando il tono di voce, e lei sembrò soddisfatta di averla
avuta vinta, finché non continuò: «Ma
tu con me hai chiuso. Così non dovrai preoccuparti
più di niente».
«No, Stefan, aspetta!» urlò lei,
parandoglisi davanti.
«Spostati, Elena. Ne abbiamo parlato talmente tante volte che
ho la nausea ormai.» disse stufo il vampiro.
«Tieni! Dalle a chi ti pare!» urlò lei,
mettendogli le chiavi della macchina in una mano, poi corse a
velocità vampiresca fino all’open space, dove di
colpò iniziò a correre come un qualsiasi essere
umano, e brontolò per l’incantesimo di Alyssa,
finché non arrivò in camera sua.
Stefan sbuffò, e raggiunse Damon e Alyssa che lo aspettavano
in garage.
«Stefan, non era necessario che litigaste per questo,
davvero, chiamo un taxi.» disse la ragazza, ma lui diede le
chiavi a Damon, e disse solo: «Andate, ci penso io».
«Grazie per quello che hai detto, fratello.»
rispose lui e lo abbracciò, dandogli delle pacche sulle
spalle.
«Non devi ringraziarmi. Purtroppo non ne ho altri.»
disse ironicamente Stefan, facendo altrettanto.
«Ehi, sono io il fratello sarcastico.» disse
l’altro ridacchiando, poi si strinsero forte
un’ultima volta e il minore dei Salvatore
l’intimò ad andare: «Su, andate, non
vorrai mica fare brutta figura coi futuri suoceri arrivando in
ritardo!».
«Grazie, Stefan.» disse anche Alyssa, e poi si
misero in macchina alla volta dell’aeroporto, mentre Stefan
raggiungeva Elena in camera per chiarire.
Damon e Alyssa erano arrivati in aeroporto, ed erano in trepida attesa.
Dopo un po’, dalle porte del ritiro bagagli uscirono un uomo
e una donna dai capelli castani, che portavano egregiamente la loro
età. Lui aveva gli occhi castani, il viso dolce, fisicamente
stava molto bene per la sua età, e avvicinandosi si
notò la ricrescita della barba scura. Lei invece era molto
simile ad Alyssa, con la differenza che i suoi occhi erano di un verde
molto più chiaro.
La ragazza corse loro incontro, e abbracciò la donna.
«Mamma!» disse tutta contenta, stringendola forte,
poi si allontanò, guardando anche suo padre:
«Com’è andato il viaggio? E Seby
dov’è?».
«Sta aspettando le valigie, dice che se la cava da solo.
Vuole farti vedere subito gli effetti di questi mesi in
palestra.» rispose il papà sbuffando, mentre
scuoteva la testa.
Damon intanto l’aveva raggiunti, lasciandoli di proposito un
po’ da soli, e subito la ragazza si mise a fare le
presentazioni.
«Loro sono Ettore e Clelia.» disse a Damon, poi si
rivolse a loro: «Mamma, papà…lui
è Damon, il mio ragazzo.» disse arrossendo
visibilmente.
Il papà sgranò gli occhi, mentre la mamma fece un
sorriso dolce, e quando gli porse la mano il vampiro se la
portò alle labbra, facendole un galante baciamano.
«Non ti ha detto niente la mamma?!» chiese Alyssa
all’uomo, che ancora osservava il vampiro studiandolo da capo
a piedi mentre scuoteva la testa.
«Mamma! Ti avevo detto di dirlo anche a loro!» la
rimproverò, ma lei sorrise e le rispose: «Sono
stata un po’ egoista, volevo godermi la sua faccia, e direi
che ne è valsa la pena. Vedremo come reagirà tuo
fratello.».
«Simpatica, come sempre.» rispose sarcasticamente
l’uomo, poi si rivolse alla ragazza: «Ma
è americano? Come ci devo parlare?».
La ragazza stava per rispondere, ma Damon
l’anticipò: «Anche in italiano, signore.
Magari non capirò tutto, ma ci provo».
«Sai l’italiano?!» esclamò
sorpresa Alyssa, e lui le rispose sottovoce nell’orecchio:
«Sono stato in Italia per un po’
quand’eri piccola, ricordi? E da quando ci siamo messi
insieme l’ho ripassato di nascosto. Sorpresa
gradita?».
Lei annuì e gli sorrise dolcemente.
«Quindi se ti dico che di certo mia figlia non è
rimasta mai a digiuno mi capisci, vero?» disse scherzando la
mamma a Damon, rivolgendosi poi alla figlia: «Tesoro, di
quanto sei aumentata? Guarda che pancetta che hai!».
«Mamma!» esclamò offesa lei, poi disse a
bassa voce, cercando di celare l’imbarazzo: «Solo
di un po’…».
«Si è messa in testa di fare la dieta, prima ha
perso diversi chili, ora li ha ripresi tutti e si ritrova con la pancia
da ubriacona…io l’avevo avvisata che mangiare solo
frutta e verdura le avrebbe fatto quest’effetto!»
spiegò sarcasticamente Damon, poi si addolcì:
«Ma alla fine, anche con dieci chili in più
sarebbe sempre bellissima».
«Oh che schifo, cominciamo con le smancerie?!»
disse un’altra voce, da dietro i genitori di Alyssa.
«Seby!» lo canzonò lei, poi lui mise i
due carrelli pieni di valigie affianco a suo padre, e raggiunse la
sorella, salutandola con un abbraccio veloce.
Era già molto più alto di lei, nonostante fosse
più piccolo di qualche anno, ed era piuttosto muscoloso per
essere un semplice adolescente. Rispetto agli altri membri della
famiglia, i suoi capelli erano più chiari, ma gli occhi
erano sul tono della madre e della sorella. Il viso, dai lineamenti
dolci, stonava con l’espressione scaltra del ragazzo, che
adesso si stava avvicinando a Damon con un ghigno beffardo.
«Le sono mancato, vero?» disse, ridacchiando, ma il
vampiro non riusciva a trovarlo simpatico. Gli strinse la mano,
presentandosi, e lui fece altrettanto: «Sebastian, ma puoi
chiamarmi Seb, Sebastian, come ti pare, tranne Seby. Lo odio. Fa troppo
checca.» terminò, guardando la sorella di sbieco.
«Sebas. Va bene?» disse Damon, trattenendosi, e il
ragazzo fece spallucce.
«Sarà meglio andare, sarete
stanchi…» disse Alyssa, e subito il vampiro si
apprestò ad aiutarli con le valigie, ma Sebastian lo
precedette e lo guardò male, portando da solo i due carrelli
come per mostrare la sua forza.
«Te l’avevo detto che questi mesi in palestra hanno
avuto effetto!» disse orgoglioso Ettore a sua figlia, che
alzò gli occhi al cielo.
Quando furono in macchina chiesero loro se volessero vedere il loft o
andare in hotel, e scelsero quest’ultimo, promettendo che il
mattino seguente sarebbero andati a trovarli. Li accompagnarono, e una
volta rimasti soli in macchina, finalmente furono liberi di parlare.
«Mio fratello non è lo stesso. Cioè,
è sempre il solito idiota, ma ho percepito
qualcosa.» disse Alyssa preoccupata.
«Anche io. Alla fine è tuo fratello, mi sarei
stupito del contrario.» rispose Damon, un pò
più calmo.
«Che vorresti dire?» chiese lei, e lui le
spiegò subito: «Sei una strega sirena, ed entrambe
le cose sono genetiche. A meno che non sia adottato, lo dovrebbe essere
anche lui. L’unica differenza con te fino a qualche giorno
fa, è che lui evidentemente non ha mai avuto un blocco della
magia».
«Come ho fatto a non accorgermi di niente in tutti questi
anni?! E a non pensare affatto a questa possibilità in
questi ultimi tempi?!» pensò ad alta voce la
ragazza, ma lui subito la consolò: «Ehi,
Piccola… Con tutto quello che hai passato ultimamente,
è già tanto che tu non abbia avuto crisi
d’identità, isteriche e quant’altro! Sei
una donna così forte, che non posso fare altro che amarti
così tanto».
Alyssa gli sorrise e si ritenne fortunata di averlo accanto. Le bastava
questo per renderla felice.
Passarono diversi giorni, in cui Alyssa e Damon stavano la maggior
parte del tempo con la famiglia della ragazza. Lui voleva provare a
stuzzicare Sebastian per vedere se avrebbe reagito con la magia, ma lei
gliel’aveva proibito, anche se i due futuri cognati si
lanciavano battutine in continuazione lo stesso. Voleva passare le
feste in pace, e aveva deciso che avrebbe parlato col fratello pochi
giorni prima della partenza per non rovinare il periodo ad entrambi e
ai loro genitori. Ai tre avevano fatto conoscere tutti i coinquilini,
anche quelli temporanei, e Sebastian aveva suscitato sguardi
interessati da tutte le ragazze, anche quelle già impegnate,
ma soprattutto di Caitlin.
Il giorno di Natale erano arrivati anche gli altri da Mystic Falls, per
celebrare le feste tutti insieme. Ovviamente alla famiglia di Alyssa
non dissero che stavano tutti nel loft, a coppie nelle camere e nelle
casette sull’albero, ma mentirono a fin di bene, dicendo che
sì, stavano sempre lì durante il giorno, ma la
notte dormivano in un altro hotel poco distante dal loft.
Passarono davvero una bella giornata: fecero una tavolata ad
“U” con al centro l’albero di Natale,
decorato nei giorni prima come tutto il loft, le casette e il giardino,
che erano pieni di luci, festoni e decorazioni; mangiarono tanti piatti
tradizionali come il tacchino, l’arrosto e il Christmas
Pudding, mentre Alyssa, che ancora non stava bene ma non aveva detto
nulla ai suoi per non farli preoccupare, mangiava perparazioni a base
di sola verdura, sicura ormai che non le avrebbero fatto male; si
scambiarono regali di varie fattezze, tipo e valore; si raccontarono
aneddoti di famiglia stando attenti a non svelare niente di strano alla
famiglia italiana.
E simile fu la giornata di Santo Stefano, almeno finché non
successe il caos nel giro di qualche istante.
Erano infatti tutti a tavola, Alyssa in mezzo a suo fratello e Damon,
quando lei sentì un fremito e si voltò verso
fuori d’istinto. Ma non fu l’unica,
perché anche suo fratello si era voltato nella stessa
direzione, e lei l’aveva potuto vedere in faccia:
l’espressione dapprima sorpresa si tramutò in
soddisfazione, e subito si alzò dalla sedia per correre
fuori. Alyssa fece lo stesso, ma non lo raggiunse, fin quando Damon,
che l’aveva seguita, uscì dalla porta e
poté correre a velocità soprannaturale,
prendendola e portandola dove in realtà non avrebbe voluto:
tra le braccia di Alec.
Sebastian si era fermato, e guardava con sguardo di sfida i tre,
così vicini l’uno all’altro che non
riusciva a trattenere una smorfia.
«Ti sei fatta i bodyguard soprannaturali,
sorellina?» chiese spavaldo, e Alec strinse i pugni. Non era
affatto buon segno per Sebastian, soprattutto ora che dal loft stavano
uscendo quasi tutti, salvo Matt, Jeremy e Meredith, che invitarono i
genitori di Alyssa a seguirli in cucina, cercando di non farli
assistere a qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco.
«Sono giorni che aspetto questo momento, Sebas. Peccato che
adesso ci sarebbero cose più importanti di te.»
disse Damon, voltandosi poi verso Alec, con l’intento di
chiedergli perché fosse lì, ma il ragazzo non
attese un attimo di più e con la sua magia iniziò
ad infliggere dolore al vampiro, sibilando: «Anche io sono
giorni che aspetto questo momento, e me lo voglio godere».
Il vampiro si stringeva forte il capo e urlava dal dolore, e Alyssa non
restò con le mani in mano: alzò le braccia verso
il fratello, e pian piano il dolore che provava Damon
diminuì, scatenando la rabbia di Sebastian, che ridusse gli
occhi a due fessure.
«Ringrazia solo di essere mia sorella, o a
quest’ora saresti schiattata a terra dal dolore.
Perché mai sei tanto stupida da voler indirizzare
l’incantesimo verso di te?» disse riluttante il
ragazzo.
«Perché io conosco una cosa che si chiama amore,
ma tu non hai la minima idea di cosa sia.» rispose seriamente
triste la strega sirena, facendolo sogghignare.
«Tu non sai niente, Lys.» sbuffò lui, e
lei ribatté: «In effetti non so niente, su di te,
nonostante tu sia mio fratello. Chi ti ha detto cosa sei? E quando
l’hai scoperto?».
«E perché mai dovrei dirtelo?»
incrociò le braccia lui.
Alyssa si guardò attorno con espressione di sfida, e dopo
non essere riuscita a trattenere un ghigno disse:
«Perché altrimenti mi sconterò tutte le
differenze e le delusioni che ho avuto in passato per colpa tua, e
tutti loro mi aiuteranno».
Appena finì di dire così, tutti si misero in
posizione d’attacco, e Sebastian si guardò intorno
compiaciuto di ciò che aveva scatenato. Non sembrava per
niente spaventato, e anzi, pareva attendere con ansia
l’inizio dello scontro.
«Ha il diaspro addosso?» chiese Alec sussurrando ad
Alyssa, e lei negò. In quei giorni sperò non ne
avesse bisogno, e fu un bene, perché l’elfo fece
spuntare da terra dei grossi viticci che avvolsero interamente il corpo
di Sebastian, immobilizzandolo e privandolo della magia, poi
dichiarò, spazientito: «Parla, o seguiremo tutti
le indicazioni di tua sorella».
«Me l’ha detto zio Mario, anni fa.»
disse, dopo averci pensato parecchio.
«E lui che ne sa?» chiese la ragazza, poi si rese
conto, e aggiunse: «Cos’è
lui?».
«Un licantropo, come nostro cugino Tommaso.»
rivelò Sebastian, e Damon guardò allarmato Alyssa.
Lei capì il perché, e spiegò subito:
«È il marito della sorella di mia madre. Non
abbiamo nulla a che fare con lui, geneticamente parlando».
Il vampiro fece un sospiro di sollievo, poi la ragazza chiese ancora a
suo fratello: «E di te cosa ti ha detto?».
«Che sono uno stregone e posso fare quello che voglio. Come
credi che ottenga molte delle cose che voglio? Schiocco le dita ed
è fatta! Bello vero?» disse lui, sapendo che
l’avrebbe ferita.
«Non funziona così, ragazzino.»
s’intromise Bonnie, «La magia è una cosa
seria. Più la usi, più vorrà qualcosa
in cambio. Per non parlare di certe cose che non si devono mai andare a
toccare. Tutto ha un prezzo».
«Beh per ora mi è andata bene, per cui chissene
frega.» disse senza fare una piega.
«Ho bisogno di parlarvi della situazione… Che ne
facciamo di lui?» chiese Alec, vedendo che non
c’era modo di convincerlo a migliorarsi.
Damon e Alyssa si guardarono, poi guardarono Bonnie, che aveva un
sopracciglio alzato e ci mancava solo che dicesse «Ci state
pensando sul serio?!».
Non sapevano cosa fare, sapevano che averlo dalla loro parte era un
bene per tutti, e il vampiro sperava migliorasse anche la situazione
con la sorella, ma era davvero una testa calda dall’animo
indomabile e temevano facesse qualche idiozia.
«Sebas, vuoi sfoderare un po’ della tua magia
contro dei brutti ceffi come questo?» gli disse Damon
indicando l’elfo, che alzò gli occhi al cielo.
«Certo!» disse sicuro di sé il ragazzo.
Alec si mise vicino a loro scuotendo la testa, poi si voltò
verso tutti gli altri, fece un gran respiro e disse: «Se
siete ancora d’accordo, è arrivato il momento di
unirci in battaglia».