Something
Just Like This
-Miranda!!!!
No. No. E poi
no. Non si sarebbe alzata
da quel letto neanche se una task force dell'esercito ce l'avesse
trascinata di peso. Louise, però, era peggio di una task
force
dell'esercito e quindi, quando la vide entrare di furia in camera,
Miranda optò per nascondersi sotto le coperte.
-Miranda Atkin
esci da quelle coperte
ora!!
-No...
-Miranda...
Louise si
sedette sul bordo del letto e
dal tono rassegnato che aveva assunto la sua voce, Miranda
capì come
stesse per arrivare il discorso che sostanzialmente aveva cercato di
evitare tutto il giorno prima dal momento in cui aveva rimesso piede
in casa.
-Lo sai vero che
non puoi far finta che
non stia succedendo niente? Perché dico: l'han capito anche
i muri
che qualcosa sta accadendo.
Miranda
mugugnò un verso insensato,
solo far sapere a Louise che la stava ascoltando.
-Senti,
mettiamola così: quel tipo ti
paga il doppio di quello che fanno le altre famiglie, per non fare
praticamente nulla, per altro. Quindi, vorrei solo ricordarti che
alle volte, è più produttivo soffrire un pochino,
ma ottenere
abbastanza soldi per dimostrare ai tuoi che te la stai cavando
piuttosto bene e magari cominciando anche a trovare del tempo per
finire quel diamine di libro che hai messo da parte perché
lavori
troppo.
Per l'ennesima
volta Louise aveva
ragione e lei sarebbe dovuta andare a Waverley House con la coda tra
le gambe. Ma era solo per i soldi. Nulla di più.
Mezzora dopo era
di fronte all'ormai
familiare portoncino in vetro e sperò sul serio che in casa
non ci
fosse nessuno.
Capì
di non esser stata così tanto
fortunata quando, avvicinandosi alla porta dell'appartamento,
sentì
un gran vociare e rumori di zampette che grattavano sul parquet.
Aprì
senza suonare e appena si fu
tolta le scarpe ed ebbe fatto qualche passo dentro casa, si
ritrovò
un esserino nero tutto agitato che le sgambettava tra le gambe,
annusandole ferocemente i piedi. Quella che Miranda riconobbe essere
Nala, iniziò ad abbaiare a più non posso,
così si accucciò per
accarezzarle il musetto, nella speranza che la smettesse di fare
tutta quella confusione: le mancava solo un'entrata ad effetto per
rovinare definitivamente quella giornata.
-Joe ma
è entrato qualcuno?
-Oddio Miranda!
Un Joe tutto
preoccupato arrivò di
tutta fretta in corridoio, dove si ritrovò davanti di certo
non lo
scenario apocalittico che doveva essersi aspettato. Nala si era
già
distesa a terra per farsi accarezzare sulla pancia e Miranda non se
l'era sentita di disattendere le sue speranze.
-Come non detto.
-Nala!
All'udire quel
nome affermato con tanto
allarme, la cagnolina si alzò di tutta fretta e corse
incontro alla
sua proprietaria che aveva appena raggiunto il fratello nell'ingresso
del suo appartamento. Zoe Sugg era esattamente come Miranda se l'era
sempre immaginata: semplicemente e contagiosamente bella. Nel senso
che solo stare in sua presenza rendeva la situazione, l'umore e la
vita migliori. Certa gente possedeva questo incredibile dono e lei
era assolutamente tra quelle.
Le labbra
truccate di un rosso acceso
si curvarono in un sorriso gentile e spontaneo, che diminuirono
immediatamente i complessi d'inferiorità che si stavano
già
ammassando nella testa di Miranda.
-Oh quella
Miranda! Ciao, piacere: sono
Zoe!
Si
avvicinò velocemente e le porse la
mano, affinché potesse stringerla, ma appena Miranda lo ebbe
fatto,
Zoe se la tirò verso di sé e le diede due baci
sulle guance. Riuscì
a parlare solo quando la ragazza l'ebbe lasciata andare.
-Piacere mio.
-Scusami tanto
per Nala.
-Oh tranquilla:
è dolcissima... E poi
sono io che sono entrata come un ladro.
-Non sei un
ladro: hai le chiavi.
-Grazie Joe:
è un modo di dire.
Zoe rise fra
sé, ma l'occhiataccia del
fratello la costrinse a nascondersi dietro al pelo di Nala che aveva
appena preso in braccio.
-Beh, se non vi
dispiace, io andrei a
fare il mio lavoro...
Passò
in mezzo a loro e lasciò lo
zaino in salotto, per poi ispezionare velocemente la stanza (che
logicamente aveva bisogno di una sistemata) e il bagno degli ospiti.
Optò per prendere il necessario dallo sgabuzzino, cosa che
la
costrinse a passare di nuovo in mezzo ai fratelli Sugg, per poi
dirigersi al piano superiore e sperare di allontanarsi il
più
possibile da loro.
-Joe, ma non le
dai una mano?
-E
perché dovrei?
-Oddio, se lo
sapesse la mamma!
-La pago per
fare questo.
Miranda era
ormai giunta al
pianerottolo e quella frase le fece cadere sia il secchi che la scopa
per terra: wow. Quello sì, che era mettere i paletti. Ma era
andata
lì per quello no? Per il lavoro e niente altro.
-Joe!
Sentì
Zoe sussurrargli in maniera
concitata qualcosa all'orecchio, ma non aveva importanza: Miranda
aveva già raccolto tutto ed era sparita oltre la porta del
bagno al
piano superiore.
Non sapeva
perché lui si fosse
impuntata per averla nel suo video, non voleva scoprire
perché
l'avesse messa in tre quarti degli ultimi vlog che aveva caricato,
costringendola a disattivare le notifiche per qualsiasi social
network e pure per le email. L'unica cosa che le bastava era essere
fuori di quell'appartamento prima di riveder ancora una sola volta il
volto di Joe Sugg.
Era
giovedì mattina ed era sicura che
l'ultima volta in cui la sua fronte aveva scottato così
tanto fosse
stato quando, a quattro anni, aveva accidentalmente messo la testa
nel forno per aiutare sua madre ad infornare una teglia di biscotti.
Miranda non si ammalava mai, questo era poco ma sicuro. Eccetto quel
giovedì mattina dove la febbre le stava risucchiando le
forze vitali
come solo un Dissennatore avrebbe fatto.
-Allora, se hai
bisogno mi chiami,
perché tanto sono in salone solo tre ore stamattina.
-Non sto
morendo, Louise...
-Sì,
l'avevo capito quando hai avuto
il coraggio di paragonare il mio nuovo cappello al paralume in casa
di tua nonna. Ti scrivo a metà mattina. Vedi di bere molta
acqua.
-Per non ridurmi
in cartapecorita?
-No, idiota: per
abbassare la febbre.
Ciao.
Louise se ne
uscì di casa e Miranda si
rese conto che, con la scusa delle vacanze della famiglia Winston che
le avevano lasciato libero anche il giovedì pomeriggio, si
era
completamente dimenticata di dover avvisare Joe che non sarebbe
andata.
Solo pensare al
suo nome le fece venire
una terribile fitta alla testa che la spinse a lasciare il cellulare
esattamente dov'era sul comodino e tornare a sonnecchiare.
Era sicura di
aver tolto la suoneria al
telefono, eppure quello suonava impazzito e Miranda per un secondo
pensò di esser arrivata ad avere persino le allucinazioni
uditive;
poi voltò la testa verso il comodino e si rese conto che sul
serio
qualcuno la stava chiamando e, convinta che fosse Louise, rispose
senza guardare chi fosse.
-Sono ancora
viva.
-Beh, buono a
sapersi: allora perché
non sei a casa mia?
Miranda
allontanò il telefono
dall'orecchio e si rese conto con un certo orrore che il nome sullo
schermo non era quello dell'amica, bensì quello di Joe Sugg.
Anzi,
di “Joe Idiota”. Notò anche il
quantitativo di messaggi che le
aveva mandato su WhatsApp che si rifiutò di leggere.
-Atkin?
Non aveva
davvero né la voglia né le
forze fisiche per affrontare quella conversazione e la tentazione di
buttargli giù il telefono fu così forte che
Miranda si ritrovò a
stringere le coperte in un pugno fin troppo forte, pur di non farlo.
-Si?
-Non sarai mica
arrabbiata, vero?
-Cosa?
Va bene che
aveva la febbre, ma quella
domanda non aveva un minimo di nesso logico.
-Dico: non
è che non ti sei
presentata, perché te la sei presa per quello che ho detto
l'altro
giorno? Vero?
Miranda avrebbe
tanto voluto urlare, ma
riusciva a malapena a trovare la forza per respirare, quindi
optò
per sospirare pesantemente e lasciare che l'idiota facesse tutte le
considerazioni che voleva.
-Atkin davvero?!
Il tono sorpreso
con cui gliel'aveva chiesto, sembrò ridarle la forza
necessaria per
chiarire a quel tipo due idee molto semplici su come ci si
comportasse coerentemente con le persone.
-Primo: mi pare
un po' tardi per farsi
certi problemi, dato che è passato più di un
giorno. Secondo...
-Cazzo:
è tutta colpa di Zoe! Te la
sei presa sul serio! Io volevo scriverti per chiedertelo, ieri, ma
lei ha detto che era meglio parlartene di persona e...
Miranda era
davvero troppo stanca per
stare anche solo a sentirlo e la testa aveva cominciato a pulsarle in
maniera a dir poco inquietante: e se le fosse esploso il
cranio?
-Secondo: sono ammalata.
-Cosa?
-Sono ammalata
Joe, per questo non sono
passata.
-Non ci credo.
-Ma sei serio?!
Ahia...
Lo scatto di
incredulità le aveva
provocato un giramento di testa ben poco simpatico e l'unica cosa che
voleva Miranda in quel momento era collassare sui cuscini e sperare
di non liquefarcisi sopra.
-Atkin ma
davvero stai male?
-Joe ho
la febbre a 39 e l'ultima cosa di cui ho bisogno è perdere
tempo a
convincerti di star davvero male.
-Oh...
-Già.
Buona giornata.
E detto quello
chiuse la chiamata.
Abbandonò il cellulare sulla coperta, accanto a lei e si
mise a
fissare il soffitto biancastro della sua stanza: forse avevano
ragione i suoi, quando le avevano detto che certa gente non
è fatta
per la vita movimentata delle grandi città, che gente come
loro
doveva morire dove era nata.
Era sicura di
essersi addormentata solo
qualche minuto prima, eppure Louise sembrava già essere
tornata a
casa, dimenticandosi per altro le chiavi, dato che stava suonando
alla porta. Miranda si costrinse ad alzarsi dal letto, trascinandosi
dietro il plaid che aveva aggiunto alla coperta ed andò a
rispondere
al campanello.
-Chi
è?
-Sono io.
No, quella non
era la voce di Louise e
non era nemmeno il modo in cui lei di solito le urlava di aprire.
-Chi?
-Sono Joe.
Bene: erano
arrivate anche le
allucinazioni. Fantastico.
-Atkin, mi apri
sì o no?
Miranda
schiacciò il pulsante senza
rendersene davvero conto, perché era piuttosto sicura che
non fosse
possibile che Joe si fosse presentato sul serio a casa sua.
Così
aprì la porta e senza tante possibilità d'errore,
sentì la voce
potente di Joe lamentarsi lungo le scale.
-Ma un ascensore
no?
Lo vide
comparire dopo trenta secondi, un sacchetto di carta in una mano e il
cellulare nell'altra.
-Buongiorno
Atkin! Sono arrivati i
rinforzi. Posso?
Senza attendere
alcuna risposta, il
ragazzo la superò ed entrò nell'appartamento come
fosse il suo.
Tralasciando il fatto che Miranda avesse ancora addosso il suo
pigiama celeste con i fenicotteri, fosse completamente struccata e
spettinata, con una cera da morto, si ritrovò a chiedersi
come
avesse fatto a scoprire il suo indirizzo. Fu la prima cosa che gli
chiese rientrando in casa e rintracciandolo in cucina, già
intento
ad estrarre chissà cosa dal sacchetto.
-Come hai
scoperto dove abito?
-Mmm, vediamo...
Quel magico oggetto
chiamato Internet?
Miranda aveva la
febbre troppo alta per
rispondergli a tono, così rimase semplicemente a fissarlo,
mentre
continuava a tirar fuori contenitori dal sacchetto.
-Wow: devi star
proprio male per non
rispondere nemmeno con un commentino sarcastico. Dove tieni le
posate?
Lo
guardò come se fosse stato un
alieno appena sbarcato da una scintillante navicella nel bel mezzo
della sua cucina e Joe decise di cercarsi da solo ciò che
gli
serviva. Quindi, l'unica cosa che le venne spontaneo fare fu
lasciarsi cadere su una sedia, stringersi le ginocchia al petto e
coprirsi meglio con la coperta.
Un minuto dopo
una vaschetta di liquido
fumante con un cucchiaio posato in parte comparve davanti a lei,
mentre Joe si sedeva prendendo per sé altri due contenitori,
due
bicchieri d'acqua già pronti in centro tavola.
-Zuppa di pollo.
Vera, questa volta.
Mio papà me la faceva sempre quando stavo male.
Joe
cominciò a mangiare quella che
sembrava una Cesar salad come se fosse la cosa più normale
al mondo
e Miranda, forse per colpa della febbre troppo alta, osservò
come,
con la sua camicia a quadrettoni, la maglietta bianca scollata, il
beane che gli schiacciava leggermente il ciuffo di capelli color
sabbia e quei modi a dir poco indifferenti allo schifo che poteva
esserci nel mondo, sembrava integrarsi perfettamente nella sua
quotidianità. Nella sua normalità.
-Perché?
Joe
alzò la testa dalla sua vaschetta
e la guardò senza capire, continuando a masticare un'enorme
foglia
di insalata. Miranda non aveva ancora assaggiato la sua zuppa.
-Perché
sei qui?
Mandò
giù il boccone e rispose nella
maniera più tranquilla possibile, come se il contenuto della
risposta fosse stato più che scontato.
-Ho pensato che
essendo mezzogiorno
dovessi magiare ma che non avessi alcuna voglia di prepararti
qualcosa, quindi c'ho pensato io.
-Non ha senso.
Joe
girò gli occhi e le lanciò
un'occhiata fintamente esasperata.
-Cos'è
che non ha senso?
-Tutto questo.
Con la testa
indicò il tavolo e tutto
ciò che c'era sopra, tanto da spingere Joe a riporre la
forchetta e
sospirare brevemente, prima di parlare.
-Senti: volevo
farmi perdonare per
quello che ho detto. E no! Non provare ad alzarti finché non
hai
sentito tutto quello che ho da dirti.
Miranda lo
guardò per la prima volta
senza sapere davvero che cosa ribattere.
-Non intendevo
quello che ho detto.
Voleva essere una battutina ironica e a dire il vero, non so nemmeno
perché tu te la sia presa così tanto... Come non
ho capito perché
mi hai raccontato quella balla per andartene via lunedì
mattina: ti
faceva così schifo passare la giornata con me?
Fu a
quell'affermazione che Miranda
sembrò riprendere vita e volle rispondere, perché
non era stata lei
a non volerla tra i piedi.
-A dire il vero
è stato Josh a
chiedermi se volevo venire con voi e mi ha pure detto che ti eri
lamentato perché ti rubo tutti gli amici... Cosa per altro
infantile, se posso esser sincera.
-Ehi! Ferma un
attimo. Io mi sono
lamentato per altro...
-Ovvero?
Sapeva di aver assunto uno
sguardo di sfida, ma non le importava: voleva capire punto e basta.
-Che erano loro
a rubarti a me.
La mascella di
Miranda non riuscì
proprio a rimanere al suo posto e si staccò a sufficienza
per
formare una O quasi perfetta.
-Non fare quella
faccia, stupita. E
adesso mangia, che si fredda.
-Ma...
-Mangia.
Miranda avrebbe
voluto ribattere, ma
sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco in quel momento,
così
si arrese ad assaggiare il suo brodo che, in tutta onestà,
era quasi
buono quanto quello di sua madre.
Joe si era
offerto di sistemare la
cucina, mentre Miranda si sistemava un attimo in bagno e quando
tornò, una tuta addosso ed i capelli finalmente pettinati,
lo trovò
che girovagava per il loro piccolo soggiorno patchwork: non c'era una
sola cosa coordinata all'altra. Era tutto intento a contemplare uno
dei fornetti per unghie di Louise, come se fosse un'opera di alta
ingegneria, e Miranda non riuscì a trattenersi dal
ridacchiare. Joe
si voltò verso di lei.
-Zoe ne ha uno
simile...
-E tu lo stai
guardando come se fosse
il fossile di sei miliardi di anni fa.
-Oh oh
sarcasmo... Vuol dire che stai
meglio.
-Un po',
sì.
Miranda se ne
stava in piedi
sull'entrata senza saper bene che cosa fare in casa sua: assurdo. Si
rese conto che solo Joe era capace di farla sentire in quel modo e
non sapeva se fosse una cosa positiva o no.
-Allora: che
programmi abbiamo per il
pomeriggio, Atkin?
-Abbiamo?
Joe si
lasciò cadere sul divano,
allargando le braccia sullo schienale, proprio come se fosse a casa
sua.
-Beh, ormai che
sono qui, rimango a
farti compagnia. Tanto non ho nulla di meglio da fare.
-Sempre pieno di
complimenti, Sugg...
-No, scusa! Non
intendevo che...
-Sto scherzando,
Joe.
Miranda si
sedette dall'altra parte del
divano e prese il telecomando, sapendo già cosa mettere su.
-Allora, dato
che siamo a casa mia e
che, per di più, sono pure malata, il film lo scelgo io...
-Oddio.
-Un'ora e mezza
di Zac Efron in una
delle sue migliori interpretazioni...
-Dimmi che non
è Ho Cercato Il Tuo
Nome...
-Assolutamente
no! Quanta lacca hai
portato?
-Cosa?
-Si guarda
Hairspray.
Anche se non
l'avrebbe mai ammesso, Joe
trasse un sospiro di sollievo.
Erano ormai ad
uno dei punti che
Miranda amava di più, ovvero quando facevano il makeover a
Tracy ed
Edna e, nonostante la febbre, faticava a tener fermi i piedi dal
tenere il ritmo. Ad un tratto Joe si voltò verso di lei e,
senza un
minimo di preavviso, le disse.
-Ieri sono
uscito con una.
Forse una bomba
nel suo salotto avrebbe
fatto meno rumore, Miranda ne era certa. Abbassò il volume
del film,
abbandonando il rassicurante scintillio della vita sorridente di
Tracy e tornò al disastro che era la sua.
-Vuoi parlarne?
-Hai visto
quanta gente ha commentato
che non vede l'ora di guardare la tua seconda lezione al sottoscritto
sull'universo femminile?
-Primo: non ho
più letto nulla dopo
domenica; secondo: questo che collegamento ha con il fatto che sei
uscito con una ragazza?
-Posso togliermi
le scarpe?
-Sì..
Miranda si stava
convincendo sempre più
di non essere lei quella fuori come un balcone per colpa della
febbre, soprattutto quando lo vide sedersi a gambe incrociate sul
divano, completamente rivolto verso di lei.
-Primo: dovresti
sul serio leggere
cos'hanno scritto di te, perché ti adorano. Secondo: centra
eccome.
Ieri sono uscito con questa ragazza che avevo sentito per un po' su
Tinder.
-Non sono sicura
di voler sapere com'è
finita.
-Aspetta.
Allora, sembrava che andasse
tutto bene... Era molto carina, due anni più giovane, capiva
abbastanza le mie battute, davvero carina...
-L'hai
già detto.
-Sì,
scusa. Insomma: pensavo fosse
quella giusta. Ci troviamo, andiamo a bere qualcosa, io faccio il
gentiluomo e le scosto la sedia, pago tutto, ogni tanto mi perdo a
guardare le sue cosce...
-Joe!
-Sono stato
discreto! Comunque, la
serata prosegue, parliamo del più e del meno, fino a quando
entriamo
a parlare di lavoro... Io tento di spiegarle ciò che faccio,
le
sembra capire, è pure interessata, solo che ad un certo
punto mi fa:
e poi? Ed io le chiedo cosa intenda e lei mi risponde che vuole
sapere che cosa farò davvero come lavoro quando sta cosa di
YouTube
sarà finita e dovrò metter su famiglia. Io la
guardo senza capire e
lei mi dice che, insomma, per avere una relazione stabile non si
può
fare un lavoro dove sei continuamente attaccato al pc, con fan di
dieci anni più piccole di te, con orari assolutamente
irragionevoli
e senza una vera e propria routine... Ed io sono rimasto
letteralmente spiazzato.
Miranda lo
guardò fissarsi le mani e
poi togliersi velocemente il beane per scompigliarsi i capelli,
cercando forse di trovare una soluzione pratica a quel problema a cui
proprio non sembrava trovar risposta. Sorrise al pensiero di come Joe
non avesse ancora capito che non tutte le situazioni si potevano
risolvere nella pratica: alle volte, era tutta questione di
sentimenti.
-Quindi, per la
seconda volta: dov'è
che sbaglio?
Un brivido la
sconvolse da capo a piedi
e Miranda preferì dare la colpa alla febbre, piuttosto che
allo
sguardo sfacciatamente vulnerabile che le stava rivolgendo il ragazzo
seduto di fronte a lei.
-Forse non
sbagli nulla... Forse
semplicemente non era la ragazza giusta.
-In che senso?
Sapeva che dando
quella risposta lo
avrebbe indirizzato verso la donna della sua vita e sarebbe stata
costretta a dirgli addio per sempre, ma in fin dei conti doveva
andare così dall'inizio.
-Nel senso che
magari dovresti cambiare
tipologia di ragazza... Dal mio personalissimo punto di vista, hai
bisogno di qualcuno che si stupisca per le piccole cose... Come
quella di oggi. Una ragazza che non abbia paura di condividere il tuo
mondo, che non cerchi una routine ma che le basti saperti accanto a
lei per avere le sicurezze che le servono... Che non voglia un
supereroe ma qualcuno da baciare quando ha bisogno di una certezza...
Qualcuno che abbia il coraggio di dirti quando sbagli, ma che abbia
voglia di accompagnarti mentre lo fai.
-E che sia
carina.
Miranda
sospirò e scosse la testa,
sorridendo rassegnata.
-Sì:
e che sia carina.
Joe
sembrò soddisfatto di quella
risposta e tornò a guardare la televisione, dove ormai Tracy
era
diventata la protagonista indiscussa dello show.
-Grazie
Miranda...
-Di nulla Joe...
Joe quel giorno
se ne era andato giusto
venti minuti prima che Louise tornasse a casa, salvandola da qualche
combo spiacevole. Ma questo non aveva impedito alla sua coinquilina
di tartassarla di domande per le due giornate seguenti, domande a cui
Miranda aveva cercato di rispondere il meno possibile. Il weekend era
trascorso piuttosto tranquillo, con una precoce guarigione e quella
domenica sera Miranda aveva programmato di starsene in casa con
Louise a guardare Sex And The City 2 come se ne dipendesse della loro
vita. Erano le sette e mezza quando le arrivò un messaggio
da Joe.
Da Joe Idiota:
Ti va
di uscire a cena con me, Josh,
Caspar, Maddie e Oli? Dì di sì, altrimenti Josh
non mi lascia più
vivere ^^
-Se è
un messaggio di Joe che ti
chiede di uscire, rispondi di sì.
-Ma leggi nel
pensiero?
-No, basta
guardarti in faccia.
Miranda volle
sprofondare sul divano
dov'era seduta, ma si trattenne solo per rispondere al messaggio.
A Joe Idiota:
Va
bene. Ma solo perché lo chiede
Josh x
Da
Joe Idiota:
Ti
aspetto alla Waverley House alle
sette e mezza xx
-Quindi?
Louise la stava
guardando con il suo
tipico sguardo da “te l'avevo detto” e la cosa le
procurò un
certo fastidio: perché per il mondo era palese che cosa
provasse per
Joe, eccetto che per il diretto interessato? Miranda ignorò
volontariamente il fatto che avesse chiamato casa sua con il
soprannome che le aveva dato lei.
-Quindi vado a
cena con Josh, Caspar,
Maddie, Oli e Joe.
-Sai vero che
mettendolo alla fine non
hai cambiato la sostanza delle cose.
-Sai vero che
alle volte sarebbe bello
se mi lasciassi vivere nelle mie misere illusioni?
Louise le
rispose con una linguaccia e
Miranda andò a prepararsi, dato che era pienamente cosciente
che le
ci sarebbero voluti quaranta minuti solo per scegliere che cosa
mettere.
Due ore e dieci
cambi di outfit dopo,
Miranda arrivò a Waverley House con i capelli che le si
erano già
afflosciati sulla testa e gli stivali bombi d'acqua: logicamente
perché non far venir giù le intere Cascate del
Niagara nell'esatto
istante in cui lei usciva dalla metro? Amava Londra, ma certe volte
l'istinto di mandare a quel paese quel tempo imprevedibile rischiava
di prendere il sopravvento. Fortunatamente gli stivaletti erano neri,
anche se in velluto, con un tacco cinque che non rischiava di farla
schiantare per terra sul primo pavimento bagnato. Altro discorso era
per il vestitino nero dai richiami hippy che aveva indossato, che si
era miracolosamente salvato sotto il cappotto leggero. Sperava sul
serio di non esser fuori luogo o si sarebbe scavata un fossa da sola
con il tacco degli stivali, anche a costo di metterci una vita
intera. Tanto non avrebbe avuto nulla di meglio da fare, dopo una
figura del genere.
Aprì
il portoncino e salì le scale,
sentendo un miscuglio di voci sovrastarsi sin dalla prima rampa.
Arrivata di fronte alla porta dell'appartamento valutò di
aprire con
le chiavi e non fare alcuna entrata ad effetto, ma vista la pessima
riuscita dell'ultima volta in cui c'aveva provato, decise di suonare.
Dopo alcuni secondi un Joe a dir poco tirato a lucido le
aprì la
porta e Miranda non fu più sicura di come si formulasse un
pensiero
coerente. Ogni suo neurone si era perso nella contemplazione del
ragazzo sorridente in piedi di fronte a lei, la camicia bianca a
fantasia nera sicuramente di Topman lasciata sbottonata quel tanto
che bastava per far intravvedere le clavicole sottili ed infilata
dentro ad un paio di pantaloni neri che sembravano essergli stati
disegnati addosso. Ma il colpo peggiore, fu il ciuffo che doveva
essersi messo d'impegno per sistemare e che ricadeva leggermente di
lato, rendendo il look molto meno formale. Doveva esser stato
impegnato ad arrotolarsi le maniche della camicia mentre andava ad
aprire la porta, perché ne aveva una su ed una
giù, ma in quel
momento era letteralmente bloccato a guardarla.
-Buona sera
anche a te Joe.
Odiava esser
fissata in quel modo.
Odiava esser fissata in generale, a dire il vero, ma lo sguardo
cristallino di Joe la stava sul serio mettendo in imbarazzo.
-Oh,
sì. Buona sera Atkin. Prego...
Le fece segno di
entrare e l'accompagnò
verso il salotto, come se non fosse mai stata in casa sua.
-La conosco la
strada, lo sai vero?
-Sì,
ma voglio vedere la tua faccia.
A
quell'affermazione, Miranda si bloccò
di colpo e lo guardò come per assicurarsi che non ci fosse
nessuno
scherzo ad attenderla, perché quel vestito le era costato un
occhio
della testa da Zara e non aveva alcuna intenzione di rovinarlo.
-Giuro che non
è nulla di brutto.
Alzò
le mani con fare innocente e le
fece segno di proseguire, mentre lui estraeva il cellulare dalla
tasca per riprendere. Miranda avrebbe tanto voluto aggiungere
qualcosa, ma ormai era arrivata sulla soglia del soggiorno dove,
tutti splendidi come solo della gente che era abituata a stare
davanti ad una telecamera poteva essere, se ne stavano gli amici di
Joe. Oli e Josh si diressero immediatamente verso di lei per
salutarla come se fosse una di famiglia, mentre Caspar, Maddie
rimasero un attimo in disparte, aspettando che si liberasse. Quando
fu il loro turno, Miranda si presentò ad entrambi e un
attacco di
panico rischiò di stroncarle lo stomaco quando
valutò l'assoluta
necessità di star simpatica a Maddie, perché
altrimenti sarebbe
stata una serata terrificante. Ricacciò indietro i complessi
d'inferiorità nei confronti di una ragazza così
naturalmente bella
e cercò di ricordarsi come si faceva amicizia con qualcuno
che ti
metteva in soggezione. L'ultimo vago ricordo di una situazione del
genere risaliva al suo primo anno di università e non era
sicura di
voler sapere come fosse finita quella volta.
-Piove, fuori?
Maddie
indicò i suoi capelli
schiacciati sulla testa che aveva cercato di salvare con la sua
pochette e valutò il peso di quel commento: era sinceramente
interessata e pure una punta dispiaciuta. Okay, forse poteva farcela.
-Diciamo che una
passeggiata sotto un
idrante avrebbe dato risultati migliori.
Maddie rise e
Miranda tornò a
respirare. Il peggio era passato.
-Bene, ora che
le presentazioni sono
state fatte, noi andiamo a mangiare e non credo che filmerò
molto,
perché vorrei passare un po' di tempo con queste incredibili
persone
e festeggiare un bel po'.
Miranda si
voltò verso di Oli con
faccia interrogativa, mentre vedeva Joe metter via il cellulare ed
afferrare la giacca di pelle dallo sgabello della cucina.
-Festeggiare
cosa?
-Ah boh.. A me
ha solo detto che lui e
Caspar hanno un annuncio da fare.
-Beh almeno
sappiamo che non si può
trattare di un matrimonio, perché Maddie potrebbe
risentirsene un
pochino.
-E' la stessa
cosa che ho pensato io.
Joe
arrivò in centro la stanza e con
fare fin troppo solenne, annunciò:
-Gente, sono
arrivate le macchine.
Andiamo.
Scesero le scale
immergendosi nel
chiacchiericcio l'uno dell'altro e la paura di Miranda di esser
subito tagliata fuori dalla conversazione, fu immediatamente sedata
da un a dir poco elegante Josh in camicia blu elettrico e pantalone
nero, che le si mise affianco per parlare con lei.
Appena furono in
strada, Josh la prese
per un braccio e la fece salire sulla prima macchina, assieme a lui e
ad Oli. Miranda vide Joe guardarla e scuotere la testa, ma forse se
l'era solo immaginato a causa della pioggia fitta che continuava a
scendere incessante.
Finì
schiacciata tra Josh e Oli che
non le diedero tregua un solo attimo, parlando di tutto e niente,
scherzando con lei, insultandosi a vicenda per farla ridere,
domandandole qualsiasi cosa passasse loro per la testa. Era al centro
dell'attenzione e non se la stava cavando proprio così male:
avrebbe
solo voluto che Joe la vedesse così.
Quando
arrivarono di fronte al The
Winter Garden Restaurant per poco Miranda non si mise a piangere. Se
c'era un posto dove aveva sempre sognato di andar a mangiare da
quando era arrivata a Londra era proprio quello ed ora stava per
metterci piede con le persone più fantastiche che avesse mai
conosciuto (esclusa Louise, s'intendeva). Appena vi misero piede
dentro, due chaperon arrivarono immediatamente per prendere i loro
cappotti ed un cameriere li accompagnò al loro tavolo, dopo
aver
chiesto il nome della prenotazione. Miranda rimase un attimo
indietro, incantata a contemplare la meraviglia di quel posto: la
cupola in vetro che mostrava il cielo tempestoso di Londra, le linee
eleganti delle strutture in pietra bianca, le luci che si mischiavano
ai colori della vegetazione che spuntava in ogni dove, creando
effetti sempre differenti e magici. Notò Joe voltarsi
indietro per
dirle qualcosa, ma Josh le aveva già messo una mano dietro
la
schiena per spingerla avanti. Come se tutto quello non fosse
abbastanza, Joe era riuscito a prenotare uno dei tavoli sotto una
delle quattro gigantesche palme che delimitavano l'area più
esclusiva e Miranda temette sul serio di avere un crollo emotivo.
Caspar si
sedette vicino a Joe,
riservando l'altra sedia a Meddie che vi prese subito posto. Miranda
guardò il tavolo, incapace, come al solito, di decidere cosa
fare
della sua vita, così sospirò quasi di sollievo
quando Joe la guardò
e le fece segno di sedersi vicino a lui. Appena ebbe preso posto,
Josh si mise accanto a lei, costringendo Oli ad adattarsi all'ultima
sedia rimasta: fortuna che il tavolo era circolare e così
riuscivano
a vedersi tutti.
Appena i
camerieri ebbero consegnato
loro il menu, Joe si sporse verso di lei e le indicò
qualcosa sulla
carta.
-Questo
è spettacolare. Però, se
malauguratamente dovesse piacerti il pesce, mi hanno detto che anche
questo è molto buono.
Miranda
guardò per un secondo il menù
che aveva in mano e le parole le uscirono di bocca prima che potesse
fermarle.
-Grazie.
Joe
alzò la testa dal suo menù e la
guardò senza capire, mentre il vociare degli altri e la
musica jazz
di sottofondo copriva la loro conversazione.
-Grazie per
tutto. Lo so che ti ho
detto che mi hai sconvolto la vita e che sei la principale valvola di
sfogo di tutto il mio sarcasmo represso, ma grazie.
Per la prima
volta da quando aveva
visto Joeseph Sugg nel suo appartamento, pronta per essere assunta
come colf, Miranda lo vide sorridere in una maniera del tutto nuova:
era imbarazzato, sorpreso e decisamente orgoglioso.
-Detto questo,
credo che prenderò
pesce.
Il
voltò di Joe tornò quello di
sempre e la guardò minaccioso:
-Non ci provare
Atkin.
-A fare che?
Josh si era
intromesso nella
conversazione ora che i loro toni si erano fatti più alti e
Miranda
rispose, ridendo.
-Ad ordinare
pesce.
Joe
passò il resto della serata a
lamentarsi per l'odore terribile che proveniva dal piatto di Miranda,
tanto da filmarsi persino mentre si lagnava e prendendosi anche un
sacco di rispostacce dalla diretta interessata, ma alla proposta di
Meddie di far cambio di posto non ne aveva voluto sapere.
Erano ormai al
dessert, con parecchi
bicchieri di un buon vino bianco in corpo, quando Joe
richiamò
l'attenzione di tutti i presenti per annunciare a tutti il reale
motivo di quella serata. L'unico a sapere qualcosa era Caspar che
però avevano scoperto esser stato ricattato da Joe per non
dir nulla
fino al momento giusto.
-Bene. Allora,
da dove cominciare?
-Se parti
così non finirai mai...
-Zitto rosso o
giuro che diventerai il
prossimo bersaglio di tutti i miei scherzi.
Josh
alzò le mani in segno di resa e
l'attenzione tornò tutta su Joe.
-Come sapete io
e Caspar abbiamo una
compagnia di produzione, con cui abbiamo messo in piedi i due Hit The
Road... Bene: sta sera vi abbiamo chiamato qui a festeggiare con noi,
perché tra un mese cominceremo le riprese del primo comedy
show
tutto nostro, che andrà in onda sulla BBC ogni
lunedì sera.
Le esclamazioni
di stupore (a dir poco
scurrili) e le urla di congratulazione che esplosero alla fine del
discorso di Joe fecero girare verso di loro tutta la sala,
così
furono costretti a darsi un contegno, a meno finché non
fossero
usciti da lì. Josh ed Oli andarono ad abbracciare sia Joe
che
Caspar, quest'ultimo quando ebbe finito di baciarsi in maniera
piuttosto imbarazzante con Meddie.
-Allora?
Joe era in piedi
affianco a lei e la
guardava con uno sguardo così colmo di gioia e di speranza
che, per
qualche stupida ragione, Miranda pensò che con quel suo
“allora?”
attendesse la sua approvazione. Ma sapeva perfettamente che non era
così, eppure si alzò lo stesso in piedi e lo
abbracciò.
Quello era il
primo contatto
ravvicinato che avevano dalla sera del film a casa di Joe e Miranda
colse ogni singola sfumatura di ciò che stava accadendo tra
loro. La
rigidità con cui lui accolse quello slancio di affetto che
non era
abituato a gestire nemmeno quando arrivava da persone che conosceva
bene; il lento arrendersi a quel contatto, come se fosse qualcosa a
cui avrebbe potuto far l'abitudine... Poi qualcosa cambiò.
Le sue
mani si rilassarono, sfiorandole con tutto il palmo la schiena
coperta dal leggero vestito, la testa si inabissò nei
capelli di
Miranda , le braccia che la tenevano ancorata a sé.
Miranda non
sapeva cosa dire. Cosa
fare. Cosa provare. Ma avrebbe tanto voluto che quel momento durasse
per sempre.
-Complimenti...
Lo disse
così a bassa voce che risultò
quasi un sussurro, ma fu certa che Joe l'avesse sentita quando la
strinse un'ultima volta, prima di lasciarla andare. Si
risistemò il
ciuffo e, senza guardarla, le disse:
-Grazie.
Quando si
risedettero per terminare i
loro dessert era esattamente tutto come prima: tutti facevano
domande, Caspar dava spiegazioni supportato da Joe, ognuno che
continuava a complimentarsi. Ma Miranda sapeva che sarebbe stato
tutto esattamente come prima se solo Joe avesse trovato il coraggio
di guardarla ancora in faccia. Ma non lo fece per il resto della
serata.
Miranda avrebbe
pagato oro per poter
anche solo intuire che diamine stesse passando per la testa di Joe,
ma se solo ci avesse ragionato su un secondo in più, sarebbe
impazzita. Tanto valeva tentare godersi quel post cena al XOYO, in
mezzo a gente che ballava e beveva il suo cocktail come se non ci
potesse essere assolutamente nulla a preoccuparla. Il bello di uscire
con degli Youtuber era che in certi ambienti, come quello, la gente
non li conosceva o se lo faceva era troppo impegnata a divertirsi per
rendersene conto. Così non si lasciò chiedere due
volte da Josh se
le andasse di ballare, mentre la fresca coppietta si era già
dispersa in mezzo alla folla. Si volò una sola volta
indietro per
guardare dove fosse finito Joe, ma lo vide impegnato a prendere da
bere con Oli, senza mai voltarsi verso di loro, così
lasciò
definitivamente perdere.
Josh era senza
dubbio troppo alto per
poter sperare di muoversi in maniera coordinata, ma andava bene
così,
perché sembrava divertirsi fin troppo e lei non si sentiva
così
leggera da almeno un secolo. Ma forse quello dipendeva da tutto il
vino che aveva bevuto. L'ultima volta in cui era andata in discoteca,
oltre esser finita a recuperare Louise dal bagno mentre vomitava
anche l'anima, si era ritrovata a sgusciare lontano dalle attenzioni
a dir poco inopportune così tanti ragazzi, che
più che ballare
aveva giocato a nascondino; il quel momento invece, avrebbe potuto
anche strusciarsi su un palo e nessuno le si sarebbe avvicinato,
perché Josh le ballava così attaccato che non ne
avrebbero trovato
il modo. Non che avesse sul serio intenzione di strusciarsi su un
palo, ma quella mancanza di preoccupazione aiutava a rendere la testa
di Miranda sempre meno pesante e, ad un certo punto, anche il
pensiero di Joe sembrò dissolversi in mezzo al beat di una
delle
mille canzoni dei The Chainsmokers che adorava.
Si
ritrovò le grandi mani di Josh sui
fianchi e le venne quasi naturale appoggiare le sue sulle spalle del
ragazzo, più per comodità che per una reale
necessità di contatto
e poi quella canzone le piaceva decisamente troppo per preoccuparsi
di cose del genere.
Poi lo vide.
Joe aveva
raggiunto il gruppo con Oli e
due ragazze a dir poco stupende. Una ragazza mora, con un fisico
così
longilineo che Miranda finì per chiedersi come facesse a
stare
dritta, si mise subito a ballare con Joe, non in maniera volgare, ma
decisamente chiara nelle sue intenzioni: ci stava provando e, con
ogni probabilità, ci sarebbe riuscita.
Fu allora che
accaddero due cose.
Miranda
sentì qualcosa nascerle
dentro, all'altezza dello stomaco che si contorse sempre di
più,
fino a diffondersi a qualsiasi cellula del suo corpo. Un senso di
oppressione, di desiderio impellente che non trovava sfogo. Temette
perfino di star per soffocare. Riuscì a dargli un nome solo
quando
vide la mano di Joe, che sapeva per esperienza esser bollente,
poggiarsi sul fianco della ragazza: era gelosia. Era gelosa di non
essere lei la ragazza che poteva percepire quel calore attraverso il
tessuto leggero del vestito; era gelosa di non essere lei quella a
cui stava dando tutte le sue attenzioni; era gelosa di non esser lei
la fortuna che avrebbe sicuramente sperimentato un suo bacio.
E mentre Miranda
riusciva a dare un
nome a ciò che provava e a definirsi come ufficialmente
spacciata,
Joe si voltò nella sua direzione ed inchiodò le
sue iridi
ghiacciate su di lei. I capelli avevano perso qualsiasi forma ed si
ammassavano sulla sua fronte donandogli un'aria angelica che
contrastava in maniera quasi dolorosa con la durezza del suo viso,
immobilizzato in un'espressione che Miranda non gli aveva mai visto
addosso. C'era delusione, freddezza, desiderio, un caos indecifrabile
che la stava intimorendo. Ma durò un solo istante: Joe
lanciò un
sorriso veloce a Josh, che si era voltato a sua volta e
tornò a
concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti.
Pochi minuti
dopo, Caspar propose di
andar a bere qualcosa e Miranda si sentì improvvisamente
sollevata:
non averli sotto gli occhi, rendeva il tutto molto più
semplice.
Avevano appena
ordinato e raggiunto il
tavolino che erano riusciti ad accaparrarsi, quando Oli comparve al
suo fianco con tre drink in mano, tra cui il suo e quello di Miranda.
Si sedette affianco a lei sul divanetto ed essendo sul soppalco che
circondava l'intero locale, Miranda riuscì a ringraziarlo
senza
dover urlare.
-Di nulla.
Calò
un attimo di silenzio, in cui
entrambi assaggiarono i loro drink ed in cui Josh si sedette alla sua
sinistra, rischiando quasi di schiacciarla nella foga, poi Miranda si
girò di nuovo verso Oli e si accorse che il ragazzo aveva
qualcosa
da dire che gli prudeva sulla punta della lingua ed era quasi certa
fosse per lei.
-Oli, devi dirmi
qualcosa?
La faccia
spiazzata del ragazzo la fece
sorridere ed Oli sembrò improvvisamente rilassarsi. Fece un
respiro
profondo, bevve un altro sorso dell'intruglio viola che si era
ordinato e poi disse tutto d'un fiato.
-Lo sai che non
ci farà nulla con
quella, vero?
-Cosa?
Nell'ultimo mese
Miranda aveva sul
serio cominciato a dubitare delle sue capacità di
comprensione,
perché le era capitato più di fare quella faccia
da pesce lesso in
quel periodo che in tutta la sua vita. Forse era la vicinanza con Joe
a rintronarla.
-Sì,
insomma: lo sai che con quella
tipa non ci farà nulla?
-Ma chi Oli?
-Joe!
-Ah. Oh... Ma...
No, aspetta: perché
me lo stai dicendo?
Sapeva
perfettamente di esser diventata
bordeaux, ma ringraziò le luci colorate del locale che
avrebbero
dissimulato il tutto: che diamine voleva dirle Oli con quella
frase?
-No, così. Per sicurezza.
Come se avesse
intuito essere
l'argomento della loro conversazione, Joe apparve al tavolo in
compagnia della faccia stravolta di chi aveva già dato tutto
il
possibile.
-Non ci
farà nulla, perché ha già
fatto.
La frase le
uscì dalle labbra prima
che il suo cervello potesse censurarla e, nonostante fosse sicura di
averla pronunciata a bassa voce, Oli si voltò verso di lei e
scosse
la testa, quasi pronto per giustificare il suo amico. Ma la
verità
era che non c'era motivo per cui nessuno si giustificasse con
nessuno, dato che tra lei e Joe non c'era assolutamente nulla.
Miranda scosse
la testa e si voltò
verso Josh e Meddie che sembravano intenti in una disquisizione
piuttosto accesa su quale fosse l'abbinamento di colore migliore per
uno con i capelli arancioni come lui. Schivò del tutto
l'occhiata
che Joe le lanciò e si inserì nella
conversazione, la voglia di
tornare a casa e riprendere in mano il suo romanzo mai finito che le
faceva prudere le mani. Miranda, in quel momento, diede ragione a chi
un giorno scrisse quanto si potesse diventare incredibilmente
artistici quando si aveva il cuore infranto.
Erano le tre e
mezza quando uscirono
dal locale e decisero di dividersi nelle macchine in modo da far la
strada più breve per tornare ognuno a casa propria. Josh si
avvicinò
a lei e la salutò con due baci sulle guance che durarono
quel
secondo in più del dovuto, per far sì che Joe si
avvicinasse e
saltasse sulle spalle dell'amico per infastidirlo abbastanza da farlo
staccare da Miranda. Era così stanca che fece finta di
nulla,
voltandosi verso Caspar e Meddie per salutarli.
Quando furono in
macchina, Oli diede il
suo indirizzo all'automobilista dell'Uber e poi Joe fornì il
suo,
tornando poi in silenzio a guardare fuori dal finestrino. E lei che
avrebbe dovuto fare? Non poteva di certo tornare a casa in metro a
quell'ora, così si sporse per dare anche il suo indirizzo ma
Joe
girò di scatto la testa verso di lei e la fulminò
con lo sguardo.
-Sì?
Miranda aveva
pronunciato quel
monosillabo con il tono più freddo che le riuscisse, ma
l'alcol che
ancora aveva in corpo non aiutava granché.
-Resti da me no?
-E
perché dovrei?
-Perché
sei mia ospite e perché è
tardi.
-Ho una casa mia
e ventitré anni: non
ho bisogno della balia.
Il povero Oli,
seduto in mezzo a loro,
si fece piccolo, piccolo sul sedile, sperando forse di arrivare il
prima possibile a destinazione e potersi liberare da quella
situazione imbarazzante.
-Atkin non fare
la difficile...
-Giusto,
perché a te piacciono le cose
semplici.
Cazzo. Con tutte
le cose che potevano
sgusciarle fuori in quel momento, proprio l'ultima che avrebbe dovuto
dire. Miranda si diede dell'idiota e tornò a fissare fuori
dal
finestrino, pur di trovare un modo per gestire le lacrime che
minacciavano di scendere da un momento all'altro.
-Che vorresti
dire con questo?
-Nulla.
-Primo indirizzo.
-Alleluia!
Oli si sporse
oltre Joe ed aprì così
velocemente lo sportello che per poco non cadde fuori dall'auto.
Scavalcò l'amico senza dargli il tempo di scendere e fargli
spazio,
per poi riaffacciarsi velocemente dentro il veicolo.
-Bene ragazzi!
E' stato davvero un
piacere vedervi litigare...
-Non stavamo
litigando!
Lo avevano detto
nello stesso identico
istante e persino l'autista sogghignò senza ritegno.
-Ecco, appunto.
Joe: complimenti per la
serie! Miranda: spero di vederti davvero presto! Notte!
E detto quello
richiuse lo sportello e
sparì dietro il portone del suo palazzo ancora prima che la
macchina
potesse ripartire.
Il resto del
tragitto trascorse in
silenzio, fino a quando arrivarono di fronte a Waverley House e Joe
si sporse per pagare, mentre Miranda scendeva silenziosamente
dall'auto, ringraziando l'autista.
Quando furono
entrambi sul marciapiede,
a pochi passi del portone, uno di fronte all'altro Joe la
guardò e
sorrise. No, non sorrise: le fece quel suo mezzo ghigno che la
mandava completamente in confusione e che, con i fumi dell'alcol,
rischiava di avere effetti davvero pericolosi.
-Quindi?
-Quindi cosa?
-Rimani?
Miranda si
guardò un attimo intorno e
l'idea di dover aspettare un altro Uber o di prendere la metro,
considerato il male ai piedi che aveva in quel momento, la
costrinsero ad annuire.
Un Joe a dir
poco soddisfatto si avviò
ad aprire il portoncino.
Erano le quattro
e un quarto quando
arrivarono in salotto e Miranda valutò di lanciarsi sul
letto e
dormire vestita: non aveva più l'età per fare
certe cose. Joe la
superò, lanciò le chiavi sul bancone della cucina
e si rivolse a
lei:
-Ti offendi se
ti do qualcosa di più
comodo per dormire oppure lo interpreterai come un mio tentativo di
tarpare le ali della tua indipendenza femminile?
-Parli sempre
così tanto a queste ore?
-Sì,
soprattutto se sono brillo.
Arrivo subito.
Si diresse verso
le scale e Miranda,
gli stivali e la borsa a penzoloni in mano, si diresse verso la
camera degli ospiti: le coperte erano spiegazzate ma probabilmente
perché c'aveva filmato il Q&A che aveva postato quel
pomeriggio.
Lasciò
cadere tutto a terra e poi
sentì bussare.
-Posso o sei
nuda? Anzi: posso, se sei
nuda?
Miranda
guardò la porta allibita e poi
scosse la testa: l'alcol doveva dargli parecchio alla testa
-Entra idiota.
Joe fece il suo
trionfale ingresso con
in mano una maglietta maniche corte della Sugg Life che doveva essere
almeno una XL ed paio di pantaloncini che di certo non potevano
essere suoi.
-Quelli dove li
hai trovati?
Indicò
con aria critica i pantaloncini
di cotone rosa chiaro che in abbinato al verde oliva della maglia
facevano sul serio un pugno sull'occhio.
-La maglia era
una di quelle che
c'hanno mandato come prova e i pantaloni... Sinceramente non so di
chi siano, ma dato il colore penso li abbia lasciati qui Zoe l'ultima
volta che è passata...
-Sai che non ci
entrerò mai io, vero?
-Beh: a lei
stavano grandi...
-Va bene,
dammi...
Allungò
la mano nella sua direzione ma
Joe optò per lanciarglieli, dopo averli appallottolati per
bene.
Logicamente, Miranda non fu abbastanza pronta di riflessi per
afferrarli prima che le si spalmassero in faccia.
-Quanto idiota
sei?
-Il giusto.
E se ne
andò, chiudendosi la porta
alle spalle.
Era
già sotto le coperte da almeno
dieci minuti ed era piuttosto sicura che in altri due battiti di
ciglia si sarebbe addormentata, ma qualcuno aveva tutt'altra idea.
-Ma quanto ti ci
vuole per cambiarti?
Non poteva
crederci. Insomma: erano le
cinque meno un quarto della mattina e lei si sarebbe dovuta alzare in
meno di quattro ore per andare a casa, lavarsi ed essere nella
bivilla della famiglia Winston per le dieci.
-Sono
già a letto.
-Lo sai che
suona male così, vero?
La voce di Joe
arrivava attutita
dall'altra parte della porta, ma Miranda se lo poteva immaginare
appoggiato allo stipite della porta, la fronte spiaccicata sul legno
ed un sorriso idiota sulle labbra.
-Lo sai che sei
idiota, vero?
-Questa sera me
l'hai detto fin troppe
volte perché me lo possa dimenticare.
-Joe cosa vuoi?
-Posso entrare?
No. La risposta
doveva essere quella.
Assolutamente no. Miranda lo sapeva. Perché si era fatto
fare chissà
cosa da una sconosciuta, perché l'aveva trattata come una
dannata
estranea dopo che si erano abbracciati, perché era
ineluttabilmente
attraente ai suoi occhi e perché lei era troppo stanca per
riuscire
a gestire anche solo un suo mezzo sorriso. Esitò troppo a
rispondere
e sentì la serratura della porta scattare.
-Chi tace,
acconsente. Salve Atkin.
Joe
entrò in camera con la vlogging
camera in mano e Miranda ebbe l'istinto di lanciargli contro un
cuscino, sperando di centrarlo in piena faccia, ma considerato il
sonno che aveva non avrebbe preso nemmeno il quadro della porta su
cui Joe era fermo.
-Ma stavi
davvero dormendo?
-Joe tra cinque
ore io devo essere a
lavoro, vedi te.
Lo
guardò da sotto il piumone in cui
si era nascosta, tirato su fin sotto gli occhi, incapace di accettare
il fatto che lui avesse intenzione di vederla completamente struccata
ed in pieno post sbronza.
-Dai, solo due
paroline.
Come se Miranda
gli avesse dato il suo
permesso, Joe si fiondò sul lato libero del letto e vi si
distese,
stando fortunatamente sopra le coperte: un solo altro contatto fisico
con lui e Miranda sarebbe implosa. Una supernova arrivata al termine
della sua vita e pronta per diventare una nana bianca. Joe si
sistemò
i capelli e, la telecamera puntata sopra di loro, si voltò a
guadarla. Ma come in quel momento, Miranda si rese conto di quanto i
suoi occhi fossero incredibilmente simili all'Oceano che si
infrangeva sugli scogli di fronte a casa sua, in Irlanda.
Durò
solo un attimo, ma a lei costò
un interno anno di vita.
-Allora: credo
che sta sera Miranda sia
particolarmente ispirata per la terza lezione sull'universo
femminile.
-E
perché dovrei?
Joe si
rivoltò verso di lei e le parlò
con la sua tipica faccia da “lo sai perfettamente cosa
intendo”.
-Beh,
perché potresti avermi visto in
azione e la cosa sembrava darti particolarmente fastidio.
Non poteva
averlo detto davvero.
Insomma: di cosa poteva essersi accorto, se tutta la sua attenzione
era completamente incentrata su quella ragazza?
-Credimi: non
vuoi davvero sapere che
cosa penso.
Miranda ebbe la
malsana idea di
guardare per un istante dentro lo schermo della vlogging camera che
le rimandava l'immagine della loro inquadratura e ciò che vi
scorse
rischiò sul serio di mandare in frantumi qualsiasi tipo di
equilibrio emotivo potesse esserle rimasto alle cinque della mattina.
Joe la stava guardando, la linea della mascella che si definiva
gradualmente con la luce aranciata della lampada, il neo che
risaltava sulla pelle chiara, i capelli sparpagliati sul cuscino
candido, le labbra socchiuse, forse in attesa di poter rispondere a
quella sua affermazione. E poi c'era lei, la pelle ancora
più
chiara, gli occhi scuri cerchiati dalle poche ore di sonno, i tratti
morbidi che aveva ereditato dalla nonna italiana, i capelli rossastri
che si mischiavano con quelli di lui in un intrico quasi perfetto.
Perché
le sembrava così normale?
Perché stava desiderando che quella fosse la sua
normalità? Ma
soprattutto: perché non poteva semplicemente essere davvero
così?
-Invece
sì.
Miranda non ce
la fece più: si voltò
di scatto verso di lui ed in un secondo, si ritrovò a
respirare
l'aria calda che lui aveva appena espirato. Erano terribilmente
vicini e Miranda valutò di soffocare dentro quegli occhi che
le
chiedevano una spiegazione, ma che non sembravano assolutamente
pronti per riceverla.
-Mi ha fatto
abbastanza schifo quello
che ho visto. Insomma: era una splendida ragazza, ma tu che cosa ne
sapevi di lei? Le hai chiesto almeno il nome? Forse anche lei aveva
le tue stesse intenzioni... In fin dei conti non c'è nulla
di
sbagliato nel divertirsi, ma...
L'espressione di
Joe era immobile, come
se qualsiasi emozione di fosse congelata dentro di lui e non
riuscisse più a modificare i tratti del suo bellissimo viso.
-Ma non
è quello che continui a dire
di star cercando. Quello non è amore.
-E allora
cos'è l'amore?
Già:
che cos'era l'amore? Miranda non
era sicura di voler che quella conversazione finisse tra le mani di
milioni di persone sul web, ma in quel momento voleva solamente far
capire a Joe che cosa volesse dire sentirsi esattamente come si
sentiva lei in quel momento. Perché tanto, non aveva
più senso
continuare a nasconderlo anche a sé stessa che si era
innamorata di
lui.
-E' quel
qualcosa che ti fa guardare
una persona negli occhi e ti ci fa vedere un universo intero che non
vedi l'ora di scoprire... E' quel qualcosa che ti spinge verso
l'altro anche se è la persona che al momento ti sta ferendo
di
più... E' quel qualcosa che...
Joe non la
smetteva per un secondo di
guardarla dritta negli occhi, mostrandole quell'universo per cui lei
avrebbe fatto follie.
-Che?
Non poteva
farlo. Non poteva dirglielo.
-Nulla. L'amore
è amore. Punto. E'
come tentar di definire il sesso degli angeli.
-O smacchiare un
giaguaro.
Nonostante
tutto, nonostante dentro
stesse morendo per quelle tre parole non dette, Miranda
scoppiò a
ridere e Joe sembrò compiaciuto di quella sua reazione.
-O cercare di
far capire l'universo
femminile a te.
-Touché.
Si
voltò verso la vlogging camera e
parlò direttamente a chi avrebbe guardato quell'assurda
conversazione, fin troppo personale per i suoi gusti.
-Bene gente,
credo sia giusto il
momento di salutarvi. A breve scoprirete anche voi per che cosa siamo
andati a festeggiare oggi... Ah e fatemi sapere che cos'è
l'amore
per voi nei commenti qui sotto! E nulla: credo che Miranda Atkin stia
dando una svolta fin troppo femminile a questo canale... Penso che
dovrò uscire con Jack per almeno due settimane dopo questa
conversazione. Notte! E ricordatevi: non sono un daily vlogger!!
Spense quello
che per Miranda stava
diventando un aggeggio infernale e lasciò cadere il braccio
probabilmente indolenzito sul letto.
-Bene: credo sia
ora di andare a
dormire. Buonanotte Atkin... E grazie.
Joe si
alzò prima che Miranda potesse
dire qualsiasi cosa ed uscì dalla stanza, richiudendosi la
porta
alle spalle.
Avrebbe tanto
voluto dire, fare
qualcosa ma la verità era che nella sua vita ordinaria aveva
meno di
due ore e mezza per dormire e un'estenuante bisogno di togliersi Joe
Sugg dalla testa.
Non poteva
essere vero. Non poteva
averlo fatto sul serio. Miranda aveva il computer aperto sulle
ginocchia, un intero lunedì di lavoro sulle spalle e due ore
e mezza
di sonno sugli occhi che avevano rischiato di farglieli chiudere fino
a due minuti prima. Ovvero fino a quando non era arrivata la notifica
da uno dei canali di Joe che la informava dell'upload di un nuovo
vlog, dal titolo “Conversazioni profonde”.
-Io lo uccido!
-Chi?
Louise
arrivò di corsa dalla cucina
con una faccia allarmata che in qualsiasi altra occasione l'avrebbe
fatta ridere, ma che in quel momento non fece che peggiorare la
situazione.
-Joe!
-Che ha fatto
sta volta?
-Ha messo sul
suo canale una
conversazione a dir poco personale che abbiamo avuto ieri sera... No,
beh, più sta mattina, ma il concetto è quello:
era personale!
-Dai, fammi
vedere...
Louise si
sedette affianco a lei, il
mestolo pieno di sugo ancora in mano e guardò il pezzo di
video
incriminato.
-Wow...
-Wow cosa?
-Ora capisco
cosa intendevi per
personale.
-Vero? Non
è che tutti parlano di che
cosa intendono per amore al primo che passa per strada!
-No, non
intendevo quello Miranda.
Guardò
Louise senza capire dove
volesse andare a parare con quella frase.
-Voglio dire che
si capisce che è
personale perché è palese anche ai muri che sei
innamorata di lui.
Forse un pugno
nello stomaco sarebbe
stato meno doloroso, ne era quasi sicura.
-E a quanto
pare, non sono l'unica ad
averlo notato...
Louise le
indicò i commenti che
stavano comparendo a raffica sotto il video e la guardò con
uno
sguardo a dir poco commiserevole.
-Mi dispiace
tanto Miranda.
-Anche a me...
Era l'una e
mezza di notte e lei era
distesa a letto, gli occhi spalancati come due fanali, il cellulare
in mano ed una sfilza di tweet per lei da leggere. A quanto pareva,
metà del fandom di Joe l'aveva presa per un guro in fatto di
relazioni sentimentali e consigli amorosi, tanto da averle inviato
qualsiasi tipo di richiesta e Miranda si chiese come avrebbe fatto a
trovare le parole giuste per ognuna se la sua vita sentimentale, in
primis, era un vero e proprio disastro. Rispose a qualche tweet, per
lo più persone che la ringraziavano per esser stata
così sincera ed
aver aperto gli occhi a tutti i ragazzi come Joe, sinceramente
perché
non aveva la forza mentale per pensare a delle risposte degne di
quelle domande così personali. Non riusciva a togliersi
dalla mente
l'immagine di loro due distesi sul letto, talmente vicini da poter
percepire le variazioni dei loro respiri senza sfiorarsi il petto.
Scosse la testa e continuò a scorrere tra le notifiche, fino
a
quando un tweet attirò la sua attenzione. C'era uno
screenshot del
video, di quando Miranda stava cercando di spiegargli che cosa fosse
l'amore per lei senza sostanzialmente scoppiare a piangergli in
faccia o finendo per confessargli ciò che provava e quella
che
presupponeva essere una ragazza sui diciotto anni, aveva scritto
“Non
capisco come non facciate a rendervene conto... Ma forse non lo sanno
ancora neanche loro che sono innamorati”.
Fu
più forte di lei. Salvò la foto e
poi spense il telefono, lanciandolo sul comodino.
Il buio attorno
a lei accolse le sue
lacrime come un prezioso segreto che avrebbe custodito gelosamente,
assieme a quelle tre parole che non aveva il coraggio di pronunciare.
Ed eccola di
nuovo lì, di fronte al
portoncino di Waverley House con la voglia di salire pare a quella di
un gatto di fare il bagno con shampoo ed acqua gelida. Non sapeva
come avrebbe affrontato quella giornata ma sperava sul serio che Joe
non fosse in casa.
Aprì
il portone e salì le scale,
prendendo un bel respiro prima di entrare in casa.
Le tende erano
tirate, segno che in
casa ci fosse qualcuno, ma il silenzio che permeava l'atmosfera era a
dir poco surreale: Joe stava sicuramente preparando qualcosa. Si
guardò bene attorno, fece due passi lungo il corridoio e fu
una
questione di istanti, un solo piccolo rumore alle sue spalle che la
mise in guardia e l'avviso dell'inevitabile.
-Buh!!!
Joe
saltò fuori dal ripostiglio,
portandosi dietro praticamente tutto il set di moci e scope che
Miranda aveva comprato in quei mesi e l'unica reazione che
riuscì ad
ottenere fu di farla scoppiare a ridere come una pazza.
-Niente gente:
io ci rinuncio
ufficialmente. Questa ragazza non si spaventa con nulla.
-Buongiorno
anche a te Sugg.
Detto quello lo
lasciò con un palmo di
naso e si diresse a fare la solita ispezione della casa per vedere
dove servissero gli interventi più importanti, sperando
davvero
tanto che fossero il più lontano possibile da dove fosse
lui.
L'ultima cosa se sentì fu un “prima o poi ce la
farò” che
decise di ignorare.
Erano tre ore
che lo sentiva parlare da
solo dentro al suo studio, dove probabilmente stava filmando qualche
video di gaming, ma Miranda aveva cercato di tenersi impegnata anche
mentalmente con tutta la serie di pulizie che il piano terra di
Waverley House aveva richiesto.
Era intenta a
risistemare i cuscini e
le coperte sul divano, quando Joe uscì dalla stanza e si
diresse, a
passo di carica, al bancone della cucina, il pc in una mano ed il
cappello da gaming nell'altra. Li appoggiò entrambi sul
marmo nero e
si sedette su uno degli sgabelli, girandosi poi verso di lei.
-Atkin, mi serve
il tuo aiuto.
-Dimmi.
-No, devi venire
qui, perché devo
mostrarti una cosa e tu devi scegliere.
Miranda si
avvicinò guardinga, certa
che avesse qualcosa in mente, rimanendo anche ad una certa distanza.
Il fatto che poi il suo profumo la mandasse in confusione non
centrava nulla. No, no.
-Quale dei due
thumbnail metto?
Guardò
lo schermo di fronte a lei e
non vide nessuna differenza tra le due immagini in anteprima.
-Joe sono uguali.
-No, guarda
meglio...
Lo
sentì trafficare in piedi alle sue
spalle, ma soprattutto, nonostante lui si stesse tenendo lontano dal
riflesso dello schermo del Mac, non avendo fatto i conti con le mille
mila superfici riflettenti che popolavano quella cucina, vide
l'immagine piuttosto distorta di quello che lui stava facendo
sull'anta del frigorifero in acciaio.
-Joe sono
davvero uguali.
-Ne sei sicura?
Quando il cretino si
avvicinò, indossava una delle sue maschere da zombie
preferite e
Miranda si voltò a guardarlo con la faccia più
inespressiva che le
fosse mai riuscita.
-Sei serio?
Joe si tolse
lentamente la maschera ed
afferrò la telecamerina che aveva nascosto sotto il cappello
da
gaming, a cui si rivolse con tono sconfitto.
-Io gente ci
rinuncio davvero. Questa
ragazza non prende paura per nulla, non si spaventa e non rimane
senza fiato per nulla di quello che faccio. Miranda Atkin: mi
arrendo. Hai vinto tu.
Miranda sorrise
alla telecamera e pensò
a quanto in quella frase non fosse vero. Miranda prendeva paura per
tutto ciò che riguardava Joe, si spaventava per quello che
provava
per lui e soprattutto rimaneva stupita per ogni stupita cosa che
faceva. Ma non glielo poteva dire. Non doveva.
Joe rimise
giù la telecamera e la
guardò con aria triste.
-Credo che sia
la fine di un'era
questa.
Lo
guardò senza capire e Joe si
sedette scomposto sullo sgabello affianco a lei.
-Insomma: se non
riesco a spaventare
te, non c'è neanche più gusto no?
Miranda lo
osservò per un attimo e la
reale rassegnazione che gli vide dipingersi sul volto le
causò una
qualche stretta allo stomaco che l'avrebbe spinta ad abbracciarlo in
quel preciso istante. Ma non se lo permise. Fece semplicemente di
peggio.
Si
avvicinò a lui senza preavviso e,
priva di qualsiasi indecisione, gli lasciò un bacio a stampo
sulle
labbra. Durò un solo secondo ma fu come se dentro a Miranda
esplodessero un concerto di fuochi d'artificio di mille sfumature e
forme differenti. Ma come era loro natura, si spensero
immediatamente, quando la consapevolezza dell'immobilità
delle
labbra di Joe la riportò al presente.
Si
allontanò all'istante e trovò la
forza di dire solo una singola frase:
-Così
si lascia qualcuno senza fiato.
Lo
lasciò così: a fissare il vuoto
mentre lei raccoglieva le sue cose e correva fuori dal suo
appartamento, fino in strada, giù per le scale della metro,
fino al
primo treno disponibile.
Solo quando fu
seduta e le sue dita
arrivarono a sfiorarsi la bocca ancora tremante, si rese davvero
conto di quello che aveva appena fatto. Scoppiò a piangere,
mentre
un sorriso ebete le stirava le labbra.
C'erano state
volte in cui aveva
sperato di ricevere un messaggio come se ne dipendesse della sua
stessa vita. Quella volta in cui doveva capire con quanto avesse
passato gli A Levels; oppure quella in cui suo fratello era sparito
per tre giorni, tornando poi a casa come se nulla fosse, dato che si
era semplicemente addormentato nel fienile di un contadino
lì
vicino, perché completamente sbronzo e poi si era fermato ad
aiutarlo; o come quella volta in cui la sua più grande cotta
di
sempre le aveva scritto un messaggio per chiederle informazioni su un
corso extra scolastico ed aveva passato settimane nella speranza che
le riscrivesse. Aveva scoperto solo anni dopo che in realtà
lui
aveva sbagliato numero e pensava fosse quello della segreteria
studenti.
Eppure mai come
quel martedì
pomeriggio e quel mercoledì mattina Miranda si
ritrovò a
controllare il cellulare così frequentemente.
Perché almeno sperava
di scoprire se avrebbe ancora potuto lavorare per lui o se, come
credeva, avesse mandato tutto al diavolo con quel stupido bacio.
Era appena
rientrata dal turno di
pulizie del pomeriggio che faceva in un piccolo ufficio del centro e
starsene seduta in cucina di fronte ad un barattolo pieno di Nutella,
le sembrava la soluzione migliore a tutti i suoi problemi. Forse
spostare il cellulare dal suo campo visivo sarebbe stato un buon
rimedio alla sua ansia, ma davvero non riusciva a smettere di
controllare, tra una cucchiaiata e l'altra, se fossero arrivati
messaggi, chiamate o anche email.
-Se lo guardi un
altro po', lo
fonderai.
Louise
entrò in cucina e, afferrato un
cucchiaio dal cassetto, si sedette di fronte a lei, prelevando una
quintale di crema alle nocciole dal vasetto.
-Lo so, ma non
posso farci nulla.
-Posso chiederti
una cosa?
-Vai.
-Perché
l'hai baciato?
Quando Louise
decideva di voler sapere
qualcosa di certo non ci girava tanto attorno, Miranda l'aveva capito
dal loro secondo giorno di convivenza quando le aveva chiesto senza
mezzi termini per quale motivo se ne fosse andata dall'Irlanda senza
quasi un soldo in tasca. Ed anche perché fosse fissata con
il
chiudere con il tappo lo scarico del lavandino quando si lavava i
denti.
-Perché...
Miranda si
rigirò il cucchiaio con i
residui di Nutella tra le dita e si perse per un secondo a rivivere
quella scena per la millesima volta nella sua testa: lo scherzo
andato male, l'espressione rassegnata di Joe, la voglia di
abbracciarlo e la consapevolezza di non poterlo fare. E poi quelle
labbra e il bisogno di stupirlo, di fargli capire che alle volte
bastava davvero poco per rendere qualcosa speciale. Sospirò,
prima
di guardare di nuovo Louise in faccia.
-Perché
lo amo.
Una volta aveva
letto che se un albero
cadeva nel folto di una foresta dove nessuno poteva sentirlo, allora
forse non produceva nessun rumore. In quell'istante Miranda
capì che
si trattava di una gran cazzata: non aveva importanza se non c'era
nessuno ad assistere quella caduta, perché di sicuro
l'albero
l'aveva percepita, così come la terra sotto di lui e non
bastava
quello a renderlo reale? Non bastava infatti che lei fosse innamorata
di Joe, nonostante lui non lo sapesse, perché il suo
sentimento
esistesse davvero e la facesse gioire e patire e vivere allo stesso
tempo?
Louise le
sorrise e le ripassò il
barattolo di Nutella, un sorriso comprensivo sulle labbra, come a
dirle che prima o poi tutto si sarebbe sistemato. In un modo o
nell'altro.
Erano le undici
e mezza quando il suo
cellulare si illuminò per l'arrivo di un messaggio. Miranda
era già
a letto da un pezzo, così allungò la mano per
afferrarlo dal
comodino e sbloccarlo.
Trattenne il
fiato senza accorgersene.
Da Joe Idiota:
Ti
aspetto domani alle otto e mezza,
come sempre. Ho fatto un disastro sulla moquette dell'armadio e mi
serve un'esperta in materia.
Buonanotte
Atkin xx
Miranda non
rispose, ma puntò la
sveglia con una stretta allo stomaco che non provava da quando Joe le
aveva sfiorato la mano la prima volta, immersi fino al collo in un
oceano di palline colorate.
Say You
Love Me le stava
riempiendo le orecchie e Miranda avrebbe tanto voluto ringraziare la
riproduzione casuale per quella chicca adatta alla situazione. Ne
avrebbe volentieri fatto a meno, specialmente ora che era di fronte
al portoncino di Waverley House, il giubbotto già fradicio
di
pioggia e i capelli che andavano in ogni direzione a causa del vento
incattivito che sferzava dalla costa fin lì. Se quelli erano
indizi
sull'andazzo della giornata, sarebbe di certo stata una di quelle
giornate di merda che si sarebbe ricordata a vita. Il portone di
vetro di fronte a lei si aprì senza che lei usasse la chiave
ed un
uomo in giacca e cravatta, dall'aria arrabbiata, la travolse mentre
correva per entrare nell'auto che lo stava aspettando, rischiando
quasi di farla cadere. Doveva essere l'inquilino dell'altro
appartamento al secondo piano, quello che le aveva risposto malissimo
il primo giorno. Mentre saliva le scale, si perse lungo il filo dei
ricordi di come tutta quella storia fosse iniziata e si
ritrovò a
sorridere mentre apriva la porta dell'appartamento, quasi dimentica
di ciò che l'avrebbe aspettata: l'incognita Joe.
Entrò
in casa, ma trovò tutto ancora
chiuso, segno che Joe o era fuori casa oppure era ancora a dormire.
Per un solo istante rimase delusa dal non trovarselo lì ad
accoglierla, ma subito si diede dell'idiota perché
così avrebbe
guadagnato forse qualche ora per capire come gestire quella
situazione.
Aprì
le tende del salotto e recuperò,
facendo meno rumore possibile, tutto ciò che le sarebbe
potuto
servire per pulire al piano di sopra.
Quando ci
arrivò, diede una rapida
occhiata alla porta della stanza del ragazzo e la trovò
socchiusa,
un respiro pesante e regolare che si poteva intuire. Chissà
com'era
svegliarsi accanto a lui. Miranda scosse la testa e si diresse nella
cabina armadio, dove effettivamente trovò un disastro:
sembrava vi
fosse esplosa una bomba. Un bigliettino pendeva precario da una delle
mensole: era la calligrafia di Joe.
Sono
stati i Maynard.
Non
è colpa mia.
Non
so cosa sia la cosa
sulla
moquette.
Joe
x
Come
sempre non era colpa sua e Miranda optò per non chiedersi
nemmeno
che cosa fosse realmente successo lì dentro.
Indossò i guanti, si
mise su le cuffiette, schiacciò play e cominciò a
ripiegare tutte
le magliette ed i pantaloni che erano sparsi per il pavimento.
Stava
sistemando le ultime felpe sulla mensola di mezzo, quando
sentì una
canzone giungere ad altissimo volume dal piano di sotto:
evidentemente Joe si era svegliato e non era passato nemmeno a
salutarla. Forse avrebbero comunicato attraverso messaggi e post-it
per un certo periodo, magari fino a quando lui non si fosse
dimenticato dello spiacevole incidente del martedì
precedente e poi
tutto sarebbe tornato come prima. Miranda non era sicura di potercela
fare.
Di
certo, però, quella canzone le piaceva da matti,
così si tolse le
cuffiette e le rimise nelle tasche della felpa extra large che aveva
addosso, cominciando a tenere il ritmo con i fianchi, mentre
canticchiava le parole del testo.
Era così
presa dalla musica che non si accorse di avere uno spettatore fino a
quando non parlò.
-Carino
il balletto.
Miranda
si voltò di scatto e si ritrovò un Joe Sugg a
petto nudo e bermuda
di cotone grigio, appoggiato a braccia conserte allo stipite di legno
scuro della porta, i capelli appena lavati ed asciugati che stavano
scomposti sulla fronte, gli occhi brillanti che la osservavano, le
labbra sottili piegate in quel suo sorriso.
Per la
prima volta, Miranda fece fatica a rispondere. C'era qualcosa di
diverso in quella situazione. Forse era perché ora sapeva
quale
fosse la consistenza di quelle labbra o forse era perché Joe
sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso. Miranda si accorse
solo di sfuggita che la canzone era ripartita di nuovo,
perché si
perse nella contemplazione delle mani di Joe che si infilavano tra i
capelli per tentare di ordinarli.
-Gra...
Grazie.
Che
diamine le stava succedendo?
Si
guardò attorno alla ricerca di qualcosa da fare, ma i suoi
arti
pareva non avessero alcuna voglia di collaborare, così se ne
rimase
lì immobile anche quando Joe fece due passi all'interno
della cabina
armadio, giusto nella sua direzione, senza smettere di guardarla un
solo istante.
-Hai
presente quando hai detto che dovrei cercarmi una ragazza che non
cerchi una routine, che non voglia un supereroe ma qualcuno da
baciare quando ha bisogno di certezze... Qualcuno che abbia il
coraggio di dirmi quando sbaglio e la voglia di sbagliare con me?
-Hai una
buona memoria...
-Per le
cose che mi interessano, sì.
Che
stava cercando di dirle con quel discorso? Voleva comunicarle il
fatto di aver trovato la persona giusta per lui, che rispecchiava
tutte quelle caratteristiche, perché se doveva farlo senza
indossare
neanche una maglietta, Miranda l'avrebbe trovato davvero scorretto.
Joe fece
altri due passi verso di lei e Miranda se lo trovò a meno di
venti
centimetri da lei, le mani che prudevano per poterlo sfiorare.
Sarebbe impazzita a breve, ne era consapevole.
-Beh...
Bene.
-Ma sai
di che cosa mi sono reso conto?
-Cosa?
-Che
voglio davvero qualcosa del genere.
Un altro
passo verso di lei e Miranda fu circondata dal suo profumo di pulito,
con un accenno di menta, che le mandò in tilt il cervello,
non fosse
stato per quelle iridi verdi come il mare in tempesta che
continuavano a tenerla ancorata a loro.
-E sai
di cos'altro mi sono reso conto?
Quella
volta riuscì soltanto a scuotere la testa per dire che non
ne aveva
la più pallida idea, dato che ormai non sapeva nemmeno se
quello
fosse un sogno o la realtà e quale fosse il suo nome.
-Che ce
l'ho avuto davanti a me per tutto questo tempo.
E detto
questo, Joe colmò la distanza minima che li separava ed
appoggiò le
sue labbra su quelle di Miranda.
Resto
di sasso per un singolo istante, in cui valutò di essere
impazzita,
ma poi il suo corpo e tutto il desiderio che aveva contenuto per
tutto quel tempo, risposero per lei, portandola a schiudere
leggermente le labbra. Joe portò una mano sulla sua guancia,
carezzandone gentilmente la morbidezza con il pollice, mentre con
l'altro braccio le cingeva i fianchi. Miranda, ormai sicura che
quello non fosse un sogno, ma la realtà tangibile della sua
vita,
immerse le mani dentro i capelli del ragazzo e lo senti protestare
debolmente contro la sua bocca, per poi stringerla ancora
più forte.
C'erano stati momenti, in quei due mesi, in cui aveva creduto che mai
un ragazzo come Joe potesse anche solo vederla in una maniera diversa
da quella in cui lei stessa si vedeva: una ragazza in fuga, nascosta
dietro una poderosa muraglia di sarcasmo, alla disperata ricerca di
un amore semplice. Ma alla fine, Joe si era reso conto per entrambi
che nessuno dei due voleva un supereroe al proprio fianco, ma solo
qualcuno da baciare quando avessero voluto una prova dell'unica
certezza di cui avessero davvero bisogno. Un po' come stavano facendo
in quel momento nella cabina armadio di Waverley House, dove una
macchia di inchiostro non sarebbe mai venuta via dalla moquette
bianca, nonostante tutte le ore perse di Miranda a cercare di
pulirla. E sarebbero state davvero tante.
Hi
sweethearts!
Diciamo che c'ho
messo un pochino più di una settimana per aggiornare causa
la vita che ne ha sempre una ^^ Ad ogni modo, vi lascio con questi Joe
e Miranda che finalmente cominciano a parlarsi davvero e lasciare un
pochino da parte il sarcasmo, facendo spazio a qualcosa che
è semplicemente così.
Vorrei davvero
sapere cosa ne pensate di questa storia, perché per me
è stata proprio un'esigenza scriverla per riuscire a
sorpassare un blocco dello scrittore da chilo. In ogni caso vorrei
ringraziarvi per averla letta: GRAZIE davvero **
P.S. Potrebbe
arrivare qualche altra storia sul suddetto Joe, causa innumerevoli idee
che lui stesso fornisce con tutti i suoi vlog **
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