capitolo
54 – Possibilità
«No.
No, non può, non deve. Pitch è… Non
è vero» soffia Katherine,
strattonando ciocche di capelli fra le dita.
Akh
la guarda con tristezza, chiedendosi se sia stato corretto parlarle
di come stanno realmente le cose.
«Lo
è, purtroppo» mormora, quasi augurandosi che lei
non lo abbia
udito.
I
suoi occhi verdi si sollevano su di lui, liquidi, e lo fissano a
lungo e con insistenza.
«Lui…
lo sa?».
Di
nuovo Akh sospira, avvertendo lo sconforto espandersi rapidamente.
«Sì,
lui lo sa. Ne abbiamo discusso all’inizio, prima di ogni
altra
cosa».
Lei
lo guarda ancora, incredula. «E non… non gli
importa?».
«Beh,
sospetto di sì, in realtà. Ma è un
tipo parecchio ostinato, non so
se tu l’abbia notato» ironizza con un po’
di fatica. «Non che
sia possibile impedire che accada, tuttavia il processo potrebbe
essere rallentato semplicemente evitando di sfruttare direttamente la
Luce. E, ciò nonostante, neppure questa opzione
verrà presa in
considerazione».
«Perché?»
chiede Katherine, con un’evidente nota di disperazione nella
voce.
«Perché,
e a essere sincero avevo creduto che tu l’avessi capito, lui
ha
intenzione di estirpare definitivamente le Ombre da questo pianeta. E
purtroppo, per fare ciò, temo gli sarà necessario
ogni grammo di
energia che riuscirà a estrarre dalla Luce che risiede
attualmente
dentro di lui».
«Non
è giusto» geme Katherine.
«Perché? Perché lui? Perché
non
qualche altro spirito normale?».
«Perché
lui ha le conoscenze per farlo. Potrei anche provarci io stesso, ma
non servirebbe a molto; non è mai realmente servito, non le
conosco
a sufficienza e tutto il mio potere non basterebbe comunque allo
scopo. Lui invece lo può fare; sa come, conosce
ciò contro cui
combatte, e questo gli fornisce un enorme vantaggio».
«Non
importa! È comunque sbagliato» si impunta
Katherine.
Akh
aggrotta le sopracciglia, interdetto. «Non capisco. Che cosa
è
sbagliato?».
«Che
deve farlo. Quelle cose gli hanno fatto del male e… lo
faranno di
nuovo. Lui non lo merita».
«Hai
ragione. Purtroppo non ci sono molte alternative».
«Sì
invece!» esclama Katherine. «Dobbiamo fermarlo.
Dobbiamo…
convincerlo a non farlo».
«Ah
sì?» domanda ironico. «E sentiamo, come
conti di riuscirci?».
«Pa-parlandoci?»
propone Katherine, dubbiosa.
Akh
solleva gli occhi al cielo. «Sicuro! Perché non ci
ho pensato
prima? Lo prendiamo da parte, gli facciamo un bel discorsetto ed
è
tutto sistemato. Facile, no?» sbotta, sarcastico.
«Non
sei divertente» sibila Katherine, arrabbiata.
«Non
era affatto mia intenzione esserlo» ribatte cocciutamente
Akh,
imbronciandosi subito dopo e chiedendosi chi dei due, in fin dei
conti, sia il bambino.
Katherine
è raggomitolata su sé stessa, intenta a
prosciugare le sue scorte
di lacrime, e Akh, giusto per aggiungere ulteriori pesi a quelli
attuali, si sente dannatamente in colpa per averle parlato in modo
tanto brusco e con ben poco tatto.
«Perdonami»
tenta. «Non avrei dovuto perdere la pazienza in quel
modo».
Katherine
solleva lo sguardo annacquato su di lui e, fra un singulto e
l’altro,
borbotta «Non piango per quello. Non sono mica una bimbetta
stupida,
io».
Akh
reclina il capo di lato e la scruta interdetto. Poi ha
un’illuminazione (perché pare che, dopo tutto,
anche gli spiriti
della Luce possano averne).
«Piangi
per Pitch?».
«Sì»
soffia, mordendosi furiosamente il labbro inferiore e tentando di
smettere di piagnucolare.
«Beh,
mi dispiace comunque. Probabilmente lui non avrebbe desiderato che tu
ne venissi a conoscenza».
«Forse
no» conviene. «Ma preferisco così. Mi
piace conoscere le cose, è
meglio che cercare al buio senza sapere bene dove andare».
Akh,
suo malgrado, abbozza un’idea di sorriso.
«Sei
piuttosto saggia, per essere una bambina di soli sette anni»
ammette
con una certa ammirazione.
«Già»
mormora tristemente, voltandosi a osservare il suo Pitch che riposa.
«Credo
dovresti stare con lui, adesso» propone Akh. «La
tua presenza lo fa
stare meglio».
Katherine
torna su di lui e lo fissa interdetta. «Sul serio? E
come?».
«Non
ne sono certo, non l’ho ben capito. Però ho notato
che averti
accanto sembra acquietare la Luce ed equilibrare il suo nucleo. Prova
a stringergli la mano e osserva ciò che accade».
Katherine
annuisce e si inerpica sul letto, seguendo il consiglio di Akh alla
lettera. Gentilmente, raccoglie una mano di Pitch fra le sue e posa
gli occhi ansiosi sul viso tirato dello spirito. Con sua enorme
sorpresa, poco dopo nota i suoi lineamenti distendersi lentamente
fino a che la sua espressione non torna serena e stranamente
riposata.
«Wow»
mormora piano.
«Già»
sorride Akh, decidendo di lasciare un po’ da soli quei due e
di
svolazzarsene liberamente per il cielo già tinto di sera.
"Non
c’è problema così terribile a cui non
si possa aggiungere un po’
di senso di colpa per renderlo ancora peggiore." (Bill
Watterson)
*
* * * * * * * * * * * * *
"Qualsiasi
cosa incrinata andrà in frantumi con un semplice tocco."
(Ovidio)
|