Thecursedchild6
Capitolo
6
Bellatrix lesse la pergamena due volte e le parole
continuarono a fiammeggiarle davanti agli occhi anche una volta che
l'ebbe abbassata, così sfoderò la bacchetta e la ridusse in
coriandoli. Il gufo che gliel'aveva consegnata si salvò riparandosi
dietro al vetro dell'altissima finestra decorata del salone
principale di Villa Malfoy.
La strega colse con la coda dell'occhio la figura di un
uomo che si avvicinava cautamente.
“Brutte notizie?” le domandò Lucius, la fronte nuda
che si increspava e lo sguardo circospetto.
“Il dannato Cappello Parlante,” sibilò lei, il
petto se si gonfiava visibilmente ad ogni respiro. “Lo hanno
Incantato, è un complotto ordito dall'Ordine della Fenice!”
Lucius seguiva con lo sguardo i movimenti del pugno
armato della cognata, tenendosi pronto. La conosceva bene e sapeva
quanto potesse diventare pericolosa.
“Quindi Delphi non è Serpeverde,” intuì, la voce
incolore. “Com'è possibile?”
“Te l'ho appena detto com'è possibile!” lo aggredì
lei. Non gli conveniva provocarla, soprattutto ora che non c'era
Cissy a difenderlo.
L'uomo indietreggiò di un passo con un'espressione che
voleva essere affabile ma che a lei sembrò solo viscida.
“Sicuramente la tua può essere una spiegazione,
ma...” tentò di blandirla.
“Ma tu non credi che sia quella giusta, perciò,
Lucius, pensi che il figlio del Signore Oscuro possa davvero essere
destinato a Tassorosso?”
Il poco colore sul viso dell'uomo svanì, sostituito da
un pallore verdastro.
“Io... io non... Non pensavo fosse andata così male!”
balbettò costernato.
Ugriz piombò correndo nel salone e incespicò sulle
parole per la fretta di parlare.
“Cosa vuoi?” tuonò Lucius. Alzò il bastone da
passeggio e fece per colpirlo, ma la mano di una donna lo intercettò
prima che potesse abbatterlo sul testone calvo della creatura.
“Oh, non di
nuovo, non ora!”
gemette il mago e Bellatrix distolse lo sguardo dal mucchietto
di cenere che sgretolava sotto i tacchi.
Ninfadora Tonks, l'Auror che più spesso le faceva
visita per controllare che non stesse violando gli arresti
domiciliari, le sorrise. Un giovane Auror si fece piccolo dietro le
spalle della donna, quando incrociò gli occhi di Bellatrix.
“Qual è il problema?” domandò la sgualdrina del
lupo mannaro con la solita impertinenza.
Bellatrix scansò il cognato e la fronteggiò.
“Taci, tu dovresti essere morta!”
“Bellatrix...” mormorò Lucius.
La strega raccolse tutto l'autocontrollo di cui
disponeva e provò un dolore fisico quando ingoiò la rabbia, un
boccone che la artigliò all'esofago. Il sapore ferruginoso del
sangue le salì dalla gola.
“Sono reclusa da undici anni. Undici. Chiedo il
permesso di recarmi a Hogwarts,” pronunciò con voce metallica, il
viso ridotto a una maschera.
Il sorriso dell'Auror si trasformò in un ghigno.
“Forse sarebbe stato meglio chiedermelo prima
di ricordarmi che sei ancora dispiaciuta per non essere riuscita a
uccidermi, perché la dice lunga sul tuo recupero... ”
Bellatrix tirò un profondo respiro.
“Devo vedere mio figlio. Prometto che non farò del
male a nessuno.”
L'espressione di Tonks si fece più gentile.
“Cosa gli è successo?” domandò, cambiando
completamente tono.
“Tassorosso,” sibilò a voce bassissima la donna.
Mancò poco che l'Auror scoppiasse a ridere.
“Ha fatto peggio di Sirius!” si fece beffe di lei.
“È un affronto!” perse il controllo Bellatrix. “Lo
hanno Smistato a Tassorosso perché lo temono e vogliono renderlo un
mediocre!”
“Io sono Tassorosso,” osservò divertita Tonks.
Bellatrix indugiò sulle mani mutilate dell'Auror.
“Non fatico a crederlo.”
L'altra non se la prese.
“Remus è Vicepreside. Non c'è nessun complotto, te
l'assicuro.”
Bellatrix si volse come una furia verso il cognato.
“Il lupo mannaro è Vicepreside? Me lo avete tenuto
nascosto! Ritirerò immediatamente Delphi da Hogwarts e lo istruirò
io, a casa.”
“Bella...”
“È un tuo diritto, ma non sarà visto di buon occhio
dal Ministero,” l'avvertì Tonks.
“Delphi si opporrà,” le diede man forte Lucius.
“Inoltre pensa alle ripercussioni su tutti noi.”
“In che mondo crescerà mio figlio...” gemette
Bellatrix.
“In un mondo migliore e sarà una persona migliore di
te.”
Bellatrix rimise mano alla bacchetta, imitata subito da
Tonks. Il collega saettò lo sguardo per la stanza, indeciso se
fuggire o spalleggiare la compagna.
“Rincominciamo da dove eravamo state interrotte,”
propose Bellatrix, sentendosi di nuovo viva come non le capitava da
molto tempo. Anche l'Auror lo voleva, oh, se lo voleva!
'Cedi ai tuoi istinti!' pensò Bellatrix e le sue
labbra si curvarono in un ghigno famelico quando l'altra ordinò al
subalterno di farsi da parte.
Duellarono in un silenzio teso, spezzato solo dai loro
passi che echeggiavano nel salone.
Bellatrix esplose contro l'avversaria una sequenza di
potenti incantesimi che l'altra parò facilmente, rispondendo poi con
maledizioni pressoché innocue, ma grazie alle quali guadagnò
terreno, costringendola spalle al muro. Bellatrix fu costretta a
ripiegare dall'attacco alla difesa.
La strega più giovane era molto migliorata rispetto a
undici anni prima e non c'era da stupirsene, aveva trascorso quel
lungo periodo di tempo lavorando come Auror, mentre lei appassiva
nella dimora della sorella.
Bellatrix fece per colpire Tonks con un Recido per
pareggiarle il numero delle dita delle mani ma fu investita da una
violenta quanto inaspettata folata di vento, che le strappò di mano
la bacchetta.
Il sospiro di sollievo di Lucius decretò la fine del
duello.
Bellatrix aveva le lacrime agli occhi per l'umiliazione
subita.
“Come mi avete ridotta...” gemette, rovesciando il
mobilio della stanza con uno scoppio di magia involontaria. Era fuori
allenamento, ma restava una strega potentissima, una delle migliori
in assoluto e la sua avversaria lo sapeva bene. Solo ora si accorgeva
di quanto pallida fosse Tonks e della stretta spasmodica delle dita
che le restavano attorno alla bacchetta.
“Sei terrorizzata,” sussurrò Bellatrix.
L'Auror abbassò la mano armata ma non lo sguardo.
“È stato poco professionale da parte mia,” mormorò.
“Non accadrà più.”
Bellatrix fu investita da un'ondata di disprezzo.
“Tassorosso,” fece, disgustata.
***
Remus entrò soprappensiero nell'aula insegnanti.
All'inizio dell'anno scolastico aveva accettato il posto di
Vicepreside solo perché era ciò che Teddy desiderava che facesse.
Non si sarebbe esposto tanto, se non fosse stato per lei... era il
primo giorno del suo nuovo incarico ma già capiva che le era
debitore. Aveva soffocato le proprie ambizioni per una vita intera e
ora che aveva trovato il coraggio di cedervi sentiva che il ruolo di
responsabilità, nonostante lo spaventasse, avrebbe portato a
qualcosa di buono. Lo Smistamento di Teddy non lo aveva sorpreso, era
certo che sarebbe stata Serpeverde e, nonostante i pregiudizi
assorbiti nei suoi anni a Hogwarts come Grifondoro, sapeva che quella
Casa l'avrebbe aiutata a diventare una grande strega, che era quello
che si era augurato fin dal giorno della sua nascita. Cercava di non
pensare a quello che sarebbe potuto andare storto, doveva essere
positivo e l'avrebbe tenuta d'occhio come aveva promesso a Tonks.
L'inizio non era stato dei migliori, col litigio con il piccolo
Lestrange, proprio colui che avrebbe preferito che la figlia non
frequentasse affatto e ora erano rinchiusi assieme nell'ufficio di
Gazza.
Remus si chiese come fossero andate le cose tra i due
bambini, forse Delphini l'aveva offesa a causa sua? Bellatrix non
aveva certo dimenticato l'onta di avere nella propria famiglia un
lupo mannaro.
Si chiese se Delphini Lestrange fosse talentuoso quanto
Teddy, poco probabile ma non impossibile, considerando le capacità
della madre.
Remus attraversò la lunga stanza rivestita di legno
senza guardare dove metteva i piedi e finì con l'inciampare in una
delle poche sedie spaiate che non erano occupate da qualche collega.
Nessuno ci fece caso e quando ebbe ripreso l'equilibrio
notò Narcissa Malfoy immobile davanti all'armadio dove, diversi anni
prima, Remus aveva improvvisato la sua lezione sui Mollicci. Comprese
subito che non erano stati i colleghi a emarginarla, quella di
isolarsi era stata una scelta di Narcissa: sentiva di non essere la
benvenuta.
Remus, dispiaciuto, le si avvicinò cautamente.
“Ricordo il mio primo giorno a Hogwarts...”
approcciò in tono gentile.
Narcissa sussultò, ma si riprese immediatamente, una
lieve smorfia sul volto grazioso comunicò più di mille parole: come
osava il mostro rivolgersi a lei?
Remus scrollò mentalmente le spalle, non sarebbe
fuggito avvalorando i suoi preconcetti. Voleva solo aiutarla.
“A undici anni eri già un licantropo,” dedusse la
donna, sottintendendo lo sconcerto per la sua ammissione alla scuola
di magia.
“Intendevo dire il mio primo giorno come insegnante,”
le spiegò, abbozzando un sorriso.
Assorbiti com'erano dal difficile approccio, le
conversazioni degli altri insegnanti li sfioravano appena e non si
accorsero che alcuni li osservavano incuriositi.
La manona che si abbatté sulla spalla di Remus quasi lo
spaccò in due.
“Ehi, Remus! Ma Teddy non ha preso proprio niente da
te?” gli domandò Hagrid con gli occhietti scuri luccicanti di
aspettativa.
Remus avvertì un vuoto allo stomaco, si guardò attorno
e indugiò su Narcissa, che sostenne il suo sguardo. Stava pensando
al nipote rinchiuso assieme a Teddy, un riflesso di quello che aveva
preoccupato Remus stesso solo qualche minuto prima.
“No, non ha preso proprio niente da me,” disse,
alzando la voce. “Non voglio che girino voci tra gli studenti, per
favore. Teddy è una bambina normale... completamente sana.”
“Oh,” esclamò deluso Hagrid.
Quando l'attenzione generale sembrò essersi spostata
altrove, Remus domandò a Narcissa:
“Come prenderà lo Smistamento, tua sorella?”
La donna lo studiò prima di rispondere, probabilmente
si chiedeva dove volesse andare a parare e per un attimo Remus pensò
che gli avrebbe detto che non lo riguardava, invece si limitò a
ignorarlo.
Prese un profondo respiro e lo scostò, posizionandosi a
capotavola, i pugni stretti sul piano di legno consunto:
“Lupin ha pubblicamente difeso la figlia, anche io ho
il diritto di difendere mio nipote,” disse, lo sguardo diretto alla
preside, che aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza. “Le
voci che girano su Delphi sono false, ve ne renderete conto. Il
Signore Oscuro non è suo padre e Delphi è un normale mago di
undici anni. Non aspettatevi che parli Serpentese o altro.”
“Da piccolina Teddy Lupin parlava Serpentese!”
esclamò candidamente Hagrid. “Lo sa ancora fare, Remus?”
Remus avvampò, gli unici a non essere sbalorditi erano
i suoi colleghi che già sapevano della particolarità di Teddy:
Minerva e Hagrid stesso. Neville attirò la sua attenzione e gli
sorrise.
“Non lo so,” mentì, odiandosi per l'incapacità di
accettare il potere della figlia per paura di quello che avrebbero
potuto pensare di lei.
Minerva osservò alternativamente lui e Narcissa, soffermandosi alla fine sulla strega.
"Molto bene. Narcissa, Lupin e Lestrange sconteranno la loro punizione assieme a te, raggiungili nel tuo studio."
Prima di lasciare la stanza, Narcissa lanciò un'ultima occhiata a Remus, un'occhiata che non fu in grado di interpretare.
Ehilà. Mi spiace di avervi fatto aspettare tanto per questo
aggiornamento che, tra l'altro, non ha fatto progredire di molto la
storia. Purtroppo ho problemi col pc e il correttore ortografico di
Open Office mi ha abbandonata. Ho già pronto un altro capitolo
ma sarà zeppo d'errori, sono troppo distratta per rinunciare al
correttore, aiuto XD
Vi ringrazio per la pazienza,
Fri
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