ReggaeFamily
Capitolo
30
“Ragazzi,
sono le undici!” fece notare Cathleen.
“E
allora?” ribatté Ben in tono indifferente.
“E
quindi niente, era per dire...”
Cathleen,
Lisa, Ben, Lionel, Alex, Tiffany e Marta si trovavano nella stanza
106, lasciata libera come al solito da Alice che trascorreva le
serate con le sue amiche. Ognuno aveva occupato un punto diverso
della camera: Cathleen, Lionel, Alex e Marta erano sdraiati sul
tappeto, mentre Tiffany si era impossessata del letto di sua sorella
e Ben e Lisa si dividevano una delle due poltroncine. Erano giunti in
questa posizione dopo una lotta giocosa a base di spintoni e assalti
che aveva coinvolto tutti, compresi i cuscini che in quel momento
erano sparsi per il pavimento. I ragazzi avevano riso così
tanto, contagiandosi a vicenda, che ci era voluto quasi un quarto
d'ora prima che si riprendessero del tutto; ancora erano accaldati e
qualcuno respirava profondamente per cercare di placare gli ultimi
residui di fiatone.
“In
genere a che ora andate a letto?” domandò Marta,
giocando distrattamente con una ciocca di capelli del suo migliore
amico. Era sdraiata su un fianco e Lionel, che si trovava nella sua
stessa posizione, la abbracciava da dietro.
“Dipende”
biascicò Alex, che era sdraiato supino a pochi centimetri da
Cathleen. Improvvisamente allungò una mano e trascinò
la ragazza più vicino a sé, per poi posare la testa
all'altezza del suo stomaco come fosse un cuscino.
“Così
mi farai vomitare tutta la cena” si lamentò debolmente
lei, senza la reale intenzione di respingerlo.
Stavano
vivendo uno di quei momenti magici in cui ogni conflitto viene messo
da parte per lasciare spazio a un'unione che contagiava tutti. Anche
chi generalmente non si conosceva e non si frequentava più di
tanto si poteva abbracciare e coccolare senza malizia, senza dar
fastidio.
Tiffany
cominciò a ridacchiare, sempre più forte, fino a
contagiare gli altri. Nessuno sapeva il motivo, ma ridevano e non
riuscivano a fermarsi.
“Mi
è tornato in mente... quando prima Marta è volata a
testa in giù nella poltrona... oddio!” riuscì a
formulare dopo un po' la bionda tra le risate.
Si
riferiva a un avvenimento capitato durante la lotta di poco prima:
Alex aveva spinto Marta verso una poltroncina e lei ci era caduta di
testa e con le gambe all'aria. La scena era stata talmente comica che
qualcuno, compresa Tiffany, si era lasciato andare a terra per
rotolarsi dalle risate.
Proprio
lei, in quel momento, compì un movimento troppo brusco e cadde
dal letto, quasi addosso ad Alex; questo generò altre risa e
le finte proteste del ragazzo, che tentò di scatenare una
nuova battaglia facendo il solletico a Tiffany.
“Alex,
il mio stomaco!” esclamò Cathleen, spingendolo via.
“Okay,
volete la guerra? E guerra sia!” affermò Ben, saltando
giù dal divanetto all'assalto di Lionel e Marta. I due
cominciarono a rotolare sul pavimento per sfuggire all'attacco e si
trovarono ancora una volta molto vicini: Marta si trovava quasi sopra
di lui.
Nonostante
la gran confusione generale, questo particolare non sfuggì a
Cathleen. Non si seppe spiegare bene perché, ma l'immagine che
si ritrovava davanti agli occhi le dava fastidio e sentiva l'impulso
di intervenire per allontanare i due.
Aggrottò
la fronte, sorpresa da se stessa. Lei non era mai stata gelosa delle
altre amicizie di Lionel, anzi, trovava Marta molto simpatica ed era
consapevole che i due avevano un rapporto speciale.
Tuttavia,
dopo qualche secondo di esitazione, anche lei partì
all'attacco e riuscì a coinvolgere Lionel in un duello.
“Oh,
ma mi sentite o no?” Il grido di Alice interruppe tutte le
attività e i sette ragazzi portarono la loro attenzione su di
lei. Era entrata nella stanza qualche secondo prima e aveva cercato
invano di comunicare qualcosa.
“Angel
ha chiesto di voi” annunciò con uno sbuffo.
“Angel?”
domandò Tiffany, sorpresa.
“I
suoi compagni l'hanno di nuovo buttato fuori dalla stanza. In realtà
se n'è andato lui perché quei due a quanto pare
dovevano spassarsela con qualche tizia. Io l'ho trovato seduto in una
rampa di scale.”
“Ma
Angel, quello che ho conosciuto questo pomeriggio?” s'informò
Marta, lanciando un'occhiata a Tiffany. Lei, in tutta risposta,
annuì.
“Digli
di entrare, lo accogliamo a braccia aperte!” esclamò
Lisa, dopo un'occhiata complice con Cathleen.
Alice
lasciò la stanza senza nemmeno premurarsi di salutare e poco
dopo il ragazzo biondo fece il suo ingresso con passo incerto. “Ciao
a tutti... disturbo?”
“Ehi
Angel, quanto tempo senza vederci!” scherzò Marta con un
sorriso, rammentando il momento in cui si erano augurati la
buonanotte, subito dopo cena.
“Togliti
le scarpe e mettiti comodo: da questo momento in poi sei a casa tua!”
lo accolse calorosamente Cathleen, accennando con la mano a una parte
del tappeto libera.
Angel
tentennò e fu tentato di chiedere se fossero davvero sicuri di
ciò che gli stavano dicendo, ma dopo aver incrociato gli
sguardi benevoli e incoraggianti della maggior parte dei presenti
decise di eseguire l'ordine.
Nel
frattempo l'atmosfera allegra si era nuovamente propagata per la
stanza grazie alle chiacchiere e alle risate.
“Allora
fratello, non hai preso parte al simpatico gioco in camera tua? Se
c'è uno spazio libero, posso sempre accomodarmi io!”
ironizzò Alex con un sorriso malizioso, osservando Angel dalla
sua posizione supina.
“Vai
pure, non erano male quelle che hanno scelto!” ribatté
lui facendo spallucce e accennando un sorriso divertito.
“Oddio
Alex, che schifo, tu saresti capace di andarci davvero!”
commentò Lisa con una smorfia disgustata, dando qualche
piccolo calcio al suo braccio.
“Vabbè,
se è per questo anche tu ci andresti, ma io non ti giudico”
la punzecchiò lui, scatenando una risatina generale.
Lisa
avvampò, poi strillò: “Adesso ti faccio vedere io
dove ti mando se non chiudi il becco!” e si tuffò dal
divanetto per poterlo prendere d'assalto.
All'altra
estremità del tappeto, Cathleen si era avvicinata a Lionel e
Marta: i due erano seduti uno di fronte all'altra a gambe incrociate,
sicuramente stavano parlando di qualcosa che solo loro potevano
capire e ridevano come matti.
“Cavaliere,
vieni qui! Non mi hai raccontato niente di questo pomeriggio!”
esclamò la bionda, tirandogli una ciocca di capelli.
“Brava
Cat, prenditelo pure, vaneggia troppo per i miei gusti” tagliò
corto Marta con un occhiolino al suo amico, alzandosi e lasciandoli
soli.
“Senti
chi parla! Da quando ti conosco non hai mai detto qualcosa di
sensato!” ribatté Lionel fintamente offeso, cercando di
farle lo sgambetto mentre andava via. Lei, in tutta risposta, gli
mostrò il dito medio.
“Com'è
stato andare a cavallo?” domandò Cathleen, stringendo
Lionel tra le braccia e obbligandolo a poggiare la testa sulla sua
spalla.
“Aiuto,
mi hai rapito!” scherzò lui, ricambiando il gesto della
sua amica.
Non
gli sembrava vero: lei lo aveva sorpreso con quel gesto così
affettuoso e avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, ma
era consapevole che non si doveva illudere perché il
comportamento di Cathleen era dettato solo da un grande affetto nei
suoi confronti.
“Dai,
raccontami!” lo incitò lei, curiosa.
“Sicuramente
piacerebbe anche a te. Poi non so... è bellissimo, libera la
testa da ogni pensiero! Penso che continuerò ad andarci anche
oltre questo mese di lezioni che mi avete regalato, devo chiedere ai
miei.”
“Sono
contentissima, hai trovato qualcosa che ti piace!”
Cathleen
in realtà era divorata dai sensi di colpa: di certo lei aveva
a disposizione molto più tempo di Marta per stare con Lionel,
ma nonostante ciò glielo aveva portato via. Si era comportata
davvero da stronza, ne era consapevole, ma vedere il suo amico così
vicino a un'altra ragazza le provocava una strana sensazione di
disagio. Non sapeva cosa le stesse capitando, ma come suo solito non
riusciva a controllare le sue emozione e agiva d'istinto.
L'impulsività era un tratto che la caratterizzava, anche se
non lo dava sempre a vedere come sua sorella.
Intanto
Marta aveva colto la palla al balzo per precipitarsi da Angel: aveva
notato che ormai da qualche minuto stava a guardare cosa gli capitava
intorno senza sapere bene come muoversi. Nonostante l'avesse
conosciuto solo quel pomeriggio, sapeva di avere a che fare con una
persona speciale e simpatica e voleva aiutarlo a far emergere questo
lato di lui, così che anche gli altri lo potessero conoscere
per quello che era davvero.
“Angel,
ma davvero volevi dormire sulle scale? Se me l'avessi detto, ti avrei
ospitato nella mia camera! Pensa che per questi giorni mi hanno dato
una stanza inutilizzata che ha tre letti!” lo intercettò,
sedendosi accanto a lui e attirando la sua attenzione tirandogli una
manica.
“Non
sapevo dove trovarti.”
“Dopo
ti do il mio numero, così se ricapita una cosa del genere me
lo dici e ti aiuto!” propose la ragazza, circondandogli le
spalle con un braccio.
Angel
fu davvero sorpreso da quel gesto e sobbalzò
impercettibilmente, sperando che Marta non se ne accorgesse. Non gli
era mai capitato che una ragazza mostrasse tanto interesse nei suoi
confronti e che addirittura instaurasse un contatto fisico di quel
tipo con lui.
“Ma
se tu dopodomani devi ripartire!” esclamò con una
smorfia divertita e perplessa allo stesso tempo.
“Ah
sì... ehm... vabbè, almeno se devi dormire sulle scale
ti faccio compagnia!”
I
due scoppiarono a ridere contemporaneamente e lui la prese in giro
per un po'.
“Ehi
pischello, vedi di portare rispetto!” rispose lei tra le
risate.
“Ehi
sorella, stai parlando con me?” Angel pronunciò quelle
parole con quel tono minaccioso tipico dei film d'azione e mettendo
su un'espressione teatralmente seria.
Marta
non riusciva più a smettere di ridere. “No, vabbè,
sei troppo gangster!”
“Hollywood
aspetta solo me!” proclamò lui in tono solenne, per poi
scoppiare nuovamente a ridere senza contegno.
Lei,
presa dall'entusiasmo, si lasciò cadere addosso a lui e lo
buttò praticamente a terra. Così la battaglia si
scatenò inevitabilmente tra i due, coinvolgendo presto anche
Lionel e Cathleen. I quattro fuggivano e si rincorrevano per la
stanza, gridando come pazzi e ridendo fino alle lacrime.
Ben,
Lisa, Alex e Tiffany, appollaiati tutti sul letto di Cathleen, si
lanciavano occhiate interrogative. Non avevano mai visto Angel così
a suo agio, così divertito, e mai avrebbero potuto pensare che
potesse essere un ragazzo così energico e simpatico. Si
sentivano i testimoni di un miracolo e sapevano che l'artefice di
tutto ciò era Marta. Ma del resto quella ragazza era in grado
di trasmettere un'allegria e un entusiasmo irresistibili, da quando
era arrivata al campus era come se anche tutti loro si fossero
risvegliati all'improvviso da uno strano letargo.
La
loro personale e piccola festa andò avanti fino all'una e
mezza, quando i ragazzi furono così stanchi da non ricordarsi
quasi il tragitto per arrivare alle proprie camere. Risero,
chiacchierarono, scherzarono e si rincorsero a lungo, beccandosi le
lamentele dei vicini di stanza che minacciavano di dirlo alla
responsabile del dormitorio, ma si divertirono un mondo tutti
assieme. Perfino Angel, dopo essere finalmente riuscito a rompere il
ghiaccio, era ormai parte del gruppo.
“Io
devo andare a rivendicare il mio letto” biascicò Angel
con uno sbadiglio mentre recuperava le sue scarpe.
“Lascia
in pace i tuoi compagni schifosi, ti ho già detto che in
camera mia ci sono tre letti!” gli ricordò Marta con un
sorriso.
“Ma
sei sicura? E se rifiutassi?”
“Non
accetto un rifiuto. Hai la tua roba, no?”
“Sì,
è tutto nello zaino.”
“Ecco,
allora andiamo!”
Dopo
i saluti e gli auguri di buonanotte, Marta condusse Angel al terzo
piano, in camera sua. Entrambi stentavano a tenersi in equilibrio per
via del sonno, ma ancora ridacchiavano e commentavano aneddoti di
quella serata.
“Ecco
la mia stanza! Non è magnifica?” annunciò lei,
spalancando la porta e accendendo la luce.
La
stanza era molto simile a quella di Cathleen e Lisa; l'unica
differenza stava nella lunga tenda verde chiaro che separava
l'ingresso dalla vera e propria camera da letto. Sulla parete opposta
alla finestra stazionava un letto singolo, mentre lungo quella
opposta alla tenda era addossato un letto a castello. Nell'angolo tra
i due era posizionato un tavolino senza cassetti che fungeva da
comodino.
“E
poi lì c'è il bagno. Vai pure a cambiarti, io intanto
cerco la mia roba.”
Angel
entrò nel piccolo ambiente senza proferire parola, ma in
realtà sentiva un profondo imbarazzo a stare in quella camera.
Lui non aveva problemi, ma non voleva arrecare disturbo a Marta e
invadere i suoi spazi.
Dopo
essersi messo in pigiama, si guardò allo specchio e avvampò
alla sola idea di farsi vedere vestito in quel modo dalla sua nuova
amica. Ma doveva comunque uscire dal bagno per permettere anche a lei
di cambiarsi.
“Okay,
hai finito? Scegli pure un letto e accomodati, io ci metto un
secondo!” disse lei con uno sbadiglio, dirigendosi verso il
bagno con un pigiama celeste di cotone leggero tra le mani.
Marta
occupava il letto di sotto del letto a castello, così lui optò
per quello singolo: stare in alto non era il massimo per le sue
vertigini.
Quando
la sua amica uscì dalla stanza, lui era ancora seduto sul
bordo del letto a riflettere, rigido e teso.
“Beh?
Non sei ancora morto dal sonno?” gli domandò lei
abbozzando un sorriso.
Lui
si mise nuovamente in piedi con un sospiro e si avvicinò a
lei. “Marta, ma ne sei proprio sicura? Io non vorrei invadere
la tua privacy, sai, sono un ragazzo e...”
“Angel
Angel, sei un caso perso! A me non importa, davvero, se non avessi
voluto invitarti non l'avrei fatto! Non penso che tu sia un
malintenzionato, stiamo diventando amici e questo è il minimo
che posso fare per te: offrirti un posto dove dormire. Non farti più
questi problemi, non con me almeno, d'accordo?”
Il
discorso era stato pronunciato con una sincera dolcezza che aveva
colpito profondamente il ragazzo.
“Va
bene Marta, grazie davvero, non so come...”
“Basta,
shh, ora pensa a riposare. Buonanotte Angel” lo interruppe lei,
accompagnando quelle parole con un gesto inaspettato: si avvicinò
a lui e lo strinse in un rapido e affettuoso abbraccio.
Lui,
rosso in volto, ebbe appena il tempo di ricambiare la stretta e
sussurrare: “Buonanotte”, poi entrambi si tuffarono a
letto e, prima di potersene rendere conto, vennero rapiti da un sonno
profondo e ristoratore.
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