La vera forza: il
sapere e la saggezza
I
giorni scorrevano
gli uni sugli altri rapidamente e i ragazzi erano così
immersi
nell'allenamento che si dimenticavano del tempo che passava.
I loro incantesimi erano
ora rapidi e
potenti e presto il loro apprendistato sarebbe terminato.
Consci di ciò,
Kairi e Lea
assaporavano ogni momento con Merlino, Artù e Anacleto come
se fosse
l'ultimo.
Il mago continuava a
stupirli con
l'originalità delle sue magie, ad esempio una volta li aveva
tramutati tutti in pesci e avevano rischiato di essere divorati da un
luccio.
Un'altra volta ancora, li
aveva
trasformati in scoiattoli e avevano dovuto seminare scoiattoline e
scoiattolini sotto il giogo dell'amore primaverile. Lea e Kairi erano
riusciti a ritrasformarsi in umani da soli per fortuna, invece
Artù aveva dovuto aspettare che il mago finisse la sua
lezione sull'amore per
tornare ragazzo, ed era scappato di albero in albero terrorizzato
mentre Lea se la rideva della grossa.
Il discorso sull'amore
aveva molto
colpito i due più giovani.
La castana pensava a
Sora, alla sua
voce pimpante e al suo sorriso ampio e luminoso. Sospirava molto in
quei giorni e litigava spesso con Lea che la prendeva in giro.
Tuttavia quella mattina
Kairi si era
svegliata di ottimo umore; Merlino aveva concesso ai due ragazzi un
giorno di riposo come premio per il loro impegno e lei non vedeva
l'ora di stare un po' con Artù. Lo aveva preso sotto la sua
ala con
spirito materno e le piaceva rendersi utile aiutandolo nei suoi
studi.
Il ragazzo stava ricopiando
le lettere
dell'alfabeto che Anacleto, precettore severo ed esigente ma anche
burberamente dolce, aveva scritto in bella grafia sulla lavagna.
Come faccia un gufo a scrivere non lo so, non chiedetemelo.
“Guarda, Merlino!
So scrivere!!”
“O, si, si! Non
c'è male ragazzo!”
Inteneriva il cuore vederlo
emozionato
in quel modo. Kairi applaudì raggiante.
“Bravissimo,
Artù!”
Il bambino le sorrise
felice.
Per un attimo tutto
scomparve dai suoi
pensieri, pieni dell'immagine di Sora.
“Kairi,
rispiegami questo
esercizio ti preeeego!”
“Di
nuovo!? Uff, e va bene...”
“Sora
sei irrecuperabile!”
Le
capitava spesso
di studiare con lui e Riku sull'isola e guardare Artù le
faceva
ricordare quei momenti con tiepida nostalgia.
“Ehm...Anacleto?
Hai visto per caso quel modello di, uhm, macchina volante?”
interruppe
Merlino.
“Ah,
ah, ah, ah!
Non voglio avere niente a che fare con i tuoi pastrocchi
futuristici!”
Alla
parola
macchina volante il volto del bambino si era acceso
di
curiosità e Lea, che sonnecchiava steso sul pavimento,
spalancò gli
occhi, sveglio come non mai.
“Che
è quella
cosa lassù?”
Merlino
guardò
dove gli avevano indicato e proprio sopra l'alto cappello blu vi era
il modellino in legno di uno dei primi modelli di aeroplano.
Artù lo
fissava rapito.
Se solo potessi
mostrargli la Gummy
Ship di Sora, Pippo e Paperino!
“Vuoi
dire che
l'uomo volerà un giorno o l'altro?”
Anacleto
sbuffò
qualche critica amara sulle invenzioni degli uomini, non che avesse
tutti i torti, sostenendo che se gli uomini fossero stati destinati a
volare sarebbero nati con le ali.
“Te
lo
dimostrerò, sta a guardare!”
Così
il mago
iniziò a girare l'elica anteriore del modellino, prese una
bella
rincorsa e lo lanciò dalla finestra, però
l'aereoplano non volò:
la barba di Merlino era rimasta attorcigliata all'elica!
Anacleto
rise così
forte da rimanere senza fiato, mentre l'amico brontolava piccato che
avrebbe funzionato, se non fosse stata per quella stupida, inutile
barba.
“Un
giorno l'uomo
volerà, ti dico!Io ci sono stato: l'ho visto!”
“Oh,
lo spero
proprio!” sospirò Artù, guardando il
cielo
“Ho sempre
sognato di volare: di essere un uccello, di vagare per il
cielo!”
Merlino,
sorridendo
con gli occhi, si avvicinò di soppiatto al ragazzo facendo
cenno
agli altri di stare zitti .
Agitò
silenziosamente la bacchetta e sussurrò un incantesimo e
Artù
sembrò dissolversi lasciando il posto a un fringuello ocra e
giallo.
Lea e
Kairi
spalancarono stupiti la bocca e, prima ancora che potessero
ricomporsi, il mago trasformò anche loro. Kairi era ora un
piccolo
pettirosso castano con le piume rosate sul piccolo petto, Lea era un
picchio con il piumaggio dalle calde tonalità del rosso.
La
ragazza era
senza parole (sempre ammesso che fosse ancora in grado di
pronunciarle).
Presto
sentì le
risate allegre degli amici, che saettavano nel cielo seguendo le
indicazioni di Anacleto.
“Aspettatemi!”
cinguettò.
L'adrenalina
le
fece deporre ogni paura e con un balzo si librò in aria.
Il
vento la
sospinse subito verso l'alto e si sentì leggera, con una
tenue
sensazione di vuoto allo stomaco. Aveva voglia di ridere e di urlare
di gioia!
“YAHOOOOO!!”
Non si
era mai
sentita così libera in vita sua!
All'inizio
non era
molto sicura nei movimenti, ma appena ci ebbe preso un po' la mano
volò più in alto per ammirare il panorama. I
boschi e i campi alla
luce del tramonto erano spettacolari e sentì il cuore
scaldarsi.
“Cavolo!”
Lea
l'aveva
raggiunta e ora i suoi occhi smeraldini luccicavano apertamente.
“Non
pensavo
fossi un fan del tramonto.” gli disse.
“Vuoi
scherzare!?
Io lo adoro! Anzi, sai cosa ci vorrebbe adesso?Un bel gelato
salmastro!”
Rise.
Rimasero
a fissare
l'orizzonte per un po'. Si sentiva a suo agio con lui, come se lo
conoscesse da sempre, e forse per via del carattere allegro del rosso,
non pensava mai alla loro differenza d'età.
Se solo
quel momento avesse potuto durare persempre!
Tutto a
un tratto
la pace fu rotta da delle urla, era Artù che gridava con
tutta la
voce che aveva in corpo!
Svelti,
volarono da
lui e videro che era inseguito da un enorme rapace, con gli artigli
prominenti e occhi dorati che bramavano il sangue della loro preda.
Anacleto
provava a
seguirli, ma non era abbastanza veloce “Entra nella foresta!
Entra
nella foresta!”
Urlavano
Kairi e il
gufo; subito il giovane scese in picchiata, ma il falco era sempre
più vicino e i suoi artigli incombevano sul fringuello;
stava per
afferrarlo ma Lea, veloce come un fulmine, si gettò addosso
al
predatore, ingaggiando una lotta!
“Va!
Lo fermo
io!”
Il
rosso
fronteggiava il nemico beccando e graffiando, il rapace però
era
molto più grande e forte di lui, lo attaccava con ferocia,
usava
anche le ali per sbilanciarlo e presto non riuscì
più a evitare i
colpi dell'enorme volatile, che gli squarciò un'ala con
inaudita
violenza!
Precipitò.
Kairi
terrorizzata
si catapultò verso di lui
“LEA!”
Come in
trance si
ritrasformò in umana, giunse le mani e pronunciò
l'incantesimo del
teletrasporto;
l'impatto
con il
terreno fu brusco, la castana rotolò per qualche metro,
tuttavia si
rialzò subito, con il cuore in gola e il sangue che pompava
nelle
tempie.
“Lea!
Lea!! LEA!”
chiamò piangendo, ma nessuna risposta.
Vagando
tra le
felci Kairi cercava la sagoma dell'amico, un groppo che le opprimeva
la gola.
Finalmente
lo vide,
disteso a terra e ricoperto di foglie; il piccolo petto si alzava e
riabbassava freneticamente. Si asciugò le lacrime: doveva
agire
subito.
Non era
sicura che
fosse una buona idea ritrasformarlo in umano, quindi pose le mani sul
corpicino e pronunciò un semplice incantesimo curativo.
“Xion?”
Sussultò.
Lea la
stava guardando semicosciente.
“No.
S-sono io,
K-Kairi” singhiozzò “Va tutto
bene...Artù ha raggiunto la
foresta, starà bene, anche tu starai bene!” mise
della
determinazione nella voce. Non avrebbe lasciato che un suo compagno
perdesse un'ala-braccio davanti ai suoi occhi!
Stupido!Stupido!Stupido
incosciente!
“Grazie...Kairi.”
La
ferita sembrava
andare meglio ma la ragazza intimò al rosso di non muoversi,
non che
sembrasse averne l'intenzione comunque.
Raccolse
delicatamente il picchio. Nelle sue mani sembrava piccolo e fragile.
Tirò
su col naso e
si fece forza. Gli alberi tutt'intorno a loro sembravano agitati ed
era sicura che se avesse seguito le loro indicazioni sarebbe riuscita
a trovare gli altri e Merlino avrebbe controllato che Lea stesse
bene. Lo avrebbe senz'altro aiutato. Poteva essere fastidioso a
volte, ma non voleva che gli succedesse niente di male, non proprio
ora che avevano iniziato a fare amicizia.
Camminò
più
veloce possibile, schivando rami e radici; più avanzava
più la
vegetazione si faceva aspra e inospitale. Gli alberi la guidarono ad
una sinistra catapecchia e le dissero di non entrarvi per alcuna
ragione, lei li ringraziò e vide finalmente Anacleto che
sorvolava
la foresta ed era appena atterrato lì vicino.
“Anacleto!”
gridò.
Il
gufo, che
guardava concitato all'interno della baracca, si voltò di
scatto.
“Ragazza!!”
Le
volò incontro,
appoggiandosi sulla sua spalla. Subito rivolse uno sguardo
preoccupato a Lea e si lasciò sfuggire un sospiro di
sollievo.
“Così
hai
salvato la pellaccia, ragazzo!!” nonostante le parole
burbere, il
suo tono era dolce.
Il
rosso sembrava
aver ripreso le forze, l'incantesimo iniziava a fare effetto,
sorrise.
“Già!
Grazie a
Kairi. “
Poi
lanciò qualche
occhiata intorno a se, rimanendo sempre seduto tra le mani della
ragazza.
“Dov'è
Artù?”
“Lo
scricciolo è
finito nella tana di quella baldracca di Maga Magò. Una
megera!
Merlino è andato dentro a salvarlo.”
Proprio
in quel
momento la porta si spalancò e ne uscì l'anziano
mago, aveva un
passo bellico e sguardo furioso, impugnava la bacchetta con foga.
Davanti
a lui vi
era una vecchia tozza e grassoccia, aveva i capelli ritti e unti e
gli occhi malvagi, era Maga Magò.
Anche
Artù uscì,
volando agitato verso di loro.
Sembrò
tranquillizzarsi un poco quando vide il familiare picchio rosso
salutarlo allegramente.
“Lea!
Stai bene!
Oh, ero così preoccupato!” gridò il
fringuello abbracciandolo.
Il
rosso ridacchiò
imbarazzato, restituendo l'abbraccio.
Si
girarono poi
verso i due maghi.
“Vogliono
fare
una battaglia di magia, Anacleto come funziona?”
“E'
una battaglia
di cervelli: si trasformano in cose diverse e cercano di distruggersi
a vicenda.” spiegò il gufo.
“D-d-distruggersi?!”
“Sta
a vedere
ragazzo, te ne farai un'idea.”
Il
gufo sembrava
molto rilassato, forse per la fiducia che aveva nel talento di
Merlino.
I due
si erano
fermati e la befana aveva preteso di essere lei a dettare le regole
del gioco.
“Ah!
Regole un
corno! Vuole fare le regole solo per il piacere di
infrangerle!”
protestò Anacleto.
La
strega gli
rivolse uno sguardo sprezzante e iniziò a elencare le sue
condizioni.
“Regola
uno: solo animali, e , regola due, niente roba fantastica
come...chessò,
draghi verdi! Regola tre: non scomparire!”
gracchiò, spostando gli
occhiali al mago.
“Regola
quattro:
non barare!!” replicò infastidito.
La
vecchia scopa
bofonchiò qualche va bene poco
convincente.
Alla
fine i due
sfidanti si misero schiena contro schiena, e iniziarono a camminare
senza voltarsi indietro, contando i passi esattamente come nel film
Mezzogiorno di fuoco.
Ma
prima ancora che
il duello iniziasse, Maga Magò aveva già iniziato
a barare,
violando le sue stesse regole, infatti aveva smesso prima di avanzare
ed era scomparsa.
“Merlino!
E'
scomparsa!” avvertì Artù.
Si
girò per
protestare ma alle sue spalle era comparso un enorme coccodrillo rosa
che con uno schiocco aveva serrato le sue fauci fameliche .
Il mago
era
riuscito a trasformarsi appena in tempo, era dentro il suo alto
cappello, rinchiuso nella morsa della strega. Lei baldanzosamente
infilò dentro la zampaccia, ma la sua espressione vittoriosa
si
tramutò presto in dolore e lanciò gridando una
tartaruga blu, che
le aveva appena morso il ditone.
Subito
venne
inseguito dalla rettilessa e si tramutò in un agile coniglio
appena
in tempo per sfuggire alle sue zanne, anche se ci rimise la coda.
Subito la strega si trasformò in una volpe e
iniziò a seguirlo.
“Presto,
trasformati in qualcosa di più grosso!”
“No
!! Qualcosa
di più piccolo!”
Le due
bestie
entrarono in un tronco cavo, era impossibile vedere chi aveva la
meglio.
Le
risate stridule
di Magò riecheggiavano agghiaccianti, poi il silenzio.
“Merlino?Niente
sparizioni!!” chiamò la maga.
Il blu
però si era
trasformato in un bruco ed era sgattaiolato fuori senza farsi notare.
Un
occhiaccio spiò
dalla fessura e lo vide.
“Ooooh!”
Le
risate ripresero, mutate in uno starnazzare scomposto e assordante.
Era una gallina.
Merlino
diventò un
tricheco, schiacciandola, lei diventò un'elefantessa
spingendolo, e
poi lui un topolino, che astutamente spaventava il pachiderma, ma
altrettanto svelta lei indossò i panni di un gatto e poi un
serpente
e Merlino cercò di strangolarla tramutandosi in granchio.
Lei
allora cambiò
forma con quella di un rinoceronte e cercò di sbatterlo
contro un
albero, giù per un precipizio; ma Magò aveva
fatto il passo più
lungo della gamba! Il mago era scampato alla sua furia e lei si era
impigliata nel tronco, svelto si era tramutato in capra e con una
potente incornata, l'aveva buttata giù dal burrone.
Stavano
per
esultare, quando un mare di fuoco rese l'aria incandescente e un
enorme drago ruggì.
“Perdirindira
Magò! Avevi detto niente draghi!!”
“Ho
detto forse
niente draghi viola?! L'ho detto!!?”
sputò fiammate addosso
a Merlino, che saltava schivando i colpi. Si tramutò di
nuovo in
topo e si nascose in una tana, ma la draghessa vi soffiò
dentro e
afferrò al volo i povero topino.
“Ah
ah! Ho vinto!
Ho vinto!!”
“Quell'orribile
vecchia strega! Io...io le caverò gli occhi!!”
Artù cercò di
gettarsi furibondo su di lei ma Anacleto lo trattenne: non era ancora
finita!
Tra gli
artigli del
mostro infatti non vi era niente.
“E'
sparito!”
“Oh,
oh...non
sono sparito sono solo molto, molto piccolo.” Ridacchiò
.
Era
chiaramente la
voce di Merlino, ma era impossibile capire da dove venisse.
“Sono
un germe di una malattia
molto rara, mi
chiamo Malaclipcalopterosis...
e tu mi hai preso Magò!”
“Cosa!?”
Anacleto iniziò a ridere mentre il drago impallidiva, si
riempiva di
bolle e poi tremava, e poi avvampava...e poi si ritrovarono tutti
nella catapecchia a misurare la febbre a Maga Magò.
“Tranquilla
Magò, ti passerai e vedrai che sarai più
bella...ops! Più brutta
di prima!!”
La megera iniziò a strillare e a lamentarsi.
“Sei stato davvero grande Merlino!”
esclamò Artù, una volta
usciti” Ma potevi restare ucciso!”
“Ne è valsa la pena, ragazzo. Se ne hai tratto
qualche
insegnamento.”
Il fringuello avvicinò pensoso l'ala al becco.
“Il sapere e la conoscenza sono la vera forza.”
recitò.
“Questo è vero.”
All'improvviso sentirono il suono di una porta sbattere con fragore.
“Torna qui Merlino!Non abbiamo ancora finito!”
strillò stridula
la voce della strega.
Giallognola e piena di pustole, Magò di appoggiava
all'uscio, il
volto coperto dai capelli unti,
ancora determinata a distruggere il mago.
“Magò, non hai alcun senso di
autoconservazione?Guarda come sei
ridotta!
Non sei certo nella condizione di combattere ancora.”
“Oh, è una sfida? Adesso vedrai, oh se lo vedrai!
Vedrai...vedrai...”
In quel momento la strega alzò lo sguardo; la vista dei suoi
occhi
li fece sussultare:
erano gonfi e sanguinolenti , di un color oro marcio innaturale che
sembrava corrodere ogni cosa su cui si posasse.
Kairi aveva già visto quegli occhi prima.
“Magò, cosa hai fatto?”
Alle spalle della vecchia si aprì un varco
d'oscurità, da cui uscì
un uomo incappucciato;
la sua veste era nera come il petrolio, nel buio l'unico tratto che
riusciva a distinguere era un iride dorata, lo stesso colore di
quelle di Maga Magò.
La ragazza riconobbe subito l'uomo come un membro dell'Organizzazione
XIII ed evocò il keyblade, mettendosi davanti ad
Artù come uno
scudo.
“Xigbar!”
Anche Lea aveva richiamato l'arma, ora stava alla sua destra.
“Cosa ci fai qui?”
L'uomo ghignò selvaggiamente.
“Oh, Axel, Axel, Axel...Come hai potuto tradire
l'Organizzazione?
Pensavo dessi più valore alla tua vita, e alla tua amicizia
con
Saix. Oh, a quel povero ragazzo si spezzerà il cuore! Oh
aspetta...
Lui non ne ha uno!”
Rise sguaiatamente, e Kairi pensò che gli sarebbe piaciuto
fargli
saltare un dente o due. E poi quale amicizia con Saix? Le uniche
volte che li aveva visti insieme quell'uomo spaventoso gli stava
dando la caccia!
Non cascarci! Ti sta solo provocando!
Pensò, sperando che il
messaggio arrivasse all'amico.
“Ancora non hai rinunciato alla tua carriera da cabarettista
Xigbar?
Qui nessuno riderà alle tue squallide battute, d'altronde,
gli unici
a ridere sono quelli che lavorano per te, e non mi sembra di vederne
nessuno qui in giro.
Oh, e comunque, il mio nome è Lea. Got it
memorized?”
“Spavaldo come sempre vedo.”
Appoggiò una mano sul capo della maga, rimasta silenziosa
fino ad
allora; al suo tocco i suoi tratti si deformarono,
l'oscurità
l'avvolse distorcendone la figura: era diventata un hertless.
“Anacleto, porta Semola al sicuro!”
gridò Merlino, sguainando la
bacchetta.
“No Merlino! Io rimango con te! Non vi lascerò qui
da soli con
questo mostro!!” singhiozzò.
“Kairi!!”
Lea la chiamò. Dalla sua espressione capì che
aveva un piano.
“Dobbiamo occuparci dell'heartless per primo! Non so quale
sia
l'obbiettivo dell' Organizzazione, ma se sconfiggiamo Magò
è
probabile che Xigbar si ritiri.”
“Ho capito!”
La ragazza si voltò verso l'anziano stregone e gli rivolse
un'occhiata decisa.
“Merlino lascialo a noi!Siamo i prescelti del keyblade,
è il
nostro dovere occuparci di questi mostri;
tu proteggi Artù !”
“Ma!”
“Merlino” occhi azzurri come il cielo e profondi
come lo spazio
“per favore.”
Lui sospirò.
“E va bene! Questi giovani d'oggi...ma lasciate che vi curi
con la
mia magia: durante il combattimento non avrete tempo di farlo da
soli!”
“Gotcha!!”
Lea lanciò una coltre di fiamme contro Magò,
colpendola a quella
che sembrava una zampa.
Il mostro ruggì e cercò di artigliarlo, ma Kairi
usò un
incantesimo che fece crescere degli enormi rampicanti che le
bloccarono il braccio. L'heartless iniziò a contorcersi
gridando e
con un rumore agghiacciante due enormi ali demoniache sbucarono sulla
sua schiena; le sbattè con forza alzando un vento
travolgente; la
castana chiamò ancora in suo aiuto la vegetazione,
costruendosi un
tunnel fino al nemico e iniziando a colpirlo alle caviglie.
All'improvviso si sentì sollevare e le radici del suo
rifugio si
sradicarono di botto.
Magò la stringeva in una morsa soffocante e l'aveva portata
all'altezza di un muso da rettile.
“Kairi!!” Lea provò a raggiungere il
braccio della bestia ma i
suoi colpi non riuscivano a farle mollare la presa; Kairi
cercò di
divincolarsi scalciando e gridando invano.
“Lasciala andare brutta strega!!”
Un piccolo fringuello saettò addosso al mostro, beccandogli
gli
occhi; esso emise un grido straziante e mollò la ragazza,
che cadde
a terra dove Merlino aveva fatto comparire un materasso.
Il giovane volò al sicuro approfittando della
cecità di Magò,
ritornando sul cappello del mago.
Dovevano agire subito! Kairi pronunciò un incantesimo di
paralisi
trasformando le gambe dell'heartless in radici, Lea invece
evocò un
turbine di fuoco che lo avvolse mentre danzava intorno al mostro che,
divorato dalle fiamme ruggiva.
Era il momento dell'attacco finale!
Saltò più in alto che potè sferrando
un micidiale fendente!
Come a rallenty, il mostro cadde all'indietro facendo tremare il
terreno, e si dissolse in tanti fiotti oscuri.
Kairi si voltò ansimando.
Insieme a Magò anche Xigbar era scomparso.
Sentiva il sudore colarle sul viso e il cuore pompare adrenalina
nelle sue vene. Era coperta di polvere ma non aveva nessuna ferita,
grazie alla magia di Merlino.
Sembravano stare tutti bene.
“E'...è scomparsa.”
Artù volò sulla spalla della ragazza,
asciugandole il volto con le
piume soffici.
“Si...”La vittoria lascia un sapore amaro
in bocca.
“Un nessuno, così come un heartless, è
un essere vuoto perciò,
alla sua morte, non può fare altro che svanire e diventare
nulla.”
Lea fissava il fumo nero salire verso il cielo, le iridi smeraldine
perse nell'orizzonte.
“Ma, se il loro cuore viene aperto, essi possono tornare ad
essere
interi, e riacquistare il proprio cuore. Anche se solo un maestro del
keyblade è in grado di fare ciò.”
Kairi deglutì.
“Torniamo al castello.”
“Su, mangiate ragazzi. Dopo questa brutta avventura, un bel
thè
caldo è quello che ci vuole!”
Merlino stava versando il liquido ambrato nelle tazze di tutti.
Aveva apparecchiato un piccolo tavolino nella torre, e si stavano
rifocillando in silenzio.
Artù fissava i due ragazzi con gli occhi spalancati e non
proferiva
parola.
La loro copertura era saltata: li aveva visti usare il keyblade. Non
che fosse un problema certo, ma la situazione era incerta, nessuno
sapeva cosa dire.
Tranne Anacleto che aveva sempre da ridire su qualcosa, come il
thè
troppo caldo, i biscotti troppo duri eccetera eccetera...
“Voi due siete cavalieri?”
“Coff coff! Aiut...ahahah...non respiro...cof,
cof!!”Lea
si strozzò con i biscotti, iniziando a ridere.
“Lea insomma!!” Kairi gli battè la mano
sulla schiena e gli
infilò a forza il suo thè in bocca,
più che altro peggiorando la
situazione.
“Oh, be...più o meno.” rispose
sorridendo mentre teneva fermo il
rosso con tutta la sua forza.
“Kairi !Glu glu lasciami!!”
“Non avevo mai visto una donna cavaliere prima
d'ora.”
“Oh, ma ce ne sono! Ehm, se non sbaglio le chiamano
amazzoni!”
“Che forza!” sospirò sognante
Artù. Lea aveva uno strano
colorito violaceo e finalmente la castana si ricordò di
lasciarlo
andare.
“Mi piacerebbe essere un cavaliere! Andare all'avventura,
uccidere
draghi!”
“E perché no?” ammiccò.
“Perché io sono solo un orfano.”
Sembrò perdere tutto il suo
entusiasmo.
“E un cavaliere deve avere sangue nobile.”
Kairi gli mise una mano sulla spalla.
“Artù, quello che hai fatto la fuori, quando mi
hai salvata dal
drago, è stato il gesto più nobile che io abbia
mai visto: non da
cavaliere, ma da eroe.”
“Lo pensi davvero?”
“Certo ragazzo!” Merlino si avvicinò e
lo guardò paterno.
“La nobiltà è un valore dell'animo, non
è decisa dalle tue
ricchezze ma da ciò che hai dentro.”
Il biondo sorrise.
“Detto ciò; Lea, Kairi, avete dimostrato grande
coraggio e abilità
e una profonda conoscenza degli incantesimi. Non potrei essere
più
fiero di voi.”
Si guardarono.
“Questo vuol dire...che siamo promossi?”
Il vecchio sorrise con gli occhi.
“A pieni voti.”
“Evviva!! Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta!!”
la castana
saltellò euforica, aggrappandosi al collo di Lea.
“Ce l'abbiamo fatta!!”
Lui ghignò.
“Ho ricevuto un messaggio da Yen Sid ieri.” Merlino
ora era
serio. “Dice che quei teppisti, ehm, com'era? L'associazione
tredicesimo, la confraternita dei tredici? I tredici
organizzatori?”
“L'organizzazione XIII?”
“Oh, si! Proprio quella! Ecco, l'Organizzazione XIII sta
tramando
qualcosa, e visto che sia Sora che Riku sono in missione, ha bisogno
di voi per risolvere la faccenda.”
“Questo vuol dire...che devono andare via?” chiese
triste Artù.
Lea si inginocchiò davanti al ragazzo e gli
scompigliò i capelli.
“E si, il dovere ci chiama. Ma non ti preoccupare,
finchè ci
ricorderemo gli uni degli altri, rimarremo amici e saremo sempre
legati.”
Kairi annuì.
“Torneremo a trovarti, e per allora farai meglio ad essere
diventato un cavaliere provetto!”
“Eh, io?Un cavaliere?”
“Perché non un re?” disse Lea
“Io ti ci vedrei.”
Il ragazzo arrossì e farfugliò qualche scusa,
dicendo ma no è
impossibile e agitando le mani.
Allora ridendo, Lea e Kairi evocarono i keyblade e li puntarono al
cielo che si riempì di luce.
“A presto amici, ci rivedremo senzaltro!”
E così scomparvero nel bianco accecante, partendo alla volta
del
palazzo di Yen Sid.
Angolo dell'autrice
Oh, mio Dioooo! Non posso crederci
siamo già
al 4 capitolo!! Com'è possibile che io ci metta
così tanto tempo a
scrivere capitoli così corti!?
Vabbè guarda, lasciamo
stare.
Confesso che questo capitolo
è stato
abbastanza difficile da scrivere, non so se mi è venuto
bene...
L'Organizzazione XIII è
tornata all'attacco
con un nuovo piano, forse, più o meno.
Dal prossimo capitolo compaiono i
nostri cari
cattivoni e le cose si faranno più complicate, almeno lo
saranno per
me da scrivere.
Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto e vi
abbia tenuto un po' col fiato sospeso, un po' vi abbia divertito .
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