Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
J. R. R. Tolkien, mentre i nuovi personaggi e luoghi sono di mia
proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto,
prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata
scritta senza alcuno scopo di lucro.
ERINTI
CAPITOLO 22: L'ATTACCO.
Era il terzo giorno di consiglio ed ancora non erano riusciti a venire
a capo di nulla: chi c'era dietro l'attacco ad Imladris? Come era
potuto succedere che gli Orchetti avessero scoperto il passaggio alla
Valle e avessero agito indisturbati? Ma soprattutto, gli altri Popoli
Liberi avrebbero fatto qualcosa a riguardo o avrebbero voltato le
spalle agli Elfi per combattere quel nuovo Male? I Nani non sembravano
molto propensi alla cosa, nonostante Gimli, che era diventato Signore
delle Caverne Scintillanti, stesse cercando di far ragionare sia Thorin
Elminpietra, Re sotto la Montagna, sia Durin VII, il Re di Moria. Anche
gli Uomini sembravano restii, nonostante Re Aragorn appoggiasse a pieno
una lotta unita contro il Male, ma il suo Popolo e quello di Rohan
sembravano contrari. Gli Hobbit si dissero favorevoli ad aiutare come
potevano.
E poi, ogni volta che facevano un passo avanti, succedeva sempre
qualcosa che li faceva litigare e non riuscivano a trovare un
compromesso. Iniziavano ad essere tutti molto stanchi, soprattutto
Elrond. Sembrava invecchiato improvvisamente in quell'ultimo mese:
l’aver visto bruciare la sua dimora mentre fuggiva, quel
posto che era riuscito a far diventare un rifugio per qualsiasi
viandante, e l’aver perso molti amici era stato un duro
colpo. I suoi tre figli e Aragorn erano preoccupati: Arwen non lo
lasciava solo nemmeno un momento da quando era arrivata lì a
Rohan e aveva visto in che condizioni riversasse. E nemmeno le parole
di conforto di Galadriel gli furono d'aiuto.
I cuori di tutti erano sconfortati. In molti pensavano che quel nuovo
Male fosse impossibile da sconfiggere.
Il consiglio era iniziato da pochi minuti. Vi erano presenti i sovrani
di Rohan e Gondor, il Principe dell'Ithilien e consorte con i
rispettivi figli primogeniti per la razza degli Uomini; i signori di
Imladris, Lothlorien ed Eryn Lasgalen per gli Elfi; e i più
alti rappresentanti dei Nani. Mentre per gli Hobbit erano presenti
Frodo Baggins, Samvise Gamgee, Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc.
L'argomento principale sembrava essere lo screzio avvenuto quella
mattina al mercato. L'aria era pesante e sia i Nani, sia Re Eomer erano
furibondi nei confronti degli Elfi e dei loro insulti. I toni erano
accesi e al centro della sala vi erano Re Eomer, Re Thorin ed Elrohir
che litigavano. Si alzò Re Aragorn che cercò di
andare a placare gli animi. In quel momento la porta si
aprì. Tutti si voltarono verso l'ingresso. La figura di
Gandalf si stagliava sulla soglia ed osservava i presenti con aria
furente. Era calato un silenzio sorpreso.
- Gandalf? - chiese Frodo stupito, seduto accanto ai suoi compagni
Hobbit, dando voce ai pensieri di tutti i presenti.
- Ti credevamo lontano. - proruppe Elrond confuso.
Lo stregone si voltò a guardarlo e rimase stupito dal suo
cambiamento fisico: il viso era magro e gli occhi grigi spenti. Si
preoccupò non poco. - Sì, lo so. Invece ero
più vicino di quanto possiate immaginare. - fece poi vagare
gli occhi sulla sala illuminata solo dalla luce delle torce e
candelabri. Soffermò lo sguardo sulle figure imponenti dei
Signori di Lorien, in particolare su quelli azzurri della Dama Bianca.
Si fissarono per alcuni istanti, poi raggiunse il centro della sala e
posò una mano sulla spalla di Aragorn.
- Allora come mai questo ritardo? - chiese Thranduil, scrutandolo
attentamente.
- Perché non mi è giunto alcun messaggio riguardo
al consiglio. - rivelò voltandosi verso di lui. Ci fu un
mormorio nella sala. - Ma il caso ha voluto che ne venissi a conoscenza
per vie traverse. Quindi eccomi qui. -
- Beh, è bello averti con noi. - proferì
sorridendogli il Re di Gondor, rincuorato dal suo arrivo.
- Non credo che la pensiate tutti così. - replicò
lui – Altrimenti qualcuno non si sarebbe disturbato di fare
in modo che il messaggio non mi fosse recapitato. -
Il mormorio aumentò fra i presenti. - E chi pensi sia stato?
- domandò Celeborn corrugando la fronte, sorpreso.
- Non ne ho idea. - rispose lo Stregone sorridendo, poi si
voltò verso coloro che erano lì accanto a lui al
centro della sala – Ma prego, continuate pure il vostro
futile litigio. - quindi si allontanò di alcuni passi. Lo
aveva detto con tono stizzito.
I diretti interessati si guardarono frastornati. - Di… di
cosa stavamo parlando? - domandò confuso Thorin guardando
spaesato il figlio Durin.
Anche Re Eomer si guardava intorno come se si stesse chiedendo cosa
stesse facendo lì. Aragorn li osservò interdetto.
Eppure fino a poco fa stavano insultando gli Elfi. Si voltò
verso lo Stregone come per chiedere spiegazioni.
- Se non sbaglio stavate insultando noi Elfi… e in special
modo Romenwen e me. - rinfrescò loro la memoria Elrohir
guardandoli glaciale, sembrava non essersi dimenticato dell'accaduto.
- Davvero? - chiese stupito Thorin – Non ne ricordo il
motivo. - borbottò confuso.
- Spero che stiate scherzando! - esclamò l'Elfo adirato,
scattando in avanti, ma Romenwen, spostatasi immediatamente al centro
della stanza, gli posò una mano sul braccio per farlo
calmare.
- Su caro, non ti preoccupare. Non saranno certo gli insulti di un
branco di Nani che puzzano a ferirmi. - dichiarò –
E neppure le parole futili degli Uomini, che sono così
deboli… - disse accarezzando il braccio di Eomer. Il tono
della sua voce era dolce e ammaliante. Poi si voltò verso
Aragorn incrociando il suo sguardo – Povero Re di
Gondor… stai cercando di far ragionare il tuo Popolo per
poter aiutare la famiglia di colei che ti sta più a
cuore… - continuò voltandosi verso la Regina
Arwen che sedeva poco più in là. Inizialmente
questa la guardò con occhi sottili e ostili, ma poco a poco
il suo viso si rilassò – ma non puoi far nulla per
loro. Perché lo sanno. - si voltò verso il
portone puntando lo sguardo su una delle guardie - Quello che
è successo ad Imladris è solo l'inizio. Il Male
questa volta non risparmierà nessuno, a cominciare dalla
razza degli Elfi, la più valorosa e intrepida tra tutte le
razze. Una ad una cadranno. Nessuno può contrastarlo. Tutti
in fondo al vostro cuore lo sapete: questa volta non vincerete.
É inutile che vi affanniate a trovare una soluzione. - poi
si voltò verso lo Stregone – Sei arrivato troppo
tardi, vecchio mio. Voi… tutti… soccomberete. -
scandì bene le ultime parole mentre un sorrisetto malefico
le si formava sul viso, ma nessuno reagì, erano
tutti imbambolati ad ascoltarla inermi.
Poi accadde tutto all'improvviso: una delle guardie al portone si era
avvicinata, aveva estratto la spada e si era scagliata contro Aragorn
che, colto alla sprovvista, non riuscì a scansarsi. Solo che
la lama della spada non raggiunse mai la carne del Re, ma
cozzò contro un'altra spada. Una figura si era frapposta tra
i due e mentre contrastava con la sua spada quella della guardia, gli
sferrò una testata che lo fece crollare a terra dolorante.
Era stata talmente veloce che nessuno aveva avuto il tempo di reagire.
- Sono stufa di sentire tutte queste cavolate! - gridò la
figura che dava le spalle ai presenti massaggiandosi la fronte
dolorante. Le uscì un’imprecazione. – Mi
sembrava di essere stata chiara la prima volta che sono venuta qui. Non
voglio più vedere quello sguardo rassegnato nei vostri
occhi! - detto questo si voltò e si scoprì il
capo, poi puntò la lama della sua spada alla gola dell'Elfa
che sgranò gli occhi sorpresa.
- Tu! - sussurrò disprezzante.
- Sì, io! - replicò Monica, con una macchia rossa
in fronte nel punto in cui aveva colpito l'uomo. Gli occhi
assottigliati in due fessure erano ricolmi di rabbia - Silwen! -
esclamarono alcuni sconvolti, riconoscendola. - Erdie? -
sentì mormorare da altri ancora più sconvolti dei
primi – Ed ora, se non vi dispiace… vorrei che
raccontaste a tutti la verità. - dichiarò. Un
lampo balenò negli occhi blu dell'Elfa che sembrò
agitarsi. Monica sollevò un lato delle labbra, compiaciuta.
Intanto stavano chiedendo tutti spiegazioni. Lei era sgattaiolata
all'interno della sala poco prima, approfittando dell'attenzione di
tutti puntata sullo Stregone. Poi se ne era rimasta nascosta dietro una
colonna ad aspettare. Sapeva che sarebbe successo qualcosa a breve, lo
percepiva: si comportavano tutti in modo strano. E non appena Morwen si
era fatta avanti aveva iniziato a studiarla. Così si era
accorta dello sguardo che lanciava a tutti, anche ad una delle guardie
accanto al portone che vide poco dopo muoversi verso il centro della
stanza, spada sguainata.
Li aveva soggiogati tutti. Anche i più potenti signori degli
Elfi e Gandalf, che credeva immune.
- Quale verità? - domandò Faramir, lanciando uno
sguardo ad Eowyn seduta al suo fianco.
- Chi c'è dietro a tutto quanto. - mormorò la
ragazza cercando di trattenersi dal non staccarle la testa dal collo
seduta stante.
- Silwen, voi lo sapete? - chiese sorpreso Glorfindel accanto ad Elrond.
- Non so di cosa stai parlando. - proferì quella continuando
a fissarla negli occhi nocciola, ma sembrava alquanto interdetta e
seccata.
- No? Volete che vi rinfreschi io la memoria? - chiese appoggiandole la
punta della spada al collo – Chi ha organizzato l'assalto a
Imladris e chi vi stava facendo mettere l'uno contro
l'altro… è soltanto lei. - rivelò
stringendo la mano sull'elsa dell'arma – Sei stata tu a
comandare gli Orchetti e a dire loro dove passare per raggiungere la
Valle di Imladris. - sussurrò mentre tremava per la rabbia
– Mia cugina ti ha sentita un giorno parlare con qualcuno e
dire che appena ce ne saremmo andati avresti fatto partire l'attacco.
Che avresti ridotto a fuoco e cenere Imladris e avresti ucciso tutti. -
L'Elfa la guardava furente, chiuse gli occhi e restò in
silenzio per alcuni istanti, poi sogghignò –
Sì, lo ammetto, sono stata io. - dichiarò
scatenando l'ira di tutti – Scommetto che ora stai gioendo
perché sei riuscita a fermarmi in tempo e mi hai colta con
le mani nel sacco, vero? Ma sappi che io sono molto più
potente di quanto tu possa immaginare. - sibilò sicura di
sé – Fino ad ora è andato tutto secondo
i miei piani. Solo una cosa ho sbagliato… -
iniziò continuando a fissarla – di non essermi
sbarazzata subito di te e dei tuoi amici. - confessò mentre
un'espressione furente le si dipingeva sul volto bianco – E
non commetterò l'errore due volte! - urlò.
In quell'istante Elrohir sferzò un fendente contro Monica
che riuscì a parare il colpo, anche se presa alla
sprovvista. Lei lo guardava sconvolta mentre Elladan lo chiamava. Poi
l'Elfo le sferrò un calcio sullo stomaco facendola cadere
all'indietro. Nello stesso momento, Gandalf si stava fronteggiando con
Morwen che sorrideva beffarda. Elrohir si scaraventò di
nuovo su Monica, ma questa volta, a contrastarlo fu il fratello. - Vedi
di ritornare in te! - esclamò arrabbiato.
Monica osservava i due sconvolta, poi vide una mano comparirle davanti
la faccia, alzò lo sguardo e vide il viso sorridente di
Glorfindel. Afferrò la mano e lui l'aiutò ad
alzarsi.
- Sono felice di rivedervi, anche se avrei preferito in un'occasione
migliore. - proferì.
- Lasciamo i convenevoli a dopo. - replicò lei abbozzando un
sorriso.
In quel momento vide Eomer, Aragorn, Thorin, Durin, Faramir e Gandalf
scagliarsi contro l'Elfa, ma in un istante erano tutti e sei a terra a
diversi metri di distanza. Eldarion si precipitò ad aiutare
il padre, imitato da Elboron ed Elfwine con i propri.
- Allora non mi ascoltate… ho detto che sono molto
più forte di quanto possiate immaginare! - ripeté
l'Elfa voltandosi verso Monica. Mosse il braccio verso di loro.
La ragazza vide Glorfindel, Elladan ed Elrohir volare all'indietro di
alcuni metri, ma lei restò piazzata sui suoi piedi. Si
voltò a guardarli preoccupata, ma i tre si rialzarono
immediatamente. Poi ritornò a concentrarsi su Morwen che la
guardava a dir poco infuriata.
Monica era confusa: a quanto sembrava, qualunque potere avesse l'Elfa,
non funzionava su di lei. Ora capiva perché tutti erano
stati ammaliati dalle sue parole e non lei. In pochi secondi le fu
chiaro cosa dovesse fare e la sua espressione si fece determinata.
L'Elfa parve capire le sue intenzioni e spostò velocemente
lo sguardo dietro la ragazza mentre questa le si scagliava contro. -
Elrohir, no! - sentì gridare Elladan alle sue spalle. Il
gemello le fu addosso in pochi passi e la spintonò a terra,
poi sollevò la spada e sferrò il colpo, ma Re
Aragorn lo bloccò con Anduril. Lei lo guardò
sorpresa.
- Con questo ho ripagato il favore. - proferì –
Noi terremo a bada Elrohir, voi pensate a Morwen. A quanto pare siete
l'unica in grado di farlo. -
La ragazza spostò lo sguardo sull'Elfa che vide raggiungere
il portone ed uscire. Gli sussurrò un grazie e si
lanciò alla sua rincorsa.
Intanto Eldarion ed Elfwine avevano bloccato Elrohir che continuava a
dimenarsi.
- Dobbiamo fermarla a tutti i costi! - esclamò Eomer
rivolgendosi ad Aragorn.
- É potente, lo hai visto anche tu. - replicò
quello, massaggiandosi la schiena dolorante.
- Non è qualcuno da sottovalutare. - si intromise Galadriel
– Riesco a percepire un enorme potere. Quello che non capisco
è perché non me ne sono accorta fino ad ora. -
- Perché è capace di ingannare la mente degli
altri. Persino la nostra. - rispose Gandalf – Ci ha
soggiogati fin dal principio. Siamo caduti tutti nel suo sortilegio. -
- Ma a quanto pare su quella ragazza non ha effetto. - proruppe Durin.
- Avevi ragione a dire che le somigliava come una goccia d'acqua. -
aggiunse la Dama Bianca guardando Elrond.
- Chi è? - chiese Pipino, intromettendosi. Era rimasto
particolarmente scioccato alla comparsa della ragazza. E non era
l'unico. Anche i suoi amici Hobbit e molti altri.
- É una lunga storia. - gli rispose Elrond. Poi
spostò lo sguardo su Re Thranduil che lo stava fissando
già da un po' - So che vorresti delle spiegazioni subito, ma
ora dobbiamo pensare a Morwen e a come contrastarla. - gli rispose
Elrond dispiaciuto. Sembrava aver riacquistato un po' di vigore.
Il Sire biondo affermò con il capo – Ma dopo mi
devi dire tutto, visto che a quanto pare sono stato tenuto all'oscuro
della cosa. - replicò abbastanza adirato.
- Non siete l'unico. - commentò Re Aragorn – Ma
ora non c'è tempo. - poi si voltò verso Elrond
– Possiamo fidarci di lei? -
- So cosa stai pensando, Estel, ma non so se sia il caso… -
sembrava titubante.
- Amico mio, hai visto anche tu di quello che è stata capace
di fare in quel duello contro di me… - Glorfindel sorrideva
rassicurante – Mi ha tenuto testa dopo solo una settimana di
allenamento. - Diversi paia di occhi lo guardarono stralunati. Elrond
sospirò.
- Sì, possiamo. Ma secondo me le chiediamo troppo. -
dichiarò Elladan.
- Potrà contare su tutto il mio sostegno. -
replicò Glorfindel, determinato.
- E avrà anche il mio aiuto. - aggiunse Gandalf –
Tra l'altro, mi ha raccontato che è arrivata fin qui tutta
da sola, non deve essere stato facile. - questo sorprese tutti i
presenti.
- In questo momento è l'unica nostra speranza. -
incalzò Re Eomer.
Elrond acconsentì. Quindi Re Aragorn dichiarò che
lui si sarebbe occupato della difesa dei cittadini – Non sono
più agile come un tempo. - ridacchiò divertito.
Arwen gli diede tutto il suo appoggio.
- Noi cosa possiamo fare? - domandò Frodo.
- Ho bisogno del tuo aiuto, Frodo. - dichiarò il Re di
Gondor. Quello affermò e Sam si aggiunse: non si sarebbe
separato dal suo Padron Frodo – Bene, avrò bisogno
anche di te, Sam, per curare i feriti. - Merry e Pipino, invece si
dissero pronti a combattere – Ragazzi… voi
impedite ad Elrohir di fare qualsiasi cosa. Legatelo se necessario.
– proferì rivolto ai tre giovani.
In quell'istante la terra tremò e tutti si guardarono
spaventati.
- Non restiamo qui a chiacchierare, Silwen ha bisogno di noi! -
gridò Elladan che si precipitò verso l'uscita
seguito a ruota da Glorfindel e Gandalf.
Eomer invece ordinò alla Regina e a sua sorella di andare in
un posto più sicuro, lanciando un'occhiata eloquente ad
Eowyn che intuì cosa volesse dirle e sbuffò,
prima di allontanarsi con la cognata.
Faramir sorrise seguendola con lo sguardo allontanarsi, poi si diresse
anche lui fuori con Eomer.
Monica era riuscita a raggiungere l'Elfa poco prima, tagliandole la
strada in fondo alla scalinata che portava al Palazzo. Quella
però non sembrava per nulla turbata, ma la guardava con aria
di superiorità.
- Non puoi fermarmi, è troppo tardi. - proferì
quella ghignando.
- Ho fatto una promessa giorni fa… farò di tutto
per mantenerla. - replicò la ragazza determinata.
L'Elfa si fece seria – Stai giocando con il fuoco. -
dichiarò – Pensi davvero che non mi sia preparata
ad un risvolto simile? Certo, pensavo di potermela cavare da sola, ma a
quanto pare, devo ricorrere ad un piccolo aiuto. - detto questo
allargò le braccia e in quell'istante la terra
tremò.
Monica la restò a guardare sconvolta mentre cercava di
tenersi in piedi, il terremoto era fortissimo. Qualche casa
iniziò a sgretolarsi. Poi, pochi metri più in
là si aprì una voragine e quando la terra smise
di tremare, dal buco spuntò un enorme braccio marrone con
artigli lunghissimi. Pochi istanti dopo fece capolino la testa della
creatura che aveva una bocca piena di denti affilati. Un odore
nauseabondo si diffuse tutt'intorno.
La ragazza sgranò gli occhi terrorizzata ed
indietreggiò di alcuni passi. Morwen rise spietata.
La creatura uscì completamente dal buco e cacciò
un urlo che riecheggiò per tutta la città. In
lontananza se ne sentirono tantissimi altri: non era l'unica.
- Silwen! - gridò Glorfindel che osservava la scena
preoccupato dal pianerottolo del Palazzo.
Il Troll-Talpa annusò l'aria e si voltò verso
Monica, mostrando due occhi completamente bianchi. In pochi istanti le
fu addosso, ma una freccia gli si conficcò nel fianco prima
che la potesse colpire con gli artigli.
- Silwen, lasciatelo a noi, voi concentratevi su Morwen! - gli
urlò l'Elfo biondo, ma lei non si mosse. Continuava a
restare immobile a guardare la creatura a pochi centimetri da lei. Era
completamente pietrificata.
- Ma guardati, ora non riesci nemmeno a muoverti dalla
paura… e pensare che fino a due minuti fa eri
così determinata. - la derise quella.
Il Troll-Talpa, intanto, si era strappato via la freccia dal fianco,
urlò arrabbiato e ripiombò con gli artigli su di
lei. Ma qualcuno si frappose fra i due e ferì al braccio la
creatura. Elladan si voltò verso di lei: aveva lo sguardo
assente. La chiamò spaventato, un paio di volte. Poi le
posò una mano sulla spalla e la scosse. Solo in quel momento
tornò in sé – Vi sentite bene? - chiese
preoccupato.
Lei alzò lo sguardo su di lui, confusa –
Ho… ho appena… - mormorò. Ma non fece
in tempo a finire la frase che il Troll-Talpa tornò
all'attacco, ma questa volta fu Gandalf a proteggerli, raggiungendoli e
formando uno scudo intorno a loro.
- Grazie! - esclamarono i due all'unisono.
Anche Glorfindel era sceso a dare una mano – Tutto bene? Non
è una gran bellezza, vero? - commentò abbozzando
un sorriso verso la ragazza, cercando di sdrammatizzare.
Questa scosse la testa – É tutto ok. -
confermò, quindi spostò lo sguardo determinato
sull'Elfa che sembrava interdetta – Ce ne devono essere altri
per Edoras. - riferì guardandoli preoccupata.
- Ci pensiamo noi. Sire Eomer sta radunando i Rohirrim e credo che fra
poco avremo anche rinforzi di Nani e dei nostri. E ho visto Sire
Thranduil recarsi a sud della città. - la
tranquillizzò Elladan.
- Silwen… o come vi chiamate… - proruppe Gandalf
– Vi aiuterò io con Morwen. - dichiarò
poggiandole una mano sulla spalla – Ma non so quanto
potrò fare visto il suo potere. - spiegò. In quel
momento il Troll-Talpa tornò alla carica, ma Glorfindel
andò ad affrontarlo, ferendolo ad una gamba.
- Mi farò bastare quello che riuscirete a fare. -
dichiarò lei.
I tre si stupirono di quelle parole. Poi Elladan andò in
aiuto dell'Elfo biondo e in pochi secondi il Troll-Talpa
crollò esanime. Gandalf e Monica si pararono davanti a
Morwen che li guardava con astio. - Tutto qui quello che sai fare? -
domandò quello con tono di sfida.
- Non osare, Istaro… - sibilò quella.
Sollevò le braccia provocando un altro terremoto. Questa
volta si formarono numerose voragini intorno a loro e anche sotto di
loro. Per fortuna, Monica, riuscì a scansare in tempo
l'altro. Come prima, dai buchi profondi comparvero i Troll-Talpa.
Elladan e Glorfindel si lanciarono un'occhiata preoccupata, non ce
l'avrebbero mai fatta da soli.
- Dobbiamo impedirle di usare i poteri. - mormorò la ragazza
facendo vagare lo sguardo a terra per trovare la strada più
corta per arrivare a portata dell'Elfa tra le voragini e le creature.
La cosa non era semplice.
- Sta cercando di tenervi il più lontano possibile. -
rifletté lo Stregone.
Erano occupati a ragionare su un modo per avvicinarsi che non notarono
una delle creature attaccarli da dietro. Elladan e Glorfindel erano
alle prese con tre di quelle e nemmeno loro l'avevano notata.
Solo quando fu loro sopra se ne accorsero. Ma era troppo tardi. I due
riuscirono ad evitare gli artigli, ma non l'impatto con l'arto e
vennero scaraventati metri più indietro. Monica si
ritrovò con la schiena tra la neve che fortunatamente aveva
attutito il colpo. Provò a rialzarsi, ma una fitta alla
spalla sinistra la fece gridare dal dolore. Si portò
istintivamente una mano nel punto e quando la ritrasse era sporca di
sangue. Aveva un lungo taglio. Probabilmente era stato un artiglio
della creatura. Strinse i denti e rimettendosi in piedi
aiutò anche Gandalf che si accorse della ferita. - Sto bene.
- lo rassicurò.
Il Troll-Talpa fu di nuovo su di loro e non era solo: un altro li
attaccò da dietro.
L'Istaro sfoderò la spada e andò in contro a
quello davanti a loro, Monica strinse di più le dita sulla
sua e si lanciò contro quello che arrivava da dietro
urlando. Schivò il primo arto, ma non riuscì ad
evitare il secondo. Si ritrovò di nuovo a terra metri
più in là, la faccia nella neve. Si
sollevò scrollando la testa, poi si voltò con
aria furibonda verso la creatura che stava per colpirla con gli
artigli. Ruzzolò alla sua destra e si alzò di
nuovo in piedi. La sua spada era rimasta però dove era
caduta quest'ultima volta. Imprecò: era l'unica arma che
possedeva ed ora c'era la creatura in mezzo.
In quel momento si sentirono delle urla: erano arrivati i rinforzi.
Alcuni Rohirrim avevano finalmente raggiunto il posto ed iniziarono a
scagliare frecce contro i Troll-Talpa. Monica approfittò del
fatto che alcune colpirono quello con cui si stava scontrando per
andare a recuperare la sua spada, rischiando di venire colpita a sua
volta, e si girò ad affrontarlo. Quello sembrava essersi
infuriato per le ferite e dopo aver annusato l'aria, si
voltò verso di lei e le fu di nuovo addosso. Questa volta,
però, Monica riuscì a mandare a segno il colpo
affondando l'arma nel braccio del Troll-Talpa che urlò
dolorante. Provò a colpirla con l'altro arto, ma lei
parò il colpo con la spada. Digrignò i denti e
puntò i piedi a terra cercando di contrastarlo, ma la
creatura aveva una forza sovrumana. Così si
spostò velocemente lateralmente e con un bel fendente gli
amputò l'arto. Un lamento disumano di dolore
squarciò l'aria. Lei approfittò del momento di
distrazione e lo colpì ad entrambe le gambe. Quello
crollò sulle ginocchia e lei gli piantò fulminea
la spada nel torace. La creatura si accasciò su un fianco.
Restò a fissarla ansimante ed anche esterrefatta. Era
riuscita ad abbatterne uno quasi tutta da sola. Appurato che la
creatura giaceva a terra morta e dopo essersi ripresa dal leggero
shock, si diresse finalmente verso Morwen che si stava allontanando dal
luogo della battaglia. Fu Gandalf, liberatosi in quel momento dalla
creatura con cui stava combattendo, che lanciando un incantesimo la
bloccò, prima che imboccasse una via laterale. La ragazza le
fu accanto in pochi secondi e mosse il braccio per colpirla, ma in
quell'istante la terrà tremò di nuovo. Monica si
voltò per vedere dove sarebbero comparsi gli altri
Troll-Talpa, stessa cosa fecero tutti i presenti, ma questa volta non
si aprì alcuna voragine. La ragazza si voltò di
nuovo verso l'Elfa e notò che qualcosa non quadrava - Che
diavolo… - mormorò – Gandalf! -
urlò allarmata indietreggiando di qualche passo.
Ma anche lo Stregone osservava la scena sconvolto, gli occhi blu
sgranati per la sorpresa. Morwen stava crescendo e cambiando forma
contemporaneamente. La pelle, prima color perla, ora era diventata
verdognola. Sia le dita delle mani che dei piedi terminarono con degli
artigli. Questi ultimi erano diventati simili a zampe di drago e le
spuntò una lunga coda di un verde più scuro,
tendente al nero. Le erano rimasti solo una lunga chioma corvina e i
due occhi blu, freddi, che risaltavano. Sembrava un'arpia. La ragazza
restò ad osservare sconvolta quella nuova creatura che
raggiungeva i cinque metri d'altezza. Un ghigno si dipinse sul volto di
Morwen – É finita. - sibilò e
sferzò un colpo di coda che colpì l'altra e la
fece volare per diversi metri, rimbalzando a terra alcune volte.
- Silweeeeeeeeen! - urlarono Elladan e Glorfindel all'unisono. Fecero
per andare a soccorrerla, ma non riuscirono a muovere nemmeno un passo:
erano completamente paralizzati. Stessa cosa valeva per tutti i
presenti.
- E adesso vediamo di divertirci un po'. - esclamò la
creatura leccandosi le labbra compiaciuta.
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