6°: Siamo uguali.
Era davvero
furiosa con lui. Salì al piano di sopra, aprì la porta della sua camera
e la sbatté con violenza. Ringhiò e si buttò sul letto cominciandolo a
maledire.
Ma
come si permette quel cafone? Il mio nome è splendido…non è come il
suo! Così cupo, crudele e misterioso, ma anche triste…però se rifletto
bene è stato gentile a portarmi il libretto…e io cosa ho fatto? Ho riso
del suo nome, che stupida! Ha ragione sono proprio una ragazzina! Mi
sarei dovuta trattenere invece di esplodere…uffa, uffa e ancora uffa
sono una vera stupida!
Cominciò a dare
dei pugni sul cuscino, ma poi voltò il capo verso la sua scrivania e
vide la foto dei suoi genitori.
Si alzò e si
diresse verso la scrivania. Prese tra le mani la foto e cominciò a
guardarla, d’un tratto una lacrima solitaria solcò il suo viso.
È
vero sono una stupida, da troppo tempo non vengo a trovarvi…ora mi
cambio e vengo da voi…
Si vestì ed
uscì da casa. L’aria era frizzante presto avrebbe nevicato, Rin alzò il
viso al cielo.
Chissà
forse questo sarà un bianco Natale…
Rabbrividì e si
avviò verso la sua meta.
Entrò in
negozio di fiori e acquistò un bel mazzo di fiori, sospirò e si diresse
verso il cimitero, ma non sospettava che il destino giocava con la sua
vita. Infatti, un’altra persona si era recata in quel luogo sacro.
Sì, Sesshoumaru
aveva avuto la sua stessa idea, infatti, appena uscito dalla casa della
ragazza si era diretto dal fioraio per acquistare un bel mazzo di rose
rosse. I fiori preferiti di Kagura.
E ora era lì,
di fronte a quella fredda lapide.
Un
altro Natale triste e vuoto…perché ti ho lasciata sola quel giorno,
perché? Avrei dovuto accompagnarti a casa e invece…invece ho preferito
restare in ufficio…è colpa mia se sei morta…
Poggiò il mazzo
di rose a terra e accarezzò la foto della donna che amava. Era triste e
amareggiato, ma doveva farsi forza e continuare ad andare avanti. Anche
s’era davvero difficile. Si alzò e si incamminò, quando il suo sguardo
si soffermò su di una ragazza, un po’distante, ch’era in ginocchio a
pregare davanti ad una tomba.
Ma
quella…
Camminò verso
la sua direzione, ma non si avvicinò, aveva gli occhi rivolti quella
lapide.
Chissà
per chi prega?
D’un tratto
notò che la ragazza piangeva, ma poi vide che si alzava e asciugava le
lacrime e sorrideva.
Non
comprendo questa ragazza, prima piange e poi sorride.
Restò a
guardarla rapito, quando lei si voltò e lo vide. Sgranò gli occhi per
lo stupore.
Ma
che ci fa lui qui? Allora è una congiura contro di me?
Arricciò il
naso e con passo deciso Rin si avvicinò a lui e domandò, un po’alterata.
-Mi hai
seguito?-.
Lui si scostò e
si incamminò.
-Non seguo le
ragazzine-.
Lei strinse i
pugni e disse, alzando un po’ la voce.
-Non sono una
ragazzina! Ho ventiquattro anni!-.
Lui si fermò e
con un sorriso malefico la continuò a stuzzicare. Un dolce divertimento.
-Credevo che ne
avessi dodici-.
Allora
lo fa apposta a farmi arrabbiare.
Si avvicinò a
lui, mise la mano nella borsa e tirò fuori il portafogli. Tolse la sua
carta d’identità e gliela sbatté a due centimetri dal naso.
-Lo vedi? Ho
ventiquattro anni!-. Ringhiò.
Lui la guardò
un po’ scettico.
-Potresti anche
averla falsificata-.
Lei gonfiò le
gote, era furiosa con lui, ma poi la ragione prese il sopravvento.
Ma
che vado a pensare, non credo che mi abbia seguito…forse come me, ha
qualcuno che non c’è più.
Sospirò e disse
con calma.
-Basta
scherzare, siamo in un posto sacro…piuttosto che ci fai qui?-.
Lui la guardò e
disse con freddezza.
-Non sono
affari tuoi-.
Rin si sentì in
imbarazzo, aveva ragione non erano affari suoi, scostò lo sguardo.
-Scusami io non
volevo essere così invadente…sai io sono venuta a trovare i miei
genitori-.
Sesshoumaru la
guardò e vide che il suo viso era triste e malinconico.
Erano
i suoi genitori.
-Oramai sono
dieci anni che loro non ci sono più-.
Si incamminò
verso la loro lapide e si inginocchiò, aggiustò un fiore fuori posto e
continuò.
-E’ colpa mia
se loro non ci sono più-.
Sesshoumaru
restò meravigliato.
-Perché dici
così?-.
Perché sono
curioso, io non sono così, eppure, questa ragazza…
Rin sospirò,
ancora le faceva male quei ricordi, ma chissà perché quel ragazzo, che
neanche conosceva, gli infondeva sicurezza e voglia di confidarsi.
-Perché è colpa
mia se mio padre si è distratto e siamo finiti fuori strada con la
macchina-.
Si alzò, si
voltò e lo guardò negli occhi. Sesshoumaru vide in quello sguardo
qualcosa che ben conosceva. Una tristezza che mai li avrebbe lasciati.
Anche
lei soffre come me.
-Ora ti stai
chiedendo come ho fatto a distrarre mio padre? Ebbene, all’epoca avevo
da poco compiuto quattordici anni e stavamo andando a prendere mio
fratello maggiore all’aeroporto, che rientrava dalla sua vacanza
premio. Infatti, i miei genitori per il diploma gli avevano regalato un
viaggio negli Stati Uniti…un bel regalo non è vero? Comunque, durante
il viaggio io ero un po’ offesa con mio padre, perché non mi aveva
permesso di andare al mare insieme con una mia amica…cominciammo a
litigare in macchina, mia madre diceva a mio padre di guardare la
strada, ma lui niente, era intendo a discutere con me-.
Si fermò,
trattenne un singhiozzo e continuò.
-È stato un
lampo, ricordo un camion che ci veniva addosso e poi il buio…mi
svegliai in ospedale, per un miracolo io ne uscii illesa invece i miei
genitori morirono sul colpo…è stato orribile, scoprire che per un mio
capriccio siano morti le persone più importanti della mia vita…per mesi
rimasi chiusa in me stessa, ma poi mio fratello e sua moglie mi hanno
aiutata…per fortuna che c’erano loro, se no…beh, non voglio pensarci-.
Sorrise
tristemente, mentre con la mente ritornava a quel terribile giorno.
Sa
il mio dolore…lei è come me…
La guardava
rapito, Rin si rese conto che aveva raccontato ad uno sconosciuto la
sua vita si voltò imbarazzata disse.
-Ti stai
chiedendo, ma perché questa ragazza mi racconta la sua vita? Di sicuro
mi avrai preso per una pazza-
Rise
nervosamente.
Oddio,
che vergogna…è vero devo segarmi la lingua…che brutto vizio che ho.
-No, non sei
pazza…un po’ strana, questo lo devo ammettere, ma non sei una
pazza…dopotutto sai il dolore che si prova, quando una persona cara ci
lascia, e poi fai bene a sfogarti…perché tenersi tutto dentro fa male-
Do
un consiglio ad una perfetta sconosciuta, quando io soffro senza
chiedere aiuto.
Rin si voltò.
Era sbalordita. Quel ragazzo, di cui non sapeva nulla solo il nome, la
stava confortando.
Si trovò a
sorridere dolcemente.
-Grazie, sai ti
sei fatto perdonare per avermi chiamato ragazzina-.
Lui la guardò e
sorrise, scosse il capo quella ragazza era davvero strana.
-Lo sai che
facciamo?-.
-Cosa?-.
Lei si avvicinò
e gli prese un braccio e disse.
-Ti offro una
buona cioccolata calda, e poi… sto gelando! Cavoletti fritti!-.
Rabbrividì.
-No, grazie ho
da fare-.
Disse, mentre
cercava di divincolarsi dalla presa di Rin.
-Su, dai non
farti pregare…se no mi metto a piangere-. Piagnucolò in modo teatrale.
Sesshoumaru non
poté trattenere le risate, quella ragazza era davvero buffa. Sospirò e
accettò l’invito, cosa rara per lui acconsentire così facilmente, ma il
suo sorriso così solare lo rapì.
Sei carina,
quando sorridi.
Si trovò a
pensare, mentre uscivano da quel luogo di tristi ricordi…
Continua…
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Un po’ ritardo
sulla tabella di marcia ma rieccomi con il nuovo capitolo un po’
agrodolce. Ma più dolce che amaro XP.
Un bacio al
prossimo aggiornamento.
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