“Se
tu sapessi qualcosa, diciamo un segreto, ed hai promesso di non dirlo a
nessuno, ma sai che dirlo a qualcuno potrebbe aiutare quella persona,
cosa faresti?”.
Mi sento confuso.
Ed anche Boris lo sembra.
“ Di chi stiamo parlando?” chiedo scettico.
“ Non ha importanza! La mia domanda è: tu cosa
faresti?” puntualizza, rimanendo fisso nella sua posizione
“neutrale”.
È una domanda molto strana da parte sua, che mi fa sorgere
mille dubbi.
Non capisco se stia usando la tecnica dell’amico per
riferirsi a se stesso, o se si stia riferendo ad una persona in
particolare, di cui non vuole rivelare il nome. Se fosse vera la
seconda opzione, non potrei fare a meno di pensare a…
“ Stiamo parlando di Kai?”.
“ No! Ascolta Yuri, sono venuto per un consiglio, cosa vuoi
che me ne freghi di Kai!?” aggiunge contrariato.
La notizia che lui ed Eva presto si sposeranno mi ha completamente
spiazzato in due. Faccio ancora fatica a crederci e l’istinto
mi suggerisce che dietro queste nozze ci sia qualcosa , qualcosa che
Kai non vuole assolutamente si venga a sapere. Per questo sono
convinto, o almeno, ipotizzo che sia lui la persona in questione.
“ E va bene…” esordisco con fare
arrendevole, consapevole del fatto che dalla bocca di Boris non
verrà fuori, stranamente, nulla. “ Se io fossi in
te…beh cercherei di convincere questa –persona- a
parlare con qualcuno e chiedere aiuto”.
“ E se ci avessi provato e riprovato, ma senza
risultato?”.
Tutto ciò mi incuriosisce. Chi potrà mai essere
questa persona di cui Boris conosce un segreto inconfessabile. E
soprattutto, per chi Boris Huznestov, sarebbe disposto a tenere la
bocca così chiusa?
Lo fisso, insospettito, scrutando ogni suo piccolo gesto, alla ricerca
di qualche suggerimento. Tuttavia, il suo sguardo fermo e impassibile,
non mi suggerisce proprio nulla.
“ Ivanov, ci sei?”.
“ Mi dispiace, ma se la persona di cui parli non si
deciderà a condividere il suo problema e la sua sofferenza
con una persona a lei cara, non risolverà mai
nulla!” rivelo, dicendo quello che chiaramente penso, seppur
non conoscendo i dettagli del caso.
Se questa persona non si libererà di questo enorme peso,
qualunque esso sia, non riuscirà mai a sentirsi meglio e ,
soprattutto, libera.
***
Io ed Anya non siamo mai stati grandi amici. A stento ci parlavamo.
Solo ultimamente, frequentando quella caffetteria, abbiamo iniziato a
notare l’esistenza l’uno dell’altro. E
non nascondo di avere iniziato a provare una certa simpatia nei suoi
confronti.
Oltre a considerarla la ragazza più sfigata del mondo (
visti tutti i problemi che si ritrova ad affrontare tutti i giorni), ha
iniziato ad essere quasi…un’amica. E credo che
anche per lei sia stato così.
Se così non fosse, per quale motivo avrebbe rivelato un
problema così grande al sottoscritto?
Tra tutti ha scelto me. Forse perché tra tutti ero
l’unica persona non coinvolta emotivamente.
Ammetto di essere rimasto sorpreso dalla spiacevole notizia, ma penso
che per Hilary sarebbe stato uno shock ancora più
grande.
Poteva scegliere Dana, persona ancor più estranea ai fatti,
e invece ha scelto me.
Non so cosa l’abbia spinta a farlo.
Nessuna ragazza, prima d’ora, era venuta a piangere sulla mia
spalla. Semmai veniva piangendo per regalarmi qualche bel ceffone , ma
mai a chiedere aiuto.
Forse Eva, ma con lei la questione era molto diversa.
Questa situazione mi ha messo un po’ a disagio, lo ammetto.
Tuttavia, ho accettato di farla piangere sulla mia spalla, cercando,
come meglio potevo, di donarle conforto, nonostante i miei modi non
siano così gentili ed eleganti.
Ho provato a farle dimenticare questa brutta faccenda facendola uscire
e ubriacare, ma non ha funzionato.
La sua non è una cotta adolescenziale che si cancella e si
supera con una bevuta, è qualcosa di più.
E per quel qualcosa in più io non posso offrirle grande
aiuto, non è nella mia natura, purtroppo.
Ha bisogno di qualcuno che la capisca veramente, e quel qualcuno
può essere solo una vera amica.
***
“ Finché non ti deciderai a dire la
verità a tutti, e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era
la tua migliore amica, non riuscirai a stare meglio, vuoi
capirlo?”.
Alzo gli occhi dal bancone per fissare con astio il mio interlocutore.
“ Forse non hai capito che deciderò io quando
dirlo a tutti! E poi perché era? Hilary è ancora
la mia migliore amica!” ribatto duramente.
“ E quando? Quando pioveranno soldi dal cielo? Quando questo
bancone che pulisci da dieci minuti sarà così
splendente da far apparire il genio della lampada? Andiamo
Anya…”
“ Non è ancora il momento!” chiarisco
una volta per tutte, con un tono che non vuole ricevere alcuna replica
al riguardo.
Si arrende, alzando le mani e mimando di chiudere una cerniera nella
sua bocca.
Finalmente!
Improvvisamente i miei occhi puntano fuori e noto con mia grande
sorpresa che ad arrivare è proprio lei. Mio dio!
“ L’hai chiamata tu?”.
“ Chi?” domanda Boris, fingendosi inconsapevole.
“ Hilary, sta venendo qui!”.
“ Cos-…”. Si gira, per verificare
ciò che sto dicendo. “ Ti giuro che io non
c’entro niente!” confessa, dicendo probabilmente la
verità.
La porta del locale si apre, dando spazio alla figura di Hilary e il
suo enorme pancione.
“ Anya! Ti ho mandato un messaggio ma non mi hai
risposto!” afferma allegramente, per poi salutare Boris, che
subito dopo decide di alzarsi per andare via.
“ Scusa, ma quando lavoro lascio il cellulare di
là!” spiego, facendo un cenno verso la cucina.
“ Capisco! Ad ogni modo, volevo proporti di accompagnarmi a
fare spese!” chiede entusiasta.
“ Che spese?”.
“ Vorrei iniziare a comprare qualche vestitino per i bambini.
Ti va?”.
Il mio corpo si immobilizza e i miei occhi si perdono per un attimo
sulla figura di Hilary riflessa nel bancone. Attimi di incertezza
susseguono alla sua domanda.
Mi sento come se qualcuno mi stesse mettendo alla prova. Come se
qualcuno mi stesse suggerendo: Anya, è un segno.
È arrivato il momento di rivelare la verità.
“ Dai, è da un po’ che non passiamo del
tempo insieme…” aggiunge Hilary con un certo tono
persuasivo, ma allo stesso tempo calmo e che accenna ad una seppur
minima speranza.
Improvvisamente le parole di Boris, pochi minuti fa pronunciate,
ritornano alla memoria, con tono più incisivo.
Finché non ti deciderai a dire la verità a tutti,
e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era la tua migliore amica, non
riuscirai a stare meglio, vuoi capirlo?
Forse per una volta il rozzo meccanico dall’accento russo ha
ragione.
“ D’accordo.” .
Accetto, accennando un sorriso di convinzione.
“ Cosa ne pensi di questo matrimonio?”.
Camminiamo lungo la via principale della città, con in mano
qualche busta. Abbiamo girato un paio di negozi e adesso siamo di
ritorno alla caffetteria. Ho cercato di non far trasparire nulla,
nessuna preoccupazione o disagio, per non rovinare questa allegra
uscita insieme. Ammetto, tuttavia, di avere pensato, anche solo un paio
di volte di svuotare tutto, ma qualcosa mi ha frenato, non so bene
cosa.
Adesso questa sua domanda mi mette in agitazione.
“ Quale matrimonio?”.
“ Quello di Hiwatari e la serpe!” risponde come
fosse la cosa più ovvia del mondo.
In cuor mio tiro un sospiro di sollievo. Per un attimo ho temuto che si
stesse riferendo al mio.
“ Beh non me l’aspettavo…”
dichiaro apertamente.
“ Neanche io!” risponde prontamente. “
Non riesco ancora a crederci! Neanche Yuri ne era a conoscenza. Mi
chiedo cosa li abbia spinti a prendere questa decisione”
continua, trattenendo una grassa risata “ Pensavamo che Eva
fosse incinta, ma a quanto pare non lo è. E’ vero
stanno insieme da molti anni e…”.
Hilary non smette più di parlare. Avevo dimenticato che
quando inizia è una macchinetta senza pulsante di
interruzione. Si è addirittura fermata poco più
indietro, costringendo me ad arrestare la mia camminata. “
… Anche io pensavo che Yuri ed io non ci saremmo mai
sposati, però alla fine…” e continua ad
alta voce attirando persino l’attenzione di qualche passante.
“ E poi non le ho visto neanche l’anello,
insomma…” . Sto cercando in tutti i modi di non
perdere il filo logico, ma non so come, l’ho già
perso. Oramai la sua voce è solo un mormorio di sottofondo e
i miei occhi fissano già altrove. Notano qualcosa, qualcosa
che prima non avevano visto: la vetrina di un negozio, proprio dietro
le spalle di Hilary.
“ Ma tu immagini Kai dire sì
sull’altare? Ahah non voglio proprio perdermi
quest… Anya, Anya mi stai ascoltando?”.
Improvvisamente si interrompe, vedendomi persa a fissare assopita
qualcosa alle sue spalle. Incuriosita si volta e mentre i suoi occhi
iniziano a brillare di luce propria, i miei sembrano ricoprirsi
istantaneamente di un velo grigio e cupo.
“ Wow, questo abito da sposa è
bellissimo!” esclama gioiosa. “ E a proposito di
matrimonio…” inizia a dire.
No, ti prego Hilary, non chiedermelo.
“ Hai già pensato al tuo vestito?”
chiede curiosa.
Improvvisamente e, quasi automaticamente, distolgo lo sguardo da quel
vestito in vetrina “ No, non ancora” rispondo, in
un fil di voce.
“ Vuoi entrare a dare un’occhiata?
Entriamo!” propone, incamminandosi ad entrare.
Il mio corpo si irrigidisce, le mie mani iniziano a freneticare e non
so bene cosa fare.
“ No, non mi va!” mi limito a rispondere con un
tono che cerca di persuaderla dal suo intento.
“ Andiamo, è ancora presto!” sussegue a
dire, con fare convincente, ma io resto lì e non mi muovo di
un millimetro. I miei piedi sono ben piantati al suolo, ma la mia mente
sta cercando una via di fuga.
Hilary si avvicina e mi tira per un braccio, ma la mia reazione
è imprevista.
“ Ho detto di no!” asserisco alterata liberandomi
dalla presa.
Non so cosa mi sia preso. Hilary mi osserva stranita, non so se
perché preoccupata o semplicemente allibita da questo mio
comportamento.
“ Qualcosa non va, Anya?” chiede, cercando il mio
sguardo.
“ No, va tutto bene…”. Il modo con cui
ho pronunciato queste parole non sembra convincerla. Dopotutto, chi
convincerebbe?
“ Anya, ultimamente… forse è una mia
impressione, ma ho la sensazione che qualcosa non vada! Mi
sbaglio?”.
Forse è arrivato il momento di dirle ogni cosa. Magari, come
ha suggerito Boris, mi sentirei meglio.
“ So che ti manca Rai e stare lontani sia una sofferenza, e
forse non avrei dovuto parlare di Kai e del suo matrimonio, visto che
è lui la causa della vostra lontananza! Mi
dispiace… davvero!”.
Per un attimo ho pensato che fosse il momento ideale per parlare, ma
improvvisamente qualcosa, per l’ennesima volta, mi blocca dal
farlo.
“ No, tranquilla, non fa niente”.
L’ennesima menzogna.
“ Se ci fosse qualcosa che non va, me lo diresti,
vero?”.
Le sue mani tengono forte le mie spalle, vogliono dare conforto, mi
stanno offrendo tutto il loro aiuto, tuttavia, io non riesco a
percepire nulla di questo.
“ Sì, certo!”.
Decido di inghiottire, ancora una volta, quel grosso magone pieno di
dolore che si ferma proprio all’altezza della gola,
trasformandosi in un grosso e pesante macigno, che non vuole decidersi
a venire fuori.
Un macigno che racchiude così tante parole che tuttavia non
hanno il coraggio di venire fuori, o semplicemente non
vogliono…
***
Mi sento un manichino. O meglio, mi sento un perfetto ridicolo.
“ Perché non potevo comprare un vestito al negozio
come le persone normali?” affermo rivolgendomi ,con tono
alterato, alla bionda seduta qui davanti a scrutare con attenzione il
lavoro di questo sarto dai modi di fare un po’ strani.
“ Perché non puoi avere un vestito normale, qui si
tratta del nostro matrimonio! Non basta un semplice vestito nero e una
cravatta da quattro soldi!” spiega con tono saccente.
Mi limito a ingoiare le parole poco ortodosse che vorrebbero uscire
dalla bocca, e porto gli occhi al cielo, rimanendo immobile come una
statua a braccia aperte e gambe divaricate, mentre questo tizio
continua a prendere misure toccandomi, anche dove non dovrebbe. Che
fastidio! La mia gamba sta fremendo dalla voglia di calciare una
ginocchiata.
“ Stia fermo, stiamo quasi per finire!”.
Sono qui fermo da un’ora, cosa pretende?
Improvvisamente il telefono suona e per un attimo spero sia il mio,
ma…
“ Non muoverti, tranquillo è il mio! Vado a
rispondere di là, vi lascio soli!” dice correndo
via nell’altra stanza, scambiandosi un cenno
d’intesa con questo tizio, di cui non ricordo neppure il
nome, nonostante Eva continui a ripeterlo da mattina a sera.
“ Spero che la camicia non esplodi in mezzo a tutti questi
muscoli!” esclama meravigliato, prendendo le misure del
torace e poi della vita.
Mi limito a stringere i denti, dietro le labbra serrate, puntando gli
occhi in un angolo del soffitto e cercare di far vagare i pensieri
altrove,, per soffocare l’istinto omicida.
Quando finirà questa tortura?
***
Sto percorrendo il corridoio della scuola. Sono in ritardo. Ho
completamente perso la concezione del tempo.
Giro un angolo e ritrovo a pochi passi da me Hiwatari che tiene mia
figlia per una mano.
“ Mamma!” esclama la piccola correndo a
braccia aperte verso di me.
“ Cosa ci fai qui?” domanda lui con un tono che
vuole essere più minaccioso che interrogativo.
“ Cosa ci fai Tu qui?” replico a mia volta.
“ Oggi è il mio turno!” asserisce fermo
e impassibile.
“ No, oggi toccava a me!” affermo contrariata.
“ Oggi è mercoledì, e il
mercoledì è il mio turno!” spiega
seccato.
Oggi è mercoledì?
Io pensavo…
Inizio a rendermi conto che forse ho davvero perso la concezione del
tempo e persino dello spazio. Togliamo anche il forse.
Noto una certa soddisfazione stampata sul suo volto.
***
Che scema, per non dire cose peggiori!
Per una volta, la mammina perfettina ha sbagliato e non posso che
provare una grande soddisfazione in questo momento. Il modo in cui
arriccia le labbra è segno che vorrebbe esplodere, ma non
può, perché stavolta è lei ad avere
sbagliato, cara la mia mammina!
“ Se non ti dispiace dovremmo andare!”. Invito Hope
a ritornare da me, togliendola dalle braccia di sua madre, e la
piccola, stranamente, non oppone resistenza.
Con un cenno le indico un saluto e ritorno a percorrere la mia strada,
lasciandola lì a rimuginare con sé stessa.
Forse dovrei chiederle se vuole un passaggio, ma so già che
rifiuterebbe, quindi perché chiederglielo?
Ma il solo piacere di sentirgli dire quel no, mi spinge a porre la
domanda .
“ Vuoi un passaggio?” chiedo con tono che vuole
essere seccato.
“ No…grazie!” . La sua risposta
è secca e decisa.
Il sorriso della soddisfazione è di nuovo impresso sul mio
volto.
“ Cosa succederà dopo il tuo
matrimonio?”.
Stavo per andarmene, ma questa sua domanda mi costringe a fermarmi,
ancora una volta.
Rimango per un attimo interdetto, mentre Hope gioca con la cerniera
della mia giacca.
Mi ci vuole qualche secondo, per poi finalmente capire : si sta
riferendo ad Hope.
Decido di rispondere, ma a modo mio.
“ E Cosa succederà dopo …il tuo
matrimonio?”. E’ un tono provocatorio, che vuole
metterla in difficoltà.
Serra le mascelle, palesemente infastidita.
“ Rispondi alla mia domanda!” asserisce con tono
fermo e deciso.
“ Dipenderà da quello che farai dopo il
tuo!” mi limito a dire, voltando i tacchi e lasciandola di
nuovo lì, ancora più confusa e infastidita di
prima.
Non stavo mentendo: quello che deciderò di fare,
dipenderà da quello che farà lei dopo il suo
matrimonio. Se deciderà di rimanere qui in città,
lascerò che tutto resti normale come adesso, ma se
così non sarà, mi costringerà ad agire
diversamente.
***
“ Sei impazzita? Devi dirglielo! Devi dire a tutti che questo
matrimonio non ci sarà, e che di conseguenza non parti! Non
parti? Allora Hope resta qui, con te!”.
Come la fa semplice lui.
“ Boris, io non posso dirglielo, non capisci?”
ripeto per l’ennesima volta.
Si ferma a fissarmi contrariato.
“ Ho capito!” esordisce arrendevole “ Il
tuo problema è proprio questo!” si limita a dire,
fiero di essere giunto ad una conclusione a cui prima non era arrivato.
Il mio sguardo interrogativo lo invita a spiegare.
“ La tua paura non è dirlo ad Hilary, o dirlo a
Yuri, o achissà chi!” inizia a spiegare con un
tono canzonatorio “ Il vero problema, per te, è
dirlo a Kai!” conclude puntando un minaccioso dito alla
sottoscritta, che resta per un attimo perplessa.
“ Ma cosa stai dicendo?”.
“ Che, per non so quale motivo, tu non vuoi che Kai venga a
scoprirlo, ammettilo!”.
Perché penso sia vero?
Finora non ci avevo pensato, ma…
“ E va bene!” esclamo ammettendo con rabbia quello
che penso “ forse è vero! Non voglio che Kai lo
sappia! Non voglio che Kai lo sappia!” ripeto più
a me stessa che a Boris. “ Io non voglio che Kai lo sappia
perché non voglio vedere su quella sua faccia
quell’espressione soddisfatta che tanto mi irrita, quella
soddisfazione nel sapere che la mia vita fa sempre più
schifo, che ho perso Rai proprio per colpa sua…”.
***
Ok, il mio intento era quello di spronarla a reagire, ma la
sua reazione è un po’ eccessiva. Sembra se la stia
prendendo col sottoscritto, visualizzando forse in me la figura di
Hiwatari.
“… e la sua vita invece va avanti, col suo stupido
matrimonio con quell’oca da strapazzo!”.
Il suo discorso sembra concludersi qui. O almeno credo… e
spero.
“ Hai…finito?” chiedo con tono cauto,
col timore che possa esplodere da un momento all’altro.
“ Cosa c’è di sbagliato in
me?” chiede tristemente, facendosi divenire gli occhi lucidi.
Domanda imprevista. Non so cosa dire, e la mia espressione temo glielo
stia comunicando.
Sono in serie difficoltà. Non vorrei farla arrabbiare, ma
non vorrei neanche farla piangere.
Ma è troppo tardi Boris, la fanciulla è
già in lacrime e si porta le mani in viso, singhiozzando e
sussultando.
“ Dai, non fare così…”.
Mi avvicino, poggiandole una mano sulla spalla e invitandola ad alzare
lo sguardo. I suoi occhi sono così rossi che riesco perfino
a percepire il bruciore che probabilmente stanno provando.
Tuttavia sembra essersi calmata, e mi guarda con occhi da cerbiatta
impaurita.
Potrei anche arrivare ad affermare che mi fa una certa tenerezza, lo
ammetto.
Abbozzo un sorriso che vuole incoraggiarla a calmarsi, ma ottengo
l’effetto contrario. Esplode di nuovo in un pianto, e
stavolta decide di far sgorgare le sue lacrime sulla mia maglietta,
poggiando la fronte sul mio torace.
***
Non avevo voglia di tornare a casa. Sola, entro quelle mura spoglie.
Quella casa è diventata oramai una prigione, da cui cerco
sempre di evadere.
“ Mi dispiace…” esordisco, spezzando
quel silenzio e quella pace che si era creata.
“ E di cosa?” . Svuota d’un sorso la sua
bottiglia di birra, per poi adagiarla sul cruscotto della sua auto,
insieme alle altre.
“ Di… di riempirti la testa con tutti i miei
problemi” dichiaro, accennando un sorriso
imbarazzato. “ E di costringerti a portarmi con te,
impedendoti di uscire liberamente!”.
“ Figurati… non avevo nulla da fare!”
risponde serenamente, rimanendo comodo nella sua posizione, e
continuando a fissare dritto dinanzi a sé, come assopito dal
panorama di fronte a noi.
Per un attimo vengo anche io rapita dai riflessi della luna sul mare,
che a colpi di luce, si mischiano con le sue piccole onde. Non siamo
molto distanti dalla città, eppure mi sembra di essere
così lontano…
Da tanto tempo non vedevo il mare, la spiaggia, che di notte
può sembrare un luogo tetro e tenebroso, ma che riesce
comunque a trasmettere una certa serenità
nell’animo.
“ Andiamo a fare una passeggiata?” propongo al mio
interlocutore, che sembra essersi addormentato.
“ E dove?” chiede quasi contrariato.
“ Sulla spiaggia!”.
“ Di notte?”.
“ Perché, cosa c’è di
notte?” chiedo stranita.
Seguono attimi di incertezza nei suoi occhi, ma poi si convince e
stacca pesantemente la schiena dal suo sedile, che aveva appositamente
abbassato improvvisandolo un letto.
“ Ok…”. Risponde , forse più
convinto.
Il mare è leggermente mosso e una leggera brezza ci
accarezza il volto.
Camminiamo da pochi minuti, senza avere detto una parola.
Il rumore del mare e delle onde che si infrangono sulla riva ci
accompagna lungo il cammino.
“ Posso farti una domanda?”.
“ Mmh…”.
Boris continua a calciare una pietra a forma di ciottolo, perso in
chissà quali pensieri.
“ Cosa è successo con Eva?” domando con
aria investigativa.
“ In che senso?” chiede, continuando a tenere gli
occhi fissi su quella pietra.
Domanda troppo indiscreta?
“ Voglio dire…”. Bhe, in
realtà non so neanche io cosa volevo dire. Volevo solo
trovare un argomento di cui parlare. “ Al liceo eravate
sempre uniti, nonostante lei stesse con –tu sai chi-, adesso
vi siete allontanati, o sbaglio?”.
Boris non risponde subito. Si ferma all’improvviso puntando
gli occhi verso l’interno della spiaggia. Poi accenna un
sorriso…
“ Vediamo chi arriva prima in quella barchetta rotta
laggiù!” propone invitandomi a guardare dove il
suo dito punta.
Eh?
“ Cosa?” chiedo palesemente stranita. Ma non ho
neanche il tempo di aggiungere altro, perché Boris inizia a
correre esclamando “ Chi arriva ultimo paga da
bere!!”.
“ Ehy!” .
Queste parole mi costringono a correre il più veloce che
posso, per cercare di raggiungerlo e arrivare a quella barchetta prima
di lui.
Ma è impossibile. Se fossimo i protagonisti di una favola
per bambini, lui sarebbe la gazzella ed io la tartaruga…
Mi ci vuole qualche secondo ed anche io riesco ad arrivare e toccare
quel catorcio di legno, messo qui a marcire chissà da quanti
secoli.
“ Troppo lenta!” se la ride riprendendo fiato.
“ Ma… hai…” . Io non riesco
neanche a parlare. Tossisco e immetto aria nei polmoni.
“…barato!” Non sono mai stata una grande
atleta nella corsa, lo ammetto.
“ Wow, ti facevo più atletica ,
Sarizawa!” continua a ridersela, per poi entrare dentro la
barca e sedersi.
Ok. Respira Anya. Mi fa persino male il fianco: maledetto Boris.
Il mio sguardo omicida punta su di lui.
Tuttavia, il signor zucca platinata, mi porge gentilmente la sua mano,
invitandomi a salire a bordo.
“ E comunque mi devi due birre!” mi ricorda, con
tono ammonitore.
Due?
“ E va bene! Ma solo se rispondi alla domanda di prima! Non
fare finta di averla dimenticata!” gli ricordo a mia volta,
per poi sedermi accanto a lui.
Seguono attimi di silenzio, durante i quali entrambi, seduti fianco a
fianco su questo rottame, osserviamo la distesa marina che si estende
davanti ai nostri occhi, facendoci sembrare per un attimo, piccoli e
insignificanti puntini.
“ Beh… diciamo che non è
più come al liceo, e lo sai benissimo!” si limita
a dire.
Non è proprio la risposta che immaginavo.
Forse dovrei essere più precisa, ma non vorrei sembrare
invadente…
“ E’ mai successo qualcosa tra te ed
Eva?” chiedo, stavolta, senza alcuno scrupolo.
“ Sei molto curiosa lo sai?”. Il suo tono appare
scherzoso, ma anche insospettito. “ E va
bene…” sospira, infine, arrendevole. “
Diciamo che qualcosina c’è
stata…”. Qualcosina? “ Quando io, Yuri e
chi sai tu …” sottolinea, guardandomi
beffardamente “ siamo arrivati a scuola, avevo notato che Eva
mi gironzolava sempre intorno. Beh, l’avevo notata anche io.
Insomma, non è poi così male!” afferma
cercando il mio consenso, che, seppur forzatamente, devo ammettere
“poi abbiamo cominciato a vederci: prima nei bagni della
scuola…” . Ok, non volevo proprio tutti i
dettagli. “ Poi a casa mia, con la scusa dei
compiti…”
“ Un momento! Perché io non so di tutto questo??
Mi da fastidio ammetterlo, ma a quei tempi io ed Eva eravamo
‘amiche’ e non ci ha raccontato niente di
te!” chiedo sorpresa.
Boris si limita a sorridere stizzito…
“ Perché…in realtà, non ero
io il suo obiettivo!” dichiara un po’ amareggiato.
“ Veniva a casa nostra per girare meglio intorno a qualcun
altro. E tu sai chi. E poi il resto della storia dovresti
saperlo…” conclude, lasciando a me il compito di
intuire il resto.
Wow. Non sapevo di tutto questo. È sempre stata una serpe:
ha usato Boris per avvicinarsi a Kai, che a quel tempo …
stava con me.
“ E non ti sei sentito usato? Come l’hai
presa?”.
Boris si limita a fare spallucce per poi aggiungere “ Forse
mi sono sentito usato, ma non l’ho poi presa così
male. Io ed Eva non stavamo insieme o roba simile...”.
“ Ma hai detto che vi vedevate e…”
“ Non facevamo proprio tutto” spiega aiutandosi che
un’espressione esplicita.
Ah…ok. Allora diceva la verità quando ci ha detto
che lei era ancora vergine.
“ E come mai hai deciso di rimanere suo amico?”.
“ Era Kai ad avermelo chiesto!”. Kai? “
Per tenerla sotto controllo…” aggiunge.
Questo è veramente…
“ Inquietante!” affermo stupita.
“ Già…” ripete
pensieroso. “e adesso si
sposano…”.
Già.
“ Mi era già sembrato strano che Yuri si sposasse,
ma Kai! Pensavo che lui non ci sarebbe mai caduto, sinceramente! E
invece…tra meno di due settimane si sposeranno! Ho la pelle
d’oca!”.
“ Questo è quello che io chiamo: il crudele
scherzo del destino!” aggiungo amareggiata.
“ Non rimetterti a piangere, ti prego!” chiede
quasi in supplica.
“ Ok, allora andiamo: ho due birre da offrirti!”.
“ Oh, finalmente si parla di cose serie!” esclama
alzandosi fiero.
È vero, stavo per rimettermi a piangere.
Ma per una volta ho cercato di impedire che questo avvenisse.
E se davvero volessi, potrei anche liberarmi di questo enorme
peso…
***
Parcheggio l’auto proprio davanti alla caffetteria dove
lavora Anya. A passi decisi raggiungo la sua entrata e una volta dentro
tolgo gli occhiali da sole, per meglio vedere e scorgere la figura di
Anya.
“ Ciao, Anya!” saluto con allegria, avvicinandomi.
Lei ci mette un po’ a voltarsi, ma una volta fatto, rivolge
un sorriso forzatamente cordiale.
“ Eva...” si limita a dire, continuando a servire
ai tavoli.
“ Scusa se ti disturbo, ma hai un attimo?”.
“ Come vedi sono molto impegnata!” spiega
brevemente, continuando il suo lavoro.
“ Ok, non fa niente! Sarà una cosa molto veloce!
Sto organizzando una festa di addio al nubilato, tutte donne, si
intende! E mi piacerebbe che anche tu venissi, allora?”
chiedo con un sorriso a trentadue denti, cercando di attirare la sua
attenzione in tutti i modi.
La vedo sbuffare dentro di sé “ Mi dispiace, ma
credo che sarò impegnata!” risponde con aria
seccata.
“ Andiamo, non puoi lavorare sempre!” continuo
insistente.
“ Ho detto che non potrò esserci!”
ripete, marcando bene le ultime parole.
“ E va bene! Aggiungo comunque il tuo numero al
gruppo che ho creato, così sarai aggiornata, in caso
cambiassi idea! Byeee!” concludo frettolosamente senza
lasciarle il tempo di rispondere.
Esco fuori, rimetto gli occhiali da sole e ritorno in auto.
***
“ Oh si sposa, complimenti! Suo nonno sarà felice
di questo immagino!”.
“ Già…” mi limito a
rispondere fingendo.
“ Allora tanti auguri, a lei e alla sua sposa!”
dice alzandosi e porgendomi una mano.
“ Grazie”. Ricambio la stretta di mano e lo
accompagno alla porta.
Emetto un sospiro di stanchezza, poi ritorno alla scrivania.
Mi accascio pesantemente sulla poltrona, massaggiandomi le tempie
doloranti.
Cavoli, dovrei avvisare il vecchio che la prossima settimana mi sposo,
ma…
Sbuffo sonoramente, prendendo in mano il cellulare.
Ma resto solamente a fissarlo, rispecchiandomi in esso.
Dovrei telefonargli?
“ Ciao vecchiaccio, sai la prossima settimana mi sposo, mi
farebbe tanto piacere che ti degnassi di venire!”.
Tzè, fosse per me neanche lo inviterei.
Beh in fondo gli risparmierei un viaggio.
Ma d’altra parte sarebbe l’unico parente Hiwatari
rimastomi sulla faccia della terra ad essere presente al mio matrimonio.
***
Rimbocco le coperte alla mia piccolina, le sorrido prima di spegnere la
luce e poi torno in salotto.
Mi metto comoda sul divano, facendo zapping col telecomando, ma come al
solito non c’è niente in tv. Il mio cellulare
continua a lampeggiare e vibrare, avvertendomi che ci sono dei messaggi
da leggere.
Allungo l’altra mano verso il tavolino e lo afferro.
Mio dio, ci sono tantissimi messaggi. Ma cosa è successo?
- Eva ti ha appena aggiunto al gruppo
“Addio al nubilato”
Cooooosa?!
Il mio dito scorre lungo il diplay e i miei occhi si sgranano ad ogni
messaggio che leggono. Tra i tanti, ve n’è
qualcuno di Hilary.
-
Hilary: ma non si potrebbe fare in un luogo più
tranquillo? Sono incinta e la discoteca non mi sembra il luogo
più adatto.
Quindi lei ha deciso di andarci?
Un momento: Hilary mi ha scritto anche in privato…
-
Anya, ma tu sapevi di tutto questo? Non credevo avrebbe
scelto proprio quel posto per festeggiare. E’ molto strano!
Quel posto? Ma dove?
Ritorno alla chat di gruppo e decido di leggere uno ad uno i messaggi
per meglio capire il filo logico del discorso e i miei occhi non
credono a cosa stanno leggendo…
-
Numero a me sconosciuto : ci servirebbe un locale che sia
tutto per noi quella sera!
Ho capito, questi strani numeri appartengono a delle oche.
-
Oca 2: Siii! Eva, devi assolutamente trovare un posto
decente! Così possiamo fare quello che vogliamo ( tipo
ordinare una squadra di pompieri!!).
Oh mio dio… sto per vomitare!
-
La Serpe (Eva): Ho un’idea! Propongo di festeggiare
nel locale dove lavora Anya! Non sarà un granchè
come locale, ma con qualche aggiustatina riuscirò a
trasformarlo e renderlo adatto per un addio al nubilato!
:’’D Anya, tu cosa ne pensi? Il proprietario
potrebbe accettare la mia proposta?
Ma è impazzita? Perchè dovremmo farlo nella
cafeteria?!
-
Oca 3 : Beh, se ci assicuri che si beve bene, io condivido la
tua idea!”
-
Oca 2: Se abbiamo il locale, io penso ai pompieri! ;D
-
Eva : Anya non risponde! Vabbè… domani
parlerò col proprietario! Vi farò sapere ragazze!
;-*
Il sangue mi sale al cervello istantaneamente. Le mie dita fremono e
sono tentate nello scrivere una serie di cose che potrebbero non
piacere a nessuno di queste oche.
Cosa devo scrivere? Come potrei insultarla?
-
Mi disp…
No un momento, cancella Anya…
-
Brutta vacca….
No! No… ricancella! Cerca di essere meno diretta, Anya.
-
La caffetteria non mi sembra il luogo più adatto
per festeggiare un simile evento…
Oserei dire una simile pagliacciata!
-
… e non credo che il proprietario sia disposto ad
accettare! Farete meglio a trovare un altro posto più adatto!
Tipo …un bordello! … Ma questo evito di scriverlo.
Invio del messaggio@...
Spero che il messaggio sia chiaro.
Espiro, cercando di calmarmi e tenendo gli occhi ben puntati sullo
schermo del cellulare, aspettando con ansia una risposta.
Perché non scrive nessuno??
Un bip mi fa sussultare, ma è solo un messaggio di Hilary in
chat privata.
-
Hilary: Ben detto Anya! Che si cerchino un locale
“più adatto”!
Vedo che Hilary ha decifrato il significato implicito del mio messaggio.
-
Io: ;)
Ma ecco che finalmente qualcuno risponde, ed è proprio lei.
-
La serpe (Eva): Non preoccuparti, ci penso io a convincere il
proprietario. Appena vedrà la cifra che ho da offrire, non
rifiuterà, te l’assicuro ahahaah ;D
Voglio morire.
Che stronza!
Ma sta continuando a scrivere, che cosa avrà ancora da dire??
- La serpe (Eva): così non
avrai scuse per non venire, Sarizawa ;)
Non ci credo…ci mancava solo questa!
Lo sta facendo apposta…
Sono sconvolta. Perché mi sento presa in giro?
Perché continuano tutti a tormentarmi?
Eppure non sanno quello che sto passando…
La mia mano stringe con forza il telefono e sono tentata a lanciarlo
sulla parete con tutta la mia forza. Tuttavia, non servirebbe a placare
la mia rabbia, e così decido di gettarlo con poca
delicatezza sul divano, lasciando che continui a vibrare, mentre io mi
rannicchio su me stessa, ricominciando a far riemergere nella memoria
pensieri e ricordi che continuano a deprimermi costantemente.
“Cos’è questa storia
dell’addio al nubilato della tua amica?”.
E’ la prima cosa che Dana mi dice non appena metto piede in
cucina.
“ Non mi dire che è stato già tutto
stabilito? Quel deficiente del proprietario ha accettato?”
chiedo sconvolta.
“ Secondo te avrebbe rifiutato di guadagnare extra e farci
sgobbare fino a tarda sera?”. Suppongo sia una domanda
retorica.
Stavo per indossare il grembiule, ma la notizia mi scoraggia a tal
punto da decidere di gettarlo via su una sedia.
“ Io non ci credo!”. Inizio a fare avanti e
indietro sotto gli occhi perplessi di Dana. “ Questo
è troppo! Dovrei pure fare da cameriera e servire quelle
oche e sopportarle per una sera intera!” aggiungo iraconda,
mimando il gesto di strapparmi i capelli.
“ A chi lo dici…” mormora tra se e se
l’altra. “ Che cosa suggerisci di fare?”.
“ Cosa dovremmo fare? … Niente, mi sembra che sia
tutto ormai deciso!” dichiaro con tono arrendevole.
Tanto qualunque cosa decida di fare, mi va tutto contro.
Tanto vale arrendersi…
- 3 giorni al matrimonio
“ Hope è pronta?”.
“ Sì!”.
Richiamo Hope, aiutandola a mettere giubbotto e tutto il resto, mentre
Kai rimane sul ciglio della porta con la sua solita aria di
indifferenza.
“ Forza, vai! Fai la brava, ok?” le raccomando
sorridendole.
“ Domani sera devo lavorare, quindi devi farmi il favore di
tenerla tu!”.
“ Domani sera neanche io posso!” rivela seccato,
cercando la mano di Hope. “ E poi dove dovresti lavorare? La
caffetteria chiude presto, che io sappia!” afferma
insospettito.
Ma allora non sa niente? O fa il finto tonto?
“ Sì, ma grazie alla tua carissima fidanzata la
caffetteria domani sera si trasformerà in una
specie… di qualcosa….”. Sono tentata
nel dire –bordello- ma sarà meglio evitare.
“ …per il suo addio al nubilato!”
concludo cercando di soffocare la mia ira.
Dalla sua espressione intuisco che lui non ne sapeva niente.
Ops…
***
Sapevo che Eva stesse organizzando qualcosa per l’addio al
nubilato, ma non immaginavo scegliesse un posto del genere.
Perché proprio una caffetteria? E proprio quella in cui
lavora Sarizawa? Tutto ciò mi insospettisce.
“ Ad ogni modo… anche io dovrei essere impegnato
per qualcosa che sta organizzando Boris, e conoscendo Boris, non credo
sarà un posto dove poter portare
bambini…” le spiego brevemente, facendo finta di
ignorare quanto mi ha appena detto.
“ E allora cosa dovremmo fare? Lasciarla da sola a
casa?!”.
“ Potresti portartela in caffetteria, non credo sia
così pericoloso. Cosa potrà mai succedere tra
donne?”.
“ Potrebbe succedere, caro Hiwatari, che mia figlia
veda…”. Sin interrompe. “
…che veda…degli
uomini…senza… , insomma, vestiti”
confessa imbarazzata, abbassando leggermente il tono, per poi
assicurarsi che io abbia capito.
E credo di avere capito.
Eva si sta organizzando proprio una serata coi fiocchi.
Eppure fino a qualche giorno fa mi raccomandava di non andarci pesante
quel giorno.
Resto qualche secondo a rimuginare dentro di me, cercando di non far
trasparire nulla, mentre lei rimane lì, ferma ad aspettare
una mia risposta.
“ Ho capito, ci penso io!” concludo, infine,
arrendevole.
Prendo Hope e andiamo via.
“ Ci pensi tu, come?” domanda insospettita.
Ma io la ignoro, proseguendo il cammino. Non mi va di darle tutte
queste spiegazioni.
Certo che Eva non la smette mai.
A volte fa finta che non le importi nulla di Anya, ma non ce
la fa, è più forte di lei.
E dopo l’idea della testimone di nozze, quella di farle fare
da cameriera alla sua festa di addio al nubilato è ancora
più malvagia.
Tzè.
Adesso non mi resta che avvisare Boris che i piani per domani sera
stanno per cambiare.
TO BE CONTINUED
Ciao a tutti cari
lettori di Never Lose Hope ^O^
Premessa: i fatti
qui narrati avvengono qualche settimana prima del fatidico giorno de
matrimonio tra Hiwatari e la serpe (cit.).
Nell’ultima
scena, come ho indicato siamo a tre giorni dal fatidico giorno.
Ho dovuto fare un
grosso salto, perché poi la cosa sarebbe diventata molto
lunga e prolissa. Non voglio farvi attendere molto XD
In
realtà questo capitolo avrebbe dovuto narrare del
matrimonio, ma mentre scrivevo nuove idee malvagie hanno fatto capolino
nella mia mente e ho deciso di dividerlo.
Per il prossimo
capitolo ho molte idee strambe. Anche il modo in cui sarà
strutturato sarà diverso dal solito ( o almeno spero di
riuscire a mettere in atto la mia idea).
Questo capitolo
non dice molto, lo so, è solo di transizione, ma spero
comunque che vi sia piaciuto.
Scrivo nel poco
tempo che ho a disposizione, oramai aggiornare regolarmente
è diventato qualcosa di utopico.
Ne soffro,
perchè ho così tante idee che non vedo
l’ora di scrivere, ma allo stesso tempo vorrei non arrivare
mai alla fine di questa storia T.T . Penso sempre a quel giorno: so
già che mi sentirò vuota e triste.
Ad ogni modo,
allontaniamo i pensieri tristi e concentriamoci sul presente, su questo
capitolo.
Starete odiando
Anya, me lo sento.
Anche io la sto
odiando ( Dillo, cavolo!) Pure Boris non ne può
più XD, infatti ha chiesto consulto al dottorino Ivanov,
che, aihmè non è stato di grande aiuto -.-. ( Fa
solo il laureato della situazione nd Boris -.-) ( Hey, io questa laurea
me la sono sudata <.< nd Yuri).
Dedico una canzone
a questo capitolo: “We Can Hurt Together” di Sia.
Vi consiglio di
ascoltarla, e di immaginarla come musica di sottofondo per la scena in
cui troviamo Anya sul punto di confessare tutto ad Hilary e poi durante
la sua passeggiata in spiaggia con Boris.
(*filmmentalimodeon)
Ok, adesso
“tacquo” e lascio a voi giudicare.
Fatemi sapere.
Grazie per la
pazienza XD
Alla prossima,
Henya.
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