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Autore: Henya    25/04/2017    3 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Se tu sapessi qualcosa, diciamo un segreto, ed hai promesso di non dirlo a nessuno, ma sai che dirlo a qualcuno potrebbe aiutare quella persona, cosa faresti?”.
Mi sento confuso.
Ed anche Boris lo sembra.
“ Di chi stiamo parlando?” chiedo scettico.
“ Non ha importanza! La mia domanda è: tu cosa faresti?” puntualizza, rimanendo fisso nella sua posizione “neutrale”.
È una domanda molto strana da parte sua, che mi fa sorgere mille dubbi.
Non capisco se stia usando la tecnica dell’amico per riferirsi a se stesso, o se si stia riferendo ad una persona in particolare, di cui non vuole rivelare il nome. Se fosse vera la seconda opzione, non potrei fare a meno di pensare a…
 “ Stiamo parlando di Kai?”.
“ No! Ascolta Yuri, sono venuto per un consiglio, cosa vuoi che me ne freghi di Kai!?” aggiunge contrariato.
La notizia che lui ed Eva presto si sposeranno mi ha completamente spiazzato in due. Faccio ancora fatica a crederci e l’istinto mi suggerisce che dietro queste nozze ci sia qualcosa , qualcosa che Kai non vuole assolutamente si venga a sapere. Per questo sono convinto, o almeno, ipotizzo che sia lui la persona in questione. “ E va bene…” esordisco con fare arrendevole, consapevole del fatto che dalla bocca di Boris non verrà fuori, stranamente, nulla. “ Se io fossi in te…beh cercherei di convincere questa –persona- a parlare con qualcuno e chiedere aiuto”.
“ E se ci avessi provato e riprovato, ma senza risultato?”.
Tutto ciò mi incuriosisce. Chi potrà mai essere questa persona di cui Boris conosce un segreto inconfessabile. E soprattutto, per chi Boris Huznestov, sarebbe disposto a tenere la bocca così chiusa?
Lo fisso, insospettito, scrutando ogni suo piccolo gesto, alla ricerca di qualche suggerimento. Tuttavia, il suo sguardo fermo e impassibile, non mi suggerisce proprio nulla.
“ Ivanov, ci sei?”.
“ Mi dispiace, ma se la persona di cui parli non si deciderà a condividere il suo problema e la sua sofferenza con una persona a lei cara, non risolverà mai nulla!” rivelo, dicendo quello che chiaramente penso, seppur non conoscendo i dettagli del caso.
Se questa persona non si libererà di questo enorme peso, qualunque esso sia, non riuscirà mai a sentirsi meglio e , soprattutto, libera.

***


Io ed Anya non siamo mai stati grandi amici. A stento ci parlavamo. Solo ultimamente, frequentando quella caffetteria, abbiamo iniziato a notare l’esistenza l’uno dell’altro. E non nascondo di avere iniziato a provare una certa simpatia nei suoi confronti.
Oltre a considerarla la ragazza più sfigata del mondo ( visti tutti i problemi che si ritrova ad affrontare tutti i giorni), ha iniziato ad essere quasi…un’amica. E credo che anche per lei sia stato così.
Se così non fosse, per quale motivo avrebbe rivelato un problema così grande al sottoscritto?
Tra tutti ha scelto me. Forse perché tra tutti ero l’unica persona non coinvolta emotivamente.
Ammetto di essere rimasto sorpreso dalla spiacevole notizia, ma penso che per Hilary  sarebbe stato uno shock ancora più grande.
Poteva scegliere Dana, persona ancor più estranea ai fatti, e invece ha scelto me.
Non so cosa l’abbia spinta a farlo.
Nessuna ragazza, prima d’ora, era venuta a piangere sulla mia spalla. Semmai veniva piangendo per regalarmi qualche bel ceffone , ma mai a chiedere aiuto.
Forse Eva, ma con lei la questione era molto diversa.
Questa situazione mi ha messo un po’ a disagio, lo ammetto. Tuttavia, ho accettato di farla piangere sulla mia spalla, cercando, come meglio potevo, di donarle conforto, nonostante i miei modi non siano così gentili ed eleganti.
Ho provato a farle dimenticare questa brutta faccenda facendola uscire e ubriacare, ma non ha funzionato.
La sua non è una cotta adolescenziale che si cancella e si supera con una bevuta, è qualcosa di più.
E per quel qualcosa in più io non posso offrirle grande aiuto, non è nella mia natura, purtroppo.
Ha bisogno di qualcuno che la capisca veramente, e quel qualcuno può essere solo una vera amica.



***





“ Finché non ti deciderai a dire la verità a tutti, e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era la tua migliore amica, non riuscirai a stare meglio, vuoi capirlo?”.
Alzo gli occhi dal bancone per fissare con astio il mio interlocutore.
“ Forse non hai capito che deciderò io quando dirlo a tutti! E poi perché era? Hilary è ancora la mia migliore amica!” ribatto duramente.
“ E quando? Quando pioveranno soldi dal cielo? Quando questo bancone che pulisci da dieci minuti sarà così splendente da far apparire il genio della lampada? Andiamo Anya…”
“ Non è ancora il momento!” chiarisco una volta per tutte, con un tono che non vuole ricevere alcuna replica al riguardo.
Si arrende, alzando le mani e mimando di chiudere una cerniera nella sua bocca.
Finalmente!
Improvvisamente i miei occhi puntano fuori e noto con mia grande sorpresa che ad arrivare è proprio lei. Mio dio!
“ L’hai chiamata tu?”.
“ Chi?” domanda Boris, fingendosi inconsapevole.
“ Hilary, sta venendo qui!”.
“ Cos-…”. Si gira, per verificare ciò che sto dicendo. “ Ti giuro che io non c’entro niente!” confessa, dicendo probabilmente la verità.
La porta del locale si apre, dando spazio alla figura di Hilary e il suo enorme pancione.
“ Anya! Ti ho mandato un messaggio ma non mi hai risposto!” afferma allegramente, per poi salutare Boris, che subito dopo decide di alzarsi per andare via.
“ Scusa, ma quando lavoro lascio il cellulare di là!” spiego, facendo un cenno verso la cucina.
“ Capisco! Ad ogni modo, volevo proporti di accompagnarmi a fare spese!” chiede entusiasta.
“ Che spese?”.
“ Vorrei iniziare a comprare qualche vestitino per i bambini. Ti va?”.
Il mio corpo si immobilizza e i miei occhi si perdono per un attimo sulla figura di Hilary riflessa nel bancone. Attimi di incertezza susseguono alla sua domanda.
Mi sento come se qualcuno mi stesse mettendo alla prova. Come se qualcuno mi stesse suggerendo: Anya, è un segno. È arrivato il momento di rivelare la verità.
“ Dai, è da un po’ che non passiamo del tempo insieme…” aggiunge Hilary con un certo tono persuasivo, ma allo stesso tempo calmo e che accenna ad una seppur minima speranza.
Improvvisamente le parole di Boris, pochi minuti fa pronunciate, ritornano alla memoria, con tono più incisivo.
Finché non ti deciderai a dire la verità a tutti, e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era la tua migliore amica, non riuscirai a stare meglio, vuoi capirlo?
Forse per una volta il rozzo meccanico dall’accento russo ha ragione.
“ D’accordo.” .
Accetto, accennando un sorriso di convinzione.








“ Cosa ne pensi di questo matrimonio?”.
Camminiamo lungo la via principale della città, con in mano qualche busta. Abbiamo girato un paio di negozi e adesso siamo di ritorno alla caffetteria. Ho cercato di non far trasparire nulla, nessuna preoccupazione o disagio, per non rovinare questa allegra uscita insieme. Ammetto, tuttavia, di avere pensato, anche solo un paio di volte di svuotare tutto, ma qualcosa mi ha frenato, non so bene cosa.
Adesso questa sua domanda mi mette in agitazione.
“ Quale matrimonio?”.
“ Quello di Hiwatari e la serpe!” risponde come fosse la cosa più ovvia del mondo.
In cuor mio tiro un sospiro di sollievo. Per un attimo ho temuto che si stesse riferendo al mio.
“ Beh non me l’aspettavo…” dichiaro apertamente.
“ Neanche io!” risponde prontamente. “ Non riesco ancora a crederci! Neanche Yuri ne era a conoscenza. Mi chiedo cosa li abbia spinti a prendere questa decisione” continua, trattenendo una grassa risata “ Pensavamo che Eva fosse incinta, ma a quanto pare non lo è. E’ vero stanno insieme da molti anni e…”.
Hilary non smette più di parlare. Avevo dimenticato che quando inizia è una macchinetta senza pulsante di interruzione. Si è addirittura fermata poco più indietro, costringendo me ad arrestare la mia camminata. “ … Anche io pensavo che Yuri ed io non ci saremmo mai sposati, però alla fine…” e continua ad alta voce attirando persino l’attenzione di qualche passante. “ E poi non le ho visto neanche l’anello, insomma…” . Sto cercando in tutti i modi di non perdere il filo logico, ma non so come, l’ho già perso. Oramai la sua voce è solo un mormorio di sottofondo e i miei occhi fissano già altrove. Notano qualcosa, qualcosa che prima non avevano visto: la vetrina di un negozio, proprio dietro le spalle di Hilary.  
“ Ma tu immagini Kai dire sì sull’altare? Ahah non voglio proprio perdermi quest… Anya, Anya mi stai ascoltando?”.
Improvvisamente si interrompe, vedendomi persa a fissare assopita qualcosa alle sue spalle. Incuriosita si volta e mentre i suoi occhi iniziano a brillare di luce propria, i miei sembrano ricoprirsi istantaneamente di un velo grigio e cupo.
“ Wow, questo abito da sposa è bellissimo!” esclama gioiosa. “ E a proposito di matrimonio…” inizia a dire.
No, ti prego Hilary, non chiedermelo.
“ Hai già pensato al tuo vestito?” chiede curiosa.
Improvvisamente e, quasi automaticamente, distolgo lo sguardo da quel vestito in vetrina “ No, non ancora” rispondo, in un fil di voce.
“ Vuoi entrare a dare un’occhiata? Entriamo!” propone, incamminandosi ad entrare.
Il mio corpo si irrigidisce, le mie mani iniziano a freneticare e non so bene cosa fare.
“ No, non mi va!” mi limito a rispondere con un tono che cerca di persuaderla dal suo intento.
“ Andiamo, è ancora presto!” sussegue a dire, con fare convincente, ma io resto lì e non mi muovo di un millimetro. I miei piedi sono ben piantati al suolo, ma la mia mente sta cercando una via di fuga.
Hilary si avvicina e mi tira per un braccio, ma la mia reazione è imprevista.
“ Ho detto di no!” asserisco alterata liberandomi dalla presa.
Non so cosa mi sia preso. Hilary mi osserva stranita, non so se perché preoccupata o semplicemente allibita da questo mio comportamento.
“ Qualcosa non va, Anya?” chiede, cercando il mio sguardo.
“ No, va tutto bene…”. Il modo con cui ho pronunciato queste parole non sembra convincerla. Dopotutto, chi convincerebbe?
“ Anya, ultimamente… forse è una mia impressione, ma ho la sensazione che qualcosa non vada! Mi sbaglio?”.
Forse è arrivato il momento di dirle ogni cosa. Magari, come ha suggerito Boris, mi sentirei meglio.
“ So che ti manca Rai e stare lontani sia una sofferenza, e forse non avrei dovuto parlare di Kai e del suo matrimonio, visto che è lui la causa della vostra lontananza! Mi dispiace… davvero!”.
Per un attimo ho pensato che fosse il momento ideale per parlare, ma improvvisamente qualcosa, per l’ennesima volta, mi blocca dal farlo.
“ No, tranquilla, non fa niente”.
L’ennesima menzogna.
“ Se ci fosse qualcosa che non va, me lo diresti, vero?”.
Le sue mani tengono forte le mie spalle, vogliono dare conforto, mi stanno offrendo tutto il loro aiuto, tuttavia, io non riesco a percepire nulla di questo.
“ Sì, certo!”.
Decido di inghiottire, ancora una volta, quel grosso magone pieno di dolore che si ferma proprio all’altezza della gola, trasformandosi in un grosso e pesante macigno, che non vuole decidersi a venire fuori.
Un macigno che racchiude così tante parole che tuttavia non hanno il coraggio di venire fuori, o semplicemente non vogliono…







***  





Mi sento un manichino. O meglio, mi sento un perfetto ridicolo.
“ Perché non potevo comprare un vestito al negozio come le persone normali?” affermo rivolgendomi ,con tono alterato, alla bionda seduta qui davanti a scrutare con attenzione il lavoro di questo sarto dai modi di fare un po’ strani.
“ Perché non puoi avere un vestito normale, qui si tratta del nostro matrimonio! Non basta un semplice vestito nero e una cravatta da quattro soldi!” spiega con tono saccente.
Mi limito a ingoiare le parole poco ortodosse che vorrebbero uscire dalla bocca, e porto gli occhi al cielo, rimanendo immobile come una statua a braccia aperte e gambe divaricate, mentre questo tizio continua a prendere misure toccandomi, anche dove non dovrebbe. Che fastidio! La mia gamba sta fremendo dalla voglia di calciare una ginocchiata.

“ Stia fermo, stiamo quasi per finire!”.

Sono qui fermo da un’ora, cosa pretende?

Improvvisamente il telefono suona e per un attimo spero sia il mio, ma…
“ Non muoverti, tranquillo è il mio! Vado a rispondere di là, vi lascio soli!” dice correndo via nell’altra stanza, scambiandosi un cenno d’intesa con questo tizio, di cui non ricordo neppure il nome, nonostante Eva continui a ripeterlo da mattina a sera.

“ Spero che la camicia non esplodi in mezzo a tutti questi muscoli!” esclama meravigliato, prendendo le misure del torace e poi della vita.
Mi limito a stringere i denti, dietro le labbra serrate, puntando gli occhi in un angolo del soffitto e cercare di far vagare i pensieri altrove,, per soffocare l’istinto omicida.
Quando finirà questa tortura?



***





Sto percorrendo il corridoio della scuola. Sono in ritardo. Ho completamente perso la concezione del tempo.
Giro un angolo e ritrovo a pochi passi da me Hiwatari che tiene mia figlia per una mano.
 “ Mamma!” esclama la piccola correndo a braccia aperte verso di me.
“ Cosa ci fai qui?” domanda lui con un tono che vuole essere più minaccioso che interrogativo.
“ Cosa ci fai Tu qui?” replico a mia volta.
“ Oggi è il mio turno!” asserisce fermo e impassibile.
“ No, oggi toccava a me!” affermo contrariata.
“ Oggi è mercoledì, e il mercoledì è il mio turno!” spiega seccato.

Oggi è mercoledì?

Io pensavo…

Inizio a rendermi conto che forse ho davvero perso la concezione del tempo e persino dello spazio. Togliamo anche il forse.
Noto una certa soddisfazione stampata sul suo volto.


***




Che scema, per non dire cose peggiori!
Per una volta, la mammina perfettina ha sbagliato e non posso che provare una grande soddisfazione in questo momento. Il modo in cui arriccia le labbra è segno che vorrebbe esplodere, ma non può, perché stavolta è lei ad avere sbagliato, cara la mia mammina!

“ Se non ti dispiace dovremmo andare!”. Invito Hope a ritornare da me, togliendola dalle braccia di sua madre, e la piccola, stranamente, non oppone resistenza.

Con un cenno le indico un saluto e ritorno a percorrere la mia strada, lasciandola lì a rimuginare con sé stessa.

Forse dovrei chiederle se vuole un passaggio, ma so già che rifiuterebbe, quindi perché chiederglielo?
Ma il solo piacere di sentirgli dire quel no, mi spinge a porre la domanda .

“ Vuoi un passaggio?” chiedo con tono che vuole essere seccato.
“ No…grazie!” . La sua risposta è secca e decisa.
Il sorriso della soddisfazione è di nuovo impresso sul mio volto.

“ Cosa succederà dopo il tuo matrimonio?”.
Stavo per andarmene, ma questa sua domanda mi costringe a fermarmi, ancora una volta.
Rimango per un attimo interdetto, mentre Hope gioca con la cerniera della mia giacca.
Mi ci vuole qualche secondo, per poi finalmente capire : si sta riferendo ad Hope.
Decido di rispondere, ma a modo mio.

“ E Cosa succederà dopo …il tuo matrimonio?”. E’ un tono provocatorio, che vuole metterla in difficoltà.

Serra le mascelle, palesemente infastidita.

“ Rispondi alla mia domanda!” asserisce con tono fermo e deciso.

“ Dipenderà da quello che farai dopo il tuo!” mi limito a dire, voltando i tacchi e lasciandola di nuovo lì, ancora più confusa e infastidita di prima.

Non stavo mentendo: quello che deciderò di fare, dipenderà da quello che farà lei dopo il suo matrimonio. Se deciderà di rimanere qui in città, lascerò che tutto resti normale come adesso, ma se così non sarà, mi costringerà ad agire diversamente.




***


“ Sei impazzita? Devi dirglielo! Devi dire a tutti che questo matrimonio non ci sarà, e che di conseguenza non parti! Non parti? Allora Hope resta qui, con te!”.
Come la fa semplice lui.
“ Boris, io non posso dirglielo, non capisci?” ripeto per l’ennesima volta.
Si ferma a fissarmi contrariato.
“ Ho capito!” esordisce arrendevole “ Il tuo problema è proprio questo!” si limita a dire, fiero di essere giunto ad una conclusione a cui prima non era arrivato.
Il mio sguardo interrogativo lo invita a spiegare.
“ La tua paura non è dirlo ad Hilary, o dirlo a Yuri, o achissà chi!” inizia a spiegare con un tono canzonatorio “ Il vero problema, per te, è dirlo a Kai!” conclude puntando un minaccioso dito alla sottoscritta, che resta per un attimo perplessa.
“ Ma cosa stai dicendo?”.
“ Che, per non so quale motivo, tu non vuoi che Kai venga a scoprirlo, ammettilo!”.
Perché penso sia vero?
Finora non ci avevo pensato, ma…
“ E va bene!” esclamo ammettendo con rabbia quello che penso “ forse è vero! Non voglio che Kai lo sappia! Non voglio che Kai lo sappia!” ripeto più a me stessa che a Boris. “ Io non voglio che Kai lo sappia perché non voglio vedere su quella sua faccia quell’espressione soddisfatta che tanto mi irrita, quella soddisfazione nel sapere che la mia vita fa sempre più schifo, che ho perso Rai proprio per colpa sua…”.




***



Ok, il mio intento era quello di  spronarla a reagire, ma la sua reazione è un po’ eccessiva. Sembra se la stia prendendo col sottoscritto, visualizzando forse in me la figura di Hiwatari.
“… e la sua vita invece va avanti, col suo stupido matrimonio con quell’oca da strapazzo!”.
Il suo discorso sembra concludersi qui. O almeno credo… e spero.
“ Hai…finito?” chiedo con tono cauto, col timore che possa esplodere da un momento all’altro.
“ Cosa c’è di sbagliato in me?” chiede tristemente, facendosi divenire gli occhi lucidi.
Domanda imprevista. Non so cosa dire, e la mia espressione temo glielo stia comunicando.
Sono in serie difficoltà. Non vorrei farla arrabbiare, ma non vorrei neanche farla piangere.
Ma è troppo tardi Boris, la fanciulla è già in lacrime e si porta le mani in viso, singhiozzando e sussultando.
“ Dai, non fare così…”.
Mi avvicino, poggiandole una mano sulla spalla e invitandola ad alzare lo sguardo. I suoi occhi sono così rossi che riesco perfino a percepire il bruciore che probabilmente stanno provando.
Tuttavia sembra essersi calmata, e mi guarda con occhi da cerbiatta impaurita.
Potrei anche arrivare ad affermare che mi fa una certa tenerezza, lo ammetto.
Abbozzo un sorriso che vuole incoraggiarla a calmarsi, ma ottengo l’effetto contrario. Esplode di nuovo in un pianto, e stavolta decide di far sgorgare le sue lacrime sulla mia maglietta, poggiando la fronte sul mio torace.




***

Non avevo voglia di tornare a casa. Sola, entro quelle mura spoglie. Quella casa è diventata oramai una prigione, da cui cerco sempre di evadere.
“ Mi dispiace…” esordisco, spezzando quel silenzio e quella pace che si era creata.
“ E di cosa?” . Svuota d’un sorso la sua bottiglia di birra, per poi adagiarla sul cruscotto della sua auto, insieme alle altre.
“ Di… di riempirti la testa con tutti i miei problemi” dichiaro,  accennando un sorriso imbarazzato. “ E di costringerti a portarmi con te, impedendoti di uscire liberamente!”.
“ Figurati… non avevo nulla da fare!” risponde serenamente, rimanendo comodo nella sua posizione, e continuando a fissare dritto dinanzi a sé, come assopito dal panorama di fronte a noi.
Per un attimo vengo anche io rapita dai riflessi della luna sul mare, che a colpi di luce, si mischiano con le sue piccole onde. Non siamo molto distanti dalla città, eppure mi sembra di essere così lontano…
Da tanto tempo non vedevo il mare, la spiaggia, che di notte può sembrare un luogo tetro e tenebroso, ma che riesce comunque a trasmettere una certa serenità nell’animo.
“ Andiamo a fare una passeggiata?” propongo al mio interlocutore, che sembra essersi addormentato.
“ E dove?” chiede quasi contrariato.
“ Sulla spiaggia!”.
“ Di notte?”.
“ Perché, cosa c’è di notte?” chiedo stranita.
Seguono attimi di incertezza nei suoi occhi, ma poi si convince e stacca pesantemente la schiena dal suo sedile, che aveva appositamente abbassato improvvisandolo un letto.
“ Ok…”. Risponde , forse più convinto.




Il mare è leggermente mosso e una leggera brezza ci accarezza il volto.
Camminiamo da pochi minuti, senza avere detto una parola.
Il rumore del mare e delle onde che si infrangono sulla riva ci accompagna lungo il cammino.
“ Posso farti una domanda?”.
“ Mmh…”.
Boris continua a calciare una pietra a forma di ciottolo, perso in chissà quali pensieri.
“ Cosa è successo con Eva?” domando con aria investigativa.
“ In che senso?” chiede, continuando a tenere gli occhi fissi su quella pietra.
Domanda troppo indiscreta?
“ Voglio dire…”. Bhe, in realtà non so neanche io cosa volevo dire. Volevo solo trovare un argomento di cui parlare. “ Al liceo eravate sempre uniti, nonostante lei stesse con –tu sai chi-, adesso vi siete allontanati, o sbaglio?”.
Boris non risponde subito. Si ferma all’improvviso puntando gli occhi verso l’interno della spiaggia. Poi accenna un sorriso…
“ Vediamo chi arriva prima in quella barchetta rotta laggiù!” propone invitandomi a guardare dove il suo dito punta.
Eh?
“ Cosa?” chiedo palesemente stranita. Ma non ho neanche il tempo di aggiungere altro, perché Boris inizia a correre esclamando “ Chi arriva ultimo paga da bere!!”.
“ Ehy!” .
Queste parole mi costringono a correre il più veloce che posso, per cercare di raggiungerlo e arrivare a quella barchetta prima di lui.
Ma è impossibile. Se fossimo i protagonisti di una favola per bambini, lui sarebbe la gazzella ed io la tartaruga…
Mi ci vuole qualche secondo ed anche io riesco ad arrivare e toccare quel catorcio di legno, messo qui a marcire chissà da quanti secoli.
“ Troppo lenta!” se la ride riprendendo fiato.
“ Ma… hai…” . Io non riesco neanche a parlare. Tossisco e immetto aria nei polmoni. “…barato!” Non sono mai stata una grande atleta nella corsa, lo ammetto.
“ Wow, ti facevo più atletica , Sarizawa!” continua a ridersela, per poi entrare dentro la barca e sedersi.
Ok. Respira Anya. Mi fa persino male il fianco: maledetto Boris.
Il mio sguardo omicida punta su di lui.
Tuttavia, il signor zucca platinata, mi porge gentilmente la sua mano, invitandomi a salire a bordo.
“ E comunque mi devi due birre!” mi ricorda, con tono ammonitore.
Due?
“ E va bene! Ma solo se rispondi alla domanda di prima! Non fare finta di averla dimenticata!” gli ricordo a mia volta, per poi sedermi accanto a lui.
Seguono attimi di silenzio, durante i quali entrambi, seduti fianco a fianco su questo rottame, osserviamo la distesa marina che si estende davanti ai nostri occhi, facendoci sembrare per un attimo, piccoli e insignificanti puntini.
 “ Beh… diciamo che non è più come al liceo, e lo sai benissimo!” si limita a dire.
Non è proprio la risposta che immaginavo.
Forse dovrei essere più precisa, ma non vorrei sembrare invadente…
“ E’ mai successo qualcosa tra te ed Eva?” chiedo, stavolta, senza alcuno scrupolo.
“ Sei molto curiosa lo sai?”. Il suo tono appare scherzoso, ma anche insospettito. “ E va bene…” sospira, infine, arrendevole. “ Diciamo che qualcosina c’è stata…”. Qualcosina? “ Quando io, Yuri e chi sai tu …” sottolinea, guardandomi beffardamente “ siamo arrivati a scuola, avevo notato che Eva mi gironzolava sempre intorno. Beh, l’avevo notata anche io. Insomma, non è poi così male!” afferma cercando il mio consenso, che, seppur forzatamente, devo ammettere “poi abbiamo cominciato a vederci: prima nei bagni della scuola…” . Ok, non volevo proprio tutti i dettagli. “ Poi a casa mia, con la scusa dei compiti…”
“ Un momento! Perché io non so di tutto questo?? Mi da fastidio ammetterlo, ma a quei tempi io ed Eva eravamo ‘amiche’ e non ci ha raccontato niente di te!” chiedo sorpresa.
Boris si limita a sorridere stizzito…
“ Perché…in realtà, non ero io il suo obiettivo!” dichiara un po’ amareggiato. “ Veniva a casa nostra per girare meglio intorno a qualcun altro. E tu sai chi. E poi il resto della storia dovresti saperlo…” conclude, lasciando a me il compito di intuire il resto.
Wow. Non sapevo di tutto questo. È sempre stata una serpe: ha usato Boris per avvicinarsi a Kai, che a quel tempo … stava con me.
“ E non ti sei sentito usato? Come l’hai presa?”.
Boris si limita a fare spallucce per poi aggiungere “ Forse mi sono sentito usato, ma non l’ho poi presa così male. Io ed Eva non stavamo insieme o roba simile...”.
“ Ma hai detto che vi vedevate e…”
“ Non facevamo proprio tutto” spiega aiutandosi che un’espressione esplicita.
Ah…ok. Allora diceva la verità quando ci ha detto che lei era ancora vergine.
“ E come mai hai deciso di rimanere suo amico?”.
“ Era Kai ad avermelo chiesto!”. Kai? “ Per tenerla sotto controllo…” aggiunge.
Questo è veramente…
“ Inquietante!” affermo stupita.
“ Già…” ripete pensieroso.  “e adesso si sposano…”.
Già.
“ Mi era già sembrato strano che Yuri si sposasse, ma Kai! Pensavo che lui non ci sarebbe mai caduto, sinceramente! E invece…tra meno di due settimane si sposeranno! Ho la pelle d’oca!”.
“ Questo è quello che io chiamo: il crudele scherzo del destino!” aggiungo amareggiata.
“ Non rimetterti a piangere, ti prego!” chiede quasi in supplica.
“ Ok, allora andiamo: ho due birre da offrirti!”.
“ Oh, finalmente si parla di cose serie!” esclama alzandosi fiero.
È vero, stavo per rimettermi a piangere.
Ma per una volta ho cercato di impedire che questo avvenisse.
E se davvero volessi, potrei anche liberarmi di questo enorme peso…





***





Parcheggio l’auto proprio davanti alla caffetteria dove lavora Anya. A passi decisi raggiungo la sua entrata e una volta dentro tolgo gli occhiali da sole, per meglio vedere e scorgere la figura di Anya.
“ Ciao, Anya!” saluto con allegria, avvicinandomi.
Lei ci mette un po’ a voltarsi, ma una volta fatto, rivolge un sorriso forzatamente cordiale.
“ Eva...” si limita a dire, continuando a servire ai tavoli.
“ Scusa se ti disturbo, ma hai un attimo?”.
“ Come vedi sono molto impegnata!” spiega brevemente, continuando il suo lavoro.
“ Ok, non fa niente! Sarà una cosa molto veloce! Sto organizzando una festa di addio al nubilato, tutte donne, si intende! E mi piacerebbe che anche tu venissi, allora?” chiedo con un sorriso a trentadue denti, cercando di attirare la sua attenzione in tutti i modi.
La vedo sbuffare dentro di sé “ Mi dispiace, ma credo che sarò impegnata!” risponde con aria seccata.
“ Andiamo, non puoi lavorare sempre!” continuo insistente.
“ Ho detto che non potrò esserci!” ripete, marcando bene le ultime parole.
“ E va bene!  Aggiungo comunque il tuo numero al gruppo che ho creato, così sarai aggiornata, in caso cambiassi idea! Byeee!” concludo frettolosamente senza lasciarle il tempo di rispondere.
Esco fuori, rimetto gli occhiali da sole e ritorno in auto.



***



“ Oh si sposa, complimenti! Suo nonno sarà felice di questo immagino!”.
“ Già…” mi limito a rispondere fingendo.
“ Allora tanti auguri, a lei e alla sua sposa!” dice alzandosi e porgendomi una mano.
“ Grazie”. Ricambio la stretta di mano e lo accompagno alla porta.
Emetto un sospiro di stanchezza, poi ritorno alla scrivania.
Mi accascio pesantemente sulla poltrona, massaggiandomi le tempie doloranti.
Cavoli, dovrei avvisare il vecchio che la prossima settimana mi sposo, ma…
Sbuffo sonoramente, prendendo in mano il cellulare.
Ma resto solamente a fissarlo, rispecchiandomi in esso.
Dovrei telefonargli?
“ Ciao vecchiaccio, sai la prossima settimana mi sposo, mi farebbe tanto piacere che ti degnassi di venire!”.

Tzè, fosse per me neanche lo inviterei.

Beh in fondo gli risparmierei un viaggio.
Ma d’altra parte sarebbe l’unico parente Hiwatari rimastomi sulla faccia della terra ad essere presente al mio matrimonio.






***







Rimbocco le coperte alla mia piccolina, le sorrido prima di spegnere la luce e poi torno in salotto.
Mi metto comoda sul divano, facendo zapping col telecomando, ma come al solito non c’è niente in tv. Il mio cellulare continua a lampeggiare e vibrare, avvertendomi che ci sono dei messaggi da leggere.
Allungo l’altra mano verso il tavolino e lo afferro.

Mio dio, ci sono tantissimi messaggi. Ma cosa è successo?

    -    Eva ti ha appena aggiunto al gruppo “Addio al nubilato”

Cooooosa?!

Il mio dito scorre lungo il diplay e i miei occhi si sgranano ad ogni messaggio che leggono. Tra i tanti, ve n’è qualcuno di Hilary.

-    Hilary: ma non si potrebbe fare in un luogo più tranquillo? Sono incinta e la discoteca non mi sembra il luogo più adatto.

Quindi lei ha deciso di andarci?

Un momento: Hilary mi ha scritto anche in privato…
 
-    Anya, ma tu sapevi di tutto questo? Non credevo avrebbe scelto proprio quel posto per festeggiare. E’ molto strano!

Quel posto? Ma dove?

Ritorno alla chat di gruppo e decido di leggere uno ad uno i messaggi per meglio capire il filo logico del discorso e i miei occhi non credono a cosa stanno leggendo…

-    Numero a me sconosciuto : ci servirebbe un locale che sia tutto per noi quella sera!

Ho capito, questi strani numeri appartengono a delle oche.

-    Oca 2: Siii! Eva, devi assolutamente trovare un posto decente! Così possiamo fare quello che vogliamo ( tipo ordinare una squadra di pompieri!!).

Oh mio dio… sto per vomitare!

-    La Serpe (Eva): Ho un’idea! Propongo di festeggiare nel locale dove lavora Anya! Non sarà un granchè come locale, ma con qualche aggiustatina riuscirò a trasformarlo e renderlo adatto per un addio al nubilato! :’’D Anya, tu cosa ne pensi? Il proprietario potrebbe accettare la mia proposta?

Ma è impazzita? Perchè dovremmo farlo nella cafeteria?!

-    Oca 3 : Beh, se ci assicuri che si beve bene, io condivido la tua idea!”
-    Oca 2: Se abbiamo il locale, io penso ai pompieri! ;D
-    Eva : Anya non risponde! Vabbè… domani parlerò col proprietario! Vi farò sapere ragazze! ;-*

Il sangue mi sale al cervello istantaneamente. Le mie dita fremono e sono tentate nello scrivere una serie di cose che potrebbero non piacere a nessuno di queste oche.
Cosa devo scrivere? Come potrei insultarla?

-    Mi disp…

No un momento, cancella Anya…

-    Brutta vacca….

No! No… ricancella! Cerca di essere meno diretta, Anya.

-    La caffetteria non mi sembra il luogo più adatto per festeggiare un simile evento…

Oserei dire una simile pagliacciata!

-    … e non credo che il proprietario sia disposto ad accettare! Farete meglio a trovare un altro posto più adatto!

Tipo …un bordello! … Ma questo evito di scriverlo.

Invio del messaggio@...

Spero che il messaggio sia chiaro.
Espiro, cercando di calmarmi e tenendo gli occhi ben puntati sullo schermo del cellulare, aspettando con ansia una risposta.

Perché non scrive nessuno??

Un bip mi fa sussultare, ma è solo un messaggio di Hilary in chat privata.

-    Hilary: Ben detto Anya! Che si cerchino un locale “più adatto”!

Vedo che Hilary ha decifrato il significato implicito del mio messaggio.

-    Io: ;)

Ma ecco che finalmente qualcuno risponde, ed è proprio lei.

-    La serpe (Eva): Non preoccuparti, ci penso io a convincere il proprietario. Appena vedrà la cifra che ho da offrire, non rifiuterà, te l’assicuro ahahaah ;D

Voglio morire.
Che stronza!
Ma sta continuando a scrivere, che cosa avrà ancora da dire??

-    La serpe (Eva): così non avrai scuse per non venire, Sarizawa ;)


Non ci credo…ci mancava solo questa!
Lo sta facendo apposta…

Sono sconvolta. Perché mi sento presa in giro?
Perché continuano tutti a tormentarmi?
Eppure non sanno quello che sto passando…

La mia mano stringe con forza il telefono e sono tentata a lanciarlo sulla parete con tutta la mia forza. Tuttavia, non servirebbe a placare la mia rabbia, e così decido di gettarlo con poca delicatezza sul divano, lasciando che continui a vibrare, mentre io mi rannicchio su me stessa, ricominciando a far riemergere nella memoria pensieri e ricordi che continuano a deprimermi costantemente.








“Cos’è questa storia dell’addio al nubilato della tua amica?”. E’ la prima cosa che Dana mi dice non appena metto piede in cucina.
“ Non mi dire che è stato già tutto stabilito? Quel deficiente del proprietario ha accettato?” chiedo sconvolta.
“ Secondo te avrebbe rifiutato di guadagnare extra e farci sgobbare fino a tarda sera?”. Suppongo sia una domanda retorica.
Stavo per indossare il grembiule, ma la notizia mi scoraggia a tal punto da decidere di gettarlo via su una sedia.
“ Io non ci credo!”. Inizio a fare avanti e indietro sotto gli occhi perplessi di Dana. “ Questo è troppo! Dovrei pure fare da cameriera e servire quelle oche e sopportarle per una sera intera!” aggiungo iraconda, mimando il gesto di strapparmi i capelli.
“ A chi lo dici…” mormora tra se e se l’altra. “ Che cosa suggerisci di fare?”.
“ Cosa dovremmo fare? … Niente, mi sembra che sia tutto ormai deciso!” dichiaro con tono arrendevole.
Tanto qualunque cosa decida di fare, mi va tutto contro.
Tanto vale arrendersi…


 


          - 3 giorni al matrimonio

“ Hope è pronta?”.
“ Sì!”.
Richiamo Hope, aiutandola a mettere giubbotto e tutto il resto, mentre Kai rimane sul ciglio della porta con la sua solita aria di indifferenza.
“ Forza, vai! Fai la brava, ok?” le raccomando sorridendole.
“ Domani sera devo lavorare, quindi devi farmi il favore di tenerla tu!”.
“ Domani sera neanche io posso!” rivela seccato, cercando la mano di Hope. “ E poi dove dovresti lavorare? La caffetteria chiude presto, che io sappia!” afferma insospettito.
Ma allora non sa niente? O fa il finto tonto?
“ Sì, ma grazie alla tua carissima fidanzata la caffetteria domani sera si trasformerà in una specie… di qualcosa….”. Sono tentata nel dire –bordello- ma sarà meglio evitare. “ …per il suo addio al nubilato!” concludo cercando di soffocare la mia ira.
Dalla sua espressione intuisco che lui non ne sapeva niente.
Ops…



***




Sapevo che Eva stesse organizzando qualcosa per l’addio al nubilato, ma non immaginavo scegliesse un posto del genere. Perché proprio una caffetteria? E proprio quella in cui lavora Sarizawa? Tutto ciò mi insospettisce.
“ Ad ogni modo… anche io dovrei essere impegnato per qualcosa che sta organizzando Boris, e conoscendo Boris, non credo sarà un posto  dove poter portare bambini…” le spiego brevemente, facendo finta di ignorare quanto mi ha appena detto.
“ E allora cosa dovremmo fare? Lasciarla da sola a casa?!”.
“ Potresti portartela in caffetteria, non credo sia così pericoloso. Cosa potrà mai succedere tra donne?”.
“ Potrebbe succedere, caro Hiwatari, che mia figlia veda…”. Sin interrompe. “ …che veda…degli uomini…senza… , insomma, vestiti” confessa imbarazzata, abbassando leggermente il tono, per poi assicurarsi che io abbia capito.
E credo di avere capito.
Eva si sta organizzando proprio una serata coi fiocchi.
Eppure fino a qualche giorno fa mi raccomandava di non andarci pesante quel giorno.
Resto qualche secondo a rimuginare dentro di me, cercando di non far trasparire nulla, mentre lei rimane lì, ferma ad aspettare una mia risposta.
“ Ho capito, ci penso io!” concludo, infine, arrendevole.
Prendo Hope e andiamo via.
“ Ci pensi tu, come?” domanda insospettita.
Ma io la ignoro, proseguendo il cammino. Non mi va di darle tutte queste spiegazioni.

Certo che Eva non la smette mai.
A volte fa finta che non le importi nulla di Anya, ma  non ce la fa, è più forte di lei.
E dopo l’idea della testimone di nozze, quella di farle fare da cameriera alla sua festa di addio al nubilato è ancora più malvagia.
Tzè.

Adesso non mi resta che avvisare Boris che i piani per domani sera stanno per cambiare.


TO BE CONTINUED











Ciao a tutti cari lettori di Never Lose Hope ^O^
Premessa: i fatti qui narrati avvengono qualche settimana prima del fatidico giorno de matrimonio tra Hiwatari e la serpe (cit.).
Nell’ultima scena, come ho indicato siamo a tre giorni dal fatidico giorno.
Ho dovuto fare un grosso salto, perché poi la cosa sarebbe diventata molto lunga e prolissa. Non voglio farvi attendere molto XD
In realtà questo capitolo avrebbe dovuto narrare del matrimonio, ma mentre scrivevo nuove idee malvagie hanno fatto capolino nella mia mente e ho deciso di dividerlo.
Per il prossimo capitolo ho molte idee strambe. Anche il modo in cui sarà strutturato sarà diverso dal solito ( o almeno spero di riuscire a mettere in atto la mia idea).
Questo capitolo non dice molto, lo so, è solo di transizione, ma spero comunque che vi sia piaciuto.
Scrivo nel poco tempo che ho a disposizione, oramai aggiornare regolarmente è diventato qualcosa di utopico.
Ne soffro, perchè ho così tante idee che non vedo l’ora di scrivere, ma allo stesso tempo vorrei non arrivare mai alla fine di questa storia T.T . Penso sempre a quel giorno: so già che mi sentirò vuota e triste.
Ad ogni modo, allontaniamo i pensieri tristi e concentriamoci sul presente, su questo capitolo.
Starete odiando Anya, me lo sento.
Anche io la sto odiando ( Dillo, cavolo!) Pure Boris non ne può più XD, infatti ha chiesto consulto al dottorino Ivanov, che, aihmè non è stato di grande aiuto -.-. ( Fa solo il laureato della situazione nd Boris -.-) ( Hey, io questa laurea me la sono sudata <.< nd Yuri).

Dedico una canzone a questo capitolo: “We Can Hurt Together” di Sia.
Vi consiglio di ascoltarla, e di immaginarla come musica di sottofondo per la scena in cui troviamo Anya sul punto di confessare tutto ad Hilary e poi durante la sua passeggiata in spiaggia con Boris.
(*filmmentalimodeon)

Ok, adesso “tacquo” e lascio a voi giudicare.
Fatemi sapere.
Grazie per la pazienza XD

Alla prossima,
Henya.
   
 
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