ReggaeFamily
Capitolo
33
“Cos'hai
fatto? Ma sei matta?” esclamò Lionel strabuzzando gli
occhi.
“Dai
Lion, lascia le cose come stanno e basta. Non mi andava di
coinvolgerti, okay?” ribatté Tiffany con una scrollata
di spalle.
“No,
scusate... fatemi capire: cos'avete fatto? Avete detto voi la verità
a Ben?” si intromise Cathleen incredula.
“Ma
non va bene che Lisa se la sia presa solo con te, ho dato anch'io il
mio contributo per questa cosa!” proseguì il ragazzo.
“Smettetela
di ignorarmi! Perché l'avete fatto senza dirmi niente?”
domandò ancora Cathleen spazientita.
“Perché
tu non lo avresti accettato, sei amica di Lisa e avresti cercato di
impedircelo per non metterla nei guai! Ti conosco troppo bene, Cat”
rispose la più grande, ignorando completamente la protesta del
suo complice.
“Ora
vado da Lisa e le dico tutto” affermò allora lui
indietreggiando di un passo.
“Tu
non vai da nessuna parte! Lascia le cose come stanno, cosa cambia?
L'importante è che ora Ben sappia tutto!” lo bloccò
subito Tiffany afferrandolo per un polso.
“Dov'è
Lisa? Doveva venire in spiaggia, no?” chiese Cathleen.
Intanto
Alex, che si era recato vicino alla riva lasciando i tre ragazzi alle
loro discussioni, si avvicinò nuovamente al gruppetto.
“Scusate se mi intrometto, ma credo che non sia il caso di
sbandierare a tutta la spiaggia i fatti vostri. Poi mi state facendo
venire mal di testa e la state facendo più tragica di quanto
non sia.”
“Certo,
a te non importa niente! Non eri il migliore amico di Ben un tempo?”
si rivoltò Lionel nervoso.
“Sì,
infatti meglio che si sia liberato di Lisa, amen. C'è bisogno
di discutere?”
“Oh,
ma vaffanculo Alex!” sbottò Tiffany esasperata.
Lui
le si avvicinò e le posò una mano sul braccio. “Tesoro,
io con te non ho ancora finito.”
Lei
se la scrollò di dosso, ma non ebbe il tempo di ribattere;
l'attenzione dei quattro venne attirata da Ben che camminava
lentamente verso di loro.
“Ciao
ragazzi” li salutò in tono piatto quando li raggiunse;
ma non si fermò, avanzò fino a raggiungere il
bagnasciuga e si immobilizzò, lo sguardo perso tra le onde
striate d'argento.
Tiffany
lo raggiunse. “Ben, come stai?”
“Tu
come stai? Lisa ti ha proprio steso, quando viene presa da questi
attacchi isterici porta fuori una forza assurda” cambiò
subito argomento lui senza muoversi di un millimetro.
La
ragazza in effetti sentiva un certo dolore al fianco ed era certa che
di lì a poco sarebbe spuntato sulla sua pelle un enorme
livido, ma non era niente in confronto alla sofferenza di vedere il
suo amico in quelle condizioni.
“Non
ho niente. Non ti va di parlarne, vero?”
Lui
sospirò. “Finirei per essere ripetitivo: mi sento un
idiota, mi sono fatto prendere in giro e ho perso tempo. Mi ci
vorrebbe proprio una bella nuotata, ma l'acqua è gelida.”
La
ragazza lanciò un'occhiata alle sue spalle: Alex si era
sdraiato sulla sabbia senza nemmeno preoccuparsi di stendere un
asciugamano, Cathleen si era seduta di fronte alla battigia a una
decina di metri di distanza con le cuffie alle orecchie e Lionel
cercava distrattamente con lo sguardo qualche conchiglia. Ognuno era
immerso nei suoi pensieri; sarebbe stata una bellissima giornata da
trascorrere serenamente insieme se non fosse capitato quel brutto
episodio.
Cathleen
era particolarmente malinconica e combattuta: aveva imparato a voler
bene alla sua compagna di stanza ed era passata sopra a tutti i suoi
difetti, ma era consapevole che in quella circostanza non la potesse
difendere. Come poteva aiutarla senza stare però dalla sua
parte? Non sapeva proprio come consolarla.
Mentre
con le mani giocava con i sottili granelli dorati e scavava una
piccola fossa, si ritrovò a canticchiare. Certe volte non
poteva resistere, era qualcosa di incontrollabile.
Mentre
cercava nel suo cellulare qualche canzone che le andava di intonare e
che la facesse sentire capita, trovò una registrazione: si
trattava della canzone che circa una settimana prima aveva cantato
per il compleanno di Lionel. Non sapeva nemmeno lei come aveva fatto
a scriverla e metterla in musica, ma il risultato tutto sommato le
piaceva e quelle parole la colpivano ogni volta che le sentiva,
nonostante ormai le conoscesse a memoria.
For
all the things we do together
every
day will be better.
Our
smiles shine like a star;
this
is the life, here we are.
Quei
versi erano stati scritti per Lionel, ma potevano essere dedicati a
qualsiasi amico. Cathleen li associava anche a sua sorella, per
esempio, addirittura a Kelsey.
Ma
pensando a Lisa questo non succedeva, era come se la loro amicizia
fosse qualcosa di forzato o come se negli ultimi tempi si fosse
raffreddata. Per lei rendersi conto di questo non fu piacevole: era
successo ciò che lei odiava di più, ovvero frequentare
una persona solo per abitudine. In cuor suo l'aveva sempre saputo, ma
qualcosa le diceva che quella situazione non era poi così
negativa, né per lei né per Lisa.
Andavano
d'accordo dopotutto, c'era un bel rapporto di complicità.
“Cat,
la mia canzone.”
Una
voce a poca distanza da lei la fece sobbalzare e si voltò di
scatto.
Lionel
si lasciò cadere sulla sabbia alla sua sinistra e la osservò
con un sorriso appena accennato.
Cathleen
era sicuramente arrossita, colta alla sprovvista in quel momento così
intimo e introspettivo. “Sì, è lei.”
“Hai
anche delle registrazioni? Il giorno della festa non ho pensato di
fare un video, mi hai spiazzato.”
“Certo,
ora sto ascoltando la versione definitiva, quella che ha anche la
chitarra. Non è un granché...”
“Ma
a me quella canzone piace, la voglio! Me la mandi?” domandò
portando fuori il cellulare.
“E
va bene, ma non farla sentire a nessuno” acconsentì lei
con un sospiro.
Dopo
qualche istante di silenzio in cui i due vennero catturati dal
borbottio delle onde, Lionel chiese: “Ce l'hai con me?”
“Perché
dovrei?”
“Per
quello che abbiamo fatto io e Tiff.”
“Sai
che c'è? Io ho paura dei litigi, ho paura di rovinare gli
equilibri del nostro gruppo. È per quello che cerco sempre di
evitare le discussioni e lascio sempre perdere quando qualcosa non
va. È un atteggiamento sbagliato, voi a differenza mia siete
stati coraggiosi e avete affrontato la realtà, avete fatto un
bel gesto per Ben.”
Lionel
rimase piacevolmente sorpreso da quel discorso: pensava che la sua
amica l'avrebbe presa molto male, invece aveva messo da parte per una
volta la sua impulsività e aveva capito.
Era
come se anche lei stesse in qualche modo maturando.
“Grazie
per averci capito.”
I
due si scambiarono un sorriso, poi lei si trascinò ancora più
vicino a lui e posò la testa sulla sua spalla.
“Che
c'è?”
“Niente,
sei comodo.”
“Ti
approfitti sempre di me!”
“Non
rompere...”
Un
grido improvviso alla loro sinistra squarciò l'aria e
interruppe la conversazione dei due: “Adesso basta Alex, mi hai
stancato! L'hai voluto tu!”.
Subito
dopo si udì un tonfo e degli schizzi, poi una fragorosa risata
di Ben.
Lionel
e Cathleen sbirciarono in quella direzione e si ritrovarono davanti
una scena piuttosto esilarante: Tiffany si trovava presso il
bagnasciuga con le braccia incrociate al petto e le sopracciglia
aggrottate, Alex sguazzava in acqua con un'espressione stravolta e
Ben rideva talmente tanto che aveva cominciato a rotolare a terra.
Così
anche loro scoppiarono a ridere e si misero in piedi.
Il
povero malcapitato si rialzò a fatica. I capelli gli si erano
appiccicati sulla pelle, così come la maglietta bianca a
maniche corte; i jeans erano zuppi e le scarpe dovevano pesare come
due macigni per la quantità d'acqua accumulata.
“Mio
dio Tiffany, io ti ammazzo!” minacciò, cominciando a
tremare per il freddo e tornando all'asciutto.
“Io
te l'ho detto: tieni le mani a posto e non ti succederà
niente! Tu non mi hai ascoltato...” si limitò a
proferire lei, lanciandogli un telo da mare che aveva recuperato
dalla sua grande borsa.
“Ha
fatto bene” continuavano a ripetere gli altri tre senza
riuscire a placare le risate.
In
mezzo a tutto quel trambusto Tiffany, Lionel e Cathleen non poterono
fare a meno di scambiarsi uno sguardo soddisfatto: erano riusciti a
dissipare la tensione che li aveva avvolti fino ad allora e a
strappare una risata a Ben. Il ragazzo ne aveva davvero bisogno.
E
i suoi occhi allegri scaldavano il cuore dei suoi amici.
Mentre
si dirigevano verso il campus per il pranzo – e nel caso di
Alex fare una bella doccia – i cinque ragazzi notarono un gran
viavai vicino all'ingresso: attorno a una macchina scura si era
radunato un cappannello di studenti e professori, chiaramente
interessati a qualcuno.
“Andiamo
a vedere?” propose subito Cathleen curiosa.
“Andate,
io non sono presentabile” affermò Alex staccandosi dal
gruppo e dirigendosi quasi di corsa verso i dormitori maschili.
Gli
altri si accostarono all'auto e si misero sulle punte per cercare di
scrutare oltre la folla.
“C'è
una ragazza lì... chi è?” domandò Ben, il
più alto del gruppo, spremendosi le meningi per ritrovare quel
viso pallido nella sua memoria.
Tiffany
prese a saltellare, poi si fermò e sgranò gli occhi. “È
Grace!”
“Grace?
La ragazza del film?” s'informò Lionel.
Il
cuore di Cathleen perse un battito: non aveva più avuto
notizie di quella ragazza, ma ci teneva molto a sapere com'era andata
la sua esperienza. Per lei aiutarla era stato un vero piacere e
sperava con tutto il suo cuore che quell'esperienza l'avesse aiutata
ad acquisire più sicurezza in se stessa.
Grace
si fece strada tra le persone che tentavano di fermarla e porle
qualche domanda; riuscì a uscire dalla mischia, ma quando
avvistò Cathleen si fermò e procedette lentamente verso
di lei.
Non
sembrava essere cambiata di una virgola: i lunghi capelli neri e
ondulati le accarezzavano la vita, indossava un vestito sportivo nero
su dei leggings dello stesso colore e i suoi movimenti erano sempre
misurati e aggraziati.
Ma
forse qualcosa nel suo sguardo era cambiato: non vi era più il
riflesso di un'anima tormentata, ora i suoi occhi trasmettevano
tranquillità e calma.
“Grace,
che piacere vederti!” esclamò la bionda stringendole
vigorosamente la mano e regalandole un sorriso raggiante.
“Cathleen,
è un piacere anche per me.”
Anche
gli altri tre la salutarono con entusiasmo.
“Hai
finito di girare il film?” le chiese Cathleen.
“Sì,
uscirà a fine giugno. Scusate, ma vorrei allontanarmi da qui,
non mi piace avere tanti sguardi puntati addosso...”
“Oh,
non c'è problema! Ti va di pranzare con noi?”
Gli
altri annuirono come per dimostrare la loro approvazione.
“Volentieri.
Ma prima devo andare a poggiare i miei bagagli nella camera... vi
dispiace?”
“Assolutamente
no! Vuoi aiuto? Io devo andare ai dormitori per portare la borsa in
camera” si propose subito Tiffany.
Grace
rifiutò cortesemente l'aiuto asserendo che ce l'avrebbe fatta
da sola, ma le due sorelle insistettero e alla fine lei cedette; i
ragazzi invece vennero incaricati di occupare un tavolo in mensa.
A
pranzo i sei scelsero i soliti posti, che per loro erano diventati
una sorta di tradizione, tanto che nessuno si permetteva di prenderli
al posto loro. Il tavolo si trovava vicino alla finestra e loro erano
soliti tenerla aperta quando le temperature cominciavano a salire.
Era
strano vedere il posto di Lisa, tra Ben e Cathleen, occupato da
un'altra persona.
“Com'è
stata quest'esperienza?” volle sapere Lionel estremamente
interessato.
“Ci
sono stati degli aspetti positivi e altri negativi. Sul set ho
trovato alcuni amici, ma si sa che queste cose sono solo momentanee.
Però sto bene ora. Questa è stata senza dubbio
un'esperienza importantissima e per questo non smetterò mai di
essertene grata, Cathleen.”
“No,
non dire così: l'ho fatto con piacere e continuo a vederti
perfetta per quel ruolo, sono sicura che hai fatto un ottimo lavoro!”
disse prontamente l'altra.
“E
la parte negativa?” domandò Alex giocherellando con il
cibo nel suo piatto.
“Ora
tutta la gente che prima non mi rivolgeva neanche un'occhiata si è
improvvisamente interessata a me. Curioso, no? Non sopporto
gli opportunisti.”
“Odio
queste cose” commentò Tiffany con uno sbuffo.
Ben
intanto ascoltava distrattamente lo scambio di battute e nel
frattempo si sentiva osservato. Aveva avvistato Lisa in un tavolo
poco distante, in compagnia di altre ragazze, che mangiava in
silenzio senza degnare nessuno di uno sguardo. Ma ora di sicuro lo
stava fissando insistentemente, ne era certo anche senza voltarsi per
controllare.
Non
gli andava per niente quella situazione: avevano bisogno di stare
lontani il più possibile per riprendersi da quella brutta
situazione, allora perché lei non si limitava a ignorarlo?
Di
sicuro si sentiva persa senza i suoi amici perché loro non
passavano il tempo con lei.
E
lui, doveva ammetterlo, si sentiva un po' in colpa.
*
* *
Ciao
ragazzi ^^
Allora,
come procede la storia? Vi aspettavate il rientro in scena di Grace?
Io non l'avevo dimenticata eh!!
Sono
qui per una piccola nota: quei quattro versi della canzone di Cat li
ho messi su io in quattro minuti (Google Traduttore e il mio inglese
basic mi hanno assistito XD), spero che non abbiamo fatto troppo
schifo :P
Se
qualcuno di voi vuole la traduzione o pormi qualsiasi altra domanda,
si senta libero di scriverlo nelle recensioni :3
Vi
ringrazio immensamente per il supporto contante e per continuare a
seguire questa storia con pazienza, siete MITICI!!! ♥
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