capitolo
74 – Frammenti
Le
sottili sopracciglia blu di Akh si aggrottano perplesse. Sbatte le
palpebre, confuso, fissando con più attenzione il cielo nel
quale
brilla il sole dorato. Solo che, per un brevissimo istante, ha avuto
l’impressione che il sole non fosse affatto dorato, ma del
colore
della più pallida Luna: argentato.
«Questa
storia, decisamente, mi sta facendo uscire di testa» commenta
amareggiato.
Ma
un grido, improvvisamente, riporta tutta la sua attenzione al
presente. Ha riconosciuto la voce: è quella della bambina.
Si guarda
freneticamente attorno poi, veloce, si solleva in aria e con
rapidità
fa un largo giro di ispezione, senza però riuscire a
individuarla.
Così, per evitare di perdere altro tempo prezioso, si
concentra
imponendo alla sua mente di allinearsi alla Luce dentro la bambina.
Un attimo dopo scompare per riapparire in uno dei lunghi e ampi
corridoi della dimora di Madre Natura, e lì ritrova
Katherine che
sembra avere una fretta del diavolo. Sempre in volo, le si fa
più
vicino e, presto, nota la sua espressione sconvolta e, si direbbe,
disperata.
«Katherine,
che succede?» si allarma, volandole accanto.
Lei,
che poco prima era troppo occupata a cercare un’uscita da
quella
specie di labirinto, finalmente lo nota e si aggrappa alle sue vesti
costringendolo ad atterrare.
«Akh!
Devi aiutarmi. È… accaduto qualcosa a Pitch.
Dobbiamo andare da
lui, Adesso!» esclama, sempre più agitata.
Akh
trasale alle parole della bambina ma, deciso a non permettere che la
situazione degeneri ulteriormente, si impone di restare lucido e
concentrato.
«Katherine,
calmati. Che cosa…».
«No!
Non mi dire di calmarmi. Non voglio calmarmi, voglio trovare
Pitch!»
sbotta, ormai del tutto priva di controllo.
Akh
inspira, ancora preso dalla sua magra speranza di evitare di perdere
la testa, ma come prevedibile i suoi sforzi si rivelano del tutto
vani. Di lì a poco vengono raggiunti da Emily Jane che, con
cipiglio
marziale e camminata da imperatore, si para di fronte alla coppia.
«Si
può sapere che cosa sta succedendo qui?» chiede,
in un tono che sa
tanto di comando.
Katherine,
affatto impressionata, distoglie lo sguardo dal poco collaborativo
Akh e lo punta sulla donna, trapassandola da parte a parte con i suoi
verdi occhi brucianti.
«Dobbiamo
trovare Pitch. Gli è successo qualcosa» quasi
ringhia, nel
disperato tentativo di far loro intendere l’urgenza del
momento.
Emily
Jane la fissa a sua volta per quella che alla bambina sembra
un’eternità, infine sembra scorgere qualcosa e i
suoi occhi si
sgranano.
«Akh»
sibila nervosa, afferrando con più forza del normale un
braccio
dello spirito della Luce.
«S-sì?»
soffia l’interpellato, già prevedendo gli sviluppi
di quella
situazione.
«Andiamo»
ordina. «E preparati: potrebbero esserci dei
problemi».
Ecco,
appunto. Akh sospira, annuisce, afferra tremolante una mano di
Katherine e, insieme, abbandonano il regno di Madre Natura per una
destinazione che nessuno dei tre si augurava di dover rivisitare.
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Emily
Jane trattiene bruscamente il respiro al loro arrivo sul posto. Si
aspettava altro, in effetti. Forse un qualche genere di battaglia.
Quello che sta vedendo in quel momento, invece, è solo e
semplicemente desolazione: un ampio affossamento del terreno e
detriti sparsi ovunque, perfino qualche albero crollato per aver
perduto il sostegno del terreno franato.
«Padre»
soffia, mentre un sottile fremito scuote il suo corpo.
Una
figura sfocata passa veloce al suo fianco e la voce angosciata di Akh
la fa brevemente sussultare.
«Katherine,
no!».
Ma
Katherine non sembra intenzionata a dargli retta, tanto per cambiare,
e si divincola dall’ingombrante presenza dei due spiriti,
avviandosi velocemente verso il centro dell’avvallamento,
sdrucciolando ripetutamente senza però rallentare. Una volta
giunta
in un punto, apparentemente identico agli altri ma che evidentemente
lei ritiene adatto, inizia a scansare detriti, concentrata su
qualcosa che né Akh né Emily Jane sembrano
comprendere.
«Sono
qui, non aver paura» mormora di tanto in tanto, passandosi
con
irritazione le mani sporche di terriccio sul viso per scostare i
fastidiosi capelli.
Lentamente,
con circospezione, Akh le si accosta e osserva crucciato il suo
lavorio.
«Katherine,
che cosa…».
Ancora
una volta non è però in grado di completare la
sua richiesta
perché, un momento dopo, le radici degli alberi caduti
sembrano
prendere vita, scostando i detriti più ingombranti che,
altrimenti,
nessuno di loro avrebbe potuto rimuovere.
Akh
si volta, trovando Emily Jane intenta a impartire silenziosi ordini
alle piante. Digrigna i denti, soffia fuori uno sbuffo d’aria
e
infine, non potendo fare altrimenti, si mette al lavoro a sua volta.
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Un
singhiozzo fa sussultare il piccolo corpo di Katherine quando,
levando di mezzo un altro stupido sasso (l’ennesimo e,
prontissima
a scommetterci, neppure l’ultimo), le sue dita incontrano
qualcosa
di più morbido ma altrettanto freddo. Spalanca gli occhi, le
sue
labbra rosse tremano.
«Pitch.
P-Pitch…» rantola, affondando una mano nel terreno
cedevole fino a
stringere le dita attorno a quello che immagina essere il suo polso.
«Akh! Vieni!» esclama, indecisa fra vana
eccitazione e cupa
disperazione.
Akh,
svolazzante sul terreno accidentato, si getta alle spalle il pezzo di
roccia che stava trasportando e, veloce, raggiunge la bambina,
strabuzzando gli occhi su ciò che si trova di fronte.
«Non
ci credo» mormora fra sé, atterrando leggero poco
distante e
aiutando Katherine a liberarsi di quegli ultimi, seccanti detriti.
Ciò
che trovano, una volta tolto il grosso, è per lo
più un ammasso di
stracci una volta neri, ora ricoperti di polvere e terriccio e,
dentro, qualcosa che somiglia vagamente a una figura umana, se solo
non avesse il colore della cenere e non ne fosse praticamente
ricoperto dalla punta dei capelli fino ai piedi.
«Pitch»
soffia Katherine tremante.
Gli
occhi blu di Akh vagano stravolti su quell’inattesa figura,
alla
vana ricerca di una qualche spiegazione. Spiegazione che,
puntualmente, non arriva. Osserva Katherine far scorrere le dita
sulle mani di Pitch, probabilmente nella speranza che, come
già
accaduto in passato, il suo tocco possa migliorare le condizioni
dello spirito. Ma tutto ciò che sembra ottenere è
di sporcarsi a
sua volta di cenere.
«Katherine»
mormora, spaventato. «Io non credo che…».
«Padre».
Akh
sussulta e si irrigidisce. Non l’ha affatto sentita arrivare.
L’idea di trovarsi fra due femmine potenzialmente isteriche
non era
propriamente in cima alla sua lista dei desideri. Piano, si fa
discretamente da parte.
Titubante
e spaventata, Emily Jane si inginocchia al fianco di Katherine e del
corpo immobile del padre. Non sembra riuscire a smettere di fissarlo,
attonita. Avverte qualcosa di pesante comprimere il suo esile petto.
Cauta, allunga una mano e sfiora i suoi capelli, trovandoli ancora
solidi contro la sua pelle, oltre che completamente impolverati.
«Papà»
mormora, stranamente impreparata a tutto quello che sta vivendo.
Una
lacrima tiepida della bambina scivola lungo il collo di Pitch,
lasciandosi dietro una striscia più chiara. Un piccolo
ansito fa
vibrare la gola dello spirito che socchiude appena le palpebre,
facendo cadere al suolo un poco della cenere che le ricopre.
Akh,
dalle spalle delle due, spalanca gli occhi ancora più di
quanto già
avesse fatto e si avvicina di un paio di esitanti passi.
«Pitch»
esala Katherine, stordita e angosciata.
Lentamente,
i suoi occhi dorati si spostano sulla bambina e tenta, senza tuttavia
riuscirci, di offrirle un sorriso. Invece soffia un debole gemito
quando la figlia lo solleva appena dal terreno, appoggiando il suo
capo contro le gambe.
«Avevi…
p-promesso di rimanere» soffia Katherine, tremando come una
foglia.
«Lo
so» mormora la voce rovinata di Pitch. «Mi
dispiace» offre,
sapendo quanto poco valgano quelle sue parole.
Katherine
sta piangendo e, sollevando appena un poco lo sguardo, nota con
dolore che anche Emily Jane è nelle medesime condizioni.
Avrebbe
unicamente desiderato non arrecar loro ulteriore sofferenza. Ma, dopo
tutto, la sua era probabilmente una speranza inutile. Riesce a
scorgere, attonito, del dolore perfino negli occhi blu dello spirito
della Luce. Pitch non è mai stato portato nello scegliere la
strada
meno spiacevole, né nel dare la giusta priorità a
ciò che gli
offre la vita. Ha perduto una famiglia, a causa delle sue scelte, e
ora succederà nuovamente.
Faticosamente,
distende le dita di una mano, pregando silenziosamente che la sua
offerta venga accettata. E Katherine, ancora una volta, non lo
delude, poggiandovi sopra una delle sue piccole mani.
Finalmente
Pitch ha la meglio sul suo corpo poco reattivo e riesce a distendere
le labbra in un minuscolo sorriso.
«Grazie»
soffia.
Avverte
la tristezza farsi largo dentro di lui, osservando la bambina
scuotere la testa con ostinazione.
«Io
non…» prova incerto.
«No»
lo trattiene Katherine. «Non è giusto,
Pitch».
«Perdonami.
Non ho mai voluto farti soffrire. Non lo vorrei nemmeno ora».
Esausto,
appoggia la fronte sullo stomaco di Emily Jane che, piano, accarezza
i suoi capelli.
«Nessuno
di noi l’avrebbe voluto» mormora al suo orecchio,
sporcandosi le
labbra di grigio. «Ma è accaduto e, purtroppo, non
c’è modo di
tornare indietro. Il nostro passato è prezioso e
rimarrà con noi,
assieme ai ricordi».
C’è
stato un tempo in cui Pitch avrebbe desiderato la morte, pur di
smettere di soffrire. Ma ora è diverso.
C’è qualcuno, accanto a
lui, che lo ama e continuerà a farlo; e tutto ciò
che Pitch
vorrebbe è avere altro tempo per godersi la loro vicinanza.
Ma il
tempo, purtroppo, è giunto al termine.
«Non…
dimenticarmi» soffia, la mano stretta fra quelle tremanti di
Katherine. «Ti prego».
«No,
Pitch» offre Katherine. «Mai. Te lo
prometto».
Un
angolo delle labbra di Pitch si solleva appena.
«Mh»
esala, e un piccolo scintillio argenteo balugina nei suoi occhi
dorati.
Infine,
tutto ciò che rimane è cenere e polvere, e dello
spirito nero non
resta nemmeno più l’ombra.
"Sorridi
anche se il tuo sorriso è triste, perché
più triste di un sorriso
triste c'è la tristezza di non saper sorridere." (Jim
Morrison)
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"There's
no time for us
There's
no place for us
What
is this thing that builds our dreams, yet slips away from us
Who
wants to live forever
There's
no chance for us
It's
all decided for us
This
world has only one sweet moment set aside for us
Who
wants to live forever"
(Queen)
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"La
nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato
di
ritornare." (Milan Kundera)
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"Il
fiume è simile alla mia pena: scorre e non si esaurisce."
(Guillaume Apollinaire)
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"Ho
sentito troppo per poter continuare a sentire. Mi si è
esaurita
l’anima. È rimasta solo l’eco dentro di
me." (Fernando
Pessoa)
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