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Autore: Roiben    17/05/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 74 – Frammenti




Le sottili sopracciglia blu di Akh si aggrottano perplesse. Sbatte le palpebre, confuso, fissando con più attenzione il cielo nel quale brilla il sole dorato. Solo che, per un brevissimo istante, ha avuto l’impressione che il sole non fosse affatto dorato, ma del colore della più pallida Luna: argentato.


«Questa storia, decisamente, mi sta facendo uscire di testa» commenta amareggiato.


Ma un grido, improvvisamente, riporta tutta la sua attenzione al presente. Ha riconosciuto la voce: è quella della bambina. Si guarda freneticamente attorno poi, veloce, si solleva in aria e con rapidità fa un largo giro di ispezione, senza però riuscire a individuarla. Così, per evitare di perdere altro tempo prezioso, si concentra imponendo alla sua mente di allinearsi alla Luce dentro la bambina. Un attimo dopo scompare per riapparire in uno dei lunghi e ampi corridoi della dimora di Madre Natura, e lì ritrova Katherine che sembra avere una fretta del diavolo. Sempre in volo, le si fa più vicino e, presto, nota la sua espressione sconvolta e, si direbbe, disperata.


«Katherine, che succede?» si allarma, volandole accanto.


Lei, che poco prima era troppo occupata a cercare un’uscita da quella specie di labirinto, finalmente lo nota e si aggrappa alle sue vesti costringendolo ad atterrare.


«Akh! Devi aiutarmi. È… accaduto qualcosa a Pitch. Dobbiamo andare da lui, Adesso!» esclama, sempre più agitata.


Akh trasale alle parole della bambina ma, deciso a non permettere che la situazione degeneri ulteriormente, si impone di restare lucido e concentrato.


«Katherine, calmati. Che cosa…».


«No! Non mi dire di calmarmi. Non voglio calmarmi, voglio trovare Pitch!» sbotta, ormai del tutto priva di controllo.


Akh inspira, ancora preso dalla sua magra speranza di evitare di perdere la testa, ma come prevedibile i suoi sforzi si rivelano del tutto vani. Di lì a poco vengono raggiunti da Emily Jane che, con cipiglio marziale e camminata da imperatore, si para di fronte alla coppia.


«Si può sapere che cosa sta succedendo qui?» chiede, in un tono che sa tanto di comando.


Katherine, affatto impressionata, distoglie lo sguardo dal poco collaborativo Akh e lo punta sulla donna, trapassandola da parte a parte con i suoi verdi occhi brucianti.


«Dobbiamo trovare Pitch. Gli è successo qualcosa» quasi ringhia, nel disperato tentativo di far loro intendere l’urgenza del momento.


Emily Jane la fissa a sua volta per quella che alla bambina sembra un’eternità, infine sembra scorgere qualcosa e i suoi occhi si sgranano.


«Akh» sibila nervosa, afferrando con più forza del normale un braccio dello spirito della Luce.


«S-sì?» soffia l’interpellato, già prevedendo gli sviluppi di quella situazione.


«Andiamo» ordina. «E preparati: potrebbero esserci dei problemi».


Ecco, appunto. Akh sospira, annuisce, afferra tremolante una mano di Katherine e, insieme, abbandonano il regno di Madre Natura per una destinazione che nessuno dei tre si augurava di dover rivisitare.


ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ


Emily Jane trattiene bruscamente il respiro al loro arrivo sul posto. Si aspettava altro, in effetti. Forse un qualche genere di battaglia. Quello che sta vedendo in quel momento, invece, è solo e semplicemente desolazione: un ampio affossamento del terreno e detriti sparsi ovunque, perfino qualche albero crollato per aver perduto il sostegno del terreno franato.


«Padre» soffia, mentre un sottile fremito scuote il suo corpo.


Una figura sfocata passa veloce al suo fianco e la voce angosciata di Akh la fa brevemente sussultare.


«Katherine, no!».


Ma Katherine non sembra intenzionata a dargli retta, tanto per cambiare, e si divincola dall’ingombrante presenza dei due spiriti, avviandosi velocemente verso il centro dell’avvallamento, sdrucciolando ripetutamente senza però rallentare. Una volta giunta in un punto, apparentemente identico agli altri ma che evidentemente lei ritiene adatto, inizia a scansare detriti, concentrata su qualcosa che né Akh né Emily Jane sembrano comprendere.


«Sono qui, non aver paura» mormora di tanto in tanto, passandosi con irritazione le mani sporche di terriccio sul viso per scostare i fastidiosi capelli.


Lentamente, con circospezione, Akh le si accosta e osserva crucciato il suo lavorio.


«Katherine, che cosa…».


Ancora una volta non è però in grado di completare la sua richiesta perché, un momento dopo, le radici degli alberi caduti sembrano prendere vita, scostando i detriti più ingombranti che, altrimenti, nessuno di loro avrebbe potuto rimuovere.


Akh si volta, trovando Emily Jane intenta a impartire silenziosi ordini alle piante. Digrigna i denti, soffia fuori uno sbuffo d’aria e infine, non potendo fare altrimenti, si mette al lavoro a sua volta.


ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ


Un singhiozzo fa sussultare il piccolo corpo di Katherine quando, levando di mezzo un altro stupido sasso (l’ennesimo e, prontissima a scommetterci, neppure l’ultimo), le sue dita incontrano qualcosa di più morbido ma altrettanto freddo. Spalanca gli occhi, le sue labbra rosse tremano.


«Pitch. P-Pitch…» rantola, affondando una mano nel terreno cedevole fino a stringere le dita attorno a quello che immagina essere il suo polso. «Akh! Vieni!» esclama, indecisa fra vana eccitazione e cupa disperazione.


Akh, svolazzante sul terreno accidentato, si getta alle spalle il pezzo di roccia che stava trasportando e, veloce, raggiunge la bambina, strabuzzando gli occhi su ciò che si trova di fronte.


«Non ci credo» mormora fra sé, atterrando leggero poco distante e aiutando Katherine a liberarsi di quegli ultimi, seccanti detriti.


Ciò che trovano, una volta tolto il grosso, è per lo più un ammasso di stracci una volta neri, ora ricoperti di polvere e terriccio e, dentro, qualcosa che somiglia vagamente a una figura umana, se solo non avesse il colore della cenere e non ne fosse praticamente ricoperto dalla punta dei capelli fino ai piedi.


«Pitch» soffia Katherine tremante.


Gli occhi blu di Akh vagano stravolti su quell’inattesa figura, alla vana ricerca di una qualche spiegazione. Spiegazione che, puntualmente, non arriva. Osserva Katherine far scorrere le dita sulle mani di Pitch, probabilmente nella speranza che, come già accaduto in passato, il suo tocco possa migliorare le condizioni dello spirito. Ma tutto ciò che sembra ottenere è di sporcarsi a sua volta di cenere.


«Katherine» mormora, spaventato. «Io non credo che…».


«Padre».


Akh sussulta e si irrigidisce. Non l’ha affatto sentita arrivare. L’idea di trovarsi fra due femmine potenzialmente isteriche non era propriamente in cima alla sua lista dei desideri. Piano, si fa discretamente da parte.


Titubante e spaventata, Emily Jane si inginocchia al fianco di Katherine e del corpo immobile del padre. Non sembra riuscire a smettere di fissarlo, attonita. Avverte qualcosa di pesante comprimere il suo esile petto. Cauta, allunga una mano e sfiora i suoi capelli, trovandoli ancora solidi contro la sua pelle, oltre che completamente impolverati.


«Papà» mormora, stranamente impreparata a tutto quello che sta vivendo.


Una lacrima tiepida della bambina scivola lungo il collo di Pitch, lasciandosi dietro una striscia più chiara. Un piccolo ansito fa vibrare la gola dello spirito che socchiude appena le palpebre, facendo cadere al suolo un poco della cenere che le ricopre.


Akh, dalle spalle delle due, spalanca gli occhi ancora più di quanto già avesse fatto e si avvicina di un paio di esitanti passi.


«Pitch» esala Katherine, stordita e angosciata.


Lentamente, i suoi occhi dorati si spostano sulla bambina e tenta, senza tuttavia riuscirci, di offrirle un sorriso. Invece soffia un debole gemito quando la figlia lo solleva appena dal terreno, appoggiando il suo capo contro le gambe.


«Avevi… p-promesso di rimanere» soffia Katherine, tremando come una foglia.


«Lo so» mormora la voce rovinata di Pitch. «Mi dispiace» offre, sapendo quanto poco valgano quelle sue parole.


Katherine sta piangendo e, sollevando appena un poco lo sguardo, nota con dolore che anche Emily Jane è nelle medesime condizioni. Avrebbe unicamente desiderato non arrecar loro ulteriore sofferenza. Ma, dopo tutto, la sua era probabilmente una speranza inutile. Riesce a scorgere, attonito, del dolore perfino negli occhi blu dello spirito della Luce. Pitch non è mai stato portato nello scegliere la strada meno spiacevole, né nel dare la giusta priorità a ciò che gli offre la vita. Ha perduto una famiglia, a causa delle sue scelte, e ora succederà nuovamente.


Faticosamente, distende le dita di una mano, pregando silenziosamente che la sua offerta venga accettata. E Katherine, ancora una volta, non lo delude, poggiandovi sopra una delle sue piccole mani.


Finalmente Pitch ha la meglio sul suo corpo poco reattivo e riesce a distendere le labbra in un minuscolo sorriso.


«Grazie» soffia.


Avverte la tristezza farsi largo dentro di lui, osservando la bambina scuotere la testa con ostinazione.


«Io non…» prova incerto.


«No» lo trattiene Katherine. «Non è giusto, Pitch».


«Perdonami. Non ho mai voluto farti soffrire. Non lo vorrei nemmeno ora».


Esausto, appoggia la fronte sullo stomaco di Emily Jane che, piano, accarezza i suoi capelli.


«Nessuno di noi l’avrebbe voluto» mormora al suo orecchio, sporcandosi le labbra di grigio. «Ma è accaduto e, purtroppo, non c’è modo di tornare indietro. Il nostro passato è prezioso e rimarrà con noi, assieme ai ricordi».


C’è stato un tempo in cui Pitch avrebbe desiderato la morte, pur di smettere di soffrire. Ma ora è diverso. C’è qualcuno, accanto a lui, che lo ama e continuerà a farlo; e tutto ciò che Pitch vorrebbe è avere altro tempo per godersi la loro vicinanza. Ma il tempo, purtroppo, è giunto al termine.


«Non… dimenticarmi» soffia, la mano stretta fra quelle tremanti di Katherine. «Ti prego».


«No, Pitch» offre Katherine. «Mai. Te lo prometto».


Un angolo delle labbra di Pitch si solleva appena.


«Mh» esala, e un piccolo scintillio argenteo balugina nei suoi occhi dorati.


Infine, tutto ciò che rimane è cenere e polvere, e dello spirito nero non resta nemmeno più l’ombra.



"Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere." (Jim Morrison)


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"There's no time for us

There's no place for us

What is this thing that builds our dreams, yet slips away from us

Who wants to live forever

There's no chance for us

It's all decided for us

This world has only one sweet moment set aside for us

Who wants to live forever"


(Queen)


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"La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare." (Milan Kundera)


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"Il fiume è simile alla mia pena: scorre e non si esaurisce." (Guillaume Apollinaire)



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"Ho sentito troppo per poter continuare a sentire. Mi si è esaurita l’anima. È rimasta solo l’eco dentro di me." (Fernando Pessoa)






  
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