52)Memorie
d'infanzia
Più il tempo
passava, più ad
Inazuma il tutto sembrava molto strano. Sembrava troppo facile. Quel
trio di galoppini non era, ed era fin troppo palese, che un gruppo di
pesci piccoli. Era difficile che potessero rappresentare seriamente
una testa di ponte per creare incidenti di confine ed organizzare un
traffico illecito su vasta scala all'interno del paese del fulmine.
Nella settimana che seguì, due su tre vennero sgominati con
soverchia facilità. Non ci fu nemmeno bisogno di mettere in
atto
piani particolarmente complessi.
Come aveva detto Mei, poi, in
fondo, un ubriacone che muore al ciglio di una strada non fa
particolarmente rumore. Il fabbro, invece, erano riusciti a
catturarlo vivo.
Mei non ci andò
leggera, nel
torturarlo, ma quello che rivelò fu veramente misero. Era
chiaro che
il capitano della loro squadra era quel falso mercante. Ma anche lui
non era che una pedina, in quell'operazione. Il direttore d'orchestra
e la sua squadra in quel momento non si trovavano in zona.
Probabilmente erano in missione poco lontano. Dopotutto, era facile,
fingendosi commercianti, sparire e riapparire quando più era
necessario.
Questo però
significava solo
una cosa. La squadra era condannata ad attendere che si palesassero
nuovamente. Ciò significava molto, troppo tempo libero da
non sapere
come riempire.
Ognuno si ingegnò
come poté.
Per esempio, Chichi, visto che le era finalmente entrato in testa
che, qualsiasi cosa facesse, era condannata ad essere ignorata da
Kakashi, decise di rassegnarsi a provare ad affinare le sue doti da
aspirante femme fatale su Raido. Sembrava un po' una bambina che
giocasse ad imitare goffamente la propria madre. Sebbene Mei non
fosse né sua madre, né, certamente, un modello
facile da imitare...
Da un punto di vista
'tattico',
poteva sembrare una buona decisione, dal momento che, per quanto
Nadeshiko fosse estremamente bella, alla kunoichi di Kiri era
sembrata sin troppo pacata e remissiva. Una priva di mordente, ecco.
Ad una così, quanto poteva essere difficile sfilare il
ragazzo da
sotto il naso?
Non poté
commettere errore di
valutazione peggiore. Perché l'ira di un angelo
può essere molto
più terribile di quella di un demone, a Uzushi lo sapevano
sin
troppo bene.
Ancora adesso Akaho aveva
gli
incubi di quando aveva rubato la bambola di pezza a Yuki, le aveva
staccato la testa e l'aveva buttata in una pozzanghera fangosa. Aveva
gli incubi di quanto era successo dopo, per essere precisi.
Ossia che la piccola
Nadeshiko
aveva giocato per tutto il pomeriggio a mirare ad una mela posta
sulla sua testa con il suo primo arco lungo.
Raido era sempre piuttosto
impacciato, di fronte alle avances di quella piccola infoiata. Da una
parte desiderava trovare un modo efficace perché la
smettesse.
Dall'altra, non era carino trattare male una donna, no?
Se non che, Chichi
interpretò
l'esitazione come una spinta a continuare. Commettendo, se possibile,
un errore di valutazione ancora più grande.
Perché Nadeshiko
scoprì che,
tutto sommato, prendere in giro Yuki per la sua irrazionale e
paranoica gelosia non era poi molto giusto da parte sua.
Già.
Perché lei era anche
peggio.
Dopo due giorni di futili
pantomime e involontarie strusciatine, Yuki la notò che
oliava,
intensamente concentrata, il suo arco. Canticchiando e con un sorriso
sulle labbra.
Per esperienza personale la
ragazza con le trecce sapeva che non si trattava di un buon segno.
“Ahem...
Nacchan, tutto bene? Era da un po' che non ti sentivo
canticchiare...” precisamente
da quando hai lanciato ad un chilometro quel tizio che mi ha sputato
in faccia...
Nadeshiko le rispose con un
larghissimo sorriso, con gli occhi leggermente socchiusi:
“Certo,
alla grande! Pensavo solo che, visto che è da un po' che non
lo
faccio, di esercitarmi un po' con la mira dalla lunga
distanza...”
Ecco,
ti pareva.
'Mira dalla lunga distanza'.
Secondo Yuki, quella era una perifrasi impropria di Nacchan per: 'sto
per conficcare una freccia a distanza siderale ad un millimetro dalla
testa di qualcuno, facendolo cacare sotto dalla paura'.
“Interessante...
Avresti, ahem... Ipoteticamente parlando, dico... Un bersaglio
preciso?”
Sempre con quel sorriso
inquietante, la bionda rispose: “Mah, pensavo a quella Chichi
di
Kiri... Ipoteticamente parlando, si intende.”
Yuki si lasciò
andare in un
ghigno di soddisfazione. Se le cose stavano così... Chi era
lei per
fermarla?
“Ok,
allora buona fortuna!” Le rispose divertita.
Nel frattempo, Inazuma
cercava
di allenarsi come meglio poteva all'utilizzo efficiente di Nuibari.
Ormai era diventata piuttosto abile a maneggiarla, ma... Ma non
poteva bastare. Non sapeva nemmeno lei, di preciso, cosa cercasse da
quella spada, ma era come se 'sentisse' che poteva trovare un modo,
per usarla, che fosse solo suo. Una sera, mentre si esercitava, per
una volta, con Raido (che aveva scoperto essere un ottimo maestro in
termini di kenjutsu) le venne in mente un'idea piuttosto bislacca.
Tracciò i simboli come per tracciare il sigillo di
soffocamento e
poi appose le mani sull'elsa. Tutta la lama si coprì dei
tipici
disegni del sigillo. Poi vibrò un fendente in direzione
dello
sparring partner.
Quello che accadde
andò al di
là di ogni sua previsione.
Il Jutsu di Inazuma, in
realtà,
funzionava in modo molto semplice: il sigillo intrappolava l'aria al
suo interno, un po' come se la attirasse verso di sé.
Nuibari si
comportò, in
quell'occasione, nel medesimo modo: era come se la spada avesse
'tagliato' l'aria stessa. Come se la lama fluttuasse nel vuoto, non
dovendo più confrontarsi con nessuna forza d'attrito. Per
conseguenza, il suo colpo fu decisamente molto più veloce
dell'usuale. Ma non era finita qui.
Perché
l'aria era attirata
dal sigillo di soffocamento. Questo vuol dire che entro un centimetro
dalla lama di Nuibari la pressione e la concentrazione di ossigeno si
era fatta diverse volte maggiore del normale.
Bastò una lieve
scintilla al
contatto con la spada di Raido che l'aria intorno a Nuibari prese
fuoco con un rumore secco.
In più, per la
forte pressione
concentrata, lo spadaccino di Konoha sentì vibrare il colpo
fino al
suo polso, tanto che lasciò cadere a terra la spada.
“Inazuma...
Quel colpo velocissimo che diavolo era? Mi ha colpito con la forza di
un maglio da fabbro.”
“Sinceramente
Raido... Non ne ho la più pallida idea. Ho solo provato ad
applicare
un sigillo dei miei a Nuibari per vedere come si comportava. Non mi
aspettavo certo... Beh, insomma... Questo.”
“Sia
come sia, direi che il tuo esperimento ha rivelato una svolta
interessante, se mi permetti. Se trovassi il modo per metterla a
punto, Nuibari sarebbe veramente un'arma letale nelle tue
mani.”
“Esagerato...”
“No,
dico sul serio. Peccato che Kakashi in questo momento sia al
villaggio, altrimenti saresti riuscito a stupire persino lui. Anche
perché, potenzialmente, poteresti rendere un colpo del
genere veloce
quanto il Raikiri.”
“Tranquillo
Raido. Appena finirò di lavorarci su, sta pur certo che
zucca bianca
sarà il primo a testarla... Mwahahahah!”
A vedere la risata sadica
cui
si era abbandonata la kunoichi di Uzushi, Raido non sapeva
sinceramente se complimentarsi con lei o temere per
l'incolumità del
proprio capitano. Ma forse era meglio non mettere becco in queste
faccende.
***
Mei tornò dal suo
giro di
perlustrazione decisamente di ottimo umore. Perlomeno, gran parte
della compagnia pensò che fosse così. Tuttavia,
Inazuma si convinse
che quella che trasudava dai suoi occhi non era vera e propria
felicità. Era qualcosa di malsano, di isterico. Le sue
risate le
sembravano quelle di una donna sull'orlo di un tracollo nervoso. No,
decisamente non stava bene.
Già da tempo le
sembrava che
quella ragazza camminasse sul ciglio di un burrone, a livello
emotivo. Ma doveva essere accaduto qualcosa che le aveva dato un
ulteriore spintone verso un abisso di follia senza ritorno.
Quando radunò
tutti per il
briefing, alcuni elementi andarono al loro posto.
“Ottime
notizie signori miei! Abbiamo finalmente individuato il capitano
dell'allegra compagnia di Kiri che manda avanti gli affari da queste
parti. E' scomparso per un po' perché stava organizzando un
simpatico incidente nel paese della nuvola. Hanno fatto saltare per
la quarta volta la carovana che rifornisce il paese del fulmine di
riso e altri prodotti agricoli. In effetti non era un'idea stupida,
dato che al contrario del paese del fuoco, per la sua conformazione
fisica, Rai non è autosufficiente dal punto di vista
alimentare.
Tant'è. Il
Raikage non è un
tipo paziente ed è già sul piede di guerra con il
paese delle
risaie. All'ultimo, il Daimyo di questa terra lo ha supplicato e gli
ha giurato di non essere il responsabile degli attentati, per cui A
si è limitato a progettare l'invio di una o due squadre per
indagare.
Che, se ci muoviamo per
tempo,
troveranno il problema risolto... Da noi, naturalmente.”
“Cosa
ti fa pensare che siano stati effettivamente i ninja di Kiri ad
organizzare tutto quanto?” domandò un diffidente
Kakashi.
Inazuma si lasciò
andare ad un
sospiro. Probabilmente anche zucca bianca aveva notato lo stato di
tensione nervosa di Mei, perché affondare il dito nella
piaga così,
diamine?
Ci
scommetto, Kakashi ha capito tutto al contrario. Starà
pensando che
è tesa perché sta tentando di fregarci in qualche
modo... Ahhh! Q.I
di 177, ma quando si tratta di leggere le emozioni, quello Sharingan
non gli serve proprio a nulla, cazzo!
Nonostante tutto, la
kunoichi
di Kiri mantenne il suo ghigno ammiccante e rispose: “Che
c'è, mio
bel testa bianca, non ti fidi? Beh, ho le prove... I segni sono
inconfondibili e le modalità anche. Anzi, per certi versi mi
ricordano i tentativo di qualche mese fa al ponte di Uzushi.”
L'albino fece per aggiungere
altro, ma all'ultimo si trattenne, permettendo a Mei di proseguire.
“A
questo punto, direi che la nostra priorità sia di seguire il
nostro
mercante all'incontro con il suo capo, condurli al ponticello e farlo
saltare. Con tutta probabilità, a giudicare dai piccioni che
ho
potuto intercettare, si incontreranno domani notte. Se siamo
fortunati le rapide del fiume faranno il lavoro per noi.”
“E
se non siamo fortunati?” Ancora una volta, a parlare fu
Kakashi.
“Beh,
caro il mio chioma argentata... Se non fossimo fortunati,
vorrà dire
che le nostre mani si macchieranno di un po' di sangue,
ahimè... Ma
non credo che questo rappresenti un problema, vero?”
“...Suppongo
di no.” Si limitò ad asserire Kakashi.
Senza sapere che era proprio
quel che Mei desiderava.
***
“Chi
è, Mei?” L'apparizione improvvisa di Inazuma
dietro di lei, nella
sua tenda, fece sobbalzare la ninja di Kiri.
“Chi
è chi, mia cara?” rispose lei, con il suo solito e
ben poco
rassicurante sorriso.
“L'uomo
che stiamo per incontrare... Tu lo conosci, non mentirmi.”
“Bah...
Conoscere... E' un termine un po' sopravvalutato al giorno d'oggi,
non credi Inazuma? Chi può veramente affermare di conoscere
qualcun
altro, in fondo?”
“Niente
giochi, Mei. Ti prego.”
La Terumi sbuffò.
Era strano
vedere come quella ragazza sembrava volesse scavarle nel più
profondo dell'anima e cercare di strapparle via il cuore, come per
farlo riemergere alla luce del sole dopo tanto tempo... Strano e
quasi commovente, doveva ammetterlo. Ma no. La vera lei era una
debole, se lo ripeteva sempre. E Non doveva, non poteva mostrarsi
debole. Mai.
“Mah,
cara principessina in congedo, potrebbe anche essere. Ma non credo
che questo muti qualcosa nel piano missione, in fondo.”
“Vero,
non muta nulla. Ma sai, Mei... Ho imparato, ultimamente, che non
sempre i sentimenti sono di intralcio in una missione... Devo
ricordare anche a te che non sei solo un'arma?”
“Ahahah!
Ma no, ma no, non stare a disturbarti! Io ho molti sentimenti ed
emozioni. Come la sorpresa per essere stata interrotta mentre mi
preparavo a farmi un bel sonnellino ristoratore...”
“Tsk...
Un giorno vorrei vederli davvero, questi tuoi sentimenti, Mei... E
non per la mia curiosità, credimi... Ma per il tuo
bene.” Concluse
sospirando rassegnata Inazuma, mentre faceva per andarsene, scuotendo
leggermente la testa.
All'ultimo, però,
Mei le
rivolse la parola, dicendole: “Sai, principessina di
Uzushi... Se
mi avessi incontrato molti anni fa... Saresti diventata senza dubbio
una mia ottima amica, credimi sulla parola.”
Inazuma si volse verso di
lei
con un mezzo sorriso dicendole: “Ma non eri proprio tu che
dicevi
che non bisogna mai credere sulla parola nessuno, specialmente un
ninja di Kiri?”
“Ops,
Touché.” Rispose, col suo solito ghigno, la
Terumi. Avrebbe voluto
raccontare ad Inazuma che il bastardo che stavano stanando si
chiamava Takeshi, ed era il maestro dell'accademia ninja di Kiri.
Avrebbe voluto raccontarle che lo odiava, perché, non meno
di
Yagura, era lui che l'aveva costretta ad uccidere il suo migliore
amico. Avrebbe voluto raccontarle che gli avrebbe cavato volentieri
il cuore dal petto con le sue stesse mani, per l'atroce dolore di una
vita vuota. Ma ancora una volta, l'ennesima, quelle parole le
morirono in gola.
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