ReggaeFamily
Try
to fly
System
Of A Down - Know
♫
Noah ♫
Ero
un po' in ansia per quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
E quando ero agitato mi dimenticavo la metà delle cose.
Fu
così che, dopo qualche minuto di tragitto in auto, mi ero reso
conto di aver scordato a casa il portafogli. Cazzo, avevo la macchina
quasi a secco e avevo assolutamente bisogno di fermarmi a fare
benzina, ma come potevo fare senza i soldi appresso?
Fu
così che, tra un'imprecazione e l'altra, fui costretto a
tornare a casa. Sarei arrivato in ritardo alle prove e questo mi dava
immensamente fastidio; non mi andava di arrivare dopo i componenti
dei System Of A Down.
Quando
finalmente riuscii a recuperare tutto ciò di cui avevo
bisogno, ricevetti una chiamata da Johanna.
“Noah,
si può sapere cosa diamine stai facendo? Sono le quattro e
cinque minuti, i ragazzi saranno qui a momenti, ci tieni così
tanto a fare una figura di merda?” mi aggredì la ragazza
quando risposi.
“Eh...
mi sono dovuto fermare a mettere benzina. In realtà sono
uscito di casa in orario, ma poi mi sono accorto di aver lasciato il
portafogli a casa e...”
Lei
sospirò. “Muoviti! Meno male che non abiti lontano dalla
saletta! Andava tutto molto meglio quando provavamo in casa tua,
almeno non ti dovevi spostare.”
Dopo
una folle corsa in auto degna di un film d'azione, giunsi davanti al
piccolo e triste edificio. Controllai l'orario: erano le quattro e
undici minuti. Non mi parve di scorgere macchine sconosciute
parcheggiate là vicino e tirai un sospiro di sollievo.
La
prima frase che sentii non appena misi piede nella stanza fu un
commento di Jacob in tono lugubre: “Probabilmente ci hanno
tirato un bel bidone, non si presenterà nessuno”.
“Ma
la vuoi smettere? Magari hanno trovato traffico e sono un po' in
ritardo, no? Vatti a deprimere da un'altra parte!” si rivoltò
Ellie con uno sbuffo contrariato.
“Ciao
a tutti, ce l'ho fatta! Qual è l'argomento? Avete bisogno di
un quarto litigante?” esordii, dirigendomi verso l'unica sedia
rimasta libera per poter poggiare il mio basso.
“Jacob
pensa che i System non si presenteranno all'appuntamento”
spiegò brevemente Johanna con le sopracciglia aggrottate.
Improvvisamente
questa paura si impossessò di me. Non l'avevo preso in
considerazione: magari i ragazzi si erano solo divertiti un po' a
prenderci in giro. Del resto cosa poteva volere uno come Shavo
Odadjian da quattro sfigati qualunque?
“Dai,
non ci credo! Ti stai deprimendo anche tu?” mi rimproverò
la batterista con aria esasperata.
“Forse
sarebbe stato meglio chiedere a uno dei due un numero di telefono,
almeno ci saremmo potuti tenere in contatto e se fosse capitato un
imprevisto avrebbero potuto avvisarci” osservai.
“Non
mi piaceva chiedere qualcosa di così personale, magari non si
fidano ancora di noi” ribatté Ellie, passeggiando
irrequieta per la stanza.
Qualche
secondo dopo qualcuno bussò alla porta. Sobbalzai sorpreso e
mi imposi di restare calmo; tuttavia il mio inconscio mi suggerì
di appiattirmi con la schiena contro il muro.
“Visto?”
esclamò Johanna con un sorriso trionfante, poi si avvicinò
alla porta senza esitazione.
“Ehi
batterista! Scusate il ritardo, ma Daron è anarchico e non
rispetta gli orari!” salutò subito Shavo, facendo
irruzione nella stanza e salutando tutti con strette di mano, sorrisi
e, nel caso delle ragazze, abbracci.
“Oh,
ci siete tutti! Ciao ragazzi, entrate pure!” li accolse
Johanna, restando sulla soglia finché tutti i membri della
band non furono entrati.
Non
sapevo bene cosa aspettarmi da Serj e Daron, così rimasi in
disparte per osservare come si comportavano con i miei amici prima di
farmi avanti e presentarmi.
“Quindi
tu sei il bassista, giusto? Piacere, Serj” si presentò
il cantante, raggiungendomi nell'angolino in cui mi ero rifugiato.
“Sì,
sono io. Noah” biascicai con un sorriso leggermente
imbarazzato, stringendogli la mano.
Decisi
che era arrivato il momento di smettere di comportarmi da idiota e mi
staccai dal muro, per poi dirigermi verso Daron. In genere ero
abbastanza solare ed estroverso, dovevo solo impormi di portare fuori
questo lato di me.
“Ehi!
Piacere, Noah” attirai l'attenzione del chitarrista, che era
intento a osservare le ragazze e John parlottare tra loro.
Lui
si voltò quasi sorpreso. “Ah. Daron, ma tanto già
lo sai” ribatté.
Accennai
un sorriso. “Sì, in effetti... grazie per aver accettato
di venire qui.”
“Mi
sono incuriosito, tutto qui” spiegò piegando leggermente
la testa da un lato.
“Noah,
non infastidire il mio collega!” si intromise Jacob, arrivando
alle mie spalle e battendomi una pacca sulla schiena.
“Collega...”
Inarcai un sopracciglio, scettico.
“Beh,
siamo entrambi chitarristi!”
“Oh
ragazzi, cosa avete intenzione di fare? Iniziamo o stiamo qui a
perdere tempo finché non albeggia?” gridò proprio
in quel momento Johanna; la sua voce rimbombò tra le pareti,
assordando la maggior parte dei presenti.
“C'è
un problema: abbiamo solo tre sedie per gli ospiti! Chi prende in
braccio chi?” fece notare Jacob con una risatina, appoggiando i
nostri strumenti a terra e sistemando le sedie lungo la parete
opposta a quella della batteria.
A
quel punto Daron si lasciò andare a terra con la schiena
contro il muro e le ginocchia al petto.
“Non
so quanto ti convenga, in questo posto non puliscono più o
meno dal '95” lo avvertii, recuperando il mio basso e
preparandomi mentalmente al momento epico che stavo per vivere.
“Più
che altro gli si congelerà il culo” aggiunse Jacob.
Quest'ultimo aveva già collegato la chitarra all'amplificatore
e stava cominciando ad abbozzare con disinvoltura qualche nota di una
canzone composta un paio di giorni prima.
Daron
si strinse nelle spalle con noncuranza mentre ascoltava con interesse
il mio amico.
Forse
l'unico che si sentiva agitato ero io. Gli altri si comportavano come
se nulla fosse, anche Johanna aveva preso a suonare la batteria come
se non avesse aspettato altro fino a quel momento.
Probabilmente
io sbagliavo da qualche parte, ma non capivo dove.
Ma
quando posai lo sguardo su Ellie mi accorsi che neanche lei era del
tutto tranquilla. Allora non ero l'unico, non ero pazzo.
Io
e la ragazza ci scambiammo un'occhiata incoraggiante e questo mi fece
stare un po' meglio.
♫
Ellie ♫
Finché
tutto si era svolto nella mia immaginazione non c'erano stati
problemi, ma adesso che mi trovavo di fronte a Serj con un microfono
in mano la situazione si complicava.
Mi
ero riscaldata la voce a casa prima di recarmi alle prove, come ogni
volta, ma se questa fosse per qualche ragione scappata al mio
controllo?
Dovevo
smetterla. Ero riuscita a superare l'ansia di cantare di fronte al
ragazzo che mi piaceva e potevo affrontare anche questa.
“Con
quale cominciamo?” domandai, voltandomi verso i miei compagni
di band. Quattro paia di occhi seguivano i miei movimenti.
“Perché
non facciamo la scaletta del concerto?” propose Jacob.
Il
nostro chitarrista era raggiante, talmente contento che non riusciva
a stare fermo. L'avevo visto un paio di volte sghignazzare dopo aver
scambiato qualche sguardo con Daron e questo mi fece capire che i due
cominciavano ad andare d'accordo.
La
cosa mi preoccupava non poco, ne avremmo viste delle belle!
Johanna
non se lo fece ripetere due volte e recuperò subito la sua
darbuka, per la gioia dei nostri quattro spettatori.
Durante
il primo pezzo, quello esclusivamente strumentale, cercai con tutte
le mie forze di non mangiarmi le unghie; evitai accuratamente di
posare lo sguardo su Serj, la persona il cui parere contava più
di tutti per me, e mi concentrai su quello che mi ispirava più
fiducia e tranquillità, ovvero John. Lui mi aveva già
sentito e aveva espresso il suo parere in precedenza; inoltre
assisteva del tutto rilassato, con le braccia incrociate e
un'espressione serena dipinta in viso.
Quando
i miei amici eseguirono le prime note di Run Away, la prima
canzone da noi composta, presi un profondo respiro e feci appello ai
sei anni di lezioni di canto che avevo alle spalle.
Alla
fine, dovetti ammettere, non era poi così male! Dopo qualche
canzone ci avevo preso gusto, come ogni volta, e avevo smesso di
guardare un punto indistinto davanti a me. Era divertente, dovevo
solo comportarmi come quando stavo sul palco.
Mancavano
solo due canzoni alla conclusione della nostra scaletta; mi
dispiaceva che la nostra esibizione stesse già per volgere al
termine. Anche i ragazzi si stavano divertendo: Daron e Shavo si
muovevano leggermente a tempo e tutti sfoggiavano degli enormi
sorrisi soddisfatti.
Non
avevo ancora posato lo sguardo su Serj. Lui doveva essersi accorto
del mio comportamento, perché quando finalmente ebbi il
coraggio di guardarlo negli occhi lui annuì con convinzione e
mi regalò un occhiolino.
Wow!
Ero contenta come una bambina la mattina di Natale!
Cantai
gli ultimi due pezzi ancora più carica di prima e alla fine
ero davvero euforica. Non vedevo l'ora di scambiare due parole con
Serj e ricevere il suo sincero parere.
“Okay,
abbiamo finito il repertorio!” annunciò Noah al termine
dell'ultima canzone.
“Come,
è già finito?” si lamentò Daron mettendosi
in piedi.
“Piccoletto,
abbiamo suonato per un'ora” gli fece notare Johanna,
affiancandomi con le bacchette ancora strette tra le mani. “Devo
anche lanciare le bacchette tra il pubblico?” scherzò
poi, agitandole in aria.
“Io,
io, le voglio io!” strillò Daron, piazzandosi di fronte
a lei con un sorrisetto furbo.
“Se
permetti, la precedenza va al batterista” si intromise John
divertito.
“Ecco,
bravo John! Tu vai da quegli sfigati che suonano quegli strumenti con
le corde!” prese la palla al balzo mia sorella.
“Ehi,
povero Shavo!” esclamai con una risata.
“Uffa,
non mi vuole nessuno, sono triste!” mugugnò Daron
incrociando le braccia al petto con un broncio poco credibile.
“Non
ti preoccupare fratello, ci sono qui io! Ti offro il mio plettro in
segno di pace” lo intercettò Jacob, raggiungendolo e
ficcandogli il triangolo di plastica in una mano.
Daron
esaminò l'oggetto con aria teatralmente sorpresa, come se si
fosse ritrovato chissà quale diamante prezioso tra le dita.
“Grazie collega, tu sì che mi capisci!” cinguettò
poi, sollevando una mano per mollargli una pacca sulla spalla.
E
dovette proprio sollevarla, dal momento che il mio amico lo superava
di almeno dieci centimetri in altezza.
Ero
talmente concentrata a osservare la comica scenetta tra chitarristi
che non mi accorsi della presenza di Serj al mio fianco; quando me ne
resi conto, quindi, quasi mi spaventai.
“Oh
Serj, scusa, non ti avevo visto.”
“Eri
preoccupata, vero?”
Quella
domanda mi lasciò un attimo perplessa. “In che senso? Se
intendi dire che ero agitata, te lo posso confermare, un po' sì...
perché non sapevo bene che parere aspettarmi” ammisi
arrossendo leggermente.
Lui
mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise bonariamente. “Non
dovresti pensarla così. Sai che ogni parere è
soggettivo e ognuno di essi è importante a modo suo: quello di
una cantante lirica come quello di uno che passa per strada. Quindi
io chi sono per dare giudizi universali?”
Avrei
voluto rispondergli che per me contava molto in quanto lo stimavo
immensamente come cantante e musicista, ma rimossi subito quell'idea;
non volevo sembrare stupida.
Ma
il suo ragionamento mi aveva spiazzato e non sapevo come
rispondergli. Dopo qualche secondo di riflessione decisi che la
strategia migliore era cambiare argomento.
“Cosa
ne pensi sinceramente?” gli domandai.
“A
me siete piaciuti molto come gruppo, avete grinta e idee originali
oltre che talento. Tu mi hai colpito molto: ho notato che hai tecnica
e passione, poi hai una bella voce.”
Molto
probabilmente in quel momento mi brillarono gli occhi. Quelle parole
mi scaldarono il cuore e rappresentarono in qualche modo una piccola
grande vittoria.
♫
Shavo ♫
“In
questo posto si muore di freddo, ma come fate a suonare qui?”
commentai, infilando nella tasca del mio pesante giubbotto il plettro
di Noah. Visto che Daron aveva quello di Jacob e le bacchette di
Johanna erano state prese da Serj e John, avevo chiesto al ragazzo
quel piccolo oggettino come ricordo.
Nonostante
si fosse un po' sciolto nei nostri confronti, sapevo che non avrebbe
avuto il coraggio di regalarmelo come avevano fatto i suoi amici; si
mostrò comunque entusiasta quando glielo chiesi.
“Qui
c'è una stufetta elettrica, possiamo accendere questa!”
esclamò Daron dando un piccolo calcio all'ammasso di ferraglia
abbandonato in un angolo che di certo aveva visto tempi migliori.
Ellie
tossicchiò soffocando una risata. “Noi abbiamo da poco
scoperto la sorpresa che nasconde, non so se sia il caso di
riprovare.”
“Allora
ho bisogno di riscaldarmi fumando. Chi mi fa compagnia?”
Alla
fine accettammo tutti e ci recammo all'esterno, dove faceva quasi più
caldo che in quel buco.
Anche
i ragazzi infatti avevano suonato con i loro cappotti addosso.
Dopo
aver preparato e acceso sigarette varie, io e le ragazze ci trovammo
vicini e cominciammo a parlare, come sempre ormai.
“Comunque
sei un matto, Shavo” disse Johanna.
“Perché?”
“Per
aver organizzato tutto questo... a un certo punto abbiamo anche
pensato che non sareste venuti, invece...”
Sgranai
leggermente gli occhi. “Avevamo un appuntamento, no? Perché
non ci saremmo dovuti presentare?”
“È
che sei stato così dolce, insomma, non è da tutti
quello che hai fatto” intervenne Ellie, giocherellando con il
bordo del foulard che portava attorno al collo. Anche quella volta
aveva i capelli raccolti nella sua immancabile crocchia.
Mi
strinsi nelle spalle. “Ho solo fatto quello che una persona
normale farebbe quando entra in confidenza con altre persone. Forse
vi sembra un po' strano perché faccio parte di una band
famosa, è possibile?” indagai. Non volevo metterle in
difficoltà, ma ero una persona diretta e curiosa di natura.
Johanna
scosse la testa. “No, non credo sia questo. O forse sì,
nel nostro inconscio.”
“Però
c'è da dire che molta gente, famosa o meno, non farebbe mai
una cosa del genere” aggiunse Ellie.
“Parlo
a nome di tutti: ci siamo semplicemente trovati bene con voi, ci è
piaciuta la vostra musica e abbiamo fatto quel che abbiamo sentito di
fare. E la cosa a quanto pare continua; guardate!” spiegai,
facendo un cenno verso gli altri cinque che conversavano
amorevolmente.
Jacob
e Daron, in particolare, stavano combinando un casino assurdo
insieme. Per fortuna ci trovavamo in una stradina abbastanza
tranquilla e poco trafficata, altrimenti avrebbero dato spettacolo
per mezza città.
“Ma
come possiamo tenerci in contatto? Hai facebook?” mi domandò
la batterista.
A
quel punto decisi che era arrivato il momento di compiere un passo un
po' azzardato, ma mi fidavo abbastanza delle gemelle.
“Sentite,
è meglio se vi do il mio numero, okay?” buttai lì.
Loro
tentennarono per un attimo, poi Ellie portò fuori il suo
cellulare e annuì per comunicarmi che era pronta a segnare.
In
realtà avevo due numeri: uno, quello che davo più o
meno a tutti, utilizzato prevalentemente per lavoro e l'altro per la
vita privata, riservato a famigliari e amici. Decisi di dettare alla
ragazza il primo perché, nonostante fossi positivo al
riguardo, non sapevo con certezza se mi potessi fidare ciecamente.
“Ragazzi,
noi andiamo in un bar, qui fuori ci stiamo ibernando! Venite?”
ci richiamò Noah.
“Volentieri!
Noi abbiamo un debito con questi giovanotti che hanno insistito per
pagare l'altra volta!” accettai.
“Ah,
ma possibile che ti ricordi sempre tutto?” borbottò
Johanna.
“No,
in genere ha la memoria di un pesce rosso” fece Serj, unendosi
a noi.
“Mi
ricordo solo le cose importanti!”
La
nostra conversazione venne interrotta da Jacob e Daron che, in testa
alla fila, intonavano a squarciagola una canzone non meglio
specificata.
“Piantatela
o faccio finta di non conoscervi” li ammonì John
scuotendo il capo.
Mi
portai una mano alla fronte con fare esasperato. “Ma perché?
Cosa abbiamo fatto di male?”
“Dovevamo
evitare che si incontrassero” osservò Ellie.
Poi
scoppiammo tutti a ridere e seguimmo i due chitarristi all'interno di
un piccolo locale.
♪ ♪ ♪
Udite
udite, martedì è giunto! *-*
Per
me questo è diventato un giorno della settimana speciale. Non
so se si è capito, ma tengo molto a questa storia e sono
sempre curiosissima di leggere i vostri pareri ^^
Stavolta
non ho molto da dire, voglio lasciare a voi tutti i commenti! Spero
solo vi sia piaciuta la scena di scambi di bacchette, plettri e merce
varia :) e anche la decisione avventata di Shavo!
Grazie
con tutto il cuore ai lettori, anche quelli silenziosi, e i
recensori! Vi invito a farmi sempre sapere cosa ne pensate della
storia con sincerità, accetterò di buon grado ogni
consiglio :3
A
presto!!! ♥
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