erano sporchi e rozzi 21
Personaggi: Ariovisto (Magna Germania), Gilbert (Prussia)
Erano sporchi e rozzi
-XXI-
V'erano
le Norne*, dal triste manto ombroso, che si diceva venissero dalla
terra di Ponto: esse aggrappavano le imprese degli eroi alle anche, e
nulla di ciò che può vedersi poteva loro far male, poteva
irretire.
Ariovisto decorava la mano destra
con nove dita e mezzo- come i mondi di cui si circondava il cosmo e un
eccesso che faceva intendere solo la mancanza. Si tratteneva sul palmo
come fosse pronto ad andarsene, ed era mangiato via in tale maniera che
volle più di una cicatrice a cucirlo, più d'un lamento
all'odore bestiale della carne bruciata; s'attaccava alla memoria, e
che si dicesse pure al groppo, così da provocare i conati.
"Non lo ripresi, Padre?",
Gilbert era una stella prepotente, e che vi fosse la bruma umida e
gonfia a bagnar lui gli stivali s'infiammava di una curiosità
luminosa e frenetica, tremolante pure nel concedersi un sospiro:
rubò una qualche stella, credendo di poterla guidare se la mise
negli occhi.
Il demone bianco toccava la mano
del Re, lui ed il suo scranno ubriaco di pioggia, grigio ove i tronchi
avevano avuto tempo persino di far su corazza, le effigi che
raccontavano di maestà ed onori e l'odore d'un focolare
bruciacchiato. L'aveva costruito Heimdall** alla maniera così rialzata, così che guardasse l'orlo di Mitgard e vegliasse con lui.
Mi chiamò Odino e Tuisto, diceva a quel punto il padre, chinandosi sulla mano come fosse segreto, e non lo era, "Tre volte, sul vagare della buona stagione, e fece seccare la mia corona di rovi e bacche"-
terribile, splendida voce di Ariovisto! Nel racconto così
satura, che parlandovi sopra non si sarebbe udita la propria voce!
Eppur come era solito Gilbert
spalancava gli occhi, e vi lasciava enrare ogni meraviglia di cui era
in grado; si baganavano del nome di Erthog***, della crine ispida e
orribile, delle froge bagnate e lerce, delle zanne sozze di tempo,
terra, bile. Gli occhi grigi ed infossati nel cranio torto da
cinghiale, il muso spaccato da violenza altrui e propria- ed il suo
giovane padre! Ritto e pronto, ricco della linfa degli eroi più
belli, un braccio solo occupato da uno stiletto di bronzo e le gambe
nude, nervose a tingersi di freddo.
Disse, "Mi prese mezzo dito, ed io il suo cadavere",
e sul mio capo crebbe nuova corona, forgiata dall'acciaio rubato alle
nostre miniere, e forte e portentosa sedeva sul mio capo: divenni Re,
sul suo dorso incisi il mio nome.
V'era, per pochi, un sospiro meno
pago, che diceva a proposito di qualche cenno di nostalgia verso un
copricapo ben più spoglio e molto più povero. Ché
la bacca germoglia, lievita, e le sue piume verdi con lei- non segna il
capo, è dolce e libera.
Note:
*Norne:
tre vecchie che conoscono il destino di ogni uomo. Ricorda qualcosa?
Sono difatti la versione norrena delle Moire -appunto, dal ponto!- che
con ogni probabilità hanno passato la loro influenza.
***
Heimdall, dio norreno posto a guardia di Asgard, suonerà i corni
il giorno del Ragnarok, quando vedrà arrivare i giganti. Per
informazioni ulteriori, vi invito a cercare la sua pagina! Si tratta di
un Dio generalmente molto amato.
***Nonostante
il nome scelto da me, si tratta di un animale simbolo nella cultura
germanica: il cinghiale è simbolo di forza, di passaggio. Uno
spirito di questo genere viene quindi affrontato da Ariovisto
affinché diventi Re.
Il cinghiale era inoltre la merce germanica più sfruttata nellìImpero romano!
Come
vedete, non ho mollato: non ancora. Mi chiedo, tremolante e tirubante,
se questo capitolo sarà buono come altri, se sarà
peggiore a loro. Gli impegni, la costanza che viene e che va, fa
dubitare di DIMENTICARSI di come si scrive- siamo soggetti anche a
questo!
Avevo,
per altro, intenzione di scrivere una raccolta (o one shot) su Fem!Roma
e Ariovisto, dato l'interessante risvolto delle donne romane e delle
loro abitudini. Fatemi sapere!
Baci, Blacket.
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