Marinette inclinò il capo, mentre
osservava il suo riflesso nello specchio all’interno dell’armadio e
bocciava l’ennesima mise: era la quarta? Quinta? Forse sesta volta che
provava qualcosa, per la festa nel villaggio vicino, e ancora non aveva
scelto cosa indossare.
Certo, non era più a Kalos dove la gente giudicava con occhio critico cosa
portavi, però non voleva fare nemmeno brutta figura con gli altri due
futuri allenatori che avrebbe incontrato quella sera.
O con il kahuna dell’isola anche.
Sbuffò, sedendosi per terra e guardando sconsolata gli abiti: non sapeva
dove stava andando e ciò la stava mettendo veramente in difficoltà. Come
doveva vestirsi? Elegante? O magari più sul casual? Sportiva forse? In
fondo le strade di Mele Mele non erano certo percorsi lastricati ma, anzi,
si perdevano nel verde dell’isola.
Sarebbe impazzita.
«Tesoro, Plagg sarà qui a momenti…» dichiarò sua madre, facendo voltare la
ragazza verso la porta della camera e osservando la figura piccola e
rotondetta della donna: «Sono scoppiati gli scatoloni, per caso?»
«Non so cosa mettermi…» pigolò la ragazza, imbronciandosi e osservando i
vestiti sparsi attorno a sé: «Insomma, mi dice che andiamo a questo
villaggio e nient’altro! Come dovrò apparire?»
Sabine rise, entrando nella camera e recuperando una maglietta dal
pavimento, posandosela poi sul braccio: «Tesoro, non siamo più a Kalos…»
dichiarò, sorridendo dolcemente alla figlia: «E penso che nessuno guarderà
come sei vestita: qui ad Alola è tutto molto differente.»
«Quindi se vado con un sacco della spazzatura, pensi non mi diranno
niente?»
«Non so. Vuoi provare?»
La moretta sbuffò, recuperando un paio di shorts e un top che si legava
dietro al collo, guardandosi poi attorno alla ricerca dello scatolone dove
aveva messo le scarpe e trovandolo ai piedi del letto; gattonò sul
pavimento, con gli abiti scelti stretti fra le mani, e aprì i due lati
della scatola, ispezionando in cerca di qualcosa di comodo e adatto alla
combinazione che aveva deciso.
Sorrise, quando recuperò un paio di scarpe da ginnastica scure che ben si
adattavano ai vestiti e alla borsa che aveva usato durante il viaggio ad
Alola: «Che ne dici?» domandò, voltandosi e mostrando il tutto alla madre.
«Sarai bellissima come sempre, Marinette.»
«Ma perché non sono rimasta a Kalos?» borbottò la ragazza, scuotendo il
capo e avvicinandosi alla scrivania, prendendo la piccola trousse da
viaggio e la spazzola al suo interno, iniziando a pettinarsi i capelli
mori e legarli poi in due pratiche codine: «Lì sapevo come muovermi…»
«Imparerai, Marinette» dichiarò Sabine afferrandola per le spalle e
stringendola dolcemente: «Quando mi sono trasferita da Kanto a Kalos mi
sentivo esattamente come te, eppure è stata la cosa più bella che mi sia
capitata: a Luminopoli ho conosciuto tuo padre e ho avuto te.»
La figlia annuì, poggiando la testa contro quella della madre e lasciando
andare un enorme sospiro: «Penso che sia giunto il momento di prepararmi,
vorrei evitare di far aspettare il professore…»
Sabine annuì, lasciando la figlia e uscendo dalla stanza, mentre Marinette
indossava gli abiti che aveva deciso e si guardava nuovamente allo
specchio: forse non avrebbe dovuto legare i capelli a quel modo, dato che
le davano un’aria infantile…
Il campanello dell’abitazione la fermò dal disfare l’acconciatura e, dopo
aver infilato velocemente le scarpe da ginnastica, recuperò la borsa e
scese al piano inferiore, trovando il professor Plagg che chiacchierava
allegramente con i suoi genitori: «Alola, Marinette!» la salutò l’uomo,
effettuando un ampio semicerchio con le braccia: «Hai in mente di usare
Attrazione stasera?» le domandò, ammiccando.
Un’altra battuta come quella e lo avrebbe ucciso.
«Professore che cosa…» iniziò la ragazza, effettuando il movimento
dell’uomo e guardandolo con fare dubbioso: «Cosa era?»
«Il saluto di Alola!» dichiarò l’uomo, posando le mani sui fianchi e
sorridendole: «Qui tutti salutiamo così: Alola!» dichiarò, effettuando
nuovamente il gesto con le braccia: Marinette annuì e lo imitò, sorridendo
divertita.
«Bene, signorina, è tempo di andare! A Lili ci aspettano!»
«Lili?»
«Il villaggio dove vive il Kahuna» spiegò Plagg, aprendo la porta di casa
e facendole cenno di uscire: Marinette lo seguì con appresso i suoi
genitori e si fermò un attimo, respirando l’aria densa di salmastro e del
profumo dei fiori; uscì dal giardino, osservando soddisfatta l’enorme
distesa d’acqua e sorridendo alle tonalità aranciate che il sole morente
stava dando al luogo: «Forza!» la esortò il professore, richiamandola
all’ordine: «Lili è qui a due passi!»
Marinette annuì, seguendolo nel piccolo sentiero che partiva da dietro
casa sua e osservandosi estasiata attorno, senza prestare troppa
attenzione ai discorsi fra i tre che erano con lei, e gustandosi appieno
la sua prima escursione ad Alola: i fiori, i profumi, il panorama che
vedeva di tanto in tanto fra la vegetazione…
Tutto le sembrava meraviglioso.
Continuarono a camminare e salire fino a quando la strada, che stavano
percorrendo, non s’intrecciò con una seconda: Marinette rimase ferma
osservando alternativamente le due direzioni che poteva prendere e non
sapendo quale fosse la giusta: «Allora, che ne dici? Ti piace Alola?» le
domandò Plagg, fermandosi al suo fianco e dandole una generosa manata
sulla spalla.
«Sì, un sacco» mormorò sognante la ragazza, notando poi il sorriso genuino
sulle labbra dell’uomo: per quanto fosse un dispensatore di pessime
battute, sembrava apprezzare molto la sua regione.
«E non hai ancora visto niente» dichiarò Plagg, girando verso sinistra e
facendo capire così a Marinette che il villaggio di Lili era da quella
parte, ma l’uomo si fermò quando vide una ragazzina corrergli incontro:
«Oh, ma guarda che abbiamo qui! Un allenatore al massimo della sua
Astrocarica!»
Marinette osservò la bambina, che regalò un sorriso sdentato al gruppetto:
«Professore! Mi consigli qualche mossa vincente!» dichiarò la piccola,
calamitando tutta l’attenzione su Plagg.
«Sono sicuro che hai già in mente qualche mossa da usare con la fidata
squadra di tuo fratello!» dichiarò l’uomo, sogghignando: «Hai di nuovo
fatto Furto, eh Manon? Facciamo così, quando avrai dei pokémon tuoi,
lotteremo insieme!»
La bambina s’imbronciò, sgambettando poi nella stessa direzione in cui, in
tutta tranquillità, Plagg si diresse: Marinette lo seguì, allungando il
collo e osservando due ragazzi, poco più grande di lei, lottare assieme ai
propri pokémon nei pressi dell’entrata al villaggio, sormontata da un arco
in legno dall’aspetto tribale.
Plagg salutò i due sfidanti con un cenno della mano, salendo poi la
piccola scaletta che portava alle prime case di Lili e si fermò, le mani
sui fianchi e lo sguardo verde rivolto in avanti: «Questo è il villaggio
di Lili» spiegò, voltandosi un poco e osservando i tre: «Qui si venera
Tapu Koko, il pokémon protettore di Mele Mele.»
«Tapu Koko?» mormorò Marinette, osservando interessata l’uomo: sapeva
delle leggende che c’erano attorno ad alcuni pokémon, a Kalos si narravano
quelle che riguardavano Yveltal e Xerneas, rispettivamente i pokémon della
distruzione e della creazione, ma non aveva mai sentito parlare di culture
che li venerassero.
Plagg si toccò la visiera del berretto, facendo qualche passo avanti e
guardandosi attorno: «Che strano…» borbottò, sospirando: «Eppure avevo
detto ai due idioti di incontrarci qui.»
«C’è qualche problema, Plagg?» domandò Tom, affiancandolo con Sabine e
fissandolo incuriosito.
«Nulla di grave» commentò l’uomo, scuotendo la testa: «Devo solo andare a
cercare un vecchio rompiscatole e due idioti. Neanche avessi Segugio.
Voi…» si fermò, osservando i tre: «Beh, date un’occhiata a Lili.»
dichiarò, andandosene poi velocemente e lasciandoli al centro del
villaggio.
Sabine abbozzò un sorriso e si guardò attorno, facendo un cenno col capo
ad alcune signore che stavano sistemando alcuni tavoli all’esterno delle
abitazioni; strinse la mano di Tom e si avvicinò a queste, iniziando a
scambiare qualche parola e interessandosi a ciò che stavano preparando:
Marinette sorrise, vedendo il lampo di interesse che attraverso lo sguardo
del padre, mentre studiava le pietanze.
Li lasciò fare, iniziando a curiosare per il villaggio: era veramente
piccolo rispetto alla vicina Hau’oli ma era anche molto più legato alla
natura, l’intero abitato si sviluppava su due livelli, collegati da una
piccola scaletta e Marinette rimase affascinata dall’enorme pedana in
legno che si trovava nella parte più alta e dominava quella che sembrava
essere la parte centrale del villaggio.
Si guardò un po’ attorno, osservando i volti sconosciuti e notando poi,
dall’altra parte della pedana, un sentiero che si immergeva nella fitta
vegetazione che attorniava Lili; si avvicinò, allungando una mano e
carezzando uno dei due monoliti che sembravano fare la guardia a quella
via e, dopo essersi voltata indietro, decise di assecondare lo spirito
avventuroso che l’aveva appena colta.
Sarebbe solo andata a curiosare un po’…
Non sarebbe successo niente di male.
Adrien si appoggiò con la schiena a una delle colonne di pietre che
sopraelevava l’altare dedicato a Tapu Koko, osservando il piccolo pokémon
fluttuare per l’enorme stanza: Cosmog era un batuffolo con i colori del
cielo notturno e una faccetta molto espressiva, che voleva sempre fare
come gli pareva.
Non ricordava più le volte che aveva dovuto acciuffarlo e rimetterlo nello
zaino, guardandosi poi attorno, timoroso che qualcuno lo avesse visto.
Sorrise, abbassando lo sguardo sulla pokéball che teneva fra le mani,
ignorando volutamente la vibrazione del telefono che teneva nella tasca
dei pantaloni: era certo che loro lo stavano chiamando per mollargli un
qualche lavoro, solo che…
Solo che voleva un po’ di tranquillità.
Sospirò, rigirandosi la sfera fra le mani e addossò la nuca contro le
pietre, chiudendo gli occhi: un minuto di tranquillità, un minuto senza
pensare a tutto ciò che c’era al di là delle mura del Tempio del
Conflitto.
Chiedeva solo questo.
Rimase immobile, non accorgendosi del tempo che passava e non notando che
Cosmog si era allontanato in tutta tranquillità, uscendo dalla sala
interna del tempio: quando sentì dei versi striduli provenire
dall’esterno, Adrien scattò in piedi, guardandosi attorno e accorgendsi
che Cosmog non c’era più.
Corse immediatamente fuori, sentendo il cuore battere velocemente per
l’ansia e la paura, attraversò il vestibolo e uscì fuori dal tempio
cercando con lo sguardo ma senza trovare il piccoletto; si fermò,
guardando il vialetto che scendeva verso il ponte: dove accidenti era
finita quella palletta? Scese velocemente il sentiero, arrivando al ponte
sospeso e pericolante, che collegava i due lati del dirupo, e osservò un
gruppo di Spearow che stavano attaccando qualcosa sul ponte: Adrien si
avvicinò rapido alla base del ponte, accorgendosi che i pokémon volanti si
stavano accanendo contro una ragazza e…
Cosmog!
Il biondo balzò in avanti, stando attento agli assi sconnessi e raggiunse
i due: la ragazza alzò il volto, fissandolo con lo sguardo celeste
impaurito e continuando a fornire riparo al piccoletto; Adrien si morse il
labbro, indeciso se usare o meno l’altro pokémon, sapendo benissimo che si
sarebbe scoperto troppo così.
Alla fine decise di proteggere entrambi da solo, cercando di scacciare gli
Spearow ma provocandoli maggiormente e generando una nuova ondata di
attacchi: si abbassò sulla ragazza, cercando di proteggere lei e Cosmog
dalle pennate e dagli sfuriate dei pokémon, mentre alle sue orecchie
giungeva l’infausto suono delle assi di legno che cedevano.
Allungò le braccia, stringendo il corpo dell’altra e poi sentì il vuoto
sotto di sé: sarebbero morti, poco ma sicuro, non avrebbero potuto
resistere all’impatto con il ruscello sottostante, poiché era troppo basso
e pieno di rocce appuntite. Strinse più forte la ragazza, chiudendo gli
occhi e aspettando il momento dell’impatto che non avvenne mai: titubante,
riaprì le palpebre, osservando il Tapu protettore di Mele Mele, tenerli
fra le sue zampe.
Il pokémon protettore stava guardando dritto davanti a sé, mentre risaliva
il dirupo con loro in braccio e li depose dalla parte del crepaccio
opposta a quella del Tempio: Adrien l’osservò mentre fluttuava a
mezz’aria, guardando per la prima volta dal vivo il leggendario Tapu:
aveva la testa nera come il torso e dei simboli bianchi sul petto e sopra
gli occhi; dal capo si estendeva l’enorme piuma arancione che si divideva
nella parte posteriore; infine, la parte inferiore del corpo era arancione
e composta da quattro protuberanze appuntite.
Tapu Koko li fissò un po’, prima di spiccare un balzo verso l’alto e
sparire completamente alla vista, diretto chissà dove a Mele Mele.
Il biondo si voltò, osservando la ragazza e il piccolo pokémon stretto al
petto: «Che accidenti vuoi fare?» domandò, aggredendo la mora: non sapeva
chi era, non sapeva da dove veniva o se aveva contatti con suo padre; si
avvicinò, prendendo Cosmog dall’abbraccio della ragazza e la guardò male.
La vide sgranare gli occhi azzurri, prima di alzarsi e fissarlo in volto,
per quando la sua statura le permettesse: «Cosa? Una si preoccupa di
salvare il tuo pokémon e viene ripagata così? Ma la conosci l’educazione?»
sbottò la ragazza, guardandolo astiosa e scuotendo poi il capo, mentre
Adrien si malediceva: era balzato a delle conclusioni errate troppo in
fretta ma aveva paura e non voleva fidarsi di nessuno, soprattutto per
quanto riguarda Cosmog.
«Io…»
La ragazza lo fissò, scuotendo poi il capo e andandosene via, lungo il
sentiero Mahalo che collegava il Tempio del Conflitto a Lili, facendo
sentire Adrien uno schifo: l’aveva attaccata, quando lei aveva
semplicemente cercato di proteggere Cosmog: «E’ tutta colpa tua» dichiarò,
voltandosi verso il piccolo pokémon che, infischiandosene altamente dei
suoi drammi, stava osservando interessato qualcosa per terra.
Adrien sbuffò, avvicinandosi e notando due pietre che rilucevano alla luce
morente del sole: le prese in mano, accorgendosi che non erano
completamente fredde al tatto ma che emanavano un piacevole tepore: «Pensi
che siano importanti?» domandò, rivolto a Cosmog che, fluttuando attorno a
lui, le fissava interessato: «Forse Plagg o il Kahuna potranno dirmi
qualcosa…» mormorò, voltandosi verso il sentiero e sbuffando: «Andiamo,
Cosmog, nello zaino!» ordinò, ignorando il verso contrariato del pokémon
mentre rimaneva con la borsa aperta e in attesa: «Cosmog…» il pokémon lo
fissò imbronciato, prima di fluttuare all’interno della borsa e
accomodarsi, regalandogli l’ennesima occhiataccia quando lui chiuse la
zip.
Doveva tornare a Lili, era certo che Nino lo stesse cercando e poi quella
sera avrebbe avuto il suo primo pokémon ufficiale e…
E doveva anche scusarsi con quella ragazza.
Pokémon che compaiono:
Cosmog |
Spearow |
Tapu Koko.
Pokémon che vengono solamente citati:
Yveltal |
Xerneas