♦ ♦
♦
Il
loro mondo era monotono non solo per come funzionava, ma anche per il
suo aspetto. Non era altro che un'enorme distesa di sabbia grigia, con
rocce e crateri qua e là sul terreno. Uniformità
interrotta di tanto in tanto dalle abitazioni degli shinigami, tutte
uguali e distanti l'una dall'altra parecchi chilometri, in modo che
ognuno potesse godersi la propria solitudine indisturbato.
Era un mondo anche piuttosto piccolo, il numero degli shinigami non
avrebbe mai potuto eguagliare quello degli umani. Era un pianeta per lo
più vuoto.
Touka non poteva aver fatto molta strada, in genere gli shinigami
preferivano restare in zona vicino alla propria abitazione. E Ken non
si sbagliava, la trovò quasi subito: era seduta davanti a
uno di quei portali che mostrava quel che accadeva sulla terra, aveva
le ginocchia al petto e le braccia incrociate, lo sguardo poco
interessato per quel che aveva dinnanzi.
« Ehi. » La shinigami sussultò, colta di
sorpresa. Ken le si sedette vicino, elargendole un sorriso gentile.
Touka non si voltò verso di lui, voleva che la sua rabbia
trapelasse.
« Ehi » ripeté Ken.
Touka sospirò. « Che vuoi? »
« Senti » esordì lo shinigami, cercando
lo sguardo della collega « mi dispiace per prima. »
Touka esitò un po' prima di incrociare gli occhi dell'altro
- o meglio, l'unico occhio, dato che Ken indossava sempre una benda su
quello destro.
« Lo sai bene che non dovresti dire cose del genere
» lo riprese, « non so che farmene delle tue scuse.
Non so se stessi mentendo o no e, onestamente, credo che sia meglio per
tutti non saperlo... Solo... Non cacciarti nei guai, okay? »
Annuì poco convinto, lei se ne accorse.
« Non vorrai mica fare la fine di Shuu... Almeno spero.
»
Ken sussultò. Shuu era uno shinigami che si era invaghito
degli umani e che per questo era stato punito a dovere. Aveva
cominciato ad assentarsi al lavoro per trascorrere il tempo sulla Terra
e in ben poco tempo gli shinigami maggiori se ne erano accorti e
avevano informato il re Arima sulla situazione. Quest'ultimo aveva
mandato Shuu sotto processo, dandogli l'opportunità di
difendersi, ma per il filantropo non c'era stata salvezza.
Nell'esprimersi a parole le sue frasi erano arzigogolate, ricche di
fronzoli e con termini assurdi. Gesticolava, plateale, con un
entusiasmo inconcepibile: era diventato folle.
Ormai anche questa memoria per Ken era quasi svanita, ma riusciva
ancora a ricordarsi di Shuu che per convincere della sua innocenza
narrava di arte, dipinti, teatro, poesia e anche di libri.
Essendo che gli shinigami ottengono gli anni di vita dagli umani che
uccidono, non c'è modo di uccidere un dio della morte se non
che sottraendogli per sempre il proprio death note. E questa era stata
la condanna per Shuu.
Per un certo periodo era andato in giro cercando di inculcare le sue
idee anche agli altri, ma veniva evitato come se potesse contagiare con
qualche grave malattia. Ormai da circa qualche secolo non si era
più visto in giro: forse si era rinchiuso nella propria
abitazione (dalla quale tutti giravano alla larga) o forse era morto.
La verità era che a nessuno interessava davvero la sua
sorte, Shuu serviva solo come esempio di quel a cui potevano andare
incontro in base alle scelte sbagliate.
« Ken? Rispondi! »
L'interpellato sobbalzò.
« Ah, scusa... Stavo pensando... »
Touka inarcò un sopracciglio, poi sospirò.
« Non voglio che ti finisca così, okay? Lo sai
bene che tempo fa hai avuto comportamenti sospetti. Ora le acque si
sono calmate... Non le agitare di nuovo. »
Ken ripensò a Shuu e a come forse avrebbe davvero dovuto
tenersi alla larga dal mondo degli umani.
« Non accadrà » affermò,
quasi convinto « non mi finirà come lui.
»
Si mise in piedi e spolverò via dalle gambe la sabbia che
gli era finita addosso.
« Penso che andrò a dare un'occhiata
più da vicino ai nuovi abitanti della Terra. Vieni con me?
»
Touka accennò un sorriso. « D'accordo »
acconsentì, « ma solo per tenerti d'occhio.
»
♦
♦ ♦
La
popolazione sulla Terra si stava ancora sviluppando. Erano nel periodo
dell'Antichità, dove non esistevano veri e propri stati, ma
solo territori che venivano conquistati, rinominati e frazionati in
continuazione da diversi popoli.
In genere gli shinigami venivano divisi in gruppi di quattro (in base
alla vicinanza delle proprie abitazioni) e ogni gruppo riceveva una
zona sulla Terra di cui occuparsi. Quella in cui erano appena apparsi
Ken e Touka, attraversando il portale che li collegava al mondo umano,
doveva essere la loro area. Ken era rimasto all'oscuro delle vicende
umane per svariato tempo per fingere indifferenza, e ora non sapeva se
si trovassero in un regno, in un impero o in chissà
cos'altro. Quel che era certo era che erano apparsi nel bel mezzo di un
villaggio di campagna circondato da mura.
Era da così tanto tempo che non scendeva sulla Terra che
dovette socchiudere gli occhi, ferito dall'abbagliante luce del sole.
Si sentiva - se gli era concesso utilizzare i vocaboli umani -
emozionato, trepidante. Gli shinigami non respiravano, eppure lui ebbe
l'impressione di essere investito da una forte ondata di aria fresca.
Il buio non lo circondava più, ora attorno a lui c'erano
solo colori: prevaleva il verde delle piante, il marrone della terra,
il beige, l'ocra, il grigio delle pietre incastonate nei sentieri, il
celeste dell'ampio cielo e la luce diffusa ovunque che filtrava tra le
foglie degli alberi.
Non lo fece apposta, ma le sue labbra si piegarono in un sorriso.
Touka lo notò, ma mantenne il silenzio.
« Diamo un'occhiata in giro? » propose e lo
shinigami annuì con un po' troppo entusiasmo.
Si addentrarono nel villaggio, e i sentieri cominciarono ad essere
perimetrati da tante modeste case in mattoni l'una accanto all'altra.
La gente passeggiava frenetica, alcuni presi dal lavoro, altri
semplicemente chiacchieravano. I bambini giocavano a chiapparello,
correndo a zig zag tra gli adulti. Indossavano tutti semplici stoffe
raffazzonate l'una sull'altra, per lo più tuniche strette in
vita con un filo di un altro tessuto che fungeva da cintura. Dall'erba,
di tanto in tanto, sbucavano fiori fatti di gemme luminose di colore
rosso. Ken non aveva mai visto fiori così nelle generazioni
precedenti, era di certo una novità apportata da Terra. Ebbe
l'impulso di coglierlo, poi si ricordò di non essere solo e
soprattutto di essere nella sua forma di shinigami, il che comportava
il non poter interagire direttamente con nulla di quel pianeta. Era
come uno spirito che galleggiava nell'aria.
I due giunsero in quella che era di sicuro la principale piazza del
villaggio. C'erano gruppi di anziani che discutevano su
chissà cosa, bambini che giocavano anche lì,
donne che trasportavano vasi colmi d'acqua e botteghe differenti al di
sotto di un colonnato, dove gli artigiani lavoravano in bella vista,
mostrando di cosa erano capaci.
Quel che attirava più di ogni altra cosa l'attenzione era la
fontana che si stagliava al centro. Era di base circolare, fatta in
marmo bianco e purissimo ed era ricca di elementi floreali. La parte al
centro imitava il movimento dell'acqua stessa, come quando vi si lascia
cadere un sassolino e le gocce schizzano tutto intorno. Era come se da
fiori di marmo nascesse acqua di marmo e da questa scorresse l'acqua
vera che andava a congiungersi all'interno della fontana.
« Wow » soffiò Ken non riuscendo a
trattenersi. Gli umani trovavano sempre modi alternativi di esternare i
propri sentimenti. Uno di quei modi era l'arte.
Ken voleva sentirsi parte di tutto quello e non osservarlo solo da
dietro una teca di vetro. Così prese sembianze umane.
« Cosa fai?! » domandò Touka allarmata.
« Faccio un giro. »
Prendere sembianze umane per uno shinigami voleva dire rendersi
visibili agli abitanti della Terra. Era una pratica non rara,
apprezzata da alcuni, disprezzata da altri.
La forma umana di Ken era decisamente ridicola a parer suo. Assumeva il
corpo di un ragazzino sui vent'anni che pareva anche più
giovane. Era esile, i capelli gli diventavano neri e la benda che
portava sempre con sé svaniva, dando mostra di due grandi
occhi incolori.
Il contro di trasformarsi momentaneamente in umani era che il death
note si poteva solo portare in mano, senza nessun posto dove poterlo
trasportare, e quindi diventava di estrema importanza fare attenzione a
non lasciarlo da nessuna parte.
Era già accaduto in passato che uno shinigami perdesse il
proprio death note, e il peggio avveniva se era un umano a trovarlo. Se
un uomo ne entra in possesso e scopre come utilizzarlo allora il dio
proprietario è condannato a stare a fianco di costui
finché vive. E, non potendo utilizzare il proprio death note
poiché in mano dell'umano, non si può far nulla
per accelerare il processo.
Ken si avvicinò alla fontana e si sedette sul bordo. Piccoli
spruzzi di acqua gli solleticarono la schiena, e lui prese a guardare
il cielo con aria rilassata. Touka si mise accanto a lui, restando
però incorporea a tutto di quel mondo.
A un certo punto un uomo dall'aria piuttosto entusiasta raggiunse la
piazza con il fiatone. Ansimò un po', poi riprese fiato ed
urlò: « Sono tornati vittoriosi! »
La gente si voltò verso di lui, subito dopo si
sentì il suono di trombe. Tutti gli umani lì a
quel punto abbandonarono le loro attività per stringersi
davanti all'ingresso della piazza in attesa di chissà cosa,
febbricitanti. I bambini smisero di correre l'uno dietro l'altro e si
intrufolarono tra quel corteo di adulti, anche loro con il medesimo
entusiasmo.
Ken si ritrovò incuriosito. Ebbe l'impulso di alzarsi per
andare a vedere cosa stava succedendo, ma poi decise che era meglio
restare lì con Touka, il più lontano possibile
dalla folla.
A un certo punto tutta quella gente chiassosa si zittì. Il
loro vociare fu sostituito da un altro rumore, simile a quello di
oggetti pesanti che vengono continuamente poggiati sul terreno e
accompagnati dallo stridio di pezzi di metallo che si urtano l'uno con
l'altro. Sempre più forte, sempre più vicino.
La gente continuò a lanciarsi occhiate entusiaste, e Ken
comprese che qualsiasi cosa stessero aspettando stava per arrivare.
Tese l'orecchio, cercando di captare di cosa si trattasse.
Quando dalla scalinata che portava alla piazza cominciarono a vedersi
svariati visi, la folla urlò in preda all'emozione. Ken vide
man mano profilarsi dinnanzi a sé (per quel poco che
riusciva a vedere dal suo posto) i volti di diversi uomini, vestiti di
pesanti armature e che sottobraccio portavano un elmetto. Dovevano
sicuramente essere l'esercito. Avanzavano fieri, coordinati, marciando
a testa alta. I loro volti erano stanchi, ma vittoriosi.
Si fecero spazio tra la folla verso un imponente edificio. Passarono
pure davanti alla fontana, alcuni mantennero il capo alto, altri
incrociarono i suoi occhi confusi come se si stessero chiedendo chi
potesse essere.
Ken restò immobile a fissarli, accorgendosi che fossero un
numero più grande di quanto avrebbe creduto.
Giunsero davanti all'edificio, dove vi era una nicchia contenente la
statua di una donna. Fecero una sorta di saluto militare
dopodiché ruppero le righe. Avevano smesso di camminare
diritti e composti e ora parevano più persone tornate
stanche dal lavoro, che si concedevano fra loro qualche chiacchiera e
sospiravano sfiniti.
Era evidente che la battaglia non avesse portato feriti o morti. Ken
sfruttò uno dei suoi poteri da shinigami e lesse sulle loro
teste la loro durata vitale, ossia quanto tempo ancora restava loro da
vivere. Scoprì che la maggior parte se ne sarebbe andata
all'aldilà molto presto.
« Ehi, mi senti? » Ken sobbalzò. Non si
era accorto che qualcuno lo stesse chiamando. Si guardò
intorno e scoprì che i soldati si erano sparsi per la piazza
per conto loro. Alcuni stavano riabbracciando la propria moglie e i
propri figli, altri i propri genitori, altri ancora discutevano tra
amici.
« Mh, ci senti? » Ken si accorse solo in quel
momento che davanti a sé c'era proprio uno di quei soldati.
L'armatura scintillante avvolgeva il suo corpo, e Ken poté
notare quanto fosse rifinita con cura: con striature e solchi che
creavano un motivo artistico, come se la bellezza di un armatura
potesse essere in qualche modo funzionale in guerra.
La cosa che però lo colpì di più fu il
viso dell'umano. Era un ragazzo sui vent'anni, aveva i capelli biondi e
spettinati, più scuri sulla cute più chiari sulle
punte, e due grandi occhi caldi che lo fissavano con
curiosità.
Era raro, anche quando prendeva forma umana, che qualcuno gli si
avvicinasse per parlare. In genere con quello sguardo da sempliciotto
non attirava facilmente l'attenzione.
Ken se ne diede una colpa, ma non poté evitare di
considerare il ragazzo davanti a sé molto bello. Forse erano
i lineamenti giovani a colpirlo, oppure l'energia che emanava
nonostante i suoi occhi fossero piegati dalla stanchezza. Sprigionava
una grinta e una voglia di vivere talmente elevate che, quando Ken
incrociò la sua durata vitale, si sentì un po'
triste per lui per quanto poco tempo gli rimanesse sulla Terra.
« Sai parlare? » fece interrogativo. Ken si accorse
in quel momento di essere rimasto a fissarlo con gli occhi spalancati e
le labbra socchiuse.
« Oh, scusa... » mormorò.
« Allora sai parlare! » fece entusiasta, dandogli
una pacca sulla schiena e sedendoglisi accanto. Touka si
scostò, fissando l'uomo con aria scocciata.
« Sì, certo... » Ken era immensamente
confuso e in imbarazzo. Era vero che lo affascinavano gli umani, ma di
rado aveva parlato con uno di loro. Percepì un forte disagio
per questo.
« Non sarai mica qui per arruolarti, vero? »
Ken strabuzzò gli occhi. « N-No! »
urlò fin troppo repentino.
« Ah, okay, menomale! »
« Menomale? »
« Beh insomma, sei un po' gracilino. Se hai bisogno di soldi
ci sarebbero lavori più adatti per te. Questo sarebbe un po'
rischioso. »
Ken non comprese il motivo, ma quel commento lo offese, soprattutto
perché Touka ridacchiò.
Era vero, non era molto imponente, però nella sua versione
da shinigami di certo aveva qualche muscolo in più.
Il ragazzo lo afferrò per un braccio così
velocemente che Ken non ebbe il tempo per opporsi. Tastò i
lembi di pelle e carne umana che non appartenevano realmente allo
shinigami con aria indagatrice. Touka, da dietro, non poté
evitarsi di sussultare preoccupata.
« Oltre a essere gracile sei anche freddissimo, oddio.
»
Ken prese a osservare il proprio braccio con curiosità, pose
una mano su di esso e constatò che la sua massa muscolare
era pari a zero, così come anche la sua temperatura corporea.
« Che fai? Controlli anche tu? »
ridacchiò e Ken ritrasse la mano, riconoscendo che quel che
aveva fatto dovesse senza dubbio risultare stupido.
Si sentì imbarazzato e infastidito, gonfiò le
guance e si voltò dal lato opposto per rendere la cosa
visibile (quel gesto per lui era atipico, ma forse agiva
così perché era nella sua sembianza umana.)
L'umano se ne accorse e il sorriso di scherno che aveva sulle labbra
scomparve.
« Scusa, stavo solo scherzando, non volevo offenderti
» disse « non prendertela. » Gli rivolse
un sorriso genuino.
« È che il tuo viso mi è nuovo, ti ho
visto tutto solo e spaesato e non sono riuscito a non avvicinarmi.
» Ken provò ad allontanarsi un po', ma non fece in
tempo che si ritrovò il braccio dell'altro attorno alle
spalle. Sussultò.
« Ricominciamo da capo, okay? » L'umano
continuò a sorridere radioso e rassicurante.
« Il mio nome è Hideyoshi, ma in genere i miei
amici mi chiamano Hide. Puoi farlo anche tu se vuoi. »
Ken riuscì solo a pensare che non era mai stato
così pericolosamente vicino ad un umano prima d'ora. E che
lo sguardo con cui Touka lo ammoniva rendeva la situazione anche
peggiore di quanto già non fosse.
« Il tuo nome invece è? »
Non aveva alcun obbligo di rispondere, eppure lo fece: « Mi
chiamo Ken. »
« Ken? Mi piace Ken! È semplice e non difficile da
ricordare » ridacchiò. « E dimmi, Ken...
»
« Scusa, ma devo andare » e scostò il
braccio di Hideyoshi.
« Ehi, solo una domanda. » Ken deglutì e
si arrestò mentre si allontanava. Era come se ci fosse una
calamita che lo obbligasse a rimanere, e di certo quella forza di
attrazione era dovuta a quanto lo incuriosisse la vita degli uomini.
Deglutì. Sentì una strana scossa passargli per il
corpo.
« Dimmi. » Si voltò di nuovo verso
l'altro.
« Prima, oltre che per l'averti visto solo e spaesato, c'era
un altro motivo per cui mi sono avvicinato. Perdonami se sono
indiscreto, ma in parte mi hanno attirato i tuoi occhi tristi.
»
Occhi tristi? si
chiese Ken. Era così che appariva agli umani?
« Scusami, ma devo proprio andare. » Si
sforzò di non voltarsi mentre andava via, ma Hideyoshi lo
prese per il polso.
Ken non riuscì a comprendere se fosse infastidito o
spaventato da quella situazione. Si voltò di scatto.
« Che c'è ancora? » chiese con le
sopracciglia corrugate.
« Scusa, capisco che tu non voglia rispondermi e non voglio
impedirti di andare, né tantomeno voglio infastidirti. Ma ti
è caduto questo; è tuo, no? » Hide, con
il viso più ingenuo e dispiaciuto mai visto, si stava
rigirando tra le mani un oggetto di forma rettangolare di colore nero.
Ken sbiancò.
Hide osservò il quaderno, ebbe giusto il tempo di passare i
polpastrelli sulla scritta "death note" quando Ken glielo
strappò di mano.
Sul volto dello shinigami si profilò la disperazione, si
diede dello stupido. Come poteva aver fatto una cretinata del genere?
Ma soprattutto... Hideyoshi l'aveva toccato, aveva preso fra le mani il
suo death note. Cosa sarebbe accaduto adesso?
« Ehi, Ken... Tutto bene? Amico, vuoi che chiami qualcuno? Ti
stai sentendo male? »
Aveva sempre sentito dire che se un death note viene toccato da un
umano questo diventa automaticamente sua proprietà. O forse
questo accadeva se un umano il death note lo usava? Non riusciva a
ricordare.
« Ken? »
« Perdonami. » disse e, senza alcun preavviso,
corse via.
Hide resto lì fermo in mezzo alla piazza ad osservarlo,
confuso più che mai.
« Ken!
» urlò Touka, ma lui non si fermò,
almeno finché non fu certo che con loro ci fossero solo
alberi e vegetazione. Aprì in fretta un varco per il suo
mondo e, solo quando ebbe messo piede su quel terreno arido e familiare
si sentì in salvo.
« Ken! » da un portale accanto apparì
Touka. Non credeva di averla mai vista tanto arrabbiata.
« Ma che ti salta in mente? »
Non c'era molto contatto fisico tra shinigami, ma questo non le
impedì di saltargli letteralmente al collo per scuoterlo con
foga.
« Ha toccato il mio death note! »
« Sì, ho visto! Ma datti una calmata! »
Ken cercò di seguire il suggerimento. Aveva ancora la mente
troppo in subbuglio per pensare logicamente.
« È colpa tua, » sentenziò
Touka « non dovevi parlargli e, soprattutto, non dovevi
prendere sembianze umane in un luogo così fittamente pieno
di umani! »
Ken sospirò, abbassò lo sguardo.
« Hai ragione » disse, « ma ora, ora che
facciamo? »
Touka si schiarì la voce e rimase per qualche secondo a
pensare. Quella situazione le metteva addosso più agitazione
del previsto, soprattutto nel vedere Ken in quello stato,
così confuso e preoccupato.
« Ha visto il death note, è vero, ma non l'ha
usato. Quindi è ancora ufficialmente di tua
proprietà. »
Ken sospirò di sollievo.
« Ciononostante, ora c'è sicuramente qualche
vincolo che ti lega a quell'umano, e lui sarà capace di
vederti anche nella tua forma di shinigami se scendi sulla terra.
»
« È davvero tutto qui? »
domandò Ken. « Non ci saranno conseguenze
più gravi? »
Touka deglutì. « Non lo so, spero di no.
L'importante è che il death note sia ancora tuo »
affermò, lieta di vedere l'altro tranquillizzarsi. Era
davvero arrabbiata con Ken, non riusciva a credere che fosse andato
incontro a un rischio così grande.
« Senti... » esordì « fingiamo
che nulla di tutto ciò sia accaduto, okay? Tu non lo dirai
in giro, io non lo dirò in giro. Resterai al di fuori dei
guai, lontano dalla Terra, e tutto sarà apposto. Aspetteremo
che quell'umano muoia, o, anzi, guarda: lo uccido io ora! »
« No! » la risposta fu così repentina
che Touka rimase sconvolta.
« Perché no? »
« Mi va bene il tuo piano. Davvero, starò lontano
dai guai e dalla Terra. Ma non vale la pena di ucciderlo, tanto quel
ragazzo non ha molti anni di vita davanti a sé. »
Touka rilassò le spalle, gli lanciò un'occhiata
sospetta. « Prometti che starai lontano dai guai.
Promettimelo. » disse.
Ken deglutì. « Prometto. »
Eppure, improvvisamente, il gusto del proibito era più
invitante di prima e nei suoi pensieri si materializzò
l'immagine dei caldi occhi di Hideyoshi.
♦
♦ ♦
note: Oh,
dunque. Ecco il secondo capitolo~
Mentre il primo era quasi un prologo, questa è la lunghezza
standard di ogni capitolo che seguirà. Come potete capire la
generazione che c'è ora sulla Terra non coincide con la
nostra, non ha a che vedere con il nostro mondo. Ci troviamo
semplicemente in un'Antichità/inizio medioevo. Non
è la nostra Grecia, non è la nostra Roma. Ci sono
cavalieri che sembrano quasi quelli delle fiabe, fiori fatti di
gemme... Insomma, pian piano vi svelerò questo mondo (anzi,
i due mondi, visto che anche sugli shinigami c'è altro da
dire.)
E finalmente abbiamo la comparsa del n0stro caro Hide.
Per qualsiasi dubbio comunque non esitate a farmi sapere!
ringrazio chi sta seguendo la storia♥
Saluti,
Eeureka
|