CAP 4 - Patriarchi e focolari: l'apprendista in catena
4
patriarchi e focolari :
l’apprendista
in catene
"... il
mondo si divideva
per me in tre parti, e nella prima io, lo schiavo, vivevo sottoposto a
leggi
concepite solo per me alle quali, senza saperne il motivo, non riuscivo
del
tutto ad adeguarmi, poi c'era un secondo mondo infinitamente lontano
dal mio in
cui vivevi tu, occupato a dirigerlo, a impartire gli ordini e ad
arrabbiarti se
non venivano eseguiti, e infine un terzo, dove il resto
dell'umanità viveva
felice e libera da ordini e da obbedienze"
( F. Kafka )
Novembre
1755
Saint-Cloud
, Parigi
Oltre
la
Senna esfoliata ed oltre i turgidi giardini del castello Saint-Cloud,
si
scorgeva una villa di titanico candore. La
cupola spuntava dalle fronde dei tigli come
fosse il cranio bianco di un abate che leggeva di nascosto
chissà che cupi
manoscritti...
Chiunque
andasse a cavallo o passasse con la carrozza verso ovest , lontano da
Ile-de-la
Citè, vedeva
imperare , oltre un cancello
gotico di fiori , un’ insolita
struttura classica. Un polposo
viale di querce mostrava,
inquietante
binocolo, la facciata templare greca.
Colonne
ioniche troneggiavano da una massiccia scalinata sorreggendo la loggia
di un
pronao che ombreggiava il portone d’accesso.
“ La
fortezza di Deifobe”, chiamata così da tutti i
nobili, veniva vegliata
all’entrata da una terrificante
statua
della sibilla cumana che scrutava minacciosamente qualunque ospite
chiedesse
responsi. La donna anziana, d’angosciante bellezza e avvolta
in un pesante peplo,
si diceva fosse stata scolpita nelle
Fiandre da Jean de Boulogne e portata a Parigi dai proprietari del
palazzo…Quella
nobile famiglia era talmente potente che ordinò di
riprogettare l’intera
dimora, nel sedicesimo secolo,
all’architetto Jacopo Barozzi ,
uno
degli artisti stimati da re Francesco I
che lavorò ai cantieri di Fointanebleau. I
raffinati locali interni,
vantavano alcuni affreschi di Rosso Fiorentino
e Francesco Primaticcio che rappresentarono episodi
dell'Iliade,
dell'Eneide e degli Argonautica.
Coloro che godevano dei
capolavori realizzati
dai più abili manieristi italiani
erano da secoli rispettati e temuti dai reali di Francia.
Una
sola
stirpe celava preziose
armature
medioevali, arazzi persiani, tele inedite di Rubens…
Una sola
stirpe glorificava uno
spietato
capostipite feudatario che fece tremare persino Carlo Magno.
Erano
i
Girodel.
Lo stemma
di un maestoso cervo,affisso al testone del pronao,
recava inciso il loro nome, la loro progenie
sorvegliata dall’animale sacro alla vergine Diana.
Quando il
sole tramontava cospargeva sangue sui marmi quasi desiderasse ungere di
languida devozione quel Santuario, d’ingessata
sobrietà esterna e di bronzeo
barocchismo interno.
Il vento
che defluiva, tra le foglie degli alberi, rendeva la sera nascente
già paurosa
di affrontare le ore del suo viaggio.
Le vetrate
della sala da pranzo riflettevano quella liquidità bluastra
invernale che forse
avrebbe spruzzato le prime nevicate.
Sarebbe
stato bello illuminare il grigio verde del giardino con il biancore dei
fiocchi
di neve.Le ombre si
potevano zuccherare e gli uccellini decoravano il ghiaccio imprimendo
punti
croce di
zampette…
- Victor
Clement! -
esclamò il
conte Frédéric Claude,
generale dell’Artiglieria Reale –
t’incanti davanti
la finestra? La cena è già a tavola!
Il
bimbo
sussultò lievemente , distogliendosi dalla visione scura del
cortile.
Era dotato
di una squisita e triste bellezza e lì, davanti
l’enorme vetrata del balcone,
pareva un preoccupato astronomo che non riusciva a studiare i
pianeti…
La
natura gli aveva donato un corpo
proporzionato, tenero e sottile plasmando un visetto
d’insolita e allungata
paffutezza…Dal capo si riversavano onde spumeggianti di un
castano
delicatissimo uguale all’arenaria levigata dai ruscelli.
- Su, tesoro vieni – mitigò dolce la
contessa Ivonne – la minestra si sta raffreddando.
Si
diresse
veloce verso la tavola imbandita dove i genitori
l’attendevano…
Il padre,
inguainato in una giacca di velluto nera, imperava dal suo sedile di
legno con
le spalle ampie che avvisavano pari a ali d’avvoltoio. Lo
jabot bianco
traforato era un bouquet di
neve
congelata che annaspava tra l’inchiostro dei baveri.
A
contrastare simile a un raggio fruttato , forse nascente o forse
morente, la
madre avvolta in un abito arancio rosato ricamato agli orli da un
damascato
mogano.
I lunghi
capelli ricci castano dorato erano
legati in una voluminosa crocchia da finissimi fermagli
d’argento che
formavano un piccolo bruco di diamanti. Alcune ciocche fumose lasciate
libere
incorniciavano quel viso di
Musa che
pareva veramente impolverato di gesso opaco.
-
Scusatemi
…- disse il bimbo che si mostrava maldestro in quel
completino bordò troppo
serioso per la sua età.
-
Non ti
preoccupare – tranquillizzò la bella donna
prendendolo in braccio e aiutandolo
a sedersi sulla grande sedia accanto a sé.
-
Arrivi al
piatto?
Il
piccolo
sporgeva dalla tovaglia solo con la testolina e guardava abbacchiato il
piatto
che gettava fumo sul nasetto.
-
Christine
– chiamò la giovane donna alzandosi –
potreste portare per favore un altro
cuscino?
La
governante di casa aiutò
la padrona a
sistemare il piccolo sulla morbida pila di sostegno: era una
cinquantenne accalorante,
dal viso di sobrietà quadrata e
dai capelli scuri
raccolti in uno
chignon.
-State
comodo, signorino?
-Grazie,
nounou
Christine – rispose timido lui temendo di spazientire il
padre – ce la faccio,
adesso.
La
signora
sorrise affettuosamente.
Pensava che
fosse proprio un bravo bambino.
Si sedeva
composto, non metteva in disordine nulla, si esprimeva sempre
educatamente e
giocava in silenzio…
Troppo in
silenzio.
Quella caratteristica
la preoccupava un po’ ma era da attribuirsi alla sua indole
introversa e… al Conte.
-
Suvvia,
Ivonne – sospirò l’uomo con sarcastico
affaticamento – è giusta la vostra premura
ma credo che alcune volte dimentichiate che Victor ormai ha
già superato l’età
in cui le gambe sono incapaci
di
camminare diritte.
La
donna
guardò il marito che sedeva a capo tavola: aveva rinunciato
da tempo a tremare
di fragile rabbia
perché qualunque
saetta non bruciava il viso di quell’uomo che portava
fieramente sulla gota
destra una raffica di cicatrici d’arma da fuoco.
-
Frédéric
– rispose autorevole e calma – ho semplicemente
notato che questa sedia è
inadeguata per un bimbo. È troppo grande e ogni volta
abbiamo bisogno di
cuscini…
-
Quante
sciocchezze…nostro figlio è in grado di adeguarsi
a tutto. Non è manchevole di
alcuna capacità e non possiamo rischiare che la mollezza lo
appanni.
-
Avete
ragione- ribatté cupa la contessa- anche giocare un
po’ , giusto qualche
minuto, è deleterio per la mente di Victor che
già inizia a studiare latino.
-
Dovreste
essere felice…prima impara ad affinarsi meglio è.
Gli consento di partire
avvantaggiato.
La
sposa
prese posto a tavola, alla destra del marito, insabbiando
l’irritazione. Se
fosse stata adolescente già sarebbe stata
sull’orlo di tagliarsi il viso di
lacrime.
Aveva
provato quei brucianti torrenti il giorno prima del matrimonio e nel
corso
degli anni era stata costretta a stringarli per il decoro
sociale…per una finta
serenità.
Quell’ufficiale,
dai lunghi capelli neri sfregiati d’elettrico grigio,
possedeva la superbia di
un direttore d’orchestra che suonava brani tetri.
-
Sono
lieta che lui apprenda adesso ciò che gli altri ragazzini
fanno dopo…però credo
si potesse perfettamente aspettare e avanzare per gradi…ha
solo sei anni.
Il
figlioletto fissava impensierito la madre che stava alla sua sinistra
ed evitava
di posare lo sguardo sul padre che serbava una flemma
intimidatoria…
La donna lo
poteva prendere in braccio di nascosto e non sia mai il Conte nero
udisse “
papà”, un
termine da plebeo sporco e
ignorante!
Era proprio
un bambino confuso.
Continuò a
mangiare la minestra, anche se quel verde passato di verdure, mutava in
un’
insidiosa fossa lagunare.
-
Non sto
applicando nessun precetto maligno e neppure anomalo –
ribatté l’uomo arrochito
– la mente di un bambino adesso è più
ricettiva e fresca. Vedrai che Victor, da
grande, raggiungerà
vette d’eccellenza e
sarà più avanti degli altri. Dico bene?
-
Sì, padre
– rispose il bimbo fingendo un contegno che mascherava
scettico imbarazzo.
-
Cosa ti
raccomando sempre?
- La
mente deve essere lucente come una lama e un vincitore non deve mai
rompersi la
schiena contro il suolo.
-
Bravo –
approvò il padrone – inoltre non solo possederai
un’anima colta: diventerai un
vero uomo di spada. Te la stai cavando
discretamente…però alcune volte sembra
che tu abbia paura di colpire l’avversario…e cadi
all’indietro.
-
Beh è
che…devo migliorare a tenere molto ferma l’elsa
e…a capire i punti deboli
dell'altro spadaccino.
-
Ricordati
Victor che riflettere eccessivamente, durante un duello, può
costare caro.
Il
subordinato guardò impaurito il piatto con la carne
d’agnello che stava
affianco la scodella del brodo… Era sanguinosamente
abbrustolita e la salsa di
cipolle pareva un unguento funebre sul cadavere di un guerriero debole.
-Però
–
obiettò in
un piccolo guizzo di
ribellione- se non ho tempo di osservare come
sconfiggo il nemico?
-
Figlio
mio – rise il conte traboccante d’inquisitoria
sufficienza – il difficile è
trovare un punto d’incontro tra il cervello e le braccia.
È d’obbligo
velocizzare i ragionamenti e farli scivolare sulla punta della lama.
Ivonne
coccolò il piccolo confortandolo:
-
Victor…hai presente ora che stai imparando a suonare la
chitarra? All’inizio ti
sembrava difficile pensare e pizzicare le corde contemporaneamente,
perché
prima calcolavi per troppi minuti le note e dopo
sbagliavi…adesso stai
migliorando e hai l’impressione di non pensare tanto quando
suoni... non
fai più
gli errori di
prima.
Frédéric
sbuffò tenuemente tagliando la carne nel piatto.
-
Interessanti
le vostre soavi similitudini – appurò canzonatorio
e regale - paragonare
l’insegnamento della
spada all’apprendimento della
musica…entrambe elevati arti, certo…peccato che
nell’esercito non si suonino
ariette di melodrammi ma si scandiscano marce e ordine.
-
Se non erro,
caro, la musica ha, fin dall’antichità, fatto
parte dell’educazione dei
nobili…Apollo era sia un temibile arciere che il
più sublime dei musici.
- Vi rammento che non
abitiamo, purtroppo,
nell’Arcadia o a Delfi…vostro padre non aveva
bisogno di prendersi tanto
disturbo per regalare una chitarretta così pregiata...
La
contessa
bevve un bicchiere d’acqua per spegnere le fiamme che le
graffiavano la gola e
il fegato…Victor, intanto, allontanò il piatto
della minestra e avvicinò quello
delle costole d’agnello che erano sudate tali e quali alle
sue.
La
governante
Christine arrivò silenziosamente a togliere alcuni vassoi
aiutata dalle altre
domestiche che portarono via le zuppiere di ceramica.
Osservò,
discreta,
i suoi signori sentendo l’aurea di grigia tensione
attanagliarle il petto…
Confrontò
afflitta gli sguardi di Frédéric e Victor:
possedevano le stesse iridi ma
mentre quelle del primo esponevano un celeste striato di proiettili
gelidi,
quelle del secondo parevano intrise della brillantezza dei mari
tropicali.
-
A
proposito…il conte Sanchez sta bene?- chiese il militare con
gelido garbo -
Siete andata a fargli visita spesso ultimamente.
-
Lui, per
fortuna, gode di perfetta salute – replicò la
moglie riprendendo la calma e
guardando il contorno di fresche verdure che abbracciava la carne - Era da tanto poi che non vedevo mio
fratello che ora abita
Lione.
-
Sì…ricordo…mi avevate tra
l’altro accennato ai danni che hanno colpito la
vostra tenuta…
-
La casa
deve essere ristrutturata da cima a fondo e il sistema di irrigazione
dei campi
contigui aveva presentato alcuni problemi…adesso abbiamo
assunto
naturalmente personale
di competenza
tecnica. Agrimensori, geometri, architetti. C’è
stato un continuo viavai.
-
Le
manutenzioni sono
un bell’impiccio…d’altronde
se si vuole vivere su fondamenta solide...
-
I lavori
procedono zelantemente.
Frédéric
prese una brocca di
vetro blu e
versò il vino nel calice di cesellato
cristallo…
Lo decantò
elegantemente aggrottando le sopracciglia…
Il bambino
lo teneva sottocchio quasi osservasse una miccia che stesse per
giungere a un
barile di polvere da sparo.
-
Immagino
che l’ architetto Gerard Touluse
sia
abile e degno di fiducia.
La
donna
impallidì alle parole del marito e mandò
pesantemente giù l’insalata.
-
Sì…assolutamente…-
reagì rinnovando
il contegno - lo
conosciamo da molto tempo.
Il
conte
bevve in burrascoso silenzio e dopo interrogò con finta
ingenuità:
-
Da prima
del nostro matrimonio?
-
È un
amico di famiglia e i miei genitori
hanno ininterrottamente nutrito per lui una profonda
stima.
Victor
aveva visto più di una volta quel brillante architetto
quando andava con la
madre a trovare il nonno…Era un uomo molto semplice, dalla
fisicità morbida ma
non appesantita, possedeva due grandi occhi grigi perennemente assolati
che
assomigliavano a pietre ferme e lucenti. La voce
suonava sincera , bella e gli parlava in
modo gentile e allegro.
-
Peccato
che non abbia qualche cappella o atrio da lasciargli
restaurare…- interruppe Frederic
accartocciando i pensieri del figlio - sarei proprio curioso di vederlo
all’opera… Diversi miei colleghi ne parlano
bene…una bella carriera non c’è che
dire. Chi l’avrebbe mai detto? Il figlio di due commercianti
di
provincia…architetto insigne…
-
Il
talento sboccia in qualunque dimensione,
Frédéric…non privilegia né
la terra,
né il cielo. Non mi sembra che Michelangelo e Leonardo
fossero figli di duchi o
conti.
-
Certo…certo…mi
auguro che questo Gerard abbia anche talento nella finezza e nel garbo
che
serba al… prossimo.
Il
bambino
seguitava a tacere sapendo che la mamma, prima di andare a letto, si
affacciava
alla finestra quasi attendesse d’essere salvata da
qualcuno…e molte delle
lettere che scriveva cominciavano con “ Caro Gerard
“ :
-
Sono uomo
molto paziente, Ivonne…Evitate di allontanarvi da
Saint-Claude nei prossimi
giorni …Sapete…Victor si distrae spesso se non ci
siete.
La
giovane,
accarezzando protettiva i capelli del figlio,
s’imporporò d’indignazione
:
-
Credete
che io voglia abbandonare questa casa?!
-
Mi limito
a dare suggerimenti, cara. Alcune volte i battiti del cuore sono
talmente forti
che sembra picchino il cervello e demoliscano i timpani.
Ridacchiò
piano, simile al fuoco che, strepitando,
divora un
covone di grano.
-
A
proposito… - riprese indurendo di nuovo le sottili labbra -
avete provato un
qualche leggero malessere in questi giorni…in questo mese?
La
contessa
sospirò agitata cercando di temporeggiare tamponandosi la
bocca col tovagliolo
di stoffa.
-
Io…non ho
avvertito… Né emicranie, né nausee,
né strano appetito verso un certo cibo.
Il
marito
poggiò il dorso allo schienale della sedia da sovrano
giustiziere:
-
Vi siete
sottoposta ad una visita medica?
-Il
dottore
ha detto che…è tutto nella norma.
-
Quindi…?
-
Ancora
nulla.
Il
militare
espirò pesantemente prendendosi la fronte con la mano:
-
Perché
deve essere un’impresa?
-Sono
cose
che possono accadere, Frédéric…ci
vuole tempo.
-Ivonne.
Vi
rammento che in questi sette mesi non mi avete portato alcuna lieta
notizia, né
sembra che desideriate coinvolgervi seriamente.
-È
l’ansia
che vi procura queste impressioni.
-È
una fantomatica
impressione che voi scappiate?
Victor
rabbrividì saggiando il contrasto tra il tono calmo che
adoperava il padre e
l’espressione di celeste violento con cui sferzava la sposa.
-Io
non ho
l’abitudine di fuggire – affermò ella
con inclinazione tentennante - È
che non amo distruggermi in battaglie
continue.
Frédéric
detonò un sorriso tagliente, più terrificante
dell’ espressioni adirate e
offese. La parte destra del volto, piena di cicatrici, pareva aumentare
di
rugosità e quelle piccole fosse si restringevano pari a
crepe di un terreno
arido.
-
La vostra
bellezza è accresciuta, siete più disinvolta,
avete un’ammirevole compostezza
che v’invidiano tutte…- musicò velenoso
prendendo la mano della moglie- eppure
io vedo in quegli occhi la fanciulla che ho portato
all’altare.
-
Io non
sono di ferro ed è normale che possa stare qualche volta
poco bene.
Il
generale
sbatté il tovagliolo sul tavolo e scandì pregno
di artico incendio:
-Qualche
volta? È una coincidenza che diciate d’avere mal
di testa o
d’essere indisposta
quando dovreste rispettare i vostri doveri?
-
Io li
rispetto fin troppo.
L’uomo,
ghignando acidamente, finì di bere il vino dalla coppa.
-
Evitate i
vittimismi da santa. Sapete che non vi si addicono.
Ivonne
, tentando di non balbettare e far tremare le dita,
controbatté col petto gonfio:
-
Il ruolo
di Conte regnante vi sta a pennello.
Lui
, lanciando
un’occhiata tirannica alla moglie, ordinò apatico
al figlio:
-
Victor.
Sono le otto. È ora che ti prepari per andare a letto.
-
Ma…padre…-
obiettò l'altro delicatamente - io vado a dormire alle nove
e mezza.
-
Christine. – venne troncato secco- Accompagnate
nostro figlio nella sua camera.
-
Frédéric
– sibilò la madre -
Non c’è alcuna
fretta!
-
Ivonne.
Domani si deve alzare presto. Lo attende il precettore e ha lezioni di
scherma.
La
giovane
stritolò il tovagliolo nella mano:
-Noi
dovremo andare al Parco di Saint-Claude!
Il
governatore socchiuse gli occhi recitando dispiacere:
-Mi
dispiace, cara. Sono stato intempestivo nell’avvisare il
cambio di programma. La
prossima volta sarò più diligente.
La
contessa, mentre si chinava verso il bimbo per il bacio della
buonanotte, gli
sussurrò all’orecchio.
-Tranquillo
tesoro…usciremo nel pomeriggio.
Victor
, a
malincuore, dovette abbracciare la mamma in fretta…
Sapeva che
il padre non pativa tanto le effusioni…
-Su,
signorino venite.
La
balia
Christine lo aiutò a scendere dal sedile e , prendendolo per
la manina, lo
guidò per la scalinata di marmo che
portava alle camere superiori.
Era proprio
un bambino triste…
Doveva
aspettare il mattino senza aver paura del buio…
I suoi
occhi si muovevano precari uguali all’acqua trasportata in un
secchio che perde
gocce e non irriga liberamente la terra.
***§***
L’orologio
a pendolo rimbombava mezzanotte
e stelle
gocciolanti…
Ancora
mezzanotte.
Solo stelle
che perdevano acqua.
La camera
rintronava di silenzio e tappezzerie di fiori finti.
Ancora
silenzio e tappezzerie.
Solo fiori
disegnati e piatti.
Le
tende
della finestra erano leggermente scostate per far infiltrate un remo
pallido di
luna che nuotava paralizzato sulle piastrelle.
Croci
scivolose e asettiche, ombre delle vetrate strisciavano a terra
allungandosi
impercettibili.
Victor
guardava la vuotezza decorata della sua stanza, impaurito di perdere la
rotta tra le onde
delle lenzuola del
letto.
Il
baldacchino di raso rosso pareva una rete pronta a catturarlo in un
qualsiasi
attimo di distrazione procurandogli una fine da coniglio.
Si chiamava
Victor , vincitore...Il
luccicore dei fasci littori che si levano al termine delle battaglie,
l’aroma
dell’alloro che cinge il capo degli eroi…
L’aquila d’oro che sovrastava il nome
di Roma…Tutte
quelle onorificenze, che aspettavano di materializzarsi su una bella
divisa,
pesavano sulla sua azzurrina veste da notte.
Eroe?
Aquila?
Era
uno
schermidore dilettante che più che dilettarsi si angosciava
e più che un
maestoso rapace delle montagne appariva un passerotto che non spiccava
il volo.
A
stemperare magro e ironico Victor ,
Clement il nome del nonno
materno...però... un Vincitore
poteva essere
davvero clemente verso gli
altri?
Il piccino
respirava felicemente i minuti solo se aspettava la mamma, solo se
giocava
davanti a lei mostrando orgoglioso l’esercito dei soldatini
che preparava
apposta per difenderla…
Riusciva a
distinguere le sfumature dei verdi
fogliami solo quando passeggiava sotto i tigli e tra le
ombre c’erano
squame di luce che danzavano sui capelli e sul petto di Ivonne.
All’improvviso
un gentile battito risuonò sul duro legno della porta.
Un lieve
fruscio di veste blu, morbido e leggero volteggiava sul pavimento fuori
l’oscura tana.
Lui si mise
a sedere sul materasso credendo che il sangue freddo nelle vene fosse
divenuto
tè caldo e dolce.
Conosceva
benissimo quei passi.
Erano
quelli della sua fata in cuffietta che l’aveva sempre cullato
nei momenti in
cui la Contessa era malata o era dal fratello, fuori Parigi.
Un’altra
sequela di bussi.
-
Avanti.
Una
donna,
non molto alta, avanzò piano con un candelabro in mano.
-
Signorino
Victor…state bene? – gli domandò
preoccupata – prima ho sentito che eravate
uscito dalla vostra stanza e poi siete tornato qui…
-
Nounou
Christine…- lamentò mogio- non ho sonno.
La
nutrice
sorrise tale e quale a una brezza primaverile:
-
Vi porto
una tazza di latte?
-
Va bene.
Alcuni
minuti dopo, la signora giunse con un piccolo vassoio
d’argento e una coppa di
ceramica smeraldina, la preferita di Victor. Poggiò le
candele su un mobile di
cedro e si accomodò sull’orlo del letto vicino a
lui.
-
Nounou…
la mamma può
venire da me?
Christine
assunse una piega disagiata e abbattuta…
Non poteva
riferire che il conte Frédéric aveva costretto la
consorte a riceverlo nella
stanza matrimoniale .
-
Mi
dispiace…- mormorò pulendo con un fazzoletto la
bocca del bimbo marchiata di
latte- Madame è …con vostro padre.
-
Oh…lei mi
legge le fiabe e si mette pure a dormire qui qualche volta…
Non
capiva
perfettamente certi meccanismi adulti ma sapeva benissimo che il
generale gli
rubava la principessa.
Tacque
qualche minuto cercando di arrabbiarsi ma si accorse di provar soltanto
timore: rimembrava
una volta in cui si
era messo a piangere forte perché Ivonne non poteva
coricarsi con lui e il
padre gli aveva tirato uno schiaffo dando inizio ad un terribile
litigio
coniugale.
-
Purtroppo
signorino non so leggere…- confessò dispiaciuta
la balia.
Il
bambino
sollevò le coperte e le si addossò in grembo.
-
Però…-
obiettò con tenero cruccio - tu sai qualche
storia…te le raccontavano anche a
te da bimba?
-
Oh..certo!- rise lei accarezzandolo-
conosco quelle del mio vecchio villaggio.
-
Nounou -
le borbottò con la testa poggiata sul suo petto che
profumava di dolce pasta-
Non dire niente a mio padre. Lui dice che io sarò un uomo e
non devo stare
tanto attaccato a maman.
-
Signorino….- rivelò prendendogli scherzosamente
il faccino tra le mani- mio
padre diceva che un bambino amato dalla propria mamma sarà
senza dubbio un uomo
valoroso. Perché saprà proteggere e adorare le
fanciulle come un cavaliere.
Anche senza spade.
Victor
sorrise…Luminosità di pioggia che cadeva inondata
dal sole.
-
Non vedo
l’ora di saper suonare la chitarra!
-
E’ un
bellissimo strumento.
-
Già…ti
prometto che farò canzoni
con tante favole
tue e della mamma…
Note storico-artistiche:
Jean de Boulogne
o il Giambologna ( 1529-1608) è stato
uno
scultore fiammingo che ha operato a lungo a Firenze. Grande esponente
del
Manierismo, alcune tra le opere famose : Il ratto delle sabine ( Loggia
della
Signoria , Firenze) , Statua Equestre di Cosimo I – Piazza
della Signoria ,
Fontana del Nettuno- Piazza del Nettuno, Bologna.
Jacopo Barozzi , detto il Vignola (
1507 – 1573) : fu uno dei più importanti
architetti della corrente manierista ,
autore del trattato Regola delli Cinque
Ordini d’Architettura . Alcuni tra i suoi progetti
più noti: Palazzo
Farnese , Villa Giulia, Chiesa del Gesù ( Roma)
Note
personali:
ciao
a tutti!
scusate il lieve ritardo! ^^”
ecco
finalmente una panoramica introspettiva sulla famiglia Girodel e in
particolare
sul piccolo Victor…
costoro
segnano un taglio netto con i de Jarjayes e i Grandier…a
parte la ricchezza
smisurata e incredibile ( la loro dimora è sostanzialmente
una pinacoteca e
galleria d’arte ) ci sono gravi problemi all’
interno. Frédéric , che già ha avuto
modo di spiccare con la ““
simpatia”” , è un po’
l’imperatore incontrastabile
che non è differente da come si comporta
nell’esercito…Ivonne e Victor sono
uniti nel loro ruolo di succubi ma soprattutto nel ruolo di madre e
figlio.
Sarà proprio l’affezione del bambino alle figure
femminili ( indifferente non
è la posizione di Christine – nounou è
il
diminutivo affettuoso francese di nourrice
, nutrice) a farlo maturare nella maniera più
nobile che conosceremo…( e a
portare futuri contrasti col padre-padrone)
più avanti
verranno alla luce altri episodi di questa famiglia( specialmente sulla
drammatica condizione di Ivonne)…
Spero che
abbiate apprezzato quest’altra digressione ( non
particolarmente serena XD )
L’ultima
parte del 4 capitolo vedrà ….la nascita di
Oscar!!!
Non
so
dirvi la data precisa…ma entro la fine di giugno mi auguro
di aggiornare ( è un
po’ un periodo di intasamento esami ^^”)
Un
saluto
grande!
( un
ringraziamento affettuoso per la pazienza con cui mi seguite :-* )
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