Salve!!
Rieccoci
con un nuovo capitolo :) Periodo intenso e lavorativamente faticoso
ma io comunque ci provo a non mollare! Grazie ancora a tutti voi che
mi leggete e a presto!!
Grazie,
Elendil
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“Sembra
si stia svegliando”
Era
buio attorno a lei. No, meno che buio. Espirò. Fosco, in
realtà. Di quella vaga gradazione a metà fra il blu e
il rosso che si è soliti osservare al limitare del giorno con
la notte. Vi sospirò all’interno, come chi destandosi
dentro le proprie coperte vi languisca assaporandone il profumato
tepore. E poi sospirò ancora.
“Per
me è già sveglia” fece qualcuno non molto
distante da lei. Una voce che riconobbe, vago sollievo, ma che decise
comunque di lasciare all’esterno della propria coscienza.
“E
se la scuotessimo un pochino?” ipotizzò un’altra
voce “Ammetto la gradevolezza della visione ma il tempo
stringe...”
La
gradevolezza della visione?
“E
in effetti lasciandola così tutta
nuda
per
terra rischierà di prendersi un bel malanno...”
Prima
di capire come la Nihaar’ì si ritrovò ben dritta
nella piana deserta, entrambe le mani al petto in una posa ansiosa e
imbarazzata. Seduti poco distanti da lei, Hiras e Matnery la
squadrarono per pochi secondi prima di abbandonarsi entrambi a una
risatina ovattata.
Non
era nuda, scoprì lei nel medesimo istante, sebbene ricordasse
perfettamente di esserlo stata.
“Cosa
è accaduto?” chiese con voce inaspettatamente chiara.
Gli occhi di Hiras scintillarono appena nell’incombente
oscurità. Lei abbassò subito lo sguardo.
“Siete
svenuta” le spiegò brevemente Matnery poco distante.
Guardandolo, pareva in qualche modo più vecchio dell’ultima
volta che lo aveva visto.
“Per
un po’ vi abbiamo trasportata, ma ora che le distanze ce lo
permettono abbiamo preferito aspettare il vostro risveglio”.
Lei
annuì una volta prima di aggrottare le sopracciglia.
“Non
ho tentato di...” esitò. L’uomo scosse subito la
testa.
“Questa
volta no. Avete dormito come un Memour
(spirito del deserto) fra
le braccia di Hiras”.
L’Hiras
in questione scostò appena lo sguardo per poi riportarlo sulla
Nihaar’ì. Questa volta fu nuovamente il turno della
giovane di abbassare il proprio. Il riverbero solare dava alla sabbia
una sfumatura rosea.
“Grazie
a entrambi. Non so come avrei fatto senza di voi”.
“Voi
siete la Veggente” replicò con semplicità Matnery
con un tono che pareva suggerire che non servisse davvero altro per
giustificare quell’azione. Poi l’uomo si tirò in
piedi stiracchiandosi come un gatto.
“Andiamo.
Non è cosa saggia che le prede braccate si riposino troppo a
lungo”
Non
montarono subito. Debole e oltremodo provata, la Nihaar’ì
faticò in effetti a ricomporsi in tempi ragionevoli. Dovette
bere e subito dopo mangiare qualcosa. E infine aggiungere altre vesti
a quelle che già un non meno precisato qualcuno
le
aveva infilatoaddosso coprendola alla bell’è meglio.
Solo al termine di questo piccolo rituale di riassestamento le fu
possibile arrampicarsi in groppa allo yenavo’r di Hiras e
ripartire insieme alla volta dell’ancora tenebroso deserto.
Il
silenzio fu di assai breve durata.
“Pensavo
vi avessero preso” pur coperta dal Velo, la sua voce traspirava
una nota acuta e limpida nel silenzio della piana. Il ragazzo fece
come spallucce.
“Lo
avevano fatto, in effetti” le concesse dopo un attimo “Ma
fortunatamente i Danzatori sono addestrati per questo genere di cose”
“Vi
hanno torturato?” esalò lei incerta. Nuova scrollata di
spalle.
“Niente
di realmente insopportabile”
Il
che voleva dire che era stato quasi insopportabile ma non abbastanza
da esserlo realmente?
Vago,
il presentimento del dolore calò su di lei come una morsa di
freddo. Rabbrividì.
“Non
temete, nessuno di noi ha parlato” aggiunse lui travisando i
suoi pensieri. Lei scosse il capo. “Temo sia stata tutta colpa
mia” esalò quindi con un filo di voce “Se non
fossi stata così sciocca nel riconoscervi quella sera nessuno
si sarebbe accorto...”
“Siete
stata voi a tradirci?” la domanda a bruciapelo di Hiras la
colse impreparata. Alzò di scatto lo sguardo in sua direzione
ma lo vide intento a guardare altro. La strada. Lo Yenavo’r. Il
tramonto. Tutto
tranne lei insomma.
“Non
avrei potuto” socchiuse infine le palpebre. Fu quasi certa di
sentirlo sospirare.
“Dunque
non vedo perché dobbiate dispiacervi. Lasciate ai traditori
questo lieto compito”
Ai
traditori...
Fu
in quel momento che il pensiero della figlia del deserto balzò
nella mente della ragazza.
“Karin....”
sulle labbra della Nihaar’ì quel nome fu poco meno che
un sussurro sfuocato, troppo debole per avere forma ma abbastanza
vibrante da cogliere comunque l’attenzione di Hiras
“Chi?”
le fece subito eco lui.
“C’era
una prigioniera...” cominciò lei ma si bloccò.
Scosse la testa “Non è importante” concluse
quindi.
Poco
distante, Matnery voltò per un attimo il capo verso di lei per
poi tornare a guardare oltre l’orizzonte.
“Non
fate quella faccia” le disse dopo un momento “Alla fine è
andato tutto bene, no?” la Nihaar’ì sbattè
un paio di volte le palpebre
“Bene?”
esalò incredula.
Tirando
appena le redini dello yenavo’r il Danzatore le si fece più
vicino.
“Siamo
vivi” cominciò quindi con aria quasi gioviale “Assai
poco vestiti ma comunque equipaggiati a sufficienza per allontanarci
con le nostre gambe da quella che a conti fatti è stata una
vera e propria carneficina. Voi non siete ferita e siete pure
riuscita a riposare senza ingaggiare la solita traversata del
deserto” una pausa “E ultimo ma non ultimo siamo
nuovamente liberi”
“Ci
stanno inseguendo” fece prontamente presente un ridacchiante
Hiras. Matnery lo ignorò con un gesto vago della mano.
“A
conti fatti, un successo ben al di sopra dei nostri standard
abituali”
Per
un soffio la Nihaar’ì si trattenne dal chiedere
delucidazioni circa i suddetti standard preferendo scrollare il capo
nella speranza di lasciar cadere così il discorso.
Ma
Matnery pareva non essere dello stesso avviso.
“Voi
state bene?” una pausa, lo sguardo dell’uomo a sorvolare
su di lei in un’occhiata lunga e indagatoria “Cosa vi è
accaduto in nostra assenza?”
Per
un attimo la Veggente si ritrovò incapace di rispondere,
improvvisamente incerta in realtà su come fosse meglio
introdurre un racconto che di per sé non aveva alcunché
né di interessante né di avvincente.
Un
po’ come la sua vita, in effetti.
E
infine sospirò.
“Anche
io ho avuto la mia dose di tradimento” alle sua spalle, Hiras
ebbe come uno scatto nervoso. Lei si strinse nelle spalle.
“Non
mi hanno fatto del male” chiarì “Credo in effetti
che fossero troppo incerti sul come comportarsi con me per adottare
fin da subito le loro tecniche
di persuasione”
“Incerti?”
la incalzò Hiras. Lei annuì una volta.
“La
denuncia era che fossi una Nobile. Ma c’era un mercante...”
esitò, il nome che improvvisamente le sfuggiva dalle labbra
come un grillo dallo stelo di un fiore “Un mercante molto
interessato a me. Credo che la sua fretta di acquistarmi abbia creato
un po’ di confusione generale”
Difficile
capire l’espressione di Matnery in quell’istante. Per un
attimo parve sul punto di fare una domanda. Poi sembrò
ripensarci. Infine scosse il capo.
“Ormai
non ha più importanza. Con tutta probabilità sia i
nostri traditori che i vari acquirenti
sono
tutti morti a causa dell’attacco delle Ombre.”
La
Nihaar’ì annuì una volta, meccanicamente, la
mente che ciononostante tornava al viso di Karin quando, trascinata
via dal Kamin Na ella si era voltata a guardarla. Rammentò la
sua espressione contratta, il suo sguardo vivo eppure velato da una
precognizione degna della miglior Veggente.
Sapeva
di stare per morire?
Oppure
come lei si stava anch’ella illudendo che in qualche modo - uno
qualsiasi, poco importava in effetti quale - qualcuno sarebbe venuto
a salvarla?
“Fossi
in voi non perderei altro tempo a pensarci” le sussurrò
all’orecchio Hiras. La sua voce la fece sobbalzare.
“Non
ci sto pensando” sibilò.
“E
invece si. E sbagliate” continuò lui imperterrito
“Perché non c’è alcuna possibilità
che qualcuno sia sopravvissuto all’attacco”
Lei
si morse appena un labbro.
“E
se invece così non fosse? Se qualcuno fosse riuscito a fuggire
come noi?”
“Allora
i Kamin avranno provveduto a terminare ciò che le Ombre hanno
iniziato. Mai sentito parlare di merce avariata?”
Avariata?
Lo
avvertì sorridere.
“Pensare
che i Kamin siano semplici trafficanti di schiavi sarebbe un errore
visto quanto essi prendono seriamente tutta la faccenda del vendere e
acquistare la propria merce. Vendono il meglio perché
acquistano solo il meglio. Chiunque non risponda ai loro canoni viene
il più delle volte abbandonato o venduto come merce di seconda
scelta ai mercati minori” una pausa, il ricordo del silenzio
che vagheggiava per un attimo nelle parole del Danzatore.
La
Veggente trasse un lungo sospiro.
“Quindi
il carico
che
ci siamo lasciati alle spalle sarebbe merce di seconda categoria?”
l’altro fece spallucce.
“Dopo
quello che è successo, probabile”
“E
questo darebbe l’autorizzazione ai Kamin per sbarazzarsi di
loro?” nuove spallucce, nuova smorfia invisibile nell’oscurità.
“La
domanda corretta è: chi potrebbe impedirglielo?”
Improvvisamente
la Nihaar’ì non trovò davvero alcunché da
replicare. La risposta corretta sarebbe stata una soltanto, lo
sapevano entrambi, eppure come osare pronunciarla ora?
La
sola persona che avrebbe dovuto impedire ai Kamin di agire come erano
soliti fare si trovava ora allo sbando da qualche parte nel deserto e
chissà dove nel continente, in fuga da un pericolo
inaffrontabile e diretta verso un destino altrettanto imprevedibile.
Dov’era
il potere della Nihaar’ì ora che serviva? Dov’erano
le temibili armate dei Legheon al suo servizio?
Per
un pò la Veggente non disse niente, troppo assorta nei propri
pensieri per aver davvero voglia di abbozzare un qualunque tipo di
conversazione - e poi il freddo era davvero qualcosa di
inaffrontabile a dorso di uno yenavo’r -. Fu Hiras a riscuotere
la sua attenzione.
“Provate
a dormire” le sussurrò improvvisamente all’orecchio.
La sua voce aveva una nota calda, gentile. Lei fece finta di niente.
“Potrebbe
farvi bene” aggiunse lui tuttavia.
Rigida
di freddo, la ragazza si concesse un mezzo brivido prima di
rispondere.
“Non
sono stanca”
“Eppure
lo sembrate” la incalzò subito Hiras
“Sbaglio
o sono state proprio le vostre braccia a sorreggermi nel mio ultimo
sonno ristoratore?” “Dubito che quella sottospecie di
dormiveglia sia stato anche solo sufficiente per riavervi”
“Grazie
dell’offerta ma credo sia meglio sperimentare in un altro
momento il completo rigenerarsi delle mie capacità podistiche”
suo
malgrado lo sentì ridacchiare, il petto a sobbalzare a
intervalli regolari contro la sua schiena. Pur non volendo la
Nihaar’ì si sentì a sua volta arricciare le
labbra. Poco distante, Matnery scosse il capo.
“E’
solo del vostro benessere che ci preoccupiamo, Somma Nihaar’ì”
le ricordò con tono improvvisamente grave “Se non
dormirete starete male. Se starete male dovremo fermarci - o ancor
meglio inseguirvi per miglia e miglia nel deserto - e allora tanto
varrà non essersi fermati prima”
Il
fugace attimo di leggerezza svanito, la Veggente si ritrovò
nuovamente a chinare il capo, lo sguardo che volgeva non senza una
certa preoccupazione lungo il sottile profilo del deserto cercandone
una piccola sgualcitura. Non ne trovò. L’alba immanente
le concesse tuttavia un timido sorriso color eliodoro cui lei rispose
con un brivido sofferente.
“Non
posso dormire” decretò infine
“Haine
s’am!” l’esclamazione di Hiras la fece quasi cadere
di sella “Ma si può sapere come diamine avete fatto in
tutti questi anni a coricarvi senza che l’intero continente
dovesse mobilitarsi alla vostra ricerca?”
Già,
come aveva fatto?
La
Nihaar’ì si concesse un breve sospiro prima di
rispondere.
“Non
sono informazioni degne delle vostre orecchie” Matnery strinse
appena le labbra.
“No
di certo” convenne subito secco “Ma temo che la
situazione necessiti un abbassamento
del vostro livello di segretezza affinché
ci sia possibile scortarvi incolume a destinazione”
Dal
tono, la Nihaar’ì capì di averlo in qualche modo
contrariato.
Si
umettò dunque le labbra. E si strinse nelle spalle.
“In
realtà temo di non averne idea” ammise infine. Alle sue
spalle, Hiras parve nello stesso momento sgonfiarsi come una pianta
al sole. Lei socchiuse appena le palpebre, il viso che
improvvisamente si scaldava di un tenue rossore.
“Non
lo sapete?” la voce di Matnery pareva in qualche modo essersi
bloccata a metà fra esofago e laringe. Nuova scrollata di
spalle.
“Da
che sono nata questa cosa del camminare
nei sogni
non
era mai accaduta, quindi perché avrei dovuto pormi il
problema?”
“Giusto,
perché porsi il problema?” le fece subito il verso
Hiras. Matnery lo fulminò con un’occhiata.
“Se
non vi è mai accaduto” l’uomo si portò una
mano alla nuca come nell’atto di riflettere “Non vedo in
effetti come avreste dovuto saperne qualcosa a riguardo. Ma
sforzandovi comunque di valutare la cosa un pò più
attentamente...” la incalzò speranzoso.
Lei
fece una smorfia.
“Giungerei
comunque alla medesima constatazione e cioè che non ne ho la
più pallida idea” concluse con una scrollata di spalle.
Ma seppe di stare mentendo.
Perché
in effetti qualcosa c’era.
Un
particolare in effetti tanto appariscente e plateale da non
sorprendere che nessuno fino a quel momento fosse in qualche modo
riuscito a scorgerlo.
Anche
se in effetti, chi se non lei soltanto avrebbe potuto notare
l’eccezionalità del fatto che per la prima volta da che
era nata la Nihaar’ì si ritrovava ora lontana dalla
Torre del Tempo e da Zaphil, il suo custode?
Si
umettò le labbra ora irte di gelo e scostò lo sguardo.
E pregò con tutta se stessa che per una buona volta Matnery la
smettesse di squadrarla da capo a piedi come se da ciò
dipendesse la vita di tutto il continente riunito (ah
perché non era così?). Suo
malgrado, l’espressione di pura desolazione di Matnery la
trapassò allora da parte a parte facendola rabbrividire. Prese
fiato, una improvvisa nota acida in bocca a rubarle il fiato prima
che Hiras alle sue spalle schioccasse seccamente la lingua sul
palato.
“Voi
non state bene” decretò con una nota di biasimo che la
Nihaar’ì intese solo dopo qualche attimo essere riferita
alla sua persona e non ad altro
“Bruciate
di febbre”.
E
nel medesimo istante in cui quelle parole venivano pronunciate,
improvvisamente la Nihaar’ì si rese conto che Hiras
aveva
ragione.
Tremava
di freddo. E il vago accenno acido percepito poco prima si stava via
via tramutando in un senso di vomito vero e proprio.
“Sto
bene” decretò tuttavia socchiudendo contemporaneamente
le palpebre
“Siete
sfinita” la rimproverò subito Matnery poco distante
“Anche
voi lo siete” tentò lei di difendersi
“Non
costringetemi a ribadire quanto detto poco fa...” la avvertì
il Danzatore
“E
voi non costringetemi a riformulare uno dopo l’altro i motivi
per cui tutto ciò che mi avete detto non ha alcuna importanza”
lei fece un gesto come per scostare un qualcosa di molesto dinnanzi
agli occhi.
“Io
sono la Nihaar’ì” esalò con una nota grave
“E in questo momento la sola cosa che conta davvero è
che io ritorni il prima possibile a essere dove sarei destinata a
stare” una pausa, Hiras alle sue spalle che improvvisamente si
scioglieva in un sospiro profondo “Il Pellegrinaggio”.
Non
servì annuire.
Ma
Matnery non pareva ancora del tutto convinto.
“Potremmo
tentare di legarvi...” abbozzò dopo un attimo di
incertezza. La Nihaar’ì gli rivolse un sorriso sghembo.
E
poi un improvviso brivido percorse per intero il corpo di Hiras.
“Potremmo...”
la sua voce rimase per un attimo sospesa nel vuoto come una piuma
incapace tanto di innalzarsi quanto di precipitare. Per qualche
ragione, la Nihaar’ì si percepì socchiudere
appena le palpebre.
“Potremmo
provare con l’Eiriash”
Muto,
il gruppo continuò per un po’ ad avanzare senza che
alcuno proferisse parola.
Ognuno
per i suoi motivi, ovviamente: Hiras perché pareva starsi
domandando se davvero
avesse
avuto il coraggio di proporre quanto aveva proposto. Matnery per lo
stesso motivo, più o meno. E la Nihaar’ì perché
ancora una volta, manco a dirlo, credeva in un certo senso di aver
capito cosa fosse appena accaduto ma in realtà dubitava
totalmente di averlo afferrato.
“So
che si tratta di una soluzione un po’ poco ortodossa...”
“Poco
ortodossa?”
difficile
collocare la sfumatura della voce di Matnery in quell’istante.
Derisoria?
Incredula? Più semplicemente seccata?
“Ti
ricordo che stiamo parlando della Nihaar’ì e non di un
qualunque
qualcuno qualsiasi”
la
voce di Matnery le vibrò nelle orecchie come il sibilo di un
serpente.
“Spiacente
di turbare il tuo senso estetico ma al momento temo di non avere
nulla di meglio da proporre, tu si?” il corpo di Hiras vibrò
di tensione alle sue spalle, un brivido tanto forte da trasmettersi
quasi come suono tangibile oltre il confine della sua pelle. Poco
distante, Matnery parve sul punto di dire qualcosa ma si trattenne. E
infine scosse il capo rassegnato.
“No,
non ho nulla di meglio”
“Dunque
perché non provarci?”
“Mi
stai davvero chiedendo perché?” Hiras fece come
spallucce.
“Dunque
siamo d’accordo” concluse con un sibilo il Danzatore
prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione verso la Nihaar’ì
rimasta fino ad allora in muta attesa.
Lei
si mosse una volta a disagio.
“Quindi?”
Matnery si strinse suo malgrado nelle spalle lasciando che fosse il
suo compagno a prendere parola “Cosa ne pensate? Siete disposta
a provare?” c’era una nota acuta nella sua voce che la
Veggente notò.
Provare
cosa, esattamente? Si
ritrovò a pensare non senza una punta di disperazione.
Si
umettò le labbra.
“Spiegatemi
esattamente cosa
avete
intenzione di farmi” cominciò col dire ringraziando che
la penombra rendesse invisibile il suo accigliarsi “...e solo
allora vi dirò se e quando sarò disposta”
Prima
che Hiras avesse il tempo di replicare, Matnery prese parola.
“Vuole
marchiarvi”
La
mano di Hiras si frappose improvvisamente fra lei e l’altro
Danzatore.
“Matnery”
lo avvertì gelido per poi rivolgersi a lei.
“Immagino
conosciate l’Antico Testo” le chiese a bruciapelo.
“Non
dovrei?” replicò la Nihaar’ì rigida. Il
Danzatore si mosse a disagio.
“Dunque
sarete anche a conoscenza dell’uso che ne viene fatto fra le
genti comuni”
lei
annuì ancora una volta, poi si schiarì la gola.
“Se
per uso intendi la pratica di smerciare il più raro e antico
patrimonio di Arryan al pari di ninnoli e porcherie di poco conto”
prese fiato “Si, credo di esserne abbastanza
a
conoscenza”
Lo
percepì nuovamente irrigidirsi.
“Immagino
dunque che la parola Eiriash non vi sia del tutto sconosciuta”
Frutto
dell’intreccio di antiche usanze e tradizioni millenarie, su
Arryan la scrittura si costituiva principalmente in due grandi
filoni: il Testo
Parlato
e
l’Antico
Testo.
Il
primo, simile al sinuoso ed elegante avanzare del vento nel deserto,
era in genere padroneggiato dalle classi mercantili e notarili, usato
per affari e comunicazioni di ogni genere. Da esso derivava il
parlato comunemente usato.
Il secondo viceversa era affare
esclusivamente del ceto nobiliare e religioso, utilizzato solo per la
scrittura dei grandi Testi di Arryan (trascrizioni erudite, cantici e
opere fra le più rinomate). Pochi privilegiati erano in grado
di padroneggiare l’Antico Testo in quanto il suo apprendimento
era subordinato allo studio di anni, decenni per alcuni, delle più
nobili arti e tradizioni del passato. Alla vista, esso si presentava
come un prezioso intarsio di disegni fra i più dettagliati.
All’orecchio, suonava come un misto fra canto e litania bassa e
modulata.
Nato
prima che la Realtà e il Tempo avessero nome, l’Antico
Testo veniva gelosamente custodito dalle più alte menti di
Arryan sia per la sua intrinseca capacità di differenziare il
mondo fra scienti e illetterati, sia per la diffusa credenza che in
esso risiedesse un’antica forma di magia fra le più
misteriose e potenti mai teorizzate: il Potere
delle Parole. Gli
Antichi Maestri nel parlavano
spiegando
come fosse intrinseco della lingua scritta la capacità di
trattenere in sé la forza del proprio significato. Un Potere,
dicevano, la cui potenza accresceva tanto più la parola fosse
rara e ricercata per logorarsi viceversa nella sua vaghezza e
diffusione.
Forti
di questa credenza e in ragione di conservare il potere dell’Antico
Testo, i sapienti erano soliti ritirarsi nello studio di nuove parole
per anni -decenni perfino - per poi, dopo aver finalmente ottenuto il
tanto sospirato concetto, bandirne per sempre l’uso
nascondendolo in un luogo noto solo a pochi eletti dove,
inutilizzato, avrebbe accresciuto il proprio potere.
Primo
fra i Testi, nonché primo esempio di Antico Testo mai
conosciuto, l’Elegia era in assoluto l’opera più
potente di tutta Arryan, pregna di un valore tale che solo la
Nihaar’ì in persona era degna di leggerlo e decantarlo.
La trascrizione, replica e pronuncia delle parole dell’Elegia
era severamente vietato, motivo per cui - ovviamente - il loro
traffico illecito era in assoluto il più redditizio e diffuso
di tutta Arryan.
Ma
come Testo Parlato e Antico Testo si legavano alla pratica
dell’Eiriash?
Come
detto, era opinione diffusa che la parola scritta possedesse in sé
una qualche forza intrinsecamente legata al suo significato. Era
inoltre altrettanto diffusa la conoscenza dell’immenso potere
della Tinta nel respingere e proteggere dalle Ombre.
Da
lì a teorizzare che si potesse utilizzare la Tinta per
imprimere sul proprio corpo alcune parole
il
passo fu relativamente breve.
Utilizzarla
per marchiare il proprio corpo con parole
in
Testo
Parlato
divenne
quindi pratica assai diffusa fra le genti comuni -e fra coloro le cui
ricchezze non permettevano di acquistare Tinta sufficiente a tingere
intere vesti o indumenti.
Servirsi
della Tinta per imprimere invece di parole all’Antico Testo non
potè divenire pratica altrettanto in voga: dominio esclusivo
di Nobili e studiosi, esso venne ancor più rinchiuso nei
propri nascondigli segreti costringendo in breve i meno privilegiati
-alias grandi esclusi - a darsi alla macchia o cadere nelle mani di
mercanti senza scrupoli e imbroglioni patentati.
Il
più delle volte, con risultati discutibili.
Lingua
remota e misteriosa, più un’enigmatica traslitterazione
figurativa di suoni e cantilene incomprensibili, l’Antico Testo
trovava infatti la sua più alta espressione in una sottile
alchimia di tratto impossibile da emulare per coloro che ne
ignorassero il delicato germogliare. Il più delle volte,
quindi, imitando testi a loro sconosciuti, gli artisti improvvisati
finivano inevitabilmente per replicarne solo la forma ma non la
sostanza e, ancor meno, il vero potere.
Ma
come spiegare questa mortificante verità a coloro la cui
speranza si annidava proprio nel mistero incomprensibile celato
nell’Antico Testo? Molti ricorrevano alla marchiatura
quando
già i primi segni del Risveglio si erano affacciati
inconfutabili nei loro sogni nella speranza di poterne in qualche
modo controvertire l’aggravamento o anche solo arrestare
l’avanzata.
Inutilmente.
Nessun
copiatore, seppur talentuoso, avrebbe mai potuto eguagliare anni e
anni di studi all’interno della Torre del Tempo. Solo ai Nobili
- e alle loro incredibili ricchezze - avrebbe potuto essere riservato
questo privilegio, ma per loro la Torre del Tempo aveva da tempo
riservato un trattamento speciale: qualunque Nobile scoperto a
nascondere sul proprio corpo parole dell’Antico Testo -se non
addirittura quelle dell’Elegia - sarebbe stato spogliato
delle
stesse ed eguale sorte sarebbe toccata ovviamente ai suoi averi e
proprietà.
In
questo modo la Torre del Tempo si assicurava la fedeltà totale
della sua Corte.
Nei
confronti del popolo la Torre manteneva un regime di tacita
tolleranza per i marchi in Lingua Parlata; quelli in Antico Testo
venivano viceversa puniti con lo spoglio
e
l’esilio seguito subito dalla cattura degli “artisti”
responsabili dell’opera.
“Come
già detto, io sono la Nihaar’ì” replicò
lei piccata “Credo che qualunque forma di eresia
mi
sia abbastanza nota”
O
no?
Hiras
rivolse una breve occhiata titubante a Matnery prima di continuare.
“Ed
è proprio per questo che ora mi chiedo: cosa esattamente
l’Eiriash dovrebbe avere a che fare con me?” un nuovo
brivido, lungo e doloroso, le scorse per tutta la schiena
costringendola a un tremito convulso.
Poco
distante, Matnery parve condividere la medesima sensazione.
“Se
questa fosse una situazione normale e noi ci trovassimo
tranquillamente seduti in una delle vostre stanze della Torre del
Tempo...Ovviamente nulla” convenne schiarendosi appena la voce.
Pareva nervos.
“Ma
dato il luogo e la ben più spiacevole circostanza, credo che
dovremo riconsiderare la cosa”
Riconsiderare?
“Gradirei
scendere” disse lei improvvisamente. Percepì Matnery
irrigidirsi al suo fianco.
“Somma
Nihaar’ì...” lei non gli diede il tempo di
terminare la frase.
“Ho
detto che gradirei scendere, non che vi sto chiedendo il permesso di
farlo”.
E
così, la Nihaar’ì accovacciata sui talloni e i
due Danzatori a gambe incrociate dinnanzi a lei, il trio si diede il
tempo di un lungo e intenso sospiro prima di riprendere dove si erano
interrotti.
“Sono
confusa” cominciò la Veggente “Esattamente da
quando avete cominciato a considerarmi una stupida?” Matnery
ebbe come un sobbalzo.
“Somma
Nihaar’ì..” si affrettò a rispondere ma lei
alzò una mano per zittirlo.
“Oppure
più semplicemente, vedermi talvolta incerta nell’orientarmi
in questo mondo vi ha in qualche modo autorizzato a considerarmi una
facile preda degna di manipolazione?”
“Ma
come potete anche solo...” anche Hiras subì la medesima
sorte dell’altro Danzatore.
“Ma
più importante, da quando vi siete anche solo azzardati a
dimenticare che davanti a voi siede ora la Nihaar’ì, la
più grande e potente forza di tutta Arryan?” questa
volta nessuno tentò di controbattere.
Sola
nel silenzio, la ragazza si diede il tempo di riprendere fiato.
“Certamente
entrambi dovete soffrire di una grave forma di amnesia per non
ricordare che c’è gente nel mio regno che muore
per
proposte
simili
a quella che voi state tentando di fare e vi assicuro nessuna di
queste, nessuna, ha mai lontanamente pensato di proporla alla
Nihaar’ì”
“Ho
già detto che si tratta di un’idea poco ortodossa”
tentò di borbottare Hiras
“Solo
poco Ortodossa?” gli
fece subito eco lei con un tono curiosamente simile a quello di
Matnery poc’anzi “So che avete visto il mio corpo e i
segni impressi su di esso. E malgrado ciò voi proponete?”
Non
ricordava dolori peggiori di quelli provati quando, nel sangue e nel
tormento, i segni del Risveglio le si erano incisi sulla pelle.
“Se
conoscessi un modo migliore di questo...”
“Migliore
di punzecchiarmi a tradimento con questo o quel rito scaramantico?”
lo aggredì lei.
Hiras
riprese fiato.
“Migliore
dell’Eiriash cui so la Torre del Tempo si oppone...”
“La
Torre non si oppone” ringhiò subito la Veggente “La
Torre difende
i
suoi fedeli da tutto ciò che li minaccia e che potrebbe causar
loro sofferenza. E ancor più si prodiga per loro quando sono
loro stessi a non capire dove si annidino l’una e l’altra
queste eventualità”.
“Quello
che Hiras intende dire” si intromise Matnery “E’
che se sia io che Hiras conoscessimo un’opzione migliore del
costringere nuovamente il vostro corpo a subire ulteriori patimenti
per incidervi un marchio che va contro la vostra persona, il vostro
credo e tutto ciò che voi rappresentate...” la sua voce
pareva uscire frenata “Se davvero la conoscessimo” esitò
“Allora di certo saremmo qui a proporvi ben altro ma vedete...”
prese fiato “La realtà è che noi siamo semplici
guerrieri e come tali non ci è dato di conoscere tutti i
segreti di Arryan. Questo siamo. E non dei manipolatori come voi
dite”
Nell’improvviso
calare del silenzio, la Nihaar’ì si rese nuovamente
conto della sabbia sotto le sue gambe, del cielo sopra la sua testa e
sì, anche del freddo del deserto cui fino a quel momento ella
non aveva dato poi tanto peso. Rabbrividì.
L’alba
sarebbe sorta a breve. Intuì. Eppure per qualche motivo pareva
restia a giungere.
“Hiras”
disse poi lentamente volgendo lo sguardo su di lui. Si accorse solo
allora che il ragazzo la stava osservando. Si impedì di
abbassare il capo.
“Qual’era
la tua proposta?”
Lo
vide esitare un istante, poi fece un lungo respiro.
“Voi
avete bisogno di dormire, questo è evidente. Ma finché
il semplice chiudere gli occhi vi spingerà a corrervene nel
deserto come una pazza, dubito che sarà possibile” al
pazza
lei
storse il naso ma non disse niente “Ciò di cui abbiamo
bisogno è un marchio
che
vi aiuti a riposare...serena”
E
per serena intendo priva dell’incontenibile desiderio di farvi
una scampagnata a ogni occasione.
“E
quindi?” sbuffò lei.
Lui
si umettò le labbra.
“Esiste
un marchio,
in
genere utilizzato da coloro che che si avventurano nell’Oltre”
“Mi
pareva di aver chiarito che a nessuno
è
permesso di avventurarsi nell’Oltre” fu la secca replica
della Nihaar’ì.
Vide
l’altro irrigidirsi nuovamente.
“E
a me sembrava di avervi già spiegato che a qualcuno capita
comunque di finirci”
Nuovo
sospiro di lei.
“E
quindi?” lo incitò a continuare.
“Quindi
dicono che il significato di questo simbolo sia Che
i tuoi sogni possano accompagnarti”
spiegò
lui grattandosi appena con la mano destra la nuca.
“Un
po’ vago” si accigliò l’altra.
“Ma
abbastanza simile a quello che stiamo cercando. O sbaglio?”.
La
Nihaar’ì parve rifletterci su per qualche istante, le
braccia che andavano a incrociarsi al petto.
Che
i tuoi sogni possano accompagnarti. Riflettè.
Considerando
la sua estrema necessità di dormire
sonni tranquilli, in
effetti il concetto non era così male. Eppure... si mordicchiò
un labbro...Eppure per lei non sarebbe bastato.
“Una
frase di uso comune non avrà mai abbastanza Potere per
fermarmi” esalò quindi con una nota rassegnata “Non
avete niente di meglio da proporre?”
Stupiti
i due la guardarono per un istante. Infine Matnery sospirò.
“Temo
che la Torre del Tempo abbia da un pezzo confiscato gran parte
dell’originalità di Arryan, Somma Nihaar’ì.
Se è davvero l’unicità che cercate, temo
rimarrete delusa”
Delusa?
La
Veggente dovesse quasi sforzarsi di non sorridere.
Sapere
che la Torre stava facendo un buon lavoro nel conservare il Potere
dell’Antico Testo non poteva certo essere una delusione.
“Dunque
scriverò io stessa il marchio”
esalò
lei con una nota cupa “Non vi rivelerò il suo
significato e non vi permetterò di replicarlo su altri al di
fuori di me. Pregate che io non vi trovi mai se ciò dovesse
accadere” prese fiato “Terminato questo viaggio
cancellerò ogni sua traccia dal mio corpo dimenticando di
averlo scritto e così dovrete fare voi. Siamo d’accordo?”
Una
breve pausa, poi entrambi annuirono in silenzio.
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