Hey there, mammals!
It's been a
while, isn't it?
Sono
scandalosa... Lo so. Sparisco per mesi, non recensisco
più... Sono una persona orribile!
Alla base
della mia latitanza vi sono, essenzialmente, due motivi: l'indecente
mole di lavoro che mi è caduta tra capo e collo da dicembre
in poi è fonte di mancanza di tempo/ispirazione (trovare il
tempo anche solo per leggere era un'impresa degna da epopea greca!); il
secondo motivo è, invece, meno "lieto": la scomparsa di due
amici, la loro prematura morte, mi ha lasciato un grande, grandissimo
vuoto sia nella testa che nel cuore.
C'è
un po' di confusione in questa mente, e ciò, temo, si prende
anche gran parte di quello che ho cercato di scrivere in questi mesi...
Passiamo ad
altro. Non sono granchè convinta della shot che segue, ma ci
ho lavorato per talmente tanto tempo (lottando contro la mancanza di
ispirazione!) che mi dispiaceva lasciarla ammuffire in una cartella.
Prendetela un po' così come viene, purtroppo :| io ho fatto
altrettanto!
Prejudices.
Quando Judy Hopps
quella mattina varcò la soglia dell'ufficio del capitano
Bogo, non era pronta ad affrontare ciò che stava per vedere.
Le sue nocche
indugiarono prima di battere su quel vetro spesso oltre il
quale, lo sapeva bene, la sua sagoma già si stagliava agli
occhi del capitano Bogo ed agli altri due ospiti manifestando la sua
presenza.
Inghiottì
un magone dall'acre retrogusto di fiele e bussò. Non
aspettò risposta alcuna: già sapeva di essere
attesa.
Il capitano,
seduto alla scrivania, la osservò con cipiglio severo mentre
prendeva posto accanto ai due mammiferi che avevano chiesto
espressamente di lei.
Li conosceva
molto bene: si trattava di una coppia, amici di lunga data di Nick, con
cui aveva avuto modo di sviluppare un rapporto di sincera amicizia nel
corso del tempo.
Lei, Vanessa,
era una dolcissima ed esuberante castorina; lui, John, un lupo grigio
con uno spiccato senso dell'umorismo ed un sopraffino gusto artistico.
Erano una coppia piacevole; uscire in loro compagnia era sempre
gradevole: si intavolavano interessanti conversazioni sui
più svariati argomenti senza scadere mai
nell'ovvietà, tranne quando scattavano le derisioni mirate
esclusivamente alla persona di Finnick.
In quel
momento, però, sapeva bene che non si trattava di una visita
di cortesia. Nick le aveva spiegato tutto poco prima: John e Vanessa
erano stati aggrediti la sera prima mentre rientravano da una
tranquilla serata trascorsa al cinema; il pelo plumbeo del lupo era
ancora secco sotto la morsa del sangue rappreso, un occhio ancora
semichiuso a testimoniare la violenza dei colpi sotto il quale era
caduto senza opporre resistenza alcuna.
<<
Non ha alcun senso rispondere all'ignoranza. >>
Glielo aveva
detto una volta John stesso, a cena, quando una delicata questione era
stata tirata in ballo e buttata sul tavolo come un argomento qualsiasi
quando invece, lo sapeva bene, si trattava di una questione tanto
delicata quanto a lei prossima.
E quello
stesso argomento aleggiava quel giorno in quell'aria che si era
inspessita nrll'ufficio del capitano Bogo, saturando quei pochi metri
cubici dal pavimento fino al soffitto di un gas venefico e malsano.
Judy
tirò la piccola bocca in un sorriso comprensivo cercando di
sopire la Judy che dentro di lei urlava e si strappava a ciocche il
pelo color piombo.
<<
John, Vanessa. Buongiorno. >>
La castorina
sorrise appena mentre le zanne di John si mostrarono in tutto il loro
splendore in un sorriso aperto e gioviale.
<<
Judy, sono molto felice di vederti. >>
gorgheggiò soddisfatto.
La coniglietta
assentì con un cenno del capo e sfogliò
distrattamente il fascicolo scarno sul caso che aveva fra le mani; non
che avesse bisogno di riguardarlo, in realtà - oh, l'aveva
già letto almeno una decina di volte quella mattina - ma era
conscia di non sapere in quale anfratto dell'ufficio buttare gli occhi
per ingoiare quel disagio che le si era annodato in gola.
<<
Allora, john... >> cominciò Judy, occhi fissi
su quegli orribili fogli in formato A4, cuore stretto in una morsa di
filo spinato << Abbiamo abbastanza informazioni per
cominciare, ma Vanessa ha detto che non vuoi sporgere denuncia...
>>
<<
Oh, Judy >> esordì il lupo <<
Avresti dovuto vedere quale aborto cinematografico Vanessa mi ha
costretto a guardare ieri sera. >>
Non le rispose
di proposito, e la coniglietta questo lo sapeva bene.
Serrò
il fascicolo e trovò il coraggio di guardarlo dritto in
quegli occhi inspiegabilmente sereni. <<
Perchè non vuoi denunciare quanto accaduto? >>
<<
Doveva essere una sorta di commedia con un cast mal raffazzonato
>> continuò imperterrito l'altro sventolando
una zampa per aria << Ma l'unica cosa che mi ha fatto
ridere è stata quella presunta recitazione messa in scena da
un regista da quattro soldi. >>
<<
John? Mi stai ascoltando? >>
<<
Si vocifera che ne trarranno un sequel... Con che coraggio, mi chiedo
io? >>
<<
John! >>
Judy
lanciò la sottile carpetta sulla scrivania laccata di Bogo
in un impeto d'ira; la superficialità con la quale il lupo
stava trattando la questione la stava mandando in bestia.
Il predatore
strinse il capo fra le possenti spalle e mal soffocò una
risata di scherno. << Stiamo perdendo tempo, Judy.
>>
<<
Sei stato aggredito e dobbiamo catturare i colpevoli! >>
gli rispose risoluta la coniglietta con le orecchie che guizzavano
frementi fendendo l'aria << Non stiamo affatto perdendo
tempo! >>
John si
alzò ed avanzò zoppicando verso di lei; ogni
passo era un'agonia, ogni muscolo contratto tradiva un dolore sordo che
riecheggiava nel suo corpo e nella sua anima.
Quando le fu
abbastanza vicino, le si inginocchiò dinnanzi e
posò le grandi zampe artigliate sulle sue piccole spalle
tese.
<<
Agente Hopps, che potere ha lei per fermare tutto questo?
>>
Le sorrise
mentre parlò, ma i suoi occhi lucidi tradivano un dolore che
si portava dentro da molto tempo, un dolore simile - se non uguale - a
quello di quella tenera femmina di castoro che ora saggiava la schiena
del suo compagno con rassegnazione.
<<
Combattere il crimine è il mio compito... >>
uscì detto in un soffio a Judy, ma stavolta in quello che
diceva non credeva nemmeno lei.
<<
Appunto, Judee >> la
schernì il lupo << Sei qui per assicurare i
delinquenti alla giustizia. Non è il tuo compito quello di
combattere il razzismo o l'ignoranza. >>
Le zampe di
lui lasciarono la presa ed il corpo della coniglietta ricadde
mollemente contro lo schienale della seggiola consunta. Quello che le
sue lunghe orecchie da leporide avevano appena sentito l'aveva
completamente svuotata.
Si trattava di
questo, dunque, e lo sapeva bene.
<<
Lo sai come ci chiamano in gergo, Judy? >>
continuò John mentre camminava faticosamente senza meta per
l'ufficio di Bogo << Freaks. Fenomeni da
baraccone. Ci trattano come reietti ai margini di una
societá pseudo-perfetta. >>
Le coniglietta
abbassò lo sguardo fingendo interesse per un vecchio
pavimento che aveva visto passare di lì un mucchio di
mammiferi sofferenti.
Il lupo le
stava sciorinando una questione scomoda quanto la seggiola su cui era
seduta. << Si può dare una colpa all'amore?
L'essermi innamorato di un mammifero di una specie diversa dalla mia
non fa di me l'attrazione di un circo. È squallido.
>>
Estrasse dalla
tasca dei pantaloni un rovinatissimo pacchetto morbido di sigarette
leggere; quando se ne accese una inspirò profondamente
serrando le palpebre sugli occhi bui e Bogo non gli ricordò
che fosse vietato fumare negli edifici pubblici. Quel giorno un Bogo
amareggiato non aveva voglia di ricordare niente a nessuno.
<<
Chiunque può essere quello che vuole, eh? >>
soffiò il lupo amareggiato sbuffando una nuvola panna di
fumo denso << Zootropolis è una stronzata. I
suoi dogmi lo sono altrettanto. >>
Judy non se la
sentì di ribattere in nessuna maniera, nonostante quanto
stesse ascoltando andasse contro tutto quello in cui credeva. Il suo
discorso, quello che aveva tenuto davanti ad una folla festante il
giorno in cui appuntò sul petto di Nick uno scintillante
distintivo dorato, aveva lo stesso odore squallido dell'aria fritta in
quel momento e lo stesso valore iniquo.
<<
Fai uno sbaglio, John >> azzardò dunque Judy
in un tentativo di salvare il salvabile, di ricostruire un minimo di
fiducia nella parte buona di quella citta che lei idolatrava ed amava
<< Lascia che ci pensi io, che ci pensi il distretto.
>>
Il lupo le
sorrise; la brace della sigaretta che assumeva un colore rosso cupo
ogni volta che inspirava. << C'è poco a cui
pensare, tesoro mio. Continueranno a lanciarci occhiate oblique quando
ci guarderanno passeggiare mano nella mano; scoccheranno frasi
ingiuriose come dardi avvelenati nei nostri confronti; ci
giudicheranno; ci additeranno come bestie feroci indicando ai loro
figli come il diverso da loro sia sbagliato e cresceranno altri
mammiferi bigotti che a loro volta partoriranno altri mammiferi
prevenuti in un loop vizioso che trascenderà il tempo.
>>
La coniglietta
boccheggiò un paio di volte come un pesciolino spaesato in
una boccia troppo piccola; il suo sguardo indaco vagò
inconsciamente verso quello ceruleo di Vanessa in un moto implorante
forse voluto, forse no.
Aiutami, sembrava dire, tu
che hai un ascendente non indifferente su di lui, aiutami a spiegargli
quel punto di vista che al momento non vuole capire.
Vanessa le
lanciò quel salvagente che andava cercando in quell'oceano
di amarezza e rassegnazione.
<<
Suvvia, John, parli come se fosse il giorno del giudizio
>> lo rimbeccò la castorina sventolando una
zampa davanti al suo musetto << non è tutto
bianco o tutto nero; guarda le sfumature: ci sono molti mammiferi
assennati a Zootropolis. Prendi la nostra Judy, per esempio:
è adorabile. >>
La coniglietta
si rilassò in un principio di sorriso che John, purtroppo,
smorzò subito.
<<
Esempio azzeccato, eh Vanessa? >> la rimbeccò
subito il lupo puntandole una zampa accusatoria al petto
<< Lei ci tratta come mammiferi normali perchè
è di
parte.
E tu lo sai meglio di me. >>
La castorina
serrò le palpebre e prese a massaggiarsi una tempia con
leggere pressioni circolari della zampa. << Ora basta,
John. Questi non sono affari che riguardano te o me. Sei sconveniente.
>>
Un mezzo
ringhio vibrò nel profondo della gola del lupo, ma non
articolò nessuna risposta di senso compiuto mentre
improvvisava un posacenere nel portapenne trovato sulla scrivania di
Bogo; questa era una delle sue caratteristiche che più
detestava: tratto in scacco, non sapeva fare null'altro se non
appellarsi ai suoi istinti primordiali e reagire di conseguenza.
Così come un lupo primitivo avrebbe ringhiato a qualsiasi
altro animale che avesse puntato il pezzo di carne cruda che serrava
fra i denti, così John non fece altro che far vibrare le
corde vocali quando si vide vinto.
Le iridi
indaco della coniglietta guizzavano vaghe in cerca di qualsiasi
appiglio, qualsiasi distrazione per dissimulare quella sensazione di
disagio assoluto che l'aveva colta appena sopra la bocca dello stomaco.
Sembrava che un rapace avesse arpionato il suo cuore con degli artigli
affilatissimi ed ora stesse affondandoli all'interno del suo muscolo
cardiaco lentamente, subdolo e crudele.
Sapeva ed allo
stesso tempo ignorava cosa John stesse insinuando con
quell'affermazione sibillina; d'istinto avrebbe desiderato colpirlo
seduta stante con un vibrante scacco delle sue gambe muscolose ed
energiche, ma ebbe un lampo di lucidità a favore del suo
raziocinio e piantò salde le piante delle zampe sul
pavimento mentre, lungo tutti i nervi del suo corpo, scariche
elettriche mandavano impulsi facendo fremere impercettibilmente ogni
singolo muscolo.
Stirò
le labbra in un forzatissimo mezzo sorriso di circostanza senza avere
nulla da aggiungere alla digressione appena conclusa. La conversazione
continuó fra gli altri tre interlocutori, ma alle lunghe
orecchie di Judy Hopps non giunse altro che un ronzio sommesso, un
rumore bianco strascicante nel background del suo cervello
traboccante di pensieri che si rincorrevavano, salivano gli uni sugli
altri cercando di prevaricarsi, di incontrare la sua fuggente
attenzione.
<<
Dai, Judy >> sembravano dirle <<
Siamo qui per affrontare una spinosa questione. LA spinosa questione.
>>
Picchiettava
il cappuccio della penna su quei fogli da mezz'ora ormai.
Aspettava un
segno divino, forse, la discesa di un niveo raggio di luce sul suo capo
che avrebbe dissimulato la fitta nebbia che lo abitava e le avrebbe
indicato il giusto cammino da percorrere.
Peccato che
dio quel giorno avesse altri problemi a cui pensare: nessuna
divinazione giunse a dissipare i dubbi dalla sua mente.
Si
portò la penna alle labbra con un gesto pressoché
meccanico mentre i suoi pronunciati incisivi iniziarono a torturare la
plastica che avvolgeva quell'inchiostro che troppo spesso era andato a
macchiarle la lingua rosea.
Una zampa
fulva fece improvvisamente capolino mentre le nocche picchiarono
delicatamente sul legno dello stipite della porta dell'ufficio che
condivideva con Wilde.
<<
Toc
toc.
Si può? >>
Judy si
rilassò in un sorriso. << Non devi bussare,
Nick: l'ufficio è anche tuo. >>
La volpe
scrollò le spalle mostrandole un sorriso sghembo ed affilato.
<<
Sembravi così immersa in qualche questione da coniglietta
emotiva. Ho preferito annunciarmi. >>
Hopps
scoccò un'occhiata acida verso il suo partner e migliore
amico, un dardo che voleva zittire ogni suo tentativo di
sdrammatizzazione; non le sembrava il caso, non dopo l'amaro epilogo
che i suoi tentativi di persuadere John avevano scritto nero su bianco.
Nick
recepì la velata minaccia; schioccò la lingua
contro il palato ruvido e mosse qualche passo scoordinato in
quell'angusto cubicolo con le mani affondate nelle ampie tasche della
divisa.
Focalizzò
l'attenzione un po' qua ed un po' là, su oggetti conosciuti
che riempivano da mesi la sua quotidianità come se li stesse
vedendo per la prima volta in quel preciso momento.
A Judy parve
di osservare una sciocca mosca chiusa dentro un barattolo di vetro:
cozzava zelante contro la stessa superficie in un perseverante
tentativo di fuga senza rendersi conto dell'ovvio ostacolo che le si
parava dinnanzi ogni volta. Nick passeggiava ora a destra, ora a
sinistra, senza sapere come affrontare quell'argomento sospeso nel
vuoto.
<<
È finita come temevo. >>
La volpe
sussultò rischiando di lasciar cadere nel vuoto il delicato
soprammobile che si rigirava fra le zampe da cinque minuti buoni.
Judy, in
compenso, assaporò piano l'amaro che quelle parole
sfuggitele dalle labbra le avevano lasciato in bocca.
<<
John ha lasciato perdere tutto >> sussurrò
ruotando appena il busto verso di lui << Ed io che
pensavo di poter fare qualcosa per lui... Per loro. >>
Nick si
strinse nelle spalle arricciando appena la sottile linea nera del
labbro superiore. << Non ti crucciare per loro, carotina:
staranno benone. >>
Con un sonoro
sbuffo, Judy riguadagnò la scrivania e focalizzò
completamente l'attenzione sui fogli che la occupavano.
La
frustrazione che provava era una sensazione quasi fisica, vera e
tangibile tanto quanto il pizzicare dei suoi grandi occhi indaco
prossimi alle lacrime.
No, pensò,
era tutto sbagliato quello che stava accadendo. Tutto.
Quando aveva
cominciato la sua utopia a trasformarsi in una distopica
realtà?
Era come se
per tutto quel tempo avesse visto Zootropolis, la sua amata
città, attraverso un filtro: collezionava solo il meglio di
quanto vedeva scartando senza soffermarsi infinite
molteplicità di particolari distorti.
<<
In fondo, John ha ragione >> azzardò la volpe
in un sussurro, lo sguardo perso nel vuoto.
Judy
tremò. Una scarica elettrica percorse dolorosamente la sua
breve spina dorsale facendole rizzare il pelo plumbeo. <<
Non ha alcun senso che debbano entrambi soffrire così.
>>
<<
Dichiarare guerra ad un mulino a vento: questo non ha senso.
>>
Le membra di
Judy si irrigidirono; la sua mente, oltremodo provata, partita per
un'ascissa tutta sua su chissà quale piano cartesiano,
vomitava cattiverie che faceva fatica a non far vibrare fra le sue
corde vocali.
Un silenzio
grave inspessì l'aria dell'ufficio; la rese torbida e
difficile da filtrare nei polmoni.
Judy si
sentiva come se stesse lentamente affogando in un'acqua paludosa e
melmosa, talmente densa da non consentirle nemmeno una breve bracciata,
un unico, rigido colpo di zampa che avrebbe potuto trarla in salvo, o
almeno darle l'illusione di tornare verso una riva sicura, un porto
felice.
Il bastimento
stava lentamente affondando con il suo capitano, ma Judy avrebbe
trascinato nell'oblio dell'abisso qualcun altro con lei.
<<
Forse non ha senso per te, Nick. Ma se si tratta di un qualcosa che non
ti riguarda, meglio lasciar correre giusto? >>
Il peso di
quell'enorme bugia le rovinò addosso, come un macigno tra
capo e collo, con una violenza tale da farla gemere. Era un'accusa
pesante, priva di prove oggettive - e Judy stessa sapeva bene quanto il
suo partner fosse in grado di entrare in empatia con i problemi altrui;
non ne aveva dato prova anche con lei? -; quelle parole scivolarono
lente lungo il suo soffice pelo lasciando dietro di loro un sentore
venefico, una vergogna difficile da scacciare.
Lo
sentì emettere un ringhio sommesso, una breve vibrazione che
risuonò nella sua gola, appena prima che le sue zampe
artigliassero la seggiola sulla quale era seduta costringendo la
medesima a girare verso di lui.
Lo scatto fu
veloce, quasi impercettibile, e la foga che Nick aveva messo in
quell'unico, disperato tentativo di poterla guardare nuovamente in
quegli enormi occhi viola era stata tale che il contraccolpo la spinse
con violenza contro il grande schienale imbottito della sedia girevole.
Judy
squittì appena per l'improvviso spavento e raccolse le gambe
al petto in un gesto involontario, forse pronta a vibrare una forte
zampata in direzione di quel predatore in escandescenze che ora la
stava guardando dritta in quelle pupille dilatate per la paura. Il
nasino rosa tremava insistentemente sotto la morsa del suo respiro
corto, il cuore galoppava come volesse saltar fuori dalla sua gabbia
toracica in qualsiasi momento, pronto a quella vile fuga che la sua
stessa padrona stava meditando di perpetrare in un moto dettato
unicamente dal suo istinto di preda.
Era pur sempre
un coniglio. Un coniglio messo alle strette da una volpe.
Le mascelle
serrate di Nick malcelavano ancora quel suono gutturale che si
innalzava lento e ronzante dalla sua gola, da quel collo teso, e che
raggiungeva le orecchie di Judy ovattato attraverso quelle zanne
affilate che le sue sottili labbra nere mostravano, nivee e perfette
nella loro intimorente affilatezza.
Ma il viso del
predatore si palesava in un ossimoro perfetto: se le fauci sembravano
bramare le carni tenere e dolci di Judy, gli occhi, così
verdi e spalancati su quel mondo imperfetto, tradivano un sentimento
diverso: a Judy parve di guardare nuovamente negli occhi quella
castorina rassegnata che, quella stessa mattina, aveva incontrato
nell'ufficio del capitano.
<<
Pensi che sia davvero questo il punto, Judy? >>
sibilò a denti stretti Nick rinvigorendo la presa sul
tessuto sottile dello schienale; i suoi artigli sprofondarono nel
ventre molle e giallo della gommapiuma, ma non sembrò
curarsene. << Lo sai perchè a John va bene
cosi? Perchè Vanessa lo ama, e lui ama lei. Loro si amano e
questo va al di là di ogni insulto, al di là di
ogni provocazione e, sì, anche al di là di ogni
violenza fisica. >>
Le parole di
Nick affondarono come lame nelle carni molli di Judy, coltelli roventi
che incidevano nei suoi muscoli e nelle sue viscere il concetto che il
predatore voleva rimanesse impresso per sempre. E forse anche di
più.
<<
Sai cosa pensa, John? Io ho lei, ed il resto non conta.
Fintantochè ho lei a darmi forza, posso sopportare il marcio
in cui prima o poi annegheremo. >>
Il tono di
voce della volpe scemò così come le sue zampe,
lentamente, calarono al di là della stoffa, sopra le spalle
tremanti di Judy.
<<
Ho lei, e lei ha me >> sussurrò appena,
così debolmente che a malapena la frase risuonò
nelle lunghe orecchie cineree della partner << Il resto
non conta. >>
Una piccola
lacrima peccatrice si abbandonò oltre l'occhio indaco di
Judy, lambendole il muso lungo tutta la sua lunghezza e fermandosi sul
collo, là dove il pelo appena più folto la
inghiottì facendola sparire per sempre, come se non fosse
mai caduta; l'unico testimone del suo passaggio discreto era il vello
appena umido che l'aveva accolta poc'anzi, subito dopo che si fu
palesata senza che la coniglietta potesse fare nulla per fermarla.
Nick,
accigliato, spazzò via quel velo umido dalla gota paffuta
della partner con un leggero tocco della sua zampa fulva; fece sparire
quel fastidioso sentore bagnato come se fosse indesiderato, una cosa
fuori posto, una brutta piega scovata su una delle sue camicie hawaiane.
Schioccò
la lingua ruvida contro il palato con una nota di soddisfazione quando
anche l'ultima perla di quella stilla salata andò perdendosi
fra il manto di Judy, dando l'idea di non aver mai solcato quella
guancia.
Dal canto suo,
Hopps non capì appieno il motivo di quella sua reazione al
dolore che Nick malcelava sotto una maschera iraconda, di quel dolore
che sentiva anche suo in qualche anfratto del suo essere.
Era solo per
il fatto di essere un coniglio, e dunque emotivo ed empatico per
antonomasia? O c'era dell'altro?
Qualcosa
suonava nella testa di Judy, note dissonanti che cercavano di comporre
una melodia già ascoltata da qualche parte; ma le note non
trovavano lo spazio che loro spettava in quello spartito: si buttavano
a casaccio su un rigo o sull'altro, dando luogo ad una sinfonia
stridente che non riusciva ad armonizzarsi nel suo insieme. Avrebbe
voluto darle un nome - per tutti i cracker al formaggio, era sicura di
sapere di cosa si trattasse! -, ma c'erano dei significati che ancora
le sfuggivano, e, da brava coniglietta sciocca, non riusciva a serrare
le zampe affusolate attorno a quel concetto perentorio che sembrava si
divertisse a sfuggire alla sua presa.
Se due
mammiferi di specie diverse non erano liberi di esternare il loro amore
dinnanzi al mondo intero, come e perchè questo concetto
amaro ed indigesto la saturava fino alla nausea? Sotto quale vessillo
l'intrepida Judy Hopps di Bunny Burrow si schierava: la poliziotta
integerrima pronta a difendere gli innocenti in scacco? O la prossima
co-protagonista del secondo atto della tragedia a cui aveva assistito
quella mattina?
Non sapeva
fornire risposta a nessuna di quelle domande che frullavano veloci,
come ali di colibrì, nella sua testa affollata di sentimenti
e verità.
Con un grosso
sospiro, nascose il musino tremante nel collo di Nick, appena sopra la
sua clavicola; lì, era sicura, la folta pelliccia color
crema della volpe l'avrebbe nascosta, avrebbe ovattato per qualche
istante il clangore di un mondo spesso ostile. Avrebbe voluto sparirci,
in mezzo a quel pelo: era senza ombra di dubbio il porto sicuro che
andava cercando una manciata di discorsi prima. Sentiva il cuore del
partner pulsare a fondo nella gola e lì si ritenne
soddisfatta; niente più melodie disarmoniche: il sangue
pompava veloce e regolare seguendo alla perfezione un tracciato
già scritto, dandole quasi l'impressione di aver varcato una
soglia benevola e famigliare.
Come se fosse
una diretta conseguenza, la meta prestabilita di un viaggio impervio,
anche le sue braccia cercarono conforto in mezzo a quel pelo vermiglio,
cingendo il sottile busto di Nick in una salda presa alla Hopps.
Resta,
resta qui e lotta con me, pareva urlare
quell'abbraccio, ma Judy non diede voce a quel grido silenzioso. Non ne
avrebbe avuto il coraggio.
Nick Wilde,
piacevolmente sorpreso da tanta presa d'iniziativa, spianò
finalmente la fronte e non pensò più a nulla, se
non a bearsi di quel contatto inaspettato, quel calore inatteso, quel
cuoricino galoppante che scalpitava contro il suo torace, quel lieve
sentore di erba fresca che s'irradiava dal pelo di Judy.
<<
Carotina, carotina >> mugugnò dunque appena
sopra la sua testa << Se mi vizi così, dovrai
prepararti a dispensare abbracci del genere più spesso.
>>
Judy
ammassò una manciata indistinta di bofonchii e mugugni; non
era in grado di articolare alcuna risposta sensata in quel momento.
Aveva la testa
nella medesima bolla di sapone febbricitante che la colpiva quando le
capitava di contrarre l'influenza: quando la temperatura corporea
saliva, i pensieri fluivano lisci e setosi, ricoprivano la sua mente
con un velo leggero, e non era in grado di esternarli con chiarezza al
mondo che svettava al di fuori dalla sua nuca.
<<
... Mi comporterei esattamente come John. >>
sospirò Nick mentre ricambiava quell'abbraccio nella maniera
più delicata che gli era concessa - quella carotina era
talmente minuta che aveva paura di poterla sgretolare!
<<
Mh? >>
<<
Ho detto che mi comporterei esattamente come lui. Non mi importerebbe
nulla di quello che il mondo potrebbe pensare. >>
<<
Se si trattasse di te... ? >>
Judy
allontanò appena la testolina grigia quel tanto che le
bastò per poter scrutare quelle pozze verde speranza e
leggere se vi fosse scritto o meno il vero, se le parole che uscivano
dalla bocca della volpe trovavano riscontro nella sincerità
dei suoi occhi.
Quello sguardo
fiero ed un po' beffardo che vi trovò la rincuorò
come la migliore delle notizie.
Non mentiva.
Qualcosa di
buono ne sarebbe sicuramente uscito, prima o poi.
Mah... Non
sono soddisfatta al 100%. Mi pare un minestrone un po' confuso... Ma
non riesco ad adattarla in nessun altro modo.
Io ci provo ad
affrontare questo blocco
dello scrittore... Prima o poi lo
supererò. Vi ringrazio infinitamente per essere giunti fino
a qui. Siete dolcissimi!
Alla
prossima... Spero!
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