ReggaeFamily
Accidents
happen...
System
Of A Down - Kill Rock N' Roll
♫
Jacob ♫
“Dolcezza,
posso farti una domanda? Ma vai in giro con il foulard al collo pure
d'estate?!”
Non
appena Daron aprì la porta della sala prove e si ritrovò
di fronte Ellie, senza nemmeno preoccuparsi di salutare, se ne uscì
con quella domanda.
Scoppiai
a ridere. “Bravo fratello, è la stessa cosa che mi
chiedo anch'io!”
“Jake,
stai zitto. Daron, io e te oggi cominciamo proprio con il piede
sbagliato con quel dolcezza!” si difese subito lei con
ironia.
“Beh
chitarrista, che dobbiamo fare? Ci lasci entrare o dobbiamo stare qui
a prendere polvere?” intervenne Johanna, intrufolandosi nello
spazio tra Daron e lo stipite della porta.
Allora
lui indietreggiò di qualche passo e, accennando un piccolo
inchino, ci accolse: “Ladies and gentlemen, vi do il benvenuto
nel nostro modesto cantuccio!”
“Comunque:
ciao Daron, stiamo tutti molto bene, grazie per avercelo chiesto!”
lo punzecchiò ancora la batterista.
“Ellie,
non hai risposto alla domanda!” feci notare, mentre raggiungevo
Daron e gli mollavo una pacca sulla spalla in segno di saluto.
“Appunto,
io sono curioso!” aggiunse lui.
Mi
guardai attorno: dopo aver varcato la porta ci eravamo ritrovati in
un breve e stretto corridoio immerso nella penombra. A qualche metro
da noi si apriva l'ingresso in quella che doveva essere la vera e
propria sala prove, da dove proveniva un leggero vociare e una forte
luce.
“Malakian,
cosa stai combinando con i nostri ospiti?” gridò a un
certo punto Shavo.
Così
lanciai un'occhiata complice a Noah e, appiattendomi contro il muro
per superare il chitarrista, mi diressi verso gli altri tre,
infilando le mani nelle tasche dei jeans e fischiettando serenamente.
“Allora ragazzi, come butta? Vi siete ripresi dalle sbronze del
tour?” esordii con un sorriso.
Dovetti
trattenermi per non restare a bocca aperta a osservare la magnifica
stanza in cui mi trovavo: aveva le pareti scure, di una tonalità
porpora, probabilmente rivestite in velluto; la luce, diffusa da
numerose lampade sparse ovunque, era calda e dolce. Accanto alla
maestosa batteria, la Tama di John che conoscevo bene, giacevano
alcuni amplificatori; sulla parete opposta era addossato un grande e
capiente divano. A pochi metri dalla porta invece regnavano una
tastiera e un mixer, il tutto con talmente tanti bottoni e levette
che pareva provenire da un film di fantascienza.
All'improvviso
era come se fino a quel momento non avessi mai capito un cazzo di
musica e strumenti.
“Ciao
Jacob!” mi salutarono John, Serj e Shavo. Quest'ultimo era
comodamente stravaccato sul divano, mentre il batterista stava
rimestando in una sacca nera stracolma di bacchette. Serj, che invece
vagava per la stanza con fare inquieto, si avvicinò a me e mi
sorrise per poi intrufolarsi nel corridoio.
Noah
intanto aveva strabuzzato gli occhi da quando aveva messo piede nella
stanza e non era ancora riuscito a spiccicare parola.
Mi
avvicinai a lui e gli picchiettai sulla spalla. “Ragazzi, mi sa
che questo qui si sta per sentire male” annunciai poi.
Shavo
sollevò la testa di scatto, poi ridacchiò.
“Ma
è un impero! Questo posto è un cazzo di impero!”
sbottò allora lui all'improvviso, scuotendo la testa con fare
incredulo.
“Questo
è il nostro regalo di compleanno, mettiamola così. A
proposito: auguri!” tentò di sdrammatizzare John,
lasciando perdere la sacca e avvicinandosi a noi due per batterci il
cinque.
“Auguri
Noaaah!” presi a strillare, cominciando a girare attorno al mio
amico.
Sì,
mi piaceva troppo fare l'idiota, era assai divertente.
“Auguri!”
La voce di Daron riecheggiò dal piccolo andito, poi lo vidi
piombare all'improvviso nella stanza con un grido assordante e
gettarsi letteralmente addosso a Noah, abbracciandolo amichevolmente.
“Oddio
Daron, sto soffocando... levati!” protestò lui,
scrollandoselo di dosso e tuffandosi sul divano accanto a Shavo per
evitare altri attacchi.
Intanto
Shavo aveva preso a ridere senza controllo, e le risa aumentarono
quando Daron prese di mira John e gli si aggrappò al braccio.
“Allora,
cosa state combinando?” intervenne Serj, che era finalmente
tornato dall'ingresso con le ragazze.
Dopo
il solito giro di saluti, Johanna mi si avvicinò. “Jaky,
dolce Jaky, cosa ci fai qui impalato? Non la appoggi la tua
chit... oh merda, la Tama!” esclamò poi spalancando
occhi e bocca.
Si
avvicinò allo strumento lentamente, come se si trovasse
davanti a chissà quale reliquia egizia, e sfiorò con le
dita il bordo di quello che doveva essere un China, ma non ne ero
molto sicuro, non me ne intendevo di piatti. Io la affiancai e
osservai a mia volta il set che mi trovavo di fronte: le pelli dei
tamburi, bianche e pulite, erano solo leggermente consumate al
centro.
“È
strano” osservai.
“Cosa?”
domandò la mia amica curiosa.
“Io
pensavo che dopo una sola suonata le pelli di John fossero da
buttare, invece queste sono tenute benissimo.”
“Te
l'ho detto un sacco di volte: anche nel metal, se si suona in maniera
controllata, lo strumento non si rovina. Non è necessario
pestarci sopra come se si stesse piantando un chiodo” spiegò,
facendo scorrere le dita sul bordo di un tom.
“Già”
concordò una voce dietro di me.
Mi
voltai e solo allora mi resi conto che John era arrivato alle nostre
spalle; in una mano stringeva un paio di bacchette.
“John,
la tua Tama è... non lo so!” cinguettò lei con
gli occhi che brillavano.
“Tieni,
suonala” propose lui con semplicità, tendendole le
bacchette.
“Ma
stai scherzando? No, e se te la rovino?”
“Puoi
anche sfasciarla, ne ho altre. Dai Jo, siamo qui per suonare, no?”
Lei
allora non se lo fece ripetere due volte; si fiondò sul
seggiolino ed esaminò attentamente la posizione di ogni
singolo pezzo.
“No,
vabbè, ragazzi... devo assolutamente farle una foto!”
strillò Ellie, che probabilmente si era accorta solo in quel
momento di ciò che stava per accadere.
“Sì,
la foto con John!” concordò Shavo.
Così
il batterista si posizionò al suo fianco con un'espressione
seria ed Ellie si adoperò per scattare una foto.
“E
sorridi una volta nella vita!” lo prese in giro Johanna
dandogli leggermente di gomito.
“Una
rockstar non deve mai sorridere” fece notare Daron in tono
solenne.
“Ah
sì? Vogliamo fare una prova?” lo sfidò Serj
improvvisamente divertito.
“E
noi che facciamo? Non suoniamo?” intervenni allora, portando
fuori la mia chitarra dalla custodia che fino a quel momento avevo
tenuto su una spalla.
“Uh,
fai vedere!” esclamò Daron con entusiasmo, prendendo
delicatamente l'oggetto dalle mie mani.
“Non
è un granché... ma suona!”
“Adesso
vado a prendere la mia e piazziamo un casino! Dai, montiamo tutto!”
Ah,
quanto mi sentivo bene! Non sapevo se fosse normale o no, ma con i
System Of A Down mi sentivo a casa, si era da subito creato un legame
quasi di fratellanza. Per quanto mi riguardava, mi comportavo
esattamente come tra amici.
Mentre
collegavo la mia figlioletta all'amplificatore, sentii Johanna
che si lasciava andare e suonava qualcosa con la batteria. “Vai
Jo, facci sognare!” le gridai con un sorriso incoraggiante. “E
questa chi la conosce?” chiesi poi, prendendo a suonare il riff
iniziale di Kill Rock N' Roll.
Daron,
dopo aver ascoltato per qualche istante come lo stavo eseguendo –
abbastanza bene, perché mi piaceva e mi ci ero esercitato
parecchio – cominciò a dimenarsi ed esultare: “Sì,
mi sono svegliato con questa canzone in mente oggi! Spacchiamo
tutto!”. Detto ciò, cominciò a improvvisare e
strimpellarci sopra con la sua chitarra.
“Ma
io questa non la so suonare, non mi ricordo bene! John, mi
sostituisci?” si lamentò Johanna, battendo le bacchette
tra di loro.
“Non
ci penso nemmeno, ora voglio che suoni tu!”
In
quel momento il basso suonato da Shavo esplose nell'amplificatore,
cogliendoci alla sprovvista.
“Ma
come facciamo con due bassi?” domandò Noah perplesso.
“Ma
dai, e tu ti preoccupi di fare qualcosa di sensato?” lo
rassicurò Shavo con una risata.
“Basta,
ho detto di cambiare canzone!” ci fulminò con
un'occhiata la batterista, brandendo minacciosamente le bacchette
verso me e Daron. “Oh mio dio, ma qui c'è il doppio!
Come si usa quest'aggeggio? John, mi sa che snobberò il tuo
doppio pedale!” commentò poi, chinandosi per osservare
meglio la sua nuova scoperta.
Un
tonante e inaspettato grido di Serj al microfono ci fece sobbalzare e
lanciare grida di spavento; quando lo vidi ridacchiare divertito e
scambiare un'occhiata complice con Ellie mi rivoltai: “Che
bastardi, smettetela di allearvi!”.
“Allearci?
Ma sei visionario!” si difese la ragazza, anch'essa con un
microfono in mano.
“Voglio
anch'io un microfono!” si lagnò Daron girando in tondo
come una trottola.
“Oh,
ma vogliamo suonare? Non rompere le palle, sono stanca di stare
impalata!” si spazientì Johanna, cominciando a suonare
un ritmo incalzante e allegro.
“Ma
io volevo Kill Rock N'...” cercò di protestare
Daron, ma fu subito interrotto da uno sbuffo irritato di Shavo.
“Le
linee di basso diverse sono da paura!” commentai dopo circa un
minuto, notando che Shavo e Noah avevano inventato degli accordi sul
momento che non avevano nulla a che fare tra loro, ma la loro unione
era allucinante.
Preso
dall'entusiasmo, mi buttai a capofitto sul mio solito levare e Daron
iniziò a improvvisare improbabili assoli con effetti
altrettanto improbabili.
“E
noi qui cosa cantiamo?” sentii domandare a Ellie.
“Uhm...”
Serj adattò alla base il testo di una canzone dei System: non
ne ero sicuro, ma mi parve di riconoscere qualche parola di
Marmalade.
“No,
improvvisiamo! Facciamo freestyle!” esclamò la ragazza,
per poi prendere a blaterare frasi a caso che spesso non avevano un
senso compiuto e provocavano le risa di tutti.
Tu
non sai perché protesto,
questo
è un libro di testo,
Serj
non mi rende il resto!
Nel
frattempo il cantante si esibiva in un grido in scream, John rideva
come se non ci fosse un domani abbandonato sul divano, Johanna
suonava talmente concentrata che aveva messo su una smorfia
involontaria e Daron girava come una trottola e ballava mentre
vaneggiava con la sua chitarra. Lo imitai e mi esibii nelle mie
solite mosse provocanti che facevano sempre scoppiare a ridere
le ragazze.
“Cambio
di programma!” annunciò il mio collega, trasformando il
suo assolo improvvisato nel giro di chitarra di She's Like Heroin.
“La
canzone che non avete mai suonato dal vivo!” osservai,
dondolando da una parte all'altra con un sorriso radioso, felice come
un bambino.
Ellie
lanciò un grido di approvazione. “Sì, amo cantare
questa canzone!”
“Vai
dolcezza!” strillò Daron, saltellando fino alla cantante
e regalandole un sorrisetto ammiccante.
“Oh,
finalmente una canzone che so suonare! Cioè, almeno mi ricordo
la struttura... John, dopo questa orribile performance mi toglierai
il saluto!” affermò Johanna, per poi iniziare a suonare
la parte di batteria dell'intro.
John
parve illuminarsi; afferrò un paio di bacchette, si avvicinò
alla batteria e si posizionò in piedi esattamente di fronte
alla ragazza. “Stiamo facendo casino, e allora facciamolo bene!
Suoniamo la batteria in due!”
Tutti
scoppiammo a ridere e approvammo l'idea di quel genio di Dolmayan.
Ellie
cominciò a cantare, ma alla fine per la stanza si diffuse un
coro da stadio generale. Mi stavo divertendo un sacco e poco
importava se sbagliavo: nessuno stava facendo la cosa giusta; se
qualcuno ci avesse visto dall'esterno ci avrebbe scambiato per una
gabbia di matti, ma per noi, musicisti pazzi, quello era il paradiso!
Alla
fine tutti ridevamo e non riuscivamo quasi a suonare.
“Adesso
voglio Kill Rock N' Roll, vi prego!” ci supplicò
Daron dopo dieci minuti di puro vaneggio, saltellando e cercando la
mia complicità.
“Sì,
vi prego, è troppo divertente! Io e il mio amichetto Daron
vogliamo Kill Rock N' Roll! E poi la mia amata chitarra la
vuole suonare, vero figlioletta mia?” concordai,
stringendo amorevolmente il mio strumento tra le braccia e
accarezzandolo come fosse una bambina.
“Ma
io non so fare i passaggi, uff! Dai Johnny, sono stanca,
sostituiscimi!” si lamentò Johanna, alzandosi e
lasciando le bacchette sul timpano.
Ah,
lei e la sua mania di trovare nomignoli stupidi! Con Johnny aveva
toccato il fondo, o forse il peggiore era Jaky quando si rivolgeva a
me.
“E
va bene, ma poi tu cosa fai?” cedette lui preoccupato.
“Ti
osservo con ammirazione o canto insieme a Ellie come una pazza o
entrambe le cose contemporaneamente” lo rassicurò lei,
avvicinandosi all'altra ragazza e circondandole le spalle con un
braccio.
“Evviva,
adesso mi sento completo!” esultò Daron, che finalmente
era stato accontentato.
Dovetti
ammettere che le mie compagne di band e Serj se la cavavano davvero
bene con coretti, armoniche e doppie voci varie, ma venni distratto
dalle smorfie impossibili di Daron: non si limitava a storcere la
bocca, ma sgranava anche gli occhi e a volte risultava piuttosto
strabico.
Mi
veniva da ridere talmente tanto che fui tentato di smettere di
suonare.
Il
pezzo più bello fu quando tutti insieme cantammo:
Eat
all the grass that you want,
accidents
happen in the dark.
Eat
all the grass that you want,
accidents
happen in the dark.
Calò
il silenzio e Serj pronunciò accidents happen, ma un
istante dopo piombammo nella più totale oscurità.
Scoppiai
a ridere, seguito a ruota da tutti gli altri. “No ragazzi,
questa scena è stata fottutamente epica!”
“Oh
merda, ma è mancata la corrente?” borbottò Daron.
Lo sentii procedere a tentoni e sbattere contro qualcosa per poi
imprecare.
“Fermo
Malakian, per favore, stai fermo!” lo ammonì John, che
intanto non riusciva a riprendersi dalle risate e ogni tanto
percuoteva qualche parte del corpo non meglio definita contro qualche
pezzo della batteria. Se avesse riso un altro po', probabilmente ci
si sarebbe direttamente sdraiato sopra.
“Facciamo
una cosa: lasciamo tutto qui e usciamo, anche perché sto
morendo di caldo. Quando tornerà la corrente rimetteremo tutto
a posto” decise Serj, sempre con la situazione sotto controllo.
Riuscimmo
a uscire dalla stanza solo quando Shavo ci illuminò il
percorso con la torcia del suo cellulare. Io mi dovetti affidare a
Ellie, dato che al buio non sapevo come muovermi e avrei potuto
combinare qualche casino.
Così
ci ritrovammo sulla terrazza di fronte alla porta d'ingresso,
rialzata dalla strada per mezzo di una piccola gradinata e separata
da essa da uno spiazzo, in cui sia noi che i ragazzi avevamo
parcheggiato le nostre macchine.
“Oh,
adesso che siamo qua fuori ce la possiamo anche fumare!”
affermò Johanna, portando fuori il suo pacchetto di sigarette
e tendendolo anche a Noah. “Jake, tu?”
Scossi
il capo. “Non sono un grande fan delle sigarette, lo sai.”
“Se
vuoi abbiamo roba più pesante qui” annunciò Shavo
in tono complice.
“Shavo...”
lo ammonì Serj.
“Grazie
socio, ti voglio bene!” accettai, avvicinandomi a lui.
Mentre
fumavo in compagnia di Shavo, John e Serj, osservai gli altri quattro
che chiacchieravano allegramente.
Daron
si divertiva un mondo a provocare le due ragazze perché loro
gli rispondevano a tono, ma solo in quel momento mi accorsi dei suoi
quasi impercettibili tentativi di avvicinarsi a Ellie. Il chitarrista
ogni tanto la osservava da capo a piedi, soffermandosi ovviamente sui
punti più importanti.
La
verità è che sia lei che la sua gemella erano davvero
belle, avevano un fisico da paura e non si accorgevano di essere
assai attraenti; io le avevo lasciate subito perdere sotto quel punto
di vista perché sapevo che non avrebbero mai accettato e non
mi andava di rovinare un'amicizia, del resto potevo trovare tante
altre ragazze quando volevo, ma per chi le conosceva da poco doveva
essere difficile distogliere lo sguardo da loro.
Già,
peccato che Ellie fosse perdutamente innamorata di Noah e in ogni
caso non avrebbe mai voluto uno come Daron.
Ridacchiai
al pensiero che di lì a poco ne avremmo viste davvero delle
belle.
“Jake,
dai, vieni qui!” mi richiamò Johanna.
Mi
avvicinai a loro, dato che avevo finito di fumare e non ne avevo più
voglia.
“Poverino
Rock N' Roll” stava blaterando Daron, ancora in fissa con la
canzone che stavamo suonando poco prima.
“Ma
si può sapere cosa accidenti vuol dire quella canzone? È
completamente nonsense, ma quanto avevi fumato quando hai scritto
quel testo?” domandai all'improvviso, dando voce a un dubbio
che mi ronzava in mente da anni ormai.
“Allora,
adesso vi racconto la triste storia di Rock N' Roll” esordì
il chitarrista in tono solenne, e noi quattro ammutolimmo. “Tutto
cominciò una notte di tanti anni fa: stavo viaggiando in
macchina per una strada di periferia e all'improvviso... crack!
Avevo investito una povera bestiolina. Sono sceso dalla macchina in
preda ai sensi di colpa e mi sono accorto che si trattava di un
povero e piccolo coniglietto indifeso. Capite? Lui stava mangiando
tranquillamente l'erbetta sul ciglio della strada, poi sono arrivato
io e l'ho ucciso! A questo punto per sdebitarmi ho voluto almeno
cercare un nome figo per lui, così ho optato per Rock N' Roll.
Poi ho scritto la canzone su di lui e fine della storia.”
Dopo
qualche istante di silenzio in cui io e i miei amici ci scambiammo
occhiate perplesse, si diffuse una risata generale.
“Non
dire stronzate, ti sei inventato tutto sul momento!” lo accusò
Johanna incredula.
“Non
sto dicendo stronzate, se vuoi puoi chiedere conferma agli altri!”
“Oddio,
e io che pensavo ci fosse chissà quale significato allegorico
dietro!” commentò Noah tra le risate.
“Confermo
la mia tesi: quando l'hai scritta dovevi aver fumato molto”
conclusi in tono serio, incrociando le braccia al petto.
“Che
ne dite di andare a fare una passeggiata? Non ne posso più di
stare fermo in piedi” ci interruppe John. Shavo e Serj
sembravano intenzionati a seguirlo.
“No,
ma davvero ci dobbiamo muovere? Io non ne ho voglia” protestò
il chitarrista con uno sbuffo.
“Allora
tu rimani qui” tagliò corto Shavo, cercando i nostri
sguardi per capire le nostre intenzioni.
“No,
che palle, non voglio rimanere da solo! Voi dovete andare?”
Tutti
assentirono all'unisono.
“Su
Daron, camminare fa bene alla salute!” cercò di
incitarlo Ellie.
Scendemmo
le scale e ci dirigemmo verso la strada.
Ci
trovavamo in uno dei tanti quartieri periferici tra le colline
losangeline; si respirava un'atmosfera tranquilla e pacifica e le
piccole stradine erano quasi deserte, a eccezione di qualche pedone o
qualche auto di passaggio. L'isolato residenziale in cui ci trovavamo
era piuttosto carino, presentava delle semplici villette a schiera
dipinte in colori allegri e illuminate dalla luce gialla dei numerosi
lampioni.
“Secondo
voi ho fatto una figura di merda? Stavo suonando a caso”
mormorò Noah, che passeggiava vicino a me ed Ellie. Eravamo
gli ultimi della fila e davanti a noi trotterellavano Johanna, Shavo
e Daron.
“Ma
non ti rompi mai i coglioni delle tue stesse paranoie?” gli
domandai. Certo che si poneva una marea di problemi il mio amico.
“Ma
dai Noah, per caso qualcuno stava suonando bene?” gli fece
notare la ragazza.
“Ehi,
con questo cosa vorresti insinuare?” intervenne Johanna,
voltandosi verso di noi e continuando a camminare all'indietro.
“Che
hai suonato male!” la provocò sua sorella con una
linguaccia.
“Non
ti permettere” la minacciò scherzosamente l'altra,
avviandosi a passo di marcia verso di lei.
“No!
Jake, aiuto!” strillò Ellie con una risata, appendendosi
letteralmente a me.
Io
la strinsi in un abbraccio soffocante. “Non temere El, sarò
la tua guardia del corpo!”
“Staccatevi,
altrimenti non riuscite a camminare” osservò l'altra
ragazza.
“Ah,
cosa c'è, sei gelosa?” Detto questo, lasciai andare
Ellie e corsi ad abbracciare affettuosamente Johanna.
“No,
uffa!” protestò lei fintamente irritata. Erano rari i
momenti in cui si lasciava abbracciare a dir la verità:
tormentava sempre gli altri, ma non voleva essere tormentata.
“E
invece sì!” Continuai a stringerla, poi mi limitai a
circondarla poco sopra la vita con un braccio e continuammo a
camminare accanto a Daron e Shavo.
“Ellie
è cattiva, dice che suono male!” si lagnò.
“La
mia guardia del corpo mi ha già tradito!” sentii dire a
Ellie.
“Allora,
cosa vuoi che ti dica, piccola Jo Dolmayan?” la presi in giro,
trovando un nomignolo che in effetti era una figata.
“Sa
molto di matrimonio però” commentò Daron con una
smorfia.
“Eh?
Chi mi cerca?” chiese John a sproposito, sentendo nominare il
suo cognome.
Io
e la mia amica scoppiammo a ridere.
“Oh,
che figo ragazzi! Una casa abbandonata! Com'è che non l'avevo
mai notata?” esclamò all'improvviso Shavo, fermandosi di
botto. Ellie, colta alla sprovvista, andò a sbattergli contro,
ma lui nemmeno se ne accorse.
Ci
trovavamo davanti alla classica struttura da film horror: piccolo
giardino incolto, ma senza nessun cancello a separarlo dalla strada,
qualche finestra rotta, piante rampicanti sui muri e la porta
d'ingresso che andava in pezzi.
“Niente
di nuovo” sospirai con fare annoiato.
“Però
al buio mette un po' i brividi” obiettò Johanna. Sapevo
che era contenta di aver trovato quel posto: non credeva a nessuna
presenza paranormale, proprio come me, ma quei posti da brivido la
affascinavano un sacco.
“Beh?
Shavo, hai intenzione di contemplare questo posto per il resto della
serata?” domandò Serj, osservando con aria perplessa il
bassista che si era avvicinato al ciglio della strada con gli occhi
che brillavano, come se avesse trovato chissà quale tesoro.
Poi
si voltò e, con lo stesso entusiasmo di un bambino la mattina
di Natale, propose: “E se entrassimo a esplorarla?”
♪ ♪ ♪
Ciao
lettoriiiiii!
Stavolta
vi ho lasciato un capitolo davvero lungo, ma avevo un sacco di idee e
volevo inserirle tutte! Avevo paura di regalarvi un capitolo noioso,
così l'ho riempito per bene e nel frattempo sto mostrando un
po' di dinamiche tra i personaggi!
Certo
che sono proprio sfigati questi qui: per una volta che hanno deciso
di suonare tutti insieme, è mancata la corrente! :P
Sono
qui innanzitutto per dirvi che la canzone dei System citata e
suonata, She's Like Heroin,
sarà utilizzata per un altro capitolo. Qui era più
importante inserire Kill Rock N' Roll :)
Piccola
curiosità su She's Like Heroin: come ha detto Jake nel
capitolo, la canzone non è mai stata suonata dalla band in
live. Non da tutti almeno, solo da Daron nel 2016 in concerto con un
altro gruppo a caso :D
Piccola
curiosità su Kill Rock N' Roll: la storia che Daron ha
raccontato sulla canzone è vera, è stata davvero
ispirata dal fatto che aveva investito un coniglio! Adesso si spiega
il testo nonsense e indecifrabile XD
Per
il resto, spero abbiate apprezzato il capitolo interamente dal punto
di vista di Jacob; non gli avevo mai dato spazio, così ho
deciso di dedicargli un intero aggiornamento ;)
Sì,
ve lo confesso: mi sono perdutamente innamorata di Jake! L'ho creato
e ci ho perso la testa, so di non essere normale... però *___*
Grazie
ancora a tutti i lettori e recensori, vi adoro perché riuscite
sempre a strapparmi un sorriso e accrescere la mia voglia di
continuare questa storia! Spero non stia deludendo le vostre
aspettative e non le deluda mai :3
Ah,
e... preparatevi psicologicamente per il prossimo capitolo!!! ♥
|