CAPNOVEFF
Capitolo 9
La Preside sobbalzò quando si accorse che il suo
ufficio era già occupato. Prese tempo sistemandosi gli occhiali sul
naso, dando una lunga, torva occhiata a Narcissa e Delphi.
“Delphini Lestrange,” disse, trattenendo le dita
sulle tempie. “Nei guai. Di nuovo.”
Narcissa strinse la spalla al nipote. Cautela, supplicò
mentalmente, sii gentile.
“È successo che...” disse in fretta Delphi, si
fermò di colpo e si mordicchiò il labbro inferiore con aria
ispirata. “... il professor Lupin non mi ha detto la parola
d'ordine per entrare nel suo ufficio, professoressa McGranitt.”
La McGranitt alzò le sopracciglia.
“Imperdonabile,” sibilò, il volto immobile come il
cielo prima di una tempesta. “Il motivo per cui il professore ti ha
mandato da me decade, quindi.”
Delphi spalancò gli occhi.
“Sul serio?”
“Certo che no. Spiega, subito, e senza
divagare.”
Delphi guardò Narcissa e lei si sforzò di sorridergli.
Il volto del ragazzino le aleggiò davanti anche dopo che lui l'ebbe
rivolto in direzione della Preside ed ebbe preso a raccontarle la sua
pericolosa bravata.
Delphi somigliava davvero a Lupin? Aveva scacciato
subito l'idea e anche riflettendoci la risposta era che no, non gli
somigliava, non come Draco con Lucius, comunque.
Forse gli occhi, però...
Notò che la Preside aveva ridotto le labbra a un'unica
sottilissima linea.
“Volevi solo dare un'occhiata? La prossima volta, per
assecondare la tua curiosità, cosa farai? Una gita nella Foresta
Proibita? Un picnic sotto al Platano Picchiatore?”
“Platano Picchiatore? Cos'è? Dov'è?”
La Preside, chissà come, serrò ancor di più la
mascella: le labbra erano scomparse e Narcissa s'immaginò di sentire
i suoi denti digrignare.
“Questi non sono suggerimenti, Lestrange. In questa
scuola abbiamo delle regole e sei tenuto a rispettarle come tutti gli
altri.” Il tono della strega si fece grave, ma lo sguardo le si
addolcì impercettibilmente. “Tua madre non ti ha suggerito...”
“Bellatrix non c'entra nulla, Preside,” s'intromise
Narcissa. “Ha nascosto a Delphi che i Lupin sono nostri parenti.
Mio nipote non sapeva che il Vicepreside è un lupo mannaro, lo ha
scoperto a Hogwarts.”
Delphi annuì con semplicità.
“Proprio così. Me lo ha detto Teddy Lupin e io
neanche le credevo. Per questo poi lei...” si zittì con un
sorrisetto imbarazzato.
Fu in quel momento che Narcissa vide la somiglianza.
Probabilmente se Severus non le avesse messo la pulce nell'orecchio
non se ne sarebbe mai accorta e questa fu la prima obiezione a cui si
aggrappò. Si disse che Bellatrix e Lupin che concepivano un figlio
era un'idea semplicemente folle. Anche se sua sorella avesse
avuto una relazione con un altro mago perché i tentativi col Signore
Oscuro stavano fallendo e con Rodolphus non avevano mai funzionato ed
era inutile provarci di nascosto con lui, la scelta non sarebbe
caduta su un lupo mannaro membro dell'Ordine della Fenice. Ma Delphi
stava ancora sorridendo e lei dovette distogliere lo sguardo per
calmare un insopportabile dolore alle tempie.
“Mi scusi, signora,” si lasciò scappare Narcissa.
“Esistono foto scolastiche degli ultimi anni in cui ho frequentato
Hogwarts?”
La McGranitt aggrottò la fronte.
“Perché questa domanda, Narcissa?”
Anche Delphi la stava guardando, non poteva tradirsi.
“Niente, non ha importanza...”
“Bene. Quindi, Lestrange, sei nuovamente in punizione.
Non tollererò altri colpi di testa, è bene che tu lo sappia.”
“Sissignora,” mormorò lui, contrito.
“Parlerò col professor Lupin. Ora, se volete
scusarmi...”
***
Era un pomeriggio assolato, col Lago Nero mosso da una
brezza che ne increspava la superficie come la carezza di una mano
colossale. Molti ragazzi avevano deciso di trascorrere le ore libere
da studio e lezioni all'aperto e Teddy era una di quelli.
“Hai sentito cosa è successo?” le domando Scilla,
osservandola di sottecchi.
Naturalmente sì, lo sapeva tutta la scuola. Teddy
ancora non riusciva a credere che Delphi fosse stato così stupido da
dire a suo padre che era entrato nel suo studio con la luna piena.
Non l'aveva coinvolta, almeno quello!
“Già...” sospirò.
“Mio fratello dice che Lestrange voleva fare del male
a tuo padre perché odia i lupi mannari.”
Teddy si concentrò sulla punta delle proprie scarpe.
“Ehm... non credo.”
“Oh. Secondo te cosa voleva fare, allora?” domandò
Scilla dubbiosa.
“Una bravata, nient'altro.”
“Sembri così sicura... sai che mio fratello non è
ancora guarito dai lividi che quel ragazzo gli ha lasciato?”
Girarono attorno a un gruppo di salici e Teddy scorse il
padre appoggiato a uno dei tronchi, solo, stanco e arrabbiato e tutte
quelle sensazioni si rovesciarono dentro di lei quando incrociò il
suo sguardo. Non leggeva più nella mente delle persone, era
sbagliato come se li avesse spogliati contro la loro volontà, ma col
padre a volte non riusciva a trattenersi: si ammalava spesso e quando
era debole scivolava dentro la sua mente come un coltello nel burro.
Lui si accorse subito dell'intrusione e la rimproverò
con lo sguardo. Prima di ritrarsi, Teddy vide che suo padre non era
tormentato solo dal motivo più ovvio.
“Hai litigato con la mamma?” sbottò sorpresa,
dimenticandosi della presenza di Scilla.
Lui abbozzò un sorrisetto.
“Possiamo parlarne dopo?”
“Papà! Cosa è successo alla mamma? È ferita?”
L'uomo sorrise rassicurante.
“Sta bene. Sul serio.”
'Lo sai che non devi leggermi la mente', le
comunicò col pensiero, puntando discretamente la bacchetta su di lei
per leggere la risposta. 'Ma se serve a tranquillizzarti guarda
pure. La mamma sta bene.'
'Mi è scappato, non volevo', pensò
Teddy. Avrebbe voluto accogliere l'invito ma si vergognava troppo.
Più cresceva e meno gradiva anche quei momenti in cui perdeva il
controllo del proprio potere; farlo volontariamente, seppur col
permesso altrui, le faceva stringere lo stomaco. Se suo padre la
esortava a leggergli la mente voleva dire che era sincero. 'Ti
credo.'
L'uomo si rilassò, Teddy sapeva che era turbato dalle
sue intrusioni, il che aumentava il proprio disagio.
'Lo hai fatto con altri?' le domandò sempre
mentalmente.
Teddy sbuffò.
'Oh, papà! Certo che no! È solo che tu sei ancora
debilitato dal plenilunio e quando le persone stanno male lo faccio
involontariamente...' le scappò una risatina. 'Ma aspetta che
arrivi l'influenza!'
Suo padre scoppiò a ridere, facendo trasalire Scilla
che non capiva cosa stesse succedendo.
“Oh, scusa Scilla. Ti chiami Scilla, vero?” Lei
arrossì, non si aspettava che ricordasse già il suo nome. “Non
era nostra intenzione escluderti dalla discussione.” Si avviò in
direzione del castello, alzando una mano per posarla sulla spalla
della ragazzina e bloccandosi all'ultimo minuto.
Teddy lo osservò perplessa, suo padre era una persona
affettuosa, era la prima volta che lo vedeva trattenersi... forse era
per via del ruolo di insegnante o, rifletté, temeva che Scilla si
sarebbe spaventata perché era un licantropo.
“N-non fa niente,” balbettò timidamente Scilla,
chinando il capo così che i capelli le nascondessero il viso minuto.
“Vi va' di venire nel mio studio? Ho qualche bottiglia
di succo di zucca.”
Scilla lanciò a Teddy un'occhiata furtiva, era
nell'imbarazzo più totale e lei non capiva bene il perché. Se la
professoressa Malfoy le avesse rivolto lo stesso invito sarebbe stata
ben contenta di accettare, suo padre non era il Capocasa di
Serpeverde, però era il Vicepreside, insomma, anche se fosse stata
allergica agli insegnanti socializzare col Vicepreside non era
affatto male.
Teddy pensò di aiutarla declinando l'invito, ma quella
era un'ottima occasione per smontare la paura di Scilla per i lupi
mannari, perché la sua amica voleva liberarsi dei pregiudizi.
Inoltre a Teddy sarebbe piaciuto invitare Scilla a casa sua durante
le vacanze estive, e sentirsi a suo agio con la famiglia Lupin era
una condizione necessaria affinché il suo desiderio si avverasse,
perciò prese per mano il padre e fece un sorriso d'incoraggiamento
all'amica.
Non le importava se gli altri ragazzi l'avrebbero presa
in giro per quello, al di fuori delle lezioni lui era solo suo padre
e non era così infantile da fare le scenate che di solito facevano
gli adolescenti di fronte alle effusioni dei genitori.
Suo padre le strinse la mano un po' sorpreso ma
contento.
Stavano camminando nel corridoio del piano terra quando
incrociarono la professoressa Malfoy accompagnata da Delphi.
La donna impallidì non appena li vide.
“Tu non eri quella che non chiamava 'papino' il
Vicepreside a Hogwarts, però lo tieni per mano!” ridacchiò
Delphi.
“Tu non dovresti essere in punizione?” replicò
Teddy.
“Va bene, ragazzi, ora basta,” disse suo padre, con
un'occhiata nervosa a Delphi.
Teddy per un attimo si pentì di quello che aveva fatto,
ma aveva intuito che era la cosa giusta e sapeva che le sarebbe
servito a spiegare l'origine della sua visione, anche se ancora non
sapeva in che modo.
La professoressa rivolse una lunga, penetrante occhiata
a suo padre.
“Porgi le tue scuse al professor Lupin,” disse a
Delphi, senza staccare gli occhi dal collega.
Delphi, invece, rimproverò Teddy con lo sguardo e lei
non riuscì a controllarsi: arrossì, suo padre se ne accorse e
ancora sotto lo sguardo insistente della professoressa Malfoy,
avvampò a sua volta.
Delphi aprì la bocca ma prima che potesse parlare la
zia lo prese per le spalle, avanzando di qualche passo.
“Sembra che i colpevoli siano altri,” sibilò
gelidamente, alludendo all'imbarazzo di Teddy e di suo padre.
Li superò col naso alzato in un atteggiamento di
superiorità, affiancata da Delphi che osservò trionfante il
Vicepreside.
Ehilà! Ce ne ho messo di tempo, mi spiace. Che ne
pensate di Narcissa che shippa Bellatrix/Remus? D'altronde, come può
immaginare quello che è accaduto realmente? Anche se credo che
qualsiasi ipotesi sarebbe meno folle di quei due che fanno un figlio
XD
Spero che, anche se breve, il capitolo vi sia
piaciuto.
Nel prossimo vedremo una chiacchierata tra Delphi e
Bellatrix, prima che tutto precipiti voglio almeno un attimo con loro
due assieme.
A presto (più o meno),
Fri
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