XIII
Una
pioggia di frammenti di vetro investì Celeste, e la donna
temette che lo
specchio si fosse rotto. Fortunatamente, questo era rimasto illeso e le
restituiva lo sguardo acceso di ira e di sete di sangue
dell’elfo albino: i
suoi occhi dorati brillavano come quelli di una belva ferita e le
labbra erano
distorte in un ghigno famelico: voleva vendetta e non si sarebbe
ritenuto
soddisfatto fino a quando non avesse saziato la sua brama.
Con
un solo movimento estrasse il pugnale dalle assi della parete, mentre
la regina
recuperò lo spillone: era in evidente svantaggio; ma come
aveva ucciso il
ragazzo, poteva uccidere anche lui, sebbene si fosse rivelato un
combattete
abile ed esperto. Probabilmente, si trattava di un mercenario o di un
criminale che aveva
offerto la propria spada per avere salva la vita; il colore della sua
pelle
non gli avrebbe permesso di avere un lavoro più onesto o
meglio retribuito.
Chiunque
fosse, però, non era da sottovalutare, e la regina avrebbe
dovuto giocare
d’astuzia.
Con
uno scatto si rimise in piedi, decisa a recidere la gola di quel
ficcanaso dagli occhi d’ambra. In quel momento, la stava
studiando con
attenzione, carpendo ogni suo movimento e analizzando ogni sua mossa.
Celeste
si fiondò sull’avversario, lo spillone puntato
alla giugulare dell’altro, ma
all’ultimo fece una finta, sorprendendolo, e regalandogli una
lacrima dorata,
che gli accarezzò lo zigomo candido.
Ivory,
però, si riprese immediatamente dallo stupore, maledicendosi
per aver
sottovalutato quella donna: l’aspetto di ragazzina innocente
l’aveva
destabilizzato e tratto in inganno, impedendogli di colpire come
avrebbe
voluto: non era convinto di voler fare del male a quella creatura
delicata e
celestiale.
Ma
la creatura tanto angelica non demorse e provò un nuovo
attacco, spinta dalla
disperazione di eliminare quello scomodo testimone. Questa volta, Ivory
non si
lasciò ingannare, schivò il colpo e con
un’abile contromossa disarmò la donna e
la spinse contro la parete su cui era appeso lo specchio. Il fiato di
lei si
condensò in una nuvola di vapore che andò ad
appannare la superficie lucida. In
uno scherzo grottesco, lo specchio restituì il suo profilo
abominevole e
veritiero, che andò a fondersi con l’altro, quasi
lo specchio volesse mostrare
le due nature della donna: quella ingannevole, bellissima e ingenua, e
quella
reale, spietata e incattivita dal desiderio. La regina provò
a divincolarsi,
dibattendosi furiosamente e provò a colpire Ivory, ma
l’elfo aveva imparato dai
propri errori e si teneva a distanza dalla testa scalpitante della
donna e
dalle sue unghie. Le mise una mano sulla bocca, impedendole di chiamare
le
guardie e soccorrerla e cercò di ignorare i denti di lei che
cercavano di
scavarsi una via per la libertà.
Senza
alcun rimpianto né esitazione, Ivory trafisse la Regina al
fianco, immergendo
il pugnale fino all’elsa nelle sue carni; viscido sangue
cremisi colò lungo
il manico, e imbevve le dita e la camicia. L’elfo
ruotò il pugnale e
sangue schizzò sul suo volto e sullo specchio, che
catturò l’espressione
distorta dalla sorpresa e dal dolore della donna.
Lasciò
la presa, e il corpo
della regina si accasciò a terra, lasciando una scia di
sangue sulla carta da
parati; la bocca, lasciata finalmente libera, emise un gemito di dolore
sommesso, che si spense quasi subito, assieme all’ultima
scintilla di vita,
prontamente catturata dallo specchio.
«Una
vita in cambio di una vita» commentò lapidario.
Ivory
sollevò lo sguardo e incrociò quello della sua
immagine riflessa, sebbene non
fosse propriamente lui: gli anni di guerre, fatiche e privazioni erano
scivolati via lasciando al loro posto pelle liscia e serica, priva
delle
cicatrici e delle rughe; il suo naso era stato sistemato e il taglio
provocato dallo
spillone si era rimarginato senza lasciare nemmeno una cicatrice, non
una
goccia di sangue sporcava il suo volto. Era diventato più
giovane e più bello,
e per un attimo Ivory accarezzò l’idea di
approfittare di quel potere e
recuperare un paio di anni. La tentazione era seducente e la
possibilità di
attuarla così vicina e allettante: sarebbe bastato
continuare a specchiarsi e lo specchio avrebbe fatto da sé.
L’elfo
sollevò una mano e accarezzò lentamente
l’immagine riflessa, spostando poi le
dita verso il suo viso e percorrendolo tutto come se fosse la prima
volta che
lo toccasse e lo vedesse: con sua somma sorpresa, aveva perso ogni
forma di
imperfezione e di bruttura, la pelle era morbida e setosa, il naso
aveva smesso
di sanguinare e i lividi e i graffi provocati dalla lotta erano
scomparsi, i
segni dei duri allenamenti erano svaniti, perfino i calli alle dita e
le
cicatrici che correvano sulla schiena e sul petto si erano
volatilizzati; era
diventato perfetto e puro, quasi che né il tempo
né la fatica lo avessero sfiorato.
Assaporò quell’assaggio di eternità, e
se lo godette fino all’ultima goccia.
La
sensazione di invincibilità e di onnipotenza che quello
specchio donava era
incredibile.
Il tempo era stato, da sempre, il più grande terrore
dell’uomo,
troppo lento e troppo debole, per uscire indenne da questo incontro di
forze
impari; ma Ivory disponeva di un’arma che avrebbe potuto
vincere lo scontro e
donargli vita eterna ed eterna giovinezza: grazie a quello specchio
avrebbe
potuto ingannare la morte e vincerla, sottraendosi per sempre al suo
sguardo.
Dietro
il suo splendido volto Ivory, scorse il corpo senza vita di Brand: la
Morte era
legata indissolubilmente allo specchio, era intrecciata strettamente
agli
arabeschi della cornice e intessuta nella superficie riflettente. Solo
con la
morte ci sarebbe stata la possibilità di ricevere la vita,
rubando il tempo di un altro per
concederlo a se stessi, appropriandosi indebitamente di anni di vita
per poter
vivere un giorno in più.
Il
richiamo della vita immortale era seducente e attraente come quello
delle
sirene, e come esso, nascondeva dietro la melodia armoniosa e le
promesse
attraenti, gli scogli e i cumuli di ossa spolpati; era un richiamo che
puzzava
di morte, pericoloso non perché letale, ma perché
lusinghiero e ingannevole.
Ivory
a fatica riusciva a discostarsi dal pensiero di poter vivere per
sempre, di
poter fare tutto quello che desiderava e spadroneggiare su quelle terre
ormai
prive di governo e di una guida, di poter commettere le più
turpi nefandezze e
di rimanere sempre puro e bello, senza che i sensi di colpa, le
preoccupazioni
e la miseria lo sfiorassero con le loro dita scheletriche, lasciando i
loro
indelebili marchi. Lo specchio rappresentava tutti i peccati e i
desideri che
non aveva mai avuto il coraggio di commettere,
ma che ora si palesavano vicini e raggiungibili; quasi poteva toccarli
e
palparli e saggiarne la consistenza: avrebbe potuto avere oro a
profusione,
donne in abbondanza, domini e terre da governare e sfruttare, avrebbe
potuto
appagare i suoi desideri più vili, più reconditi
e più sordidi. Sarebbe stato
il più ricco e il più vezzeggiato, si sarebbero
inchinati al suo cospetto e
nessuno avrebbe più osato insultarlo o deriderlo per il suo
aspetto; avrebbero
avuto paura di lui e l’avrebbero rispettato, non avrebbero
mai osato mettersi
contro di lui, bellissimo e perfetto, capace di vincere il tempo e di
ingannare
la morte. Sarebbe stato onnipotente e immortale, come un dio, e come
tale
sarebbe stato idolatrato e venerato, temuto e amato.
A
fatica riuscì a distogliere lo sguardo da quelle visioni e a
posarlo sul
cadavere del fratello. Tutto quello sfarzo e quella potenza
richiedevano un prezzo
e lo specchio era molto esigente: per poter vivere eternamente si era
costretti
a provocare una strage, a circondarsi di morti e potenziali vittime
sacrificali. Le relazioni umane sarebbero state sacrificate in nome
dell’immortalità, e proprio come un dio, si
sarebbe diventati soli e lontani, circondati
da esseri troppo abietti e troppo deboli per meritarsi di sopravvivere.
Lo
specchio aveva reso folle la Regina Rossa, costringendola a uccidere la
propria
madre, e aveva sviato la Regina Bianca, obbligandola, crudelmente ad
assassinare l’uomo che amava, lasciandole sole nei loro
deliri.
Con
orrore, Ivory, si rese conto che lo specchio agiva solo in funzione di
sé
stesso, per soddisfare la sua insaziabile fame di sangue e di morte, e
affascinava l’indole avida e suscettibile dei mortali con la
promessa di poter
sconfiggere la loro più grande paura: la caducità
della vita.
Era
uno strumento che mai sarebbe dovuto esistere: nessuna creatura sarebbe
stata
in grado di resistere ad una tale possibilità,
così allettante, così
desiderata, così vicina e fattibile. Per quanto gli costasse
fatica ammetterlo,
Ivory comprese che la soluzione migliore sarebbe stata distruggerlo. Un
potere
troppo grande e troppo incontrollabile era racchiuso in esso: il
più grande
desiderio di un uomo era incarnato in un riflesso, che secondo una
macabra e
perversa legge del contrappasso, invecchiava e si abbruttiva al posto
dell’originale, scambiando i volti della realtà e
della menzogna, e fondendoli
fino a confonderli.
Lentamente
alzò il braccio, la mano che reggeva il pugnale tremava e
calde lacrime
iniziarono a scorrergli lungo le guance: non piangeva per Brandbury,
non
piangeva per la regina e nemmeno per tutte le persone che dovevano
essere morte
a causa dello specchio; piangeva per sé stesso,
perché rompendo quello specchio
sarebbe tornato ad essere il mercenario albino coperto di cicatrici-
visibili e
nascoste- che era un tempo, umiliato ed escluso per il suo aspetto, a
cui erano
state precluse tutte le possibilità a causa del colore della
sua pelle. Se
avesse rotto lo specchio, non avrebbe più avuto
l’occasione di diventare quello
che aveva sempre desiderato essere, avrebbe frantumato una vita di agi
e di
onore, in cui sarebbe stato guardato con rispetto e ammirazione e non
con
disgusto o scherno; avrebbe reso vano persino quel viaggio tanto lungo
e
faticoso, lasciando volare via la sua possibilità di
diventare ricco. Ma se
avesse riportato lo specchio alla Regina, quello avrebbe continuato a
richiedere vittime e la donna a procurargliele.
Un
singhiozzo vergognoso uscì dalle labbra spaccate, gli
sembrava meschino
piangere, ma non poteva farne a meno: distruggendo quello specchio
avrebbe
infranto i suoi sogni, ma non rompendolo avrebbe distrutto
sé stesso.
Era
disposto a pagare un prezzo così alto, un tributo di sangue
per un capriccio e
un desiderio egoistici?
La
Regina Rossa e la Regina Bianca lo erano state ed erano diventate
l’ombra di
loro stesse, ossessionate dal trascorrere del tempo e dal bisogno di un
giorno
in più, da vivere nell’ansia costante di
guadagnarsi quello dopo, annullando la
propria vita per poterla prolungare. Ivory non era disposto ad un tale
sacrificio, non se significava doversi trasformare in un mostro e
perdere coloro
che amava.
Gettò
un lungo sguardo a Brand, quell’amatissimo fratello che non
aveva mai avuto
l’opportunità di ringraziare per il sostegno e il
conforto silenziosi che gli
aveva sempre offerto, per la sua disponibilità e il suo
amore incondizionato
che andava oltre la sua pelle innaturalmente bianca, e gli diede
l’ultimo
saluto.
Si
abbandonò contro la parete, ricercando il suo sostegno e il
suo supporto: non
aveva la forza e la volontà per compiere un simile atto; si
morse le labbra,
cercando di trattenere l’urlo disumano di dolore e
disperazione che si
arrampicava lungo la gola, lacerandola.
Con
uno sforzo sovraumano, affondò la lama, lo specchio si
crepò e si infranse in
mille pezzi.
Ringraziamenti:
È la
prima volta che scrivo dei ringraziamenti al termine di una mia storia,
ma in questo caso sono doverosi.
Ringrazio innanzitutto Chiara, la prima lettrice ed estmatrice di
questa storia (nonché l'artista mirabile della sua
copertina), che mi ha supportato e sostenuto in ogni fase della
stesura, sopportando pazientemente i miei deliri, i miei dubbi e le mie
idee e che è stata tanto gentile da leggere e sistemare lo
scritto, perfezionandolo e limandolo.
Ringrazio
sentitamente anche Nirvana e Morgengabe che mi hanno seguita
e sostenuta in queta avventura, leggendo e commentando OGNI capitolo,
facendomi percepire la loro presenza e il loro supporto. È un
piacere scrivere per persone del genere, entusiaste, presenti e
gentilissime.
Vi sono profondamente grata, per aver investito il vostro
tempo nel leggere e recensire questa storia.
Ringrazio tutti
coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite o le preferite
(Elgul, GothicGaia, TotalEclipseOfHeart e Sophia99)
e tutti i lettori silenziosi che hanno seguito questa storia
nell'ombra.
Grazie di cuore
a tutti
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