Capitolo
36
“Ragazzi,
è tutto pronto? Avete preso tutto?”
“Tranquilla
Tiff!”
“Oddio,
stiamo per andare a Los Angeles!”
“Calmatevi,
non è nulla di che.”
“Lo
dici solo perché ci abiti!”
“Muovetevi,
la navetta parte tra un quarto d'ora!”
Maggio
era alle porte e da qualche settimana nel campus girava la notizia
che il film Uragano Grace, per cui Grace aveva appunto
recitato, sarebbe uscito a breve. Il preside aveva dato alla giovane
attrice, in accordo con i suoi genitori, il permesso di assistere
alla prima in un cinema di Los Angeles; ovviamente non sarebbe andata
da sola, aveva invitato circa una decina di persone, quelle che le
erano più vicine in quel momento.
Quella
domenica mattina nei dormitori femminili si poteva scorgere un gran
viavai: Cathleen, Tiffany e Grace si preparavano insieme, mentre Ben
e Lionel le spronavano e le richiamavano perché erano in
ritardo.
Anche
Alex e Kelsey avrebbero partecipato alla giornata nella grande città,
ma non erano saliti fino alle stanze delle ragazze e aspettavano nel
parcheggio in cui stazionava la navetta, chiacchierando tra loro.
“Bene,
siamo pronte!” annunciò Cathleen, precipitandosi in
corridoio. La porta della sua stanza era spalancata e al suo interno
Grace si dava un'ultima occhiata allo specchio.
“Era
ora!” esclamò Ben. Lui e Lionel si trovavano
nell'andito, con la schiena poggiata alla parete, e ogni tanto
sbirciavano dentro per capire a che punto fossero le ragazze.
“Possiamo
andare” mormorò Grace, raggiungendo anch'essa il
gruppetto e sistemandosi con attenzione la borsetta a tracolla.
Anche
quel giorno non aveva rinunciato al suo stile: indossava un leggero
coprispalle nero in similpelle, abbinato ai bassi stivaletti
primaverili, e un vestito dello stesso colore dal corpetto aderente e
la gonna voluminosa che le arrivava appena sopra il ginocchio.
“Divertitevi”
borbottò Lisa, affacciandosi alla porta e poggiando una mano
sullo stipite. Si stava mordicchiando nervosamente il labbro
inferiore e sembrava parecchio malinconica.
Grace
aveva capito che anche lei avrebbe voluto partecipare all'uscita, ma
non era stato possibile: avrebbe potuto portare con sé un
numero di persone limitato e aveva dovuto scegliere bene. Non
conosceva bene Lisa, la ragazza non aveva mai mostrato particolare
interesse nei suoi confronti, quindi aveva optato per Kelsey;
Cathleen le aveva raccontato che presto sarebbe ripartito per la
Spagna e lei voleva che i due trascorressero insieme tutto il tempo
possibile.
“Faremo
un sacco di foto e ti porteremo qualche souvenir, d'accordo?”
le promise Cathleen, lanciandole un'ultima occhiata prima di
dirigersi con gli altri verso la rampa di scale.
Lisa
aspettò che il gruppetto fosse scomparso all'orizzonte, poi
sbatté la porta con rabbia e si tuffò sul suo letto in
preda allo sconforto. Tutto le andava male in quell'ultimo periodo,
sentiva i suoi vecchi amici distanti e le mancava un ragazzo che
stesse al suo fianco e la amasse.
Intanto
Ben, Lionel, Cathleen, Tiffany e Grace avevano raggiunto Alex e
Kelsey.
“Buongiorno
donzelle! Tiffy, ma quanto ti dona quella maglietta!”
esordì Alex, posando subito gli occhi sullo scollo a U che la
ragazza sfoggiava.
“Bene,
ci siamo tutti, possiamo partire!” affermò lei,
ignorando deliberatamente il complimento del ragazzo e avvicinandosi
al piccolo pulmino grigio che la scuola aveva messo loro a
disposizione per il viaggio.
“Salite!”
esclamò l'autista, un uomo robusto sulla quarantina, aprendo
lo sportello posteriore.
Ben
e Kelsey si posizionarono sui sedili anteriori accanto a quello del
guidatore, Grace, Tiffany e Alex presero posto in quelli subito
dietro, mentre Cathleen e Lionel si ritrovarono negli ultimi due in
fondo.
Tra
i due era palese la tensione: erano passate un paio di settimane da
quando si erano scambiati quel bacio e da quel giorno non avevano più
tirato fuori l'argomento. Apparentemente era tornato tutto come
prima, ma entrambi sentivano che qualcosa era cambiato, che la
questione era ancora in sospeso; infatti evitavano di ritrovarsi da
soli e di stare troppo vicini quando si trovavano in gruppo.
Davanti
a loro gli altri conversavano serenamente, ma nessuno dei due
prendeva parte al discorso.
Lionel
da giorni si domandava cosa dovesse fare, quale fosse il significato
del gesto della sua amica. Avrebbe tanto voluto chiederlo, o
semplicemente sfogarsi con qualcuno, ma non riusciva proprio ad
aprirsi.
Una
cosa era certa: non sarebbe rimasto un'ora e un quarto, per tutta la
durata del viaggio, immobile a fissare fuori dal finestrino. Era
giunto il momento di fare qualcosa.
Al
suo fianco Cathleen era rigida e tesa sul sedile; cercava di
distrarsi ascoltando un po' di musica con gli auricolari, sperando
che le canzoni potessero coprire il suono delle sue emozioni, ma non
poteva che perdersi nei suoi pensieri.
Ormai
era inutile negarlo: la vicinanza di Lionel non le era indifferente,
ma non sapeva bene come definire ciò che provava. Non era
possibile che si stesse invaghendo di lui, cercava in tutti i modi di
negarlo a se stessa; tuttavia il suo cuore parlava diversamente, le
suggeriva di accoccolarsi accanto a Lionel, di arrotolare i suoi
boccoli tra le dita e di cercare le sue labbra.
Al
solo pensiero un brivido le corse lungo la schiena e si ritrovò
a scuotere istintivamente la testa, come per cacciare quelle idee
sbagliate.
Dopo
qualche altro minuto in cui l'ennesima canzone le scivolò per
le orecchie senza sfiorare minimamente la sua anima, sentì una
mano posarsi con delicatezza sul suo ginocchio. Sobbalzò per
la sorpresa e abbassò lo sguardo sulle dita di Lionel,
adagiate sul tessuto fine dei suoi leggings azzurri.
“Cat?”
la richiamò il ragazzo in tono esitante.
Lei
prese a giocare nervosamente con una delle sue cuffiette e sbirciò
Lionel con la coda dell'occhio: la osservava con espressione seria,
il viso leggermente imporporato dall'imbarazzo. I capelli ricci
risaltavano in controluce per via del finestrino alle sue spalle e
gli incorniciavano dolcemente il viso, in quel modo che lei aveva
sempre adorato.
Mise
in pausa la musica, ma continuò a fingere di starla
ascoltando.
“Pensi
che questo tuo atteggiamento sia molto utile?” mormorò
lui, lasciandosi sfuggire un accenno di sorriso imbarazzato.
All'improvviso
Cathleen si riscosse: ma che le stava capitando? Non era proprio da
lei comportarsi in quel modo, rimandare all'infinito i chiarimenti,
decidere di non ascoltare. Era sempre stata chiara, schietta, certe
volte perfino sfacciata; quella volta non avrebbe dovuto fare
eccezione, non ne poteva più di quella situazione con il suo
migliore amico e voleva risolverla.
Anche
se non sapeva come avrebbe fatto.
Lasciò
ricadere entrambi gli auricolari sulla gonna blu che indossava e si
voltò completamente verso il ragazzo, decisa ad affrontarlo e
sostenere il suo sguardo.
Lui
rimase sorpreso da quel gesto improvviso e si allontanò
impercettibilmente sul sedile, come a volersi fare piccolo contro di
esso. “Voglio sapere cosa ha significato per te” ammise
in un sussurro, dando un'occhiata ai sedili anteriori per controllare
che nessuno stesse origliando. Grace stava intrattenendo una
conversazione con Ben e l'autista, mentre Alex si divertiva a
punzecchiare Tiffany e Kelsey assisteva a tutte queste scene
ridendosela tra sé; tutti stavano facendo un gran baccano e
non prestavano alcuna attenzione a loro due.
“Non
lo so, okay? Sai che io non sono abituata a scappare dalle
situazioni, questa è la prima volta che mi capita, e non so
spiegare perché” si lasciò sfuggire Cathleen
tutto d'un fiato, felice di riuscire finalmente a sfogarsi ma
disperata nel dover ammettere di essere così confusa.
Lionel
sorrise appena senza sapere davvero il motivo; forse vedere la sua
amica, in genere sempre sicura, così fragile e frastornata gli
faceva una gran tenerezza.
“Per
te cosa ha significato, invece?” domandò la ragazza
prendendolo in contropiede.
Allora
lui si rabbuiò mentre il cuore prendeva a battere
all'impazzata nel suo petto. Era il caso di dire la verità?
“Lion,
che c'è?” gli domandò teneramente, vedendolo in
difficoltà; gli prese la mano e la strinse tra le sue per
rassicurarlo.
“C'è
che sognavo quel momento dalla prima volta che ti ho visto. Ti amo,
Cat, e non te l'ho mai detto per non rovinare la nostra amicizia,
perché tu sei sempre stata interessata ad altri ragazzi.
Chissà chi occupa il tuo cuore in questo momento! Ecco,
finalmente l'ho detto e sono sicuro di aver fatto un casino!”
Lionel
si tappò istintivamente la bocca con la mano libera, sgranando
gli occhi e scuotendo il capo con fare sconcertato. Dopo mesi che
custodiva dentro sé quella grande e importante verità,
questa era sgorgata fuori così, senza preavviso, senza che lui
se ne rendesse conto.
Cathleen
non poté fare a meno di attirarlo a sé e stringerlo tra
le braccia. Non desiderava altro da giorni e, dopo le sue parole, non
era più riuscita a trattenersi. Gli accarezzava teneramente i
capelli e mormorava: “Scusami Lion, in questi giorni mi sono
comportata in maniera pessima, non volevo... io non sapevo cosa fare,
non riuscivo a spiegarmi come mai mi sono lasciata andare così,
mi serviva un po' di tempo per realizzare che... devo essere sincera:
non pensavo di poter provare qualcosa per il mio migliore amico, ma
ormai perché nasconderlo? Sono una stupida, ti ho fatto
soffrire per tutto questo tempo senza saperlo e...”
Si
doveva concentrare per trattenere le lacrime, non era proprio quello
il momento di lasciarsi andare, era in compagnia di altre sei
persone.
Lionel
si era ritrovato con la guancia premuta contro la spalla della sua
amica e ancora non riusciva a credere a ciò che stava
succedendo. Aveva ricambiato il suo abbraccio e non sapeva fare
altro.
Trascorsero
quasi tutto il viaggio stretti l'uno all'altra, senza fiatare, senza
muoversi.
Pensavano
che nessuno se ne fosse accorto, ma non potevano sapere che Kelsey
aveva notato la loro vicinanza; lui non si lasciava sfuggire mai
niente e aveva subito capito cosa stava succedendo. Non poteva fare a
meno di sorridere tra sé: erano davvero carini quei due. Aveva
preso da subito in simpatia il piccolo Lionel ed era sicuro che,
quando sarebbe andato via, avrebbe lasciato Cathleen in buone mani.
“Siamo
a Los Angeles, gente!” gridò Tiffany entusiasta quando
mise piede fuori dal pulmino.
“Ehi
piccola, non pensavo che trovarti nella mia città natale ti
elettrizzasse tanto!” commentò Alex, poggiando il
braccio sulla sua spalla e sorridendole maliziosamente.
Lei,
senza nemmeno degnarlo di una risposta, si allontanò di scatto
e gli fece quasi perdere l'equilibrio.
“Ma
voi sapete dove siamo? Ci perderemo di sicuro in questo posto!”
si preoccupò Cathleen, guardandosi attorno. Era spaesata: si
trovavano nel grande parcheggio di un enorme parco completamente
immerso nel verde: davanti a loro una larga via ospitava un'infinita
processione di auto e mezzi pubblici. Non aveva la più pallida
idea di dove si trovasse, ma era normale dal momento che non era mai
stata in quel posto.
“Conosciamo
bene Hollywood, non ti preoccupare: non abitiamo tanto lontano da
qui” la rassicurò Lionel.
“Io
mi sono perfino stufata di questo posto” commentò Grace.
“Davvero
siamo a Hollywood?” domandò Ben sorpreso.
“Esatto.
Che facciamo?” domandò Grace con un sorriso.
“Come
si chiama questo parco?” domandò Tiffany, osservando
l'infinita distesa davanti a sé.
“Griffith
Park. È enorme, quasi venti chilometri quadrati! Pensate che
abbiamo girato anche qualche scena all'interno. Se volete possiamo
fare una passeggiata qui, poi più tardi andiamo in giro per le
strade principali e cerchiamo un posto in cui pranzare. Che ne dite?”
propose l'attrice.
“Certo!
Scommetto che in questo posto è pieno di negozi interessanti!”
esclamò Cathleen, avvicinandosi alla sorella e facendole
l'occhiolino con aria complice.
“Oh,
ci puoi contare! Siamo a Hollywood, il nostro sogno, Cat!”
esultò ancora l'altra.
“Smettetela
voi due! Siete assurde!” le rimproverò scherzosamente
Lionel, mentre tutti insieme si dirigevano all'interno del parco.
Sarebbe
stata una giornata lunga e faticosa, ma i ragazzi erano
incredibilmente elettrizzati: erano riusciti a ottenere una giornata
da soli in città e avrebbero visto Grace recitare in un grande
schermo.
E
chissà cos'altro sarebbe potuto accadere.
*
* *
Eccomi
ragazzi, eccomi! Lo so, ho fatto aspettare un bel po' per questa
storia e mi dispiace! Non avete idea di quanto mi è mancata!
Scriverla mi piace sempre un sacco: i capitoli prendono forma da
soli, le parole sfuggono via così e io non riesco a inserire
in un capitolo nemmeno tutto quello che vorrei!
Eh
sì, mi ero un po' stancata dell'atmosfera della Newton e ho
deciso di mandare i ragazzi a fare una bella gita a Hollywood! Che ve
ne pare???
Cosa
succederà?
Prometto
che d'ora in avanti sarò più costante, anzi, vi dirò
di più: dal prossimo mese penso che aggiornerò tutte le
settimane! Avete capito bene: Soul verrà a rompere tutte le
domeniche!
Il
punto è che questa storia è agli sgoccioli e vorrei
davvero riuscire a darle un finale in tempi decenti, quindi le darò
priorità rispetto ad altre storie!
Ringrazio
i recensori (in particolare Kim e la sua costanza) e tutti i lettori
silenziosi che sono arrivati fin qui! Se ci siete e se vi va,
fatemelo sapere anche con una piccola recensione, datemi anche
qualche consiglio per migliorare o insultatemi... insomma, fate
quello che vi sentite di fare XD
Grazie
a tutti e a presto! ♥
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