7 |Knocking on Heaven’s Door;
«E con la grandine l'Angelo sorse dalle acque del lago.
Questo era un Angelo nel pieno della sua gloria. Quando sorse dalle acque, i
suoi occhi iniziarono ad ardere. E fu come guardare nel sole.»
Clary
Fray – Città di Vetro. Cassandra Clare
Jace fece un
passo avanti per rimirare l’angelo. I suoi occhi si stavano abituando alla
luce, ma c’era talmente tanto da vedere che si sentiva sopraffatto. Tuttavia,
non riusciva a distogliere lo sguardo.
Raziel aveva
i piedi scalzi e il torace nudo – la pelle nivea puntellata di rune che si muovevano
come fiamme. Le sue ali erano ricoperte di piume dorate e ognuna di esse era
decorata da un occhio aperto. Non portava vestiti, né armi o gioielli, ma la
sua figura emanava una maestosità che incantava e inorridiva al tempo stesso.
Quando
parlò, Jace sentì il suo fiato turbinargli contro come un vento caldo:
profumava di spezie, di legna e di qualcos’altro che non riuscì a riconoscere.
“Jonathan Herondale.”
Il suo nome
risuonò nella luce come un canto e un grido uniti insieme.
“Come osi
superare i confini dei viventi, quando io stesso ti avevo graziato dalla morte?
Come può un semplice Shadowhunter violare i Cancelli Celesti?”
Questa
volta, oltre alla rabbia, nelle sue parole risuonò una punta di stupore.
Jace si
coprì il viso per ripararsi dalla violenza del suo alito. Solo in quel momento
si accorse di aver perso tutte le rune: la sua pelle era nuda e immacolata come
quella di un bambino. Varcare i cancelli della morte l’aveva reso un Mondano
come un altro.
“Mi sono
unito alla Caccia Selvaggia” rivelò, indicandosi il volto; si chiese se i suoi
occhi riflettessero ancora la frattura della sua anima. “Ho cavalcato con loro fino
ai confini di Annwn: il fuoco celeste mi ha permesso di oltrepassare le terre
del Santuario.”
“La runa che
hai tracciato…” riprese Raziel, spiegando le ali. Un marchio sul suo torace brillò
con maggiore intensità, attirando a sé tutte le altre rune: i simboli si
unirono a formare la chiave alata che Jace aveva tracciato sui cancelli. “…Non
è contenuta nel libro Grigio. Possono adoperarla solo gli angeli.”
“Clary
Fairchild ha il potere di creare nuove rune” rispose Jace, serrando i pugni: sentiva
la pressione dell’anello degli Herondale contro la pelle e quel contatto gli
infondeva sicurezza. “Ma non sapeva a cosa servisse quella” aggiunse, indicando
il marchio sul petto dell’angelo. “L’ha disegnata per me senza conoscerne il
significato. Se devi punire qualcuno, quel qualcuno sono io.”
“Punirti?”
Lo sguardo di
Raziel era freddo come il marmo.
“Quello che
hai fatto meriterebbe ben altro, Shadowhunter – la dannazione dell’anima. Molti
Nephilim mi hanno evocato nel tuo mondo e gran parte di essi hanno pagato con
la vita. Il tuo compagno Diurno si è salvato solo grazie al marchio di Caino,
ma tu… Tu sei andato ben oltre le loro sciocche presunzioni. Nessun vivente ha
mai tentato di raggiungermi nei Regni Celesti, prima d’ora. Nessuno mi aveva
mai oltraggiato a tal punto.”
“Domando
scusa se le mie azioni ti hanno insultato” rispose Jace, sforzandosi di frenare
l’impulso a essere caustico. “A quanto pare lo fanno spesso. Puoi… Dannare la
mia anima, se questo può farti sentire meglio – dalla in pasto a Cerbero, facci
quello che vuoi – ma prima devo chiederti una cosa. Non sono qui per me, ma per
il mio parabatai.”
Il volto
austero dell’angelo rimase impassibile.
“So cosa
cerchi” replicò Raziel. “E non ho motivo di accontentarti. Gli angeli non
intervengono nelle questioni dei Nephilim: noi siamo il Cielo e al Cielo
rispondiamo.”
“Ma avevi
ragione” insistette Jace, azzardando un passo avanti. “Mi hai graziato dalla
morte: sei intervenuto per salvarmi ed io ho svilito il tuo gesto tradendo il
mio parabatai. Ho voltato le spalle ad Alec” il suo intero corpo s’irrigidì
mentre parlava, come se confessare le sue colpe al cospetto di Raziel gli
stesse provocando del dolore fisico. “Sono qui per chiedere uno scambio” rivelò
infine, tremando. “Conosco la legge che regola l’assetto delle Dimensioni
Celesti – il Principio dello Scambio Equivalente. Per ogni anima strappata alla
morte, un’altra va sacrificata” recitò, citando le parole di James Carstairs. La
paura gli strisciava addosso come le rune sulla pelle dell’Angelo, ma il
ragazzo la ricacciò indietro. “Voglio offrire la mia anima in cambio di quella
di Alec Lightwood.”
Raziel
rimase in silenzio per qualche istante; gli occhi incastonati nelle sue ali erano
fissi su Jace.
Quando
l’angelo tornò a parlare, la sua voce aveva perso ogni sfumatura umana: le
parole che pronunciò erano musica e cuori che battevano al tempo stesso e non
sembravano più provenire da Raziel. Echeggiavano dall’alto, oltre il nulla che
si estendeva incorporeo sopra d loro.
“Ed
avvenne che, quando Davide ebbe finito di parlare a Saul, l'anima di Gionata
si legò all'anima di Davide, e Gionata l'amò come se stesso.”
Jace annuì,
un’improvvisa punta di conforto a scoraggiare la tensione che avvertiva:
conosceva quei versi della Bibbia. Tutti i parabatai avevano letto la
storia di Davide e Gionata.
“Quindi, Gionata fece un
patto con Davide, perché lo amava come se stesso” pronunciò, rinnovando
la decisione nel suo sguardo.
L’espressione di Raziel
mutò per qualche istante; a Jace parve perfino di vederlo sorridere.
“La morte è caparbia,
Jonathan Herondale” pronunciò, avviluppando le ali intorno al proprio corpo. “E
lo sei anche tu: ti aveva trovato e perduto, ma adesso sei tu a rincorrerla.”
“Qualsiasi cosa per
Alec” ribatté sfrontato Jace.
Raziel scosse la testa.
“Non interverrò”
dichiarò. C’era qualcosa di risolutivo nelle sue parole, come se con quella
frase la loro conversazione dovesse ritenersi conclusa. “L’ho detto al tuo
amico Diurno, una volta, e adesso lo ripeterò a te: la misericordia del Paradiso è per chi se la merita. Non per chi infrange
le nostre Leggi dell’Alleanza.”
Jace sentì del dolore
nuovo bruciargli addosso – qualcosa che non aveva nulla a che vedere con le sue
ferite.
“E allora continuerò ad
insistere” ribatté, sostenendo lo sguardo rabbioso dell’Angelo. “La mia anima è
vincolata a un rituale creato dai tuoi primi Nephilim. Li hai aiutati tu a
farlo, e se sono qui è perché non posso venir meno al vostro giuramento.”
La luce in cui era
avvolto Raziel si fece ad un tratto tagliente, dolorosa.
“Bugiardo” tuonò
l’angelo, sollevando una mano verso di lui. La sua voce esplose con violenza
dentro la testa di Jace, facendolo cadere in avanti. “Il giuramento parabatai
non impone obblighi dopo la morte. Con che coraggio accusi le nostre Leggi per
le tue azioni sconsiderate?”
“Ma li impone prima!”
Jace si premette le mani
contro le tempie, digrignando i denti per il dolore: le parole di Raziel
continuavano a esplodergli in testa, facendogli male.
“L’Angelo faccia a me
questo e anche di peggio se altra cosa che la morte mi separerà da te” recitò,
lottando per sostenere il suo sguardo nonostante la luce accecante. “La volontà
di Sebastian si è intromessa fra me e Alec: ho combattuto contro di lui invece
che al suo fianco ed è stato questo a ucciderlo. Lasciarmi rimediare...”
insistette, alzandosi in piedi a fatica. “… Lasciami prendere il suo posto.”
La rabbia nel volto di
Raziel era talmente intensa da sembrare viva. Fiamme dorate gli avvolsero una
mano – quella tesa verso Jace.
Una voce li raggiunse
dal basso, mescolandosi al crepitio del fuoco. Era un sussurro leggero: un
tintinnio di campanelli nel vento. La ninnananna mormorata a un bambino
addormentato.
Davide giurò
ancora e disse: “Ma com'è vero che Yahweh vive e che vive l'anima tua, fra me e
la morte c'è soltanto un passo” pronunciò, insinuandosi nella testa di
Jace.
La voce
sconosciuta sciolse il dolore provocatogli dalle urla di Raziel. Una luce
fioca, ma tiepida, lo avvolse come un abbraccio; Raziel lo fissava turbato, gli
occhi inumani spalancati per l’incredulità.
Allora
Gionata disse a Davide, proseguì il sussurro docile nella sua testa, «Qualunque
cosa tu desideri, per te io la farò.»
L’abbraccio
di luce prosciugò ogni traccia di sconforto o di paura dalla mente di Jace. Percepiva
una presenza intorno a lui, qualcuno di distante, ma familiare in una maniera
che non riusciva a spiegarsi.
Fu Raziel a
sciogliere i suoi dubbi.
“Ithuriel”
pronunciò con voce insolitamente docile: le urla svanirono dal suono delle
sue parole.
Jace
aggrottò le sopracciglia, guardandosi le mani inondate di luce: era di Ithuriel
l’abbraccio che avvertiva?
Raziel.
Il sussurro
dell’Angelo sfiorò i pensieri di entrambi con la morbidezza di una piuma.
Fratello
mio.
Qualcosa di
simile alla commozione sembrò contrarre i lineamenti angelici di Raziel: tutto
a un tratto sembrò più umano, meno maestoso e ultraterreno.
Un fiotto
improvviso di dolore attraversò Jace come un raggio; il ragazzo impiegò qualche
istante per accorgersi che non era suo il sentimento che avvertiva. Doveva
essere Ithuriel che, avvolgendolo in quell’abbraccio protettivo, gli stava trasmettendo
la sua sofferenza: l’angelo era addolorato per Raziel, che non poteva vederlo,
né avvertire il calore della sua luce.
“Pensavo che
Ithuriel fosse morto” mormorò, ricordando il momento in cui lui e Clary
l’avevano trovato, incatenato e sofferente, nella tenuta dei Wayland. “Ero lì
quando è successo.”
Lo sguardo
di Raziel tornò a posarsi sul ragazzo: Jace si sforzò di sostenerlo, nonostante
i suoi occhi bruciassero per la troppa luce.
“Tu hai
liberato mio fratello da una condanna ben peggiore della morte” disse. Gli
occhi sulle sue ali sfavillavano come pietre preziose. “Ne sono consapevole.
Ithuriel te ne è grato ed è per questo che l’eco del suo spirito si sta manifestando.”
Gli Angeli,
come i Demoni, non possono morire del tutto, sussurrò la voce di Ithuriel
nella sua testa, diventiamo soltanto qualcos’altro. Luci e ombre
senza più pesi da sostenere, né un corpo, che osservano in silenzio. Tu
e Clarissa mi avete fatto dono di questo, Jonathan: adesso sono libero e in
pace. La mia unica sofferenza è il pensiero di non potermi ricongiungere ai
miei fratelli. Per questo ho mandato quella Runa in sogno a Clarissa.
Raziel chinò
la schiena per avvicinarsi al baluginio che circondava Jace.
“Sei stato
tu a condurre qui il ragazzo” realizzò, visibilmente sorpreso.
Il suo cuore
l’ha condotto qui, rispose Ithuriel, Io gli ho solo fornito la chiave per
liberarsi: anche lui era schiavo di prigionia e tormenti.
Ci fu una
pausa: l’abbraccio di luce si stava infiacchendo, come se Ithuriel faticasse a
mantenerlo.
Jonathan può
riportarmi indietro, sussurrò infine l’angelo.
La figura di
Raziel sembrò rifulgere di una luce nuova.
“Come?”
gridò, spalancando le ali.
Raffiche di
vento caldo turbinarono addosso a Jace, che si affrettò a ripararsi con le
braccia. L’unica cosa che gli impediva di venire sbattuto a terra era
l’abbraccio di Ithuriel.
Ancora una
volta il silenzio si insinuò fra loro, intervallato solo dal crepitio delle
rune di Raziel. Quando Ithuriel tornò a parlare, la sua voce era diventata
ancora più sottile.
La mia
prigione, un tempo, era il luogo che chiamava casa: entrambi vi abbiamo
coltivato per anni dolore e solitudine. Ma allora ero ancora in forze.
La luce,
così come la stretta rassicurante che circondava Jace, si fecero intermittenti.
Sparirono per quella che parve una sequenza interminabile di secondi, prima di
tornare un’ultima volta.
Se Jonathan
mi liberasse durante gli anni che abbiamo condiviso…
Un bisbiglio
sottile – un trillo lieve e solitario – vibrò per un istante nell’aria.
… Potrei
tornare a casa.
Il tocco
docile e materno di una carezza si posò su una guancia di Jace, accompagnato
dall’ultimo filo di luce.
A quel
punto, anche quel poco che era rimasto di Ithuriel svanì.
Jace perse
l’equilibrio e rovinò in avanti, privato della forza invisibile che l’aveva
sostenuto fino a quel momento.
Si sentiva
frastornato e gli occhi gli bruciavano, ma era anche stranamente fiducioso: era
come se parte della luce di Ithuriel gli fosse scivolata sottopelle, come se
quell’ultima carezza gli avesse infuso addosso la fede incrollabile degli
angeli.
Non aveva
idea di cosa significassero le ultime parole di Ithuriel, ma era certo che, in
un modo o nell’altro, l’avrebbero condotto da Alec.
“Lo faresti,
Shadowhunter?”
La voce di
Raziel – potente e risoluta, in confronto al sussurro musicale del fratello –
lo spinse ad alzarsi nuovamente in piedi.
“Riconsegneresti
mio fratello Ithuriel ai Regni Celesti se ti offrissi gli strumenti per farlo?”
Jace
sorrise.
“E tu
lasceresti andare il mio?”
Raziel
sembrò riflettere per qualche istante.
“Acconsentirò
a scambiare le vostre anime, se è davvero questo ciò che vuoi” promise infine,
facendo frusciare le ali.
Jace annuì.
“È quello
che voglio.”
Raziel
sorrise: Jace provò dolore nel guardarlo, come se stesse puntando gli occhi contro
il sole.
“Sei
coraggioso, Jonathan Herondale” osservò l’angelo. “Tutti gli Shadowhunter lo
sono, ma in te c’è qualcosa di diverso: riesco a percepire il fuoco celeste e
la benedizione di Ithuriel nel tuo sangue. Forse è per questo che le tue
emozioni sono così intense.”
“Ho perso
due fratelli nel giro di pochi mesi” rispose Jace, scrutandolo perplesso. “E
fino a poco tempo fa ero lo schiavetto personale del pazzo che li ha uccisi
entrambi: certo che le mie emozioni sono intense. Dovresti capirlo meglio di
chiunque altro, visto quello che stai facendo per Ithuriel.”
Lo sguardo
di Raziel tornò a farsi collerico.
“Non esiste
confronto tra i sentimenti di un umano e quelli di un angelo” tuonò, puntando
l’indice contro di lui. “Gli angeli si amano l’un l’altro di un amore inconcepibile
ai viventi. È una forza in grado di rovesciare i cieli e di mandare a fuoco le
acque.”
Ancora una
volta, Jace si sorprese a sorridere.
“L’ amor
che move il sole e l’altre stelle” mormorò fra sé.
Non a caso,
si disse, Dante aveva scelto quelle parole per chiudere l’ultimo canto del
Paradiso: aveva cercato di descrivere l’armonia universale di Dio. E parte di
quell’armonia, di quella forza indomabile, sembrava risiedere nell’amore dei
suoi angeli.
Raziel sembrò
apprezzare le sue parole – o forse poteva leggergli nella mente – , poiché la
rabbia nel suo volto sembrò sfumare.
“Ora va’, Nephilim”
concluse, tornando a flettere le ali: una nuova corrente d’aria calda s’insinuò
fra loro, ma questa volta Jace non si sentì spazzare via. “Per raggiungere Ithuriel
avrai bisogno di una breccia spazio-temporale. Nei Regni Celesti abbiamo
portali che permettono di muoversi nello spazio e nel tempo: trova Ithuriel
nella casa del tuo passato e liberalo prima che la prigionia lo consumi.”
Jace tornò a
sentirsi frastornato.
“Queste
brecce…” domandò, sforzandosi di tenere gli occhi aperti: la luce dell’angelo
si stava facendo più intensa. “… Che cosa sono, esattamente?”
Quando
Raziel rispose, la sua voce suonò bassa e distante, come un segnale radio
disturbato: Jace riuscì a cogliere solo parte della sua frase.
“…
Dimensioni parallele” concluse l’angelo, sbattendo con violenza le ali. La sua
figura si offuscò, mentre i suoi piedi si staccarono da terra.
“Aspetta!”
esclamò Jace, camminandogli incontro. “Come faccio a trovare un portale?”
Un lampo di
luce squarciò l’aria.
Finalmente
Jace cedette all’impulso di serrare le palpebre e, quando riaprì gli occhi,
l’immagine di Raziel gli apparve appena distinguibile in mezzo a volute di
fiamme e a piume in movimento.
La sua voce
gli risuonò nella testa dopo qualche istante, più attutita.
Sto per
condurti da due dei miei angeli.
Gli occhi
sulle ali di Raziel sbatterono le palpebre all’unisono: il crepitio delle
fiamme aumentò d’intensità.
Saranno loro
ad accompagnarti.
Jace avvertì
qualcosa di morbido e leggero – come una piuma – che gli accarezzava la pelle e
poi più nulla.
I suoi occhi
smisero di vedere e il suo corpo svanì, inghiottito dal buio.
Note Finali.
Buondì e buona Domenica!
Dopo mesi di ritardo mi sono finalmente decisa a recuperare un po’ di tempo per
revisionare questo capitolo! Chiedo scusa se sono sparita per così a lungo, ma
il tempo scarseggia e il blocco dello scrittore è una brutta bestia. Sono mesi
che ho il penultimo capitolo di questa storia abbandonato a metà e non sono
ancora riuscita a riprenderlo. Spero che tornando a pubblicare riesca a trovare
l’ispirazione per concluderlo!
In questo capitolo Jace raggiunge
finalmente il suo obiettivo: riesce a patteggiare con qualcuno per riportare indietro
Alec, e quel qualcuno non è altro che il burbero e potente Raziel. Non penso
che l’avrebbe passata liscia se non ci fosse stato Ithuriel, ma per fortuna
l’angelo è intervenuto a rabbonire il “fratello”. Così, Jace ha stretto un
patto per scambiare la propria anima con quella di Alec, e per farlo dovrà
trovare il modo di salvare Ithuriel prima che le sue condizioni diventano
irreversibili. Nel prossimo capitolo scopriremo chi sono i due angeli che
accompagneranno Jace lungo la sua missione e non vedo l’ora di farveli
conoscere!
Con questo capitolo siamo
ufficialmente entrati nel vivo della storia, e ci stiamo avvicinano sempre più
alla risoluzione del viaggio di Jace.
Grazie mille alle persone che hanno
recensito lo scorso capitolo. È passato molto tempo, quindi spero che non
abbiate abbandonato la storia! Prometto che farò del mio meglio per finirla il
prima possibile (mi mancano solo due capitoli) e mal che vada ho i prossimi 5 già
pronti da pubblicare!
Un abbraccio e a presto!
Laura