Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Kary91    23/07/2017    2 recensioni
[Long Fiction | Jace!centric | Jace & Alec (bromance) | What-if? di "Città delle Anime Perdute"]
Ci troviamo verso la fine di Città di Anime Perdute e qualcosa di sostanziale cambia, durante la battaglia fra Shadowhunters e Ottenebrati: Alec viene ucciso da Sebastian, sotto lo sguardo impassibile di un Jace schiavo della volontà di quest'ultimo.
Sei mesi dopo, Jace è finalmente libero dal condizionamento di Sebastian, ma non è più se stesso. Devastato dai sensi di colpa e dal dolore per la perdita del suo parabatai , è ossessionato dall’idea di riportare in vita Alec.
Troverà un modo: una strada che nessuno ha mai nemmeno pensato di intraprendere e che probabilmente gli costerà la vita. Un viaggio che rischia di scardinare l’equilibrio dei Regni Celesti – dove vivono gli angeli e le anime di chi non c'è più.
Ma quando Jace Herondale vuole qualcosa nemmeno Raziel in persona può impedirgli di ottenerla. Soprattutto se quel qualcosa è la vita di suo fratello.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, James Carstairs, Kieran, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A thousand times over;'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7 |Knocking on Heaven’s Door;

 

«E con la grandine l'Angelo sorse dalle acque del lago. Questo era un Angelo nel pieno della sua gloria. Quando sorse dalle acque, i suoi occhi iniziarono ad ardere. E fu come guardare nel sole.»

 

Clary Fray Città di Vetro. Cassandra Clare

 

 

Jace fece un passo avanti per rimirare l’angelo. I suoi occhi si stavano abituando alla luce, ma c’era talmente tanto da vedere che si sentiva sopraffatto. Tuttavia, non riusciva a distogliere lo sguardo.

 

Raziel aveva i piedi scalzi e il torace nudo – la pelle nivea puntellata di rune che si muovevano come fiamme. Le sue ali erano ricoperte di piume dorate e ognuna di esse era decorata da un occhio aperto. Non portava vestiti, né armi o gioielli, ma la sua figura emanava una maestosità che incantava e inorridiva al tempo stesso.

 

Quando parlò, Jace sentì il suo fiato turbinargli contro come un vento caldo: profumava di spezie, di legna e di qualcos’altro che non riuscì a riconoscere.

 

“Jonathan Herondale.”

 

Il suo nome risuonò nella luce come un canto e un grido uniti insieme.

 

“Come osi superare i confini dei viventi, quando io stesso ti avevo graziato dalla morte? Come può un semplice Shadowhunter violare i Cancelli Celesti?”

 

Questa volta, oltre alla rabbia, nelle sue parole risuonò una punta di stupore.

 

Jace si coprì il viso per ripararsi dalla violenza del suo alito. Solo in quel momento si accorse di aver perso tutte le rune: la sua pelle era nuda e immacolata come quella di un bambino. Varcare i cancelli della morte l’aveva reso un Mondano come un altro.

 

“Mi sono unito alla Caccia Selvaggia” rivelò, indicandosi il volto; si chiese se i suoi occhi riflettessero ancora la frattura della sua anima. “Ho cavalcato con loro fino ai confini di Annwn: il fuoco celeste mi ha permesso di oltrepassare le terre del Santuario.”

 

“La runa che hai tracciato…” riprese Raziel, spiegando le ali. Un marchio sul suo torace brillò con maggiore intensità, attirando a sé tutte le altre rune: i simboli si unirono a formare la chiave alata che Jace aveva tracciato sui cancelli. “…Non è contenuta nel libro Grigio. Possono adoperarla solo gli angeli.”

 

“Clary Fairchild ha il potere di creare nuove rune” rispose Jace, serrando i pugni: sentiva la pressione dell’anello degli Herondale contro la pelle e quel contatto gli infondeva sicurezza. “Ma non sapeva a cosa servisse quella” aggiunse, indicando il marchio sul petto dell’angelo. “L’ha disegnata per me senza conoscerne il significato. Se devi punire qualcuno, quel qualcuno sono io.”

 

“Punirti?”

 

Lo sguardo di Raziel era freddo come il marmo.

 

“Quello che hai fatto meriterebbe ben altro, Shadowhunter – la dannazione dell’anima. Molti Nephilim mi hanno evocato nel tuo mondo e gran parte di essi hanno pagato con la vita. Il tuo compagno Diurno si è salvato solo grazie al marchio di Caino, ma tu… Tu sei andato ben oltre le loro sciocche presunzioni. Nessun vivente ha mai tentato di raggiungermi nei Regni Celesti, prima d’ora. Nessuno mi aveva mai oltraggiato a tal punto.”

 

“Domando scusa se le mie azioni ti hanno insultato” rispose Jace, sforzandosi di frenare l’impulso a essere caustico. “A quanto pare lo fanno spesso. Puoi… Dannare la mia anima, se questo può farti sentire meglio – dalla in pasto a Cerbero, facci quello che vuoi – ma prima devo chiederti una cosa. Non sono qui per me, ma per il mio parabatai.”

 

Il volto austero dell’angelo rimase impassibile.

 

“So cosa cerchi” replicò Raziel. “E non ho motivo di accontentarti. Gli angeli non intervengono nelle questioni dei Nephilim: noi siamo il Cielo e al Cielo rispondiamo.”

 

“Ma avevi ragione” insistette Jace, azzardando un passo avanti. “Mi hai graziato dalla morte: sei intervenuto per salvarmi ed io ho svilito il tuo gesto tradendo il mio parabatai. Ho voltato le spalle ad Alec” il suo intero corpo s’irrigidì mentre parlava, come se confessare le sue colpe al cospetto di Raziel gli stesse provocando del dolore fisico. “Sono qui per chiedere uno scambio” rivelò infine, tremando. “Conosco la legge che regola l’assetto delle Dimensioni Celesti – il Principio dello Scambio Equivalente. Per ogni anima strappata alla morte, un’altra va sacrificata” recitò, citando le parole di James Carstairs. La paura gli strisciava addosso come le rune sulla pelle dell’Angelo, ma il ragazzo la ricacciò indietro. “Voglio offrire la mia anima in cambio di quella di Alec Lightwood.”

 

Raziel rimase in silenzio per qualche istante; gli occhi incastonati nelle sue ali erano fissi su Jace.

 

Quando l’angelo tornò a parlare, la sua voce aveva perso ogni sfumatura umana: le parole che pronunciò erano musica e cuori che battevano al tempo stesso e non sembravano più provenire da Raziel. Echeggiavano dall’alto, oltre il nulla che si estendeva incorporeo sopra d loro.

Ed avvenne che, quando Davide ebbe finito di parlare a Saul, l'anima di Gionata si legò all'anima di Davide, e Gionata l'amò come se stesso.”

Jace annuì, un’improvvisa punta di conforto a scoraggiare la tensione che avvertiva: conosceva quei versi della Bibbia. Tutti i parabatai avevano letto la storia di Davide e Gionata.

Quindi, Gionata fece un patto con Davide, perché lo amava come se stesso” pronunciò, rinnovando la decisione nel suo sguardo.

L’espressione di Raziel mutò per qualche istante; a Jace parve perfino di vederlo sorridere.

“La morte è caparbia, Jonathan Herondale” pronunciò, avviluppando le ali intorno al proprio corpo. “E lo sei anche tu: ti aveva trovato e perduto, ma adesso sei tu a rincorrerla.”

“Qualsiasi cosa per Alec” ribatté sfrontato Jace.

Raziel scosse la testa.

“Non interverrò” dichiarò. C’era qualcosa di risolutivo nelle sue parole, come se con quella frase la loro conversazione dovesse ritenersi conclusa. “L’ho detto al tuo amico Diurno, una volta, e adesso lo ripeterò a te: la misericordia del Paradiso è per chi se la merita. Non per chi infrange le nostre Leggi dell’Alleanza.”

Jace sentì del dolore nuovo bruciargli addosso – qualcosa che non aveva nulla a che vedere con le sue ferite.

“E allora continuerò ad insistere” ribatté, sostenendo lo sguardo rabbioso dell’Angelo. “La mia anima è vincolata a un rituale creato dai tuoi primi Nephilim. Li hai aiutati tu a farlo, e se sono qui è perché non posso venir meno al vostro giuramento.”[1]

La luce in cui era avvolto Raziel si fece ad un tratto tagliente, dolorosa.

“Bugiardo” tuonò l’angelo, sollevando una mano verso di lui. La sua voce esplose con violenza dentro la testa di Jace, facendolo cadere in avanti. “Il giuramento parabatai non impone obblighi dopo la morte. Con che coraggio accusi le nostre Leggi per le tue azioni sconsiderate?”

“Ma li impone prima!”

Jace si premette le mani contro le tempie, digrignando i denti per il dolore: le parole di Raziel continuavano a esplodergli in testa, facendogli male.

L’Angelo faccia a me questo e anche di peggio se altra cosa che la morte mi separerà da te” recitò, lottando per sostenere il suo sguardo nonostante la luce accecante. “La volontà di Sebastian si è intromessa fra me e Alec: ho combattuto contro di lui invece che al suo fianco ed è stato questo a ucciderlo. Lasciarmi rimediare...” insistette, alzandosi in piedi a fatica. “… Lasciami prendere il suo posto.”

La rabbia nel volto di Raziel era talmente intensa da sembrare viva. Fiamme dorate gli avvolsero una mano – quella tesa verso Jace.

Una voce li raggiunse dal basso, mescolandosi al crepitio del fuoco. Era un sussurro leggero: un tintinnio di campanelli nel vento. La ninnananna mormorata a un bambino addormentato.

Davide giurò ancora e disse: “Ma com'è vero che Yahweh vive e che vive l'anima tua, fra me e la morte c'è soltanto un passo” pronunciò, insinuandosi nella testa di Jace.

La voce sconosciuta sciolse il dolore provocatogli dalle urla di Raziel. Una luce fioca, ma tiepida, lo avvolse come un abbraccio; Raziel lo fissava turbato, gli occhi inumani spalancati per l’incredulità.

Allora Gionata disse a Davide, proseguì il sussurro docile nella sua testa, «Qualunque cosa tu desideri, per te io la farò[2]

L’abbraccio di luce prosciugò ogni traccia di sconforto o di paura dalla mente di Jace. Percepiva una presenza intorno a lui, qualcuno di distante, ma familiare in una maniera che non riusciva a spiegarsi.

Fu Raziel a sciogliere i suoi dubbi.

Ithurielpronunciò con voce insolitamente docile: le urla svanirono dal suono delle sue parole.

Jace aggrottò le sopracciglia, guardandosi le mani inondate di luce: era di Ithuriel l’abbraccio che avvertiva?

Raziel.

Il sussurro dell’Angelo sfiorò i pensieri di entrambi con la morbidezza di una piuma.

Fratello mio.

Qualcosa di simile alla commozione sembrò contrarre i lineamenti angelici di Raziel: tutto a un tratto sembrò più umano, meno maestoso e ultraterreno.

Un fiotto improvviso di dolore attraversò Jace come un raggio; il ragazzo impiegò qualche istante per accorgersi che non era suo il sentimento che avvertiva. Doveva essere Ithuriel che, avvolgendolo in quell’abbraccio protettivo, gli stava trasmettendo la sua sofferenza: l’angelo era addolorato per Raziel, che non poteva vederlo, né avvertire il calore della sua luce.

“Pensavo che Ithuriel fosse morto” mormorò, ricordando il momento in cui lui e Clary l’avevano trovato, incatenato e sofferente, nella tenuta dei Wayland. “Ero lì quando è successo.”

Lo sguardo di Raziel tornò a posarsi sul ragazzo: Jace si sforzò di sostenerlo, nonostante i suoi occhi bruciassero per la troppa luce.

“Tu hai liberato mio fratello da una condanna ben peggiore della morte” disse. Gli occhi sulle sue ali sfavillavano come pietre preziose. “Ne sono consapevole. Ithuriel te ne è grato ed è per questo che l’eco del suo spirito si sta manifestando.”

Gli Angeli, come i Demoni, non possono morire del tutto, sussurrò la voce di Ithuriel nella sua testa, diventiamo soltanto qualcos’altro. Luci e ombre senza più pesi da sostenere, né un corpo, che osservano in silenzio. Tu e Clarissa mi avete fatto dono di questo, Jonathan: adesso sono libero e in pace. La mia unica sofferenza è il pensiero di non potermi ricongiungere ai miei fratelli. Per questo ho mandato quella Runa in sogno a Clarissa.

Raziel chinò la schiena per avvicinarsi al baluginio che circondava Jace.

“Sei stato tu a condurre qui il ragazzo” realizzò, visibilmente sorpreso.

Il suo cuore l’ha condotto qui, rispose Ithuriel, Io gli ho solo fornito la chiave per liberarsi: anche lui era schiavo di prigionia e tormenti.

Ci fu una pausa: l’abbraccio di luce si stava infiacchendo, come se Ithuriel faticasse a mantenerlo.

Jonathan può riportarmi indietro, sussurrò infine l’angelo.

La figura di Raziel sembrò rifulgere di una luce nuova.

“Come?” gridò, spalancando le ali.

Raffiche di vento caldo turbinarono addosso a Jace, che si affrettò a ripararsi con le braccia. L’unica cosa che gli impediva di venire sbattuto a terra era l’abbraccio di Ithuriel.

Ancora una volta il silenzio si insinuò fra loro, intervallato solo dal crepitio delle rune di Raziel. Quando Ithuriel tornò a parlare, la sua voce era diventata ancora più sottile.

La mia prigione, un tempo, era il luogo che chiamava casa: entrambi vi abbiamo coltivato per anni dolore e solitudine. Ma allora ero ancora in forze.

La luce, così come la stretta rassicurante che circondava Jace, si fecero intermittenti. Sparirono per quella che parve una sequenza interminabile di secondi, prima di tornare un’ultima volta.

Se Jonathan mi liberasse durante gli anni che abbiamo condiviso…

Un bisbiglio sottile – un trillo lieve e solitario – vibrò per un istante nell’aria.

… Potrei tornare a casa.

Il tocco docile e materno di una carezza si posò su una guancia di Jace, accompagnato dall’ultimo filo di luce.

A quel punto, anche quel poco che era rimasto di Ithuriel svanì.

Jace perse l’equilibrio e rovinò in avanti, privato della forza invisibile che l’aveva sostenuto fino a quel momento.

Si sentiva frastornato e gli occhi gli bruciavano, ma era anche stranamente fiducioso: era come se parte della luce di Ithuriel gli fosse scivolata sottopelle, come se quell’ultima carezza gli avesse infuso addosso la fede incrollabile degli angeli.

Non aveva idea di cosa significassero le ultime parole di Ithuriel, ma era certo che, in un modo o nell’altro, l’avrebbero condotto da Alec.

“Lo faresti, Shadowhunter?”

La voce di Raziel – potente e risoluta, in confronto al sussurro musicale del fratello – lo spinse ad alzarsi nuovamente in piedi.

“Riconsegneresti mio fratello Ithuriel ai Regni Celesti se ti offrissi gli strumenti per farlo?”

Jace sorrise.

“E tu lasceresti andare il mio?”

Raziel sembrò riflettere per qualche istante.

“Acconsentirò a scambiare le vostre anime, se è davvero questo ciò che vuoi” promise infine, facendo frusciare le ali.

Jace annuì.

“È quello che voglio.”

Raziel sorrise: Jace provò dolore nel guardarlo, come se stesse puntando gli occhi contro il sole.

“Sei coraggioso, Jonathan Herondale” osservò l’angelo. “Tutti gli Shadowhunter lo sono, ma in te c’è qualcosa di diverso: riesco a percepire il fuoco celeste e la benedizione di Ithuriel nel tuo sangue. Forse è per questo che le tue emozioni sono così intense.”

“Ho perso due fratelli nel giro di pochi mesi” rispose Jace, scrutandolo perplesso. “E fino a poco tempo fa ero lo schiavetto personale del pazzo che li ha uccisi entrambi: certo che le mie emozioni sono intense. Dovresti capirlo meglio di chiunque altro, visto quello che stai facendo per Ithuriel.”

Lo sguardo di Raziel tornò a farsi collerico.

“Non esiste confronto tra i sentimenti di un umano e quelli di un angelo” tuonò, puntando l’indice contro di lui. “Gli angeli si amano l’un l’altro di un amore inconcepibile ai viventi. È una forza in grado di rovesciare i cieli e di mandare a fuoco le acque.”

Ancora una volta, Jace si sorprese a sorridere.

L’ amor che move il sole e l’altre stelle” mormorò fra sé.

Non a caso, si disse, Dante aveva scelto quelle parole per chiudere l’ultimo canto del Paradiso: aveva cercato di descrivere l’armonia universale di Dio. E parte di quell’armonia, di quella forza indomabile, sembrava risiedere nell’amore dei suoi angeli.

Raziel sembrò apprezzare le sue parole – o forse poteva leggergli nella mente – , poiché la rabbia nel suo volto sembrò sfumare.

“Ora va’, Nephilim” concluse, tornando a flettere le ali: una nuova corrente d’aria calda s’insinuò fra loro, ma questa volta Jace non si sentì spazzare via. “Per raggiungere Ithuriel avrai bisogno di una breccia spazio-temporale. Nei Regni Celesti abbiamo portali che permettono di muoversi nello spazio e nel tempo: trova Ithuriel nella casa del tuo passato e liberalo prima che la prigionia lo consumi.”

Jace tornò a sentirsi frastornato.

“Queste brecce…” domandò, sforzandosi di tenere gli occhi aperti: la luce dell’angelo si stava facendo più intensa. “… Che cosa sono, esattamente?”

Quando Raziel rispose, la sua voce suonò bassa e distante, come un segnale radio disturbato: Jace riuscì a cogliere solo parte della sua frase.

“… Dimensioni parallele” concluse l’angelo, sbattendo con violenza le ali. La sua figura si offuscò, mentre i suoi piedi si staccarono da terra.

“Aspetta!” esclamò Jace, camminandogli incontro. “Come faccio a trovare un portale?”

Un lampo di luce squarciò l’aria.

Finalmente Jace cedette all’impulso di serrare le palpebre e, quando riaprì gli occhi, l’immagine di Raziel gli apparve appena distinguibile in mezzo a volute di fiamme e a piume in movimento.

La sua voce gli risuonò nella testa dopo qualche istante, più attutita.

Sto per condurti da due dei miei angeli.

Gli occhi sulle ali di Raziel sbatterono le palpebre all’unisono: il crepitio delle fiamme aumentò d’intensità.

Saranno loro ad accompagnarti.

Jace avvertì qualcosa di morbido e leggero – come una piuma – che gli accarezzava la pelle e poi più nulla.

I suoi occhi smisero di vedere e il suo corpo svanì, inghiottito dal buio.

 

Note Finali.

Buondì e buona Domenica!
Dopo mesi di ritardo mi sono finalmente decisa a recuperare un po’ di tempo per revisionare questo capitolo! Chiedo scusa se sono sparita per così a lungo, ma il tempo scarseggia e il blocco dello scrittore è una brutta bestia. Sono mesi che ho il penultimo capitolo di questa storia abbandonato a metà e non sono ancora riuscita a riprenderlo. Spero che tornando a pubblicare riesca a trovare l’ispirazione per concluderlo!

In questo capitolo Jace raggiunge finalmente il suo obiettivo: riesce a patteggiare con qualcuno per riportare indietro Alec, e quel qualcuno non è altro che il burbero e potente Raziel. Non penso che l’avrebbe passata liscia se non ci fosse stato Ithuriel, ma per fortuna l’angelo è intervenuto a rabbonire il “fratello”. Così, Jace ha stretto un patto per scambiare la propria anima con quella di Alec, e per farlo dovrà trovare il modo di salvare Ithuriel prima che le sue condizioni diventano irreversibili. Nel prossimo capitolo scopriremo chi sono i due angeli che accompagneranno Jace lungo la sua missione e non vedo l’ora di farveli conoscere!

Con questo capitolo siamo ufficialmente entrati nel vivo della storia, e ci stiamo avvicinano sempre più alla risoluzione del viaggio di Jace.

Grazie mille alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo. È passato molto tempo, quindi spero che non abbiate abbandonato la storia! Prometto che farò del mio meglio per finirla il prima possibile (mi mancano solo due capitoli) e mal che vada ho i prossimi 5 già pronti da pubblicare!

Un abbraccio e a presto!

Laura



[1] Non che Jace senta realmente i vincoli dell’essere un parabatai come un peso: sta cercando di far peso sulle regole imposte dallo stesso Raziel per convincerlo a collaborare.

[2] I passaggi su David e Jonathan sono tratti dalla Bibbia (Samuele)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Kary91