INASPETTATAMENTE_ cap.19
Telefonate &
Esami – Capitolo 19
24 Gennaio.
Ore 17:19
V’s POV.
Bzzz bzzz bzzz
Bzzz bzzz bzzz
Sento il rumore
della vibrazione che arriva da qualche parte, non so bene da dove provenga però.
Sì, chiaramente è il mio telefono che sta vibrando ma non so bene dove sia
finito. «Telefono? Telefono dove sei?», lo cerco, ci provo, chissà, magari mi
risponde. Anche perché non so dove l’abbia appoggiato Matteo dopo aver parlato
con Rose questa mattina; e dopo che lui se n’è andato, sinceramente non ho
pensato a dove avrebbe potuto metterlo ma sono rimasta imbambolata sul divano
come una perfetta dodicenne, il sorriso ebete più stupido del mondo ce l’ho
stampato io sul volto da un bel po’ di tempo.
Pessima cosa.
Non è vero che è
una pessima cosa, Virginia, è solo un qualcosa di tutto nuovo per te.
Zitta voce inutile.
Devi ammettere
però, che è la migliore medicina per il mal di testa.
Su questo ti devo dare ragione.
Chissà, magari
sarà in grado di far passare i tuoi incubi che ogni tanto ti fanno svegliare di
notte.
Chi lo può sapere?
Tu, Virginia.
Prova a dormire con lui, chissà, magari…
Magari niente, ci farei altro prima di
dormire con lui.
Appunto.
Appunto cosa? Meglio di no.
Ci perdi solo tu.
Chi lo può sapere.
Un tentativo
fallo, per lo meno.
Bzzz bzzz bzzz
Bzzz bzzz bzzz
«Telefono? Dove
ti ha appoggiato Matteo?» chiedo ad alta voce provando a seguire il rumore
dell’intensità della telefonata.
Almeno ora parlo
con il telefono e non con me stessa.
Oh. Eccolo lì. Sul
tavolino davanti al divano.
Lo afferro e
guardo il mittente della telefonata.
Rose.
Quella donna
inizia a preoccuparmi seriamente.
«Pronto?»
rispondo tranquillamente.
«Bambina mia, sei
tu?» sembra quasi che abbia la voce dispiaciuta.
«No mamma, è la
voce registrata.» le rispondo quasi divertita.
«E io che speravo
che mi rispondesse quell’altra voce così carina!»
«Rose? Cosa stai
dicendo?»
«Semplice!
Approvo la scelta di Matteo. A proposito dov’è?»
«E’ andato.»
«Ma non doveva
rimanere lì con te finché non ti passava il mal di testa?»
«Infatti è
passato!» le rispondo tranquillamente.
«Ma ti devo
insegnare proprio tutto io, bambina mia? Dovevi fingere!»
«Ma mamma!» la
rimprovero.
«Sono un pessimo
esempio, lo so. A proposito, stai bene?»
«Sì.»
«Quindi posso
entrare in casa senza alcun problema, giusto? Non ti trovo nuda sul divano con
anche lui nudo.»
«Mamma!» la
rimprovero un’altra volta.
«Che cosa ho
fatto?» chiede innocentemente.
«Nulla, lascia
stare e puoi entrare tranquillamente in casa, mamma.» dico scuotendo la testa.
«Bene.» mette giù
il telefono prima che io riesca anche a risponderle qualcosa.
Dopo due minuti sento
le chiavi nella serratura della porta che girano e successivamente la porta
aprirsi.
«Eccomi!» e con
questa fase Rose fa il suo ingresso in casa.
La guardo tra il
divertita e lo stranita.
«Mamma?»
«Sì, bambina?» mi
guarda e inclina la testa di lato.
«Se per qualche
motivo fossi stata nuda con lui saresti entrata comunque?» chiedo.
«Beh, sarebbe
stato un bello spettacolo, non c’è che dire!» commenta lei.
«Mamma!» dico diventando
rossa.
«Cosa c’è? Uff,
non si può neanche scherzare con te!» si toglie il cappottino e lo appoggia sul
divano.
«Sì, peccato che
tu non stessi scherzando.»
«Forse. Comunque,
fatti abbracciare bambina mia, ti devo far vedere il vestito che ho comprato
per questa sera!» si avvicina e mi abbraccia.
«Giusto! Tu e
papà festeggiate!» commento con un sorriso.
«Oh sì! Però non
mi ha ancora detto dove mi porta, tu per caso sai qualcosa?» mi chiede.
Fingo indifferenza
perché io lo so benissimo. «Io? No no.»
«Non sai proprio
mentire, eh.» commenta lei stampandomi un bacio sulla guancia.
«No, lo so.
Quindi non chiedermi altro.» le rispondo con un sorriso tirato sul viso.
«Va bene, vuoi
vedere l’abito?» dice avviandosi verso il corridoio.
«Oh sì!» le
rispondo seguendola.
«Vieni in camera
e ammira il buonissimo gusto di tua madre!» dice appoggiando la borsa con il
vestito sul letto.
«Sono pronta.» le
dico con un cenno.
«Eccolo qui!»
dice estraendo un meraviglioso abito nero lungo.
«Molto bello, brava
Rose. Hai anche i tacchi giusti da abbinarci!» commento.
«Lo so!» dice
facendo un urletto «Ora mi faccio una doccia, poi mi preparo così sono già
pronta quando torna tuo padre e poi andiamo da qualche parte.»
«Brava,
preparati. Se hai bisogno sono di là, chiama e io arrivo.» mi avvio verso il
corridoio.
«Ok, senti, un’unica
cosa…» come non detto.
«Dimmi.» mi volto
verso di lei.
«Sappi che non
vedo l’ora di conoscere Matteo!» dice con un sorriso furbo.
«Oh.» Cazzo,
aggiungo mentalmente.
«Ho già pensato a
tutto e credo che la cena con Marco e Alessandro si farà sicuramente, ma, dopo
San Valentino, prima proprio non posso.» dice tranquillamente come se fosse la
cosa più naturale del mondo.
«Molto bene.»
commento uscendo dalla camera.
«Non mi sembri
molto convinta.»
«E’ solo strano,
Rose.»
«Mh, sarà, ma
sicuramente è una cosa positiva. Ora mi preparo.» dice andando in bagno ad
aprire l’acqua nella vasca.
«Sarà…» rispondo con
un sussurro tornando in sala e aprendo il libro di psicologia.
“Psicologa, com’è andata la colazione? Mi
devi un caffè o un the o me o un caffelatte o un latte e Nesquik, dipende da
cosa mi gira questa settimana, perché ho dato l’indirizzo giusto a Matteo e me
lo merito!” leggo il messaggio su WhatsApp di Marco con un sorriso.
“Da quando mi ricatti? Mal di testa a parte è andata molto bene. Dove lo tenevi
nascosto Matteo?” chiedo curiosa e divertita. E’ una domanda che spesso mi
sono posta. Perché non prima? L’aveva nascosto in cantina?
“Lo tenevo nascosto perché lui non era ancora
maturo. Ora va quasi bene. Comunque ho
intenzione di ricattarti a vita, solo perché mi piace, cara la mia psicologa!
Shopping e caffè in centro lunedì pomeriggio?”
L’ha tenuto
apposta nascosto? Perché? Inoltre ha scelto il lunedì, quindi sa anche i giorni
in cui non ho lezione, questo ragazzo inizia a farmi sempre più paura.
“Andata! Fammi sapere poi l’orario così vedo
se studiare in biblioteca dell’università oppure no. Baci.” invio con un
sorriso.
“Ti aspetto alle 15 in centro, solito posto,
solito tutto! Preparati a sopportare le mie paranoie! Un bacio mia psicologa!”.
Sempre sorridendo
sposto il telefono di lato appena Rose piomba in sala pronta per la serata.
«Bambina, come
sto?» chiede facendo un giro su se stessa.
«Molto bene
mamma, davvero molto bene.» commento annuendo con la testa.
«Grazie!»
risponde con un sorriso «Lorenzo dovrebbe arrivare a minuti. Mi batte il cuore!»
«Mamma, lo
conosci da una vita!»
«Sì ma il cuore
mi batte sempre quando usciamo solo io e lui. L’amore, l’amore…» commenta
sparendo dalla sala.
Queste
apparizioni mi inquietano parecchio, Rose è una forza della natura, soprattutto
quando si tratta di mio padre. Sembrano due ragazzini e li adoro, adoro anche
il loro amore ed è proprio quello che entrambi mi hanno insegnato: non è sempre
rose e fiori, un matrimonio, ma esistono anche litigi e discussioni, ma
l’importante è amarsi sempre e percorrere sempre la stessa strada.
Chissà se con
Matteo andrà così bene.
«Vi, tesoro, io
vado. Tuo padre è appena arrivato e mi aspetta giù.» dice Rose tornando in sala
e infilandosi il cappottino nero.
«Buona serata
mamma, divertitevi e non fate tardi.»
«Uh, faremo
sicuramente tardi! Buona serata, bambina mia!» risponde mia madre uscendo dalla
porta e mandandomi un bacio.
E’ stata una
giornata piena ma davvero stancante, ma almeno sono riuscita ad uscire,
nonostante il mal di testa iniziale, ho visto Matteo, è venuto a casa mia, mi
ha portato a casa, si è preoccupato per me, mi sono addormentata su di lui,
abbiamo mangiato insieme…
Matteo.
Un sospiro si
accompagna sempre al suo nome.
Dio mio, cosa mi
sta succedendo?
Che sia davvero
lui quello giusto?
Non lo puoi sapere, Virginia.
Sai poco o nulla
su di lui.
Devi conoscerlo di più.
Devi sapere cose in più.
Devi fare in modo che lui si apra con te.
Devi farlo innamorare di te.
Cos’ho pensato?
Quello sarebbe un sogno.
Virginia, la
prossima volta che lo vedi, devi sapere più cose su di lui.
Potrei sempre
chiedere a Marco.
No, assolutamente no.
Deve dirmele lui.
Ok, è deciso.
La prossima volta gli faccio il terzo
grado.
Poi può benissimo
mandarmi a quel paese o dove vuole lui.
Ma almeno so più
cose su di lui.
Bene, brava Virginia.
Con un sorriso
trionfante porto la mia tazzona con la tisana rilassante in camera, apro il pc
portatile, lo posiziono sulle mie gambe e decido di guardarmi un telefilm. Non
ho mai tempo di seguire tutti quelli che voglio e sono perennemente indietro
con ogni cosa. Quindi per una sera decido di guardarmene uno a caso. Premo
“Play” e mi immergo nel mondo di “White Collar” con Matt Bomer che è uno degli
attori più belli che io abbia mai visto. Poco conta che nella realtà non è
etero ma omosessuale, però è davvero molto bello. Però pensandoci bene, Matteo
è meglio, è reale, non un personaggio della tv. Finita la puntata, do
un’occhiata al cellulare e vedo una notifica, apro WhatsApp e scopro che è di
Matteo. Respira Virginia, respira.
“Buona sera Vi, come va il mal di testa?
Sei riuscita a studiare? Grazie ancora per il pranzo, sei un’ottima cuoca. Un
bacio.”
Matteo è quello
giusto?
Dopo questo WhatsApp ci credo un pochino
di più.
Con un sorriso
idiota gli rispondo tranquillamente e sorrido.
La prossima volta
che lo vedo, però, gli farò un bel terzo grado.
Magari con lingua e mani.
Lo conosco più da
vicino. Più approfonditamente.
Terzo grado, ripetitelo Virginia, terzo
grado.
Cinque giorni dopo.
29 Gennaio.
M’s POV.
«Fratello, spacca
tutto mi raccomando!» Stella sbuca con la testa in camera mia mentre sto
mettendo i jeans.
«Buon giorno,
Stellina.»
«Giorno fratello
e in bocca al lupo per l’esame!» esce da camera mia prima che io possa
risponderle.
«Crepi.» sussurro
ormai a una sorella inesistente.
«Ah.» risbuca
ancora in camera mia «Che esame è?»
«Quello di storia
delle cultura inglese.» rispondo infilando la camicia.
«Uh, allora good
luck bro!» sorride e scappa via gridando un «Sono in ritardo!»
Oggi è il giorno
dell’esame di storia della cultura inglese. Generalmente non sono mai agitato
prima di un esame ma mi sono ripromesso che se fosse andato bene avrei chiamato
Virginia e l’avrei invitata fuori a pranzo.
Ho fatto una
scommessa con me stesso.
L’esame deve andare bene per forza.
Voglio vedere
Virginia, oggi.
E’ da cinque
giorni che non la vedo e… E non è una bella sensazione.
E’ una strana
sensazione.
E’ come se mi
mancasse.
Mancare? Bah.
Non mi
dispiacerebbe vederla ogni giorno, passare anche dieci minuti ridendo e
scherzando con lei, chiaramente li passerei meglio baciandola.
Le sue labbra mi
mancano molto.
Matteo, pensi sempre
a quello, ammettilo.
Non è colpa mia
se faccio sogni ad alto contenuto erotico con Virginia.
Smettila, stupido
tredicenne in calore.
Non l’ho vista, dal
vivo, perché nei sogni sì.
Ma l’ho sentita.
L’ho sentita la
sera stessa che l’ho vista e poi le altre sere.
Prima è stato un
semplice messaggio, poi ci siamo parlati.
Non mille ore al
telefono, giusto una decina di minuti.
La sua voce ha un
qualcosa di straordinario.
Mi eccita, mi
calma, mi fa ridere, mi mette di buon umore, mi tranquillizza.
Ed è la
primissima volta che capita.
Merda.
Per la prima
volta in vita mia ho sentito una ragazza, o meglio, volevo sentire una ragazza,
solo per il gusto di sentirla, senza secondi fini.
Volevo sapere
come stava, cosa faceva durante la giornata, come andava lo studio, le sue
lezioni.
Patetico Matteo, semplicemente patetico.
Non le ho chiesto
di uscire in questi cinque giorni perché io dovevo studiare e lei aveva
lezione.
Da quanto mi ha
detto l’altra sera, lunedì è uscita con Marco.
Il mio istinto
era quello di andare da Marco e fargli il terzo grado.
Ma non l’ho fatto
anche se ero curioso.
Sono anche
geloso!
Sì, geloso.
Un pochino, solo un po’.
Sei poco geloso ma davvero molto patetico,
lo sai questo?
Perché lui l’ha
vista e io no.
E’ uscito con
lei.
Per fortuna
conosco il soggetto e conosco anche le sue tendenze sessuali.
Nonostante tutto,
rimango po’ geloso.
Anche perché lui
la conosce da una vita, si conoscono bene.
Io voglio
conoscerla.
Voglio conoscerla bene.
Voglio conoscere il suo corpo, la sua
anima.
Voglio conoscerla tutta.
Voglio conoscere
questa ragazza che si definisce “normalissima”, anche perché lei di normale non
ha proprio nulla.
Davvero, nulla.
E’ il mio vento
fresco che riesce ad ossigenarmi i polmoni.
Dio mio, il mio essere patetico non
conosce limiti.
Matteo, ora devi
pensare all’esame.
Recupero lo
zaino, il giubbotto, il libro ed esco di casa.
Storia della
cultura inglese a noi due.
29
Ventinove.
Venti-nove.
V-e-n-t-i-n-o-v-e.
Ho preso
ventinove.
Ho preso
ventinove.
Ho preso
ventinove.
Oh sì!
Devo scommettere
più spesso con me stesso se questo è il risultato.
Sono felice come
una Pasqua.
Non solo per il
voto dell’esame di per sé.
Ma per quello che
mi sono riproposto.
Ora chiamo
Virginia.
Oh sì, la chiamo
e la invito da qualche parte.
E’ giusto l’ora
di pranzo.
E io ho fame.
Recupero il
cellulare dalla tasca dello zaino e noto l’icona di WhatsApp con due notifiche.
Strano, non aspettavo nulla.
Apro l’applicazione
e vedo che la prima notifica è di Stella: “Brother,
fammi sapere, tengo i diti incrociati per te!”. Sa benissimo che in italiano
corretto sarebbe “le dita” ma lei li chiama sempre “i diti”, sempre fatto e
sempre far, che ci vuoi fare.
Il secondo invece
è di Virginia. Ok, Matteo, calmo. Molto molto calmo. Aprilo, è solo un
messaggino su WhatsApp. “Tu non me l’hai
detto ma so che oggi hai un esame... In bocca al lupo Matte! Un bacio. Vi.”
Ok, ora la devo
assolutamente chiamare.
Clicco sul suo nome
e premo il tastino verde.
Primo squillo.
Magari non mi risponde.
Secondo squillo.
Rispondimi, dai che devo portarti a
pranzo.
Terzo squillo.
«Pronto?» una
voce dolce e tranquilla risponde al telefono.
«Signorina
Virginia?» chiedo sedendomi su una panchina della facoltà.
«Signor Matteo, a
cosa devo l’onore?» risponde stando al gioco.
«A un bel
ventinove in storia della cultura inglese.» commento deciso.
«Ma sei
bravissimo!»
«Ma grazie! Sai,
mi sono impegnato.» faccio il finto modesto.
«Prego. Però, non
me l’avevi detto!»
«Solo per
scaramanzia! Infatti, stavo giusto pensando…»
«Sì?» chiede lei
con la solita voce sexy che mi stende al tappeto.
«Che dobbiamo
assolutamente festeggiare!» E poi devo assolutamente vederti. Festeggiare
vedendoti è la miglior cosa che possa fare!
«Ottima idea.»
commenta lei.
«Dove sei in
questo momento?» chiedo curioso.
«A casa, ho
studiato tutta mattina.» Che brava ragazza.
«Va bene se ti
porto a pranzo?» chiedo di impulso.
«Oggi?»
«Certo che sì!»
«Ma dove e a che
ora?» chiede lei.
«Tra un’oretta?
In centro? Riesci ad esserci?» e sorrido come un idiota.
«Direi proprio di
sì. A tra poco allora!»
«A tra pochissimo
signorina Virginia. Non vedo l’ora di vederla!» Merda, mi è scappato, ogni
tanto dovrei avere un filtro tra cervello e bocca.
«Lo stesso vale
per me, signor Matteo. A dopo!» e chiude la telefonata.
Con un sorriso
ebete che ormai fa parte di me, mi avvio verso il centro della città.
Questo pranzo non è la cena che avevamo
programmato, vero?
No Matteo, un
pranzo non è una cena.
Molto bene, così ho la scusa di vederla
ancora un paio di volte.
Molto bene sì.
Pranzo, aspettami
che arrivo.
Anzi, Virginia aspettami che non vedo
l’ora di baciarti.
***
Buona sera a tutti! Eccomi dopo circa una
settimana con un nuovo capitolo! Sono in vacanza, e al fresco e al gelo dell’Alto
Adige eccovi il nuovo capitolo di Virginia e Matteo. Abbiamo esami dati,
telefonate… che si stia finalmente muovendo qualcosa per i nostri due
protagonisti? Sicuramente Matteo post esame è super fiducioso e quindi si
butta. Buttatevi sempre, perché a volte ne vale davvero la pena. Avete idee per
il pranzo? Chissà cosa accadrà! Inoltre ho trovato davvero bellissimo il
rapporto mamma-figlia e soprattutto il rapporto tra i due genitori di Virginia.
Credo sia più unico che raro, ma anche lì, se si guarda nella stessa direzione,
se si percorre la stessa strada insieme, tutto è possibile.
A presto. E un abbraccio.
E.
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