ReggaeFamily
Mad!
Dub
Inc – Get Mad
♫
John ♫
La
ragazza sedeva accanto a me sul prato ed era scossa dai singhiozzi;
aveva nascosto il viso tra le mani, sicuramente per tentare di
frenare le lacrime. Sapevo che si sarebbero scatenate reazioni del
genere attorno a me, ma rimasi comunque sorpreso da Ellie.
Tutti
ovviamente ci preoccupammo: io le posai una mano sulla spalla, anche
se non sapevo bene cosa dire, mentre Serj, che sedeva accanto a lei
dall'altro lato, le aveva chiesto se stesse bene.
Shavo
intanto aveva delicatamente fatto scendere Lindsay dalle sue
ginocchia e si era posizionato davanti a Ellie, cercando di prenderle
una mano. “Ellie, che c'è? Ehi, abbiamo detto qualcosa
di sbagliato? Stai piangendo per i Dub Inc?” le domandò
dolcemente.
Diedi
rapidamente un'occhiata attorno a me per constatare lo stato degli
altri ragazzi. Jacob, riscossosi in fretta dallo shock, aveva ben
pensato di distrarre Lindsay portandola lontano da noi e facendola
giocare; Johanna esprimeva a Daron la sua incredulità
attraverso una serie di imprecazioni, mentre Noah si era
immobilizzato sul posto, pallido come un lenzuolo, e la sua ragazza
tentava di riscuoterlo.
Ellie
regalò al bassista un sorriso tra le lacrime. “No, non è
per i Dub Inc! È che... io non me lo aspettavo, una richiesta
del genere... oddio, ma siete pazzi? Scommetto che è uno
scherzo.”
“No,
è tutto vero” le assicurai.
Allora
lei continuò a piangere ancora più forte di prima.
“Perché? Perché proprio noi? Ma vi rendete conto
di ciò che ci avete appena detto?”
“Certo
che ce ne rendiamo conto, e ci abbiamo pensato bene prima di riunirvi
qui. Semplice: ve lo meritate, avete le capacità, perché
non avremmo dovuto?” spiegò Serj, cercando il suo
sguardo.
“Ma
io sono sconvolta!”
“Ellie,
è normale, ma non devi vederla come una grande proposta.
Certo, sarà impegnativo perché c'è di mezzo un
viaggio, ma in fondo non abbiamo fatto altro che proporvi qualche
data!” tentò di sdrammatizzare Shavo in tono allegro.
“Grazie,
io non so che altro dire. Grazie, ed è poco, perché non
so che altre parole usare per farvi capire quanto vi sono grata”
mormorò mentre Shavo la stringeva in un abbraccio.
Io
e Serj ci scambiammo uno sguardo; sapevo che anche lui avrebbe voluto
fare una bella chiacchierata con la ragazza.
Così
mi alzai e raggiunsi Noah, che stringeva convulsamente il cono del
suo gelato con la mano destra e si passava l'altra, tremante, sulla
fronte.
“Dai
qui, altrimenti ti sporchi. Ti senti bene? Oddio, quanto sei
pallido...” si preoccupò Kate in preda all'agitazione,
prendendogli il gelato dalle mani e dandogli dei leggeri colpetti sul
braccio.
“Noah?”
lo chiamai. “Ehi, tranquillo, prendi un bel respiro” gli
suggerii poi, notando quanto fosse rigido e teso.
“Lui
è così: va nel pallone per ogni cosa” mi spiegò
la ragazza, continuando ad accarezzargli le spalle e le braccia.
Lui
inspirò profondamente, poi posò lo sguardo su di me e
biascicò: “Ma... s-sul serio ci volete nel vostro tour?”
Annuii.
“So che è una richiesta un po' strana e insolita, ma ora
non farti prendere dal panico, su: ricorda che noi siamo solo delle
persone normali che hanno chiesto a delle altre persone normali un
supporto per alcune date” cercai di tranquillizzarlo.
“Voi
avevate detto che il nostro modo di suonare vi piaceva, ma non
pensavo fino a questo punto!” esclamò, cercando di
controllare il tremore ormai diffuso in tutto il corpo.
Mi
strinsi nelle spalle. “Perché no? Siamo felici di dare
una mano a quattro talentuosi giovani!”
In
fondo non avevamo fatto nulla di che, avevamo solo deciso di
coinvolgerli nel tour e portarli in Europa. Tanti gruppi, che spesso
nemmeno lo meritavano, viaggiavano in lungo e in largo perché
avevano avuto la fortuna di farsi notare, quindi qual era il
problema?
“Ma
Daron, non ce ne possiamo approfittare, capisci?” sentii dire a
Johanna. Lei e il chitarrista avevano preso a conversare animatamente
sulla panchina e io avevo capito che qualcosa non andava.
“Mi
sa che lo accompagno in bagno, ha bisogno di darsi una rinfrescata”
decise Kate mettendosi in piedi.
“Sì,
mi sa che ne ho bisogno davvero. E anche di fare due passi”
concordò Noah, cercando di trovare l'equilibrio sulle gambe
tremanti.
Lasciai
Noah nelle mani della sua ragazza e mi avvicinai ai due; intanto
anche Jacob si era avvicinato a loro e assisteva alla discussione con
la mano poggiata sul tronco dell'albero.
“Non
ho capito il senso del tuo ragionamento: ve l'abbiamo chiesto noi,
non ve ne state approfittando!” le fece notare Daron.
La
ragazza sospirò. “No, non intendo in quel senso. Intendo
dire che, se accettassimo, finiremmo per farci notare solo perché
siamo il gruppo spalla di una band famosa, non sarebbe un successo
meritato e sudato come dovrebbe invece essere. Lo so che è un
discorso stupido e che sarebbe ancora più stupido lasciarsi
sfuggire quest'occasione, ma detesto l'idea di essere raccomandata.
Tanta gente senza talento ha finito per essere acclamata e adorata
dal pubblico solo perché supportata da gruppi maggiori, e
l'idea di fare lo stesso tipo di percorso non mi piace, sarebbe un
successo finto e immeritato” spiegò, attorcigliandosi
nervosamente una ciocca di capelli mossi attorno al dito.
“Stop,
aspetta un attimo!” la bloccò Daron con un'occhiata
stupita.
“Jo,
non lo devi nemmeno pensare” intervenni. “Non la devi
vedere così, perché non è affatto così.
Noi vi stiamo semplicemente dando la possibilità di farvi
conoscere anche in Europa, vi abbiamo in un certo senso fatto da
manager per alcune date, ma puoi star certa che non farete successo
soltanto perché viaggiate con noi. Il mondo non funziona
sempre così: il rispetto e l'approvazione del pubblico ve li
dovrete conquistare con la vostra musica e la vostra energia, non
basta aprire un gruppo importante per entrare nel cuore del pubblico
– che, ti posso assicurare, è molto critico ed esigente
e vede sempre con scetticismo le band emergenti.”
Lei
scosse la testa. “Non so, la cosa non mi convince.”
“È
inutile parlare di queste cazzate astratte, ci sono problemi molto
più grandi e seri per questa vostra proposta” prese la
parola Jacob.
Io
sollevai lo sguardo su di lui e anche Johanna e Daron si voltarono
per guardarlo. Si trovava proprio dietro la panchina e aveva messo su
un'espressione estremamente seria che non gli avevo mai visto prima.
“E
quali sarebbero?” volle sapere Daron, già determinato a
risolvere ogni cosa.
“Gli
organizzatori dei festival ci pagherebbero le date in cui dovremmo
suonare anche noi, che sono tre, ma per le restanti cinque? Dovremmo
pensarci noi. Se avessi la possibilità lo farei molto
volentieri, devo ammettere che amo viaggiare e partirei anche adesso,
ma la mia famiglia non naviga nell'oro e io non lavoro. So che può
sembrare strano detto da uno come me, ma non andrei mai a chiedere
tutti quei soldi ai miei genitori...”
“Un
attimo, fratello: tu ti stai davvero ponendo problemi per i soldi? E
secondo te noi qui che ci facciamo?” lo interruppe Daron
mettendosi in piedi per poterlo guardare bene in faccia.
“No,
per favore, non dire cazzate. Non accetto che mi venga pagato tutto
da voi.” Jacob aveva pronunciato quelle parole con fermezza e
non sembrava intenzionato a ritrattare.
“Daron
ha ragione: questo problema non doveva nemmeno sorgere, non esiste
proprio. Avevamo tenuto tutto in conto, sappiamo cosa significa
portare con noi quattro persone in più, ma se abbiamo deciso
di farlo è perché lo possiamo e lo vogliamo fare. In
ogni caso le date in cui suonerete vi verranno pagate e avrete i
soldi per ciò che vi serve in viaggio” accorsi in aiuto
del mio amico.
“No,
ma che state dicendo? Non potete pagarci tutto!” si rivoltò
Johanna aggrottando le sopracciglia.
Sospirai.
Cercare di far cambiare idea a questi ragazzi sarebbe stata
un'impresa estenuante.
♫
Ellie ♫
“Non
è tanto per il fatto che avremmo la possibilità di
partire per dei concerti così pazzeschi, e nemmeno perché
potremmo conoscere i Dub Inc. È che non mi aspettavo ci
venisse fatta una richiesta del genere, venisse riposta tanta fiducia
in noi” spiegai a Serj, mentre con un fazzoletto asciugavo gli
occhi dalle ultime lacrime solitarie.
Fortunatamente
ero riuscita a calmarmi in fretta grazie a Serj e Shavo; a mente
lucida riuscivo a riflettere in maniera più razionale e a
esprimere i mille pensieri che mi vorticavano in testa.
“MI
pare di avertelo detto anche un'altra volta: noi non puntiamo a
grandi nomi – che magari nemmeno ci piacciono – quando
pensiamo a collaborazioni di qualsiasi tipo. Chiediamo sempre e solo
a persone che stimiamo, anche se non hanno la nostra stessa fama e
sono meno conosciuti” ribadì lui con semplicità,
sorridendomi.
Io
ricambiai il gesto. “Sai, questo modo di ragionare mi fa
pensare davvero tanto ai Dub Inc e a ciò che hanno dichiarato
in alcune interviste. È per questo che penso che andreste
molto d'accordo.”
“Mi
sa che è giunto il momento di ascoltare questi Dub Inc,
allora!”
“Ellie!”
Una vocina squillante mi chiamò e qualche istante dopo Lindsay
si materializzò davanti a me. “Come mai stavi piangendo?
Ti sei fatta male?” mi domandò con spontaneità.
Ridacchiai.
“No tesoro, è solo che mi hanno detto una cosa
bellissima e mi sono emozionata” le spiegai, attirandola a me e
stringendola in un abbraccio.
Poco
dopo mi sollevai da terra, ma rischiai di essere nuovamente buttata
giù da Johanna, che mi si scaraventò addosso e mi
strinse in un abbraccio. “Ellie, oddio!” strillò
in preda alla gioia.
Ecco,
io e lei non potevamo stare lontane in momenti del genere. Le gioie,
così come i momenti più difficili, dovevamo affrontarli
insieme, perché solo noi eravamo in grado di capirci l'un
l'altra fino in fondo.
Solo
noi potevamo capire cosa significasse tutto ciò.
“Che
carine!” commentò Daron, correndo da noi per unirsi
all'abbraccio. In realtà lo stava facendo solo per
infastidirci, dato che cercava di farci perdere l'equilibrio.
“Daron,
che scemo!” gridai tra le risate, divincolandomi dalla stretta.
Quei due mi stavano soffocando, avevo bisogno d'aria.
“Scusate
un attimo!” attirò la nostra attenzione Shavo. “Ma
non sarà giunta l'ora di scoprire chi diamine sono questi Dub
Inc?”
Notai
che aveva preso Lindsay in braccio e lei non sembrava affatto
intenzionata a scendere. Quanto erano teneri!
“Hai
ragione!” concordò mia sorella, intenta a liberarsi di
Daron che continuava a ronzarle attorno. “Anche perché
secondo me John si innamorerà del batterista!”
“Dici?”
domandò il diretto interessato, sempre più curioso.
“Ne
sono sicura! Pensa che lui è un metallaro, anche se suona
reggae!” raccontò lei, prendendo posto sulla panchina
accanto al batterista.
Io
mi sistemai accanto a lei e subito Daron mi fu accanto, occupando
l'ultimo spazio vuoto all'estrema destra.
Stare
accanto a lui mi provocava sempre un certo senso di disagio, in
maniera negativa; era quello con cui avevo legato di meno, senza
contare che sembrava voler fare di tutto pur di mettermi in
soggezione. Infatti anche quella volta non si smentì: si
stravaccò nel poco spazio a sua disposizione e poggiò
con disinvoltura la testa sulla mia spalla.
Io
mi irrigidii e diedi di gomito a mia sorella, che armeggiava con il
suo cellulare in cerca di qualche canzone.
Come
se non bastasse, Noah e Kate stavano tornando da noi: lui le cingeva
la vita con un braccio e parlottavano tra loro con i volti
vicinissimi.
Posai
lo sguardo su Shavo, che si era seduto sul prato di fronte a noi, e
mi sentii subito meglio.
♫
Daron ♫
Stuzzicare
Ellie era divertente, proprio perché lei sembrava sempre
infastidita e non si ribellava come sua sorella.
“Dolcezza,
come va? Sei contenta che partirai in tour con me?”
esordii.
“Non
è detto che partiremo” rispose, cercando di sfuggire dal
contatto con me e rischiando di schiacciare Johanna.
Ridacchiai
e mi allontanai un po' da lei, lasciandole un attimo di tregua.
Nonostante
facessi finta di niente, il fatto che Ellie paresse intimorita da me
non mi faceva piacere; ma allo stesso tempo non sapevo come
comportarmi con lei, così continuavo a divertirmi in quel
modo.
“Ecco,
vi faccio sentire Get Mad, una canzone abbastanza recente...
sì, è uscita l'anno scorso, hanno sfornato nuova musica
da poco!” esclamò Johanna. “Così
accontenteremo un po' tutti! Qui Zigo, il batterista, è
semplicemente magnifico, e alla fine c'è un assolo di chitarra
super metal!”
“Però
poi dobbiamo farvi sentire qualche altra canzone perché qui
canta solo Komlan, uno dei due cantanti” aggiunse Ellie.
“Ah,
hanno due cantanti?” si informò Serj.
Johanna
fece partire la canzone e tutti ammutolimmo, interessati e attenti.
Quella
canzone si poteva definire in mille modi, ma non di certo reggae: era
quasi esclusivamente batteria e voce, tranne per un po' di basso e
tastiera. Quest'ultima aveva un'impronta decisamente orientale che mi
ricordava alcune canzoni che avevo composto per gli Scars On
Broadway, ma che ancora non avevo registrato e presentato live.
Il
cantante aveva una voce calda e graffiante, praticamente l'opposto
della mia e quella di Serj, e cantava in francese. Dovetti
riconoscere che aveva talento.
Lanciai
un'occhiata a John, concentrato sulla linea di batteria, e notai che
annuiva compiaciuto.
Infine
l'assolo di chitarra, che dava un tocco molto più metal a quel
pezzo energico.
“Ragazzi,
questi tipi spaccano!” esclamò Shavo al termine del
brano.
“Sono
curioso di sentire qualcos'altro” affermò John.
“Ti
piacciono?” gli domandò Johanna speranzosa.
“Molto,
sono interessanti!”
“Pensate
che, anche se non sono un loro grande fan, questa è una delle
mie canzoni preferite. Ma io sono la parte più metal dei
Souls!” spiegò Jacob, intento anche a giocare con
Lindsay.
“Devo
ammettere che sono fighi. Ma ho una domanda: si ispirano a musiche
orientali?” mi informai.
“Un
sacco! Sono influenzati da molti generi in realtà, ma
soprattutto da quelli dei loro Paesi d'origine. Pensa che l'altro
cantante, Bouchkour, è di origini algerine e molto spesso
canta in arabo” spiegò Ellie con gli occhi che
brillavano. Era palesemente felice di parlare di qualcosa che le
piaceva.
“Ora
vi faccio sentire qualcos'altro. Ellie, secondo te cosa propongo?
Crazy Island?” le si rivolse Johanna.
“Sì,
la adoro! E alla fine ci sarà una cosa che piacerà a
John!” concordò lei.
Mentre
ascoltavamo quella splendida canzone, le due sorelle cominciarono a
commentare Kolman, uno dei due cantanti, affermando che non sarebbero
sopravvissute se l'avessero incontrato.
“Come
mai?” chiesi.
“Il
motivo? È semplicemente stupendo, divino, bellissimo!”
rispose prontamente Johanna con sguardo sognante.
“Ha
quel visetto dolcissimo che... uh, fa impazzire!” aggiunse
Ellie.
Mi
strinsi nelle spalle. “Di certo non sarà meglio di me.”
Le
due scoppiarono a ridere.
Se
avessero accettato di partire con noi, ero sicuro che ne avremmo
visto delle belle!
♪ ♪ ♪
SORPRESA!!!!!!
*-*
Scommetto
che nessuno di voi si aspettava questo aggiornamento domenicale,
vero? Ma io ve l'avevo detto di tenervi pronti, nelle note dello
scorso capitolo! Spero che questa mia apparizione fuori programma vi
abbia fatto piacere! ^^
Eccoci
qui ragazzi, finalmente sono riuscita a darvi una specie di capitolo
di transizione, o quantomeno qualcosa di più tranquillo!
E
finalmente sono riuscita a farvi ascoltare questi famosi Dub Inc...
cioè, non so se avete ascoltato il brano, ma io ve l'ho
proposto perché l'ho trovato adatto alla situazione! E...
penso che ai System piacerebbe, perché è una delle
canzoni più “metallare” del loro repertorio!
Nel
caso abbiate cliccato nel link a inizio capitolo, fatemi sapere che
ne pensate e siate sinceri! ;)
Dunque,
riusciranno i System a trascinare i Souls in tour?
Daron
ha ragione: ne vedremo delle belle!
Dal
prossimo capitolo vedremo le conseguenze di questa proposta, ma
intanto fatemi sapere come va la storia e se vi piace questo
capitolo! Voglio solo precisare – o meglio ribadire – una
cosa: la mia long non ha nessuna pretesa di essere credibile, mi
rendo conto che tutto questo rasenta il fantasy (XD), ma del resto
tutto è nato per fantasticare un po' ^^
Okay,
quindi io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Già
non vedo l'ora! :3
Grazie
a tutti voi per il supporto, un abbraccio!!! ♥
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