Il piccolo Harry e il principe Draco 20 EFP
N.A.
È passato davvero tanto, troppo tempo dal mio ultimo aggiornamento. I
motivi sono tanti e più o meno gravi, ma ora sembra davvero tutto
risolto. Ho ritrovato finalmente la tranquillità per continuare con
tutta calma questa storia a cui sono sinceramente affezionate e che,
ripeto di nuovo, ho tutte le intenzioni di portare a termine.
Per
farmi perdonare per questo prolungato periodo di assenza, e perché
ancora una volta mi trovo impossibilitata a rispondere ai vostri
commenti, ho comunque deciso di pubblicare contemporaneamente 2
capitoli, che però al loro interno raccontano ciò che in realtà avrei
potuto scrivere in 3. Il cap 20, per essere più chiari, è l'unione di 2
capitoli; il 21 invece è il terzo, o almeno una prima parte di ciò che
pubblicherò più in là.
Spero quindi che apprezziate e che così possiate perdonarmi. ^___^
Qualcuno
mi ha accusato, a parte di essere troppo lenta ad aggiornare (le do
pienamente ragione!) di aver scritto gli ultimi capitoli “di un melenso
quasi insopportabile” e che per questo “sto esagerando”. Non so se
qualcun altro la pensi allo stesso modo, ma io ci tengo davvero a
donare al piccolo Harry e a Draco, con questa storia, un po' di genuina
felicità e se questo vuol dire descrivere ogni loro attimo insieme, o i
sentimenti che si celano dietro ogni loro gesto di reciproco, candido e
puro Amore, allora io lo faccio. In più, credo ve ne sarete già
accorti, senza che io l'avessi premeditato prima di ideare questa
fanfiction, accanto al filone principale tra il bambino e il suo
Principe, si sono create collaterali alcune altre storie secondarie che
io, adesso, ho tutte le intenzioni di continuare a sviluppare.
Mi
auguro quindi che non ve la prendiate se dopo, con oggi, 21 capitoli
siamo solo all'inizio del terzo giorno, perché davvero sono ancora
tante, e purtroppo non tutte belle, le esperienze che voglio far vivere
a questi meravigliosi personaggi, creati dalla magica penna di J.K.
Rowling.
Detto
questo, dato che di seguito da leggere ce n'è davvero un bel po', vi
abbraccio tutti, con un saluto speciale a chi ha continuato a recensire
e a chiedermi di aggiornare dopo mesi di totale silenzio.
Con affetto sincero, Infinity19
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 20
Erano
da poco passate le cinque del mattino e l'intera Casa Serpeverde,
all'esclusione di Draco ed Harry, tra sbadigli e occhi ancora gonfi dal
sonno, era tutta presente nella Sala Comune, perché richiamata a
raccolta dal suo settimo anno.
Blaise,
Daphne, Theo, Millicent, Grag e Vince, avevano trascorso tutta la notte
a riflettere su come organizzare la festa per il piccolo Potter e al
metodo più opportuno per poter coinvolgere tutte le Serpi senza
rimostranze o proteste di alcun tipo. Per quanto fino a quel momento
nessun verde-argento in particolare, all'infuori di Pansy, aveva
assunto atteggiamenti ostili verso il bambino, molti probabilmente per
timore delle ripercussioni da parte di Malfoy, Blaise e compagni
ritenevano comunque necessario, per prima cosa, mettere in chiaro e
definitivamente quella questione di massima e fondamentale importanza.
“Il piccolo Harry Potter è un Serpeverde!” Dichiarò con tono deciso Zabini.
“Neppure
noi ne comprendiamo il motivo, ma è così. E prova ne è, che è stato lo
stesso Cappello Parlante a dichiararlo di fronte all'intera Hogwarts.
Quindi non consideratelo né uno scherzo né un gioco.” Continuò serio
Nott.
“Non
sappiamo se, quando ritornerà adulto, resterà uno di noi o se
preferirà, come purtroppo siamo più propensi a credere, ritornarsene
tra i Grifondoro, come è sempre stato fino a prima che Draco con un
incantesimo lo rendesse bambino.” Aggiunse Daphne con la voce velata da
una tenue tristezza.
“Ma
finché tale eventualità non si presenterà dovrete accogliere e
considerare Harry Potter come uno di voi, e cioè come un vostro
compagno Serpeverde a tutti gli effetti. E nel caso vi fossero, sarete
costretti a mettere da parte qualsiasi tipo di contrasto o divergenza
che avete con lui o con lo stemma che ha indossato fino a due giorni
fa.” Affermò con espressione ferma e determinata Blaise, per poi
concludere minaccioso, guardando in direzione della Parkinson: “Perché
se oserete torcere anche solo un capello al piccolo Potter, vi assicuro
che rimpiangerete amaramente il giorno che siete nati. In quel caso
infatti, vi ritroverete a fare i conti non solo con con l'ira
implacabile e funesta di Draco Malfoy, ma anche con quella di tutti
quanti noi!” Disse indicando sé e i suoi amici del settimo anno.
Più di una Serpe a quella prospettiva si ritrovò involontariamente a tremare.
Dato
poi che nessuno ebbe nulla da ribattere, ma che anzi a molti allettava
ed eccitava parecchio l'idea di poter vantare che il grande Harry
Potter, l'eroe del Mondo Magico, era anche lui un verde-argento, Daphne
provvide ad illustrare le varie idee per la festa e a suddividere i
vari compiti. E neanche su questo vi furono obiezioni, in quanto Zabini
aveva escogitato di unire l'utile al dilettevole pur di coinvolgere
tutti, nel senso che per la realizzazione della festa e per un piccolo
spettacolo che avrebbero messo in scena quella sera, ognuno avrebbe
dovuto utilizzare incantesimi e magie che avrebbe studiato
successivamente anche a lezione, trovandosi così in vantaggio con le
altre Case nel momento in cui quegli stessi argomenti li avessero
spiegati in classe i professori.
Il
moretto si occupava degli effetti speciali con Difesa contro le Arti
Oscure, insegnando l'Incanto Patronus alle Serpi di quinta e sesta,
nella speranza di averne il più possibile, e se erano in forma corporea
anche meglio, entro fine giornata; Millicent aveva affidati i ragazzi
di prima e seconda ai quali impartiva lezioni di Incantesimi: con un
gruppetto infatti, utilizzando incanti di Levitazione, avrebbe dovuto
cambiare la disposizione di mobili e poltrone, con gli altri invece
avrebbe dovuto realizzare festoni magici in grado di cambiare forme e
colori; Grag e Vince avevano avuto l'incarico di andare nelle cucine ed
istruire gli elfi domestici su cosa preparare per il buffet che
avrebbero tenuto nella Sala Comune, dato che quella sera nessun
Serpeverde sarebbe andato a cenare con il resto della scuola; infine
Daphne, dato che tra i verde-argento era la migliore in Astronomia e
Trasfigurazione, aiutata da quelli di terza e quarta, avrebbe
provveduto al soffitto, che avrebbe incantato come quello della Sala
Grande, e a confezionare il vestito di Draco.
Sì
perché Draco quella sera sarebbe stato, per la gioia di Harry, un vero
e proprio Principe, con tanto di corona, spada e indumenti regali!
La
Greengrass, per tale scopo, si era fatta portare più bottoni possibili,
che sarebbero diventati, ma solo per ventiquattr'ore e tanta complicata
magia, pietre preziose, con le quali avrebbe adornato gli abiti e gli
accessori, che sempre con la Trasfigurazione, dato che non c'era
abbastanza tempo per ordinarli da Madama McClain e farli arrivare in
giornata, avrebbe realizzato. L'unico problema era che, dopo aver
visionato parecchi libri di Storia Babbana, la ragazza era ancora
piuttosto indecisa su quale modello, in base a periodo e Paese, fosse
più adatto per il suo biondo e straviziato amico.
La
parte più divertente era stata però decidere l'incarico da affidare a
Pansy, la quale, pur facendo la faccia verde di rabbia e stentando un
falso sorriso quando le era stato comunicato da un divertito Zabini,
non aveva osato rifiutare, per evitare di innescare la reazione
dell'intera Casa verde-argento, nella quale, ormai ne era consapevole,
non avrebbe trovato più alcun alleato nella sua causa contro il
moccioso: vero ed effettivo scopo del discorso dei suoi compagni quella
mattina sull'accettazione da parte di tutti dell'appartenenza del
marmocchio a Serpeverde.
La
materia di cui si sarebbe interessata la Parkinson, e solo lei, era
Cura delle Creature Magiche: Pansy avrebbe dovuto insieme ad Hagrid, di
cui la ragazza non sopportava nemmeno la vista tanto la riteneva
disgustosa e ripugnante, andare alla ricerca di fatine all'interno
della Foresta Proibita, compito questo che prevedeva tanta fatica,
sudore e sporcizia, esattamente le cose che la mora Serpeverde
detestava anche più del suo enorme insegnante.
“E
tu Theo, invece cosa farai?” Cinguettò una ragazzina del quinto anno
avvicinandosi, decisamente troppo per l'opinione di Daphne, al ragazzo
che stava posizionando un cavalletto con sopra una tela intonsa accanto
al camino, in un posticino isolato dove non sarebbe stato di alcun
intralcio con le varie attività.
“Io sono l'addetto al regalo per il bambino.” Nott rispose semplicemente controllando di avere tutto l'occorrente.
“Un
quadro? Che splendida idea! Non è che posso darti una mano?” La
quindicenne chiese con voce suadente, o piuttosto da oca gracchiante,
rifletté la Greengrass che si ritrovò ad osservare quella scena con un
malcelato fastidio.
Theo
invece inarcò un sopracciglio data l'assurdità e la sfrontatezza di
quella proposta, poiché tutti sapevano quanto odiasse avere gente
intorno quando dipingeva. Stava per declinare l'offerta di quella
ragazzina di cui non ricordava neanche il nome, ma lo prevenne, a
sorpresa e facendogli perdere qualche battito di cuore, Daphne.
“Mi
dispiace Stevenson, ma Theo non ha bisogno dell'aiuto di nessuno.” La
bionda Serpe affermò con sguardo di sfida frapponendosi tra i due,
per poi aggiungere con tono più dolce ma decisamente falso: “Ma tu non
dovresti esercitarti con Blaise? O forse preferisci aiutare Pansy?”
La
ragazzina capì l'antifona, ma prima di andare da Zabini, con un caldo,
odioso e sgraziato per Daphne, sorriso augurò buon lavoro al moro
Serpeverde.
“Cara,”
Disse allora calma la biondina, colta però in realtà da un improvviso
desiderio di prenderla a schiaffi, “forse prima che tu vada sarebbe il
caso che ti occupassi del tuo naso. Vedi tesoro, non vorrei essere
scortese,” Continuò con espressione falsamente preoccupata, “ma sento
il dovere di dirti che hai un brufolo davvero enorme che ti ricopre la
faccia.”
La
quindicenne si rese conto che era vero e rossa in viso per l'imbarazzo
corse via, mentre Theo scoppiò a ridere e di getto, senza pensarci,
abbracciò da dietro la Greengrass e le posò un bacio leggero sulla
guancia.
“Sei
stata insolitamente crudele, Daphne! Degna proprio del titolo di regina
delle Serpi!” La prese un po' in giro, approfittandone per tenerla più
stratta a sé ed inebriarsi del delicato profumo dei suoi bellissimi
capelli.
“Lo
so. Ma vedrai, troverò il modo di farmi perdonare.” Disse adesso
sinceramente dispiaciuta la biondina. “Ma è che mi è venuto un nervoso
a vederla con te...” Pronunciò accorata mentre le sue gote si tingevano
di rosso. “Si, insomma a non darsi da fare per stasera.” Ci tenne a
precisare, rifuggendo però lo sguardo da quello limpido di Nott, per
celare il suo imbarazzo. “E poi tu non permetti ad alcuno di guardarti
mentre lavori, soprattutto a me, che sono la tua migliore amica.” Si
lamentò adesso con un piccolo e dolcissimo broncio.
E
fu Theo a quel punto a distogliere lo sguardo per nascondere il suo
rossore, dato che il motivo della sua ritrosia, nel mostrare i suoi
dipinti e disegni, era perché la protagonista delle sue opere era
sempre la stessa e chiunque, se li avesse visti, avrebbe compreso la
reale natura dei suoi sentimenti per quella bellissima ninfa che gli
aveva rubato il cuore e che adesso stringeva tra le braccia.
“Ehi,
piccioncini! Non dite che sia giunto il momento di darvi da fare? Vi
ricordo che questa festa non si prepara da sola!” Li richiamò
all'ordine Zabini facendoli separare di colpo, mentre Millicent, che
stava osservando con attenzione e soddisfazione il tutto da lontano,
maledisse silenziosamente il compagno, consapevole che aveva rovinato
un'occasione d'oro tra Daphne e Theo.
Comunque
Nott, prima che la ragazza ritornasse tra i suoi libri di Storia e
Trasfigurazione, la afferrò per una mano e le disse che se voleva,
quando aveva un po' di tempo, era liberissima di andare a guardarlo
mentre dipingeva il quadro per Harry e Draco.
Daphne
ringraziò e corse nella sua postazione di lavoro: il viso illuminato da
uno stupendo e solare sorriso, uguale a quello che aveva Theo mentre,
pennello alla mano, osservava la sua tavolozza, indeciso se usare prima
il rosso per cominciare il dipinto dalla Fenice o il celeste chiaro per
tratteggiare i contorni dell'Unicorno.
Intorno
alle sei, quando ormai le varie attività erano tutte a buon punto, un
ragazzino di prima, messo a guardia della stanza del Caposcuola Malfoy,
annunciò all'intera Sala che il piccolo Potter stava arrivando. Tutti
allora sospesero qualsiasi cosa stessero facendo e, nascondendone ogni
traccia visibile, presero posto sulle poltrone o accanto ai tavoli
fingendo di studiare: il tutto per non far insospettire il piccino.
Il
bimbo fece il suo ingresso con le gote ancora arrossate per il sonno e,
strofinandosi gli occhioni con i pugnetti e un dolce sorriso, augurò a
tutti il buongiorno, ritrovandosi poi subito dopo circondato da un
gruppetto di Serpi, che ne approfittarono per ricambiare il saluto e
per presentarsi, cosa questa che avevano evitato fino a quel momento
perché intimoriti dall'evidente gelosia e possessività nei suoi
confronti da parte di Draco.
“Harry e Draco dov'è?” Gli domandò invece Millicent.
“Il Principe sta ancora dormendo.” Il piccolo rispose abbassando la voce.
“E tu perché ti sei
alzato così presto? Forse non ti senti bene, Harry?” Quasi
urlò apprensiva Daphne.
“Shhh!”
Il bimbo si mise un ditino avanti alla bocca e guardò preoccupato in
direzione delle scale del dormitorio maschile, quando poi fu certo che
dalla sua nuova stanza non proveniva alcun rumore sospetto, spiegò il
motivo del suo gesto.
“Io
sto bene. Però per piacere non gridate.” Disse rivolgendosi a tutti con
espressione concitata. “Se no poi il Principe si sveglia e rovinate la
sorpresa!”
“Quale sorpresa, Potter?” Gli chiese curioso Blaise.
“La
colazione a letto!” Il bambino mormorò rosso in viso per l'imbarazzo,
ma con un sorriso sornione e lo sguardo illuminato da una luce ricolma
d'affetto, prima di scappare letteralmente dalla Sala Comune e correre
nelle cucine, senza udire i sospiri deliziati di parecchie ragazze o i
brontolii lamentosi di Daphne che invidiava l'immeritata fortuna del
suo biondo amico.
Biondo amico che fece la sua comparsa una mezz'oretta dopo con sguardo allucinato e visibilmente sconvolto.
“Dov'è?”
Sibilò con voce melliflua Draco, non appena entrato nella Sala Comune e
averla supervisionata velocemente con lo sguardo da cima in fondo,
senza però aver trovato alcuna traccia del piccino. La sua espressione
era livida e minacciosa, i suoi occhi, infervorati da una luce gelida e
pericolosa, chiaro promettevano che entro breve dalla sua bacchetta
sarebbero uscite maledizioni, possibilmente tra le più dolorose.
Ma
nonostante il suo aspetto tanto intimidatorio, i Serpeverde presenti
nella stanza non si scomposero minimamente e anzi, dopo una fugace, e
per alcuni compassionevole e sconfortante, occhiata nella sua
direzione, tornarono tutti concitati a continuare ciò che stavano
facendo prima della comparsa del loro biondo Caposcuola.
Le
palpebre del ragazzo si ridussero allora in due lame sottili, mentre
alla sua già profonda agitazione si aggiunse ora una cocente
arrabbiatura. Ripeté quindi la domanda digrignandola tra i denti, ma
nessuno questa volta fece anche solo finta di averlo ascoltato. E solo
allora Draco si soffermò ad osservare cos'è che stava in effetti
accadendo nella sua Sala Comune, notando che, esattamente come il
giorno precedente e nonostante l'ora tanto mattiniera, vi erano
presenti quasi tutti i suoi compagni di Casa.
Al
centro della Sala Millicent stava impartendo ordini ai ragazzini di
prima e di seconda su come e dove spostare la mobilia della stanza
utilizzando magie di levitazione; in un angolo Blaise stava mostrando
il suo Patronus alle Serpi di quinta e sesta, dalle cui bacchette alla
gran parte di loro era apparso del fumo argentato; dal lato opposto
invece c'era Daphne circondata dagli studenti di terza e quarta, tra i
quali alcuni stavano lanciando incanti verso il basso soffitto di
pietra, e da una montagna di tomi, che Draco dopo una più attenta
occhiata, lesse essere di Trasfigurazione, di Astronomia e qualcuno
addirittura di Storia Babbana.
“Ma che diamine state
combinando?” Malfoy ruggì furibondo. “E dov'è
Potty?” Chiese di nuovo con voce adirata e stizzita.
Ma
la Greengrass, piuttosto che rispondergli, noncurante della sua
evidente tensione e preoccupazione, gli si avvicinò metro alla mano e
gli prese le misure per poi a sua volta chiedere: “Draco preferisci il
Medioevo o il Rinascimento Italiano?”
Draco
la guardò stralunato e incredulo, incapace di dare un senso a quella
domanda stupida e assurda che non placava per nulla il suo bisogno
struggente di sapere dov'era il bambino. Fu costretto a fare un
profondo respiro alla ricerca di un po' di calma e lucidità per
affrontare l'ottusità e l'insensibilità dei suoi compagni nei confronti
del dolore soffocante che sentiva al centro del petto, ma non vi riuscì.
“Medioevo!”
Sibilò allora il ragazzo, persa ormai ogni traccia di pazienza. “In
quel periodo sono stati scritti parecchi libri di Incantesimi di Magia
Oscura, che si dia il caso io conosca alla perfezione e che al momento
ho tutte le intenzioni di utilizzare se qualcuno non mi dice
immediatamente dov'è il mio Potty!” Gridò quest'ultima parte con voce
esasperata.
Il
cuore che gli batteva a mille, sopraffatto dal terrore natogli da quel
primo pensiero, quando non se lo era ritrovato accanto riaperti gli
occhi, che il bambino fosse ritornato adulto e che lo avesse
abbandonato, rifiutandolo di nuovo, per tornarsene da lei...
Blaise
allora, che ancora una volta fu il primo a comprendere lo stato emotivo
del compagno, finalmente gli rispose: “Non preoccuparti Draco, il
piccolo Harry è nelle cucine con Greg e Vince, mentre noi stiamo
preparando la festa per stasera.”
Nell'udire 'il piccolo Harry' l'anima inquieta e spaventata di Draco ritrovò pace e serenità.
“E
che ci fa Potty nelle cucine? E perché mai non mi ha svegliato?” Malfoy
però insisté, ancora sottosopra per la sgradevole sensazione
dell'essersi risvegliato in un letto vuoto senza il piccino.
“Se te ne torni a letto, lo scoprirai tra poco!” Quasi sbuffò infastidita Daphne.
Malfoy
inarcò un sopracciglio confuso e stava per chiederle spiegazioni,
quando fu distratto dalle pagine aperte dei libri di Storia che la
Greengrass in quel momento stava sfogliando, sulle quali erano
raffigurate immagini di uomini risalenti a diverse epoche, per
l'esattezza dal Medioevo all'inizio Novecento, che Draco constatò
essere in realtà tutti Principi babbani.
Questa
volta allora, vinto dalla curiosità di scoprire cos'è che i suoi amici
stavano organizzando e, allontanando per un momento la preoccupazione
per il bambino, dato che se era con i suoi due scagnozzi non c'era
nulla da temere, pretese delle delucidazioni sulla festa.
“Va
bene ti dirò l'essenziale, ma poi corri subito nella tua stanza e fingi
di dormire.” Accondiscese Daphne per poi aggiungere con un piccolo
broncio: “Non capisco proprio che ci veda di così tanto bello e buono
in te quel piccolo Angelo! Non li meriti affatto i suoi gesti così
pieni d'affetto!”
Draco
non capì di che diamine l'amica stesse parlando, però si ritrovò
decisamente soddisfatto nell'udire poi le varie idee per
l'organizzazione dei festeggiamenti in onore del bambino e soprattutto
accolse con un ghigno compiaciuto la prospettiva di lui come principe
della serata, già immaginandosi la sorpresa e la felicità del piccolo
Potty nel momento in cui lo avesse visto in abiti regali.
L'unica
cosa che Daphne comunque omise di dire, e che per fortuna Malfoy non
notò, era il compito che era stato affidato a Theo, il cui dipinto non
era solo un regalo per il piccino, ma anche e soprattutto un messaggio
per Draco stesso: osservando quel dipinto infatti, i suoi amici
speravano che la bionda Serpe avesse trovato il modo di uscire da
quello stato confusionale per cui si era convinto che il piccolo Potty
non era Harry Potter, e ad accettare la vera natura dei suoi sentimenti
per il moretto adolescente dagli occhi di giada.
Ciò
che però il biondino non gradì e che rifiutò a priori di fare fu:
“Naturalmente anche tu Draco, stasera dovrai evocare il tuo Patronus.”
Lo informò un divertito Zabini. E mentre tutte le Serpi presenti si
voltarono verso di lui con negli occhi una malcelata ammirazione,
rispetto reverenziale e una luce ricolma di desiderio e di aspettativa,
nell'attesa fremente di vedere la sua Fenice, Malfoy, arrossendo
leggermente, semplicemente obiettò: “Scordatevelo!”
Ma
una bambinetta di prima impudente replicò: “Io invece credo proprio che
lo vedremo! Basterà semplicemente convincere il piccolo Potter e Malfoy
farà tutto ciò che che quel bambino gli chiede.” Sorrise sfacciata
mentre molti suoi compagni, in realtà quasi tutti, assentirono
ghignando o concordando esclamando che era vero.
“Piccola
vipera insolente, sei in punizione!” Il biondino le comunicò con
espressione truce, mentre un involontario e imbarazzante rossore gli
imporporava le guance per la consapevolezza che la ragazzina aveva,
purtroppo, perfettamente ragione. Ma mentre ragionava se era meglio e
più crudele farle passare una serata con Gazza o una nella Foresta
Proibita, l'immagine scaturitagli nella mente dal menzionare la parola
vipera gli fece perdere un battito di cuore, perché con apprensione si
avvide che anche Pansy mancava tra i Serpeverde presenti nella Sala
Comune.
“Dov'è invece
la Parkinson?” Domandò allora serio a Daphne, la quale a
sentir quel nome scoppiò a ridere.
“Oh,
non temere Draco! A lei è capitato Cura delle Creature Magiche! Dovevi
vedere che faccia che ha fatto quando le abbiamo detto che doveva
andare da Hagrid per procurarsi un po' di fatine per la serata.” La
Greengrass rispose divertita motivando la sua ilarità.
Ilarità
che però Draco non riuscì a condividere, affatto tranquillo nel saperla
lontana dai sotterranei e probabilmente più vicina al piccolo di quanto
non lo fosse lui in quel momento; quindi senza pensarci un attimo o
ascoltare le proteste dei suoi compagni a proposito di sorprese
rovinate se usciva dalla Sala Comune, andò alla ricerca del bimbo, col
cuore travolto dall'inquietudine e il pensiero che stranamente tornava
al sogno che aveva rifatto quella notte.
Nel
tumulto per non aver trovato il piccino accanto appena sveglio se ne
era dimenticato, ma quella notte aveva rifatto lo stesso sogno di
quella precedente, solo che questa volta era riuscito a scorgerne
qualche particolare in più: tra le sue braccia stringeva realmente un
bambino di cui, anche se non era riuscito ancora a scorgerne il viso,
aveva riconosciuto l'inconfondibile nera capigliatura, disordinata e
scompigliata, tipica e unica del piccolo Potty... e di Potter, gli
suggerì la sua vocina interiore... solo che quel bimbo non aveva
affatto sei anni ma al massimo due. Inoltre aveva intravisto le mani
della persona che lo abbracciava da dietro e che inconfutabilmente
erano mani maschili appartenenti ad un ragazzo che, ad occhio e croce,
doveva avere la sua stessa età. Ciò che però aveva attirato la sua
attenzione, convincendolo che lui quelle mani le aveva già viste prima
anche se proprio non riusciva a ricollegare a chi appartenessero, era
stata la mano destra sul cui dorso, a mo di cicatrice, vi aveva letto
una scritta: “Non devo dire bugie”
Frase quella che lui aveva già sicuramente letto, ma perché e dove proprio non lo ricordava.
Che
senso però avesse quel sogno ricorrente o perché in esso Potty era
ancora più piccolo di quanto già non lo fosse adesso, Draco proprio non
riusciva a spiegarselo, sapeva solo che in essi provava una felicità
davvero infinita.
La stessa felicità che invase il suo cuore non appena scorse da lontano il suo piccoletto.
Il
piccolo Harry stava camminando portando a fatica un vassoio ricolmo di
leccornie, scortato a destra e a sinistra da Tiger e Goyle, che
guardavano con malcelata bramosia e l'acquolina alla gola quelle
prelibatezze dal profumo davvero invitante.
Malfoy
stava per raggiungerli, spinto dall'irrefrenabile e incontenibile
desiderio di abbracciare il suo piccolo Angelo e bearsi della luce
splendente dei suoi sorrisi e dei suoi occhi smeraldini, che tanto gli
erano mancati appena risvegliatosi, ma non si fu avvicinato di molto
che notò che qualcun altro lo aveva preceduto. Decise allora d'istinto
di nascondersi in un corridoio laterale per osservare con attenzione
cosa diamine volesse Silente da Potty.
“Ciao, Harry!” Salutò l'anziano mago.
“Buongiorno, preside!” Ricambiò gioviale il piccino.
“Vi
dispiace lasciarci da soli?” Domandò poi Silente ai due Serpeverde, i
quali si guardarono l'un l'altro con espressioni preoccupate ed
indecise, dato che avevano ricevuto l'incarico da Blaise di non
allontanarsi mai da Potter per prevenire agguati da Pansy o dai
Grifondoro. E il preside, quasi leggendo loro nella mente, aggiunse:
“Voglio solo scambiare due chiacchiere con Harry. Non ci metteremo
molto e poi provvederò personalmente a riaccompagnarlo alla vostra Sala
Comune.”
I
due allora annuirono, ma prima di andarsene Tiger chiese al piccolo:
“Potter vuoi che ti diamo una mano e te lo portiamo noi il tuo vassoio,
visto quanto è pesante?”
“No!!!”
Replicò con veemenza il bimbo, stringendone ancora più forte i manici.
“Se no, sono sicuro, che poi vi mangiate tutti i dolci e non ne
lasciate neanche uno al Principe Draco!” Il bambino non voleva essere
egoista, però era consapevole di quanto i due Serpeverde erano golosi e
non si sentiva affatto sicuro a lasciar loro anche la colazione del
Principe. E poi lui dopotutto i biscotti per loro li aveva già
cucinati, e anche in tanti, ma le due Serpi li avevano finiti in un
battibaleno.
I due ragazzi, che comunque ci avevano provato, se ne ritornarono allora nei sotterranei.
“Mmm...
quante cose buone!” Esclamò estasiato il preside osservando il
contenuto del vassoio e guardando di sottecchi il piccino. “Mi sa
proprio che devo andare nelle cucine e fare i complimenti agli elfi
domestici per le gustose delizie che hanno preparato questa mattina.”
Il
bimbo arrossì. “No, questi dolci li ho fatti io.” Ammise imbarazzato,
per poi aggiungere con orgoglio e un grande sorriso: “Io sono l'elfo
domestico del Principe Draco e questi biscotti sono tutti per lui!”
“Davvero,
Harry? Tu sei l'elfo domestico di Draco?” Albus chiese conferma con una
luce divertita negli occhi. “Interessante compromesso!” Confabulò poi
tra sé, riflettendo che una cosa del genere era da aspettarsela dal
giovane Malfoy nei confronti di un Harry Potter non proprio in sé.
“E dimmi il tuo Principe ti
ordina di fare molte cose? Ad esempio ti ha detto lui di preparargli la
colazione stamattina?”
“No!
No! Il Principe non mi ordina mai di fargli niente.” Il bimbo negò con
forza. “Anzi...” Continuò con un sorriso ricolmo di gratitudine. “...
mi tratta quasi come se un principe lo fossi io e poi mi riempie sempre
di tante dolci attenzioni. Ieri per esempio...” Il piccino narrò
emozionato di tutte le meravigliose esperienze vissute il giorno
precedente e di quanto grande e profondo era stato l'affetto che il suo
cuore aveva sentito per la prima volta grazie alla bontà e alla
dolcezza del biondo Serpeverde.
E
Silente ascoltò quel racconto con sguardo commosso, per l'evidente
felicità che brillava negli occhi del piccolo Harry per
l'incondizionato Amore che traspariva da ogni gesto nei suoi confronti
da parte del suo Principe Draco, ma anche con tanto rammarico nel
cuore, adesso conscio più che mai di quanto male quel bambino stupendo
aveva dovuto ricevere nella sua infanzia, in gran parte a causa sua e
delle sue scelte. Per un attimo Albus si chiese se le cose non
sarebbero potute andare diversamente, ma poi con tristezza si rispose
che purtroppo non c'era più nulla da fare perché il passato non si può
cambiare.
“...
E stamattina mi sono svegliato tanto presto così, volendogli fare una
bella sorpresa e per farlo felice, ho deciso di preparargli la
colazione e di portargliela a letto.” Il bimbo infine dichiarò
timidamente, mentre Draco, con gli occhi chiusi e il capo poggiato al
muro, si ritrovò a sorridere come uno scemo, mentre nel petto la sua
vocina interiore faceva le fusa e dolcemente gli sussurrava quanto
sconfinato era il bene che voleva a quel bambino.
“E
invece con i Serpeverde come va, Harry? Anche loro ti trattano tutti
bene?” Il preside gli chiese sinceramente interessato, prendendogli il
vassoio dalle mani, in effetti piuttosto pesante, e facendolo
galleggiare in aria, per la gioia del piccino, con un Wingardium
Leviosa.
“Oh,
sì!” Il bimbo confermò sicuro senza esitazioni. “Mi stanno anche
preparando una festa!” Disse tutto eccitato. “E io a Blaise, a Daphne,
a Milly, a Theo, a Grag, a Vince e a Pansy, ci voglio tanto bene!”
Affermò stendendo e allargando le braccia il più possibile per far
intendere la grandezza del suo bene.
“E
Draco?” Albus inarcò un sopracciglio, sinceramente curioso di sapere
perché nel suo elenco il piccino avesse omesso proprio il nome del
giovane Malfoy. Il Serpeverde, da parte sua, si sentì invece
profondamente ferito per quella dimenticanza.
Harry
avvampò e, con lo sguardo illuminato da una calda luce, dolce sussurrò:
“Il Principe Draco è di più! A lui gli voglio più, più, più bene di
tutti! Come...” Il piccino cercò un esempio abbastanza grande per
spiegare quanto invece era sconfinato il sentimento di puro affetto che
sentiva per il suo Angelo biondo, ma tutto sembrava fin troppo piccolo.
Infine risolse con: “... come tutto il mondo e le stelle del cielo e
ancora... ancora di più!”
Il
preside allora sorrise di vero cuore mentre quello di Draco, per
quell'ennesima e bellissima confessione, sembrava sul punto di
scoppiargli nel petto, tanta era forte l'emozione di gioia che lo
pervase. 'E probabilmente morto per la troppa felicità lo sarebbe stato
di sicuro se solo quelle stesse parole gliele avesse rivelate anche
l'altro Potter!' La sua vocina interiore gli confermò.
“E lui te ne vuole,
Harry?” Questa volta lo sguardo del preside si volse in direzione
del corridoio dove si trovava Malfoy.
“Io
credo di sì, anche se...” Il piccino tentennò per qualche secondo
ripensando all'episodio della pergamena. “... a volte mi guarda in un
modo strano e dice che io non sono un certo lui,
anche se non ho capito a chi si riferisce. E poi...” Aggiunse con
voce un po' più triste. “... non mi chiama mai per
nome.”
“Capisco!”
Rifletté allora enigmatico e adesso più serio Silente, per poi
aggiungere: “In questo caso Harry, se così stanno le cose, mi chiedo se
non sia il caso che tu venga affidato invece ai Grifondoro. Forse
ripensandoci il signor Malfoy non è la persona più adatta ad occuparsi
di te.”
Contemporaneamente
il Serpeverde e il bimbo spalancarono gli occhi inorriditi a quella
prospettiva, ma mentre il primo afferrò deciso la bacchetta per
affrontare a viso aperto il preside e riprendersi il bambino con la
forza, il piccolo Potter, con un coraggio mai avuto prima, si oppose
fermamente a quella decisione.
“No!!!
Io voglio rimanere con il Principe Draco!!!” La sua voce era ferma e
priva di alcun dubbio, le manine strette a pugno, lo sguardo
determinato: atteggiamento questo che rese Albus Silente estremamente
soddisfatto. Le sue parole infatti erano state semplicemente una mera
provocazione per accertarsi di una cosa, e cioè che il piccolo Harry,
grazie a Draco, stava diventando più forte e sicuro di sé! Solo due
sere prima infatti, al solo pensiero di dover dormire lontano dal suo
Principe, il bimbo era scoppiato in un pianto dirotto, adesso invece
non si faceva problemi a dissentire e a contestare apertamente le
decisioni del preside della scuola.
Il
giovane Malfoy non lo immaginava, ma la sua presenza e il suo Amore
stavano letteralmente salvando quel piccino: era infatti grazie ad essi
che il piccolo Potter avrebbe trovato in futuro la forza e la speranza
per non soccombere definitivamente alle ingiustizie e ai soprusi dei
Dursley e di Voldemort, il coraggio per lottare e per difendere
strenuamente e senza esitazioni il Bene.
Triste...
davvero molto triste però, che di quell'Amore Harry non ne avrebbe
avuto alcun ricordo cosciente, ma, Albus si ripeté per l'ennesima
volta, non si poteva fare altrimenti perché, anche se sembrava un
controsenso, era proprio per suo il bene
che era meglio se dimenticava.
“Voglio
restare sempre con lui.” Il bimbo continuò ora con espressione quasi
supplice. “Perché il Principe mi piace tanto e io da grande... ” Adesso
sussurrò talmente a bassa voce che a stento il preside riuscì a
sentirlo, mentre Draco non vi riuscì affatto. Il Serpeverde poté solo
constatare quanta luce emanavano adesso i suoi bellissimi occhi verde e
le sue gote accese da un intensissimo rossore, mentre Silente, dapprima
sorpreso, ora sorrideva compiaciuto proprio e stranamente nella sua
direzione.
“...da grande lo voglio sposare!” Harry confessò tutto d'un fiato.
“Sogno
davvero molto bello, Harry!” L'anziano professore non poté trattenersi
dal posare una lieve carezza sul capo del bambino. “E ora ti svelo un
segreto!” Continuò con aria furba chinandosi per parlare direttamente
nell'orecchio del piccoletto, in modo da impedire ancora una volta al
giovane Malfoy di comprendere cosa si stessero dicendo. “Io sono in
grado di prevedere il futuro e qualcosa mi dice che il tuo sogno si
avvererà! E tu ne avrai la certezza assoluta nel momento in cui il tuo
Principe Draco ti confesserà, di sua spontanea volontà e senza
costrizioni, di volerti bene chiamandoti per nome!”
Il
piccino spalancò allora gli occhioni fuori di sé per la gioia e di
slancio abbracciò il preside ringraziandolo di cuore, mentre Draco nel
suo angolino si mordeva le mani, desideroso com'era di sapere cos'è che
quei due si erano rivelati a vicenda.
“Quindi posso restare sempre qui con il Principe?” Chiese ora conferma Harry con la voce piena di speranza.
“Sì.” Silente
rispose semplicemente con un sorriso gentile, anche se quel 'sempre
qui' gli intristì l'anima.
“Grazie!
Grazie infinite!” Il bimbo esclamò contentissimo. “Anche tu sei tanto
buono e voglio tanto bene anche a te!” Ammise con un tenero e stupendo
sorriso, porgendo al preside un biscotto.
Gesto
questo che toccò nel profondo l'anziano mago: non aveva infatti mai
ricevuto un dono più bello e speciale di quello, in grado di scaldargli
il cuore e inumidirgli gli occhi.
Lo
aveva sempre pensato, ma ancora una volta Harry Potter gli dimostrava
di essere una persona davvero stupenda e meravigliosa, dall'animo
gentile e generoso, dal cuore puro e bellissimo per la sua innocenza e
il suo candore.
Quel piccino incantevole meritava davvero di essere felice e di vedere i suoi sogni realizzati.
Albus
Silente non era affatto un veggente e per nulla capace di predire
realmente profezie per il futuro, però credeva fortemente nella Magia
dell'Amore e qualcosa gli diceva che era proprio grazie a questo
incommensurabile e infinito potere, superiore a qualsiasi altro
incantesimo d'uomo, che le sue parole di poco prima, dettate dall'unico
desiderio di donare un po' di gioia a quel bambino, sarebbero potute
divenire realtà.
“Ora
però possiamo andare? Non vorrei che il Principe si fosse già
svegliato!” Il piccino domandò concitato ed apprensivo, distraendolo
dalle sue considerazioni e facendo comprendere quanto grande era la sua
premura nel ritornare al più presto dal biondo Serpeverde.
Il
preside aspettò qualche attimo prima di rispondere, ma non appena da
lontano si sentì il rumore dei passi di qualcuno che stava decisamente
correndo in direzione dei sotterranei, acconsentì con un' espressione
alquanto divertita e un sorriso sornione.
Draco
raggiunse come un forsennato la sua Sala Comune e nel mentre correva ne
approfittò per sfilarsi la divisa e aprirsi i bottoni della camicia.
Quando però Daphne lo vide in quello stato lo bloccò prima che potesse
salire le scale del dormitorio.
“Draco, che stai facendo?”
“Quello
che mi hai detto tu prima: andare di sopra e far finta di dormire.”
Rispose di fretta il biondino e con un ghigno stampato sul viso.
“Sì,
ma perché vai in giro praticamente a torso nudo?” La ragazza domandò
confusa, notando gli sguardi per nulla casti che parecchie Serpentelle,
e non solo, gli stavano lanciando.
“Ma
che domande stupide fai, Daphne? Credi forse che io dorma vestito?” Il
Serpeverde chiese a sua volta inarcando un sopracciglio. “Potty sta per
arrivare e non ho tempo da perdere in chiacchiere con te. Quindi
sbrigati a farmi passare e pensa piuttosto a nascondere i preparativi
per la festa con Incantesimi di disillusione!” Le disse ancora
prendendola per le spalle e sorpassandola.
“Oh
Merlino!” Esclamò però sconvolta la Greengrass, che si era bloccata col
pensiero al fatto che il biondino non dormisse vestito, fraintendendone
il significato e arrivando alla conclusione, vista la sua attuale mise,
che piuttosto lo facesse nudo. “Ma il piccolo Harry dorme con te! E tu
non dormi vestito?” Il suo tono adesso era decisamente infuriato.
“Beh
e allora? Se per questo neanche Potty dorme vestito!” Draco rispose
scocciato, data la sua ovvietà, mentre saliva le scale. Non immaginava
d'aver così fomentato ulteriormente l'equivoco. Sentì solo, mentre
entrava nella sua stanza, la voce lontana della Greengrass minacciarlo
di farlo finire ad Azkaban se solo osava toccare il bambino.
Ma
di che diamine stesse parlando la ragazza proprio non lo capì e nemmeno
in quel momento gli interessava: non aveva tempo adesso per dare un
senso alle nevrosi di Daphne, piuttosto aveva meno di un minuto per
rimettere in ordine la stanza, messa a soqquadro quando non aveva
trovato il piccino, indossare il suo pigiama di seta e rimettersi a
letto.
E
non appena riuscì finalmente a mettersi sotto le coperte, non dovette
aspettare che pochi secondi prima di sentire la porta aprirsi
lentamente e il suono tenue e attutito di una piccola risata.
Draco
aveva gli occhi chiusi, ma il suo cuore aveva cominciato a battergli
sempre più rapido nel petto, aumentando di battito per ogni passo che
sentiva avvicinarsi del bimbo. Batticuore che raggiunse il suo apice
quando il Serpeverde avvertì il peso leggero del piccolo sul letto, il
tocco gentile e delicato delle sue manine tra i suoi capelli e il suo
respiro sul viso.
Dolce
soffio, dal profumo di cioccolata e marmellata di albicocche, che lieve
sfiorava la sua bocca e che sembrava farsi ogni attimo sempre più forte
e... e vicino.
Draco
spalancò gli occhi, non resistendo al bisogno di accertarsi e vedere
ciò che sentiva entro breve sarebbe accaduto, e si ritrovò ad osservare
a pochissimi centimetri da sé il visino del bambino, le sue gote
arrossate, le palpebre chiuse, le sue labbra socchiuse pronte a donare
un bacio.
Bacio che il giovane Malfoy agognava con tutta l'anima.
“Potty.”
Sussurrò però sommesso e, andando a malincuore contro il suo stesso
desiderio, decise di ascoltare invece la sua vocina interiore, che
chiaro lo avvertiva di non commettere idiozie perché quello non era né
il momento né l'età giusta per quel tipo di bacio; preferì allora
dargliene uno lui, ma sulla punta del nasino.
Harry, colto di sorpresa, spiazzato aprì i suoi occhioni verdi, incatenandoli con quelli argentati del ragazzo.
Con
espressione imbarazzata e un timido, ma tenero, sorriso, esclamò poi:
“Oh, che peccato! Ti sei svegliato da solo, Principe Draco!” Fece con
un tenerissimo broncio e la vocina delusa. “E io che volevo svegliarti
come il Principe delle fiabe sveglia la Bella Addormentata!” Adesso si
aprì in un sorriso più grande e luminoso.
Ma
Malfoy, che non conosceva affatto le fiabe babbane, non rispose
alcunché perché totalmente rapito dal contemplare la bellezza di quel
piccino stupendo, la cui sola presenza donava a tutto il suo essere
tanta armonia e felicità. Emozioni che aveva compreso quella stessa
mattina, quando si era ritrovato da solo nel suo letto, sarebbero
scomparse per sempre dalla sua vita nel momento in cui non avesse avuto
più accanto il suo amato piccolo Potty.
Al loro posto solo una disperazione straziante e un inconsolabile dolore... perché
l'altro non gli avrebbe mai detto: “Ti voglio bene!”... non avrebbe mai
riservato solo a lui quegli stupendi sorrisi e affettuosissimi gesti...
non avrebbe mai e poi mai corrisposto al suo A...
“Però
Principe, guarda! Ti ho portato la colazione.” Il bambino disse adesso
tutto contento, indicando il vassoio poggiato sul comodino. “Stamattina
presto sono andato nelle cucine e ti ho preparato tanti tipi di
biscotti diversi e ti ho fatto anche il caffè, che ti piace tanto, e
bollito il latte e il tè, perché non sapevo se bevi anche quelli a
colazione. In più, per sicurezza, ti ho portato anche il succo di zucca
che, Daphne dice, fa tanto bene alla salute. E l'elfo Dobby, alla fine,
ha fatto un incantesimo per mantenere tutto con la giusta temperatura.”
Harry spiegò eccitato, mentre il Serpeverde, il cui viso non mostrava
alcuna particolare emozione, lo ascoltava silenzioso.
E
dopo questo piccolo resoconto, il piccino decise quindi di alzarsi per
prendere il vassoio e darlo al biondino, ma non appena provò anche solo
a fare il gesto di allontanarsi un po' dal Principe, le sue forti
braccia glielo impedirono e il piccolo Harry si ritrovò invece
circondato dal possessivo e stretto abbraccio del ragazzo.
“Non farlo mai
più!!!” Draco ordinò a denti stretti e con voce
adirata, tanto che il piccino si spaventò.
“Non osare mai più
andare via da me senza prima avermi avvisato!!!” Il Serpeverde
continuò in tono serio.
“Ma io...” Pigolò quasi tra le lacrime il piccolo. “... volevo solo farti una bella sorpresa.”
“Niente
'ma'! Non ci sono scuse che reggono!!! Non farlo mai più, ti ho
detto!!!” Adesso la voce di Draco era tremula e l'abbraccio, con cui
stringeva ancora più forte a sé il bimbo, quasi disperato.
“La
prossima volta sveglia anche me!” Pretese tassativo senza ammettere
discussioni. “Perché tu neanche immagini...” Disse adesso prendendo il
viso del bambino tra le mani e rivelando i suoi occhi rossi e umidi.
“... quanto immensi e atroci sarebbero lo strazio, la pena e la
sofferenza che proverei...” Sensazioni che in realtà aveva già provato.
“... se non ti trovassi accanto a me!”
E
il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto perché mai, come in quel
momento, si era sentito più desiderato a amato da qualcuno.
“Promettimi... promettimi che
non mi lascerai mai solo, Potty!” Adesso Draco implorò,
vicino anche lui alle lacrime.
“Te
lo prometto! Te lo prometto, Principe Draco!!!” Il piccino, tra i
singulti, rispose con forza, ricambiando l'abbraccio del ragazzo e
ripetendo a gran voce, più e più volte, quanto gli voleva bene, mentre
il biondino, ora più tranquillo grazie a quelle ennesime dimostrazioni
d'affetto, lo riempiva di carezze e dolcissimi baci.
Passarono
così alcuni minuti, finché il Serpeverde scostò da sé il piccoletto e,
asciugandogli le ultime lacrime con il lenzuolo, con un ghigno
divertito disse: “Adesso, però, ti meriti di essere punito!”
“Sì!”
Acconsentì senza proteste il piccino, in realtà contento
di vedere quell'espressione più serena sul viso del biondino.
“Perché ricordi, vero, cos'è che volevo mangiare a colazione stamattina?”
Il bimbo ci pensò su, poi avvampando rispose: “Me, di baci?”
“Esattamente!”
Sogghignò il Serpeverde, facendo arrivare a sé il vassoio con un
incantesimo d'appello. “Ma vista la buona colazione che mi hai
preparato, sarebbe uno spreco non mangiarla. Quindi ti ordino di
imboccarmi ma, per ogni morso, dovrai dare tu a me un bacio.” Fece
adesso di nuovo serio, anche se i suoi occhi stavano ridendo felici. “E
ti comunico che ho tutta l'intenzione di finire ogni cosa.” Aggiunse
ora con un sorriso sornione.
Harry
osservò il vassoio e i tanti dolci da lui cucinati e, immaginando che
da essi ne sarebbero usciti ancora e molti più baci, con un mega
sorriso si adoperò immediatamente ad ubbidire agli ordini.
Adorava le punizioni del suo Principe Draco!
Daphne,
che aveva osservato tutta la scena da uno spiraglio della porta
lasciata aperta, per accertarsi che l'amico non dormisse veramente nudo
e per fermarlo nel caso avesse avuto atteggiamenti poco consoni con il
bambino, a quel punto decise che poteva andarsene, perché ormai
convinta e sicura che non c'era nulla da temere.
Silenziosamente si avviò
alla Sala Comune, ma tra le scale trovò Theo che era venuto a
vedere perché non fosse ancora tornata.
“Daphne, ma che è
successo?” Domandò però apprensivo il ragazzo,
prendendola tra le braccia. “Perché stai piangendo?”
La ragazza, sorpresa, si
sfiorò il viso e si ritrovò le mani bagnate di lacrime,
constatando così che Nott aveva ragione.
“Oh, Theo!”
Riuscì allora a sussurrare a stento tra i singulti.
“È che sono così belli insieme!”
E
dopo un po', mentre le lacrime si facevano più copiose e l'abbraccio di
Theo più forte e comprensivo, la ragazza triste sospirò: “A Draco gli
si spezzerà il cuore quando il piccolo Harry non ci sarà più!”
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