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Autore: Infinity19    24/06/2009    2 recensioni
Draco riesce a fare chiarezza nei sentimenti che cela nel cuore grazie ad Harry, che tornato bambino, lo considera il suo Principe dei sogni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il piccolo Harry e il principe Draco 20 EFP N.A. È passato davvero tanto, troppo tempo dal mio ultimo aggiornamento. I motivi sono tanti e più o meno gravi, ma ora sembra davvero tutto risolto. Ho ritrovato finalmente la tranquillità per continuare con tutta calma questa storia a cui sono sinceramente affezionate e che, ripeto di nuovo, ho tutte le intenzioni di portare a termine.
Per farmi perdonare per questo prolungato periodo di assenza, e perché ancora una volta mi trovo impossibilitata a rispondere ai vostri commenti, ho comunque deciso di pubblicare contemporaneamente 2 capitoli, che però al loro interno raccontano ciò che in realtà avrei potuto scrivere in 3. Il cap 20, per essere più chiari, è l'unione di 2 capitoli; il 21 invece è il terzo, o almeno una prima parte di ciò che pubblicherò più in là.
Spero quindi che apprezziate e che così possiate perdonarmi. ^___^
Qualcuno mi ha accusato, a parte di essere troppo lenta ad aggiornare (le do pienamente ragione!) di aver scritto gli ultimi capitoli “di un melenso quasi insopportabile” e che per questo “sto esagerando”. Non so se qualcun altro la pensi allo stesso modo, ma io ci tengo davvero a donare al piccolo Harry e a Draco, con questa storia, un po' di genuina felicità e se questo vuol dire descrivere ogni loro attimo insieme, o i sentimenti che si celano dietro ogni loro gesto di reciproco, candido e puro Amore, allora io lo faccio. In più, credo ve ne sarete già accorti, senza che io l'avessi premeditato prima di ideare questa fanfiction, accanto al filone principale tra il bambino e il suo Principe, si sono create collaterali alcune altre storie secondarie che io, adesso, ho tutte le intenzioni di continuare a sviluppare.
Mi auguro quindi che non ve la prendiate se dopo, con oggi, 21 capitoli siamo solo all'inizio del terzo giorno, perché davvero sono ancora tante, e purtroppo non tutte belle, le esperienze che voglio far vivere a questi meravigliosi personaggi, creati dalla magica penna di J.K. Rowling.
Detto questo, dato che di seguito da leggere ce n'è davvero un bel po', vi abbraccio tutti, con un saluto speciale a chi ha continuato a recensire e a chiedermi di aggiornare dopo mesi di totale silenzio.
Con affetto sincero, Infinity19



Il piccolo Harry e il principe Draco


CAPITOLO 20


Erano da poco passate le cinque del mattino e l'intera Casa Serpeverde, all'esclusione di Draco ed Harry, tra sbadigli e occhi ancora gonfi dal sonno, era tutta presente nella Sala Comune, perché richiamata a raccolta dal suo settimo anno.
Blaise, Daphne, Theo, Millicent, Grag e Vince, avevano trascorso tutta la notte a riflettere su come organizzare la festa per il piccolo Potter e al metodo più opportuno per poter coinvolgere tutte le Serpi senza rimostranze o proteste di alcun tipo. Per quanto fino a quel momento nessun verde-argento in particolare, all'infuori di Pansy, aveva assunto atteggiamenti ostili verso il bambino, molti probabilmente per timore delle ripercussioni da parte di Malfoy, Blaise e compagni ritenevano comunque necessario, per prima cosa, mettere in chiaro e definitivamente quella questione di massima e fondamentale importanza.
“Il piccolo Harry Potter è un Serpeverde!” Dichiarò con tono deciso Zabini.
“Neppure noi ne comprendiamo il motivo, ma è così. E prova ne è, che è stato lo stesso Cappello Parlante a dichiararlo di fronte all'intera Hogwarts. Quindi non consideratelo né uno scherzo né un gioco.” Continuò serio Nott.
“Non sappiamo se, quando ritornerà adulto, resterà uno di noi o se preferirà, come purtroppo siamo più propensi a credere, ritornarsene tra i Grifondoro, come è sempre stato fino a prima che Draco con un incantesimo lo rendesse bambino.” Aggiunse Daphne con la voce velata da una tenue tristezza.
“Ma finché tale eventualità non si presenterà dovrete accogliere e considerare Harry Potter come uno di voi, e cioè come un vostro compagno Serpeverde a tutti gli effetti. E nel caso vi fossero, sarete costretti a mettere da parte qualsiasi tipo di contrasto o divergenza che avete con lui o con lo stemma che ha indossato fino a due giorni fa.” Affermò con espressione ferma e determinata Blaise, per poi concludere minaccioso, guardando in direzione della Parkinson: “Perché se oserete torcere anche solo un capello al piccolo Potter, vi assicuro che rimpiangerete amaramente il giorno che siete nati. In quel caso infatti, vi ritroverete a fare i conti non solo con con l'ira implacabile e funesta di Draco Malfoy, ma anche con quella di tutti quanti noi!”  Disse indicando sé e i suoi amici del settimo anno.
Più di una Serpe a quella prospettiva si ritrovò involontariamente a tremare.
Dato poi che nessuno ebbe nulla da ribattere, ma che anzi a molti allettava ed eccitava parecchio l'idea di poter vantare che il grande Harry Potter, l'eroe del Mondo Magico, era anche lui un verde-argento, Daphne provvide ad illustrare le varie idee per la festa e a suddividere i vari compiti. E neanche su questo vi furono obiezioni, in quanto Zabini aveva escogitato di unire l'utile al dilettevole pur di coinvolgere tutti, nel senso che per la realizzazione della festa e per un piccolo spettacolo che avrebbero messo in scena quella sera, ognuno avrebbe dovuto utilizzare incantesimi e magie che avrebbe studiato successivamente anche a lezione, trovandosi così in vantaggio con le altre Case nel momento in cui quegli stessi argomenti li avessero spiegati in classe i professori.
Il moretto si occupava degli effetti speciali con Difesa contro le Arti Oscure, insegnando l'Incanto Patronus alle Serpi di quinta e sesta, nella speranza di averne il più possibile, e se erano in forma corporea anche meglio, entro fine giornata; Millicent aveva affidati i ragazzi di prima e seconda ai quali impartiva lezioni di Incantesimi: con un gruppetto infatti, utilizzando incanti di Levitazione, avrebbe dovuto cambiare la disposizione di mobili e poltrone, con gli altri invece avrebbe dovuto realizzare festoni magici in grado di cambiare forme e colori; Grag e Vince avevano avuto l'incarico di andare nelle cucine ed istruire gli elfi domestici su cosa preparare per il buffet che avrebbero tenuto nella Sala Comune, dato che quella sera nessun Serpeverde sarebbe andato a cenare con il resto della scuola; infine Daphne, dato che tra i verde-argento era la migliore in Astronomia e Trasfigurazione, aiutata da quelli di terza e quarta, avrebbe provveduto al soffitto, che avrebbe incantato come quello della Sala Grande, e a confezionare il vestito di Draco.   
Sì perché Draco quella sera sarebbe stato, per la gioia di Harry, un vero e proprio Principe, con tanto di corona, spada e indumenti regali!
La Greengrass, per tale scopo, si era fatta portare più bottoni possibili, che sarebbero diventati, ma solo per ventiquattr'ore e tanta complicata magia, pietre preziose, con le quali avrebbe adornato gli abiti e gli accessori, che sempre con la Trasfigurazione, dato che non c'era abbastanza tempo per ordinarli da Madama McClain e farli arrivare in giornata, avrebbe realizzato. L'unico problema era che, dopo aver visionato parecchi libri di Storia Babbana, la ragazza era ancora piuttosto indecisa su quale modello, in base a periodo e Paese, fosse più adatto per il suo biondo e straviziato amico.
La parte più divertente era stata però decidere l'incarico da affidare a Pansy, la quale, pur facendo la faccia verde di rabbia e stentando un falso sorriso quando le era stato comunicato da un divertito Zabini, non aveva osato rifiutare, per evitare di innescare la reazione dell'intera Casa verde-argento, nella quale, ormai ne era consapevole, non avrebbe trovato più alcun alleato nella sua causa contro il moccioso: vero ed effettivo scopo del discorso dei suoi compagni quella mattina sull'accettazione da parte di tutti dell'appartenenza del marmocchio a Serpeverde.
La materia di cui si sarebbe interessata la Parkinson, e solo lei, era Cura delle Creature Magiche: Pansy avrebbe dovuto insieme ad Hagrid, di cui la ragazza non sopportava nemmeno la vista tanto la riteneva disgustosa e ripugnante, andare alla ricerca di fatine all'interno della Foresta Proibita, compito questo che prevedeva tanta fatica, sudore e sporcizia, esattamente le cose che la mora Serpeverde detestava anche più del suo enorme insegnante.
“E tu Theo, invece cosa farai?” Cinguettò una ragazzina del quinto anno avvicinandosi, decisamente troppo per l'opinione di Daphne, al ragazzo che stava posizionando un cavalletto con sopra una tela intonsa accanto al camino, in un posticino isolato dove non sarebbe stato di alcun intralcio con le varie attività.
“Io sono l'addetto al regalo per il bambino.” Nott rispose semplicemente controllando di avere tutto l'occorrente.
“Un quadro? Che splendida idea! Non è che posso darti una mano?” La quindicenne chiese con voce suadente, o piuttosto da oca gracchiante, rifletté la Greengrass che si ritrovò ad osservare quella scena con un malcelato fastidio.
Theo invece inarcò un sopracciglio data l'assurdità e la sfrontatezza di quella proposta, poiché tutti sapevano quanto odiasse avere gente intorno quando dipingeva. Stava per declinare l'offerta di quella ragazzina di cui non ricordava neanche il nome, ma lo prevenne, a sorpresa e facendogli perdere qualche battito di cuore, Daphne.
“Mi dispiace Stevenson, ma Theo non ha bisogno dell'aiuto di nessuno.” La bionda Serpe affermò con sguardo di sfida      frapponendosi tra i due, per poi aggiungere con tono più dolce ma decisamente falso: “Ma tu non dovresti esercitarti con Blaise? O forse preferisci aiutare Pansy?”
La ragazzina capì l'antifona, ma prima di andare da Zabini, con un caldo, odioso e sgraziato per Daphne, sorriso augurò buon lavoro al moro Serpeverde.
“Cara,” Disse allora calma la biondina, colta però in realtà da un improvviso desiderio di prenderla a schiaffi, “forse prima che tu vada sarebbe il caso che ti occupassi del tuo naso. Vedi tesoro, non vorrei essere scortese,” Continuò con espressione falsamente preoccupata, “ma sento il dovere di dirti che hai un brufolo davvero enorme che ti ricopre la faccia.”
La quindicenne si rese conto che era vero e rossa in viso per l'imbarazzo corse via, mentre Theo scoppiò a ridere e di getto, senza pensarci, abbracciò da dietro la Greengrass e le posò un bacio leggero sulla guancia.
“Sei stata insolitamente crudele, Daphne! Degna proprio del titolo di regina delle Serpi!” La prese un po' in giro, approfittandone per tenerla più stratta a sé ed inebriarsi del delicato profumo dei suoi bellissimi capelli.
“Lo so. Ma vedrai, troverò il modo di farmi perdonare.” Disse adesso sinceramente dispiaciuta la biondina. “Ma è che mi è venuto un nervoso a vederla con te...” Pronunciò accorata mentre le sue gote si tingevano di rosso. “Si, insomma a non darsi da fare per stasera.” Ci tenne a precisare, rifuggendo però lo sguardo da quello limpido di Nott, per celare il suo imbarazzo. “E poi tu non permetti ad alcuno di guardarti mentre lavori, soprattutto a me, che sono la tua migliore amica.” Si lamentò adesso con un piccolo e dolcissimo broncio.
E fu Theo a quel punto a distogliere lo sguardo per nascondere il suo rossore, dato che il motivo della sua ritrosia, nel mostrare i suoi dipinti e disegni, era perché la protagonista delle sue opere era sempre la stessa e chiunque, se li avesse visti, avrebbe compreso la reale natura dei suoi sentimenti per quella bellissima ninfa che gli aveva rubato il cuore e che adesso stringeva tra le braccia.
“Ehi, piccioncini! Non dite che sia giunto il momento di darvi da fare? Vi ricordo che questa festa non si prepara da sola!” Li richiamò all'ordine Zabini facendoli separare di colpo, mentre Millicent, che stava osservando con attenzione e soddisfazione il tutto da lontano, maledisse silenziosamente il compagno, consapevole che aveva rovinato un'occasione d'oro tra Daphne e Theo.
Comunque Nott, prima che la ragazza ritornasse tra i suoi libri di Storia e Trasfigurazione, la afferrò per una mano e le disse che se voleva, quando aveva un po' di tempo, era liberissima di andare a guardarlo mentre dipingeva il quadro per Harry e Draco.
Daphne ringraziò e corse nella sua postazione di lavoro: il viso illuminato da uno stupendo e solare sorriso, uguale a quello che aveva Theo mentre, pennello alla mano, osservava la sua tavolozza, indeciso se usare prima il rosso per cominciare il dipinto dalla Fenice o il celeste chiaro per tratteggiare i contorni dell'Unicorno.


Intorno alle sei, quando ormai le varie attività erano tutte a buon punto, un ragazzino di prima, messo a guardia della stanza del Caposcuola Malfoy, annunciò all'intera Sala che il piccolo Potter stava arrivando. Tutti allora sospesero qualsiasi cosa stessero facendo e, nascondendone ogni traccia visibile, presero posto sulle poltrone o accanto ai tavoli fingendo di studiare: il tutto per non far insospettire il piccino.
Il bimbo fece il suo ingresso con le gote ancora arrossate per il sonno e, strofinandosi gli occhioni con i pugnetti e un dolce sorriso, augurò a tutti il buongiorno, ritrovandosi poi subito dopo circondato da un gruppetto di Serpi, che ne approfittarono per ricambiare il saluto e per presentarsi, cosa questa che avevano evitato fino a quel momento perché intimoriti dall'evidente gelosia e possessività nei suoi confronti da parte di Draco.  
“Harry e Draco dov'è?” Gli domandò invece Millicent.
“Il Principe sta ancora dormendo.” Il piccolo rispose abbassando la voce.
“E tu perché ti sei alzato così presto? Forse non ti senti bene, Harry?” Quasi urlò apprensiva Daphne.
“Shhh!” Il bimbo si mise un ditino avanti alla bocca e guardò preoccupato in direzione delle scale del dormitorio maschile, quando poi fu certo che dalla sua nuova stanza non proveniva alcun rumore sospetto, spiegò il motivo del suo gesto.
“Io sto bene. Però per piacere non gridate.” Disse rivolgendosi a tutti con espressione concitata. “Se no poi il Principe si sveglia e rovinate la sorpresa!”
“Quale sorpresa, Potter?” Gli chiese curioso Blaise.
“La colazione a letto!” Il bambino mormorò rosso in viso per l'imbarazzo, ma con un sorriso sornione e lo sguardo illuminato da una luce ricolma d'affetto, prima di scappare letteralmente dalla Sala Comune e correre nelle cucine, senza udire i sospiri deliziati di parecchie ragazze o i brontolii lamentosi di Daphne che invidiava l'immeritata fortuna del suo biondo amico.
Biondo amico che fece la sua comparsa una mezz'oretta dopo con sguardo allucinato e visibilmente sconvolto.
“Dov'è?” Sibilò con voce melliflua Draco, non appena entrato nella Sala Comune e averla supervisionata velocemente con lo sguardo da cima in fondo, senza però aver trovato alcuna traccia del piccino. La sua espressione era livida e minacciosa, i suoi occhi, infervorati da una luce gelida e pericolosa, chiaro promettevano che entro breve dalla sua bacchetta sarebbero uscite maledizioni, possibilmente tra le più dolorose.
Ma nonostante il suo aspetto tanto intimidatorio, i Serpeverde presenti nella stanza non si scomposero minimamente e anzi, dopo una fugace, e per alcuni compassionevole e sconfortante, occhiata nella sua direzione, tornarono tutti concitati a continuare ciò che stavano facendo prima della comparsa del loro biondo Caposcuola.
Le palpebre del ragazzo si ridussero allora in due lame sottili, mentre alla sua già profonda agitazione si aggiunse ora una cocente arrabbiatura. Ripeté quindi la domanda digrignandola tra i denti, ma nessuno questa volta fece anche solo finta di averlo ascoltato. E solo allora Draco si soffermò ad osservare cos'è che stava in effetti accadendo nella sua Sala Comune, notando che, esattamente come il giorno precedente e nonostante l'ora tanto mattiniera, vi erano presenti quasi tutti i suoi compagni di Casa.
Al centro della Sala Millicent stava impartendo ordini ai ragazzini di prima e di seconda su come e dove spostare la mobilia della stanza utilizzando magie di levitazione; in un angolo Blaise stava mostrando il suo Patronus alle Serpi di quinta e sesta, dalle cui bacchette alla gran parte di loro era apparso del fumo argentato; dal lato opposto invece c'era Daphne circondata dagli studenti di terza e quarta, tra i quali alcuni stavano lanciando incanti verso il basso soffitto di pietra, e da una montagna di tomi, che Draco dopo una più attenta occhiata, lesse essere di Trasfigurazione, di Astronomia e qualcuno addirittura di Storia Babbana.
“Ma che diamine state combinando?” Malfoy ruggì furibondo. “E dov'è Potty?” Chiese di nuovo con voce adirata e stizzita.
Ma la Greengrass, piuttosto che rispondergli, noncurante della sua evidente tensione e preoccupazione, gli si avvicinò metro alla mano e gli prese le misure per poi a sua volta chiedere: “Draco preferisci il Medioevo o il Rinascimento Italiano?”
Draco la guardò stralunato e incredulo, incapace di dare un senso a quella domanda stupida e assurda che non placava per nulla il suo bisogno struggente di sapere dov'era il bambino. Fu costretto a fare un profondo respiro alla ricerca di un po' di calma e lucidità per affrontare l'ottusità e l'insensibilità dei suoi compagni nei confronti del dolore soffocante che sentiva al centro del petto, ma non vi riuscì.
“Medioevo!” Sibilò allora il ragazzo, persa ormai ogni traccia di pazienza. “In quel periodo sono stati scritti parecchi libri di Incantesimi di Magia Oscura, che si dia il caso io conosca alla perfezione e che al momento ho tutte le intenzioni di utilizzare se qualcuno non mi dice immediatamente dov'è il mio Potty!” Gridò quest'ultima parte con voce esasperata.
Il cuore che gli batteva a mille, sopraffatto dal terrore natogli da quel primo pensiero, quando non se lo era ritrovato accanto riaperti gli occhi, che il bambino fosse ritornato adulto e che lo avesse abbandonato, rifiutandolo di nuovo, per tornarsene da lei...
Blaise allora, che ancora una volta fu il primo a comprendere lo stato emotivo del compagno, finalmente gli rispose: “Non preoccuparti Draco, il piccolo Harry è nelle cucine con Greg e Vince, mentre noi stiamo preparando la festa per stasera.”
Nell'udire 'il piccolo Harry' l'anima inquieta e spaventata di Draco ritrovò pace e serenità.
“E che ci fa Potty nelle cucine? E perché mai non mi ha svegliato?” Malfoy però insisté, ancora sottosopra per la sgradevole sensazione dell'essersi risvegliato in un letto vuoto senza il piccino.
“Se te ne torni a letto, lo scoprirai tra poco!” Quasi sbuffò infastidita Daphne.
Malfoy inarcò un sopracciglio confuso e stava per chiederle spiegazioni, quando fu distratto dalle pagine aperte dei libri di Storia che la Greengrass in quel momento stava sfogliando, sulle quali erano raffigurate immagini di uomini risalenti a diverse epoche, per l'esattezza dal Medioevo all'inizio Novecento, che Draco constatò essere in realtà tutti Principi babbani.
Questa volta allora, vinto dalla curiosità di scoprire cos'è che i suoi amici stavano organizzando e, allontanando per un momento la preoccupazione per il bambino, dato che se era con i suoi due scagnozzi non c'era nulla da temere, pretese delle delucidazioni sulla festa.
“Va bene ti dirò l'essenziale, ma poi corri subito nella tua stanza e fingi di dormire.” Accondiscese Daphne per poi aggiungere con un piccolo broncio: “Non capisco proprio che ci veda di così tanto bello e buono in te quel piccolo Angelo! Non li meriti affatto i suoi gesti così pieni d'affetto!”
Draco non capì di che diamine l'amica stesse parlando, però si ritrovò decisamente soddisfatto nell'udire poi le varie idee per l'organizzazione dei festeggiamenti in onore del bambino e soprattutto accolse con un ghigno compiaciuto la prospettiva di lui come principe della serata, già immaginandosi la sorpresa e la felicità del piccolo Potty nel momento in cui lo avesse visto in abiti regali.
L'unica cosa che Daphne comunque omise di dire, e che per fortuna Malfoy non notò, era il compito che era stato affidato a Theo, il cui dipinto non era solo un regalo per il piccino, ma anche e soprattutto un messaggio per Draco stesso: osservando quel dipinto infatti, i suoi amici speravano che la bionda Serpe avesse trovato il modo di uscire da quello stato confusionale per cui si era convinto che il piccolo Potty non era Harry Potter, e ad accettare la vera natura dei suoi sentimenti per il moretto adolescente dagli occhi di giada.
Ciò che però il biondino non gradì e che rifiutò a priori di fare fu: “Naturalmente anche tu Draco, stasera dovrai evocare il tuo Patronus.” Lo informò un divertito Zabini. E mentre tutte le Serpi presenti si voltarono verso di lui con negli occhi una malcelata ammirazione, rispetto reverenziale e una luce ricolma di desiderio e di aspettativa, nell'attesa fremente di vedere la sua Fenice, Malfoy, arrossendo leggermente, semplicemente obiettò: “Scordatevelo!”
Ma una bambinetta di prima impudente replicò: “Io invece credo proprio che lo vedremo! Basterà semplicemente convincere il piccolo Potter e Malfoy farà tutto ciò che che quel bambino gli chiede.” Sorrise sfacciata mentre molti suoi compagni, in realtà quasi tutti, assentirono ghignando o concordando esclamando che era vero.
“Piccola vipera insolente, sei in punizione!” Il biondino le comunicò con espressione truce, mentre un involontario e imbarazzante rossore gli imporporava le guance per la consapevolezza che la ragazzina aveva, purtroppo, perfettamente ragione. Ma mentre ragionava se era meglio e più crudele farle passare una serata con Gazza o una nella Foresta Proibita, l'immagine scaturitagli nella mente dal menzionare la parola vipera gli fece perdere un battito di cuore, perché con apprensione si avvide che anche Pansy mancava tra i Serpeverde presenti nella Sala Comune.
“Dov'è invece la Parkinson?” Domandò allora serio a Daphne, la quale a sentir quel nome scoppiò a ridere.
“Oh, non temere Draco! A lei è capitato Cura delle Creature Magiche! Dovevi vedere che faccia che ha fatto quando le abbiamo detto che doveva andare da Hagrid per procurarsi un po' di fatine per la serata.” La Greengrass rispose divertita motivando la sua ilarità.
Ilarità che però Draco non riuscì a condividere, affatto tranquillo nel saperla lontana dai sotterranei e probabilmente più vicina al piccolo di quanto non lo fosse lui in quel momento; quindi senza pensarci un attimo o ascoltare le proteste dei suoi compagni a proposito di sorprese rovinate se usciva dalla Sala Comune, andò alla ricerca del bimbo, col cuore travolto dall'inquietudine e il pensiero che stranamente tornava al sogno che aveva rifatto quella notte.
Nel tumulto per non aver trovato il piccino accanto appena sveglio se ne era dimenticato, ma quella notte aveva rifatto lo stesso sogno di quella precedente, solo che questa volta era riuscito a scorgerne qualche particolare in più: tra le sue braccia stringeva realmente un bambino di cui, anche se non era riuscito ancora a scorgerne il viso, aveva riconosciuto l'inconfondibile nera capigliatura, disordinata e scompigliata, tipica e unica del piccolo Potty... e di Potter, gli suggerì la sua vocina interiore... solo che quel bimbo non aveva affatto sei anni ma al massimo due. Inoltre aveva intravisto le mani della persona che lo abbracciava da dietro e che inconfutabilmente erano mani maschili appartenenti ad un ragazzo che, ad occhio e croce, doveva avere la sua stessa età. Ciò che però aveva attirato la sua attenzione, convincendolo che lui quelle mani le aveva già viste prima anche se proprio non riusciva a ricollegare a chi appartenessero, era stata la mano destra sul cui dorso, a mo di cicatrice, vi aveva letto una scritta: “Non devo dire bugie
Frase quella che lui aveva già sicuramente letto, ma perché e dove proprio non lo ricordava.
Che senso però avesse quel sogno ricorrente o perché in esso Potty era ancora più piccolo di quanto già non lo fosse adesso, Draco proprio non riusciva a spiegarselo, sapeva solo che in essi provava una felicità davvero infinita.
La stessa felicità che invase il suo cuore non appena scorse da lontano il suo piccoletto.
Il piccolo Harry stava camminando portando a fatica un vassoio ricolmo di leccornie, scortato a destra e a sinistra da Tiger e Goyle, che guardavano con malcelata bramosia e l'acquolina alla gola quelle prelibatezze dal profumo davvero invitante.
Malfoy stava per raggiungerli, spinto dall'irrefrenabile e incontenibile desiderio di abbracciare il suo piccolo Angelo e bearsi della luce splendente dei suoi sorrisi e dei suoi occhi smeraldini, che tanto gli erano mancati appena risvegliatosi, ma non si fu avvicinato di molto che notò che qualcun altro lo aveva preceduto. Decise allora d'istinto di nascondersi in un corridoio laterale per osservare con attenzione cosa diamine volesse Silente da Potty.
“Ciao, Harry!” Salutò l'anziano mago.
“Buongiorno, preside!” Ricambiò gioviale il piccino.
“Vi dispiace lasciarci da soli?” Domandò poi Silente ai due Serpeverde, i quali si guardarono l'un l'altro con espressioni preoccupate ed indecise, dato che avevano ricevuto l'incarico da Blaise di non allontanarsi mai da Potter per prevenire agguati da Pansy o dai Grifondoro. E il preside, quasi leggendo loro nella mente, aggiunse: “Voglio solo scambiare due chiacchiere con Harry. Non ci metteremo molto e poi provvederò personalmente a riaccompagnarlo alla vostra Sala Comune.”
I due allora annuirono, ma prima di andarsene Tiger chiese al piccolo: “Potter vuoi che ti diamo una mano e te lo portiamo noi il tuo vassoio, visto quanto è pesante?”    
“No!!!” Replicò con veemenza il bimbo, stringendone ancora più forte i manici. “Se no, sono sicuro, che poi vi mangiate tutti i dolci e non ne lasciate neanche uno al Principe Draco!” Il bambino non voleva essere egoista, però era consapevole di quanto i due Serpeverde erano golosi e non si sentiva affatto sicuro a lasciar loro anche la colazione del Principe. E poi lui dopotutto i biscotti per loro li aveva già cucinati, e anche in tanti, ma le due Serpi li avevano finiti in un battibaleno.  
I due ragazzi, che comunque ci avevano provato, se ne ritornarono allora nei sotterranei.
“Mmm... quante cose buone!” Esclamò estasiato il preside osservando il contenuto del vassoio e guardando di sottecchi il piccino. “Mi sa proprio che devo andare nelle cucine e fare i complimenti agli elfi domestici per le gustose delizie che hanno preparato questa mattina.”
Il bimbo arrossì. “No, questi dolci li ho fatti io.” Ammise imbarazzato, per poi aggiungere con orgoglio e un grande sorriso: “Io sono l'elfo domestico del Principe Draco e questi biscotti sono tutti per lui!”
“Davvero, Harry? Tu sei l'elfo domestico di Draco?” Albus chiese conferma con una luce divertita negli occhi. “Interessante compromesso!” Confabulò poi tra sé, riflettendo che una cosa del genere era da aspettarsela dal giovane Malfoy nei confronti di un Harry Potter non proprio in sé.
“E dimmi il tuo Principe ti ordina di fare molte cose? Ad esempio ti ha detto lui di preparargli la colazione stamattina?”
“No! No! Il Principe non mi ordina mai di fargli niente.” Il bimbo negò con forza. “Anzi...” Continuò con un sorriso ricolmo di gratitudine. “... mi tratta quasi come se un principe lo fossi io e poi mi riempie sempre di tante dolci attenzioni. Ieri per esempio...” Il piccino narrò emozionato di tutte le meravigliose esperienze vissute il giorno precedente e di quanto grande e profondo era stato l'affetto che il suo cuore aveva sentito per la prima volta grazie alla bontà e alla dolcezza del biondo Serpeverde.
E Silente ascoltò quel racconto con sguardo commosso, per l'evidente felicità che brillava negli occhi del piccolo Harry  per l'incondizionato Amore che traspariva da ogni gesto nei suoi confronti da parte del suo Principe Draco, ma anche con tanto rammarico nel cuore, adesso conscio più che mai di quanto male quel bambino stupendo aveva dovuto ricevere nella sua infanzia, in gran parte a causa sua e delle sue scelte. Per un attimo Albus si chiese se le cose non sarebbero potute andare diversamente, ma poi con tristezza si rispose che purtroppo non c'era più nulla da fare perché il passato non si può cambiare.
“... E stamattina mi sono svegliato tanto presto così, volendogli fare una bella sorpresa e per farlo felice, ho deciso di preparargli la colazione e di portargliela a letto.” Il bimbo infine dichiarò timidamente, mentre Draco, con gli occhi chiusi e il capo poggiato al muro, si ritrovò a sorridere come uno scemo, mentre nel petto la sua vocina interiore faceva le fusa e dolcemente gli sussurrava quanto sconfinato era il bene che voleva a quel bambino.
“E invece con i Serpeverde come va, Harry? Anche loro ti trattano tutti bene?” Il preside gli chiese sinceramente interessato, prendendogli il vassoio dalle mani, in effetti piuttosto pesante, e facendolo galleggiare in aria, per la gioia del piccino, con un Wingardium Leviosa.
“Oh, sì!” Il bimbo confermò sicuro senza esitazioni. “Mi stanno anche preparando una festa!” Disse tutto eccitato. “E io a Blaise, a Daphne, a Milly, a Theo, a Grag, a Vince e a Pansy, ci voglio tanto bene!” Affermò stendendo e allargando le braccia il più possibile per far intendere la grandezza del suo bene.
“E Draco?” Albus inarcò un sopracciglio, sinceramente curioso di sapere perché nel suo elenco il piccino avesse omesso proprio il nome del giovane Malfoy. Il Serpeverde, da parte sua, si sentì invece profondamente ferito per quella dimenticanza.
Harry avvampò e, con lo sguardo illuminato da una calda luce, dolce sussurrò: “Il Principe Draco è di più! A lui gli voglio più, più, più bene di tutti! Come...” Il piccino cercò un esempio abbastanza grande per spiegare quanto invece era sconfinato il sentimento di puro affetto che sentiva per il suo Angelo biondo, ma tutto sembrava fin troppo piccolo. Infine risolse con: “... come tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora... ancora di più!”  
Il preside allora sorrise di vero cuore mentre quello di Draco, per quell'ennesima e bellissima confessione, sembrava sul punto di scoppiargli nel petto, tanta era forte l'emozione di gioia che lo pervase. 'E probabilmente morto per la troppa felicità lo sarebbe stato di sicuro se solo quelle stesse parole gliele avesse rivelate anche l'altro Potter!' La sua vocina interiore gli confermò.
“E lui te ne vuole, Harry?” Questa volta lo sguardo del preside si volse in direzione del corridoio dove si trovava Malfoy.
“Io credo di sì, anche se...” Il piccino tentennò per qualche secondo ripensando all'episodio della pergamena. “... a volte mi guarda in un modo strano e dice che io non sono un certo lui, anche se non ho capito a chi si riferisce. E poi...” Aggiunse con voce un po' più triste. “... non mi chiama mai per nome.”
“Capisco!” Rifletté allora enigmatico e adesso più serio Silente, per poi aggiungere: “In questo caso Harry, se così stanno le cose, mi chiedo se non sia il caso che tu venga affidato invece ai Grifondoro. Forse ripensandoci il signor Malfoy non è la persona più adatta ad occuparsi di te.”
Contemporaneamente il Serpeverde e il bimbo spalancarono gli occhi inorriditi a quella prospettiva, ma mentre il primo afferrò deciso la bacchetta per affrontare a viso aperto il preside e riprendersi il bambino con la forza, il piccolo Potter, con un coraggio mai avuto prima, si oppose fermamente a quella decisione.
“No!!! Io voglio rimanere con il Principe Draco!!!” La sua voce era ferma e priva di alcun dubbio, le manine strette a pugno, lo sguardo determinato: atteggiamento questo che rese Albus Silente estremamente soddisfatto. Le sue parole infatti erano state semplicemente una mera provocazione per accertarsi di una cosa, e cioè che il piccolo Harry, grazie a Draco, stava diventando più forte e sicuro di sé! Solo due sere prima infatti, al solo pensiero di dover dormire lontano dal suo Principe, il bimbo era scoppiato in un pianto dirotto, adesso invece non si faceva problemi a dissentire e a contestare apertamente le decisioni del preside della scuola.
Il giovane Malfoy non lo immaginava, ma la sua presenza e il suo Amore stavano letteralmente salvando quel piccino: era infatti grazie ad essi che il piccolo Potter avrebbe trovato in futuro la forza e la speranza per non soccombere definitivamente alle ingiustizie e ai soprusi dei Dursley e di Voldemort, il coraggio per lottare e per difendere strenuamente e senza esitazioni il Bene.
Triste... davvero molto triste però, che di quell'Amore Harry non ne avrebbe avuto alcun ricordo cosciente, ma, Albus si ripeté per l'ennesima volta, non si poteva fare altrimenti perché, anche se sembrava un controsenso, era proprio per suo il bene
che era meglio se dimenticava.
“Voglio restare sempre con lui.” Il bimbo continuò ora con espressione quasi supplice. “Perché il Principe mi piace tanto e io da grande... ” Adesso sussurrò talmente a bassa voce che a stento il preside riuscì a sentirlo, mentre Draco non vi riuscì affatto. Il Serpeverde poté solo constatare quanta luce emanavano adesso i suoi bellissimi occhi verde e le sue gote accese da un intensissimo rossore, mentre Silente, dapprima sorpreso, ora sorrideva compiaciuto proprio e stranamente nella sua direzione.
...da grande lo voglio sposare!” Harry confessò tutto d'un fiato.
“Sogno davvero molto bello, Harry!” L'anziano professore non poté trattenersi dal posare una lieve carezza sul capo del bambino. “E ora ti svelo un segreto!” Continuò con aria furba chinandosi per parlare direttamente nell'orecchio del piccoletto, in modo da impedire ancora una volta al giovane Malfoy di comprendere cosa si stessero dicendo. “Io sono in grado di prevedere il futuro e qualcosa mi dice che il tuo sogno si avvererà! E tu ne avrai la certezza assoluta nel momento in cui il tuo Principe Draco ti confesserà, di sua spontanea volontà e senza costrizioni, di volerti bene chiamandoti per nome!”  
Il piccino spalancò allora gli occhioni fuori di sé per la gioia e di slancio abbracciò il preside ringraziandolo di cuore, mentre Draco nel suo angolino si mordeva le mani, desideroso com'era di sapere cos'è che quei due si erano rivelati a vicenda.
“Quindi posso restare sempre qui con il Principe?” Chiese ora conferma Harry con la voce piena di speranza.
“Sì.” Silente rispose semplicemente con un sorriso gentile, anche se quel 'sempre qui' gli intristì l'anima.
“Grazie! Grazie infinite!” Il bimbo esclamò contentissimo. “Anche tu sei tanto buono e voglio tanto bene anche a te!” Ammise con un tenero e stupendo sorriso, porgendo al preside un biscotto.  
Gesto questo che toccò nel profondo l'anziano mago: non aveva infatti mai ricevuto un dono più bello e speciale di quello, in grado di scaldargli il cuore e inumidirgli gli occhi.
Lo aveva sempre pensato, ma ancora una volta Harry Potter gli dimostrava di essere una persona davvero stupenda e meravigliosa, dall'animo gentile e generoso, dal cuore puro e bellissimo per la sua innocenza e il suo candore.
Quel piccino incantevole meritava davvero di essere felice e di vedere i suoi sogni realizzati.
Albus Silente non era affatto un veggente e per nulla capace di predire realmente profezie per il futuro, però credeva fortemente nella Magia dell'Amore e qualcosa gli diceva che era proprio grazie a questo incommensurabile e infinito potere, superiore a qualsiasi altro incantesimo d'uomo, che le sue parole di poco prima, dettate dall'unico desiderio di donare un po' di gioia a quel bambino, sarebbero potute divenire realtà.
“Ora però possiamo andare? Non vorrei che il Principe si fosse già svegliato!” Il piccino domandò concitato ed apprensivo, distraendolo dalle sue considerazioni e facendo comprendere quanto grande era la sua premura nel ritornare al più presto dal biondo Serpeverde.
Il preside aspettò qualche attimo prima di rispondere, ma non appena da lontano si sentì il rumore dei passi di qualcuno che stava decisamente correndo in direzione dei sotterranei, acconsentì con un' espressione alquanto divertita e un sorriso sornione.


Draco raggiunse come un forsennato la sua Sala Comune e nel mentre correva ne approfittò per sfilarsi la divisa e aprirsi i bottoni della camicia. Quando però Daphne lo vide in quello stato lo bloccò prima che potesse salire le scale del dormitorio.
“Draco, che stai facendo?”
“Quello che mi hai detto tu prima: andare di sopra e far finta di dormire.” Rispose di fretta il biondino e con un ghigno stampato sul viso.
“Sì, ma perché vai in giro praticamente a torso nudo?” La ragazza domandò confusa, notando gli sguardi per nulla casti che parecchie Serpentelle, e non solo, gli stavano lanciando.
“Ma che domande stupide fai, Daphne? Credi forse che io dorma vestito?” Il Serpeverde chiese a sua volta inarcando un sopracciglio. “Potty sta per arrivare e non ho tempo da perdere in chiacchiere con te. Quindi sbrigati a farmi passare e pensa piuttosto a nascondere i preparativi per la festa con Incantesimi di disillusione!” Le disse ancora prendendola per le spalle e sorpassandola.
“Oh Merlino!” Esclamò però sconvolta la Greengrass, che si era bloccata col pensiero al fatto che il biondino non dormisse vestito, fraintendendone il significato e arrivando alla conclusione, vista la sua attuale mise, che piuttosto lo facesse nudo. “Ma il piccolo Harry dorme con te! E tu non dormi vestito?” Il suo tono adesso era decisamente infuriato.
“Beh e allora? Se per questo neanche Potty dorme vestito!” Draco rispose scocciato, data la sua ovvietà, mentre saliva le scale. Non immaginava d'aver così fomentato ulteriormente l'equivoco. Sentì solo, mentre entrava nella sua stanza, la voce lontana della Greengrass minacciarlo di farlo finire ad Azkaban se solo osava toccare il bambino.
Ma di che diamine stesse parlando la ragazza proprio non lo capì e nemmeno in quel momento gli interessava: non aveva tempo adesso per dare un senso alle nevrosi di Daphne, piuttosto aveva meno di un minuto per rimettere in ordine la stanza, messa a soqquadro quando non aveva trovato il piccino, indossare il suo pigiama di seta e rimettersi a letto.
E non appena riuscì finalmente a mettersi sotto le coperte, non dovette aspettare che pochi secondi prima di sentire la porta aprirsi lentamente e il suono tenue e attutito di una piccola risata.
Draco aveva gli occhi chiusi, ma il suo cuore aveva cominciato a battergli sempre più rapido nel petto, aumentando di battito per ogni passo che sentiva avvicinarsi del bimbo. Batticuore che raggiunse il suo apice quando il Serpeverde avvertì il peso leggero del piccolo sul letto, il tocco gentile e delicato delle sue manine tra i suoi capelli e il suo respiro sul viso.
Dolce soffio, dal profumo di cioccolata e marmellata di albicocche, che lieve sfiorava la sua bocca e che sembrava farsi ogni attimo sempre più forte e... e vicino.
Draco spalancò gli occhi, non resistendo al bisogno di accertarsi e vedere ciò che sentiva entro breve sarebbe accaduto, e si ritrovò ad osservare a pochissimi centimetri da sé il visino del bambino, le sue gote arrossate, le palpebre chiuse, le sue labbra socchiuse pronte a donare un bacio.
Bacio che il giovane Malfoy agognava con tutta l'anima.  
“Potty.” Sussurrò però sommesso e, andando a malincuore contro il suo stesso desiderio, decise di ascoltare invece la sua vocina interiore, che chiaro lo avvertiva di non commettere idiozie perché quello non era né il momento né l'età giusta per quel tipo di bacio; preferì allora dargliene uno lui, ma sulla punta del nasino.
Harry, colto di sorpresa, spiazzato aprì i suoi occhioni verdi, incatenandoli con quelli argentati del ragazzo.
Con espressione imbarazzata e un timido, ma tenero, sorriso, esclamò poi: “Oh, che peccato! Ti sei svegliato da solo, Principe Draco!” Fece con un tenerissimo broncio e la vocina delusa. “E io che volevo svegliarti come il Principe delle fiabe sveglia la Bella Addormentata!” Adesso si aprì in un sorriso più grande e luminoso.
Ma Malfoy, che non conosceva affatto le fiabe babbane, non rispose alcunché perché totalmente rapito dal contemplare la bellezza di quel piccino stupendo, la cui sola presenza donava a tutto il suo essere tanta armonia e felicità. Emozioni che aveva compreso quella stessa mattina, quando si era ritrovato da solo nel suo letto, sarebbero scomparse per sempre dalla sua vita nel momento in cui non avesse avuto più accanto il suo amato piccolo Potty.
Al loro posto solo una disperazione straziante e un inconsolabile dolore... perché l'altro non gli avrebbe mai detto: “Ti voglio bene!”... non avrebbe mai riservato solo a lui quegli stupendi sorrisi e affettuosissimi gesti... non avrebbe mai e poi mai corrisposto al suo A...
“Però Principe, guarda! Ti ho portato la colazione.” Il bambino disse adesso tutto contento, indicando il vassoio poggiato sul comodino. “Stamattina presto sono andato nelle cucine e ti ho preparato tanti tipi di biscotti diversi e ti ho fatto anche il caffè, che ti piace tanto, e bollito il latte e il tè, perché non sapevo se bevi anche quelli a colazione. In più, per sicurezza, ti ho portato anche il succo di zucca che, Daphne dice, fa tanto bene alla salute. E l'elfo Dobby, alla fine, ha fatto un incantesimo per mantenere tutto con la giusta temperatura.” Harry spiegò eccitato, mentre il Serpeverde, il cui viso non mostrava alcuna particolare emozione, lo ascoltava silenzioso.
E dopo questo piccolo resoconto, il piccino decise quindi di alzarsi per prendere il vassoio e darlo al biondino, ma non appena provò anche solo a fare il gesto di allontanarsi un po' dal Principe, le sue forti braccia glielo impedirono e il piccolo Harry si ritrovò invece circondato dal possessivo e stretto abbraccio del ragazzo.
“Non farlo mai più!!!” Draco ordinò a denti stretti e con voce adirata, tanto che il piccino si spaventò.
“Non osare mai più andare via da me senza prima avermi avvisato!!!” Il Serpeverde continuò in tono serio.
“Ma io...” Pigolò quasi tra le lacrime il piccolo. “... volevo solo farti una bella sorpresa.”
“Niente 'ma'! Non ci sono scuse che reggono!!! Non farlo mai più, ti ho detto!!!” Adesso la voce di Draco era tremula e l'abbraccio, con cui stringeva ancora più forte a sé il bimbo, quasi disperato.
“La prossima volta sveglia anche me!” Pretese tassativo senza ammettere discussioni. “Perché tu neanche immagini...” Disse adesso prendendo il viso del bambino tra le mani e rivelando i suoi occhi rossi e umidi. “... quanto immensi e atroci sarebbero lo strazio, la pena e la sofferenza che proverei...” Sensazioni che in realtà aveva già provato. “... se non ti trovassi accanto a me!”
E il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto perché mai, come in quel momento, si era sentito più desiderato a amato da qualcuno.
“Promettimi... promettimi che non mi lascerai mai solo, Potty!” Adesso Draco implorò, vicino anche lui alle lacrime.
“Te lo prometto! Te lo prometto, Principe Draco!!!” Il piccino, tra i singulti, rispose con forza, ricambiando l'abbraccio del ragazzo e ripetendo a gran voce, più e più volte, quanto gli voleva bene, mentre il biondino, ora più tranquillo grazie a quelle ennesime dimostrazioni d'affetto, lo riempiva di carezze e dolcissimi baci.
Passarono così alcuni minuti, finché il Serpeverde scostò da sé il piccoletto e, asciugandogli le ultime lacrime con il lenzuolo, con un ghigno divertito disse: “Adesso, però, ti meriti di essere punito!”
“Sì!” Acconsentì senza proteste il piccino, in realtà contento di vedere quell'espressione più serena sul viso del biondino.
“Perché ricordi, vero, cos'è che volevo mangiare a colazione stamattina?”
Il bimbo ci pensò su, poi avvampando rispose: “Me, di baci?”
“Esattamente!” Sogghignò il Serpeverde, facendo arrivare a sé il vassoio con un incantesimo d'appello. “Ma vista la buona colazione che mi hai preparato, sarebbe uno spreco non mangiarla. Quindi ti ordino di imboccarmi ma, per ogni morso, dovrai dare tu a me un bacio.” Fece adesso di nuovo serio, anche se i suoi occhi stavano ridendo felici. “E ti comunico che ho tutta l'intenzione di finire ogni cosa.” Aggiunse ora con un sorriso sornione.
Harry osservò il vassoio e i tanti dolci da lui cucinati e, immaginando che da essi ne sarebbero usciti ancora e molti più baci, con un mega sorriso si adoperò immediatamente ad ubbidire agli ordini.
Adorava le punizioni del suo Principe Draco!


Daphne, che aveva osservato tutta la scena da uno spiraglio della porta lasciata aperta, per accertarsi che l'amico non dormisse veramente nudo e per fermarlo nel caso avesse avuto atteggiamenti poco consoni con il bambino, a quel punto decise che poteva andarsene, perché ormai convinta e sicura che non c'era nulla da temere.
Silenziosamente si avviò alla Sala Comune, ma tra le scale trovò Theo che era venuto a vedere perché non fosse ancora tornata.
“Daphne, ma che è successo?” Domandò però apprensivo il ragazzo, prendendola tra le braccia. “Perché stai piangendo?”
La ragazza, sorpresa, si sfiorò il viso e si ritrovò le mani bagnate di lacrime, constatando così che Nott aveva ragione.    
“Oh, Theo!” Riuscì allora a sussurrare a stento tra i singulti. “È che sono così belli insieme!”
E dopo un po', mentre le lacrime si facevano più copiose e l'abbraccio di Theo più forte e comprensivo, la ragazza triste sospirò: “A Draco gli si spezzerà il cuore quando il piccolo Harry non ci sarà più!”







  
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