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Più
guardava quella foto, più si rendeva conto di dover prendere
in mano la situazione al più presto.
Non
sapeva come comportarsi, non riusciva a capire quali sentimenti avesse
smosso quella notizia; Levi per la prima volta si sentiva confuso.
Chiedere
sostegno o aiuto ad altri era impensabile, non aveva ancora
interiorizzato l’accaduto e uscirsene con un “sono
diventato padre” non avrebbe giovato di certo.
Le
lunghe assenze di Petra e i suoi numerosi rientri a casa, ora
acquistavano un significato. Non lo stava allontanando, non lo aveva
tradito e questo, seppur poco, lo confortò.
Ma
la cosa che più gli premeva capire era il perchè,
perche Petra non gli aveva mai detto niente. Non lo riteneva
all’altezza del compito di genitore? Temeva che suo figlio
rimanesse traumatizzato nel sapere di avere un padre delinquente?
Neanche
lui aveva mai avuto un padre, probabilmente si trattava di uno dei
tanti clienti della madre, e non aveva idea di cosa significasse essere
un buon padre.
Di certo Kenny non lo era stato, anche se lo aveva cresciuto e gli
aveva insegnato a difendersi dal mondo; lo aveva addestrato ad essere
un assassino, ma non un uomo.
Levi
non sapeva amare, i sentimenti erano per lui cosa sconosciuta (a parte
il dolore e l’odio, quelli li conosceva bene) e forse era
tale motivazione che aveva spinto Petra a nascondergli la gravidanza.
Era stata brava a occultare il tutto, ammirava la sua forza di
volontà e il suo coraggio; non erano cose nuove per lui,
sapeva benissimo che la ragazza, dietro quell’aria da
cerbiatto dolce, nascondeva una guerriera intrepida. Per questo
l’amava.
Perchè
lei era riuscita a conservare entrambe le cose, umanità e
forza, sapendole dosare perfettamente e al tempo giusto.
Per
questo era sicuro che sarebbe stata un’ottima madre.
Ma
che dire di lui? Sarebbe riuscito a ricoprire quel ruolo?
Fu
il padre di Petra a dissipare ogni suo dubbio.
Dopo
la cattura del gigante femmina e la conseguente scoperta che a
manovrarlo era Annie, una lettera d’invito arrivò
dal Wall Maria: il signor Ral desiderava un incontro col Caporale
Rivaille.
Il
primo impulso del soldato fu quello di ignorare l’invito e
continuare la sua vita come nulla fosse. Se Petra avesse voluto
renderlo partecipe dell'inaspettata gravidanza, lo avrebbe fatto da
viva, l’occultamento del fatto era chiaro segnale che non lo
voleva tra i piedi.
Ma
qualcosa dentro di lui premeva e lo spingeva a riconsiderare la cosa
più volte nell’arco della giornata. Era curioso e
non sopportava l’idea di portarsi nella tomba tutte quelle
domande e quei perchè, a cui solo il
“suocero” avrebbe potuto dar risposta.
Nel
contempo, la verità che si celava dietro quelle risposte, lo
spaventava.
Non
voleva sentirsi definire “mostro”, voleva
continuare a vivere nell’illusione che, almeno una persona
nella sua futile vita, lo avesse considerato un uomo. Petra era quella
persona ed era terrorizzato all’idea di rovinare quei miseri
ricordi che aveva di lei e del loro rapporto.
Fu
l’ultima frase della lettera a fargli prendere una decisione
definitiva:
“Petra
avrebbe tanto voluto che lo conoscessi.”
Non
ne era granchè convinto, ma sarebbe stato il suo ultimo
regalo, o meglio, la sua redenzione per non essere arrivato in tempo e
averla salvata.
Pochi
giorni dopo si ritrovò davanti al sentiero che portava
all’abitazione, per un momento fu tentato di fare dietrofront
e fuggire da quell’assurda situazione, ma raccolse il suo
coraggio e scese da cavallo, assicurando le briglie ad uno steccato e
proseguendo a piedi per il viale.
Si
trattava di una modesta casa in legno, attorniata da boschi e con una
piccola stalla nel retro, dalle cui aperture spuntavano due musi lunghi
di cavalli.
Levi
storse il naso all’odore di muschio e muffa, probabilmente
quel posto era culla di germi e batteri di ogni tipo, e la mancanza di
donne in casa non lasciava presagire nulla di buono.
Arrivato
all’ingresso si preparò a bussare, ma qualcuno lo
anticipò e la porta si spalancò di colpo. Un
bimbetto dall’aria vispa lo fissava perplesso, mentre Levi
non accennò ad alcuna emozione, sentiva solo il fiato
mozzato in gola. Poi, ad un tratto, il bambino gli rivolse un
sorriso luminoso e, girandosi verso l’interno della casa,
gridò: “Nonno, è arrivato
papà!”.
Il
Caporale si paralizzò di colpo.
Come
lo aveva chiamato quel moccioso? Papà?
E
ora gli tendeva la mano paffuta, con tutta l’aria di volersi
presentare in modo ufficiale; non potè fare a meno di
stringerla.
“Piacere,
io sono Amell.”
“Caporale
Rivaille....Levi.” la sua voce rimase ferma, senza tradire
alcun sentimento, ma il cuore gli martellava nelle orecchie, uccidere
giganti non era niente in confronto.
Il
signor Ral fece la sua comparsa, tirando fuori Levi
dall’imbarazzo e facendolo accomodare in una delle quattro
sedie che circondavano il minuscolo tavolino della cucina.
Era
un ambiente luminoso, con scarso mobilio, ma ampie finestre che
accoglievano i raggi del sole in casa. C’erano ancora
elementi femminili, come delle porcellane protette in una vetreria e i
tendaggi floreali delle finestre. Era tutto esattamente come Petra gli
aveva descritto in uno dei loro incontri notturni. Si sentì
quasi a casa.
“Posso
offrirle qualcosa Rivaille?”
Si
riscosse dai suoi pensieri, accettando una tazza di tè
giusto per alleggerire la tensione.
“Perchè
avete mandato a chiamarmi?”
“Perchè
lei voleva che lo conoscessi.”, fece un cenno verso Amell che
aveva preso a dondolarsi su una sedia, non staccando mai gli occhi dal
padre.
“Perchè
ora? Perchè non prima quando era
ancora…”, si bloccò nel vedere il
bambino fermarsi e i suoi occhi inumidirsi,
“...viva.”.
Capendo
la situazione, Ral invitò il nipote ad andare fuori a
giocare, mentre lui e il padre avrebbero continuato la loro noiosa
conversazione da soli.
Il
bambino acconsentì ubbidiente.
Quando
uscì, il vecchio porse a Rivaille la tazza fumante di
tè e crollò su una sedia stremato.
“La
mia bambina...la mia Petra. Non è stato facile per
nessuno.” si prese la testa fra le mani e scoppiò
in singhiozzi. Il Caporale rimase impassibile, anche lui aveva
sofferto, anche lui aveva pianto, seppur in modo controllato, ma se
aveva fatto tutta quella strada era solo per ricevere risposte.
“Perchè
non me lo ha detto?”
Ral
cercò di riprendere il controllo, Petra lo aveva avvertito
del carattere freddo e scostante del Caporale, e si rese conto che non
esagerava quando lo definiva talvolta “inumano”.
D’altro
canto i vari episodi descritti dalla figlia, che lo rappresentavano in
veste di paladino della giustizia ed eroe, avevano fatto crescere in
lui rispetto per quello strano ometto che chissà come, era
riuscito a rubare il cuore della sua bimba.
La
freddezza di quella domanda, quindi, non lo colse impreparato.
“Non
voleva che tu la odiassi”.
Rivaille
si era preparato a tutto: alle accuse di negligenza, a sentirsi
definire “inadatto” per il ruolo di padre, ma mai
si sarebbe aspettato quelle parole!
Perchè
mai avrebbe dovuto odiarla?
Quasi
avesse letto nei suoi pensieri, l’uomo continuò:
“Lei...credeva
che non lo volessi, che quella situazione ti avrebbe messo in seri guai
visto il ruolo che ricopri. L’ha fatto...per
proteggerti.”
Dentro
di sè Levi scoppiò in una fragorosa risata. Petra
voleva proteggerlo, qualcuno voleva proteggere lui, l’uomo
meno umano e il più forte dell’umanità.
Lo
voleva solo proteggere e c’era riuscita.
E
lui?
Non
l’aveva protetta ed era morta.
Gli
organi gli si contrassero nel corpo, mentre il senso di colpa e la
disperazione prendevano il sopravvento, il tutto ben nascosto da una
maschera di finta apatia.
“Voglio
sapere tutto.”
Ral
gli raccontò di quando Petra era tornata a casa, usufruendo
delle settimane di permesso per portare a termine la gravidanza e il
parto.
Era
rimasto scioccato dalle condizioni della figlia, vista la giovane
età, e quello che maggiormente lo colpì fu la
rivelazione dell’identità del padre del bambino.
Aveva
sempre saputo che Petra nutriva un debole per il suo superiore, ma
aveva dato scarsa importanza alla cosa, attribuendola ad una classica
cotta adolescenziale.
Mai
avrebbe pensato che il sentimento fosse così profondo e
specialmente ricambiato!
Comunque
non l’aveva giudicata, né rimproverata, le era
semplicemente rimasto accanto, aiutandola durante tutto il periodo
rimasto.
Più
volte aveva cercato di convincere la ragazza a parlarne con Rivaille,
ma lei si era sempre rifiutata, nella convinzione che l’uomo
desse di matto, o che il suo grado venisse revocato. Era stata una
scelta coraggiosa, la sua. Specialmente durante il parto, aiutata
solamente dal padre e una donna del villaggio vicino.
Un
travaglio lungo e faticoso, ma alla fine, con immensa gioia, entrambi
stavano bene.
Il
piccolo era un maschietto, Petra se lo sentiva e aveva già
pronto un nome per lui: Amell Ackerman.
Amell,
potenza di un’aquila.
Petra
sperava che la vita che portava in grembo fosse all’altezza
del mondo che l’attendeva fuori, ma visto e considerato che i
suoi geni appartenevano al più forte
dell’umanità, aveva buone speranze di poter
cambiare la realtà.
Levi
faceva volare le ali della libertà, il figlio era la sua
potenza.
Non
fu facile separarsi dal piccolo quando il periodo di riposo
terminò, lo aveva affidato perciò alle cure del
nonno, certa di dargli il meglio e così era stato.
Ogni
volta che tornava a trovarlo, più volte nel giro di poche
settimane, lo trovava sempre più cresciuto, più
intelligente e più forte.
La
somiglianza con Rivaille era mostruosa, anche se gran parte del
carattere solare apparteneva interamente alla mamma.
Fu
lei stessa a parlargli del padre, il combattente più grande
e valoroso, lo dipingeva come un vero e proprio eroe e il piccolo non
vedeva l’ora di incontrarlo.
Non
potendolo accontentare, gli aveva procurato una foto di Rivaille che il
bambino custodiva gelosamente sotto il cuscino e per tal motivo lo
aveva subito riconosciuto alla porta.
Comunque
non si era risparmiata neanche di avvertirlo che il suo amato
papà aveva un caratterino a dir poco difficile, non doveva
aspettarsi coccole e baci da lui, come era invece solita fare lei, ma
lo avrebbe sempre amato e protetto a costo della sua stessa vita, di
quello era certa.
Amell
aveva imparato ad amarlo ancor prima di incontrarlo.
“La
morte di mia figlia ha lasciato un grande vuoto nel suo piccolo cuore,
per questo ho ritenuto opportuno avvisarti, sapevo che Petra sarebbe
stata dello stesso parere.
Spesso
mi rivelava che non vedeva l’ora di confessarti il suo
segreto e magari, un giorno lontano, vivere insieme come una vera
famiglia.
Certo
ora non è più possibile,
però...però era giusto che lo sapessi,
ecco.”
Rivaille
non aveva mai proferito parola, assorbendo tutto il racconto e le
informazioni come una spugna e provando nuove sensazioni contrastanti.
Non
riusciva a capacitarsi del fatto di non essersi accorto di niente in
quei tre anni e mezzo, se non dello strano comportamento della donna in
sua presenza, che attribuiva ad imbarazzo per la loro relazione
clandestina.
Si
voltò verso una delle tante finestre della stanza, riuscendo
a scorgere Amell che in lontananza correva sul prato, buttandosi a
terra di tanto in tanto per rotolare e ridere a più non
posso.
“E
lui, com’è?”
Ral
intercettò lo sguardo del ragazzo e sorrise teneramente nel
vedere il nipotino giocare e divertirsi spensierato.
“Particolare.
Ci sono giorni in cui non riesce proprio a star fermo, corre e salta
dappertutto, si arrampica sugli alberi, è iperattivo. E
giorni in cui invece rimane chiuso nella sua camera in contemplazione,
perso in chissà quali pensieri. Molto maturo per un bambino
della sua età, e credo sia un bene visto il mondo in cui
viviamo.”
Perfetto,
è perfetto, pensò
il Caporale, senza osare dar voce alle sue parole, che già
nella sua testa risultavano fin troppo sdolcinate.
Continuando
a guardare il figlio, domandò:
“E
ora? Cosa dovrei fare?”
Non
aveva benchè la minima idea di come crescere un figlio e di
certo lui non era un esempio di uomo a cui ispirarsi per crescere.
Si
trovavano nel bel mezzo della guerra e Levi era una delle armi
più forti in mano all’umanità,
non poteva sottrarsi al suo ruolo.
“Niente,
la cosa importante era che vi incontraste. Mi prenderò io
cura di Amell finchè la guerra non sarà finita, o
fino a che sarà lui a deciderlo. Tu devi continuare le tue
missioni, ma sappi che ogni volta che vorrai la porta di questa casa
sarà sempre aperta e avrai sempre un motivo in
più per tornare a casa, per restare vivo.”
Quelle
parole lo colpirono.
Non
doveva restare in vita per vedere gli altri morire, la sua
sopravvivenza non era la sua condanna. Lui doveva rimanere in vita
perchè c’era qualcuno ad aspettarlo, Amell.
Aveva
ancora una ragione per esistere e resistere.
Ringraziò
il suocero con un cenno del campo, dirigendosi verso
l’esterno dove il figlio giocava tranquillo.
Appena
lo vide, corse verso di lui con un sorriso sornione stampato in viso,
lo stesso sorriso di Petra.
“Non
ti dirò mai cose dolci…” prese a
parlare l’uomo,
“Lo
so.”, rispose il bimbo,
“...non
ti darò baci, nè abbracci.”
“Lo
so.”
“Non
ti prometto di venirti a trovare sempre, o esserci il giorno del tuo
compleanno.”
“Lo
so.”
“Bene.”
“...”
“Ma
di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, ci sono e ci
sarò.”
“Lo
so, papà.”
Non
si dissero altro, Levi rimase incantato a guardare il vento che
scuoteva piano le foglie degli alberi, mentre i riflessi del sole
mandavano piccoli bagliori attraverso le fronde.
Ad
un tratto sentì la mano del bambino afferrargli la sua. Non
si smosse di un millimetro, sentendo il corpo che si irrigidiva
gradualmente.
Avrebbe
voluto togliere subito la mano, ma non riusciva.
Neanche
si guardavano, troppo concentrati a contemplare il cielo sopra le loro
teste.
Una
brezza improvvisa smosse i capelli corvini dei due, accarezzandogli il
volto.
Rivaille
era certo fosse Petra e sapeva che, in qualunque posto si trovasse,
stava
sorridendo.
FINE
°°°
Siamo
giunti alla conclusione di questa piccola storia senza pretese che,
nonostante ciò, volevo condividere con voi.
Vi
ringrazio per essere arrivati fino a qui a leggere e spero davvero, con
tutto il cuore, che abbia suscitato in voi qualche emozione e vi sia
piaciuta.
Spero
inoltre di essere stata all’altezza di un personaggio
profondo e complesso come Rivaille e non essere caduta troppo
nell’OC.
Mi
farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, se è
piaciuta o meno, se è arrivata o no, e consigli utili
laddove ci sia bisogno di miglioramenti. Ve ne sarei enormemente grata!
Grazie
ancora per il sostegno che mi avete dato,
un
abbraccio!
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