Ecco a
voi, in ritardo come sempre, il capitolo conclusivo di questa breve storiella.
Ringrazio
tutti per avere letto la fanfiction, seppur silenziosi (questo
è un fandom veramente poco attivo da parte dei lettori XD),
e ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite.
Buon
proseguimento a tutti.
Epilogo.
Ora
Takeshi aveva capito tutto; aveva capito il motivo per cui Keiko
l'aveva lasciato incolpandolo di tutti i guai che stava attraversando
in quel periodo senza dirgli nulla; capì che il bambino in
realtà
era una bambina; capì che la figlia di Keiko era in
realtà il
frutto del loro amore; capì che Keiko non la crebbe mai
insieme ad
un altro ragazzo; capì perchè quando vide Sana
per la prima volta
fu mosso da un senso protettivo che provò solo con Keiko
prima di
allora; capì perchè quando la vide per la prima
volta a “Evviva
l'Allegria” rimase scosso nel vedere quanto simile fosse al
suo
unico amore quella bambina; capì perchè lui e
Sana erano così
simili, solari, giocherelloni allo stesso modo e con il sogno di
diventare entrambi grandi attori.
-Mia
figlia...
Non si
domandò perchè Keiko l'avesse abbandonata; se
Sana sapesse chi
fosse la sua madre naturale e che passato aveva avuto. L'importante
era sapere che Sana fosse in buona salute e felice. E lei era amata
da tante persone ed era sempre felice, mentre a lui non sarebbe
rimasto molto tempo per vivere. Non importava quanto scellerata
potesse essere la sua scelta, ma si alzò dal letto e si
diresse in
bagno per lavarsi. Avrebbe convinto il regista a farsi riprendere e
avrebbe realizzato il suo ultimo sogno. Sì,
perchè il destino era
stato crudele con lui: ora che stava finalmente raggiungendo il
successo non avrebbe mai potuto assaporarne la gioia. Si
vestì e
uscì dalla stanza a passo svelto. “E poi
che sarà mai il
successo? La felicità di un padre che ha appena scoperto di
avere
una figlia, non ha nulla che tenga il confronto... Sana avrei voluto
essere un vero padre per te, non solo il tuo grande amico. Avrei
voluto vederti crescere, piangere e ridere con me e la tua vera
mamma. Ma il destino ha voluto diversamente e Keiko ha lasciato prima
me senza dirmi nulla e poi ha abbandonato te”.
Almeno con Sana,
però, lo stesso destino che si stava ora facendo beffe di
lui, era
stato molto più clemente: condusse la signora Kurata al
parco nel
quale era stata abbandonata permettendole così di portarla
con se' e
di garantire quindi una vita migliore di quella che avrebbero potuto
offrirle un attore in erba e una ragazzina delle medie di dodici anni
prima. Cercava di trovare conforto nel pensiero di aver avuto la
fortuna di conoscere la bimba e di essere diventati subito ottimi
amici, ma mentre pensava a ciò un nodo gli si
formò in gola e delle
lacrime, che si asciugò subito, per vedere bene la strada
mentre
guidava, scesero lungo il volto. Le probabilità che potesse
incontrare la figlia che neanche sapeva di aver avuto erano
scarsissime in una città grande come Tokyo, ma lui aveva
avuto
l'immensa fortuna di poterla conoscere, sebbene questo accadde a
pochi mesi prima da quella che sarebbe stata la sua prematura
scomparsa.
Arrivò
giusto in tempo per poter far cambiare nuovamente la trama del
copione. “Costi
anche di morire, Sana, ma io ti abbraccerò almeno una volta
sola
come un padre, perché io sono davvero tuo
papà”.
Visse lo
sceneggiato dell'ultima puntata con un'intensità mai provata
prima
di allora. In quella puntata non recitò, ma visse in prima
persona
tutti gli avvenimenti rappresentati, le emozioni e la disperazione
della paura di perdere la figlia. Sentì la piccola Sana
chiamarlo
papà, stringendosi forte a lui e impaurita cercare la sua
protezione, anche se solo per finta.
Morì
così: in uno stretto abbraccio con quella creatura che era
sangue
del suo sangue. Con quell'ultima frase a percorrergli la mente. Tanto
veloce quanto grande fu il salto compiuto per salvare Sana. “Ora
almeno posso andarmene sapendo di aver abbracciato la mia bambina...
la mia bambina”.
-Sana...
sono felice... di averti incontrata.- pronunciò infine.
E mentre
avveniva l'impatto con il terreno, prima di perdere ogni senso
causato dalla mancanza del battito del suo cuore malato
riuscì a
pensare: “Non ci sono parole per definire quello
che sei per me
e che sento per te, se non che ti ho voluto bene dal primo momento in
cui ti ho vista perchè tu sei solo mia figlia”.
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