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Autore: FragileGuerriera    15/11/2020    2 recensioni
Un missing moment su Takeshi Gojyo, giovane attore, grande amico di Sana e promettente stella del cinema, che scopre poco prima di morire di essere il padre della ragazzina e in quel momento ricorda come ha conosciuto Keiko Sakai, la madre biologica di Sana e quel passato che li ha uniti al punto da generare una figlia di cui lui era rimasto all'oscuro fino al tragico giorno della sua ultima ripresa televisiva.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ecco a voi, in ritardo come sempre, il capitolo conclusivo di questa breve storiella.
Ringrazio tutti per avere letto la fanfiction, seppur silenziosi (questo è un fandom veramente poco attivo da parte dei lettori XD), e ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite.
Buon proseguimento a tutti.



Epilogo.


Ora Takeshi aveva capito tutto; aveva capito il motivo per cui Keiko l'aveva lasciato incolpandolo di tutti i guai che stava attraversando in quel periodo senza dirgli nulla; capì che il bambino in realtà era una bambina; capì che la figlia di Keiko era in realtà il frutto del loro amore; capì che Keiko non la crebbe mai insieme ad un altro ragazzo; capì perchè quando vide Sana per la prima volta fu mosso da un senso protettivo che provò solo con Keiko prima di allora; capì perchè quando la vide per la prima volta a “Evviva l'Allegria” rimase scosso nel vedere quanto simile fosse al suo unico amore quella bambina; capì perchè lui e Sana erano così simili, solari, giocherelloni allo stesso modo e con il sogno di diventare entrambi grandi attori.

-Mia figlia...

Non si domandò perchè Keiko l'avesse abbandonata; se Sana sapesse chi fosse la sua madre naturale e che passato aveva avuto. L'importante era sapere che Sana fosse in buona salute e felice. E lei era amata da tante persone ed era sempre felice, mentre a lui non sarebbe rimasto molto tempo per vivere. Non importava quanto scellerata potesse essere la sua scelta, ma si alzò dal letto e si diresse in bagno per lavarsi. Avrebbe convinto il regista a farsi riprendere e avrebbe realizzato il suo ultimo sogno. Sì, perchè il destino era stato crudele con lui: ora che stava finalmente raggiungendo il successo non avrebbe mai potuto assaporarne la gioia. Si vestì e uscì dalla stanza a passo svelto. “E poi che sarà mai il successo? La felicità di un padre che ha appena scoperto di avere una figlia, non ha nulla che tenga il confronto... Sana avrei voluto essere un vero padre per te, non solo il tuo grande amico. Avrei voluto vederti crescere, piangere e ridere con me e la tua vera mamma. Ma il destino ha voluto diversamente e Keiko ha lasciato prima me senza dirmi nulla e poi ha abbandonato te”. Almeno con Sana, però, lo stesso destino che si stava ora facendo beffe di lui, era stato molto più clemente: condusse la signora Kurata al parco nel quale era stata abbandonata permettendole così di portarla con se' e di garantire quindi una vita migliore di quella che avrebbero potuto offrirle un attore in erba e una ragazzina delle medie di dodici anni prima. Cercava di trovare conforto nel pensiero di aver avuto la fortuna di conoscere la bimba e di essere diventati subito ottimi amici, ma mentre pensava a ciò un nodo gli si formò in gola e delle lacrime, che si asciugò subito, per vedere bene la strada mentre guidava, scesero lungo il volto. Le probabilità che potesse incontrare la figlia che neanche sapeva di aver avuto erano scarsissime in una città grande come Tokyo, ma lui aveva avuto l'immensa fortuna di poterla conoscere, sebbene questo accadde a pochi mesi prima da quella che sarebbe stata la sua prematura scomparsa.

Arrivò giusto in tempo per poter far cambiare nuovamente la trama del copione. “Costi anche di morire, Sana, ma io ti abbraccerò almeno una volta sola come un padre, perché io sono davvero tuo papà”.


Visse lo sceneggiato dell'ultima puntata con un'intensità mai provata prima di allora. In quella puntata non recitò, ma visse in prima persona tutti gli avvenimenti rappresentati, le emozioni e la disperazione della paura di perdere la figlia. Sentì la piccola Sana chiamarlo papà, stringendosi forte a lui e impaurita cercare la sua protezione, anche se solo per finta.


Morì così: in uno stretto abbraccio con quella creatura che era sangue del suo sangue. Con quell'ultima frase a percorrergli la mente. Tanto veloce quanto grande fu il salto compiuto per salvare Sana. “Ora almeno posso andarmene sapendo di aver abbracciato la mia bambina... la mia bambina”.

-Sana... sono felice... di averti incontrata.- pronunciò infine.

E mentre avveniva l'impatto con il terreno, prima di perdere ogni senso causato dalla mancanza del battito del suo cuore malato riuscì a pensare: “Non ci sono parole per definire quello che sei per me e che sento per te, se non che ti ho voluto bene dal primo momento in cui ti ho vista perchè tu sei solo mia figlia”.

  
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