BEST FRIENDS
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Capitolo
15 – Maschere cadute
*
Ormai
Adrien non aveva più dubbi, Marinette, era la sua
lady, la ragazza che ha sempre amato.
Quell’ultimo
gesto gli aveva dato la conferma di una cosa, che forse, aveva sempre saputo,
ma era talmente cieco da non vederlo, e troppo codardo, per chiederglielo.
Si
rinchiuse dentro la sua stanza, non aveva neanche avuto voglia di cenare, aveva
una morsa allo stomaco, che gli impediva di ingerire qualsiasi cosa.
“Sta
bene, Adrien?” Gli aveva chiesto premurosa Natalie, notando il vassoio ancora
perfettamente in ordine, come gli era stato portato.
“No,
vado nella mia stanza”. Si alzò spostando con un colpo di bacino la sedia, che
emise il tipico rumore stridulo.
“Adrien…se
hai bisogno di parlare…sai dove trovarmi” Gli disse in tono materno,
spogliandosi di quel lei, che era solito rivolgergli.
“Grazie”
Le sorrise.
In
Natalie vedeva molto una figura materna, e la credeva la persona adatta a
restare accanto a suo padre, non solo come segretaria, o qualunque altra fosse
la sua mansione, ma anche in veste di compagna per lui.
Forse,
se avesse trovato una persona con cui passare il resto della sua vita, non si
comporterebbe così duramente con lui, oppure non metterebbe più in primo piano
il suo lavoro, dedicandosi anche ad altro, a quello che lo renderebbe veramente
felice e non triste e sconsolato, come lo era stato in quegli anni in cui era
mancata sua moglie.
*
Il
freddo pungente di quella sera di gennaio, la stava avvolgendo, indossava solo
una felpa rosa con il cappuccio in testa.
Aveva
appena realizzato, di essere innamorata di una persona sola: Adrien è Chat
Noir.
E lo
stava aspettando, era sicura che sarebbe arrivato, che avrebbe fatto capolino
nella sua terrazza.
Lui
aveva capito, che lei aveva capito.
Lo
aveva visto nei suoi occhi.
Anche
se non voleva parlargli, si sentiva presa in giro, da una persona che amava e
che credeva non le potesse mentire così.
Sospirò
e si passò una mano nei capelli, volse uno sguardo fugace all’orologio da
polso, ed accarezzò con il dito quel bracciale, che le aveva regalato Chat Noir
a Natale; era tardi e doveva mettersi a letto, se non voleva arrivare ancora in
ritardo a scuola, l’indomani.
Nonostante
il suo balzò fosse leggero, sentì lo stesso l’aria spostarsi dietro di lei, era
arrivato.
Un
brivido le percorse la schiena.
“Sei
lui?” Gli chiese dandogli le spalle, non si voltò nemmeno a salutarlo, si
limitò a fargli quella domanda a bruciapelo.
“Dipende
chi” Rispose.
“Te
lo chiedo ancora, sei lui?” Insistette.
“Dì
il suo nome, ad alta voce”.
“Sei…sei”
Inspirò profondamente pensando bene a quello che stava per chiedergli “…Adrien
Agreste?”.
“Plagg, ritrasformami” Un bagliore verde le investì la
schiena. “Voltati” Le ordinò, ma lei non ebbe il coraggio.
Poteva
sentire il suo profumo, quello che le investiva le narici ogni mattina a
scuola.
Le
mise le mani sulle spalle e l’aiutò a girarsi.
Teneva
gli occhi chiusi e umidi.
“Ti
prego, non piangere” Le sussurrò abbracciandola.
“Non
toccarmi” Si scostò puntando le mani sul suo petto.
“Marinette, mi dispiace” Provò a dire, ma di tutta risposta
ricevette un sonoro ceffone sulla guancia, facendola diventare rossa e
dolorante.
“Ahio”.
“Mi
hai mentito per tutto questo tempo?”
“Marinette…io” Cercò di giustificarsi massaggiandosi la
guancia.
“Non
parlare” Gli ordinò alzando un dito dritto sul suo naso “…ti pensavo diverso,
invece ti sei preso gioco di me per tutto questo tempo, mi hai ferita”.
Adrien
alzò le mani e scosse la testa “Non volevo, milady…io”.
“Non
chiamarmi mai più così” Lo zittì. “Voglio solo sapere una cosa…perché?”.
“Perché
cosa?” Fece di rimando.
“Perché
ti sei comportato così, perché mi hai mentito”. Le lacrime scendevano copiose,
e per quanto tentasse di ricacciarle indietro, riuscivano sempre a farsi strada
prepotentemente, tra i suoi occhi.
Non
voleva farsi vedere debole, non ora, non in quel momento, non davanti a lui.
Adrien
le asciugò le lacrime con la mano, gli spezzava il cuore vederla così,
soprattutto per causa sua, e il sapere che in tutti questi mesi, il ragazzo per
cui si struggeva, per cui si disperava per un amore non corrisposto, era
proprio lui, lo faceva sentire ancora più in colpa di quanto non lo fosse già.
“Marinette…” Le accarezzò la guancia, e lei assecondò il
movimento, appoggiando la testa sulla mano con gli occhi chiusi.
Adrien
deglutì e sospirò in cerca delle parole più adatte.
“…non
era mia intenzione ferirti” Le ripeté con tono calmo “…volevo solo conoscerti
meglio, e capire perché quando eri in mia presenza ti comportavi in modo
strano”.
“Cosa
vuoi dire?”
“Si
insomma, non riuscivi a fare una frase di senso compito, balbettavi,
gesticolavi nervosamente…cosa che non accadeva quando vestivo i panni di Chat
Noir, eri più calma, rilassata e potevamo parlare di tutto…ti sei fatta vedere
più determinata quando hai tirato fuori la vera te stessa, ed ho rivisto in te
la Lady Bug di cui mi ero perdutamente innamorato”.
“Perché
hai continuato a venire qui, non ti era più facile dirmele di persona queste
cose?”
“Mi
è mancato il coraggio quando ho capito che provavi qualcosa per…Chat Noir”.
“Eri
sempre te”.
Adrien
increspò un labbro in segno di dissenso “Si, ma tu questo non lo potevi sapere,
mi avresti rifiutato, e non lo avrei potuto accettare”.
“Quindi
hai preferito prendermi in giro” Si arrabbiò stringendo i pugni lungo i
fianchi.
“No,
ma che dici?”
“Come
dovrei sentirmi secondo te, Adrien?”
“Hai
ragione, e credo che l’aver assecondato il bacio che ci siamo scambiati l’altra
sera, non abbia aiutato”.
Giusto,
quel bacio.
“…è
stato a causa di quello che non mi hai svelato la tua identità, vero?”
“Si,
pensavo che ormai Lady Bug, fosse solo un ricordo, che ti fossi legato a me,
anche se c’eravamo detti addio”.
“Ho
sbagliato, lo ammetto, ma…”
“…non
voglio sentire una parola in più. Vattene”. Marinette
si voltò, non aveva più intenzione di ascoltare ancora quello che aveva da
dire, voleva stare da sola.
“Come
vuoi” Balzò sul tetto “…e comunque ho risposto al bacio solo perché ho sentito
che eri tu. Sono felice di non essermi sbagliato”. Detto questo sparì.
*
Marinette arrivò in ritardo
di proposito a scuola, quando ormai la campanella era già suonata, per solo
pochi secondi, era riuscita ad entrare prima della signorina Bustier.
Salutò
i suoi compagni dall’altra parte della classe, e mentre saliva la scalinata,
gettò un’occhiata torva, verso Adrien, che la guardò non proferendo parola.
“Ciao
Marinette” La salutarono all’unisono Nino ed Alya.
“Ciao
ragazzi” Il suo tono era triste e sconsolato, e con quell’umore, si accomodò al
suo posto, accanto la sua migliore amica, che non poté far altro che notare la
sua espressione.
“Perché
non hai risposto ai miei messaggi, ieri sera?” Le sussurrò.
“Non
ero dell’umore adatto, scusami”.
“Me
ne vuoi parlare?”
La
corvina scosse la testa “Non ora”.
Alya
fece un cennò con il capo ed increspò le labbra, la sua curiosità la stava
uccidendo interiormente, anche perché sembrava che tra Adrien e Marinette, fosse successo qualcosa, non lo aveva degnato di
un saluto e il giorno prima, erano usciti dal locale senza guardarsi, fingendo
indifferenza.
*
La
corvina uscì dalla classe qualche minuto prima dell’intervallo, con l’intento
di nascondersi da Alya, e le sue domande indiscrete, ma forse quelle sarebbero
stato il male minore, lei voleva evitare a tutti i costi Adrien, il quale
sicuramente sarebbe ripartito alla carica, dopo il fatto della sera prima.
Si
era nascosta in biblioteca e bloccato le porte, nel caso in cui, uno dei due
gli fosse venuta l’idea di cercarla lì.
Sentì
la maniglia della porta andare giù più volte e poi un casco biondo allontanarsi
e dire “E’ chiusa, non è nemmeno qui”, verso una capigliatura castana e una con
in testa un cappello.
“Non
puoi nasconderti per sempre” Tikki uscì dalla sua
borsetta, volteggiando sul suo viso.
“Lo
so, ma non mi va di parlare con nessuno”. Si portò le ginocchia al petto e le
strinse forte.
“Nemmeno
con me?” Chiese curiosa la kwami.
“Tu
si” Le rivolse un sorriso accennato.
“Marinette…dimmi la verità, cosa provi per Adrien?”
“Lo
amo” Le rispose senza pensarci due volte.
“E
allora va da lui, ho visto come ti guardava ieri, era dispiaciuto.”
“Mi
ha ferita” Immerse la testa nelle gambe per nasconderla.
“A
tutti capita di sbagliare”.
“Ma
non si gioca con i sentimenti”.
Tikki sospirò “Te lo ha
detto perché lo ha fatto, mettiti nei suoi panni…cosa avresti fatto al suo
posto?”.
Marinette non rispose, la
campanella aveva appena suonato, doveva tornare in classe.
Lo
fece, ripensando all’ultima domanda di Tikki.
“Dov’eri
finita?” Le chiese Alya gesticolando con le mani.
“Fuori,
perché?”.
“Non
mentirmi, Marinette. Ti abbiamo cercato dappertutto”.
Finalmente
quella giornata era giunta al termine, sotto gli occhi inquisitori di Alya e
sotto quelli da cane bastonato di Adrien.
Si
sentiva soffocare e doveva presto uscire di lì, per prendere una boccata d’aria
fresca.
Il
ciarlare nei corridoi la opprimeva e la testa le stava iniziando a girare.
Senza
farlo apposta, diede una gomitata a Chloè che la
rimproverò subito con aria spocchiosa “Ma che modi”, lei non rispose,
voleva solo andarsene a casa, e chiudersi in camera sua fino a domani.
Adrien
l’aveva persa di vista, così uscì di corsa dallo spogliatoio, mettendo la
cartella sulla solita spalla.
Zigzagò
velocemente tra i ragazzi che stavano uscendo dalla scuola “Permesso, scusate”
Ripeteva mentre li spostava ad uno ad uno.
Poi
la vide mentre scendeva le scale dell’ingresso principale.
La
bloccò per un polso quando ormai arrivarono giù, e l’orda di studenti gli
passavano accanto.
“Che
vuoi?” Chiese acida divincolandosi da quella morsa.
“Solo
parlare”.
“Ti
ho già detto tutto quello che dovevo dirti”. Continuò “…lasciami, altrimenti
perdo la metro”.
“Ti accompagno
a casa io, non è un problema”. Disse spicciolo.
“Sentiamo…cosa
avresti ancora da aggiungere” Incrociò le braccia al petto spazientita.
Adrien
si grattò il capo “Mi dispiace”.
“Questo
me l’ho già sentito” Lo interruppe girando i tacchi, non voleva ascoltare
altro.
“Aspetta,
non te ne andare”. La fermò di nuovo.
“La
tua guardia del corpo ti sta aspettando” Gli disse facendogli notare il gorilla
fuori dall’auto che lo guardava e sperava che a causa di quel ritardo, non
venisse licenziato dal suo datore di lavoro.
“Aspetterà…”
Fece spallucce “…tu sei più importante”.
Marinette rilassò i
muscoli, ed addolcì i tratti del viso, da quanto aveva atteso quelle parole.
Nel
frattempo Alya e Nino, si erano nascosti dietro un albero che contornava la
scalinata, un po' più lontani dai due ragazzi, ma da dove si poteva godere una
visuale perfetta.
“Che
state facendo?” Gli chiesero curiosi Alix e Max.
I
due non risposero, ma li presero entrambi per un braccio, nascondendoli dai
piccioncini.
“Guarda”
Le disse infine Alya, facendo cenno con il mento.
Si
unirono a loro anche Kim, Mylene, Ivan, Rose e Juleka, tutti curiosi di vedere se per Adrien e Marinette, ci sarebbe stato il lieto fine, che tutti
speravano.
“Che
sia la volta buona?” Chiese Alix mentre si arrampicava sulle spalle di Kim per
vedere meglio la scena.
“Shh…fate silenzio” Li zittì Mylene.
“Oh
come sono carini” Esclamò Rose portandosi le mani sulle gote arrossate.
“La
volete piantare? Si accorgeranno di noi” Li canzonò Alya, pronta con il suo
immancabile cellulare, in prima fila, e pronta a riprendere la scena.
Non
potevano sentire cosa dicevano, anche perché il rumore dei clacson e dei rombi
dei motori, li sovrastava, ma potevano benissimo vedere.
“Marinette…non può andare così” Continuò Adrien, determinato
a riconquistare la sua amata lady.
“Mi
spiace, Adrien, non posso fare finta di nulla, per quanto possa in cuor mio amarti,
quello che mi hai fatto, mi ha ferita profondamente”.
“Lo
so, e non so come rimediare, se non dimostrandoti quanto io ami te”.
Alla
corvina mancò un battito, e un brivido le percorse la spina dorsale, era la
prima volta che il biondo, le aveva detto di amarla, la prima volta come
Adrien, e non come Chat Noir.
Era
stato diverso, faceva un altro effetto, una stretta al cuore.
“Dammi
una possibilità, ti prego” La supplicò con occhi che non mentivano e facevano
trasparire tutta la sua sincerità e tutto il suo dispiacere nell’averla delusa.
Marinette appoggiò le sue
labbra alle sue, cogliendolo di sorpresa, era pronto a ricevere un no,
uno schiaffo, o qualsiasi altra umiliazione, ma non quel bacio.
Il
loro primo e vero bacio.
*
FINE
(prima
parte)
*
Nota dell’autrice: ciao a tutti, innanzitutto volevo
ringraziare chi è arrivato a leggere fino a qui, commentando, inserendo la
storia tra le preferite, seguite e ricordate.
GRAZIE!!!
Come
avete visto, ho messo la parola fine a questa storia, ma è solo la prima parte,
la settimana prossima, pubblicherò la seconda parte, dove scopriranno la vera
identità di Papillon, e poi ci sarà la terza e ultima parte, dove ritroveremo Marinette e Adrien ormai adulti, a fronteggiare una nuova
minaccia.
Spero
seguirete anche queste.
Intanto,
se volete leggere qualcos’altro, vi ricordo che sto scrivendo Realtà Parallela, leggetela, se non lo state
già facendo.
Vi
mando un grosso abbraccio e bacio virtuale.