Disclaimer:
i personaggi presenti in questa storia NON mi
appartengono, ma provengono dalla penna e dalla creatività
di Sakkaku, la loro “mamma”.
Mi sono basata sulla sua long Day
and Night
e alla sua raccolta Momenti
spensierati,
di cui questi OC sono protagonisti – e vi consiglio di andare
a dare un’occhiata
a entrambe le storie, perché sono FANTASTICHE *_______*
A
Sakkaku,
che
crede nelle mie storie più di quanto io non faccia,
una
scrittrice fuori dagli schemi, una lettrice dolcissima
e
soprattutto un’amica preziosa.
Buon
compleanno!!! ♥
La
bici e l’album da disegno
“Eric?”
Il ragazzino
dai capelli corvini sobbalza appena, solleva
lo sguardo dal libro che stringe tra le mani e lo posa su Dwight, che
è appena
comparso sulla soglia della stanza che condividono.
Gli viene
difficile non aggrottare le sopracciglia quando
ha a che fare con quell’irlandese
rossiccio; già da qualche tempo sono
stati adottati dalla stessa famiglia e si sono trovati a vivere sotto
lo stesso
tetto, ma non sono mai riusciti ad andare d’accordo.
“Che
c’è?” domanda in tono piatto, riponendo
il
segnalibro tra le pagine. Tanto l’ha capito: ora che Dwight
è entrato nella
stanza, non potrà più leggere in pace.
“Io
dovrei andare in cartolibreria per comprare un nuovo
album da disegno… sai, il mio è tutto pieno,
l’ho usato tantissimo negli scorsi
giorni perché volevo esercitarmi a disegnare le
rane…” comincia a sproloquiare
l’altro ragazzino.
“Vai”
lo interrompe Eric in tono annoiato.
“Ecco,
e volevo chiederti…” Dwight muove qualche passo
verso di lui e sfoggia uno dei suoi sorrisetti furbi. “Mi
presti la tua bici?
La mia si è rotta l’altro giorno.”
Eric lo
squadra perplesso, la solita espressione
indecifrabile sul viso. “Si è rotta?”
“Sì!”
“Santo
cielo, Dwight, ma come cavolo hai fatto a rompere
una bici?” Il moro si batte una mano sulla fronte e sospira.
Non riesce a
capacitarsi di quanto sia abile il suo fratellastro a cacciarsi nelle
situazioni più assurde.
“Ecco,
io… si è rotta, punto e basta! Si sono rotti i
pedali!” bofonchia Dwight, il tono di voce leggermente
irritato.
Eric torna a
scrutarlo con attenzione: il rosso tiene lo
sguardo fisso sulla punta delle scarpe, ha le guance leggermente
colorite e si
torce nervosamente le dita nelle mani – un atteggiamento
decisamente insolito
per Dwight.
Aggrotta le
sopracciglia. “Cosa mi stai nascondendo?”
“Niente!”
ribatte l’altro, troppo veloce perché risulti
credibile.
“Dwight…”
“Allora,
me la presti la bici?” cerca di sviare il
discorso lui, ma è sempre più paonazzo e in
difficoltà.
Eric
sospira, si mette in piedi e, dopo aver afferrato il
fratellastro per un polso, lo trascina verso il suo letto e lo obbliga
a
sedersi. Poi lo inchioda con lo sguardo, irremovibile.
“Adesso non ti muovi di
qui finché non mi dici cos’è
successo.”
Non sa bene
come mai ci tenga così tanto a saperlo, ma
forse, anche se fa fatica ad ammetterlo a se stesso, sta cominciando ad
affezionarsi a quel ragazzino. E ormai lo conosce abbastanza bene da
capire che
gli sta nascondendo qualcosa.
“Eric,
dai…”
“Ti
lascerò andare solo quando mi dirai
cos’è successo
alla tua bici.” Il corvino, tenendo ancora stretto il polso
di Dwight, si
accomoda al suo fianco e lo scruta, in attesa.
Non vuole
risultare troppo aggressivo, in genere non è da
lui perdere la pazienza.
Dwight si
morde il labbro e sbuffa. “E va bene, ma mi
prometti che non lo dirai a nessuno?”
“Promesso.
Sputa il rospo.”
Lui sospira
nuovamente e inizia a raccontare, sempre a
testa bassa: “A scuola c’è un ragazzino
che mi ronza sempre intorno, si diverte
a darmi fastidio. Io non ho fatto niente per farmi odiare
così…”
“Ne
siamo sicuri?” interviene Eric con una punta di
ironia.
“Che
stupido!” si rivolta allora Dwight, spingendolo via
scherzosamente. Poi si fa di nuovo serio e continua con il suo
racconto: “Io non
mi faccio certo mettere i piedi in testa, eh! Quando mi prende in giro,
gli
rispondo sempre per le rime, però lui è molto
più alto e più forte di me e io
ho un po’ paura a sfidarlo… l’ultima
volta, quando l’ho mandato al diavolo, mi
ha rotto la bici e ha detto che la prossima volta mi romperà
direttamente un
braccio”. Nonostante cerchi di mantenere
un’espressione da duro e indifferente,
sul suo visetto da bimbo si può scorgere la paura.
“Che
cos’ha detto?!” Eric molla la presa sul braccio di
Dwight e stringe i pugni, le iridi color sabbia scintillanti di rabbia;
non si è
nemmeno accorto di aver sollevato il tono di voce.
Come si
permetteva quel tizio di spaventare così suo
fratello?
“Non
prenderla così male, tanto io non ci credo! L’ha
detto solo per spaventarmi!” cerca di rassicurarlo Dwight,
aprendosi finalmente
in un sorriso. Il broncio non gli si addiceva proprio.
“Ma
è pericoloso, Dwight!”
“Macché…”
“Se
prova anche soltanto a farti del male, dimmelo a vado
a spaccargli la faccia” afferma Eric in tono sicuro, quasi
minaccioso. Non è
mai stato un bambino violento e non gli piacciono queste cose, ma
detesta
sapere che Dwight viene infastidito in quel modo. Gli viene quasi
istintivo
proteggerlo, forse perché quel ragazzino dai capelli rossi
è tanto
irresponsabile quanto adorabile.
“Eric?”
“Dimmi.”
“Anche
se sei un tipo noioso e cinese, ti voglio
bene lo stesso.” Con una risata, Dwight si sporge verso il
fratellastro per
stringerlo in un abbraccio a tradimento.
Lui finge di
dibattersi, ma per qualche secondo lo lascia
fare; non è poi così terribile.
Poco dopo lo
spinge via e assume di nuovo la sua
espressione seria e contrariata. “Basta, non
esageriamo!”
Dwight
scoppia a ridere e i due si guardano negli occhi
per alcuni istanti, senza aggiungere altro.
Il rosso,
ora che si è confidato con Eric, si sente molto
più leggero e protetto: adesso ha la certezza di avere
qualcuno dalla sua parte,
ed è una sensazione bellissima.
Forse ha
trovato un amico. Forse ha trovato un
fratello.
“Bene,
io adesso devo andare a comprare l’album da
disegno, prima che chiuda la cartolibreria!” spezza il
silenzio Dwight dopo
qualche istante, rimettendosi in piedi e avviandosi verso la porta.
“Dwight,
aspetta! Puoi usare la mia bici se vuoi, ma
promettimi che non distruggerai anche quella!” si affretta a
dire Eric.
Il rosso si
volta a guardarlo e gli regala un sorrisone
raggiante. “Dici davvero?”
“Sì.
Anzi, sai cosa?” aggiunge il corvino, alzandosi a
sua volta dal letto. “Vengo con te!”
♥
♥ ♥
Prompt
per la challenge “Just stop for a minute and
smile”:
22.
"Me lo presti? Il mio si è rotto l'altro giorno."
AUGURI
SAKKAKUUUUUUUUUU *___________*
Lo
so, questa storia è veramente una schifezzuola in cui
non succede niente di che, e spero davvero davvero davvero di non aver
stravolto i tuoi adoratissimi personaggi… ma è un
periodo nero per
l’ispirazione e questa è l’unica cosa
che sono riuscita a buttare giù!
Perdonami T.T
Visto
che le kidfic in genere mi lasciano più campo
libero per la caratterizzazione (del resto uno da adulto non
è per forza uguale
a com’era da piccolo… o sì? XD) ho
deciso di buttarmi su Eric&Dwight da
piccoli – circa dieci anni – quando si erano appena
conosciuti e ancora non
andavano d’accordo! Per questo dettaglio faccio riferimento,
ovviamente, ad
alcuni fatti raccontati da Sakkaku nella sua long “Day and
Night”, di cui
questi due ragazzi sono protagonisti ^^ comunque non me la sento di
fare altri
spoiler, nel caso qualcuno fosse interessato a leggere la long
principale!
Sono
sicura che però Sakkaku (e i lettori che
abitualmente la seguono) capiranno ;)
Insomma,
spero di non aver combinato un disastro totale e
faccio ancora TANTISSIMI AUGURI A SAKKAKU per il suo compleannoooo
*_____________*
Alla
prossima!!! ♥
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