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«I-il
cosa?»
«Chosen
One Day. Oggi il negozio è chiuso» disse Charybdis
«Siamo in vacanza persino noi, ebbene sì. Odysseus
non te l’ha detto?»
Glitch, ancora
con spazzolone e straccio in mano, scosse la
testa.
Non era
propenso a credere che Odysseus l’avesse fatto
alzare di proposito troppo presto -ormai erano passati vari giorni dal
suo
tentativo di fuga, quindi la ragione non sarebbe potuta essere una
“vendetta”-
se mai era probabile che avesse dato per scontato che lui avesse tenuto
traccia
dei giorni trascorsi, cosa che invece non aveva fatto.
Charybdis non
aggiunse altro, mettendosi invece a rifinire
l’abito della sua ultima creazione. Anch’esso come
il resto aveva dei bei
colori accesi, nello specifico tutti quelli del fuoco.
Era giorno di
vacanza ma non sembrava che a lei importasse,
visto che si era alzata presto come suo solito, e vedendo questo Glitch
decise
di fare la stessa cosa dandosi da fare almeno fino a quando lei fosse
stata lì
a cucire.
Charybdis gli
rivolse una breve occhiata, tornando poi al
proprio lavoro senza più curarsi di lui.
Andarono
avanti così per un paio d’ore circa, durante le
quali il pavimento del negozio tornò a essere
così pulito da poter quasi essere
scambiato per nuovo e tutte le mensole diventarono lucide come specchi,
così
come il bancone. Glitch trovò il coraggio di tirare a lucido
anche la “gemella”
di Scylla, che pure era già pulita di suo.
Il negozio era
pieno di bambole, com’era normale che fosse
dato che vendevano proprio quelle, ma per quanto ormai si fosse
abituato alla
loro presenza -inizialmente anche quelle l’avevano inquietato
il giusto- quella
bambola lì continuava a intimorirlo un
po’… come la sua creatrice, del resto,
nonostante il “grosso” della sua paura verso Scylla
fosse passato dopo aver
capito che non intendeva fargli niente di male, se mai il contrario.
Charybdis
finì di fare quel che stava facendo e Glitch, avendo
finito le pulizie, vedendola alzarsi rimase fermo dov’era a
guardarla,
attendendo eventuali ordini. Tutto sommato stava migliorando davvero,
quando
era arrivato non aveva il coraggio di sollevare gli occhi sulla
massiccia
jetformer che, contrariamente alla sorella, non gli aveva mai ordinato
di
guardarla in faccia quando parlavano.
«Siamo
chiusi, non ho ordini da darti eccetto “continua a
non fare danni”» disse Charybdis.
«Sissignor-»
«A
proposito, l’altro giorno sei stato sul punto di far
cadere delle scatole a causa del troppo freddo alle giunture delle
dita».
«L-le
“mani” che m-mi hanno… che m-mi hanno
messo n-non sono
granché, lo so, m-mi dispiace, c-cercherò di fare
meglio».
Glitch si
ritrasse istintivamente quando la vide tendere una
mano verso di lui. Charybdis non cambiò espressione
né in quel momento né
quello successivo, ossia quando il mech tornò ad avvicinarsi
per osservare quel
che lei gli stava mostrando.
«…!»
Non
c’era possibilità d’errore riguardo il
fatto che si
trattasse di un paio di coloratissimi guanti fatti per delle mani con
tre dita
soltanto e un palmo impossibile da chiamare tale. In breve: fatti su
misura per
lui.
«Meno
rischi per la merce» fu il lapidario commento di
Charybdis.
Dopo aver
farfugliato un ringraziamento e aver tentato
inutilmente di non mettersi a “piagnucolare” come
suo solito, Glitch riuscì a
tendere le dita verso quello che si poteva considerare un regalo per il
Chosen
One Day ricevuto da qualcuno che in teoria, potendo scegliere, non
l’avrebbe
mai voluto in giro per casa propria. In quel momento i suoi tremolii lo
facevano veramente sembrare un budino di berillio, più
precisamente un budino
di berillio durante un terremoto, ma per qualche strano miracolo
riuscì
comunque a infilarsi i guanti.
«Non
ci credo!» esclamò Scylla, in piedi in cima alle
scale «Il Demone degli Shanix di casa
nostra si è ricordata di avere una Scin-… che
c’è?»
«Il
tuo buon proposito per oggi» ricordò Odysseus ala
sorella dopo una leggera gomitata «Limitare le battute qui e
là».
«Mi
stavo già
limitando… buon Chosen One Day, Budino».
«A-anche
a te» rispose Glitch, salendo rapidamente le scale
dopo che Charybdis gli ebbe fatto cenno di andare al piano superiore
«E-e anche
a te, Odysseus».
«Altrettanto»
sorrise il jetformer.
«Ho
anche io un regalo per te» disse Scylla
«… non piangere»
lo avvertì.
«L-lo
stavo già facendo quindi è
difficile…» replicò il mech
«N-non c’era bisogno che tu… che
voi… soprattutto dopo quel che ho fatto p-poco
tempo fa».
«Vogliamo
credere che tu abbia capito la lezione. Allora,
puoi scegliere tra due cose: una è questo» disse
la femme, mostrandogli un
berretto piuttosto semplice ma carino, nonché di un colore
uguale a uno di
quelli sui suoi guanti «L’altra
è-»
«Se
nomini il quartiere a luci rosse è la volta che ti
impacchetto con i tuoi stessi capelli, ti chiudo in un armadio e ti
lascio lì
per tutto il Chosen One Day» dichiarò Charybdis
«Sei avvisata. È un posto
immorale».
«I-i-i-il-»
balbettò Glitch, incredulo per quel che aveva sentito e
indeciso se, nel caso
Scylla avesse inteso proprio quello, fosse uno scherzo o meno.
«Le
femmes nel posto che intendo io esercitano la
professione per loro scelta, non perché costrette»
ribatté Scylla «Da un punto
di vista sociale staremmo meglio tutti quanti se chi sceglie di fare
questa
vita E chi è
disposto a pagare per il
servizio sentisse di poterlo fare tranquillamente».
“Va
bene, ho qualche dubbio sul fatto che forse non stesse
scherzando… ma non è possibile, dai”
pensò Glitch, con il volto parzialmente
surriscaldato all’altezza di dove un tempo aveva avuto delle
guance.
«Pre-prendo
il cappello. G-g-grazie» borbottò il mech,
prendendo
l’indumento con la tentazione di indossarlo calcandolo fino a
coprire il suo
unico sensore ottico.
Scylla fece
spallucce. «Ci ho provato. Sarà per il prossimo
Chosen One Day!»
«Anche
durante il prossimo Chosen One Day continuerà a
essere un posto immorale» ribatté
l’altra jetformer.
«Lì
lavorano anche dei mech… e dato che mi devo limitare con
le battute non aggiungo altro se non “Tienilo a mente, nel caso”».
«Come
tu fai meglio a tenere a mente che Brushsling sarà qui
per l’ora di pranzo, come sempre, e che oggi pomeriggio e
stasera avrai da
fare. Noto aloni qui e là, presumo risalenti a stanotte -e
solo Primus sa dove
sei andata a infilarti- quindi è il caso di iniziare a
tirarsi a lucido fin da
ora».
«Una
di queste sere puoi evitare di andare in ricarica a
orario henn e venire con me, almeno soddisfi la
curiosità» replicò Scylla,
decidendo comunque di seguire il consiglio.
Odysseus
guardò Glitch e indicò Charybdis con un cenno del
capo. «Mentre lei cucina noi decoriamo, ti va? Ho portato
giù gli scatoloni».
«Sono
piuttosto grandi, se me l’avessi detto sarei tornato
su ad aiutarti» disse Glitch.
«Abbiamo
fatto io e Scylla, non c’era bisogno, tranquillo»
lo rassicurò Odysseus «Sai che sono proprio
bellini, quei guanti lì? Quasi
quasi me ne faccio un paio simili anche io».
La decorazione
della cucina/soggiorno procedette in modo
spedito, con un unico breve rallentamento quando Odysseus
tentò di appendere
delle lucine anche addosso a Charybdis dicendo che sarebbero state bene
con i
puntini arcobaleno. L’aveva detto nella più totale
innocenza ma si era preso
comunque un’occhiataccia, resa ancor più
“accia” dalla risata di Scylla che,
dal bagno, aveva sentito benissimo tutto quanto.
Glitch doveva
riconoscerlo: per quanto quella famigliola
potesse essere composta da persone estremamente diverse e ognuna con le
proprie
magagne, c’erano dei momenti in cui a modo suo riusciva a
essere comunque
bella. Di certo era meglio di quanto lui rammentasse di aver mai avuto,
al di
là del fatto che lui tuttora non ricordasse
granché: di tutti i volti che gli
passavano davanti -non ultimo quello di un mech dagli occhi gialli e il
simbolo
dei primalisti su una guancia- non c’era nessuno per il quale
sentisse slanci
d’affetto.
Finito di
decorare vennero entrambi spediti in mansarda da
Charybdis a tirarsi lucido a loro volta, perché
“Il fatto di ‘essere solo noi’
non è una scusa”, ed entrambi obbedirono senza
fare storie. A Glitch, come per
tutto il resto, sembrava incredibile già solo
l’idea di avere una ragione per
“tirarsi a lucido”, o il fatto che gli fosse
permesso, o anche solo l’idea di
star festeggiando il Chosen One Day come
tutti gli altri.
Lui non era come tutti gli altri, lui era un senza-faccia
il cui unico diritto era quello alla vita, eppure eccolo lì
a ricevere regali
-meglio evitare di pensare al senso di colpa derivato dal non avere
idea di
come ricambiare- a decorare il posto dove viveva e con la prospettiva
di una
bella mangiata ad attenderlo. Non erano molti i senza-faccia ad avere
altrettanta fortuna.
“Fortunato”…
che aggettivo strano da accostare a un essere disgraziato
qual era lui stesso.
«…
Glitch?»
«C-cos…
scusami, Odysseus, ero perso nei miei pensieri. Cosa
dicevi?»
Odysseus gli
mostrò qualcosa che in apparenza sembrava un
piccolo “uovo” abbastanza inquietante,
com’era nel suo stile, ricoperto di
sensori ottici e bocche contorte in smorfie perverse. Premendo sullo
spazio
libero che Odysseus aveva riservato al marchio che apponeva su tutte le
sue
creazioni, l’ “uovo” si
scoperchiò e iniziò a riprodurre le note
principali di
quella che era la melodia preferita di Glitch, ossia l’
“Empyrean Suite”.
«Sì,
mi rendo conto che non è… magari avrei potuto
fare
qualcosa di più grosso» disse il jetformer
«Però sì, insomma, spero che ti
piaccia?...»
Con una
gratitudine che non sarebbe stato capace di
esprimere con parole che in ogni caso in quel momento non sarebbe
riuscito a
dire, Glitch trovò chissà dove il coraggio di
fare qualcosa di inaspettato: pur
con mille esitazioni e con la onnipresente paura che il suo gesto
potesse
essere rifiutato -anche se razionalmente parlando era difficile che
accadesse-
riuscì a farsi avanti e abbracciare Odysseus, il quale non
ebbe nessuna
esitazione nell’esultare e ricambiarlo a sua volta.
«Ora
però sono io che potrei mettermi a piangere!»
esclamò
il giovane mech «Glitch, non avresti potuto farmi un regalo
più grosso di
questo. Sei migliorato tantissimo, fino a un mese fa questo sarebbe
stato
impensabile!»
«G-già.
È vero».
«Prossimo
passo: smettere del tutto di avere paura di
Scylla!»
Il povero
outlier scosse velocemente la testa. «Non credo
che sia fattibile. Come faccio a non
avere per nulla paura di una femme che meditava di portarmi dalle prostitute?!... a meno che
scherzasse… scherzava, vero?»
«Quando
l’aveva detto a me credevo anche io che scherzasse,
prima che una sera mi portasse nel posto che diceva e mi lasciasse
lì col dire
che sia nel caso in cui fossi tornato da solo, sia nel caso in cui
avessi
deciso di entrare e “consumare”, sarebbe stata una
vittoria» Odysseus alzò gli
occhi al soffitto «… per la cronaca, ho scelto la
seconda cosa. A-avrei davvero
voluto trovare una femme con cui uscire e poi mettermi insieme e dopo
ancora…
lo sai, di solito in una relazione c’è anche la
connessione. Ero interessato,
avrei voluto provare, solo che non avevo mai avuto particolare
fortuna… anche
le pochissime volte dove sono stato approcciato dalle femmes poi si
sono
stufate rapidamente quando hanno visto che non… insomma, non
fa piacere andare
in giro con uno che viene preso in giro o a cazzotti. Per cui...
diciamo che
Scylla a modo suo ha provato ad aiutarmi. Un problema, una soluzione,
no?»
“Quella
femme è proprio strana. Alcune cose che fa me le
aspetterei molto di più da un mech… precisamente
uno di quelli che cercherei di
evitare per strada” pensò Glitch, anche se quello
non cambiava la sua opinione
generale su alcunché.
«Immagino
di sì… vai prima tu?»
domandò poi a Odysseus,
indicando il bagno.
«No
no, fai pure. Dobbiamo tirarci a lucido, l’hai sentita,
un po’perché è tradizione e un
po’perché sia mai che stavolta Scylla accetti la
proposta del mio non futuro cognato
senza che noi siamo in ordine» Odysseus alzò le
ottiche al soffitto «Difficile
che succeda, molto difficile».
«Non
ti seguo…»
«Antefatto:
i genitori nostri e quelli di Brushsling erano
amici molto stretti, quindi finire a passare le festività
tutti insieme era una
cosa comune. Ha continuato a essere una cosa comune anche quando
purtroppo
tutti loro sono finiti offline nelle stesse circostanze e siamo rimasti
solo
noi figli, e a Brushsling piace Scylla fin da quando ne ho memoria,
quindi da
un certo momento in poi il Chosen One Day ha iniziato ad avere qualche
sfumatura di significato in più, almeno per loro…
o meglio, per lui».
«Quando
eravamo andati in ambulatorio l’aveva invitata a
casa sua per un enercaffè ma non pensavo… non
avevo capito che a lui
interessasse in quel senso, ma anche
se l’avessi capito avrei pensato che fosse una cosa
tipo… spesso ci sono i mech
che fischiano e le fanno apprezzamenti per strada, avrei pensato che
fosse una
cosa simile».
Indimenticabile
la volta in cui un mech in mezzo a un
terzetto si era permesso di esclamare
che aveva “un gran bel posteriore” -la parola usata
non era stata quella- cosa
alla quale Scylla aveva risposto con qualcosa di simile a “E
tu hai un’ottima
vista, cittadino qualunque!”.
Glitch non
riusciva a immaginare se stesso mentre riceveva
apprezzamenti di sorta, per quel che ricordava non gli era mai successo
-in fin
dei conti perché mai qualcuno avrebbe dovuto fargliene?- ma
probabilmente se
mai delle femmes a caso gli avessero detto delle cose del genere si
sarebbe
sentito piuttosto a disagio, contrariamente a lei.
«Non
è quello, cioè, non è solo quello, ma
non ha speranze
in ogni caso. Per quanto Brushsling piaccia anche a lei, lei dice
“proprio
perché lo conosco e mi conosco so che alla lunga finiremmo a
non sopportarci,
sarebbe un peccato perché tengo a lui, finirei col perdere
un amico” e
blablabla. Al momento pare convinta di quello che dice ma è un
peccato, difatti per una volta
concordo con Chary nello sperare che più in là
cambi idea. Magari quando si
stuferà del gladiatore».
«Non
ti seguo… di nuovo» disse Glitch nel cercare di
assorbire tutto quel mare di pettegolezzi degni di una suocera ma
interessanti per
cercare di capire meglio le persone con cui si era trovato a vivere
«Anche se
in effetti una volta l’ho sentita nominare un gladiatore, era
un discorso… era
un po’… lasciamo perdere. L’ho sentita
nominarlo, insomma».
«Tempo
fa decise di andare a vedere degli incontri
nell’arena di Kaon, era un evento abbastanza grosso, e ha
“fatto amicizia” con
uno di quelli nuovi, che ora sta diventando un astro nascente nei
combattimenti.
In seguito è tornata lì altre volte, in un caso
ha portato anche noi e niente, a
parte questo e il fatto che lei sia tra quelle che entrano gratis non
c’è altro
da dire» Odysseus fece spallucce «Non si
può nemmeno dire che abbiano una
storia, se diamo retta a Scylla lei non gli ha detto come si chiama
né da dove
viene».
«Ma
quindi di cosa parlano?...»
Odysseus si
passò una mano sul viso e fece un sorrisetto.
«Non credo che parlino granché, Glitch, se riesci
a capire cosa intendo».
«In
che sens… oh».
Quello e il
dover andare a tirarsi a lucido sancì la fine
dei pettegolezzi.
***
Era stato un
pranzo gradevole, reso ancor più abbondante dal
fatto che anche Brushsling avesse contribuito portando a sua volta del
cibo.
Glitch sulle
prime si era sentito piuttosto in ansia
all’idea di dover interagire con tutti e tre i fratelli
insieme E con un
“estraneo” in un contesto molto
informale -perché pur essendosi tirati a lucido si trattava
sempre di un pranzo
in famiglia e con amici- ma alla fine, in buona parte anche grazie a
Odysseus,
era riuscito a cavarsela piuttosto bene. Era perfino riuscito a
lasciarsi
coinvolgere in qualche conversazione abbastanza a lungo,
un’altra cosa che fino
a un mese prima sarebbe stata impensabile, e per quanto la cosa
l’avesse
stancato mentalmente si era sentito anche soddisfatto
di se stesso
per i progressi fatti.
Il Chosen One
Day era proprio un giorno miracoloso.
In seguito,
precisamente dopo che Charybdis aveva impedito a
chiunque di darle una mano a rimettere in ordine, Scylla aveva tirato
fuori le
carte da sabacc. Lei, Brushsling e Odysseus si erano offerti di
insegnare anche
a Glitch a giocare, e lui una volta tanto aveva potuto rispondere che
non c’era
bisogno perché, da quel che gli suggeriva il suo povero
processore scombinato
dal viaggio nel tempo, ne era già in grado.
Scylla e
Brushsling avevano avuto l’accortezza di non usare
i segni tra loro, dato che Glitch con la sua mancanza di tratti
facciali non
avrebbe potuto usarne altrettanti con Odysseus, e anche per questa
ragione lui
e il suo amico erano riusciti a portare a casa alcune vittorie.
Glitch si era
sentito a suo agio, si sentiva tuttora a suo
agio adesso che era al caldo, con il serbatoio pieno e lui e Odysseus
avevano
ceduto a Charybdis il posto a sabacc mettendosi a fare zapping sullo
schermo
olografico del soggiorno. Finora non avevano trovato granché
da vedere ma in
realtà a nessuno dei due importava, essendo più
che altro interessati a
impigrirsi in compagnia.
“Non
voglio tornare indietro. Non so da dove vengo ma non
voglio tornare indietro, mai, mai e poi mai” pensò
Glitch, mentre stretto in un
plaid rosso beveva dell’energon caldo speziato al radio.
L’atmosfera
festiva sembrava aver fatto bene a tutto il
quartiere, perché guardando fuori dalla finestra gli era
sembrato di vedere
un’aria più allegra del solito sulle persone, che
erano in fermento come se
fossero state in attesa di qualcosa. Probabilmente c’entrava
qualcosa la festa
prevista per quella sera.
Odysseus aveva
accennato al fatto che il Chosen One Day, per
la gente di quel settore, cadesse nello stesso giorno in cui in tempi
più
antichi si festeggiava il Cybersolstizio: quest’ultima
festività era andata
largamente in disuso nella maggioranza degli altri settori, ma non
lì, ragion
per cui gli abitanti del luogo avevano fatto un miscuglio festeggiando
il
Chosen One Day con l’aggiunta di un paio di cose per
richiamare il
Cybersolstizio. Odysseus l’aveva definito un valido
compromesso, cosa nella
quale Glitch si era trovato d’accordo.
A un certo
punto nel fare zapping si trovarono davanti un
viso che a entrambi risultava in qualche modo conosciuto: il
giovanissimo e
promettente gladiatore Megatronus, in diretta dall’arena di
Kaon. Glitch non
era in grado di spiegare la ragione per cui provasse una sensazione di
familiarità, ma quando notò che era accompagnata
dal principio del mal di testa
ricordi bloccati comprese che probabilmente aveva sentito parlare di
lui o
l’aveva visto nel proprio tempo. La cosa però non
avrebbe dovuto stupirlo:
anche in quelle condizioni di “rilassatezza” -era
in diretta dall’arena ma non
stava combattendo, lo stavano intervistando- aveva l’aria di
qualcuno pronto
alla battaglia in qualsiasi momento e un “fuoco” in
quello sguardo azzurro a
suggerire che quel giovane mech che rivolgeva lo sguardo verso
l’obiettivo
senza il minimo timore non fosse un semplice grosso bestione o una
semplice
macchina assassina.
– … e la
prossima
volta mi vedrete fare anche di meglio. Non è la prima volta
che faccio parlare
di me e non sarà l’ultima: questo per me
è solo l’inizio! –
Era
così convinto di quel che diceva, dritto come un fuso
nonostante qualche ammaccatura e del tutto incurante
dell’essere sporco di
energon non suo, che in qualche modo portava a credergli sul serio.
Glitch di
sicuro aveva iniziato a farlo.
– Il tempo ci
dirà se
sopravvivrai alle tue parole, Megatronus, ma senza dubbio hai offerto
uno
spettacolo promettente anche durante questo Chosen One Day. –
– Non potevo fare
altrimenti: i nobili signori e soprattutto le nobili signore dovevano
pur
intrattenersi in qualche modo. Cosa c’è di meglio
del vedere dall’alto un bel
massacro?
–
Poteva essere
serissimo o ironico, Glitch non avrebbe potuto
dirlo, ma qualcosa gli suggeriva che fosse valida la seconda opzione.
– A proposito di
signore, ti definiscono come uno dei favoriti del pubblico femminile.
Data la
festività, c’è qualcosa che vorresti
dire a riguardo? Un messaggio per una
femme speciale?
–
«Così
ognuna delle nobili signore che si sono volute
divertire col gladiatore potrà sospirare pensando che il
messaggio sia rivolto
a lei. I media in certe cose sono peggio del circo»
commentò Brushsling.
«Hai
perfettamente ragione» concordò Scylla.
A detta di
Odysseus quello era il gladiatore col quale lei
aveva “fatto amicizia”, ma non sembrava disturbata
all’idea che Megatronus
potesse connettersi con altre femmes. Probabilmente sapeva fin troppo
bene come
andavano le cose in quell’ambiente, si disse Glitch, oppure
non le importava
abbastanza o, ancora, erano valide entrambe le cose.
– Sì,
effettivamente
ne ho uno. Straniera! Hai mancato
un
po’troppe delle mie battaglie, dunque nel prossimo evento ti
voglio in prima
fila. Ti darò lo spettacolo che meriti. Ecco, questo
è il mio messaggio. –
Dopo
Megatronus iniziarono a intervistare anche un altro
gladiatore, conosciuto come Soundwave, ma Glitch più che a
lui era interessato
allo “straniera”: così come in
precedenza aveva inteso l’ironia nelle parole di
Megatronus, in quel caso aveva la vaga sensazione che la straniera di
cui
parlava il gladiatore si trovasse in quella stessa stanza. Odysseus non
aveva
forse detto che Scylla non aveva mai rivelato a Megatronus
né il proprio nome
né la provenienza? Che dire, più straniera di
così... ma le sue supposizioni
non trovarono conferma né smentita
nell’espressione della femme, distaccata in
quel momento come lo era stata prima.
«Si
è fatta una certa ora, Scylla» si fece sentire
Charybdis
«Se non vai c’è caso che tra un
po’si mettano a urlare sotto le finestre per
via delle prove».
«Sì,
è il caso che vada. A questo punto allora ci rivediamo
stasera in piazza» disse Scylla, alzandosi tranquillamente in
piedi «È proprio
vero che il tempo vola quando ci si diverte».
«Ti
accompagno» disse subito Brushsling, alzandosi a sua
volta «È ora che io torni in ambulatorio.
È già tanto che non abbiano chiamato
per qualche emergenza!»
Dopo gli
ultimi brevi saluti sparirono entrambi giù per le
scale, poi sentirono la porta sul retro aprirsi e chiudersi dietro di
loro.
«Mi
sa tanto che a breve si riparte in direzione Kaon»
commentò Odysseus, confermando così i sospetti
del mech aranciato.
«Nossignore.
Cercherò di farle capire che è una pessima idea
e quando non ci riuscirò rifiuterò comunque di
andare: non solo non la appoggio
per nulla in questa cosa, ma l’ho seguita l’ultima volta e
mi è bastato. Troppa gente,
troppo rumore. Tu, piuttosto, non avevi detto a tua volta che non
saresti
tornato lì mai più?»
«Almeno
un’altra volta penso di poterlo fare… e poi
Glitch sembrava interessato!»
“Si
è visto così tanto?!” pensò
Glitch, torcendosi le dita.
«È-è che quando l’ho visto
ho… ho come avuto l’impressione c-che non fosse la
prima volta» spirgò il mech «P-penso che
nel mio tempo sia ancora vivo».
«Male»
commentò Charybdis.
«Chaaaryyy…»
«Se
fosse morto avrei avuto più possibilità di vedere
Scylla
mettere la testa a posto e sistemarsi con Brushsling. Invece anche
stavolta gli
ha detto di no» continuò la femme dopo aver dato
un’occhiata fuori dalla
finestra «È così testarda».
Onestamente,
Glitch trovava comprensibile che Scylla non
avesse particolarmente voglia di sistemarsi col medico fino a quando
avesse
saputo che Megatronus era abbastanza interessato a lei da riuscire a
farsi
intendere in diretta televisiva pur senza nominare una designazione che
comunque
non conosceva. Brushsling era una brava persona, si capiva
già solo per il modo
in cui lo aveva sempre trattato, ma in lui non c’era la
minima traccia del “fuoco”
che invece animava quel gladiatore e, in parte, anche Scylla stessa.
Questa
però era un’opinione che Glitch non poteva,
né
voleva, condividere.
***
“Sì,
confermo: l’atmosfera è completamente diversa
rispetto
al solito” pensò Glitch, ben felice sia di avere
Odysseus di fianco a sé, sia
Charybdis dietro a loro due. Quando c'era lei, con la sua stazza, si sentiva più protetto in
mezzo a una folla consistente.
I palazzi
lungo le vie normalmente piuttosto buie e malmesse
erano stati decorati come lui e Odysseus avevano fatto prima di pranzo,
con
luci e addobbi qui e là, e lungo i bordi delle strade erano
stati accesi dei
minuscoli fuochi; quella doveva essere una delle tradizioni che
venivano dal
cybersoltizio, perché non gli risultava che per il Chosen
One Day fosse
previsto.
Arrivati in
piazza la folla aumentò ulteriormente, ma grazie
a Charybdis non faticarono particolarmente per arrivare vicini a una
piattaforma rialzata al centro della quale era stato acceso un
falò di
dimensioni abbastanza notevoli. Davanti a esso c'erano sei femmes che
indossavano ornamenti muniti di sonagli, e in mezzo a loro era presente
un
oggetto bizzarro che Glitch non riuscì a identificare. Se
avesse dovuto
sforzarsi nel descriverlo avrebbe detto che sembrava un grande bocciolo
di un
fiore alieno, tutto fatto di “tentacoli”
intrecciati tra loro.
«C-che
succede adesso?» chiese a Odysseus e Charybdis, non
senza una certa curiosità.
«Succede
che non solo Scylla è piuttosto esibizionista di
suo, ma le danno anche delle occasioni per mettersi in
mostra» rispose la
jetformer «Se non altro in queste occasioni non rischia di
fare danni».
«N-non
capisco… non la vedo lì sopra».
L’aria
venne invasa dal suono delle percussioni e di uno
strumento a corda, al quale le ballerine risposero iniziando a muovere
i primi
passi di una danza tradizionale più antica di svariati tra i
presenti, scandita
anche dai sonagli sui loro polsi e sulle loro caviglie.
Era
affascinante già così, sebbene Glitch avesse
l’impressione di star assistendo all’inizio di un
sabba, specialmente quando le
ballerine si disposero attorno all’oggetto bizzarro che,
quando il suono di uno
strumento musicale aerofono si aggiunse agli altri, iniziò
ad animarsi
lasciando scivolare i “tentacoli” lungo la propria
struttura e poi, seguendo
una coreografia molto precisa, facendoli ondeggiare tra le danzatrici e
verso
l’alto.
Lì
Glitch comprese dov’era Scylla, la quale finì di
“sbocciare” dalla propria capigliatura nel momento
in cui la voce baritonale di
un mech iniziò a intonare una canzone in quello che lui
riconobbe come l’antica
lingua di Tarn, dimenticata dai più e tornata in vita per
quella sera.
La danza delle
femmes divenne man mano più selvaggia nel suo
mantenere una certa eleganza, con le ballerine che si muovevano fluide
come
olio tra i “capelli” di Scylla, che pur spiccando
nella coreografia non lo
faceva in modo così fastidioso da diventare
l’unica protagonista. Se mai era
l’artefice dell’amalgama, ciò che univa
gli elementi di quell’esibizione
facendoli diventare una cosa sola, il ‘Til
All Are One tanto caro alla loro specie,
includendo anche le folla e la piazza stessa, sui cui alti
palazzi il fuoco proiettava l’ombra tentacolare e sinuosa di
tutto quello
spettacolo.
Era tutto
magnifico nella sua inquietante arcaicità, e lo
divenne ulteriormente quando anche le sei ballerine attorno a Scylla
iniziarono
ad accompagnare con le proprie voci il canto del mech in una melodia
sempre più
frenetica.
Eppure, per
quanto si sentisse rapito da quel che stava
vedendo, Glitch iniziò ad avere la sensazione opprimente che
qualcuno lo stesse
osservando.
Cercò
di ignorarla ma non riuscì a farlo per molto tempo e,
quando si decise a voltarsi, un’ondata di terrore lo
assalì nel vedere che a
fissarlo erano gli occhi rossi del mech più grosso,
pericoloso e cattivo che ricordasse di
aver mai
visto. Glitch non aveva idea di chi fosse ma le sensazioni che gli
faceva
provare rendevano poca e nulla la paura verso chiunque altro; e proprio
per
questo, dopo una manciata di millisecondi in cui la luce del fuoco sui
cingoli,
l’armatura viola e il doppio cannone di quel mostro si
impressero nella sua
memoria, fece l’insensata azione di darsi alla fuga.
La gente era
ancora troppo presa dalla danza per notare quel
che stava facendo, probabilmente non l’avevano notato nemmeno
i suoi
accompagnatori, e facendo non pochi slalom riuscì a sfilarsi
dalla folla per
andare a rifugiarsi in un vicolo stretto. Corse come un disperato senza
avere
idea di dove andare, perché sebbene il primo istinto sarebbe
stato quello di correre a
casa non voleva assolutamente condurre lì quel demonio, ma
la sua fuga si
interruppe di colpo quando andò a sbattere contro qualcosa
di imponente e
massiccio come roccia.
Quando
sollevò lo sguardo e vide che il
“qualcosa” era
nientemeno che il mech di prima, il quale evidentemente conosceva le
vie della
periferia di Tarn come e meglio di lui, istintivamente si mise in
ginocchio e
sollevò le mani intrecciate in una supplica resa muta da
problemi di
ventilazione che non gli permettevano di far altro che emettere sibili
terrorizzati.
Le ottiche
rosse dell’altro mech, il cui volto era coperto
da una maschera, nel vedere questo divennero più brillanti e
piene di rabbia,
di disgusto e di altro che il povero Glitch non fu in grado di
identificare.
«Patetico».
Emise un
lamento: c’era stato qualcosa, nella voce di quella
bestia, che gli aveva fatto male. E non era stata la definizione
accurata che
aveva sentito.
«“Al
cinque c’è la rabbia, al sei l’odio
abissale”. Mi
chiedevo cos’avrebbe mostrato stavolta quella
strega» continuò il mech «Ed
eccomi qui. Odio abissale. A quanto pare non c’è
niente che io odi più di questo».
Un’altra
fitta alla Scintilla. Glitch nonostante tutto
iniziò a riuscire a farfugliare delle suppliche tra un
singhiozzo e l’altro,
cosa che fece aumentare ancor di più l'odio puro nello
sguardo del mostro che gli stava davanti.
«Non
c’è niente che io odi più di
questo» ripeté «E sfido
chiunque a darmi torto».
Sordo alle sue
preghiere il mostro tese le mani verso di lui,
probabilmente con l’intenzione di afferrare la sua testa e
schiacciarla come
una pustola oppure strappargliela via, ma venne distratto da un cubo di
energon semivuoto che lo colpì dritto in faccia.
«Glitch! DI QUA!»
esclamò Odysseus, spaventato quanto lui ma abbastanza
reattivo da afferrarlo
con i capelli e trascinarlo verso di sé «Alzati, alzati, filiamo
via!»
Glitch non
capiva granché di quel che stava succedendo ma
sentì il proprio corpo obbedire a Odysseus e, in grazia di
Primus e tutti i
Prime, a scappare via per tornare in mezzo alla folla.
***
Vedendo Scylla
-una Scylla giovane e sana- danzare, Tarn si
era chiesto perché mai la strega avesse fatto una scelta
simile per il sesto
passo. Nonostante gli innumerevoli difetti che aveva, primo tra tutti
un sarcasmo che non risparmiava a nessuno, lui era ben lontano
dall’odiare Scylla.
Poi aveva
visto se stesso, quell’inutile gremlin, quel
fantasma del suo passato che continuava a tormentarlo ancora, ancora e
ancora,
e aveva capito tutto. Non aveva capito
perché la strega avesse messo quella
versione di se stesso in posto che non c’entrava
assolutamente nulla con lui,
ma rispetto alla sua voglia di fargli -farsi-
del male era irrilevante: distruggere quell'illusione di se stesso gli avrebbe permesso di
andare
avanti, aveva pensato.
“È
stato uno strano tentativo di distogliere la mia
attenzione da quel che devo fare. Non vale la pena di inseguire ancora
un’illusione, oltretutto mal fatta”
pensò, decidendo di lasciar perdere e fare il settimo
passo.
Mal
fatta, sì: non solo quel mostriciattolo di
Glitch non sarebbe mai potuto essere nello stesso posto di una giovane
Scylla,
ma oltre a questo non sarebbe mai stato in grado di avere un amico
pronto ad
aiutarlo in quel modo. Per essere amico di una persona era necessario
avere il
rispetto di essa: Glitch non aveva mai meritato rispetto. Glitch non
aveva mai
meritato niente.
***
«I
viaggi nel tempo sono pericolosi e quel che stiamo
facendo non è soggetto al paradosso di predestinazione,
Vliegen, dunque
potrebbe cambiare le cose… forse è stato un
errore lasciar fare a te fino a questo
punto» commentò la strega, osservando Tarn
compiere il suo settimo passo.
La danza era
appena finita, e il breve momento di silenzio
fu riempito dagli applausi della folla. Due delle tre sorelle Shaula,
la terza
delle quali si trovava da tutt’altra parte,
indugiarono sul tetto per qualche altro momento.
«Se
gli avesse staccato la testa non sarebbe stata colpa
mia, Eribe, non gli ho detto io di cercare di ammazzare se stesso. A
proposito,
che ci fa qui la versione empuratica di quello schizzato paranoico? In
questo
periodo non era neppure nato».
«Essere
poco amati da compagni outlier brilli e in vena di
scherzoni può portare anche a cose come questa, se
c’è una macchina del tempo sperimentale
nell'Accademia dove vivi con loro. Mi fa pena, ci credi?»
«Però
gli hanno fatto un favore, qui ha trovato qualche
amico» commentò la femme, sistemandosi il
cappuccio della lunga veste nera
indossata da entrambe.
«Non
durerà. Tutte le cose belle hanno una fine, viaggi nel
tempo inclusi, e in un certo senso per lui è meglio
così... e il fatto che tutti loro -sì, anche i suoi ospiti- siano destinati
a perdere ogni ricordo cosciente
dell'esperienza a causa della
procedura forse
è una benedizione. Vedi le persone qui sotto,
Vliegen?»
«Sì?»
«Non
“dureranno” neppure loro. L’epidemia che
ha ucciso
quasi tutti i presenti arriverà relativamente a breve, lo
vedo. Tic- tac» disse
Eribe, con espressione impenetrabile «Tic- tac».
Ruggine e
umidità: tutto ciò che, meno di un istante dopo,
rimase sul tetto deserto.
***
«Non
ci sta inseguendo, è finita. È finita»
ripeté Odysseus.
«P-potrebbe ancora
starci cercando!
Potrebbe-»
«A
guardarlo oltre a essere grosso avrei detto che fosse
anche veloce, e oltretutto se quando sei fuggito te lo sei trovato
davanti vuol
dire che conosce il posto. Glitch, se uno come quello avesse davvero
voluto terminarci
ci avrebbe inseguiti, ci avrebbe presi dopo una manciata di passi e a
quest’ora
saremmo già belli che andati» disse Odysseus.
Per scrupolo
diede comunque un’occhiata in giro: niente grossi
mech viola in mezzo alla folla. Meglio così.
«M-ma
io… m-ma lui, lui ce l’aveva con me, Odysseus,
lui-»
«Mal
di testa?»
«C-come?...»
«Quello
che ti viene quando ti tornano in mente cose del tuo
tempo, com’è successo con il gladiatore in tv.
Quando hai visto quel tipo hai
avuto il mal di testa?»
Vide Glitch
scuotere il capo in un gesto di diniego.
«Allora
non è nessuno che conoscevi, o comunque nessuno di
lì che è venuto a cercarti per riportarti
indietro o per altro».
Glitch
continuò a singhiozzare. Odysseus non poteva dire di
non capirlo.
«Probabilmente
era solo uno dei tanti stronzi che ci sono in
giro, forse era anche fatto, o brillo, o roba del genere. Da un certo
momento
in poi anche questa festa inizia a diventare poco raccomandabile per
gente come
noi due, difatti con Charybdis avevamo detto di tornare a casa dopo
aver fatto
volare le lanterne».
«S-sì…
fo-forse n-non era molto in sé, s-si è messo a
parlare d-di una stre… strega…»
«Appunto».
Dire che
Odysseus si sentisse dispiaciuto era poco, al di là
dello spavento. Fino a quel momento era andato tutto bene, aveva
persino visto
Glitch contento e a suo agio, e quel maledetto aveva rovinato tutto
quanto. Al
jetformer non accadeva spesso di desiderare il male altrui, nonostante
tutto,
ma in quel frangente gli venne spontaneo augurare a quel mostro
violaceo di
vivere ogni dolorosa sciagura possibile una dopo l’altra.
«N-non
dovevo correre via… gli ho facilitato le cose, sono
stato così s-stupido, ma… m-ma il modo in cui mi
guardava, io non…» Glitch fece
un sospiro «È-è sempre per
l’empurata, immagino».
«Su
una cosa hai ragione: non dovevi correre via. Ormai però
è andata, e siamo ancora vivi e in salute» disse
Odysseus «Dico a Chary di
tornare a casa?»
«…
n-no. No» ripeté il mech, con maggior convinzione
«Volevi
far volare la lanterna, g-giusto? E voglio farla volare anche io. E
m-mi voglio
godere la festa. È-è stata una bella giornata, mi
rifiuto di farmela rovinare
da un… d-da un… mostro».
«Uno
stronzo».
«U-un
mostro stronzo».
«Un mostronzo!»
«Sì!»
esclamò Glitch, riuscendo persino a fare una breve risatina
isterica tra le lacrime «E-era proprio questo,
Odysseus!»
Anche una
reazione simile da parte di quel povero
disgraziato aranciato sarebbe stata impensabile un mese prima. Era
qualcosa di
cui andare fieri, pensò Odysseus, e sorrise.
***
“Non
voglio mai più tornare
indietro”
La lanterna
prese il volo dalle mani di Glitch, andando a
unirsi a tutte le altre nel cielo notturno della periferia di Tarn. Una
lanterna, un desiderio scritto e lasciato andare nel cielo con la
speranza che
una qualsiasi delle svariate divinità in cui credevano i
transformers come loro
potesse esaudirlo.
Per la
maggioranza dei presenti, quello sarebbe stato l'ultimo
Chosen One Day/Cybersolstizio che passavano in vita, o con un corpo
sano… ma
purtroppo -o forse “per fortuna”, perché
c’era della fortuna nel potersi godere
la vita e le festività senza essere oppressi dal pensiero di
quel che sarebbe capitato in
futuro- non potevano saperlo.
Il capitolo
più lungo finora, nonché uno degli ultimi.
TARNCEPTION
:’D
Il pezzetto
con Tarn si ricollega alla storia “A
Day Off To
Repent”,
nella quale quei poveri disgraziati della DJD (poveri disgraziati,
ebbene sì, in quel caso non li si può definire
altrimenti) finiscono in un
posto dove non sarebbero mai voluti finire e si trovano ad affrontare
cose che
non avrebbero mai voluto affrontare. L’ultima tra le cose in
questione è una
prova composta da tredici “passi”. Nella storia in
questione ho mostrato quelli
di Nickel (la minicon), qui invece ho rivelato il sesto
“passo” di Tarn. Un
passo alquanto pericoloso dato che, come ha detto Eribe, la sua magia
NON tiene
conto del paradosso
di predestinazione (il viaggio nel
tempo di Glitch invece sì) e
dunque Tarn avrebbe potuto uccidere se stesso cambiando il corso di
molti
eventi.
Non ci saranno
altre Tarnception, non preoccupatevi.
Non ho altro
da aggiungere, dunque… grazie a chi sta
leggendo e alla prossima :D
_Cthylla_
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