17_Fine
Edward, steso sulla neve
dietro il muro, osservava il cielo: sperava di vedervi schizzare
immediatamente il sangue di quell’uomo. Poco dopo, la sua Lucy
sarebbe tornata da lui e, insieme, sarebbero tornati dai loro figli,
rimasti al sicuro in casa con Alphonse.
Ma non vide niente né sentì niente.
Il freddo si stava lentamente
impossessando dei suoi auto-mail e, da lì, sapeva che ben presto
sarebbe passato ai suoi muscoli, congelandolo.
Ma non gl’importava: era lì per Lucy e nient’altro.
Al di là del muro, la
Diclonius osservava trucemente l’uomo che per così tanto
tempo aveva visto oltre il vetro di quel maledetto centro di ricerca,
quella riproduzione dell’Inferno in Terra.
- Supervisore Kurama... ci si rincontra. Le è dispiaciuto per Mariko? - domandò Lucy.
Kurama impugnò più saldamente la pistola: non doveva provocarlo così.
- Tu, la colpa è solo tua! -
- Mia? E cosa ho fatto io per essere colpevole dell’uccisione di Mariko? Non era mia figlia... -.
Un colpo.
Uno dei vettori di Lucy parò prontamente il proiettile e lei strinse gli occhi.
- In fondo... - proseguì in
tono provocatorio - ... eri tu il responsabile di noi Diclonius,
giusto? Spettava a te il compito di eliminarci tutte... immagino quanto
tu abbia sofferto quando hai dovuto sopprimerla... -.
- Se il virus vettore ha avuto modo
di infettare mia moglie, la colpa è solamente tua... Lucy. Tu
sei la causa della diffusione del virus e Mariko è stata uccisa
a causa TUA! -.
Altri proiettili attraversarono l’aria e furono nuovamente fermati dalla ragazza.
Era stufa di giocare con
quell’umano che non poteva reggere il confronto con lei, stufa di
aspettare per eliminare l’unico ostacolo che la separava da una
vita tranquilla, ma doveva saperlo, prima di ucciderlo.
- Quanto delle informazioni a mio riguardo hai reso pubbliche per catturarmi? -.
- Molto poco... creando il panico fra i civili, non avrei più trovato nessuno in grado di venire in cerca di te -.
Lucy sorrise di sghembo: era esattamente
cosa voleva sentirsi dire. La mancata diffusione di ulteriori notizie
sui Diclonius avrebbe permesso ai suoi figli di vivere
un’esistenza serena.
- Questa sarà la tua tomba
e... - uno scintillio accese il suo sguardo - ... nessuno si
ricorderà neanche della tua esistenza. Kurama... - esordì
in ultimo.
I vettori puntarono dritti contro
il supervisore, raggiungendolo in pochi, brevissimi istanti, vincendo
la resistenza delle ossa, afferrandolo, sollevandolo a mezz’aria.
- ... game over! - concluse, sorridendogli maliziosamente.
Hiromi... Mariko... finalmente, potremmo stare insieme.
Edward vide una scia di sangue
allargarsi in cielo e cadere oltre, sulla neve. Cercò di
rimettersi in piedi ed emise un gemito quando avvertì una
piccola fitta partirgli dai muscoli cui erano attaccati gli auto-mail.
Il gelone, alla fine, era arrivato...
Lucy apparve da dietro il muro, sorridendogli.
- È finita - disse, tendendogli la mano.
Il biondo l’afferrò e, se pur con fatica, si rimise in piedi.
Si scrutarono vicendevolmente con affetto.
- Torniamo a casa...? - domandò esitante Edward.
- Emily e Roy aspettano... - rispose Lucy con un caldo sorriso.
Mano nella mano, l’alchimista
e la Diclonius fecero ritorno a casa, dove Alphonse li aspettava,
preoccupato, sull’uscio, con i due bambini in braccio.
Finalmente, Lucy aveva trovato il suo posto nel mondo: lì, al fianco di Edward e della sua famiglia.
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