Monologo di un
pazzo molto lucido
Oggi, invece, ho intenzione di
parlarvi dell’amore. Che cos’è l’amore?
Molti mi
risponderanno: “E’ un sentimento che ci lega a qualcuno: lo rispettiamo, lo
vogliamo, lo adoriamo”.
E io vi chiederò:
“E’ felice o amaro l’amore?”
E la gente ne avrà
timore rispondendo: “E’ cosa buona.”
Io penso invece che l’amore sia
solo una manifestazione della morte: amare significa dimenticare se stessi,
essere un po’ l’amato e un po’ essere il mondo. E cos’è
la morte se non la totale dimenticanza della propria vita?
La morte non è quella che
scientificamente e cinicamente viene definita
l’assenza di vita: il cuore si ferma e saluti a tutti. Viaggio di sola andata
per un appartamento di 50 cm di
larghezza, una lunghezza di un metro o due con vista tombe.
Ci sono anche i fiori.
Amaramente,
stancamente, svogliatamente, consciamente mi trascino fino all’affabile e
crudele Signora Morte. Scordatevi il clown shakespeariano, il tristo
mietitore medioevale: la morte non è l’assenza di vita, è la condizione in cui
trascorre la sua esistenza ogni essere vivente. E
l’Amore è il suo compagno: un ragazzo dai capelli chiari inanellanti in precisi
boccoli e con il volto lordo di sangue.
Al ritmo di una musica di organi nascosti nell’arcano, il giovine Amore balla una
danza tribale, trascinando con sé elfi e fatine. Usando come
nacchere teschi di dinosauri, Amore si diverte pazzamente, smisuratamente.
Spiritualmente, la Morte e l’Amore
si accompagnano all’Aria Sanguinante. Alle
nere urla di chi non può nascere. Alla mia esistenza da prigioniero
delle sbarre di pensiero.
Venere chiede a Marte una vita
senza felicità in cambio di angeli decaduti. Con
Amore, giocano a dadi la vita di un neonato in fasce. Una luce pulsante dal nauseabondo
colore reclama una discontinua ideologia di Vita e Morte e Amore.
Sento per questo un pulsare
mortale nell’amore che non provo per me stesso. La mia nera aura fatta di
tramonti oscuri e di rossetto argenteo è viva ormai solo nell’aldilà. Oscuri fiori di campo emettono sentori francesi. Le analogie
patriottiche urlano alla luce dei cimiteri. Si accasciano inerti al soffice
manto di velluto di Vita le ninfe piangenti. Alla fine Vita sarà stata più
crudele di Morte: le nuvole di bianca luce cavalcate
da muse precipiteranno dal cielo al suo richiamo. Gli alberi avranno finalmente
la loro silenziosa rivoluzione di sofferenza e vita. E
Amore spargerà frecce avvelenate di Cupido per poi svanire in castelli
disabitati. Come un bambino, Amore giocherà con le nostre vite e chiederà al
mondo il nulla. L’assenza. La non-vita. Allora, giungerà il Tuo momento. Nelle
torri di fulmini della mia vita fluttuerò alla Tua ricerca. Nel mio disprezzo
per Te, chiederò al Dio dell’acqua che Amore non ti risparmi la sofferenza. Ti
torturi. Ti uccida. Ti dileggi. Ti consacri all’odio per l’odio.
Quando Amore Ti troverà, Ti verrà vicino al viso con
il suo fatal pensiero.
Respirando piano piano, per non farti male.
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Si ringraziano:
- Il protagonista;
- I recensori (Vale3, AliceVolevaMorire,
Shaida Black, Mia, suzako, etcetera);
- Per le citazioni: Eugenio Montale (con la poesia “Felicità
raggiunta”) e il Dizionario on-line De Mauro (per la definizione del
dizionario).
Grazie anche a tutti quelli che hanno letto questa storia!
Baci,
Lanya