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Epilogo
Ovvero quando Cecilia ha finalmente trovato pace. Si spera.
Non eravamo
mai stati amici.
E non lo fummo mai.
Dopo un mese dalla nostra riappacificazione, al terzo caffè
insieme, candidamente lui mi confessò che provava forse qualcosa per me.
Al di là di quella che era stata l'attrazione iniziale.
Ero scoppiata a ridere come una stupida, non riuscivo a fermarmi. Lui
mi aveva guardata male, offeso.
"Che c'è da ridere?".
"Scusa... è che... forse
provi qualcosa per me? E me lo dici in quel modo? E poi, scusami, ma
non sei la persona più credibile del mondo riguardo questa
cosa, sai?".
Eppure avevo finito per credergli.
Dopo qualche settimana ero stata felice di avergli creduto. Ero al
settimo cielo. Certo, ci stavamo andando piano. Era stata la prima cosa
che avevo messo in chiaro quando avevamo deciso di provarci.
Avrei, avremmo fatto tutto con calma, gradualmente, senza fretta. Non
era necessario accelerare i tempi.
"Ti ho detto... No. Ascoltami! Ho detto di no, Johnny. Non voglio
che... no, senti...".
Si parlava appunto di andare con calma, eh.
"Se tu mi ascoltassi... Non è che non voglio! Senti, io
voglio conoscerli, davvero. Veramente. Sto facendo di tutto per
impedirmi di dirti di sì -che frase contorta- ma non posso conoscere i tuoi figli
adesso. Vi siete separati da poco... e non voglio, non
voglio essere la stronza-rovina-famiglie e... lo so che non lo sono,
certo che lo so... Johnny, lo so! Ma, credimi, ci sono passata! Sarebbe
inevitabile. Aspettiamo ancora un po'... sai che io voglio vederli... e
sono io quella che sta facendo la responsabile, tra noi due... sono
sicura che sei un padre stupendo...".
"Sono sicura che sei un padre stupendo!".
C'era l'eco in quella stanza. E quella stramaledetta e udibilissima eco
aveva un nome. Anzi, due: Christine ed Helèna. Due mie care amiche. Che si
divertivano con poco.
"Zitte, cretine!", ringhiai.
"Ooooh, Johnny!", mi fecero il verso di nuovo, sbattendo le ciglia come
due idiote.
"Ci sono Christine ed Helèna, eh?", lo sentii chiedere
divertito.
"Purtroppo".
"Sì", intervenne Helèna, "lo sappiamo che state
sempre a tubare, piccioncini!".
Afferrai un cuscino e glielo tirai.
"Scusale", dissi al telefono, "non posso mandarle a quel paese,
altrimenti mi sfrattano".
"Ah, grazie!".
"Bell'amica, stronza!".
"Be'", rispose lui, "se ti sfrattano non è che io abbia
grandi problemi di spazio a casa".
Mi morsi le labbra per non urlargli contro. Odiavo quando faceva
così. Sapeva benissimo che era meglio per tutti e due andare
piano, l'aveva ammesso, l'aveva sostenuto. Ma mi provocava e io dovevo
concentrarmi per non mandare a quel paese lui e le sue stupide
insinuazioni.
"Lo so che mi odi".
"Almeno te lo dici da solo", sospirai un po' più rilassata.
A discapito delle mie preoccupazioni, andammo davvero piano.
E funzionò.
I problemi c'erano, certo. Ma la coppia perfetta non esiste, non posso
pretendere niente del genere. Da me, poi?
Ognuno aveva i suoi limiti e lo dimostrammo chiaramente. Rimettere la
mia vita a posto richiedeva più di qualche telefonata e
qualche seduta dal mio adorato psicologo.
Il lavoro di Johnny non era propriamente un vantaggio, nella nostra
situazione. Cercammo di non dar peso a questa cosa.
Alla fine mi presentò i suoi figli, qualche tempo dopo la
nostra discussione: ero semplicemente terrorizzata e andò
meglio di quanto osassi sperare. Ma avevo ragione, perchè
lui era davvero un padre fantastico.
La mia vita era ancora incasinata, come la mia testa, e a volte avevo
la sensazione che non sarebbe mai cambiato nulla. Ma tiravo avanti, in
un modo o nell'altro, con la testa di una donna più o meno
matura.
Forse può sembrare banale, come epilogo. Non mi facevo
più terra bruciata intorno. Qualunque cosa
fosse successa, alla fine, sapevo di non essere sola.
Ed era l'unica cosa che m'importava.
Siamo giunti al
termine.
Ebbene sì.
Dopo dodici capitoli.
Sembra ieri che ho
cominciato, pubblicando il prologo/primo capitolo.
Era il quindici marzo dello scorso anno. Ed eccomi qui, con l'epilogo.
So che per voi non
c'è nient'altro che la tenerezza per me, che
vivo questo momento. Ma io invece sento una gran nostalgia nella
pancia, già da adesso.
Per me questa storia
è importante. Lo è stata, molto. E me ne rendo
conto solo ora.
Mi è stato
imposto dall'Androgina di pubblicarla, lei era
convinta che sarebbe piaciuta. Be', se state leggendo queste parole, un
po' siete d'accordo con lei. Ebbene ho pubblicato, con il terrore.
Quando ho letto le prime recensioni... wow. La prima, dopo l'Androgina,
è stata quella di Sarè. Ricordo bene che per
quanto ero
felice saltellavo e ho sbattuto la testa contro la scrivania. Ho letto
delle cose magnifiche. Meravigliose. Per la mia autostima, poi...
Sono convinta che
chiudere questa storia mi faccia bene. Certo,
è un pezzo che si chiude, comunque è un dolore.
Ma mi
farà bene. è giusto. Come dice uno Zio di mia
conoscenza:
"nulla
è eterno". Nemmeno la morte,
continua lui, ma non c'azzecca niente.
Ogni cosa ha un suo tempo. Quindi è ora di
chiudere questa storia. Chissà che la mia mente bacata non
partorisca qualcos'altro.
I ringraziamenti, sì, ecco.
Grazie a ogni persona
che ha letto. Davvero. Se sono riuscita a farla sorridere, bene, sono
soddisfatta.
Grazie a ogni persona che ha inserito questa storia tra i preferiti o
tra le seguite. Vedere aumentare quei numerini sul desktop è
un onore.
E grazie a tutti quelli che hanno avuto voglia di recensire, hanno
speso del tempo a farmi sapere cosa pensassero della mia storia. Io non
ho mai voglia di recensire, so che è un po' una palla,
almeno per me lo è. Perciò grazie.
Grazie ai fedelissimi, tipo Thiliol, Summerbest, Rebecca Lupin -e il
suo meraviglioso nickname!- ed Elvi 92. Grazie veramente.
A Yunie992, che si preoccupava di scrivere recensioni non lunghe o non
importanti. Sai, quando leggi che una persona si emoziona, ride,
s'incazza per quello che hai scritto... be', non t'importa
più di niente. Sei solo felice. Perciò...
A KeLsey, che è giunta tra noi -ma come scrivo?- solo
ultimamente, ma che già adoro! Ecco qui la frase che
aspettavi, so di aver messo un po' troppa suspence nell'ultimo
capitolo. Ma l'epilogo risolve tutto, no? E comunque volevo fare una
Cecilia esteticamente normale, carina ma normale. Poi ha preso il
sopravvento la mia vena megalomane. E comunque è uguale a
noi per tutto il resto, soprattutto per le figuracce.
Grazie di tutto, davvero.
A Emmawh, che è sparita. Non so più
dov'èèèè... lei che, giuro,
con le sue recensioni si è fatta adorare da me. Veramente.
Me la son persa. Darling, se ci sei batti un colpo. <3
Alla vera Ce, che è impossibilitata a rispondere o non so
cosa. A lei che è stata una tra le prime a rispondere e io
saltellavo di gioia, perchè per me era un onore ricevere la
sua recensione. T'adoro.
A Sarè/SaraH, che già sapeva tutto. Ormai i
processi creativi sono comunitari, eh? Ma meglio così. Un
po' ringrazio questa storia che ci ha fatto stringere. Non lo so, sai,
ormai ti voglio così bene che non so più che
dirti. E adoro le chiacchierate pomeridiane, con annesso scambio-foto
sullo Zio. Grazie per esserci, Sarè.
A mia sorella. La mia pseudo-sorella. Ringraziate lei, senza il suo
intervento non avrei mai avuto la pazienza di scrivere l'epilogo e i
capitoli precedenti. Già, mi ha obbligata deliberatamente.
Grazie, Chris. Perchè esisti. E mi sei vicina. Tu ed Eyre. E
non avrei mai sperato di ricevere un dono bello quanto la vostra
amicizia.
All'Androgina. A lei che mi ha obbligata a pubblicare. A lei che ha
dato il via a questa storia. A lei che è... boh. E' un pezzo
di me. Non è incredibile? Eppure è un pezzo del
mio essere. E nonostante non ci vediamo, ci sentiamo raramente, io ti
sento sempre nell'anima.
A te, che dedico questa storia, dalla prima all'ultima parola.
Alla prossima.
Federica.
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