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-Kate?-
La casa è
vuota, piena di silenzi carichi di rancore e aspettativa.
Perchè non viene da me a consolarmi?
-Kate, svegliati!-
Il cuore mi fa male
come mai ha fatto, e la voce di lei mi riempie la mente, sussurrandomi
parole di conforto. Ci ha lasciati. Mi ha lasciata.
-Dannazione,
Katherine..-
Ora che la mamma non
c’è più nemmeno mio padre si fa vedere,
lasciandomi come un guscio vuoto nell’angolo della mia
camera, ad urlare il mio dolore con il cuore sanguinante..
-KATE!-
Mi svegliai di
soprassalto, alzandomi a sedere di scatto e quasi levandomi
l’ovopack dal viso. Ansimavo, madida di sudore e con la mente
sotto sopra.
-Si?- mormorai
stordita a Sullivan, bello e che vestito di fronte a me.
-Dobbiamo uscire,
subito! E’ successo qualcosa-
Le sue parole mi
agitarono ancor di più, e finalmente mi accorsi
dell’insolito frastuono di fuori, di voci che urlano e altre
che piangono. Mi alzai velocemente, visto che l’altra sera
non mi ero svestita, mi sistemai velocemente i capelli e seguii il mio
amico tecnico fuori, dove c’era il caos più
completo.
Aggirammo coppie e
bambini, giovani e anziani, per raggiungere una piccola radura riparata
da sole, dove tutto il Popolo si concentrava in un unico punto.
Quella mattina il sole
era nascosto da pesanti nuvole cariche di pioggia, e l’aria
(da quello che potevano sentire le mie braccia) era intrisa di
umidità. L’erba stessa sembrava bagnata e quasi
sofferente, mentre veniva sbattuta a destra e a sinistra dal vento.
Sembrava che tutti i Na’Vi si fossero raccolti qui, per un
qualcosa che ancora non riuscivo a vedere. Spingemmo per passare, e
alla fine riuscimmo a vedere cos’era accaduto.
Un Na’Vi di
età media giaceva fra l’erba alta, con le gambe
piene di graffi e le braccia martoriate. La treccia, recisa, si trovava
un bel po’ più e in là e continuava a
perdere sangue e ad agitarsi come fosse viva. Anche la coda era stata
tagliata e maciullata, come a voler privare il Na’Vi di tutto
ciò che gli era necessario a sopravvivere. Trattenni un
conato di vomito e cercai di concentrare lo sguardo su quello fisso e
vuoto del Na’Vi, ucciso da una largo taglio alla base della
gola. Chino su di lui c’era l’Olo’eyctan,
Jake, insieme a Neytiri, che aveva una mano posata sulla spalla del
compagno, mormorando una preghiera ad Eywa. L’intero Popolo
bisbigliava agitato e si contorceva, impressionato alla vista della
coda e della treccia tagliata, simbolo di una grande
crudeltà. Assottigliai gli occhi, piena di rabbia, e cercai
di trattenermi dall’urlare in mezzo alla radura.
-O mio dio- Sullivan
aveva una voce nauseata e dolorante al tempo stesso
-Chi può
aver fatto questo?!- urlò una donna poco distante
-Sciagura, sciagura!-
urlava un vecchio agitando le braccia
-Eywa, proteggici!-
pregava disperatamente una madre con il bambino stretto al fianco
-Ke plltxe!
(Silenzio!*)- tuonò Jake, sollevandosi dal povero corpo del
Na’Vi
Tutti ammutolirono,
subito attenti alle parole di, anche se ormai non lo era più
letteralmente, Toruk Makto. Jake guardò a lungo a terra,
probabilmente per soppesare le parole, ed io intanto non staccavo gli
occhi dal corpo disteso fra l’erba. Anche mentre parlava in
Na’Vi (tanto non avrei comunque capito), continuavo a non
capacitarmi di come fosse stato possibile spingere gli occhi del
Na’Vi a restare aperti e terrorizzati anche nella morte. Il
Popolo iniziò a cantilenare una preghiera ad Eywa, come dono
al defunto, mentre la sua compagna e il figlio gli si
avvicinavano piangenti.
La
“cerimonia” durò all’incirca
un’ora, poi, pian piano, la folla si sfaldò,
lasciando solo poche persone ancora al loro posto. Noi eravamo fra loro.
Ci avvicinammo con
cautela a Jake, che fissava ancora la grande macchia rossa che si
estendeva per terra. Neytiri mi posò una mano sul braccio
con delicatezza, e gli sussurrò qualcosa che lo spinse a
girarsi verso di noi. Ci dedicò un flebile sorriso e,
scusandosi, si diresse verso la parte ovest del villaggio. La donna
invece, ci si avvicinò.
-Oggi è un
cattivo giorno. Non è un buon presagio- disse scuotendo la
testa e facendo tintinnare le perline fra i suoi capelli –Non
ho mai visto una morte tanto atroce. E’ terribile-
-Avete qualche
sospetto? Non so, qualche nemico che possa avergli fatto questo?-
chiese Sullivan, guardandosi intorno con circospezione
Neytiri lo
fissò con i suoi grandi occhioni –Non ci sono
nemici fra la nostra gente, Sullivan. Però le tue parole mi
hanno dato da pensare. Non è da escludere una
possibilità simile-
Sospirò
–Comunque, Kate, ti devo portare dal tuo Maestro. Purtroppo
Jake non potrà esserti accanto, ma ci sarò io- mi
consolò
Annuii, forse un
po’ ansiosa. Sullivan, invece, si schiarì la voce
per attirare su di sé l’attenzione di Neytiri, e
rivolgerle una domanda silenziosa. Quella parve capire.
-Penso che tu possa
riprendere il tuo cammina-nei-sogni, Kate. Quando avrete finito, ci
incontreremo alla base dell’Albero delle Anime per
l’incontro. A dopo- chinò il capo in segno di
saluto e si allontanò sulla stessa strada di Jake
-Cosa avete fatto al
mio Avatar?- chiesi senza giri di parole a Sullivan
Lui
aggrottò la fronte –Mi crederesti se ti dicessi
che non lo so?-
-Probabilmente no, no-
ribattei
Lui scrollò
le spalle –Allora te lo dirò Jake quando
sarà tempo-
-Sai quanto odio i
segreti- sbottai, incrociando le braccia
-Certo che lo so, ma
non dipende da me- e, per troncare la conversazione, mi
voltò le spalle e si diresse al capannone dove dormiva il
mio Avatar
Rimasi ferma per
qualche minuto lì, in mezzo al vento e al freddo provocato
dalla mancanza di sole, chiedendomi come fossi arrivata lì.
Solo qualche mese fa (in realtà anni, ma la mia mente li
registrava come mesi) vivevo nella mia casa super lussuosa a
Washington, servita e riverita. Poi, di colpo spedita su Pandora. Poco
tempo dopo la guerra ed eccomi qui. Come può il tempo
scorrere così velocemente?
L’enormità
della mia scelta mi si parò davanti bruscamente,
ricordandomi che sulla terra c’era tutto quello che avevo
considerato parte della mia vita. I miei migliori amici, i miei cugini,
gli zii e i nonni. Anche mio padre, sempre freddo e scostante, faceva
parte di quel piccolo universo familiare.
Tutto perso, tutto
abbandonato per una vita all’insegna della
libertà, di cui non sapevo assolutamente niente.
All’improvviso mi sentii piccola e stupida.
-Kate? Ti muovi?-
-Arrivo- lo avvisai,
poi ripetei a bassa voce –Arrivo-
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Eccomi qui, scusate ragazzi.
Questa settimana sono stata bombardata di compiti in classe e
interrogazioni orali, quindi non ho avuto modo di finire il capitolo.
Quindi, eccovi qui la prima parte da leggere per "saziare" l'appetito
nell'attesa xD Domani o nei prossim giorni troverete la seconda parte
(non so ancora se accodarla a questa o creare un capitolo a parte).
Sempre nel prossimo capitolo risponderò alle recensioni.
Grazie a tutti quelli che leggono e commentano e scusate per il disagio
<3
A qualche giorno
-Vì
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