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Autore: blackpearl_    07/02/2010    5 recensioni
(Avatar, Nuovo Personaggio)
"Era proprio per questo che ero fuggita, rinnegando la mia razza, il mio popolo, il mio Stato. Perchè mi ero innamorata. Un amore folle verso tutto quello che mi circondava, verso gli alberi, verso le piante, verso gli animali. Tutto mi aveva affascinata e tratta a sé, per stringermi e non lasciarmi più."
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3-

-Kate?-

La casa è vuota, piena di silenzi carichi di rancore e aspettativa. Perchè non viene da me a consolarmi?

-Kate, svegliati!-

Il cuore mi fa male come mai ha fatto, e la voce di lei mi riempie la mente, sussurrandomi parole di conforto. Ci ha lasciati. Mi ha lasciata.

-Dannazione, Katherine..-

Ora che la mamma non c’è più nemmeno mio padre si fa vedere, lasciandomi come un guscio vuoto nell’angolo della mia camera, ad urlare il mio dolore con il cuore sanguinante..

-KATE!-

Mi svegliai di soprassalto, alzandomi a sedere di scatto e quasi levandomi l’ovopack dal viso. Ansimavo, madida di sudore e con la mente sotto sopra.

-Si?- mormorai stordita a Sullivan, bello e che vestito di fronte a me.

-Dobbiamo uscire, subito! E’ successo qualcosa-

Le sue parole mi agitarono ancor di più, e finalmente mi accorsi dell’insolito frastuono di fuori, di voci che urlano e altre che piangono. Mi alzai velocemente, visto che l’altra sera non mi ero svestita, mi sistemai velocemente i capelli e seguii il mio amico tecnico fuori, dove c’era il caos più completo.
Aggirammo coppie e bambini, giovani e anziani, per raggiungere una piccola radura riparata da sole, dove tutto il Popolo si concentrava in un unico punto.
Quella mattina il sole era nascosto da pesanti nuvole cariche di pioggia, e l’aria (da quello che potevano sentire le mie braccia) era intrisa di umidità. L’erba stessa sembrava bagnata e quasi sofferente, mentre veniva sbattuta a destra e a sinistra dal vento. Sembrava che tutti i Na’Vi si fossero raccolti qui, per un qualcosa che ancora non riuscivo a vedere. Spingemmo per passare, e alla fine riuscimmo a vedere cos’era accaduto.
Un Na’Vi di età media giaceva fra l’erba alta, con le gambe piene di graffi e le braccia martoriate. La treccia, recisa, si trovava un bel po’ più e in là e continuava a perdere sangue e ad agitarsi come fosse viva. Anche la coda era stata tagliata e maciullata, come a voler privare il Na’Vi di tutto ciò che gli era necessario a sopravvivere. Trattenni un conato di vomito e cercai di concentrare lo sguardo su quello fisso e vuoto del Na’Vi, ucciso da una largo taglio alla base della gola. Chino su di lui c’era l’Olo’eyctan, Jake, insieme a Neytiri, che aveva una mano posata sulla spalla del compagno, mormorando una preghiera ad Eywa. L’intero Popolo bisbigliava agitato e si contorceva, impressionato alla vista della coda e della treccia tagliata, simbolo di una grande crudeltà. Assottigliai gli occhi, piena di rabbia, e cercai di trattenermi dall’urlare in mezzo alla radura.

-O mio dio- Sullivan aveva una voce nauseata e dolorante al tempo stesso

-Chi può aver fatto questo?!- urlò una donna poco distante

-Sciagura, sciagura!- urlava un vecchio agitando le braccia

-Eywa, proteggici!- pregava disperatamente una madre con il bambino stretto al fianco

-Ke plltxe! (Silenzio!*)- tuonò Jake, sollevandosi dal povero corpo del Na’Vi

Tutti ammutolirono, subito attenti alle parole di, anche se ormai non lo era più letteralmente, Toruk Makto. Jake guardò a lungo a terra, probabilmente per soppesare le parole, ed io intanto non staccavo gli occhi dal corpo disteso fra l’erba. Anche mentre parlava in Na’Vi (tanto non avrei comunque capito), continuavo a non capacitarmi di come fosse stato possibile spingere gli occhi del Na’Vi a restare aperti e terrorizzati anche nella morte. Il Popolo iniziò a cantilenare una preghiera ad Eywa, come dono al defunto, mentre la  sua compagna e il figlio gli si avvicinavano piangenti.
La “cerimonia” durò all’incirca un’ora, poi, pian piano, la folla si sfaldò, lasciando solo poche persone ancora al loro posto. Noi eravamo fra loro.
Ci avvicinammo con cautela a Jake, che fissava ancora la grande macchia rossa che si estendeva per terra. Neytiri mi posò una mano sul braccio con delicatezza, e gli sussurrò qualcosa che lo spinse a girarsi verso di noi. Ci dedicò un flebile sorriso e, scusandosi, si diresse verso la parte ovest del villaggio. La donna invece, ci si avvicinò.

-Oggi è un cattivo giorno. Non è un buon presagio- disse scuotendo la testa e facendo tintinnare le perline fra i suoi capelli –Non ho mai visto una morte tanto atroce. E’ terribile-

-Avete qualche sospetto? Non so, qualche nemico che possa avergli fatto questo?- chiese Sullivan, guardandosi intorno con circospezione

Neytiri lo fissò con i suoi grandi occhioni –Non ci sono nemici fra la nostra gente, Sullivan. Però le tue parole mi hanno dato da pensare. Non è da escludere una possibilità simile-

Sospirò –Comunque, Kate, ti devo portare dal tuo Maestro. Purtroppo Jake non potrà esserti accanto, ma ci sarò io- mi consolò

Annuii, forse un po’ ansiosa. Sullivan, invece, si schiarì la voce per attirare su di sé l’attenzione di Neytiri, e rivolgerle una domanda silenziosa. Quella parve capire.

-Penso che tu possa riprendere il tuo cammina-nei-sogni, Kate. Quando avrete finito, ci incontreremo alla base dell’Albero delle Anime per l’incontro. A dopo- chinò il capo in segno di saluto e si allontanò sulla stessa strada di Jake

-Cosa avete fatto al mio Avatar?- chiesi senza giri di parole a Sullivan

Lui aggrottò la fronte –Mi crederesti se ti dicessi che non lo so?-

-Probabilmente no, no- ribattei

Lui scrollò le spalle –Allora te lo dirò Jake quando sarà tempo-

-Sai quanto odio i segreti- sbottai, incrociando le braccia

-Certo che lo so, ma non dipende da me- e, per troncare la conversazione, mi voltò le spalle e si diresse al capannone dove dormiva il mio Avatar

Rimasi ferma per qualche minuto lì, in mezzo al vento e al freddo provocato dalla mancanza di sole, chiedendomi come fossi arrivata lì. Solo qualche mese fa (in realtà anni, ma la mia mente li registrava come mesi) vivevo nella mia casa super lussuosa a Washington, servita e riverita. Poi, di colpo spedita su Pandora. Poco tempo dopo la guerra ed eccomi qui. Come può il tempo scorrere così velocemente?
L’enormità della mia scelta mi si parò davanti bruscamente, ricordandomi che sulla terra c’era tutto quello che avevo considerato parte della mia vita. I miei migliori amici, i miei cugini, gli zii e i nonni. Anche mio padre, sempre freddo e scostante, faceva parte di quel piccolo universo familiare.
Tutto perso, tutto abbandonato per una vita all’insegna della libertà, di cui non sapevo assolutamente niente. All’improvviso mi sentii piccola e stupida.

-Kate? Ti muovi?-

-Arrivo- lo avvisai, poi ripetei a bassa voce –Arrivo-



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Eccomi qui, scusate ragazzi.
Questa settimana sono stata bombardata di compiti in classe e interrogazioni orali, quindi non ho avuto modo di finire il capitolo. Quindi, eccovi qui la prima parte da leggere per "saziare" l'appetito nell'attesa xD Domani o nei prossim giorni troverete la seconda parte (non so ancora se accodarla a questa o creare un capitolo a parte).
Sempre nel prossimo capitolo risponderò alle recensioni. Grazie a tutti quelli che leggono e commentano e scusate per il disagio <3
A qualche giorno

-Vì
   
 
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