| Imperio Mutilado ~ Mentiroso | Cap. 1
Rating: Verde
Personaggi:
Antonio Fernandez Carriedo ~ Reino de España | Francis
Bonnefoy ~ République française | Roderich
Edelstein ~ Republik Österreich | Elizavetha Hedervary ~
Magyar Köztársaság
Nota:
Conclusione del XVI secolo
Osservazioni personali:
Ricorda tanto una spiegazione. Più che un primo capitolo
è una sorta di preambolo dopo il prologo. BaH
Imperio mutilado
MENTIROSO
L’aria stava facendosi irrespirabile, lungo le
coste meridionali della penisola, per quanto la pressione mussulmana
fosse stata stemperata e la minaccia religiosa scongiurata.
Aveva fame. Fame di gloria, di potere. Nascondeva l’imbarazzo
nel ricevere inviti dall’amico francofono, nonostante sapesse
quanto questi fossero tentativi di allietarlo, di allontanarlo per
qualche giorno al clima della politica divisa, di stemperare i dolori
di Aragona e Castiglia, per quanto Francis stesso fosse invischiato in
battaglie più grandi.
Nei suoi soggiorni a Versailles e Parigi scorgeva alte cariche militari
scambiarsi lettere, notava la frequenza delle interruzioni del tempo
che trascorreva con l’amico d’infanzia per motivi
bellici.
Non poteva non ammirare il lusso e lo sfarzo della Francia.
Ed era anche per questo che gli inviti da parte sua si erano via via
fatti più saltuari, meno frequenti, quasi volesse nascondere
la differenza tra le due Nazioni.
Non era invidia, semplicemente si sentiva a disagio, così
differente dall’amico, iniziava a pensare
all’immagine che l’Europa potesse avere di lui,
della sua Patria.
Lo scenario cambiò quando la corona venne riassemblata su di
un unico capo, sotto il potere della stirpe Aragonese, unita a
Castiglia in un matrimonio politico che rivoluzionò la
posizione di Spagna nell’economia mondiale, poiché
ogni transito marittimo lungo l’intera penisola, ad eccezione
dei territori del vicino Portogallo, erano sotto la sua giurisdizione.
Francis mentiva.
Non era una nuova, ma non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto
considerare lui
come una minaccia al potere acquisito durante lo scorrere del tempo.
I mercati marittimi stavano arricchendo il Tesoro della corona de
España, la potenza della Nazione, oramai unita sotto un
unico monarca, andava ampliandosi e fortificandosi, giungendo a potersi
permettere di rivaleggiare con Genova, Venezia, ed Impero Ottomano.
« Non starai esagerando? » gli aveva detto.
« Dovresti smetterla, Antonio. Non ti porterà a
nulla, questa fame di potere » il tono inizialmente
confidenziale era andato screziandosi di parole seccate, di consigli
striati di veleno.
Li prese come una sfida.
Se Francia pensava davvero che non potesse permettersi tanta influenza,
si sbagliava di grosso.
« Pensa alle tue guerre, Francis. » aveva
liquidato, iniziando a rifiutare inviti e facendosi più
austero nei confronti dell’amico con lo scorrere del tempo,
mentre in Europa eccheggiavano le notizie del duro soffocamento di
ciò che restava delle particelle mussulmane nella penisola,
concludendo la Reconquista cattolica, mentre Carriedo veniva
chiamato Matamori
dal popolo ricolmo d’orgoglio, per quanto la sua armatura
fosse insozzata di sangue.
« Roderich! » la voce altisonante si sparse per
l’abitazione, facendo sussultare la minuta figura del
più piccino tra i domestici, facendolo correre dietro
l’ampia gonna di Ungheria, la quale non pareva allietata
dalla visita, tutt’altro.
Scrutò l’uomo sull’uscio, mugugnando per
la malagrazia con la quale aveva spalancato e fatto così
sbattere al muro la porta.
« Il Signor Austria è impegnato »
replicò freddamente la dama dai capelli castani.
Francia non era nelle sue simpatie, lo trovava troppo spinto e
malizioso per i suoi gusti. E poi era vero: Roderich stava suonando il
pianoforte, non aveva l’autorizzazione di disturbarlo,
nessuno poteva.
« Sta suonando » mormorò lieve Italia,
sbucando con la testolina dal retro della veste verde della
più grande, accennando un sorrisetto compiaciuto ed allegro,
per quanto fosse imbarazzato.
« Devo parlargli, Elizavetha. È importante
» il tono di Francis era duro, sottolineato dalla sottile
ruga d’espressione che si era andata formandosi tra le
sopracciglia curate, sottili e chiare.
Ungheria tentennò alle sue parole, sospirando poi e
voltandosi, dirigendosi verso le stanze del suo superiore, mentre
Veneziano restava ad osservare Francia, il quale inarcò il
sopracciglio destro, accennando un sorriso e chinandosi alla sua
altezza, carezzandogli lieve il capo, ignorando il sussulto lieve del
bambino.
« Cos’è successo? »
balbettò il più piccolo dopo qualche istante di
silenzio, mentre entrambi attendevano il ritorno di Elizavetha.
« Niente di cui tu debba preoccuparti. Stai tranquillo qui
con Austra, sì? » domandò cordiale, non
riuscendo ad abbandonare del tutto la tensione accumulata a causa del
comportamento dell’amico iberico.
« Hai notizie di Romano? » mormorò lieve
poi, alzando appena la testolina al suo indirizzo, riabbassandola poi
in segno di rispetto, come gli era stato insegnato.
« Ungheria è sempre così accogliente?
» cambiò discorso il francese, sorridendo
falsamente ed apertamente, ora. Non aveva voglia di parlare ancora del
maggiore dei fratellini Vargas, pianificava l’ascesa lungo la
penisola al centro del Mediterraneo da qualche mese, oramai. Ma con che
coraggio poteva ammettere a Veneziano che aveva intenzione di
« Francia? ».
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla voce del padrone
di casa, l’aria crucciata e nobile come al solito.
Era capace di sembrare più snob di Arthur durante le
cerimonie reali.
« Austria, volevo parlarti » replicò,
recuperando l’altezza persa e sorridendo appena ad Italia,
avvicinandosi all’uomo con gli occhiali e seguendolo poi
nell’ufficio di questi, osservandolo sedersi dietro una
scrivania di legno scuro e poggiarvici i gomiti, sostenendosi il viso
con le dita intrecciate e l’aria pensosa.
« Non è tua abitudine presentarti con simili
espressioni, Francis. Che succede? » iniziò
l’austriaco, dopo aver sospirato ed essersi abbandonato lungo
lo schienale della poltrona, portando le mani intrecciate alle
ginocchia ed accennando al biondo una delle tre poltrone anteposte alla
scrivania.
« Lo so che non mi date credito in merito, ma Antonio sta
diventando pericoloso. Kirkland non sembra minimamente interessato a
ciò che penso, tanto per cambiare. Se ne sta là,
isolato sulla sua zolla di terra alla deriva a prendere il the, mentre
il Mediterraneo gli scivola dalle dita. Sta sottovalutando la cosa
quanto te, Olanda e Prussia, dannazione! » replicò
Bonnefoy, infervorandosi nella voce alla conclusione delle proprie
parole, irritato dell’espressione poco convinta
dell’altro.
« Francia, Carriedo non è mai stato un
problema. Ha ottenuto qualche pozzanghera in più, lascialo
giocare con l’acqua e non preoccuparti, non è una
minaccia. » concluse con tranquillità Edelstein,
alzandosi e guardandolo con ostentata pacatezza, mentre
l’espressione di Bonnefoy andava incupendosi.
« Ha il Mediterraneo, Roderich. E credo voglia arrivare a
Marocco ed estendersi in Africa settentrionale.
Non è Antonio. Non quell'Antonio, per
lo meno. Hai sentito che ha fatto dei gruppi relig…
» insistette il biondo, interrompendosi ad un sospiro
dell’altro ed alzando i palmi, facendo spallucce e voltandosi
alla porta.
« Non sono qui per imporre le mie parole, Austria. Ma non ho
intenzione di stare a guardare mentre Spagna va fuori di testa.
» concluse, avviandosi all’uscio della stanza.
« Cosa hai intenzione di fare? » replicò
l’altro, incrociando le braccia al petto.
“ Questi
ragazzini… ”
« Un favore a Feliciano » concluse, utilizzando il
nominativo confidenziale del domestico, uscendo e facendo cenno di
saluto ad un’Ungheria piuttosto stizzita ed imbronciata sulla
porta, il ricciolo castano che faceva capitolino tra le pieghe
dell’abito di questa.
[same time~]
« Perché dovrei farlo? » la voce di
Antonio era annoiata, spavalda e divertita mentre sedeva sul trono del
proprio Paese, le gambe accavallate con scompostezza ed il viso
appoggiato al pugno sinistro, chiuso e sostenuto dal braccio mancino.
Avanti alla sua figura, un uomo dai tratti gentili, latini, portava tra
le mani una pergamena arrotolata e sul viso un sorriso speranzoso, gli
occhi fiduciosi.
« Perché si tratterebbe della Rivoluzione, di
passare alla Storia come la Nazione che ruppe le costrizioni del mare!
» replicò enfatico l’uomo, prima
d’indietreggiare di poco all’espressione cinica
dell’iberico.
« Ho appena scacciato i pagani dalle mie terre e tu vieni a
propormi una teoria simile. Ti stai forse prendendo gioco di me?
» domandò poi, sarcastico, mentre
l’altro scuoteva il capo.
« La Spagna è forse assoggettata allo Stato del
Vaticano? » domandò quindi l’estraneo,
al che Antonio si alzò in piedi, stizzito, aggrottando le
sopracciglia ed ignorando eventuali sgualciture dell’abito da
matador che indossava, simbolo di tradizione, coraggio ed
abilità.
« La Spagna segue le leggi di Dio, non degli uomini in terra.
La Spagna è
il volere di Dio » sibilò in replica lo spagnolo,
mentre un sorrisetto compiaciuto si faceva largo sul viso
dell’altro, coperto dal palmo contenente la pergamena, prima
di srotolarla sotto il viso della Nazione.
« Quindi me le concederete? » insistette
l’uomo, mentre Matamori annuiva accondiscendente,
storcendo il naso e tornando a sedersi.
« Tutto ciò che troverai apparterrà
alla mia terra, la terra che ti ha dato
quest’opportunità, a differenza di quella natia.
» concluse Antonio, accavallando nuovamente le gambe e
tornando nella posizione precedente, lo stemma della casata reale sul
telo che ricopriva parte dello schienale del trono alle sue spalle.
L’uomo chinò il capo, arrotolando la pergamena ed
uscendo dalla stanza, soffermandosi sull’uscio allo
schioccare della lingua sul palato del ragazzo.
« Solo tre » concluse infine, dandogli
l’autorizzazione di allontanarsi.
Scostò l’attenzione dal portone che collegava la
sala al corridoio, alzandosi e portandosi alla vetrata più
vicina, osservando la figura del marinaio allontanarsi, prima di
sospirare, infastidito.
Non avrebbe dovuto nominare il Vaticano, non avrebbe dovuto tirare in
ballo quella fetta dell’Italia.
Scosse il capo, prima di tornare seduto, sospirando.
Francis si sbagliava, non c’era nessun motivo per fermarsi
lì.
~ Risposta alle recensioni [*_____* già al prologo, come sono contenta *A*/]
la Crapa
Eh, povero lui .__.
*-* allora ti è piaciuto! *A*/
Riuscire a comunicare ciò che
rappresenta le mie idee mi fa un piacere immenso, il sapere che
qualcuno abbia capito cosa volessi intendere in quelle poche righe foga
non poco :'D
E poi Antonio è sinistro,
fondamentalmente potrebbe essere al livello di Russia, con il passato
che si ritrova, e probabilmente così era, con il Sud America a
sostituzione dei tre poveri paesi baltici :'D.
Scusa per i caratteri, mi si è
spatasciato NVU e mò l'ho riassettato, vedremo se così
risulta meno arcaica la mia scrittura —e, come mi dice la
professoressa di Italiano: NON SCRIVERE IN LILLIPUZIANO, CRISTO! :'D.
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