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Autore: cocochokocookie    17/05/2010    4 recensioni
L'orgoglio ferito da parole di sottovalutazione, desideri di conquista che portano anche ad andare contro amici di vecchia data, e la presunzione del potere che scorre nelle vene. Ma la superbia non sempre veleggia su acque sicure, nella Storia di un Impero.
[Siglo de Oro]
Genere: Generale, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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| Imperio Mutilado ~ Mentiroso | Cap. 1
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Rating: Verde
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo ~ Reino de España | Francis Bonnefoy ~ République française | Roderich Edelstein ~ Republik Österreich | Elizavetha Hedervary ~ Magyar Köztársaság
Nota: Conclusione del XVI secolo
Osservazioni personali: Ricorda tanto una spiegazione. Più che un primo capitolo è una sorta di preambolo dopo il prologo. BaH


Imperio mutilado
MENTIROSO

L
’aria stava facendosi irrespirabile, lungo le coste meridionali della penisola, per quanto la pressione mussulmana fosse stata stemperata e la minaccia religiosa scongiurata.
Aveva fame. Fame di gloria, di potere. Nascondeva l’imbarazzo nel ricevere inviti dall’amico francofono, nonostante sapesse quanto questi fossero tentativi di allietarlo, di allontanarlo per qualche giorno al clima della politica divisa, di stemperare i dolori di Aragona e Castiglia, per quanto Francis stesso fosse invischiato in battaglie più grandi.
Nei suoi soggiorni a Versailles e Parigi scorgeva alte cariche militari scambiarsi lettere, notava la frequenza delle interruzioni del tempo che trascorreva con l’amico d’infanzia per motivi bellici.
Non poteva non ammirare il lusso e lo sfarzo della Francia.
Ed era anche per questo che gli inviti da parte sua si erano via via fatti più saltuari, meno frequenti, quasi volesse nascondere la differenza tra le due Nazioni.
Non era invidia, semplicemente si sentiva a disagio, così differente dall’amico, iniziava a pensare all’immagine che l’Europa potesse avere di lui, della sua Patria.

Lo scenario cambiò quando la corona venne riassemblata su di un unico capo, sotto il potere della stirpe Aragonese, unita a Castiglia in un matrimonio politico che rivoluzionò la posizione di Spagna nell’economia mondiale, poiché ogni transito marittimo lungo l’intera penisola, ad eccezione dei territori del vicino Portogallo, erano sotto la sua giurisdizione.

Francis mentiva.
Non era una nuova, ma non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto considerare lui come una minaccia al potere acquisito durante lo scorrere del tempo.
I mercati marittimi stavano arricchendo il Tesoro della corona de España, la potenza della Nazione, oramai unita sotto un unico monarca, andava ampliandosi e fortificandosi, giungendo a potersi permettere di rivaleggiare con Genova, Venezia, ed Impero Ottomano.
« Non starai esagerando? » gli aveva detto.
« Dovresti smetterla, Antonio. Non ti porterà a nulla, questa fame di potere » il tono inizialmente confidenziale era andato screziandosi di parole seccate, di consigli striati di veleno.
Li prese come una sfida.
Se Francia pensava davvero che non potesse permettersi tanta influenza, si sbagliava di grosso.
« Pensa alle tue guerre, Francis. » aveva liquidato, iniziando a rifiutare inviti e facendosi più austero nei confronti dell’amico con lo scorrere del tempo, mentre in Europa eccheggiavano le notizie del duro soffocamento di ciò che restava delle particelle mussulmane nella penisola, concludendo la Reconquista cattolica, mentre Carriedo veniva chiamato Matamori dal popolo ricolmo d’orgoglio, per quanto la sua armatura fosse insozzata di sangue.

« Roderich! » la voce altisonante si sparse per l’abitazione, facendo sussultare la minuta figura del più piccino tra i domestici, facendolo correre dietro l’ampia gonna di Ungheria, la quale non pareva allietata dalla visita, tutt’altro.
Scrutò l’uomo sull’uscio, mugugnando per la malagrazia con la quale aveva spalancato e fatto così sbattere al muro la porta.
« Il Signor Austria è impegnato » replicò freddamente la dama dai capelli castani.
Francia non era nelle sue simpatie, lo trovava troppo spinto e malizioso per i suoi gusti. E poi era vero: Roderich stava suonando il pianoforte, non aveva l’autorizzazione di disturbarlo, nessuno poteva.
« Sta suonando » mormorò lieve Italia, sbucando con la testolina dal retro della veste verde della più grande, accennando un sorrisetto compiaciuto ed allegro, per quanto fosse imbarazzato.
« Devo parlargli, Elizavetha. È importante » il tono di Francis era duro, sottolineato dalla sottile ruga d’espressione che si era andata formandosi tra le sopracciglia curate, sottili e chiare.
Ungheria tentennò alle sue parole, sospirando poi e voltandosi, dirigendosi verso le stanze del suo superiore, mentre Veneziano restava ad osservare Francia, il quale inarcò il sopracciglio destro, accennando un sorriso e chinandosi alla sua altezza, carezzandogli lieve il capo, ignorando il sussulto lieve del bambino.
« Cos’è successo? » balbettò il più piccolo dopo qualche istante di silenzio, mentre entrambi attendevano il ritorno di Elizavetha.
« Niente di cui tu debba preoccuparti. Stai tranquillo qui con Austra, sì? » domandò cordiale, non riuscendo ad abbandonare del tutto la tensione accumulata a causa del comportamento dell’amico iberico.
« Hai notizie di Romano? » mormorò lieve poi, alzando appena la testolina al suo indirizzo, riabbassandola poi in segno di rispetto, come gli era stato insegnato.
« Ungheria è sempre così accogliente? » cambiò discorso il francese, sorridendo falsamente ed apertamente, ora. Non aveva voglia di parlare ancora del maggiore dei fratellini Vargas, pianificava l’ascesa lungo la penisola al centro del Mediterraneo da qualche mese, oramai. Ma con che coraggio poteva ammettere a Veneziano che aveva intenzione di « Francia? ».
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla voce del padrone di casa, l’aria crucciata e nobile come al solito.
Era capace di sembrare più snob di Arthur durante le cerimonie reali.
« Austria, volevo parlarti » replicò, recuperando l’altezza persa e sorridendo appena ad Italia, avvicinandosi all’uomo con gli occhiali e seguendolo poi nell’ufficio di questi, osservandolo sedersi dietro una scrivania di legno scuro e poggiarvici i gomiti, sostenendosi il viso con le dita intrecciate e l’aria pensosa.
« Non è tua abitudine presentarti con simili espressioni, Francis. Che succede? » iniziò l’austriaco, dopo aver sospirato ed essersi abbandonato lungo lo schienale della poltrona, portando le mani intrecciate alle ginocchia ed accennando al biondo una delle tre poltrone anteposte alla scrivania.
« Lo so che non mi date credito in merito, ma Antonio sta diventando pericoloso. Kirkland non sembra minimamente interessato a ciò che penso, tanto per cambiare. Se ne sta là, isolato sulla sua zolla di terra alla deriva a prendere il the, mentre il Mediterraneo gli scivola dalle dita. Sta sottovalutando la cosa quanto te, Olanda e Prussia, dannazione! » replicò Bonnefoy, infervorandosi nella voce alla conclusione delle proprie parole, irritato dell’espressione poco convinta dell’altro.
« Francia,  Carriedo non è mai stato un problema. Ha ottenuto qualche pozzanghera in più, lascialo giocare con l’acqua e non preoccuparti, non è una minaccia. » concluse con tranquillità Edelstein, alzandosi e guardandolo con ostentata pacatezza, mentre l’espressione di Bonnefoy andava incupendosi.
« Ha il Mediterraneo, Roderich. E credo voglia arrivare a Marocco ed estendersi in Africa settentrionale.
Non è Antonio. Non quell'Antonio, per lo meno. Hai sentito che ha fatto dei gruppi relig… » insistette il biondo, interrompendosi ad un sospiro dell’altro ed alzando i palmi, facendo spallucce e voltandosi alla porta.
« Non sono qui per imporre le mie parole, Austria. Ma non ho intenzione di stare a guardare mentre Spagna va fuori di testa. » concluse, avviandosi all’uscio della stanza.
« Cosa hai intenzione di fare? » replicò l’altro, incrociando le braccia al petto.
“ Questi ragazzini… ”
« Un favore a Feliciano » concluse, utilizzando il nominativo confidenziale del domestico, uscendo e facendo cenno di saluto ad un’Ungheria piuttosto stizzita ed imbronciata sulla porta, il ricciolo castano che faceva capitolino tra le pieghe dell’abito di questa.


[same time~]
« Perché dovrei farlo? » la voce di Antonio era annoiata, spavalda e divertita mentre sedeva sul trono del proprio Paese, le gambe accavallate con scompostezza ed il viso appoggiato al pugno sinistro, chiuso e sostenuto dal braccio mancino.
Avanti alla sua figura, un uomo dai tratti gentili, latini, portava tra le mani una pergamena arrotolata e sul viso un sorriso speranzoso, gli occhi fiduciosi.
« Perché si tratterebbe della Rivoluzione, di passare alla Storia come la Nazione che ruppe le costrizioni del mare! » replicò enfatico l’uomo, prima d’indietreggiare di poco all’espressione cinica dell’iberico.
« Ho appena scacciato i pagani dalle mie terre e tu vieni a propormi una teoria simile. Ti stai forse prendendo gioco di me? » domandò poi, sarcastico, mentre l’altro scuoteva il capo.
« La Spagna è forse assoggettata allo Stato del Vaticano? » domandò quindi l’estraneo, al che Antonio si alzò in piedi, stizzito, aggrottando le sopracciglia ed ignorando eventuali sgualciture dell’abito da matador che indossava, simbolo di tradizione, coraggio ed abilità.
« La Spagna segue le leggi di Dio, non degli uomini in terra. La Spagna è il volere di Dio » sibilò in replica lo spagnolo, mentre un sorrisetto compiaciuto si faceva largo sul viso dell’altro, coperto dal palmo contenente la pergamena, prima di srotolarla sotto il viso della Nazione.
« Quindi me le concederete? » insistette l’uomo, mentre  Matamori annuiva accondiscendente, storcendo il naso e tornando a sedersi.
« Tutto ciò che troverai apparterrà alla mia terra, la terra che ti ha dato quest’opportunità, a differenza di quella natia. » concluse Antonio, accavallando nuovamente le gambe e tornando nella posizione precedente, lo stemma della casata reale sul telo che ricopriva parte dello schienale del trono alle sue spalle.
L’uomo chinò il capo, arrotolando la pergamena ed uscendo dalla stanza, soffermandosi sull’uscio allo schioccare della lingua sul palato del ragazzo.
« Solo tre » concluse infine, dandogli l’autorizzazione di allontanarsi.

Scostò l’attenzione dal portone che collegava la sala al corridoio, alzandosi e portandosi alla vetrata più vicina, osservando la figura del marinaio allontanarsi, prima di sospirare, infastidito.
Non avrebbe dovuto nominare il Vaticano, non avrebbe dovuto tirare in ballo quella fetta dell’Italia.
Scosse il capo, prima di tornare seduto, sospirando.
Francis si sbagliava, non c’era nessun motivo per fermarsi lì.


~ Risposta alle recensioni [*_____* già al prologo, come sono contenta *A*/]

la Crapa
Eh, povero lui .__.
*-* allora ti è piaciuto! *A*/
Riuscire a comunicare ciò che rappresenta le mie idee mi fa un piacere immenso, il sapere che qualcuno abbia capito cosa volessi intendere in quelle poche righe foga non poco :'D
E poi Antonio è sinistro, fondamentalmente potrebbe essere al livello di Russia, con il passato che si ritrova, e probabilmente così era, con il Sud America a sostituzione dei tre poveri paesi baltici :'D.
Scusa per i caratteri, mi si è spatasciato NVU e mò l'ho riassettato, vedremo se così risulta meno arcaica la mia scrittura —e, come mi dice la professoressa di Italiano: NON SCRIVERE IN LILLIPUZIANO, CRISTO! :'D.
   
 
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