cap 8 wa
BUON ANNO! Tra poco saremo nel 2011!
Scusatemi, non
aggiorno da tanto, ma avevo perso il capitolo ^^".
Spero che vi
piaccia.
Il prossimo che sbaglia
il verbo avere è morto. In senso figurato.
Lo schermo iniziò a lampeggiare. I soliti pallini viola
indicavano un Demone non lontano dal centro di Tokyo. Taruto aveva
tutta l'intenzione di non avvicinarsi per nulla al mondo a quel posto,
per non rischiare di ripetere l'esperienza del pipistrello gigante.
Purtroppo Pai pensava di fare l'esatto contrario.
Remipe era un ragazzo (o uomo, dato che la sua età non era
facilmente intuibile) alto e asciutto. La sua pelle era abbastanza
scura, ricci neri gli coprivano la fronte. Si vedeva al primo sguardo
che non era umano, anche se il suo aspetto non aveva nulla d'insolito o
strano. Di questo però la gente non sembrava curarsi, forse
stregata da qualche incantesimo, forse troppo felice a causa della
morte del Demone.
«Grazie di cuore, signore, lei ha salvato la nostra
città!» disse una donna stringendosi a lui con le
lacrime agli occhi.
«Dovere, miss,» le rispose sorridendo.
Per farsi spiegare qualcosa e anche per gratitudine, gli abitanti di
Tokyo che avevano assistito
alla scena
cercarono di regalargli soldi oppure offrigli da mangiare o da bere.
Arrivato a
un certo punto non poté più rifiutare i doni,
sarebbe
stato scortese, così per sdebitarsi si mostrò
intenzionato a dire
loro
cos'erano quei mostri che tanto li terrorizzavano e da chi erano
mandati lì. Prima però, dato che aveva fame,
accettò l'offerta di un famoso barista e si fece
accompagnare a
mangiare da lui.
Nel frattempo, in Italia, la collega (sottoposta & quasi
schiava, a
dire la verità) del nostro don Giovanni stava raccogliendo
informazioni a proposito di una barca di nostra conoscenza.
Sì,
proprio quella dove abbiamo lasciato (*) la squadra Mew Mew e compagnia
bella.
Beh, a differenza di Remipe, lei stava lavorando veramente per la loro
missione, ma - ci avrebbe scommesso tutti i suoi averi! - il merito
sarebbe stato dato tutto a quel belloccio scansafatiche. Il solo
contributo che dava lui era raccontar bugie e fare il simpaticone con
le vittime.
Così facendo era avanzato di grado già diverse
volte. Non
gli bastava, evidentemente, che gli fosse dato del "lei", ora anche il
"voi" si doveva usare. Era sicura che se avesse pronunciato un altro
"vostra signoria" la sua lingua si sarebbe impiccata, come
minimo avrebbe scioperato.
Intanto lei doveva cercare dei mocciosi che non riusciva a trovare in
alcun modo e dei quali non conosceva l'identità.
Prima o poi gliele avrebbe fatte pagare tutte.
Taruto era aggrappato a una delle tante colonne che fluttuavano nel
verde della dimensione aliena.
«Pai, dobbiamo proprio andarci? Dico dal
Demone,» si lamentò il piccolo, con un tono
alquanto preoccupato.
«Sì. Bisogna raccogliere dati e informazioni
su di loro.
Sappiamo tutto sul conto di quegl'esseri, ma per mezzo di storie o
leggende, nessuno lo ha mai verificato con dati sul campo. Comunque non
combatteremo contro di loro, ci limiteremo a osservarli da
lontano.»
Decisamente controvoglia ma anche un po' rassicurato dall'ultima frase,
il piccolino stava quasi per teletrasportarsi sul posto insieme al
fratello, quando i due pallini viola, che fino a qualche minuto prima
indicavano la posizione del mostro, sparirono.
L'alieno viola sogghignò compiaciuto. A quanto pare era ora
di sperimentare il suo piano.
«... Sono morti?» chiese il fratellino
alquanto stupito.
«Ho costruito il rilevatore in modo che fosse il
più
accurato possibile, ha una precisione del 99,78 %. Dubito che quello di
prima sia stato un falso allarme, sono sicuramente
scomparsi,»
spiegò, infastidito dalle domande a ripetizione che era
costretto a sopportare.
«Ma un Demone può essere ucciso solo da chi
l'ha creato
oppure dal sangue di un Timano!» protestò
lui. Nel primo
caso, perché creare uno di quegl'esseri per ucciderlo pochi
minuti dopo? nel secondo, che ci faceva un Timano (**) sulla Terra,
appurato che la misteriosa Mew Mew appena comparsa che sembrava
possedere il sangue di uno di loro era dall'altra parte del mondo?
«Beh, sarà ad ogni modo un incontro fruttuoso
per noi!» proclamò l'altro soddisfatto.
«L'esperto qui sei tu, io a cosa ti servo? Poi,
dato che
questa è una parte importante del piano, non ci dovrebbe
essere anche
Kisshu con noi?»
«Quella testa calda ci sarebbe solo d'intralcio, in una
delicata operazione di osservazione come la nostra.»
Non c'era modo di scampare a un nuovo incontro ravvicinato con un
essere di chissà quale natura, per cui Taruto fu costretto a
seguire il fratello.
«Se insistete così tanto, non posso che
accontentarvi.»
Remipe stava comodamente seduto a gambe incrociate sulla poltroncina di
un bar rinomato nel centro città di Tokyo.
«Dunque, voi volete sapere chi ha causato tutto questo
trambusto. Vi avverto che non capirete subito, è una storia
complicata.»
Lo divertiva lasciare nell'ansia quegli stupidissimi esseri umani.
Tanto per prendere tempo, si accese una sigaretta e iniziò a
fumarla molto lentamente, concentrandosi con un finto grandissimo
interesse sui disegni che il fumo faceva nell'aria. Lo sguardo che
aveva in quel momento era piuttosto inquietante, da diavolo, quindi la
gente non
osava disturbarlo mentre lui se la rideva sotto i baffi.
Finalmente buttò via il mozzicone, si mise le mani sui
fianchi e guardò il suo piccolo pubblico.
«La colpa è tutta dei Silma. Essi sono esseri
dotati di poteri magici che grazie a uno speciale incantesimo prendono
l'aspetto umano. Fino ad ora hanno sempre vissuto tra di voi
pacificamente, però, adesso che state diventando un
po' troppi per i loro gusti, hanno deciso di sterminarvi
tutti.»
Gli ascoltatori lo guardavano increduli. Dietro a un cespuglio poco
lontano, Pai e Taruto facevano altrettanto.
"Strano, le leggende che ci raccontavano da bambini non erano poi
così inventate, a quanto pare" pensò l'alieno
più grande "anche se il ragazzo che abbiamo davanti sta
sicuramente mentendo. Ha evocato i Demoni e poi li ha distrutti subito
dopo per assicurarsi la fiducia di chi ha assistito all'evento. Piano
semplice, ma credo proprio che stia funzionando. Chissà che
cosa ha in mente..."
Anche il bambino stava rimuginando, probabilmente i suoi pensieri erano
molto simili a quelli del fratello maggiore.
Remipe passò un po' di tempo a cercare di convincere che
quello
che stava dicendo era vero, poi disse che aveva un impegno urgente e
fece per andarsene.
I due alieni cercarono di prenderlo appena ebbe svoltato l'angolo, lui
però era già sparito. Teletrasporto, forse? Quel
ragazzo rimaneva avvolto nel mistero.
Aspettava novità dalla sua sottoposta, ma lei a quanto pare
non
aveva nessuna intenzione di raccontargliele: non faceva rapporto ormai
da un bel pezzo. Decise così di farsi vivo lui, chiamandola
a
una cabina telefonica che sapeva trovarsi vicino al luoco in cui era la
ragazza.
«Jiiko,
hai trovato gli obbiettivi?»
«No,
vostra Signoria Remipe, ma ci sono molto vicina.»
gli comunicò la ragazza.
«Bene,
perché quando avrai finito ho trovato un nuovo compito da
affidarti.»
I nostri
amici, ignari di avere sulle loro tracce un'avversaria pericolosissima,
continuavano a combattere sulla barca contro Kisshu.
(*) Abbiamo =
io e il narratore. O forse siamo la stessa persona? Visto
e considerato che è l'unico personaggio che non mi si
rivolta
contro e mi asseconda sempre...
(**) Timano =
razza aliena (oddio, così mi sembra Ben 10 XD)
inventata da me, non dello stesso tipo di quella degli altri due. Il
loro sangue uccide i Demoni. Il capitano di Amiru
appartiene a questa razza, e l'artiglio piumato è fatto con
il
suo sangue.
|