Lentamente,
misericordiosamente, mi sollevai in piedi. Fu un momento di grazia, intensa gioia e puro gaudio con tanto di
angioletti con le alucce piumate e piccole arpe
d’oro, destinato però, purtroppo per la sottoscritta, a non durare
molto. La fitta che mi saettò nella gamba che era stata ferita e il
crampo di protesta nel polpaccio dell’altra avrebbero dovuto mettermi
sull’avviso ma mi conoscete, sono una ragazza decisamente testarda quando
mi ci metto.
Saldamente appoggiata alla
testiera del letto, che mi aveva fatto anche da sostegno per alzarmi, mossi un piccolo
passo rigido verso lo scrittoio di Kira, che faceva
bella mostra di sé sotto l’ampia finestra, unica fonte di luce
della camera. Mi tremavano i muscoli eppure dovevo farcela, dovevo
arrivare almeno fino alla sedia vicino alla scrivania. Per la miseria, ero Lina
Inverse, no? Una sciocchezza come quella che mi era accaduta non mi avrebbe costretta a letto un secondo di più! Strinsi i denti
e lasciai la mano, peraltro ormai orribilmente sudaticcia, dandomi una leggera spinta in avanti. Un passo… Ah, ah! Visto? Un altro passo… Camminavo!!! Camminav… BAM! Un secondo dopo aver
esultato ero a terra, ansimante e lacrimante mentre mugolavo di dolore e rabbia
a labbra strettissime, per non richiamare attenzioni indesiderate tra i miei
solleciti amici. Bè? Evidentemente dovevo
ancora lavoraci su…
Era passata circa una
settimana dal mio scontro con il “campione” di Mahen
meglio conosciuto come Aleksander,
il paladino della giustizia. Quel
dannato bastardo aveva deciso di accopparmi sulla base di
informazioni false e tendenziose elencate in una vecchia taglia sulla testa…
incredibilmente ancora in giro (bè? Ero stata
riconosciuta innocente. In-no-cen-te!
Cosa lo dico a fare, è ovvio che sia stato così!) e c’era quasi riuscito, infilzandomi con un pugnale
avvelenato. Mi scelgo con cura i nemici, eh? Mai uno con un briciolo di intelligenza.
Se quel maledetto idiota avesse deciso di consegnarmi alle guardie, come
avrebbe fatto una persona sensata, ci saremmo risparmiati tutto il macello che
era successo invece NO, lui doveva sfidarmi e uccidermi! Ma
dico… se pensava che fossi ancora ricercata, perché non prendersi
l’oro della mia taglia? Era così ricco che disprezzava un bel
sacchetto di monete? Certa gente mi risultava
incomprensibile… Io dovendo scegliere preferisco prendermi la ricompensa e poi magari posso strapazzare il
criminale, se proprio mi sento in vena… Ma che ci volete fare, sono una
maga-genio, non tutti sono al mio livello! (Zit-ti!)
Naturalmente non concepivo
che volesse uccidermi così, per se, perché non
ci conoscevamo affatto, non gli avevo fatto niente e vi assicuro che se
avesse voluto ammazzarmi per vendetta non avrebbe rinunciato a dirmelo… avete
notato che i cattivi hanno una gran
parlantina, no? Quanto adorano tediare con i loro discorsi, sbrodolati appena
prima di dare il colpo di grazia? E quante volte
proprio questa cosa li porta a fare una brutta fine, loro per primi? …
ah, bei ricordi! Questo Aleksander
doveva essere un cacciatore di taglie con la mania da giustiziere, visto e
considerato che aveva ripulito anche i boschi intorno a Mahen
dai banditi. Non che questo fosse poi meglio della figura del cattivo
a tutto tondo oppure del vendicatore… visto che
i suoi metodi non erano così ortodossi. Infondo
anche se mi aveva dato una spada per combattere ‘alla pari’
con lui, quando avevo tentato di fuggire mi aveva colpita alle spalle… e
non aveva usato un semplice pugnale, come vi avevo detto, ma un pugnale con
l’aggiuntina. Chiamiamolo ‘pugnale
più’. Ecco, grazie alla sua immensa cortesia nei miei confronti mi
trovavo in questa spiacevole situazione.
A causa sua, chiunque egli
fosse realmente e qualsiasi scopi perseguisse, avevo
sfondato di testa una finestra al terzo piano, fatto un volo in caduta libera
mentre mi dissanguavo, grazie al suo veleno, e per un pelo non ci rimanevo
secca. Certo, a lui avrebbe fatto piacere, tutto sommato, visto che la mia
morte era più o meno dichiaratamente il suo
scopo… ma per la sottoscritta non era stato divertente. Affatto proprio. Ora,
se mai mi fosse capitato di nuovo sottomano senza un Rune Breaker
a parargli le chiappe dalla magia… nessuno avrebbe potuto togliermi la
soddisfazione di usare i miei peggiori incantesimi. Ne conoscevo giusto un paio
che avrebbero fatto al caso suo. Questo, appunto, se
si fosse deciso a palesarsi di nuovo. Già, perché dopo il
fattaccio, Aleksander-caro era svanito nel nulla.
Volatilizzato. Evaporato. Aria fina. Mahen era nel
panico, senza il suo campione (il tono
acido da me riservato al suo nome e titolo direi che
se lo fosse ampiamente meritato) ed era anche alla ricerca della misteriosa
apprendista che lo aveva con tutta probabilità rapito. Solo due
considerazioni. Prima considerazione: in quel paese di bifolchi dovevano essere
rimbambiti. Dieta povera di vitamine, forse? Non si nutrivano in modo corretto
e la loro salute mentale ne risentiva? No ma sentite, analizziamo bene: io avrei rapito lui? Se ne avessi avuta l’occasione
gli avrei buttato giù i denti a suon di schiaffi ma di certo non avrei per
nessuna ragione sentito il bisogno di sequestrarlo. A parte il
bell’aspetto era pazzo, un pazzo furioso se
volete la mia opinione e ormai mi stava proprio antipatico, per usare un eufemismo. La seconda considerazione era
che Marie doveva stare dalla nostra parte… perché lei sapeva
benissimo chi ci fosse nella sala con Aleksander e doveva
avere una vaga idea di dove fossi stata portata visto che
ricordavo la sua voce, durante la corsa di Gourry
verso la locanda. Siccome non avevo ancora avuto il piacere di scontrarmi con
abitanti impazziti, armati di torce e forconi come si conveniva da copione, doveva
aver tenuto la bocca chiusa sull’identità della misteriosa ragazza. (Tra parentesi mi
piaceva un sacco quel ragazza misteriosa, dava alla mia figura un certo fascino, che ne
dite? E poi suonava proprio bene. Peccato che se mi avessero trovata,
misteriosa o no, i villici imbufaliti avrebbero cercato di passarmi a fil di
lama. Tanto per cambiare, eh?).
Lentamente, con movimenti
cauti e misurati, mi misi a sedere. Dal corridoio non giungeva alcun suono,
segno che i ragazzi non mi avevano sentita cadere.
Questa era un’ottima notizia visto che da quando
mi ero svegliata e ci eravamo accorti del piccolissimo
problema che mi affliggeva, erano diventati, ognuno nella sua maniera a
seconda del carattere e delle inclinazioni, delle sottospecie di mamma
(Amelia), papà (Gourry) e carceriere
liberamente costretto (Zelgadiss). Una cosa che adoravo. I miei nervi erano ormai a fior
di pelle e Zel (i cui nervi erano certamente
altrettanto provati) doveva ringraziare la sua pellaccia pietrosa per non
essersi ritrovato con una commozione cerebrale… ad Amelia e Gourry non era andata così bene e anche i
soprammobili di Kira avevano riportato qualche
piccolo danno. Niente di serio, eh? Dopotutto i cocci si possono sempre
rimettere insieme e cosa c’era di meglio, per far passare la noia, di
obbligare Gourry (minacciandolo con una finta Fireball) a fare quel lavoro certosino? Non dite che suona
patetico, attenti a voi! Devo afferrare l’ultimo vaso integro di Kira? Guardate che lo faccio!
Nel momento in cui mi ero
ripresa, la mattina dopo l’increscioso
incidente, ed ero finita col cadere a terra trascinando piantana del lavabo
e brocca con me, avevo creduto di poterlo imputare alla massiccia perdita di
sangue seguita al mio ferimento. Il Ressurrection
aiuta, e molto, ma non fa miracoli. Tutto nella norma, quindi, giusto? Giusto?
Sbagliato, signori miei. Quando era arrivata Kira,
poco dopo l’ora di pranzo, mi aveva esaminata
attentamente e ad ogni sospiro che emetteva nel visitarmi, mi ero sentita
sempre meno fiduciosa. Insomma, andava tutto bene, no? Mi sentivo in ottima
forma. Non è forse vero che ognuno è il miglior medico di sé stesso?
Quando mi aveva chiesto se
riuscivo ad alzarmi in piedi, magari con un piccolo aiuto, le avevo sorriso.
Cosa ci voleva? Quindi era stato chiamato Gourry ed io mi ero appoggiata a lui muovendo le gambe
doloranti con lentezza esasperante. Al momento di stare in piedi da sola…
bè… il richiamo della forza di
gravità era stato decisamente e
sorprendentemente forte. Un po’
troppo forte. Lo scontro tra il mio naso e le assi del pavimento era stato
impedito dal gesto tempestivo di Gourry che mi aveva afferrata prontamente, come solo anni di esperienza ti
possono insegnare a fare. (Bisogna riconoscerlo a Gourry,
sa decisamente fare il lavoro per cui lo pago. Ah, non
lo pago? Come no? La mia sola presenza è un pagamento sufficiente!)
Se devo essere sincera ero rimasta sconvolta dal fatto di non essere in
grado di reggermi sulle gambe neanche un secondo… dopotutto non ero
collassata per debolezza, non mi girava la testa, non mi sentivo male.
Eppure… non c’era verso di stare diritta. Figurarsi camminare. Il
mio massimo era stato barcollare e sbandare per mezzo passo prima di
accasciarmi mollemente. Odioso. Decisamente,
schifosamente odioso. Avevo riprovato un paio di volte, sotto lo sguardo sempre
più preoccupato di Gourry ed era sempre andato
peggiorando… Ad andare avanti in quella maniera potevano tranquillamente abbigliarmi
come una damigella indifesa e bisognosa di aiuto usando una delle vesti
principesche di Amelia (NO COMMENT sulle modifiche da apportarsi nella zona
petto se ci tenete ai denti) e lasciarmi ad un angolo
della strada, ad attirare prodi cavalieri, da spennare debitamente. Bè, poteva anche essere una soluzione... Mi ci
vedevo bene… Anche se pensandoci, avrei avuto Amelia sempre alle calcagna pronta a predicare l’ingiustizia delle
mie azioni… mmm, mi stava già passando
la voglia. Concludendo, non potevo camminare né
reggermi in piedi e Gourry aveva preso il vizio,
quando pensava che non lo vedessi, di fissarmi con uno sguardo talmente
afflitto da farmi venire ogni volta una crisi isterica. Perché io LO
VEDEVO, mi accorgevo sempre quando qualcuno mi fissava… Oh, avanti, lo
sapevo io, lo sapevamo tutti, era solo una cosa
temporanea. Niente per cui farsi venire il patema d’animo, no?
E qui arriva il bello… Kira aveva stabilito che non dovessi sforzarmi, mi consigliava
anzi di rimanere a letto. Giustamente avevo ribattuto che non avessi mai
provato ad alzarmi, le mie gambe non avrebbero certo ritrovato la forza di
sostenere il mio peso (piuma, peso piuma!) e la
piccola dottoressa mi aveva preso la mano, scuotendo la testa con sguardo
serio. In quel momento avevo provato una sensazione di freddo allo stomaco a
dir poco spiacevole. Con voce seria, dopo avermi chiesto se volevo Gourry a fianco (e io ingenuamente
lo avevo fatto rimanere, creando un mostro.
Avete presente la madre di tutte le mamme apprensive? Ecco in cosa avevo
trasformato Gourry, permettendogli di sentire quello
che Kira voleva dirmi) mi aveva spiegato che il
pugnale era di certo avvelenato (un piccolo pensiero ce lo
avevo fatto anche io, a mente lucida, quando mi ero ripresa) e che quello e la
posizione in cui era penetrato, unito al colpo preso al momento
dell’atterraggio (in effetti solo all’ultimo ero riuscita a castare il Levitation, colpendo
quindi il suolo con forza) dovevano avermi procurato una qualche lesione che su
due piedi non era in grado di determinare con precisione.
In via precauzionale, per non
correre il rischio di peggiorare la situazione, mi aveva raccomandato di stare
quanto più immobile possibile.
Fu così che all’inizio
rimasi buona buona a letto,
ad annoiarmi mortalmente nonostante la compagnia di Amelia che aveva deciso,
dopo l’insuccesso e gli urlacci che si era
presa quando aveva avuto la geniale
pensata di leggermi uno dei libri di suo padre intitolato “Cento e uno
discorsi sulla giustizia per gli ammalati” (davvero, una scelta di ottimo
gusto! Non solo le filippiche di suo padre ma pure
quelle per gli ammalati!), di procedere con la lettura di alcuni dei romanzi
d’amore di cui era ghiotta, sebbene li divorasse di nascosto. Il libro aveva
il grazioso titolo di “Amore e
ardore nelle verdi lande di Tallassee” e giuro
che non sapevo come facesse la principessa a leggerlo senza arrossire
furiosamente in certi passaggi oppure ad esplodere in
risate incontrollate in altri. Siccome si prodigava in tutte le maniere per farmi
stare calma ‘aiutarmi’, evitai di dare in escandescenze e mi
sorbii pagine e pagine di pensieri e atti pruriginosi stoica
come il premio Nobel per la pace.
Quando era Zel a venire a trovarmi, discutevamo di magia e mi
raccontava dei progressi che non stavano
facendo per ritrovare Aleksander. Era evidente che
l’interesse dello sciamano per il ‘campione’
non fosse dettato puramente dalla ‘vendetta’, piuttosto doveva
nutrire delle speranze… se era stato quel maledetto a creare il veleno,
doveva essere un pozionista dannatamente bravo…
e la cura di Zel poteva essere ancora una volta a
portata di mano. Da quando aveva avuto la rivelazione da Rezo,
Zel aveva deciso di
rinunciare alla sua ossessione di tornare normale ma… era una decisione
non esattamente definitiva perché all’occorrenza non disprezzava
dedicarsi a nuove ricerche. Come non capirlo, infondo? Quando ero ormai fuori
pericolo, Zel aveva avuto un lungo incontro con Kira. Non mi aveva rivelato cosa gli avesse detto ma lo
sciamano era ancora più determinato a ritrovare Aleksander…
dal canto mio non sapevo cosa pensare. Quell’uomo era un ottimo
spadaccino ma quanto al resto… non avevo idea. Dopotutto i veleni si
possono anche acquistare, basta solo avere le conoscenze giuste.
Per concludere
c’era Gourry che passava moltissimo tempo con
me a farsi tiranneggiare e… bè. Ecco.
Diciamo che c’erano stati dei momenti teneri. E assolutamente privati!
Questa cosa dell’aver ammesso (con me stessa) i veri sentimenti che nutrivo
nei suoi confronti… mi destabilizzava. Era come
aver rotto un argine… venivo colta da momenti di
affetto imbarazzanti che cercavo di reprimere a tutti i costi, soprattutto in
presenza di altri. Quando eravamo soli però
passavamo lunghi momenti abbracciati, semplicemente l’uno nelle braccia
dell’altra, il suo mento sulla mia testa, la mia fronte sul suo petto.
Quando avevo per la prima volta risposto all’abbraccio di Gourry lui si era irrigidito,
quasi non se lo fosse aspettato. Quasi avesse avuto paura che potessi
picchiarlo. (Bè?
Quando lo picchiavo era perché se l’era
ampiamente meritato!) Poi mi aveva stretta a sé ed era stato… davvero
bello. Indiscutibilmente giusto. Mi
piaceva quindi ritrovare quelle sensazioni, così intime e calde, che
agitavano qualcosa di nuovo e al tempo stesso antico come il mondo nel mio
profondo…
Mentre i minuti e le ore e i
giorni passavano, senza che Kira riuscisse a fare
nulla di utile (e vi assicuro che provò diverse cose, alcune decisamente spiacevoli),
in me maturava l’idea di costringere il mio corpo a reagire. Medicine,
massaggi, manipolazioni… anche l’uso dell’elettricità
(che mi aveva riportato alla mente mia sorella maggiore, non senza alcuni
brividi) non erano serviti, quindi perché non tentare la mia strada? Ovviamente tutto in gran
segreto perché ad una mia battuta per sondare
le opinioni (a scopo puramente accademico, chiaramente. Se Lina Inverse decide,
decide. Punto.) ed avevo
ricevuto le seguenti risposte:
Amelia- “Ma Lina-saaaan. Bisogna dare retta al medico! Non mi sembra giusto
fare di testa propria quando chi ne sa più di noi ha deciso
diversamente. Insomma, non sempre è così, ma Kira
è molto competente e mi ha aiutato a salvarti la vita!” Tutto
condito da sventolamento di indice con tanto di
faccina arrabbiata.
Zel-
“Vedi un po’ tu, Lina.
Se però finisci col peggiorare la situazione come pensi di uscirne?
Guarda che non siamo tutti qui a farti da balie come ad
una mocciosa viziata.” Non mi stava guardando negli occhi perché
altrimenti avrebbe visto che nel suo futuro prossimo c’era una Fireball…
Gourry- “Non intenderai metterti a camminare lo stesso,
vero Lina?” Al mio convinto diniego mi aveva
scoccato un’occhiata sospettosa e poi mi aveva spiazzata mettendomi
entrambe le mani sulle spalle ed avvicinandosi ad un millimetro del mio naso
sussurrandomi di non fare sciocchezze.
Allora, nessuno era dalla mia
parte ma… mi bastavo e avanzavo, no? Dopo il quinto giorno di tentativi
falliti da parte di Kira e di forzata
immobilità, avevo deciso di dedicare ogni momento di solitudine nel
tentativo di camminare. Ok, nel tentativo di stare in piedi
senza sostegno E POI di camminare. Le gambe mi dolevano ad ogni accenno ma le sentivo, quindi il problema non poteva
essere così grave, bastava
solo indurle a reggermi. E io ero maestra
nell’arte della persuasione, giusto? Sì, anche con il mio stesso
corpo. Dunque, quella mattina ero stata lasciata da
sola due volte. In quel momento Amelia e Kira erano
andate a comprare delle erbe e Zel e Gourry erano partiti alla ricerca di Aleksander.
Per quello che ne sapevano, stavo facendo un sonnellino ‘digestivo’…
anche se ero ben consapevole che Gourry avesse
intuito la mia recita. L’occhiata scettica che mi aveva
lanciato la diceva lunga. Ma… a mali
estremi…
Potreste pensare che il mio
comportamento fosse irresponsabile ma davvero, cosa dovevo fare? Passare tutta
la vita a letto? Kira non sapeva più che pesci
pigliare, il Recovery non serviva, il Dicleary neppure, non funzionava niente… e io mal sopporto le soste forzate.
C’era sempre una
soluzione e io stavo solo mettendo in pratica la mia.
In conclusione, ero a terra,
scomoda e ammaccata. Potevo rimettermi in piedi con un Levitation
e aggrapparmi alla sedia oppure forzare ancora le gambe a sorreggermi mentre mi
sollevavo usando la sedia. Scelsi la
via più dolorosa. Insomma, le cose se si facevano, si facevano
bene, no? Per fortuna la sedia era del tipo robusto e stabile, mi mancava
davvero tirarmela in testa. In che modo avrei spiegato poi alla Santa Inquisizione
il bernoccolo sulla fronte? Vero che bastava un piccolo Recovery
ma vista la mia scarsa fortuna, mi avrebbero beccata
mentre lo usavo…
Chissà se quando ero un’infante era stato così, imparare a stare in
equilibrio e a camminare. Di certo la prospettiva con cui guardavo le cose in
quel preciso momento era piuttosto simile.
Usai tutta la forza che avevo
nelle braccia per sollevare il peso morto della parte inferiore del mio corpo
e, tremando per lo sforzo, mi misi in piedi. Bene. Da ferma, con una decisa
agonia e puntellata da un sostegno saldo, stavo in posizione eretta…
avevo raggiunto un nuovo livello sulla scala dell’evoluzione. Con le
orecchie aguzzate per captare un qualsiasi suono di gente in avvicinamento,
diedi un’occhiata fuori dalla finestra. Una lieve pendenza fiorita
digradava fino ad un piccolo stagno il cui specchio
rifletteva il cielo terso. Era una scena che metteva una gran pace… ecco,
invece di farmi imbarazzare con labbra tumide e cosce possenti, per mantenermi ad un livello di pace interiore minima, sarebbe bastato
quello. Dovevo dirlo, ad Amelia.
Nel mio campo visivo apparve
però un elemento di disturbo. Anzi, L’ELEMENTO di disturbo. Strabuzzai
gli occhi. In un primo momento pensai di aver avuto un’allucinazione. Era
una settimana che nessuno sapeva dove fosse finito ed eccolo, proprio sotto alla mia finestra a guardarmi con la bocca aperta come un
pesce lesso… appena vide che l’avevo notato sobbalzò per poi
darmi le spalle e iniziare a correre. Fu allora che commisi l’errore numero
uno: staccai le mani dalla sedia. Chissà quanto ci voleva alla mia mente
ad abituarsi alla disabilità… Immediatamente le gambe mi cedettero
e in quel momento commisi il secondo errore: tentai istintivamente di
riguadagnare la sedia… essendo ormai pesantemente sbilanciata
riuscii solo a ribaltarmela addosso, giustamente. Per fortuna, se così
si può dire, mi colpì lo stomaco e non il viso. Emisi un gemito
soffocato prendendo nota dell’ennesima cosa che il campione da strapazzo
mi avrebbe dovuto pagare. E non dite che questo non era colpa sua!
Dovevo acciuffarlo e
l’unico modo per farlo era…
“Raywing!”
Schizzai in aria, in
direzione della porta che per mia immensa
fortuna, sempre la solita che mi perseguitava da Ehltarien (meditavo di passare in qualche tempio per farmi esorcizzare)
si aprì proprio in quel momento, facendomi investire Gourry
e di riflesso centrando anche Zel alle sue spalle. Destino
voleva che la camera di Kira fosse abbastanza vicino alla rampa di scale… ora, fate due conti: io in
piena accelerazione, Gourry e Zel
sulla mia strada e le scale a meno di un metro… e capirete come arrivammo
al piano terra. Lasciate che vi riveli un particolare: Zel
pesa qualcosa come un quintale e i suoi capelli sono duri e appuntiti come
pugnali mentre Gourry è un pezzo di ragazzo
grande e grosso, entrambi sono completi di gomiti, ginocchia e altre parti dure
(NO, non QUELLE! Intendevo le ossa!)
ed io sono alta la metà di Gourry, sono magra
e ho molte parti MOLLI. Quando la valanga umana formata dai nostri corpi si
fermò avevo praticamente in bocca una scarpa di
Zel e un ginocchio di Gourry
piantato nello stomaco. (Non era giornata per il mio stomaco, a quanto pareva.)
E… Aleksander
stava fuggendo!
Districandomi dai loro arti e
strisciando sui gomiti fuori dal groviglio che eravamo, azzittii mugugni e
lamentele.
“Aleksander!
E’ nel giardino sul retro!”
“Cooooosa?”
A quelle parole i ragazzi si
misero in tensione; Zel si alzò di scatto e
prese la via della porta mentre Gourry lo
seguì con lo sguardo senza muoversi per poi lanciarmi una lunga
occhiata. Dal canto mio recitai la formula del Levitation
e mi misi alla sua altezza, come una specie di fantasma ballonzolante, sebbene
in carne, ossa e lividi.
“Lina…” il
suo tono non mi piacque molto. “Lina, perché ti sei alzata… Kira ha detto…”
“Gourry…”
gli rifeci il verso, mettendolo a tacere con
un’occhiataccia degna di Zel. “Vorrei
farti notare che non sono in piedi… sto volando.” C’era poi bisogno che sapesse dei miei sforzi
segreti? Occhio non vede… E non importava che lo avesse già
capito. Perché a Gourry, nonostante
l’espressione trasognata e le risposte a volte lente, non sfuggiva un accidenti di niente. L’importante era che comunque non
lo sapesse con certezza inequivocabile. Cosa ottenibile solo cogliendomi in
flagrante o con una mia piena confessione, quest’ultima cosa praticamente impossibile.
“Non perdiamo tempo, non vorrai che
Zel festeggi senza di noi.” Gli strizzai poi l’occhio,
in segno di pace e lo spadaccino, dopo aver lasciato andare un lungo sospiro,
rilassò lentamente le spalle.
Io davvero lo capivo, capivo che fosse preoccupato per me ma sinceramente, non
volevo che quello che era avvenuto tra noi (curiosi, eh?) cambiasse qualcosa.
Noi ci fidavamo l’uno dell’altra e così doveva rimanere. Ci
tenevo troppo a me stessa per fare sciocchezze che mi danneggiassero. (Non sono graditi commenti, grazie) Doveva darmi credito e
lasciarmi fare, come aveva sempre fatto.
Mi rivolse un piccolo
sorriso, accarezzandomi una guancia. Ricambiai sorriso, indugiando
affettuosamente sui suoi lineamenti, i folti capelli scintillanti, gli occhi
chiari, il bel naso dritto e la bocca morbida e invitante… soprattutto la
bocca… Lina! Cosa pensi?!
Mi riscossi da quei pensieri inopportuni ed entrambi uscimmo
in giardino. Se non ci fosse stato Aleksander da
inseguire forse, in quel prato illuminato dal caldo sole… Scossi la testa
con forza. Non era il momento!!! Basta pensieri su Gourry!
Girammo intorno alla taverna
fino ad arrivare al prato retrostante dove avvistammo Zel
che correva come un disperato. Con un cenno di intesa
io e Gourry ci mettemmo all’inseguimento e in
un secondo gli fummo alle spalle.
“Zel!
Perché non lo segui via Raywing?”
Lo sciamano alzò le
spalle poi mi rivolse un sorrisetto storto. “Voglio dargli un po’
di vantaggio…per vedere cosa fa.”
Evidentemente Aleksander si era accorto di noi, a giudicare dalle
occhiate che ci lanciava da sopra alla spalla di tanto in tanto. Dovetti dargli
atto che aveva un gran fiato perché correva come se avesse avuto uno
stuolo di demoni alle calcagna… bè, in effetti avrebbe anche potuto considerarci tali, se fosse
riuscito a percepire le aure che sprigionavamo… decisamente arrabbiate e
affamate… Mi venne da ridere al paragone con i mazoku
e mi sentii bene, libera e in forma come da giorni non mi accadeva. Il vento
sul viso, Gourry e Zel al
mio fianco, a capofitto in una nuova avventura… beata ingenuità,
la libertà mi stava facendo ubriacare ottundendo i miei istinti?
Perché era chiaro che Aleksander continuava a
correre in linea retta, completamente esposto, voleva apertamente condurci in
un posto preciso…
“Trappola?”
“Probabile.” Fu la risposta
dello sciamano mentre Gourry continuava a correre, le
labbra serrate ora in una linea sottile.
“Quando ha visto che lo
stavo inseguendo filava a zig-zag come per
seminarmi… ma… quando siete arrivati voi si è quasi fermato,
per un secondo… e poi ha iniziato a correre…
così…” Indicò Aleksander.
Curioso. Che avesse deciso in
un secondo momento di tenderci un’imboscata?
Era d’altra parte sensato che
fosse una trappola, dopotutto sulla taglia eravamo esattamente io, Gourry e Zel, no? E lui non era
forse una specie di giustiziere?
“Placcaggio alla Inverse o ci facciamo portare dove vuole?”
Meglio cercare di affrontarlo
subito o lasciarci condurre nel luogo dove aveva deciso di portarci, se mai ne
aveva veramente uno in testa? Io propendevo per assecondare il suo gioco e
stranamente anche Gourry e Zel
non avevano ancora espresso obiezioni di sorta. Forse non lo consideravano
abbastanza pericoloso, forse…
“Secondo me è
meglio gettarlo a terra qui e subito, senza aspettare di vedere dove vuole
andare. E’ da quando ha iniziato a scappare che sa che gli siamo dietro!”
Ah, ecco! In
effetti mi aspettavo una cosa simile da Gourry…
in genere tendeva ad assecondarmi ma adesso era preoccupato per me. Era come se
lo spadaccino e lo sciamano si fossero scambiati i ruoli… Gourry cercando di frenarmi e Zel
assecondandomi. Ma Zel mi assecondava per una
ragione… e io sapevo quale fosse…
“Non credo sia un
demone, non credo abbia un esercito… magari
è più interessante vedere dove ci porta.”
Era possibile che Zel lo volesse catturare per scoprire se oltre a veleni
potenti che non si potevano curare con un Dicleary
né in altre maniere fosse in grado di fare qualcosa per lui… Pensava che Aleksander potesse creare qualche pozione
particolare… lui o qualcuno per lui.
“Zel?”
Lo sciamano girò
leggermente il volto.
“Pensi che Aleksander abbia un laboratorio segreto?”
Zelgadiss tornò con lo sguardo sul fuggitivo, pensoso.
“Forse.”
“Non credo ci stia
portando lì, se anche ne avesse uno…” dissi sollevando un
sopracciglio. “E poi non è detto che il veleno usato contro di me
sia opera sua… potrebbe averlo comprato.”
Zelgadiss ignorò il secondo commento e rispose in tono
un po’ piatto. “Vale la pena di andare a vedere… sono stufo… di stare
con le mani in mano in quella locanda.”
Ah, l’ultimo punto lo
condividevamo in pieno.
Ma lo sciamano non aveva finito. “E comunque
lascia che te lo dica…sei una pessima paziente, Lina.”
Questo non doveva dirlooooooooooooooooooooo
Improvvisamente Aleksander deviò verso un gruppo di villette
diroccate e si infilò in quella più
grande, dallo sgretolato intonaco bianco, scomparendo nel buio del piano terra.
Ci fermammo come un sol uomo davanti al portone scardinato. Dimentica della mia
piccolissima complicazione, rilasciai il Raywing,
poggiando i piedi a terra e afflosciandomi immediatamente come un sacco vuoto.
“Maledizione!” mugolai infelice mentre Gourry
urlava il mio nome e si affrettava ad afferrarmi per la vita, sollevandomi di
peso.
“Tutto bene?”
chiese ansimando. Zel mi osservò attentamente,
strizzando gli occhi e mettendo pollice e indice sotto al
mento. “Sei un po’ pallida.”
“Zeeeel…”
grugnii. “Sto BENE.”
Lo sciamano sollevò
gli occhi e indicando con un senno della testa la porta mi chiese, non senza
una punta di ironia, se volessimo entrare.
“Certo che
SI’” affermai. Naturale, ovvio! Cosa ero
arrivata fin lì a fare?
Proprio mentre rispondevo mi fece eco una seconda voce…
“Certo che NO”
Dei, aiutatemi.
Anzi, aiutatelo.
Gourry mi prese in braccio, modello sposa, cosa che gli
sarebbe valsa una terribile punizione più tardi, e solo perché
adesso non avevamo altro tempo, e mi guardò negli occhi.
“Lina, ti prego.
Davvero, anche se dici di stare bene vorrei farti notare che non ti reggi in
piedi.”
Va bene, aveva ragione. E
allora? Ero capace di tenere attivi due incantesimi contemporaneamente!
Ci si mise anche Zel.
“Gourry ha ragione e lo sai. Saresti solo di impiccio. Stai qui.”
Una vampata di furia mi fece
bruciare la guance e le orecchie ma mi morsi le
labbra. Saresti di impiccio.
Stai-qui. Presi un profondo respiro.
‘Non posso friggerli
ora. Non devo friggerli ora…’
Dopo essermi ripetuta il mantra una decina di volte a velocità supersonica, mi
riazzardai a parlare.
“Ragazzi, stiamo solo perdendo
tempo… anche se scommetto che quel verme se ne sta seduto al piano di
sopra ad aspettarci… Comunque voglio partecipare anche io.
Non sono invalida!” I due traditori si lanciarono
un’occhiata. “Se mi lasciate qui tutta sola…
salirò le scale strisciando.” Lo so, questo suona DAVVERO
patetico, “Non cammino ma la bocca ce l’ho
ancora…”
“Si sente…”
mi interruppe sbuffando lo sciamano mentre Gourry annuiva vigorosamente.
“Voi due…”
strinsi le mani a pugno. “Posso lanciare degli
incantesimi, giusto? Non mi servono le gambe, mi serve
la voce!” Una volta mia sorella mi disse che ero testarda come una
bambina di due anni. Forse aveva ragione ma… so valutare
perfettamente i rischi che sto correndo e per nessuna ragione al mondo i miei
due “custodi” mi avrebbero tolto il divertimento di vendicarmi di Aleksander. Fosse stata anche una trappola volevo davvero
vederlo il gran campione, con la
magia che potevo usare, cosa avrebbe fatto. Oltre a cercare di spegnersi le
fiamme di dosso.
Prima che uno dei due potesse
anche solo pensare di ribattere, una nuova voce si aggiunse al coro.
“Lina-saaaaaaan!”
Mancava Amelia nel quadretto,
vero? Bè, adesso anche i suoi fan saranno
contenti. Eravamo finalmente al completo.
La principessa si
fermò davanti a noi, mani sulle ginocchia e testa bassa mentre cercava
di riprendere fiato. “Lina… san… cosa… cosa ci fai qui?
Perché…”
“Sì, sì
perché non sei a letto e blablabla.” Mi intromisi io, visibilmente seccata. “Senti, Amelia, sei arrivata tardi. Abbiamo già
affrontato e risolto quest’argomento…”
“Ah, sì?”
intervenne Gourry.
“Sì!”
Esplosi io fulminandolo con un’occhiataccia e ricevendo
in cambio la sua espressione a occhi stretti.
“Auguri per il
futuro!” Mugugnò Zel mentre io arrossivo
e lo spadaccino girava lo sguardo verso lo sciamano, perplesso. Decisi di
lasciargliela passare in nome dell’amicizia che ci legava (e
perché contavo di usarlo come scudo umano, all’occorrenza, ma
questo non era il caso che lo venisse a scoprire in anticipo.)
Amelia sembrava non aver
afferrato in un primo momento, poi mi scoccò un’occhiatina
maliziosa, arricciando le labbra. Non l’ho ancora punita per Ehltarien, vero?
“Ora basta!” mi
agitai tra le braccia di Gourry, “Dobbiamo
entrare!”
“Perché…”
iniziò Amelia mentre i ragazzi si giravano finalmente verso la porta e io mi permettevo un sorrisetto soddisfatto. Con la coda
dell’occhio vidi la principessa alzare le spalle e con un sospiro seguirci.
Appena varcata la soglia ci trovammo davanti ad un ampio e polveroso salone,
alquanto buio. Non potevo averne la certezza ma il mio istinto mi suggeriva che
Aleksander avesse percorso l’imponente scalinata
e adesso si trovasse al piano superiore. L’istinto o forse
l’esperienza visto che certa gentaglia amava le
entrate in scena di un certo livello. E cosa c’era di meglio se non
aspettarci seduto sul suo ‘trono’?
“Lighting!”
lo sciamano si diresse verso il fondo del salone. “Aleksander deve essere di sopra, come aveva detto Lina
prima di entrare… tuttavia penso possa essere una buona idea dare un’occhiata
anche laggiù. Non si sa mai…”
Indicò le porte gemelle che si stagliavano ai due lati opposti della
sala. A dire il vero, grazie alla luce, si vedevano chiaramente i segni
delle scarpe che dall’ingresso andavano fino alle scale… e di sicuro
Zel le aveva notate. C’era però la
questione del laboratorio… lo sciamano voleva di certo andare fino in fondo a quella
storia. Io non pensavo che Aleksander fosse
così stupido da portarci nel luogo dove aveva il laboratorio, se davvero
ne aveva uno… però non era detto. Niente era detto, con gente che
non esitava a colpirti alle spalle con un pugnale avvelenato. Nel frattempo però
Gourry doveva essersi accorto delle impronte e, anche
se non ero sicura che avesse ascoltato le idee sulle possibili capacità
di Aleksander e quindi ignorasse il duplice scopo di Zel, fece per rimarcarlo. Poi chiuse la bocca e strinse le
labbra, in un gesto che ultimamente stava diventando di repertorio.
In quel momento Zel si girò e mi diresse una lunga occhiata.
“Forse potrei andare a dare uno sguardo mentre mi aspettate qui.”
Era probabile che una delle due porte conducesse ai sotterranei… non
era difficile leggere lo sciamano come un libro aperto, in quel preciso
momento. “Mi ci vorrà solo un secondo.”
Amelia però,
all’oscuro di tutto, lo guardò perplessa. “Zelgadiss-san… io non penso sia una buona idea.
Questo posto non mi piace molto… anche se continuo a non sapere
perché siamo qui.”
Al che anche Gourry intervenne. “Meglio non dividersi.” Essendo
appoggiata al suo petto (bè?
Stare tutta tesa è stancante!) il suono della
sua voce mi fece uno strano effetto. Mi chiesi per un breve istante come fosse
stare così… non solo abbracciati, proprio accoccolati insieme, la mia testa posata sul suo cuore, le nostre
gambe intrecciate… Bastò il pensiero per farmi fare
un salto e mi discostai di colpo, per quanto la posizione tra le sue braccia mi
consentisse. Gourry mi studiò per un lungo
attimo con espressione leggermente confusa ma poi non disse nulla. Perché
continuavano a venirmi in mente certe cose in momenti tanto inappropriati? Non
intendevo diventare una di quelle fanciulle svenevoli
tutte mossette e cose simili… io ero Lina
Inverse! La Dra-mata (mio malgrado)! La Bandit Killer
(questo molto meglio)! Io non mi lasciavo andare ad
effusioni e pensieri sdolcinati, io…
“Tutto bene,
Lina?” Il limpido sguardo azzurro di Gourry e
la sua voce mi surgelarono. Contegno, Lina. Con-te-gno.
Con una sventolata di mano liquidai la questione, sperando ardentemente che il
colore delle mie guance non fosse così palese. Amelia si voltò
brevemente per lanciarmi un’occhiatina che non gradii
affatto.
Per chiudere definitivamente
il discorso rivolsi lo sguardo verso i nostri amici. Zelgadiss
e Amelia, che aveva acceso un’altra sfera di
luce, stavano avanzando per primi e io e Gourry
chiudevamo la fila. Il respiro leggero di Gourry mi
solleticava la fronte mentre gli stavo tra le braccia, di nuovo rigida come una
scopa. Bè? Essere portati in quella maniera
è non mi piace! Non-mi-piace! E basta! Anche
se… No, bastaaaaa!
Lo sciamano diede una spinta alla porta tarmata a sinistra della scala, ottenendo
un discreto cigolio e una nuvola di polvere. Era ovvio che nessuno fosse
entrato da molto tempo… là dietro altro
non c’era che una sorta di cucina abbandonata, con il camino
completamente annerito. Amelia avanzò di qualche passo, toccando con un
dito la fuliggine, poi si pulì la mano sui calzoni lasciando uno sbaffo
scuro che faceva a pugni col colore brillante delle sue vesti. “Mi
mettono tristezza le case abbandonate…” la sentii sussurrare con
una strana vocina triste. Zel le strinse brevemente
una spalla, facendola trasalire appena, poi ci fece
segno di dirigerci verso l’altra stanza da esplorare.
Andando verso la seconda
porta, invece, si poteva rilevare il segno di un minimo movimento. Non tante
impronte come in direzione dello scalone che faceva accedere ai piani superiori ma a ben guardare c’era una fila di orme
abbastanza distinta. Forse nessuno c’era stato in tempi recentissimi ma
era comunque non era passato troppo tempo dall’ultima visita. La porta si
aprì con meno fracasso e una lunga e buia fila di gradini grezzi apparve
nel nostro campo visivo. I sotterranei, quindi. Bingo, Zel!
Lo sciamano rimase in
silenzio ad osservarli per un minuto buono mentre
Amelia illuminava debolmente i profondi recessi della tromba delle scale.
“Scendiamo?”
sussurrò. Dall’antro proveniva un forte odore sepolcrale, secco e
terroso. Lugubre. E freddo. Repressi un brivido mentre la principessa si
strinse le braccia, lasciando la luce fluttuare vicino alla testa. “Zelgadiss-san?”
Lo sciamano girò
lentamente la testa nella sua direzione. “No… qui non
c’è nessuno. Ha ragione Gourry,
non è saggio dividersi…” si vedeva lontano un kilometro che
desiderava scendere e che quello che stava dicendo gli costava, “verremo
dopo, casomai.”
C’erano i
sotterranei… e c’era anche un laboratorio? Se così fosse stato avremmo dovuto porci altre domande…
Tornammo speditamente al
salone principale per poi iniziare ad inerpicarci
senza ulteriori indugi sull’imponente scalinata che pian piano ci
inghiottì nella sua crescente oscurità.
Procedemmo in silenzio,
circospetti. Ogni tanto Zel rallentava il passo, con le orecchie tese e Gourry frenava,
per non andargli addosso, facendomi sbilanciare. Nell’aggiustarmi tra le
sue braccia notai l’ennesima occhiata maliziosa
di Amelia quindi iniziai di nuovo ad agitarmi, a disagio. “Fammi scendere, Gourry.” Sibilai.
Non diede cenno di avermi sentita anche se sapevo che
non era sordo proprio per niente. “Met-ti-mi
giù.” Ripresi, irritata. Gourry allora
avvicinò la bocca al mio orecchio, mentre ancora gli inveivo contro. “Vuoi davvero che ti metta giù? Giù PER TERRA intendi?” Io mi mossi, cercando di
sgusciare dalle sue braccia. Certe abitudini erano dure a morire e poi
io non sopportavo di essere portata in quella maniera. Non in pubblico!
Perché non mi aveva caricata sulla schiena?
Perché mi stringeva a sé in quella maniera davanti agli altri?
“Come
vuoi….” Disse con un sorrisetto malvagio che doveva aver imparato
da me. (Vedete? Imparano solo quello
che non dovrebbero!) “Ma… sei sicura? Guarda che strisciare
è molto faticoso e mal si addice ad una
signorina per bene.” Già, giusto, avevo detto che piuttosto che venir lasciata indietro avrei lavorato di gomiti… Ahhhhh, perché dovevano sempre prendermi così
alla lettera? “Bè,”
borbottai, “puoi sempre portarmi sulle spalle.” Mi
ignorò vestendo sempre lo stesso odioso ghigno.
Dietro di noi Amelia aveva
seguito con interesse lo scambio. “Oh, Gourry-san,
quando porti Lina-san in braccio
così sembri davvero il prode Edgardo con la dolce Papillonia….”
Sospirò e poi riprese, con sguardo dubbioso. “Però
lui non poteva resistere dal baciarla appassionatamente!” Ma che cavolo…
Gourry rallentò per affiancarla e annuì. “E’ vero… però Papillonia
amava essere portata in braccio, non come Lina! Papillonia non si è mai
agitata così!” Io li ascoltavo interdetta mentre davanti a noi
udii chiaramente Zel che prima sbuffava e poi tentava
di trattenere una risata.
Amelia
sentì che era davvero il caso
di proseguire “Già ma nel primo capitolo, quando Papillonia non lo conosce, si dimena eccome! Poi però lui la rassicura cullandola tra le sue
possenti braccia! Gourry-san… hai provato con Lina-san?” Eh?
Ma cosa…? Che diavolo stava facendo Gourry? “Che fai?” Gli strillai a pieno volume
nelle orecchie, alla faccia della segretezza, facendogli fare
un gran salto.
“Oh,”
continuò Amelia, “sembra che con Lina-san
non funzioni nonostante quello che c’è stato tra di voi… ma
per curiosità, perché siamo in questa catapecchia?”
“E CHE COSA CI SAREBBE STATO TRA ME E QUESTA TESTA DI
MEDUSA???” (ma insomma, possibile che NIENTE
riesca a rimanere segreto? E comunque non lo avrei confessato davanti ad Amelia
neanche sotto tortura. Ammesso che fosse LEI a torturare ME e non viceversa.)
Nel momento in cui cacciai
quello strillo indignato, passammo dalla semi-oscurità ad un nebuloso chiarore. Da una porta aperta filtrava la
luce del giorno mentre, seduto su una poltrona, ci attendeva Aleksander. Cercate
di negare che sono un genio nel classificare le persone, adesso!
“Benvenuti.”
Disse l’uomo fissandoci ad uno ad uno per poi
soffermarsi su… Gourry. Ehi! Su di ME doveva
fermare lo sguardo, visto che era alla sottoscritta
che doveva uno straccio di spiegazione! Mentre lo osservavo ad
occhi stretti, sentivo Zel mettere una mano alla
spada ed Amelia chiedere a bassa voce se fosse per caso il “famoso”
campione, un ometto si palesò uscendo dall’ombra dell’alto
schienale della sedia. Anche lui puntò lo sguardo su Gourry
soltanto. Improvvisamente cosciente di tanta attenzione lo spadaccino iniziò
a guardarsi intorno, confuso.
Negli occhi di Aleksander e Doliev (che non
immaginavo così basso, la prima volta che lo avevo visto ero certa fosse
seduto!) si accese la stessa espressione perplessa. Il silenzio assoluto che si
era creato fu spezzato dalla voce di Amelia ancora in cerca di spiegazioni,
questa volta richieste ad un volume un po’
più alto.
Aleksander si erse in tutta la sua altezza e facendo la parodia
di un inchino le rispose.
“Sono proprio io,
signorina, il campione di Mahen. Campione
di spada e di giustizia.”
Mmm… non ricordavo che avesse una voce tanto
nasale…
Scoccò di sottecchi
un’altra occhiata a Gourry che però
rimase con la stessa espressione attonita di poco prima.
“In che senso campione
della giustizia?” Amelia si era fatta avanti, con gli occhi scintillanti
di quella malsana luce che rappresentava il tipico preludio ad
una tirata. “E’ forse giusto attaccare una ragazza cercando di
ucciderla senza lasciarle la possibilità di spiegarsi?” La
principessa mi guardò un secondo prima di ripartire. “Certo, non
che Lina-san abbia una condotta
irreprensibile…” Ehi! “Amelia…” ringhiai con un
gocciolone sulla testa al che la principessa, dopo essersi zittita
un attimo, ricominciò con voce ferma. “In ogni caso, non considero
corretto questo comportamento da parte di un uomo che persegue la nobile causa
della giustizia!” Aleksander spalancò
gli occhi e fece per aprire bocca mentre Amelia, una mano su fianco e
l’altra con l’indice puntato, iniziava a far fiato alle trombe.
Ringraziai mentalmente la
principessa che con il suo sproloquio mi lasciava il tempo per pensare.
Intercettai lo sguardo di Zel, che aveva già
pronto il pugno da dare in testa ad Amelia. Scossi il capo, non era ancora ora
della ‘soluzione di emergenza’.
“Aspetta, lascia che li stordisca un po’.” Lo sciamano rimise
la mano sull’elsa della spada ma non fece altri movimenti, lasciando
però saettare lo sguardo tra Aleksander e Doliev. Soprattutto su Doliev che
ci fissava truce.
Aleksander… Aleksander…
abile spadaccino, nome che rimandava a territori nordici… biondo con
occhi e pelle chiari, come gli abitanti di quelle zone… Come Gourry? Aleksander che aveva una
nostra taglia tra le mani, vecchia di diversi anni, e che continuava a fissare Gourry ma non Zel. Anche se sul
foglio c’erano i nostri tre ritratti. Aleksander
che quella sera non aveva testato lo spadaccino e lo sciamano ma che per le
donne faceva un’eccezione e aveva combattuto contro di me, seriamente,
dopo avermi riconosciuta.
Il punto però stava
non tra me e Aleksander ma tra Gourry
e Aleksander. Gourry non
dava idea di averlo riconosciuto e anzi, ricambiava i loro sguardi, sguardi di riconoscimento, con il nulla più completo.
Che Aleksander fosse di Elmekia?
Un compagno d’arme di Gourry? Eppure no,
sembrava troppo giovane. Poco più vecchio di me, sarebbe dovuto andare
in guerra ancora bambino. Era possibile, però… E poi non
c’erano stati conflitti armati negli ultimi dieci anni ad
Elmekia…No, quella pista era da escludersi. Un
parente, forse? Ma perché Gourry
non dava segno di conoscerlo? E qui veniva il tasto dolente… cosa ne
sapevo io del passato di Gourry? Un bel nulla. Non
avevo idee sulla composizione della sua famiglia, se avesse fratelli o sorelle,
nipoti o altro…
I miei pensieri vennero interrotti dalla conclusione di Amelia, proferita
tutta di un fiato.
“E quindi ritengo
INGIUSTO che tu ti possa fregiare del titolo ‘campione della
giustizia’!”
Io e gli altri eravamo
abituati ai discorsi sulla giustizia (anche se a dire il vero non ci si
abituava mai, piuttosto si chiudeva l’audio) ma Aleksander
e Doliev sembravano aver accusato il colpo. Il biondo
era visibilmente sudato e pallido mentre Doliev si
tirava i baffetti con fare nervoso. Amelia si girò verso noi mostrandoci
il segno della vittoria.
Dopo essersi passato un fazzoletto
sul viso, con aria ancora scossa e voce roca, Aleksander
si fece ancora una volta avanti. Zel estrasse la
spada mettendosi tra noi e loro mentre Doliev si posizionava davanti al campione, la mano alla spada a sua
volta.
“E
così avete bisogno di un guerriero magico, eh? Codardi…” ci
apostrofò Doliev alzando la guardia. Zelgadiss gli rivolse un sorriso storto e ripetendo il suo
nuovo soprannome, puntò la spada verso l’altro spadaccino.
I due uomini iniziarono così
a combattere mentre Amelia alzava le mani, avvicinandole, mettendosi in posizione
di difesa.
“Allora?” disse a
tutti e a nessuno in particolare Aleksander. In realtà
era come sempre diretta allo spadaccino la domanda.
Diedi una gomitata nelle
costole a Gourry. “Ce
l’ha con te!”
Lo spadaccino mi rivolse uno
sguardo stranito. “L’ho capito… ma io questo non lo conosco affatto!”
Me lo disse sussurrando ma Aleksander lo udì lo stesso perché si
fermò strabuzzando gli occhi. Poi divenne rosso in volto e iniziò
a digrignare i denti, uguale preciso ad un cane
rabbioso. Ci mancava solo che iniziasse a perdere bava anzi, no… ecco una
gocciolina… Sospirai mentalmente. Ecco una delle nostre tipiche
situazioni…
Uno sconosciuto pazzo
(perché no, fa sempre piacere!) e furibondo, il suo scagnozzo spadalesta e una catapecchia cadente. A quando
l’arrivo di un bel mazoku? No, meglio non
chiedere…
“Maledizione! Sono io, Gourry! Guardami! Sono ALEKSANDER.”
Ansimava visibilmente mentre
da parte di Gourry nessun segno. Lo spadaccino
sollevò gli occhi, poi li chiuse assumendo l’espressione
concentrata che era preludio di una qualche uscita idiota. Me lo sentivo, stava
per farlo, ne avevo quasi paura.
“Ehm… Gourry-san?” Amelia fissava l’uomo con sguardo
critico. “Non trovi che assomigli a Lord Pitterpotter? Guarda, con quei capelli dorati e gli occhi
azzurri… Dici che ha fatto il modello per la copertina del libro?” Sospirai
apertamente quando mi accorsi che Gourry annuiva con
aria quasi sollevata. Dovevo frenare l’insana passione di quei due per i romanzacci rosa. Insomma, Gourry
si addormentava non appena gli leggevo qualcosa dei miei tomi di magia e invece
si dilettava con… quella robaccia??? In
più Lord Pitterpotter
davanti a noi sembrava non aver gradito il paragone. Che conoscesse
“Tempesta di cuori”? (Ebbene sì, grazie ad Amelia mi ero
fatta anche io una certa cultura mio malgrado.)
“Non-sono-questo-cavolo-di-Pitter” sputacchio
“Potter! Per gli Dei, Gourry! Assumi delle droghe?”
Ma che pronuncia nasale! Affettato quanto un vero Lord!
Ora che lo guardavo meglio forse il modo in cui parlava
non era una posa. La stanza era illuminata ma non in modo chiaro, piuttosto il
tutto appariva un po’ granuloso, come poco prima che scendesse la notte,
forse a causa delle strane imposte alle finestre che filtravano la luce in modo
particolare. Era per quello che non mi ero accorta che il suo naso era un
po’ più schiacciato di quello dei miei ricordi e che era anche
parecchio più violaceo. A guardarlo con attenzione sul suo volto si
estendeva una macchia giallastra a farfalla, soprattutto sotto agli occhi… si era… rotto il naso? Era il caso
di chiederglielo? Dopotutto avevamo saltato completamente i convenevoli. “Cara
Lina, bellissima maga genio, come stai?”, “Ohhhh
tutto bene, Aleksander caro!” Roba così,
insomma. Che fine avevano fatto i gentiluomini da romanzo rosa? Erano nei
romanzi rosa, appunto…
“Va bene, Pitter… ehm…Aleksander,” mi corressi. Attesi che Zel
e Doliev ci passassero accanto, combattendo come
invasati, poi continuai. “E’ abbastanza evidente che nessuno di noi
ti conosca. Ora, se ci facessi il piacere di pre…”
“Taci,
strega! Tu… tu sei malvagia!” dito puntato nella
mia direzione modello Amelia. Pessimo segno…
Potevo tollerare
l’insulto? Mmmm… fargliela pagare subito
per tutto o in comode rate mensili?
“Va beeeene,
questo ce lo avevi fatto capire. Ora,
chi saresti?” Sollevai un
sopracciglio. Chissà se avergli parlato come ad
un ritardato lo avrebbe indisposto ancora di più o finalmente avrebbe
rivelato la sua identità. Se per caso fosse sbottato… bè, non aspettavo altro per un po’ di fuochi
artificiali. Direi che la mia pazienza era già stata fin troppo
esemplare… E che non rispondesse ripetendo “Aleksander”,
per l’amor degli Dei…
“Sono Aleksander!” Ecco, appunto…
Silenzio attonito da parte di
Gourry.
“Sono
ALEKSANDER!” Come se fossimo sordi…
Nessuna risposta.
“ALEKSANDER!” E
finiscila…
Amelia zitta, io muta, Gourry semplicemente
spaesato. “Aleksander?” sussurrò
lo spadaccino con tono non più incerto. Oh, grazie agli Dei… aveva
capito? Lo conosceva? Eravamo finalmente arrivati alla soluzione dell’indovinello?
Mi stavano salendo le lacrime agli occhi, lacrime di
pura e cristallina gioia, lacrime di…
“No, no davvero. Non mi
dice niente.”
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarhg!
Il mio urlo mentale fece da
eco a quello di Aleksander che riecheggiò
nella stanza facendo bloccare i due spadaccini. Quando si resero
conto che non era successo nulla di cruciale i due ripresero ad affrontarsi
mentre il silenzio ripiombava tra noi.
Per spezzare la tensione, mi
decisi a chiederglielo. “Uhm… Aleksander…
ti sei per caso rotto il naso?” Visto che non si
arrivava da nessuna parte mi sembrava un’ottima soluzione fare un
po’ di conversazione… altrimenti avrei potuto picchiare anche io Gourry.
L’uomo strabuzzò
gli occhi e mi guardò in cagnesco. “Sì.
SI’, mi sono rotto il naso.” In realtà disse qualcosa come
‘bi sodo rotto il daso’ ma per amor di
scorrevolezza vi farò la grazia di riportare il
sue parole in modo comprensibile, sempre. Ringraziatemi.
“Sono rimasto
schiacciato dietro alla porta.” Sussurrò distogliendo lo sguardo
mentre le sue guance si coloravano di rosa.
La famosa porta con il ‘lock’ meccanico. Non
dovevo ridere… non dovevo… Aleksander, il grande campione, spiaccicato tra il muro e
la porta… non dovevo…
Esplosi a ridere, seguita da Gourry (che dubito avesse seguito il mio ragionamento
mentale) ed Amelia che rideva contagiata da noi.
Gli occhi di Aleksander mandavano fulmini e saette e le sue guance avevano
assunto una sfumatura decisamente più accesa ed
evidente anche nella mezza oscurità che ci circondava.
“Ora basta, razza
di… circensi!” Uh, questo nessuno me lo aveva ancora mai detto!
Il campione sospirò
pesantemente, poi si era mise il volto tra le mani.
I nostri singhiozzi si
spensero senza fretta.
Aleksander si passò una mano sugli occhi con gesto improvvisamente
stanco, evitando il naso, e richiese ancora l’attenzione dello
spadaccino. “Gourry, yavlyaet·sya
Aleksandr ... Sasha, ya dyeĭstvitelʹno ne pomnishʹ menya?” Non riconoscevo la lingua ma evidentemente Gourry sì, perché alzò la
testa di scatto.
“Sasha? Sei… Sasha?”
Aleksander alzò la testa e fissò Gourry, con un sorriso mesto. “Da, moĭ dvoyurodnyĭ brat, yavlyayut·sya
Sasha Katàev.”
Prima ancora che aprissi
bocca Gourry ce lo disse. Ci
disse chi era il famoso campione.
“E’
mio cugino. Sasha…”
Aleksander… il cui diminutivo era Sasha… il
cugino di Gourry. Eppure Gourry
non lo aveva minimamente riconosciuto. Perché? La memoria dello
spadaccino era molto selettiva ma era strano non ricordarsi dei propri parenti a meno che… in fondo Gourry
era andavo via di casa per non far mai più ritorno che era appena un
ragazzino…
“Bene, Sasha,”
mi rivolsi in modo arrogante in sua direzione, “ci dici cosa diavolo vuoi,
signor cugino di Gourry?”
Lo sguardo nei suoi occhi si incupì notevolmente al suono della mia voce.
Qualcosa mi diceva che non gli stessi proprio simpatica.
Per niente.
Sentimenti ricambiati, mio
caro.
“Sono cinque anni che ti
cerco, Gourry.”
Bè, chiaramente io non contavo. Ero diventata
invisibile? Adesso glielo facevo vedere io, quanto ero invisibile,
maledetto… Mi accorsi di stare tremando e se ne rese conto anche Gourry. Mi guardò inquieto, poi fece un gesto
inaspettato.
“Amelia…”
la principessa presa dal drammone familiare sussultò. “Sorreggi
Lina, per favore?” e così la grande Lina Inverse venne passata come un pacco dalle braccia di Gourry al fianco di Amelia che mi strinse mettendosi un mio
braccio sulle spalle e portando il suo dietro alla mia vita.
Io ed
Amelia ci addossammo al muro (non per mia volontà) e rimanemmo a fare da
spettatrici (un ruolo che mi fa schifo, lasciate che ve lo dica schiettamente)
della strana situazione che si era creata.
Gourry si avvicinò a Sasha. Lo spadaccino era decisamente più alto del cugino, che
indietreggiò leggermente, poi rimase immobile. Faccia
a faccia, i due uomini si misurarono in silenzio. Vedevo le spalle di Gourry, rigide per la tensione.
“Dimmi tutto quello che
devi, Sasha. E poi torna ad Elmekia.”
Il tono di Gourry era basso e… pericoloso.
Aleksander battè le palpebre e
gli rispose con una brutta smorfia. “Non è questa
l’accoglienza che mi aspettavo, Gourry.”
Aggiunse poi in un borbottio perfettamente udibile. “Non ti ricordavi
neanche di me.” Sembrava averla presa parecchio sul personale…
“Sasha, me ne sono
andato a sedici anni e tu ne avevi dieci. Eri un bambino grassoccio e timido,
ti avrò visto tre volte nei due anni prima della mia fuga… come
diavolo facevo a capire che fossi tu?”
Ecco che la mia ipotesi
trovava conferma… se Gourry non riconosceva un
suo parente o era un parente fasullo oppure lo aveva
frequentato ben poco. Come pretendeva Aleksander che Gourry si ricordasse di lui?
Aleksander fece un movimento secco con la mano, come a voler chiudere
la questione. “Gourry, tu devi tornare ad Elmekia e consegnare alla
giustizia questa puttana” co… come mi
aveva chiamata?! “e il mostro che ti hanno
traviato più di quanto non fossi. Devi espiare le tue colpe. Devi…” Arrivò in ritardo ma si prese un bel
manrovescio da suo cugino. Mi morsi a forza le labbra per non
intervenire io stessa, ci sarebbe stato il tempo e il
modo per farlo. Amelia intanto mi occhieggiava ansiosamente, in tensione.
Scossi la testa e lei si rilassò visibilmente.
Non avrebbe dovuto tentare di bloccare la sottoscritta in versione furia umana.
Non ancora, almeno.
“Non ti permetto di
usare certi termini.”
“Gourry, tutto gira intorno a queste persone malvagie di cui
ti circondi. Lo
hai sempre fatto, ricordi?” Lo sguardo di Aleksander
era colmo di disgusto. Mentre Gourry ora
appariva più calmo, forse un po’ troppo calmo.
“E tu come fai a
ricordare?” gli rispose lo spadaccino in modo piatto. “Non eri che un bambino.”
Aleksander diede l’impressione, dal modo in cui aveva
contorto la bocca, di aver appena ingoiato un limone. Intero.
Zelgadiss e Doliev ci passarono in
mezzo, in un turbinio di spade e mantelli.
“Io…
io SO che tu sei corrotto! Tu hai
distrutto lo zio, è colpa tua, tutto quello che è successo è solo colpa tua.” Dietro
all’uomo di vent’anni si scorgeva il bambino disperato che doveva
essere stato. Non che questo lo giustificasse per i suoi gesti sconsiderati ma
il puzzle prendeva finalmente forma. Gourry dal canto
suo taceva mentre il cugino gli riversava addosso l’odio
che lo aveva corroso in tutti quegli anni.
“Lo zio era da solo,
tuo fratello era morto non gli rimanevi che tu… e tu sei SCAPPATO come un
codardo, con la spada. infangando il suo nome e il suo
feudo per fare la vita del mercenario e del vagabondo!”
Gourry chiuse gli occhi.
“Sai chi gli è
stato accanto per tutti questi anni? Eh, lo
SAI?”
Da Gourry
neanche un fiato.
“Sono stato IO suo
figlio, lui è stato MIO PADRE. Mi ha insegnato a combattere, mi ha voluto
bene! IO non ho ricambiato la sua fiducia e il suo amore comportandomi da LADRO
e TRADITORE!” prese un respiro, “Ti rendi conto di quello che hai
fatto? TI RENDI MINIMAMENTE CONTO?”
A quelle parole Gourry aprì appena gli occhi. I lineamenti di Aleksander erano stravolti dall’odio. Lo spadaccino
invece sembrava una statua.
“Ho imparato da lui
l’arte della spada e la virtù del guerriero… io mi batto per
la giustizia e non posso tollerare che il tuo piede calchi ancora libero la
terra. Tu meriti le catene… o la morte! Quando ero ingenuo
ti adoravo, eri così abile ai
miei occhi… che amara delusione scoprire che eri la serpe in seno alla
tua famiglia. Un… un ladro! Un disertore!” I toni
stavano salendo fino a punte di pura isteria. Mi chiesi che intenzioni
avesse Gourry. Lui non aveva mai raccontato nulla
della sua famiglia e adesso suo cugino lo stava letteralmente coprendo di
merda. “Ho seguito le tue tracce in giro per il mondo e maledizione… ti sei beccato
più di una taglia sulla testa! Allora ho avuto l’ennesima conferma
che eri il male,” oddei…
“eri davvero il male! Con la
Spada di Luce operavi per l’oscurità… e
pensa, pensa la mia sorpresa quando finalmente mi imbatto
in LEI!”
Ecco, luci di scena su Lina
Inverse. Vediamo un po’ come intende apostrofarmi adesso.
“La donnaccia,” visto?
“che non ha che peggiorato la tua attitudine alla malvagità!”
Mi girai verso Amelia.
“Sicura che non sia venuto a scuola con te?” La principessa mi
guardò perplessa e poi ebbe un sussulto quando comprese la battuta.
“Lina-san!”
A quel punto Gourry riprese la parola ma non ebbi il piacere di sentire
la replica perché, nonostante l’aiuto di Amelia mi si piegarono le
gambe tanto all’improvviso che tirai a terra anche la principessa. Qualcosa
mi aveva colpito da dietro… oppure qualcuno. Sorpresa e vagamente
irritata alzai il viso per incontrare lo sguardo
freddo di Marie che, evidentemente, non
era dalla nostra parte.
Prima che chiunque potesse
intervenire, Marie mi aveva sollevata, come se fossi
stata nulla più di un fuscello. Amelia era schizzata in piedi e anche Gourry, senza curarsi della sua sicurezza, aveva dato le
spalle a Sasha per cercare di avvicinarsi a me. “Non fate movimenti
bruschi, per favore.” Ma che ragazza cortese… In quel momento
qualcosa di freddo e appuntito si insinuò
leggero e letale tra le mie scapole. “Oppure questa graziosa signorina si
farà male.” Sì, vabbè, grazie
per il graziosa (pienamente meritato) ma perché
ultimamente sono l’ostaggio di turno preferito da tutti? Perché
tutti mi odiano? Che ho fatto di male nella vita? E non osate rispondere!
Amelia e Gourry
si immobilizzarono all’istante mentre gli
spadaccini se le suonavano indifferenti alla situazione intorno a loro. Potevo
quasi vedere il sorriso che aleggiava sulla bocca dello sciamano e buon per lui
che si stesse tanto divertendo mentre la cara Marie mi punzecchiava la schiena
col pugnale.
“La devo
ammazzare?” Ehi, ehi, ehi! Da quando si passa
dalle minacce alle vie di fatto così in fretta?
“Che ci fai qui,
Marie?” Ah, per fortuna che non ero l’unica a chiedermelo. La
notizia meno buona era che se lo chiedesse Aleksander…
se non era ‘con noi’ e neanche ‘con lui’
che diavolo stava facendo? E per conto di chi?
La giovane scosse la testa. “Volevo aiutarti. Dopotutto è
lei che vuoi, no?”Bè, Marie non brillava
per intuito oppure era all’oscuro della situazione. Aleksander avrebbe messo volentieri la mia testa su una
picca ma non ero esattamente io il
suo obiettivo principale… Ma che stava succedendo?
Ora, immaginate la scena. Lasciando perdere l’insulso combattimento in atto tra Zelgadiss e Doliev, pura
dimostrazione di testosterone represso, Gourry si
confronta con suo cugino, un povero babbeo decisamente plagiato e dalle
distorte idee di giustizia (a mio modesto giudizio) mentre io e Amelia siamo
costrette a fare da tappezzeria. Ad un certo punto
compare Marie che non gli rivela dove passo la mia fantastica convalescenza
(prego ricordarsi della mia invalidità a opera del caro campione) ma mi
arriva alle spalle silenziosa come un felino per puntarmi un coltello alla
schiena quando siamo arrivati al confronto diretto… Avete visualizzato
tutto?
Bene, pronti allora
perché qualcuno di noi ha appena pescato l'
asso di picche dal mazzo… e secondo voi, miei fedeli lettori, da chi può
essere impersonato questo losco figuro che tende a portare caos?
Una caramella a chi indovina.
Senza nessun preavviso Marie
lanciò un urlo da far gelare il sangue nelle vene, come se tutti i
diavoli dell’inferno la stessero tirando per i piedi (cosa che speravo
ardentemente, per rimanere in tema) e mentre veniva effettivamente trascinata
indietro, e io con lei, udii Gourry e Amelia gridare
all’unisono.
“Lina!”
“Lina-san!!! …Xelloss-san?”
Eccooooooo. Mancava solo lui, davvero. Come sono fortunata!!!
Il problema venne quando,
liberatosi di Marie come di un insetto fastidioso, Xelloss
mi strinse tra le braccia e, libratosi in volo, appoggiò la guancia
sulla mia sussurandomi all’orecchio un
inquietante…
“Tu vieni via con me…”