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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    13/01/2011    6 recensioni
Lina, Gourry, Amelia e Zel si stanno dirigendo verso Saillune... ma sarà un cammino molto, molto lungo! Ex fidanzate, vendette, eventi passati e futuri... di tutto e di più affliggerà i nostri protagonisti ma soprattutto... si chiariranno i sentimenti di una certa maga verso lo spadaccino che si è autoproclamato sua guardia del corpo? Leggete e scoprite...
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lentamente, misericordiosamente, mi sollevai in piedi

 

 

Lentamente, misericordiosamente, mi sollevai in piedi. Fu un momento di grazia, intensa gioia e puro gaudio con tanto di angioletti con le alucce piumate e piccole arpe d’oro, destinato però, purtroppo per la sottoscritta, a non durare molto. La fitta che mi saettò nella gamba che era stata  ferita e il crampo di protesta nel polpaccio dell’altra avrebbero dovuto mettermi sull’avviso ma mi conoscete, sono una ragazza decisamente testarda quando mi ci metto.

 

 

Saldamente appoggiata alla testiera del letto, che mi aveva fatto anche da sostegno per alzarmi, mossi un piccolo passo rigido verso lo scrittoio di Kira, che faceva bella mostra di sé sotto l’ampia finestra, unica fonte di luce della camera. Mi tremavano i muscoli eppure dovevo farcela, dovevo arrivare almeno fino alla sedia vicino alla scrivania. Per la miseria, ero Lina Inverse, no? Una sciocchezza come quella che mi era accaduta non mi avrebbe costretta a letto un secondo di più! Strinsi i denti e lasciai la mano, peraltro ormai orribilmente sudaticcia, dandomi una leggera spinta in avanti. Un passo… Ah, ah! Visto? Un altro passo… Camminavo!!! CamminavBAM! Un secondo dopo aver esultato ero a terra, ansimante e lacrimante mentre mugolavo di dolore e rabbia a labbra strettissime, per non richiamare attenzioni indesiderate tra i miei solleciti amici. ? Evidentemente dovevo ancora lavoraci su

 

 

Era passata circa una settimana dal mio scontro con il “campione” di Mahen meglio conosciuto come Aleksander, il paladino della giustizia. Quel dannato bastardo aveva deciso di accopparmi sulla base di informazioni false e tendenziose elencate in una vecchia taglia sulla testa… incredibilmente ancora in giro (? Ero stata riconosciuta innocente. In-no-cen-te! Cosa lo dico a fare, è ovvio che sia stato così!) e c’era quasi riuscito, infilzandomi con un pugnale avvelenato. Mi scelgo con cura i nemici, eh? Mai uno con un briciolo di  intelligenza. Se quel maledetto idiota avesse deciso di consegnarmi alle guardie, come avrebbe fatto una persona sensata, ci saremmo risparmiati tutto il macello che era successo invece NO, lui doveva sfidarmi e uccidermi! Ma dico… se pensava che fossi ancora ricercata, perché non prendersi l’oro della mia taglia? Era così ricco che disprezzava un bel sacchetto di monete? Certa gente mi risultava incomprensibile… Io dovendo scegliere preferisco prendermi la ricompensa e poi magari posso strapazzare il criminale, se proprio mi sento in vena… Ma che ci volete fare, sono una maga-genio, non tutti sono al mio livello! (Zit-ti!)

Naturalmente non concepivo che volesse uccidermi così, per se, perché non ci conoscevamo affatto, non gli avevo fatto niente e vi assicuro che se avesse voluto ammazzarmi per vendetta non avrebbe rinunciato a dirmelo… avete notato che i cattivi hanno una gran parlantina, no? Quanto adorano tediare con i loro discorsi, sbrodolati appena prima di dare il colpo di grazia? E quante volte proprio questa cosa li porta a fare una brutta fine, loro per primi? … ah, bei ricordi! Questo Aleksander doveva essere un cacciatore di taglie con la mania da giustiziere, visto e considerato che aveva ripulito anche i boschi intorno a Mahen dai banditi. Non che questo fosse poi meglio della figura del cattivo a tutto tondo oppure del vendicatore… visto che i suoi metodi non erano così ortodossi. Infondo anche se mi aveva dato una spada per combattere ‘alla pari’ con lui, quando avevo tentato di fuggire mi aveva colpita alle spalle… e non aveva usato un semplice pugnale, come vi avevo detto, ma un pugnale con l’aggiuntina. Chiamiamolo ‘pugnale più’. Ecco, grazie alla sua immensa cortesia nei miei confronti mi trovavo in questa spiacevole situazione.

 

 

A causa sua, chiunque egli fosse realmente e qualsiasi scopi perseguisse, avevo sfondato di testa una finestra al terzo piano, fatto un volo in caduta libera mentre mi dissanguavo, grazie al suo veleno, e per un pelo non ci rimanevo secca. Certo, a lui avrebbe fatto piacere, tutto sommato, visto che la mia morte era più o meno dichiaratamente il suo scopo… ma per la sottoscritta non era stato divertente. Affatto proprio. Ora, se mai mi fosse capitato di nuovo sottomano senza un Rune Breaker a parargli le chiappe dalla magia… nessuno avrebbe potuto togliermi la soddisfazione di usare i miei peggiori incantesimi. Ne conoscevo giusto un paio che avrebbero fatto al caso suo. Questo, appunto, se si fosse deciso a palesarsi di nuovo. Già, perché dopo il fattaccio, Aleksander-caro era svanito nel nulla. Volatilizzato. Evaporato. Aria fina. Mahen era nel panico, senza il suo campione (il tono acido da me riservato al suo nome e titolo direi che se lo fosse ampiamente meritato) ed era anche alla ricerca della misteriosa apprendista che lo aveva con tutta probabilità rapito. Solo due considerazioni. Prima considerazione: in quel paese di bifolchi dovevano essere rimbambiti. Dieta povera di vitamine, forse? Non si nutrivano in modo corretto e la loro salute mentale ne risentiva? No ma sentite, analizziamo bene: io avrei rapito lui? Se ne avessi avuta l’occasione gli avrei buttato giù i denti a suon di schiaffi ma di certo non avrei per nessuna ragione sentito il bisogno di sequestrarlo. A parte il bell’aspetto era pazzo, un pazzo furioso se volete la mia opinione e ormai mi stava proprio antipatico, per usare un eufemismo. La seconda considerazione era che Marie doveva stare dalla nostra parte… perché lei sapeva benissimo chi ci fosse nella sala con Aleksander e doveva avere una vaga idea di dove fossi stata portata visto che ricordavo la sua voce, durante la corsa di Gourry verso la locanda. Siccome non avevo ancora avuto il piacere di scontrarmi con abitanti impazziti, armati di torce e forconi come si conveniva da copione, doveva aver tenuto la bocca chiusa sull’identità della misteriosa ragazza. (Tra parentesi mi piaceva un sacco quel ragazza misteriosa, dava alla mia figura un certo fascino, che ne dite? E poi suonava proprio bene. Peccato che se mi avessero trovata, misteriosa o no, i villici imbufaliti avrebbero cercato di passarmi a fil di lama. Tanto per cambiare, eh?).

 

 

Lentamente, con movimenti cauti e misurati, mi misi a sedere. Dal corridoio non giungeva alcun suono, segno che i ragazzi non mi avevano sentita cadere. Questa era un’ottima notizia visto che da quando mi ero svegliata e ci eravamo accorti del piccolissimo problema che mi affliggeva, erano diventati, ognuno nella sua maniera a seconda del carattere e delle inclinazioni, delle sottospecie di mamma (Amelia), papà (Gourry) e carceriere liberamente costretto (Zelgadiss). Una cosa che adoravo. I miei nervi erano ormai a fior di pelle e Zel (i cui nervi erano certamente altrettanto provati) doveva ringraziare la sua pellaccia pietrosa per non essersi ritrovato con una commozione cerebrale… ad Amelia e Gourry non era andata così bene e anche i soprammobili di Kira avevano riportato qualche piccolo danno. Niente di serio, eh? Dopotutto i cocci si possono sempre rimettere insieme e cosa c’era di meglio, per far passare la noia, di obbligare Gourry (minacciandolo con una finta Fireball) a fare quel lavoro certosino? Non dite che suona patetico, attenti a voi! Devo afferrare l’ultimo vaso integro di Kira? Guardate che lo faccio!

 

 

Nel momento in cui mi ero ripresa, la mattina dopo l’increscioso incidente, ed ero finita col cadere a terra trascinando piantana del lavabo e brocca con me, avevo creduto di poterlo imputare alla massiccia perdita di sangue seguita al mio ferimento. Il Ressurrection aiuta, e molto, ma non fa miracoli. Tutto nella norma, quindi, giusto? Giusto? Sbagliato, signori miei. Quando era arrivata Kira, poco dopo l’ora di pranzo, mi aveva esaminata attentamente e ad ogni sospiro che emetteva nel visitarmi, mi ero sentita sempre meno fiduciosa. Insomma, andava tutto bene, no? Mi sentivo in ottima forma. Non è forse vero che ognuno è il miglior medico di stesso?

Quando mi aveva chiesto se riuscivo ad alzarmi in piedi, magari con un piccolo aiuto, le avevo sorriso. Cosa ci voleva? Quindi era stato chiamato Gourry ed io mi ero appoggiata a lui muovendo le gambe doloranti con lentezza esasperante. Al momento di stare in piedi da sola… … il richiamo della forza di gravità era stato decisamente e sorprendentemente forte. Un po’ troppo forte. Lo scontro tra il mio naso e le assi del pavimento era stato impedito dal gesto tempestivo di Gourry che mi aveva afferrata prontamente, come solo anni di esperienza ti possono insegnare a fare. (Bisogna riconoscerlo a Gourry, sa decisamente fare il lavoro per cui lo pago. Ah, non lo pago? Come no? La mia sola presenza è un pagamento sufficiente!)

 

 

Se devo essere sincera ero rimasta sconvolta dal fatto di non essere in grado di reggermi sulle gambe neanche un secondo… dopotutto non ero collassata per debolezza, non mi girava la testa, non mi sentivo male. Eppure… non c’era verso di stare diritta. Figurarsi camminare. Il mio massimo era stato barcollare e sbandare per mezzo passo prima di accasciarmi mollemente. Odioso. Decisamente, schifosamente odioso. Avevo riprovato un paio di volte, sotto lo sguardo sempre più preoccupato di Gourry ed era sempre andato peggiorando… Ad andare avanti in quella maniera potevano tranquillamente abbigliarmi come una damigella indifesa e bisognosa di aiuto usando una delle vesti principesche di Amelia (NO COMMENT sulle modifiche da apportarsi nella zona petto se ci tenete ai denti) e lasciarmi ad un angolo della strada, ad attirare prodi cavalieri, da spennare debitamente. , poteva anche essere una soluzione... Mi ci vedevo bene… Anche se pensandoci, avrei avuto Amelia sempre alle calcagna pronta a predicare l’ingiustizia delle mie azioni… mmm, mi stava già passando la voglia. Concludendo, non potevo camminare né reggermi in piedi e Gourry aveva preso il vizio, quando pensava che non lo vedessi, di fissarmi con uno sguardo talmente afflitto da farmi venire ogni volta una crisi isterica. Perché io LO VEDEVO, mi accorgevo sempre quando qualcuno mi fissava… Oh, avanti, lo sapevo io, lo sapevamo tutti, era solo una cosa temporanea. Niente per cui farsi venire il patema d’animo, no?

 

 

E qui arriva il bello… Kira aveva stabilito che non dovessi sforzarmi, mi consigliava anzi di rimanere a letto. Giustamente avevo ribattuto che non avessi mai provato ad alzarmi, le mie gambe non avrebbero certo ritrovato la forza di sostenere il mio peso (piuma, peso piuma!) e la piccola dottoressa mi aveva preso la mano, scuotendo la testa con sguardo serio. In quel momento avevo provato una sensazione di freddo allo stomaco a dir poco spiacevole. Con voce seria, dopo avermi chiesto se volevo Gourry a fianco (e io ingenuamente lo avevo fatto rimanere, creando un mostro. Avete presente la madre di tutte le mamme apprensive? Ecco in cosa avevo trasformato Gourry, permettendogli di sentire quello che Kira voleva dirmi) mi aveva spiegato che il pugnale era di certo avvelenato (un piccolo pensiero ce lo avevo fatto anche io, a mente lucida, quando mi ero ripresa) e che quello e la posizione in cui era penetrato, unito al colpo preso al momento dell’atterraggio (in effetti solo all’ultimo ero riuscita a castare il Levitation, colpendo quindi il suolo con forza) dovevano avermi procurato una qualche lesione che su due piedi non era in grado di determinare con precisione.

In via precauzionale, per non correre il rischio di peggiorare la situazione, mi aveva raccomandato di stare quanto più immobile possibile.

 

 

Fu così che all’inizio rimasi buona buona a letto, ad annoiarmi mortalmente nonostante la compagnia di Amelia che aveva deciso, dopo l’insuccesso e gli urlacci che si era presa quando aveva avuto la geniale pensata di leggermi uno dei libri di suo padre intitolato “Cento e uno discorsi sulla giustizia per gli ammalati” (davvero, una scelta di ottimo gusto! Non solo le filippiche di suo padre ma pure quelle per gli ammalati!), di procedere con la lettura di alcuni dei romanzi d’amore di cui era ghiotta, sebbene li divorasse di nascosto. Il libro aveva il grazioso titolo di “Amore e ardore nelle verdi lande di Tallassee” e giuro che non sapevo come facesse la principessa a leggerlo senza arrossire furiosamente in certi passaggi oppure ad esplodere in risate incontrollate in altri. Siccome si prodigava in tutte le maniere per farmi stare calma ‘aiutarmi’, evitai di dare in escandescenze e mi sorbii pagine e pagine di pensieri e atti pruriginosi stoica come il premio Nobel per la pace.

Quando era Zel a venire a trovarmi, discutevamo di magia e mi raccontava dei progressi che non stavano facendo per ritrovare Aleksander. Era evidente che l’interesse dello sciamano per ilcampione’ non fosse dettato puramente dalla ‘vendetta’, piuttosto doveva nutrire delle speranze… se era stato quel maledetto a creare il veleno, doveva essere un pozionista dannatamente bravo… e la cura di Zel poteva essere ancora una volta a portata di mano. Da quando aveva avuto la rivelazione da Rezo, Zel aveva deciso di rinunciare alla sua ossessione di tornare normale ma… era una decisione non esattamente definitiva perché all’occorrenza non disprezzava dedicarsi a nuove ricerche. Come non capirlo, infondo? Quando ero ormai fuori pericolo, Zel aveva avuto un lungo incontro con Kira. Non mi aveva rivelato cosa gli avesse detto ma lo sciamano era ancora più determinato a ritrovare Aleksander… dal canto mio non sapevo cosa pensare. Quell’uomo era un ottimo spadaccino ma quanto al resto… non avevo idea. Dopotutto i veleni si possono anche acquistare, basta solo avere le conoscenze giuste.

Per concludere c’era Gourry che passava moltissimo tempo con me a farsi tiranneggiare e… . Ecco. Diciamo che c’erano stati dei momenti teneri. E assolutamente privati! Questa cosa dell’aver ammesso (con me stessa) i veri sentimenti che nutrivo nei suoi confronti… mi destabilizzava. Era come aver rotto un argine… venivo colta da momenti di affetto imbarazzanti che cercavo di reprimere a tutti i costi, soprattutto in presenza di altri. Quando eravamo soli però passavamo lunghi momenti abbracciati, semplicemente l’uno nelle braccia dell’altra, il suo mento sulla mia testa, la mia fronte sul suo petto. Quando avevo per la prima volta risposto all’abbraccio di Gourry lui si era irrigidito, quasi non se lo fosse aspettato. Quasi avesse avuto paura che potessi picchiarlo. (? Quando lo picchiavo era perché se l’era ampiamente meritato!) Poi mi aveva stretta a sé ed era stato… davvero bello. Indiscutibilmente giusto. Mi piaceva quindi ritrovare quelle sensazioni, così intime e calde, che agitavano qualcosa di nuovo e al tempo stesso antico come il mondo nel mio profondo…  

 

 

Mentre i minuti e le ore e i giorni passavano, senza che Kira riuscisse a fare nulla di utile (e vi assicuro che provò diverse cose, alcune decisamente spiacevoli), in me maturava l’idea di costringere il mio corpo a reagire. Medicine, massaggi, manipolazioni… anche l’uso dell’elettricità (che mi aveva riportato alla mente mia sorella maggiore, non senza alcuni brividi) non erano serviti, quindi perché non tentare la mia strada? Ovviamente tutto in gran segreto perché ad una mia battuta per sondare le opinioni (a scopo puramente accademico, chiaramente. Se Lina Inverse decide, decide. Punto.) ed avevo ricevuto le seguenti risposte:

 

 

Amelia- “Ma Lina-saaaan. Bisogna dare retta al medico! Non mi sembra giusto fare di testa propria quando chi ne sa più di noi ha deciso diversamente. Insomma, non sempre è così, ma Kira è molto competente e mi ha aiutato a salvarti la vita!” Tutto condito da sventolamento di indice con tanto di faccina arrabbiata.

 

 

Zel- “Vedi un po’ tu, Lina. Se però finisci col peggiorare la situazione come pensi di uscirne? Guarda che non siamo tutti qui a farti da balie come ad una mocciosa viziata.” Non mi stava guardando negli occhi perché altrimenti avrebbe visto che nel suo futuro prossimo c’era una Fireball

 

 

Gourry- “Non intenderai metterti a camminare lo stesso, vero Lina?” Al mio convinto diniego mi aveva scoccato un’occhiata sospettosa e poi mi aveva spiazzata mettendomi entrambe le mani sulle spalle ed avvicinandosi ad un millimetro del mio naso sussurrandomi di non fare sciocchezze.

 

 

Allora, nessuno era dalla mia parte ma… mi bastavo e avanzavo, no? Dopo il quinto giorno di tentativi falliti da parte di Kira e di forzata immobilità, avevo deciso di dedicare ogni momento di solitudine nel tentativo di camminare. Ok, nel tentativo di stare in piedi senza sostegno E POI di camminare. Le gambe mi dolevano ad ogni accenno ma le sentivo, quindi il problema non poteva essere così grave, bastava solo indurle a reggermi. E io ero maestra nell’arte della persuasione, giusto? Sì, anche con il mio stesso corpo. Dunque, quella mattina ero stata lasciata da sola due volte. In quel momento Amelia e Kira erano andate a comprare delle erbe e Zel e Gourry erano partiti alla ricerca di Aleksander. Per quello che ne sapevano, stavo facendo un sonnellino ‘digestivo’… anche se ero ben consapevole che Gourry avesse intuito la mia recita. L’occhiata scettica che mi aveva lanciato la diceva lunga. Ma… a mali estremi…

 

 

Potreste pensare che il mio comportamento fosse irresponsabile ma davvero, cosa dovevo fare? Passare tutta la vita a letto? Kira non sapeva più che pesci pigliare, il Recovery non serviva, il Dicleary neppure, non funzionava niente… e io mal sopporto le soste forzate.

C’era sempre una soluzione e io stavo solo mettendo in pratica la mia.

 

 

In conclusione, ero a terra, scomoda e ammaccata. Potevo rimettermi in piedi con un Levitation e aggrapparmi alla sedia oppure forzare ancora le gambe a sorreggermi mentre mi sollevavo usando la sedia. Scelsi la via più dolorosa. Insomma, le cose se si facevano, si facevano bene, no? Per fortuna la sedia era del tipo robusto e stabile, mi mancava davvero tirarmela in testa. In che modo avrei spiegato poi alla Santa Inquisizione il bernoccolo sulla fronte? Vero che bastava un piccolo Recovery ma vista la mia scarsa fortuna, mi avrebbero beccata mentre lo usavo…  

Chissà se quando ero un’infante era stato così, imparare a stare in equilibrio e a camminare. Di certo la prospettiva con cui guardavo le cose in quel preciso momento era piuttosto simile.

 

 

Usai tutta la forza che avevo nelle braccia per sollevare il peso morto della parte inferiore del mio corpo e, tremando per lo sforzo, mi misi in piedi. Bene. Da ferma, con una decisa agonia e puntellata da un sostegno saldo, stavo in posizione eretta… avevo raggiunto un nuovo livello sulla scala dell’evoluzione. Con le orecchie aguzzate per captare un qualsiasi suono di gente in avvicinamento, diedi un’occhiata fuori dalla finestra. Una lieve pendenza fiorita digradava fino ad un piccolo stagno il cui specchio rifletteva il cielo terso. Era una scena che metteva una gran pace… ecco, invece di farmi imbarazzare con labbra tumide e cosce possenti, per mantenermi ad un livello di pace interiore minima, sarebbe bastato quello. Dovevo dirlo, ad Amelia.

 

 

Nel mio campo visivo apparve però un elemento di disturbo. Anzi, L’ELEMENTO di disturbo. Strabuzzai gli occhi. In un primo momento pensai di aver avuto un’allucinazione. Era una settimana che nessuno sapeva dove fosse finito ed eccolo, proprio sotto alla mia finestra a guardarmi con la bocca aperta come un pesce lesso… appena vide che l’avevo notato sobbalzò per poi darmi le spalle e iniziare a correre. Fu allora che commisi l’errore numero uno: staccai le mani dalla sedia. Chissà quanto ci voleva alla mia mente ad abituarsi alla disabilità… Immediatamente le gambe mi cedettero e in quel momento commisi il secondo errore:  tentai istintivamente di riguadagnare la sedia…  essendo ormai pesantemente sbilanciata riuscii solo a ribaltarmela addosso, giustamente. Per fortuna, se così si può dire, mi colpì lo stomaco e non il viso. Emisi un gemito soffocato prendendo nota dell’ennesima cosa che il campione da strapazzo mi avrebbe dovuto pagare. E non dite che questo non era colpa sua!

 

 

Dovevo acciuffarlo e l’unico modo per farlo era…

 

 

Raywing!”

 

 

Schizzai in aria, in direzione della porta che per mia immensa fortuna, sempre la solita che mi perseguitava da Ehltarien (meditavo di passare in qualche tempio per farmi esorcizzare) si aprì proprio in quel momento, facendomi investire Gourry e di riflesso centrando anche Zel alle sue spalle. Destino voleva che la camera di Kira fosse abbastanza vicino alla rampa di scale… ora, fate due conti: io in piena accelerazione, Gourry e Zel sulla mia strada e le scale a meno di un metro… e capirete come arrivammo al piano terra. Lasciate che vi riveli un particolare: Zel pesa qualcosa come un quintale e i suoi capelli sono duri e appuntiti come pugnali mentre Gourry è un pezzo di ragazzo grande e grosso, entrambi sono completi di gomiti, ginocchia e altre parti dure (NO, non QUELLE! Intendevo le ossa!) ed io sono alta la metà di Gourry, sono magra e ho molte parti MOLLI. Quando la valanga umana formata dai nostri corpi si fermò avevo praticamente in bocca una scarpa di Zel e un ginocchio di Gourry piantato nello stomaco. (Non era giornata per il mio stomaco, a quanto pareva.)

 

 

E… Aleksander stava fuggendo!

 

 

Districandomi dai loro arti e strisciando sui gomiti fuori dal groviglio che eravamo, azzittii mugugni e lamentele.

 

Aleksander! E’ nel giardino sul retro!”

 

 

Cooooosa?”

 

 

A quelle parole i ragazzi si misero in tensione; Zel si alzò di scatto e prese la via della porta mentre Gourry lo seguì con lo sguardo senza muoversi per poi lanciarmi una lunga occhiata. Dal canto mio recitai la formula del Levitation e mi misi alla sua altezza, come una specie di fantasma ballonzolante, sebbene in carne, ossa e lividi.

 

 

“Lina…” il suo tono non mi piacque molto. “Lina, perché ti sei alzata… Kira ha detto…

 

 

Gourry…” gli rifeci il verso, mettendolo a tacere con un’occhiataccia degna di Zel. “Vorrei farti notare che non sono in piedi… sto volando.” C’era poi bisogno che sapesse dei miei sforzi segreti? Occhio non vede… E non importava che lo avesse già capito. Perché a Gourry, nonostante l’espressione trasognata e le risposte a volte lente, non sfuggiva un accidenti di niente. L’importante era che comunque non lo sapesse con certezza inequivocabile. Cosa ottenibile solo cogliendomi in flagrante o con una mia piena confessione, quest’ultima cosa praticamente impossibile.

 “Non perdiamo tempo, non vorrai che Zel festeggi senza di noi.” Gli strizzai poi l’occhio, in segno di pace e lo spadaccino, dopo aver lasciato andare un lungo sospiro, rilassò lentamente le spalle.

 

 

Io davvero lo capivo, capivo che fosse preoccupato per me ma sinceramente, non volevo che quello che era avvenuto tra noi (curiosi, eh?) cambiasse qualcosa. Noi ci fidavamo l’uno dell’altra e così doveva rimanere. Ci tenevo troppo a me stessa per fare sciocchezze che mi danneggiassero. (Non sono graditi commenti, grazie) Doveva darmi credito e lasciarmi fare, come aveva sempre fatto.

 

 

Mi rivolse un piccolo sorriso, accarezzandomi una guancia. Ricambiai sorriso, indugiando affettuosamente sui suoi lineamenti, i folti capelli scintillanti, gli occhi chiari, il bel naso dritto e la bocca morbida e invitante… soprattutto la bocca… Lina! Cosa pensi?! Mi riscossi da quei pensieri inopportuni ed entrambi uscimmo in giardino. Se non ci fosse stato Aleksander da inseguire forse, in quel prato illuminato dal caldo sole… Scossi la testa con forza. Non era il momento!!! Basta pensieri su Gourry!

 

 

Girammo intorno alla taverna fino ad arrivare al prato retrostante dove avvistammo Zel che correva come un disperato. Con un cenno di intesa io e Gourry ci mettemmo all’inseguimento e in un secondo gli fummo alle spalle.

 

 

Zel! Perché non lo segui via Raywing?”

 

 

Lo sciamano alzò le spalle poi mi rivolse un sorrisetto storto. “Voglio dargli un po’ di vantaggio…per vedere cosa fa.”

 

 

 

Evidentemente Aleksander si era accorto di noi, a giudicare dalle occhiate che ci lanciava da sopra alla spalla di tanto in tanto. Dovetti dargli atto che aveva un gran fiato perché correva come se avesse avuto uno stuolo di demoni alle calcagna… , in effetti avrebbe anche potuto considerarci tali, se fosse riuscito a percepire le aure che sprigionavamo… decisamente arrabbiate e affamate… Mi venne da ridere al paragone con i mazoku e mi sentii bene, libera e in forma come da giorni non mi accadeva. Il vento sul viso, Gourry e Zel al mio fianco, a capofitto in una nuova avventura… beata ingenuità, la libertà mi stava facendo ubriacare ottundendo i miei istinti? Perché era chiaro che Aleksander continuava a correre in linea retta, completamente esposto, voleva apertamente condurci in un posto preciso…

 

 

“Trappola?”

 

 

 “Probabile.” Fu la risposta dello sciamano mentre Gourry continuava a correre, le labbra serrate ora in una linea sottile.

 

 

“Quando ha visto che lo stavo inseguendo filava a zig-zag come per seminarmi… ma… quando siete arrivati voi si è quasi fermato, per un secondo… e poi ha iniziato a correre… così…” Indicò Aleksander.

 

 

Curioso. Che avesse deciso in un secondo momento di tenderci un’imboscata?

Era  d’altra parte sensato che fosse una trappola, dopotutto sulla taglia eravamo esattamente io, Gourry e Zel, no? E lui non era forse una specie di giustiziere?

 

 

“Placcaggio alla Inverse o ci facciamo portare dove vuole?”

 

 

Meglio cercare di affrontarlo subito o lasciarci condurre nel luogo dove aveva deciso di portarci, se mai ne aveva veramente uno in testa? Io propendevo per assecondare il suo gioco e stranamente anche Gourry e Zel non avevano ancora espresso obiezioni di sorta. Forse non lo consideravano abbastanza pericoloso, forse…

 

 

“Secondo me è meglio gettarlo a terra qui e subito, senza aspettare di vedere dove vuole andare. E’ da quando ha iniziato a scappare che sa che gli siamo dietro!

 

 

Ah, ecco! In effetti mi aspettavo una cosa simile da Gourry… in genere tendeva ad assecondarmi ma adesso era preoccupato per me. Era come se lo spadaccino e lo sciamano si fossero scambiati i ruoli… Gourry cercando di frenarmi e Zel assecondandomi. Ma Zel mi assecondava per una ragione… e io sapevo quale fosse…

 

 

“Non credo sia un demone, non credo abbia un esercito… magari è più interessante vedere dove ci porta.”

 

 

Era possibile che Zel lo volesse catturare per scoprire se oltre a veleni potenti che non si potevano curare con un Dicleary né in altre maniere fosse in grado di fare qualcosa per lui…  Pensava che Aleksander potesse creare qualche pozione particolare… lui o qualcuno per lui.

 

 

Zel?”

 

 

Lo sciamano girò leggermente il volto.

 

 

“Pensi che Aleksander abbia un laboratorio segreto?”

 

 

Zelgadiss tornò con lo sguardo sul fuggitivo, pensoso. “Forse.”

 

 

“Non credo ci stia portando lì, se anche ne avesse uno…” dissi sollevando un sopracciglio. “E poi non è detto che il veleno usato contro di me sia opera sua… potrebbe averlo comprato.”

 

 

Zelgadiss ignorò il secondo commento e rispose in tono un po’ piatto. “Vale la pena di andare a  vedere… sono stufo… di stare con le mani in mano in quella locanda.”

 

 

Ah, l’ultimo punto lo condividevamo in pieno.

 

 

Ma lo sciamano non aveva finito. “E comunque lascia che te lo dica…sei una pessima paziente, Lina.”

 

Questo non doveva dirlooooooooooooooooooooo

 

 

Improvvisamente Aleksander deviò verso un gruppo di villette diroccate e si infilò in quella più grande, dallo sgretolato intonaco bianco, scomparendo nel buio del piano terra. Ci fermammo come un sol uomo davanti al portone scardinato. Dimentica della mia piccolissima complicazione, rilasciai il Raywing, poggiando i piedi a terra e afflosciandomi immediatamente come un sacco vuoto.

 

 

“Maledizione!” mugolai infelice mentre Gourry urlava il mio nome e si affrettava ad afferrarmi per la vita, sollevandomi di peso.

 

 

“Tutto bene?” chiese ansimando. Zel mi osservò attentamente, strizzando gli occhi e mettendo pollice e indice sotto al mento. “Sei un po’ pallida.”

 

 

Zeeeel…” grugnii. “Sto BENE.”

 

 

Lo sciamano sollevò gli occhi e indicando con un senno della testa la porta mi chiese, non senza una punta di ironia, se volessimo entrare.

 

 

“Certo che SI’” affermai. Naturale, ovvio! Cosa ero arrivata fin lì a fare?

 

 

Proprio mentre rispondevo mi fece eco una seconda voce…

 

 

“Certo che NO”

 

 

Dei, aiutatemi. Anzi, aiutatelo.

 

 

Gourry mi prese in braccio, modello sposa, cosa che gli sarebbe valsa una terribile punizione più tardi, e solo perché adesso non avevamo altro tempo, e mi guardò negli occhi.

 

 

“Lina, ti prego. Davvero, anche se dici di stare bene vorrei farti notare che non ti reggi in piedi.

 

 

Va bene, aveva ragione. E allora? Ero capace di tenere attivi due incantesimi contemporaneamente!

 

 

Ci si mise anche Zel.Gourry ha ragione e lo sai. Saresti solo di impiccio. Stai qui.”

 

 

Una vampata di furia mi fece bruciare la guance e le orecchie ma mi morsi le labbra. Saresti di impiccio. Stai-qui. Presi un profondo respiro. 

‘Non posso friggerli ora. Non devo friggerli ora…’

Dopo essermi ripetuta il mantra una decina di volte a velocità supersonica, mi riazzardai a parlare.

 

 

“Ragazzi, stiamo solo perdendo tempo… anche se scommetto che quel verme se ne sta seduto al piano di sopra ad aspettarci… Comunque voglio partecipare anche io. Non sono invalida!” I due traditori si lanciarono un’occhiata. “Se mi lasciate qui tutta sola… salirò le scale strisciando.” Lo so, questo suona DAVVERO patetico, “Non cammino ma la bocca ce l’ho ancora…”

 

 

“Si sente…” mi interruppe sbuffando lo sciamano mentre Gourry annuiva vigorosamente.

 

 

“Voi due…” strinsi le mani a pugno. “Posso lanciare degli incantesimi, giusto? Non mi servono le gambe, mi serve la voce!” Una volta mia sorella mi disse che ero testarda come una bambina di due anni. Forse aveva ragione ma… so valutare perfettamente i rischi che sto correndo e per nessuna ragione al mondo i miei due “custodi” mi avrebbero tolto il divertimento di vendicarmi di Aleksander. Fosse stata anche una trappola volevo davvero vederlo il gran campione, con la magia che potevo usare, cosa avrebbe fatto. Oltre a cercare di spegnersi le fiamme di dosso.

 

 

Prima che uno dei due potesse anche solo pensare di ribattere, una nuova voce si aggiunse al coro.

 

 

Lina-saaaaaaan!”

 

 

Mancava Amelia nel quadretto, vero? , adesso anche i suoi fan saranno contenti. Eravamo finalmente al completo.

 

 

La principessa si fermò davanti a noi, mani sulle ginocchia e testa bassa mentre cercava di riprendere fiato. “Lina… san… cosa… cosa ci fai qui? Perché…”

 

 

“Sì, sì perché non sei a letto e blablabla.” Mi intromisi io, visibilmente seccata. “Senti, Amelia, sei arrivata tardi. Abbiamo già affrontato e risolto quest’argomento…

 

 

“Ah, sì?” intervenne Gourry.

 

 

“Sì!” Esplosi io fulminandolo con un’occhiataccia e ricevendo in cambio la sua espressione a occhi stretti.

 

 

“Auguri per il futuro!” Mugugnò Zel mentre io arrossivo e lo spadaccino girava lo sguardo verso lo sciamano, perplesso. Decisi di lasciargliela passare in nome dell’amicizia che ci legava (e perché contavo di usarlo come scudo umano, all’occorrenza, ma questo non era il caso che lo venisse a scoprire in anticipo.)

 

 

Amelia sembrava non aver afferrato in un primo momento, poi mi scoccò un’occhiatina maliziosa, arricciando le labbra. Non l’ho ancora punita per Ehltarien, vero?

 

 

“Ora basta!” mi agitai tra le braccia di Gourry, “Dobbiamo entrare!”

 

 

“Perché…” iniziò Amelia mentre i ragazzi si giravano finalmente verso la porta e io mi permettevo un sorrisetto soddisfatto. Con la coda dell’occhio vidi la principessa alzare le spalle e con un sospiro seguirci.

 

 

Appena varcata la soglia ci trovammo davanti ad un ampio e polveroso salone, alquanto buio. Non potevo averne la certezza ma il mio istinto mi suggeriva che Aleksander avesse percorso l’imponente scalinata e adesso si trovasse al piano superiore. L’istinto o forse l’esperienza visto che certa gentaglia amava le entrate in scena di un certo livello. E cosa c’era di meglio se non aspettarci seduto sul suo ‘trono’?

 

 

Lighting!” lo sciamano si diresse verso il fondo del salone. Aleksander deve essere di sopra, come aveva detto Lina prima di entrare… tuttavia penso possa essere una buona idea dare un’occhiata anche laggiù. Non si sa mai…” Indicò le porte gemelle che si stagliavano ai due lati opposti della sala. A dire il vero, grazie alla luce, si vedevano chiaramente i segni delle scarpe che dall’ingresso andavano fino alle scale… e di sicuro Zel le aveva notate. C’era però la questione del laboratorio… lo sciamano voleva di certo andare fino in fondo a quella storia. Io non pensavo che Aleksander fosse così stupido da portarci nel luogo dove aveva il laboratorio, se davvero ne aveva uno… però non era detto. Niente era detto, con gente che non esitava a colpirti alle spalle con un pugnale avvelenato. Nel frattempo però Gourry doveva essersi accorto delle impronte e, anche se non ero sicura che avesse ascoltato le idee sulle possibili capacità di Aleksander e quindi ignorasse il duplice scopo di Zel, fece per rimarcarlo. Poi chiuse la bocca e strinse le labbra, in un gesto che ultimamente stava diventando di repertorio. 

 

 

 

In quel momento Zel si girò e mi diresse una lunga occhiata. “Forse potrei andare a dare uno sguardo mentre mi aspettate qui.” Era probabile che una delle due porte conducesse ai sotterranei… non era difficile leggere lo sciamano come un libro aperto, in quel preciso momento. “Mi ci vorrà solo un secondo.”

 

Amelia però, all’oscuro di tutto, lo guardò perplessa. “Zelgadiss-san… io non penso sia una buona idea. Questo posto non mi piace molto… anche se continuo a non sapere perché siamo qui.

 

Al che anche Gourry intervenne. “Meglio non dividersi.” Essendo appoggiata al suo petto (? Stare tutta tesa è stancante!) il suono della sua voce mi fece uno strano effetto. Mi chiesi per un breve istante come fosse stare così… non solo abbracciati, proprio accoccolati insieme, la mia testa posata sul suo cuore, le nostre gambe intrecciate… Bastò il pensiero per farmi fare un salto e mi discostai di colpo, per quanto la posizione tra le sue braccia mi consentisse. Gourry mi studiò per un lungo attimo con espressione leggermente confusa ma poi non disse nulla. Perché continuavano a venirmi in mente certe cose in momenti tanto inappropriati? Non intendevo diventare una di quelle fanciulle svenevoli tutte mossette e cose simili… io ero Lina Inverse! La Dra-mata (mio malgrado)! La Bandit Killer (questo molto meglio)! Io non mi lasciavo andare ad effusioni e pensieri sdolcinati, io…

 

 

“Tutto bene, Lina?” Il limpido sguardo azzurro di Gourry e la sua voce mi surgelarono. Contegno, Lina. Con-te-gno. Con una sventolata di mano liquidai la questione, sperando ardentemente che il colore delle mie guance non fosse così palese. Amelia si voltò brevemente per lanciarmi un’occhiatina che non gradii affatto.

 

 

Per chiudere definitivamente il discorso rivolsi lo sguardo verso i nostri amici. Zelgadiss e Amelia, che aveva acceso un’altra sfera di luce, stavano avanzando per primi e io e Gourry chiudevamo la fila. Il respiro leggero di Gourry mi solleticava la fronte mentre gli stavo tra le braccia, di nuovo rigida come una scopa. ? Essere portati in quella maniera è non mi piace! Non-mi-piace! E basta! Anche se… No, bastaaaaa!

 

 

Lo sciamano diede una spinta alla porta tarmata a sinistra della scala, ottenendo un discreto cigolio e una nuvola di polvere. Era ovvio che nessuno fosse entrato da molto tempo… là dietro altro non c’era che una sorta di cucina abbandonata, con il camino completamente annerito. Amelia avanzò di qualche passo, toccando con un dito la fuliggine, poi si pulì la mano sui calzoni lasciando uno sbaffo scuro che faceva a pugni col colore brillante delle sue vesti. “Mi mettono tristezza le case abbandonate…” la sentii sussurrare con una strana vocina triste. Zel le strinse brevemente una spalla, facendola trasalire appena, poi ci fece segno di dirigerci verso l’altra stanza da esplorare.

 

 

Andando verso la seconda porta, invece, si poteva rilevare il segno di un minimo movimento. Non tante impronte come in direzione dello scalone che faceva accedere ai piani superiori ma a ben guardare c’era una fila di orme abbastanza distinta. Forse nessuno c’era stato in tempi recentissimi ma era comunque non era passato troppo tempo dall’ultima visita. La porta si aprì con meno fracasso e una lunga e buia fila di gradini grezzi apparve nel nostro campo visivo. I sotterranei, quindi. Bingo, Zel!

Lo sciamano rimase in silenzio ad osservarli per un minuto buono mentre Amelia illuminava debolmente i profondi recessi della tromba delle scale.

“Scendiamo?” sussurrò. Dall’antro proveniva un forte odore sepolcrale, secco e terroso. Lugubre. E freddo. Repressi un brivido mentre la principessa si strinse le braccia, lasciando la luce fluttuare vicino alla testa. “Zelgadiss-san?”

Lo sciamano girò lentamente la testa nella sua direzione. “No… qui non c’è nessuno. Ha ragione Gourry, non è saggio dividersi…” si vedeva lontano un kilometro che desiderava scendere e che quello che stava dicendo gli costava, “verremo dopo, casomai.”

 

 

C’erano i sotterranei… e c’era anche un laboratorio? Se così fosse stato avremmo dovuto porci altre domande…

 

 

Tornammo speditamente al salone principale per poi iniziare ad inerpicarci senza ulteriori indugi sull’imponente scalinata che pian piano ci inghiottì nella sua crescente oscurità.

 

 

Procedemmo in silenzio, circospetti. Ogni tanto Zel rallentava il passo, con le orecchie tese e Gourry frenava, per non andargli addosso, facendomi sbilanciare. Nell’aggiustarmi tra le sue braccia notai l’ennesima occhiata maliziosa di Amelia quindi iniziai di nuovo ad agitarmi, a disagio. “Fammi scendere, Gourry.” Sibilai. Non diede cenno di avermi sentita anche se sapevo che non era sordo proprio per niente. “Met-ti-mi giù.” Ripresi, irritata. Gourry allora avvicinò la bocca al mio orecchio, mentre ancora gli inveivo contro. “Vuoi davvero che ti metta giù? Giù PER TERRA intendi?” Io mi mossi, cercando di sgusciare dalle sue braccia. Certe abitudini erano dure a morire e poi io non sopportavo di essere portata in quella maniera. Non in pubblico! Perché non mi aveva caricata sulla schiena? Perché mi stringeva a sé in quella maniera davanti agli altri?

“Come vuoi….” Disse con un sorrisetto malvagio che doveva aver imparato da me. (Vedete? Imparano solo quello che non dovrebbero!) “Ma… sei sicura? Guarda che strisciare è molto faticoso e mal si addice ad una signorina per bene.” Già, giusto, avevo detto che piuttosto che venir lasciata indietro avrei lavorato di gomiti… Ahhhhh, perché dovevano sempre prendermi così alla lettera? “,” borbottai, “puoi sempre portarmi sulle spalle.” Mi ignorò vestendo sempre lo stesso odioso ghigno.

 

 

 

Dietro di noi Amelia aveva seguito con interesse lo scambio. “Oh, Gourry-san, quando porti Lina-san in braccio così sembri davvero il prode Edgardo con la dolce Papillonia….” Sospirò e poi riprese, con sguardo dubbioso. “Però lui non poteva resistere dal baciarla appassionatamente!” Ma che cavolo…

Gourry rallentò per affiancarla e annuì. “E’ vero… però Papillonia amava essere portata in braccio, non come Lina! Papillonia non si è mai agitata così!” Io li ascoltavo interdetta mentre davanti a noi udii chiaramente Zel che prima sbuffava e poi tentava di trattenere una risata.

Amelia sentì che era davvero il caso di proseguire “Già ma nel primo capitolo, quando Papillonia non lo conosce, si dimena eccome! Poi però lui la rassicura cullandola tra le sue possenti braccia! Gourry-san… hai provato con Lina-san?”  Eh?

 

 

Ma cosa…? Che diavolo stava facendo Gourry? “Che fai?” Gli strillai a pieno volume nelle orecchie, alla faccia della segretezza, facendogli fare un gran salto.

 

“Oh,” continuò Amelia, “sembra che con Lina-san non funzioni nonostante quello che c’è stato tra di voi… ma per curiosità, perché siamo in questa catapecchia?”

 

 

“E CHE COSA CI SAREBBE STATO TRA ME E QUESTA TESTA DI MEDUSA???” (ma insomma, possibile che NIENTE riesca a rimanere segreto? E comunque non lo avrei confessato davanti ad Amelia neanche sotto tortura. Ammesso che fosse LEI a torturare ME e non viceversa.)

 

 

Nel momento in cui cacciai quello strillo indignato, passammo dalla semi-oscurità ad un nebuloso chiarore. Da una porta aperta filtrava la luce del giorno mentre, seduto su una poltrona, ci attendeva Aleksander. Cercate di negare che sono un genio nel classificare le persone, adesso!

 

 

“Benvenuti.” Disse l’uomo fissandoci ad uno ad uno per poi soffermarsi su… Gourry. Ehi! Su di ME doveva fermare lo sguardo, visto che era alla sottoscritta che doveva uno straccio di spiegazione! Mentre lo osservavo ad occhi stretti, sentivo Zel mettere una mano alla spada ed Amelia chiedere a bassa voce se fosse per caso il “famoso” campione, un ometto si palesò uscendo dall’ombra dell’alto schienale della sedia. Anche lui puntò lo sguardo su Gourry soltanto. Improvvisamente cosciente di tanta attenzione lo spadaccino iniziò a guardarsi intorno, confuso.

 

 

Negli occhi di Aleksander e Doliev (che non immaginavo così basso, la prima volta che lo avevo visto ero certa fosse seduto!) si accese la stessa espressione perplessa. Il silenzio assoluto che si era creato fu spezzato dalla voce di Amelia ancora in cerca di spiegazioni, questa volta richieste ad un volume un po’ più alto.

 

 

Aleksander si erse in tutta la sua altezza e facendo la parodia di un inchino le rispose.

 

 

“Sono proprio io, signorina, il campione di Mahen. Campione di spada e di giustizia.”

Mmm… non ricordavo che avesse una voce tanto nasale…

 

 

Scoccò di sottecchi un’altra occhiata a Gourry che però rimase con la stessa espressione attonita di poco prima.

 

 

“In che senso campione della giustizia?” Amelia si era fatta avanti, con gli occhi scintillanti di quella malsana luce che rappresentava il tipico preludio ad una tirata. “E’ forse giusto attaccare una ragazza cercando di ucciderla senza lasciarle la possibilità di spiegarsi?” La principessa mi guardò un secondo prima di ripartire. “Certo, non che Lina-san abbia una condotta irreprensibile…” Ehi! “Amelia…” ringhiai con un gocciolone sulla testa al che la principessa, dopo essersi zittita un attimo, ricominciò con voce ferma. “In ogni caso, non considero corretto questo comportamento da parte di un uomo che persegue la nobile causa della giustizia!” Aleksander spalancò gli occhi e fece per aprire bocca mentre Amelia, una mano su fianco e l’altra con l’indice puntato, iniziava a far fiato alle trombe.

 

 

Ringraziai mentalmente la principessa che con il suo sproloquio mi lasciava il tempo per pensare. Intercettai lo sguardo di Zel, che aveva già pronto il pugno da dare in testa ad Amelia. Scossi il capo, non era ancora ora della ‘soluzione di emergenza’. “Aspetta, lascia che li stordisca un po’.” Lo sciamano rimise la mano sull’elsa della spada ma non fece altri movimenti, lasciando però saettare lo sguardo tra Aleksander e Doliev. Soprattutto su Doliev che ci fissava truce.

 

 

AleksanderAleksander… abile spadaccino, nome che rimandava a territori nordici… biondo con occhi e pelle chiari, come gli abitanti di quelle zone… Come Gourry? Aleksander che aveva una nostra taglia tra le mani, vecchia di diversi anni, e che continuava a fissare Gourry ma non Zel. Anche se sul foglio c’erano i nostri tre ritratti. Aleksander che quella sera non aveva testato lo spadaccino e lo sciamano ma che per le donne faceva un’eccezione e aveva combattuto contro di me, seriamente, dopo avermi riconosciuta.

Il punto però stava non tra me e Aleksander ma tra Gourry e Aleksander. Gourry non dava idea di averlo riconosciuto e anzi, ricambiava i loro sguardi, sguardi di riconoscimento, con il nulla più completo. Che Aleksander fosse di Elmekia? Un compagno d’arme di Gourry? Eppure no, sembrava troppo giovane. Poco più vecchio di me, sarebbe dovuto andare in guerra ancora bambino. Era possibile, però… E poi non c’erano stati conflitti armati negli ultimi dieci anni ad Elmekia…No, quella pista era da escludersi. Un parente, forse? Ma perché Gourry non dava segno di conoscerlo? E qui veniva il tasto dolente… cosa ne sapevo io del passato di Gourry? Un bel nulla. Non avevo idee sulla composizione della sua famiglia, se avesse fratelli o sorelle, nipoti o altro…

 

 

I miei pensieri vennero interrotti dalla conclusione di Amelia, proferita tutta di un fiato.

 

 

“E quindi ritengo INGIUSTO che tu ti possa fregiare del titolo ‘campione della giustizia’!”

 

 

Io e gli altri eravamo abituati ai discorsi sulla giustizia (anche se a dire il vero non ci si abituava mai, piuttosto si chiudeva l’audio) ma Aleksander e Doliev sembravano aver accusato il colpo. Il biondo era visibilmente sudato e pallido mentre Doliev si tirava i baffetti con fare nervoso. Amelia si girò verso noi mostrandoci il segno della vittoria.

 

 

Dopo essersi passato un fazzoletto sul viso, con aria ancora scossa e voce roca, Aleksander si fece ancora una volta avanti. Zel estrasse la spada mettendosi tra noi e loro mentre Doliev si posizionava davanti al campione, la mano alla spada a sua volta.

 

 

“E così avete bisogno di un guerriero magico, eh? Codardi…” ci apostrofò Doliev alzando la guardia. Zelgadiss gli rivolse un sorriso storto e ripetendo il suo nuovo soprannome, puntò la spada verso l’altro spadaccino.

 

 

I due uomini iniziarono così a combattere mentre Amelia alzava le mani, avvicinandole, mettendosi in posizione di difesa.

 

 

“Allora?” disse a tutti e a nessuno in particolare Aleksander. In realtà era come sempre diretta allo spadaccino la domanda.

 

 

Diedi una gomitata nelle costole a Gourry. “Ce l’ha con te!”

 

 

Lo spadaccino mi rivolse uno sguardo stranito. “L’ho capito… ma io questo non lo conosco affatto!”

 

 

Me lo disse sussurrando ma Aleksander lo udì lo stesso perché si fermò strabuzzando gli occhi. Poi divenne rosso in volto e iniziò a digrignare i denti, uguale preciso ad un cane rabbioso. Ci mancava solo che iniziasse a perdere bava anzi, no… ecco una gocciolina… Sospirai mentalmente. Ecco una delle nostre tipiche situazioni…

 

 

Uno sconosciuto pazzo (perché no, fa sempre piacere!) e furibondo, il suo scagnozzo spadalesta e una catapecchia cadente. A quando l’arrivo di un bel mazoku? No, meglio non chiedere…

 

 

“Maledizione! Sono io, Gourry! Guardami! Sono ALEKSANDER.”

 

 

Ansimava visibilmente mentre da parte di Gourry nessun segno. Lo spadaccino sollevò gli occhi, poi li chiuse assumendo l’espressione concentrata che era preludio di una qualche uscita idiota. Me lo sentivo, stava per farlo, ne avevo quasi paura.

 

 

“Ehm… Gourry-san?” Amelia fissava l’uomo con sguardo critico. “Non trovi che assomigli a Lord Pitterpotter? Guarda, con quei capelli dorati e gli occhi azzurri… Dici che ha fatto il modello per la copertina del libro?”  Sospirai apertamente quando mi accorsi che Gourry annuiva con aria quasi sollevata. Dovevo frenare l’insana passione di quei due per i romanzacci rosa. Insomma, Gourry si addormentava non appena gli leggevo qualcosa dei miei tomi di magia e invece si dilettava con… quella robaccia??? In più Lord Pitterpotter davanti a noi sembrava non aver gradito il paragone. Che conoscesse “Tempesta di cuori”? (Ebbene sì, grazie ad Amelia mi ero fatta anche io una certa cultura mio malgrado.)

 

 

Non-sono-questo-cavolo-di-Pitter” sputacchio “Potter! Per gli Dei, Gourry! Assumi delle droghe?”

 

 

Ma che pronuncia nasale! Affettato quanto un vero Lord! Ora che lo guardavo meglio forse il modo in cui parlava non era una posa. La stanza era illuminata ma non in modo chiaro, piuttosto il tutto appariva un po’ granuloso, come poco prima che scendesse la notte, forse a causa delle strane imposte alle finestre che filtravano la luce in modo particolare. Era per quello che non mi ero accorta che il suo naso era un po’ più schiacciato di quello dei miei ricordi e che era anche parecchio più violaceo. A guardarlo con attenzione sul suo volto si estendeva una macchia giallastra a farfalla, soprattutto sotto agli occhi… si era… rotto il naso? Era il caso di chiederglielo? Dopotutto avevamo saltato completamente i convenevoli. “Cara Lina, bellissima maga genio, come stai?”, “Ohhhh tutto bene, Aleksander caro!” Roba così, insomma. Che fine avevano fatto i gentiluomini da romanzo rosa? Erano nei romanzi rosa, appunto…

 

 

“Va bene, Pitter… ehm…Aleksander,” mi corressi. Attesi che Zel e Doliev ci passassero accanto, combattendo come invasati, poi continuai. “E’ abbastanza evidente che nessuno di noi ti conosca. Ora, se ci facessi il piacere di pre…”

 

 

Taci, strega! Tu… tu sei malvagia!” dito puntato nella mia direzione modello Amelia. Pessimo segno…

 

 

Potevo tollerare l’insulto? Mmmm… fargliela pagare subito per tutto o in comode rate mensili?

 

 

“Va beeeene, questo ce lo avevi fatto capire. Ora, chi saresti?” Sollevai un sopracciglio. Chissà se avergli parlato come ad un ritardato lo avrebbe indisposto ancora di più o finalmente avrebbe rivelato la sua identità. Se per caso fosse sbottato… , non aspettavo altro per un po’ di fuochi artificiali. Direi che la mia pazienza era già stata fin troppo esemplare… E che non rispondesse ripetendo “Aleksander”, per l’amor degli Dei…

 

 

“Sono Aleksander!” Ecco, appunto…

 

 

Silenzio attonito da parte di Gourry.

 

 

“Sono ALEKSANDER!” Come se fossimo sordi…

 

 

Nessuna risposta.

 

 

“ALEKSANDER!” E finiscila…

 

 

Amelia zitta, io muta, Gourry semplicemente spaesato. “Aleksander?” sussurrò lo spadaccino con tono non più incerto. Oh, grazie agli Dei… aveva capito? Lo conosceva? Eravamo finalmente arrivati alla soluzione dell’indovinello? Mi stavano salendo le lacrime agli occhi, lacrime di pura e cristallina gioia, lacrime di…

 

 

“No, no davvero. Non mi dice niente.”

 

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarhg!

 

 

Il mio urlo mentale fece da eco a quello di Aleksander che riecheggiò nella stanza facendo bloccare i due spadaccini. Quando si resero conto che non era successo nulla di cruciale i due ripresero ad affrontarsi mentre il silenzio ripiombava tra noi.

 

 

Per spezzare la tensione, mi decisi a chiederglielo. “Uhm… Aleksander… ti sei per caso rotto il naso?” Visto che non si arrivava da nessuna parte mi sembrava un’ottima soluzione fare un po’ di conversazione… altrimenti avrei potuto picchiare anche io Gourry.

 

 

L’uomo strabuzzò gli occhi e mi guardò in cagnesco. “Sì. SI’, mi sono rotto il naso.” In realtà disse qualcosa come ‘bi sodo rotto il daso’ ma per amor di scorrevolezza vi farò la grazia di riportare il sue parole in modo comprensibile, sempre. Ringraziatemi.

“Sono rimasto schiacciato dietro alla porta.” Sussurrò distogliendo lo sguardo mentre le sue guance si coloravano di rosa.

 

 

La famosa porta con illock’ meccanico. Non dovevo ridere… non dovevoAleksander, il grande campione, spiaccicato tra il muro e la porta… non dovevo…

 

 

Esplosi a ridere, seguita da Gourry (che dubito avesse seguito il mio ragionamento mentale) ed Amelia che rideva contagiata da noi.

 

 

Gli occhi di Aleksander mandavano fulmini e saette e le sue guance avevano assunto una sfumatura decisamente più accesa ed evidente anche nella mezza oscurità che ci circondava.

 

 

“Ora basta, razza di… circensi!” Uh, questo nessuno me lo aveva ancora mai detto!

 

 

Il campione sospirò pesantemente, poi si era mise il volto tra le mani.

I nostri singhiozzi si spensero senza fretta.

 

 

Aleksander si passò una mano sugli occhi con gesto improvvisamente stanco, evitando il naso, e richiese ancora l’attenzione dello spadaccino. “Gourry, yavlyaet·sya Aleksandr ... Sasha, ya dyeĭstvitelʹno ne pomnishʹ menya?” Non riconoscevo la lingua ma evidentemente Gourry  sì, perché alzò la testa di scatto.

 

 

“Sasha? Sei… Sasha?”

 

 

Aleksander alzò la testa e fissò Gourry, con un sorriso mesto. “Da, moĭ dvoyurodnyĭ brat, yavlyayut·sya Sasha Katàev.”

 

 

Prima ancora che aprissi bocca Gourry ce lo disse. Ci disse chi era il famoso campione.

 

 

“E’ mio cugino. Sasha…” Aleksander… il cui diminutivo era Sasha… il cugino di Gourry. Eppure Gourry non lo aveva minimamente riconosciuto. Perché? La memoria dello spadaccino era molto selettiva ma era strano non ricordarsi dei propri parenti a meno che… in fondo Gourry era andavo via di casa per non far mai più ritorno che era appena un ragazzino…

 

 

“Bene, Sasha,” mi rivolsi in modo arrogante in sua direzione, “ci dici cosa diavolo vuoi, signor cugino di Gourry?”

 

 

Lo sguardo nei suoi occhi si incupì notevolmente al suono della mia voce. Qualcosa mi diceva che non gli stessi proprio simpatica. Per niente.

Sentimenti ricambiati, mio caro.

 

 

“Sono cinque anni che ti cerco, Gourry.”

 

 

, chiaramente io non contavo. Ero diventata invisibile? Adesso glielo facevo vedere io, quanto ero invisibile, maledetto… Mi accorsi di stare tremando e se ne rese conto anche Gourry. Mi guardò inquieto, poi fece un gesto inaspettato.

 

 

“Amelia…” la principessa presa dal drammone familiare sussultò. “Sorreggi Lina, per favore?” e così la grande Lina Inverse venne passata come un pacco dalle braccia di Gourry al fianco di Amelia che mi strinse mettendosi un mio braccio sulle spalle e portando il suo dietro alla mia vita.

 

 

Io ed Amelia ci addossammo al muro (non per mia volontà) e rimanemmo a fare da spettatrici (un ruolo che mi fa schifo, lasciate che ve lo dica schiettamente) della strana situazione che si era creata.

 

 

Gourry si avvicinò a Sasha. Lo spadaccino era decisamente più alto del cugino, che indietreggiò leggermente, poi rimase immobile. Faccia a faccia, i due uomini si misurarono in silenzio. Vedevo le spalle di Gourry, rigide per la tensione.

 

 

“Dimmi tutto quello che devi, Sasha. E poi torna ad Elmekia.”

Il tono di Gourry era basso e… pericoloso.

 

 

Aleksander battè le palpebre e gli rispose con una brutta smorfia. “Non è questa l’accoglienza che mi aspettavo, Gourry.” Aggiunse poi in un borbottio perfettamente udibile. “Non ti ricordavi neanche di me.” Sembrava averla presa parecchio sul personale…

 

“Sasha, me ne sono andato a sedici anni e tu ne avevi dieci. Eri un bambino grassoccio e timido, ti avrò visto tre volte nei due anni prima della mia fuga… come diavolo facevo a capire che fossi tu?

Ecco che la mia ipotesi trovava conferma… se Gourry non riconosceva un suo parente o era un parente fasullo oppure lo aveva frequentato ben poco. Come pretendeva Aleksander che Gourry si ricordasse di lui?

 

 

Aleksander fece un movimento secco con la mano, come a voler chiudere la questione. “Gourry, tu devi tornare ad Elmekia e consegnare alla giustizia questa puttana” co… come mi aveva chiamata?! “e il mostro che ti hanno traviato più di quanto non fossi. Devi espiare le tue colpe. Devi…” Arrivò in ritardo ma si prese un bel manrovescio da suo cugino. Mi morsi a forza le labbra per non intervenire io stessa, ci sarebbe stato il tempo e il modo per farlo. Amelia intanto mi occhieggiava ansiosamente, in tensione. Scossi la testa e lei si rilassò visibilmente. Non avrebbe dovuto tentare di bloccare la sottoscritta in versione furia umana. Non ancora, almeno.

 

 

“Non ti permetto di usare certi termini.”

 

 

Gourry, tutto gira intorno a queste persone malvagie di cui ti circondi. Lo hai sempre fatto, ricordi?” Lo sguardo di Aleksander era colmo di disgusto. Mentre Gourry ora appariva più calmo, forse un po’ troppo calmo.

 

 

“E tu come fai a ricordare?” gli rispose lo spadaccino in modo piatto. “Non eri che un bambino.”

 

 

Aleksander diede l’impressione, dal modo in cui aveva contorto la bocca, di aver appena ingoiato un limone. Intero.

 

 

Zelgadiss e Doliev ci passarono in mezzo, in un turbinio di spade e mantelli.

 

 

“Io… io SO che tu sei corrotto! Tu hai distrutto lo zio, è colpa tua, tutto quello che è successo è solo colpa tua.” Dietro all’uomo di vent’anni si scorgeva il bambino disperato che doveva essere stato. Non che questo lo giustificasse per i suoi gesti sconsiderati ma il puzzle prendeva finalmente forma. Gourry dal canto suo taceva mentre il cugino gli riversava addosso l’odio che lo aveva corroso in tutti quegli anni.

 

 

“Lo zio era da solo, tuo fratello era morto non gli rimanevi che tu… e tu sei SCAPPATO come un codardo, con la spada. infangando il suo nome e il suo feudo per fare la vita del mercenario e del vagabondo!”

 

 

Gourry chiuse gli occhi.

 

 

“Sai chi gli è stato accanto per tutti questi anni? Eh, lo SAI?”

 

 

Da Gourry neanche un fiato.

 

 

“Sono stato IO suo figlio, lui è stato MIO PADRE. Mi ha insegnato a combattere, mi ha voluto bene! IO non ho ricambiato la sua fiducia e il suo amore comportandomi da LADRO e TRADITORE!” prese un respiro, “Ti rendi conto di quello che hai fatto? TI RENDI MINIMAMENTE CONTO?”

 

 

A quelle parole Gourry aprì appena gli occhi. I lineamenti di Aleksander erano stravolti dall’odio. Lo spadaccino invece sembrava una statua.

 

 

“Ho imparato da lui l’arte della spada e la virtù del guerriero… io mi batto per la giustizia e non posso tollerare che il tuo piede calchi ancora libero la terra. Tu meriti le catene… o la morte! Quando ero ingenuo ti adoravo, eri così abile ai miei occhi… che amara delusione scoprire che eri la serpe in seno alla tua famiglia. Un… un ladro! Un disertore!” I toni stavano salendo fino a punte di pura isteria. Mi chiesi che intenzioni avesse Gourry. Lui non aveva mai raccontato nulla della sua famiglia e adesso suo cugino lo stava letteralmente coprendo di merda. “Ho seguito le tue tracce in giro per il mondo e maledizione…  ti sei beccato più di una taglia sulla testa! Allora ho avuto l’ennesima conferma che eri il male,  oddei… “eri davvero il male! Con la Spada di Luce operavi per l’oscurità… e pensa, pensa la mia sorpresa quando finalmente mi imbatto in LEI!”

 

 

Ecco, luci di scena su Lina Inverse. Vediamo un po’ come intende apostrofarmi adesso.

 

 

“La donnaccia,visto? “che non ha che peggiorato la tua attitudine alla malvagità!

 

 

Mi girai verso Amelia. “Sicura che non sia venuto a scuola con te?” La principessa mi guardò perplessa e poi ebbe un sussulto quando comprese la battuta. “Lina-san!”

 

 

A quel punto Gourry riprese la parola ma non ebbi il piacere di sentire la replica perché, nonostante l’aiuto di Amelia mi si piegarono le gambe tanto all’improvviso che tirai a terra anche la principessa. Qualcosa mi aveva colpito da dietro… oppure qualcuno. Sorpresa e vagamente irritata alzai il viso per incontrare lo sguardo freddo di Marie che, evidentemente, non era dalla nostra parte.

 

 

Prima che chiunque potesse intervenire, Marie mi aveva sollevata, come se fossi stata nulla più di un fuscello. Amelia era schizzata in piedi e anche Gourry, senza curarsi della sua sicurezza, aveva dato le spalle a Sasha per cercare di avvicinarsi a me. “Non fate movimenti bruschi, per favore.” Ma che ragazza cortese… In quel momento qualcosa di freddo e appuntito si insinuò leggero e letale tra le mie scapole. “Oppure questa graziosa signorina si farà male.” Sì, vabbè, grazie per il graziosa (pienamente meritato) ma perché ultimamente sono l’ostaggio di turno preferito da tutti? Perché tutti mi odiano? Che ho fatto di male nella vita? E non osate rispondere!

 

 

Amelia e Gourry si immobilizzarono all’istante mentre gli spadaccini se le suonavano indifferenti alla situazione intorno a loro. Potevo quasi vedere il sorriso che aleggiava sulla bocca dello sciamano e buon per lui che si stesse tanto divertendo mentre la cara Marie mi punzecchiava la schiena col pugnale.

 

 

“La devo ammazzare?” Ehi, ehi, ehi! Da quando si passa dalle minacce alle vie di fatto così in fretta?

 

 

“Che ci fai qui, Marie?” Ah, per fortuna che non ero l’unica a chiedermelo. La notizia meno buona era che se lo chiedesse Aleksander… se non era ‘con noi’ e neanche ‘con lui’ che diavolo stava facendo? E per conto di chi?

 

 

La giovane scosse la testa. “Volevo aiutarti. Dopotutto è lei che vuoi, no?”, Marie non brillava per intuito oppure era all’oscuro della situazione. Aleksander avrebbe messo volentieri la mia testa su una picca ma non ero esattamente io il suo obiettivo principale… Ma che stava succedendo?

 

 

Ora, immaginate la scena. Lasciando perdere l’insulso combattimento in atto tra Zelgadiss e Doliev, pura dimostrazione di testosterone represso, Gourry si confronta con suo cugino, un povero babbeo decisamente plagiato e dalle distorte idee di giustizia (a mio modesto giudizio) mentre io e Amelia siamo costrette a fare da tappezzeria. Ad un certo punto compare Marie che non gli rivela dove passo la mia fantastica convalescenza (prego ricordarsi della mia invalidità a opera del caro campione) ma mi arriva alle spalle silenziosa come un felino per puntarmi un coltello alla schiena quando siamo arrivati al confronto diretto… Avete visualizzato tutto?

 

 

Bene, pronti allora perché qualcuno di noi ha appena pescato l' asso di picche dal mazzo… e secondo voi, miei fedeli lettori, da chi può essere impersonato questo losco figuro che tende a portare caos?

 

 

Una caramella a chi indovina.

 

 

Senza nessun  preavviso Marie lanciò un urlo da far gelare il sangue nelle vene, come se tutti i diavoli dell’inferno la stessero tirando per i piedi (cosa che speravo ardentemente, per rimanere in tema) e mentre veniva effettivamente trascinata indietro, e io con lei, udii Gourry e Amelia gridare all’unisono.

 

 

“Lina!”

Lina-san!!!  Xelloss-san?”

 

 

Eccooooooo. Mancava solo lui, davvero. Come sono fortunata!!!

 

Il problema venne quando, liberatosi di Marie come di un insetto fastidioso, Xelloss mi strinse tra le braccia e, libratosi in volo, appoggiò la guancia sulla mia sussurandomi all’orecchio un inquietante…

 

 

“Tu vieni via con me…”

 

 

  
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