Track
7. Step by Step
Danger
on the Track
La
porta del 7th
Heaven si apre nuovamente. Al suo interno pochi fortuiti clienti.
Quei pochi che, nonostante la pioggia, si sono azzardati ad arrivare
fin lì per il loro meritato caffè o per consumare
in fretta e furia
un tramezzino, approfittando del fato che la pioggia fosse un po'
scemata. Tifa si trovava dietro il bancone e i bambini sarebbero
tornati di lì a poco dall'asilo dietro l'angolo accompagnati
dalla
madre di qualche compagno di classe. Non si sarebbe stupita se ad
entrare fossero stati loro. Si stupisce, invece, nel veder far il suo
ingresso lì ad un uomo alto. I capelli bianchi lunghissimi
ed una
giubba nera lasciata aperta sul petto dove trovavano intreccio due
cinghie non meno chiare. Lo conosceva bene. L'aveva visto
più e più
volte, prima con Cloud e Zack e poi in televisione. Ci aveva
scambiato anche qualche sporadica chiacchiera quando, assieme agli
altri due poliziotti, aveva fatto sosta al locale.
-Sephiroth..?-
La voce incerta. Incrinata dallo sbigottimento. Dalla paura. No! Tifa
Lockheart non ha paura di niente. Ha affrontato tanti pericoli nel
periodo in cui ha fatto parte di una squadra di primo soccorso in
zona di guerra, quando ancora la guerra c'era. Di sicuro non aveva
paura di un singolo uomo.
-Tifa.-
Ne ricambia il saluto con un sorrisetto piuttosto falso. Melenso
quasi. E la proprietaria del bar non può fare a meno di
rabbrividire. Una scarica che le parte dal dietro la schiena e che
dilaga per tutto il corpo. Rimane immobile, Tifa. Lo sguardo fiero e
deciso puntato sull'ex SOLDIER. Lo osserva. Lo segue quando va a
sedersi al bancone, esattamente davanti a lei. -Mi fai un Bourbon?-
Le domanda andando a lanciare qualche rapida occhiata attorno.
Chissà
com'è, ma quei pochi avventori che affollavano il locale se
la sono
data a gambe, nel mentre, lasciandole qualche caffè ancora
intatto
sulla tazzina o qualche moneta per la consumazione, giusto per non
avere debiti, per poi dileguarsi nel nulla. Annuisce la ragazza,
allungandosi a prendere la bottiglia dell'alcolico sulla mensola
sopra la sua testa.
-Perché
sei qui?- Diretta la giovane. Non distoglie nemmeno per un istante lo
sguardo scuro dall'unico cliente rimasto. Una forma di auto difesa,
la sua. Lo guarda, pronta a reagire in qualunque momento. In
qualunque modo. E lo vede sorridere di nuovo. Un ghigno che ha
qualcosa di oscuro, in sé. Di terribile e spietato. E lei
deve
rendersene conto, perché per un attimo rimane lì,
con le braccia
sollevate a mezz'aria a frugare tra le bottiglie, per poi riprendere.
Attenta.
-Per
consumare, no?- Ironico il tono dell'uomo che nel mentre si alza. Le
mani coperte dai guanti neri posate sopra la superficie liscia e
pulita del bancone. Si protende poi verso la giovane, che per un
istante pare trattenere il respiro, serrando con forza le mascelle
tra loro a trattenere una sorta di nervosismo recondito. Di paura?
Aggrotta le sopracciglia, Tifa, facendo assumere al volto
un'espressione sera. Compita.
-Ci
sono altri bar in città, p...- La frase però le
muore in gola. Lì,
ferma. E lei che resta con le labbra schiuse, e la bottiglia di
Bourbon in mano, stretta con forza. I guanti. Dove li ha lasciati?
Con la sua forza potrebbe fargli male anche a mani nude, volendo. Ma
si tratta di Sephiroth. No. Non gli farebbe nemmeno il solletico. Ed
è consapevolezza, il sentimento con cui lo guarda. Il
medesimo
sentimento che ha una lepre davanti alla volpe che l'ha messa in
trappola. Lei è la lepre. Forse potrebbe scappare. Prendere
i
bambini ed andare in centrale da Cloud. La porta sul retro non
è
distante. E Sephiroth è una faina che l'osserva in attesa
che
scappi. Gli piace rincorrere le sue prede. Vuol vederle soffrire.
-Ma
gli altri bar non hanno una proprietaria tanto graziosa.- Il tono
risulta canzonatorio nella voce bassa dell'altro e tifa serra di
nuovo i denti tra loro. La bottiglia stretta nella mano. La porta
poco distante. I bambini. In centrale. E' la calma ad averla vinta,
però e lei si costringe a fronteggiare ancora il suo cliente.
-Cosa
vuoi?- Cambia le parole, ma il concetto è sempre quello. Ed
il
sorriso dell'uomo si allarga, tanto da divenire dolcemente divertito.
Palesemente canzonatorio mentre con un cenno del capo va ad indicarle
la bottiglia che tiene tra le mani.
-Una
spremuta di Limone.- Ripete placidamente, per poi tramutare il
sorriso in un ghigno. E quel ghigno sì, ha decisamente
l'effetto
desiderato, perché Tifa rabbrividisce di nuovo e legge.
Legge tra le
righe. Legge quello che pochi possono cogliere. Lemon
Crush.
Cloud.
-Mi
spiace, ma non ho abbastanza limone.- Sibila quelle parole. E tanto
basta a Sephiroth per capire che la ragazza ha colto dove vuole
arrivare. Quel tono. Quell'acidità. Quello sguardo freddo
che si
vede rivolgere dalla Lockheart. Sembra trovarli addirittura
divertenti, visto che si concede una breve risata. E' sibilante.
Raggelante a modo suo. Tifa resta lì, immobile per qualche
istante.
Ferma nell'osservare l'ex SOLDIER.
-Oh,
ma io ho trovato un'ottima merce di scambio per acquistarli.- Ribatte
ed un attimo dopo la porta viene aperta dall'esterno. Fermo
sull'uscio c'è un uomo alto. Anche lui ha i capelli bianchi.
Corti e
sparati all'insù. La giovane non può fare altro
che portare gli
occhi scuri verso di lui, cogliendone il cenno con il quale le indica
la macchina parcheggiata perfettamente davanti all'ingresso. Due
bambini sono tenuti legati ed imbavagliati da un terzo. Non riesce a
vederlo, ma il solo vedere Denzel e Marlene ridotti in quello stato
le basta per farle andare il sangue alla testa. La bottiglia di
Bourbon la lancia addosso a Sephiroth, mentre lei letteralmente
scavalca il bancone scaraventandosi contro il secondo uomo.
-Lasciateli
andare!- Perentoria. Il braccio destro vien portato all'indietro e
poi scagliato verso lo sconosciuto. Un ghigno. Ecco in cosa si
infrangono i suoi sforzi. Un ghigno sfrontato ed una mano troppo
grande anche per la sua. Una mano che la raccoglie e che poi le
storce il braccio con forza, facendola gemere dal dolore. Dolore che
però persiste ben poco, visto che in qualche istante perde i
sensi.
L'unica cosa che sente è un formicolio al braccio. Una
puntura.
Un'iniezione.
-Con
questa dovrebbe stare buona per un po'. Loz, portala in macchina e di
a Kadaj di legarla.- Perentorio l'uomo, mentre alterna lo sguardo la
Loz ancora fermo sull'uscio con Tifa tra le braccia ed il giovane che
nel mentre si è sporto dal finestrino dell'auto con un
sorriso
divertito. A tratti ancora infantile e vagamente invasato. E' un'auto
che va via, quella che lascia ricordo di sé in quegli
avventori
stesi a terra abbandonati, privi di sensi e malmenati, che con uno
sforzo di volontà riaprono gli occhi al rumore del motore
che si
accende.
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